XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti

Resoconto stenografico



Seduta n. 56 di Martedì 8 settembre 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Bratti Alessandro , Presidente ... 3 

Audizione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Savona, Francantonio Granero:
Bratti Alessandro , Presidente ... 3 
Granero Francantonio , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Savona ... 4 
Bratti Alessandro , Presidente ... 7 
Granero Francantonio , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Savona ... 8 
Bratti Alessandro , Presidente ... 8 
Granero Francantonio , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Savona ... 8 
Bratti Alessandro , Presidente ... 8 
Granero Francantonio , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Savona ... 8 
Bratti Alessandro , Presidente ... 9 
Granero Francantonio , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Savona ... 9 
Bratti Alessandro , Presidente ... 9 
Granero Francantonio , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Savona ... 9 
Bratti Alessandro , Presidente ... 10 
Granero Francantonio , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Savona ... 10 
Bratti Alessandro , Presidente ... 10 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 10 
Granero Francantonio , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Savona ... 11 
Bratti Alessandro , Presidente ... 11 
Morgoni Mario  ... 11 
Bratti Alessandro , Presidente ... 11 
Granero Francantonio , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Savona ... 11 
Bratti Alessandro , Presidente ... 12 
Granero Francantonio , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Savona ... 12 
Bratti Alessandro , Presidente ... 12 
Granero Francantonio , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Savona ... 13 
Pepe Bartolomeo  ... 13 
Granero Francantonio , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Savona ... 13 
Bratti Alessandro , Presidente ... 14 
Granero Francantonio , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Savona ... 14 
Bratti Alessandro , Presidente ... 14 
Granero Francantonio , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Savona ... 14 
Bratti Alessandro , Presidente ... 14 
Granero Francantonio , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Savona ... 14 
Bratti Alessandro , Presidente ... 14 

Audizione del presidente della Giunta della Regione Lazio, Nicola Zingaretti:
Bratti Alessandro , Presidente ... 14 
Zingaretti Nicola , Presidente della Giunta della Regione Lazio ... 15 
Bratti Alessandro , Presidente ... 19 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 19 
Bratti Alessandro , Presidente ... 19 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 19 
Bratti Alessandro , Presidente ... 19 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 20 
Bratti Alessandro , Presidente ... 20 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 20 
Bratti Alessandro , Presidente ... 20 
Puppato Laura  ... 20 
Bratti Alessandro , Presidente ... 21 
Puppato Laura  ... 21 
Bratti Alessandro , Presidente ... 21 
Civita Michele , Assessore alle politiche del territorio, mobilità, rifiuti della Regione Lazio ... 21 
Bratti Alessandro , Presidente ... 21 
Civita Michele , Assessore alle politiche del territorio, mobilità, rifiuti della Regione Lazio ... 21 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 22 
Zingaretti Nicola , Presidente della Giunta della Regione Lazio ... 22 
Bratti Alessandro , Presidente ... 22 
Civita Michele , Assessore alle politiche del territorio, mobilità, rifiuti della Regione Lazio ... 22 
Puppato Laura  ... 22 
Civita Michele , Assessore alle politiche del territorio, mobilità, rifiuti della Regione Lazio ... 22 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 23 
Civita Michele , Assessore alle politiche del territorio, mobilità, rifiuti della Regione Lazio ... 23 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 23 
Civita Michele , Assessore alle politiche del territorio, mobilità, rifiuti della Regione Lazio ... 23 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 23 
Civita Michele , Assessore alle politiche del territorio, mobilità, rifiuti della Regione Lazio ... 23 
Bratti Alessandro , Presidente ... 24 
Nugnes Paola  ... 24 
Zaratti Filiberto (SEL)  ... 25 
Bratti Alessandro , Presidente ... 26 
Polverini Renata (FI-PdL)  ... 26 
Bratti Alessandro , Presidente ... 26 
Polverini Renata (FI-PdL)  ... 26 
Arrigoni Paolo  ... 27 
Carrescia Piergiorgio (PD)  ... 27 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 27 
Puppato Laura  ... 27 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 28 
Nugnes Paola  ... 28 
Zingaretti Nicola , Presidente della Giunta della Regione Lazio ... 28 
Nugnes Paola  ... 28 
Bratti Alessandro , Presidente ... 29 

Audizione del sindaco di Roma, Ignazio Marino:
Bratti Alessandro , Presidente ... 29 
Marino Ignazio , Sindaco di Roma ... 29 
Bratti Alessandro , Presidente ... 33 
Nugnes Paola  ... 33 
Puppato Laura  ... 34 
Arrigoni Paolo  ... 35 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 35 
Bratti Alessandro , Presidente ... 36 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 37 
Bratti Alessandro , Presidente ... 37 
Marino Ignazio , Sindaco di Roma ... 37 
Nugnes Paola  ... 38 
Marino Ignazio , Sindaco di Roma ... 38 
Nugnes Paola  ... 38 
Marino Ignazio , Sindaco di Roma ... 38 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 40 
Marino Estella , Assessore all'ambiente e rifiuti ... 40 
Marino Ignazio , Sindaco di Roma ... 40 
Polverini Renata (FI-PdL)  ... 42 
Marino Ignazio , Sindaco di Roma ... 42 
Polverini Renata (FI-PdL)  ... 42 
Bratti Alessandro , Presidente ... 42 
Polverini Renata (FI-PdL)  ... 42 
Bratti Alessandro , Presidente ... 42 
Polverini Renata (FI-PdL)  ... 42 
Marino Ignazio , Sindaco di Roma ... 42 
Zaratti Filiberto (SEL)  ... 42 
Marino Ignazio , Sindaco di Roma ... 43 
Zaratti Filiberto (SEL)  ... 43 
Marino Ignazio , Sindaco di Roma ... 43 
Marino Estella , Assessore all'ambiente e rifiuti ... 43 
Marino Ignazio , Sindaco di Roma ... 43 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 43 
Marino Ignazio , Sindaco di Roma ... 43 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 44 
Zaratti Filiberto (SEL)  ... 44 
Bratti Alessandro , Presidente ... 44 
Marino Ignazio , Sindaco di Roma ... 44 
Bratti Alessandro , Presidente ... 44 
Marino Estella , Assessore all'ambiente e rifiuti ... 44 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 44 
Marino Estella , Assessore all'ambiente e rifiuti ... 44 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 44 
Marino Estella , Assessore all'ambiente e rifiuti ... 44 
Marino Ignazio , Sindaco di Roma ... 45 
Marino Estella , Assessore all'ambiente e rifiuti ... 45 
Nugnes Paola  ... 45 
Marino Estella , Assessore all'ambiente e rifiuti ... 45 
Bratti Alessandro , Presidente ... 45 
Filippi Alessandro , Direttore generale di AMA Spa ... 45 
Bratti Alessandro , Presidente ... 46 

Seguito dell'esame della proposta di relazione sui rifiuti radioattivi in Italia e sulle attività connesse:
Bratti Alessandro , Presidente ... 46

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ALESSANDRO BRATTI

  La seduta comincia alle 11.10.
  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Audizione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Savona, Francantonio Granero.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Savona, dottor Francantonio Granero, che ringrazio per la sua presenza, e che, lo ricordo, è in pensione da pochi giorni. La Commissione si occupa degli illeciti ambientali relativi al ciclo dei rifiuti, ma anche dei reati contro la pubblica amministrazione e i reati associativi connessi al ciclo dei rifiuti. L'audizione odierna rientra nell'approfondimento in corso di svolgimento sulla regione Liguria. Avverto il nostro ospite che della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico e che, se lo riterrà opportuno e consentendo la Commissione, i lavori potranno proseguire in seduta segreta, invitando comunque a rinviare eventuali interventi riservati nella parte finale della seduta. Il dottor Granero è accompagnato dal capitano dei carabinieri Stefano Barani, dal maresciallo dei carabinieri Attilio Sciortino e dal sostituto commissario di pubblica sicurezza Monica Bellini. Alla bisogna o se lei lo riterrà, tutti i nostri ospiti possono intervenire nel corso dell'audizione per approfondire o fornire chiarimenti. Vi invito, in tal caso, a dire il vostro nome e cognome ai fini del resoconto.
  Noi ci siamo già sentiti in occasione della visita che la Commissione ha svolto in Liguria. Chiaramente, quell'indagine allora era nel suo momento culminante, quindi, probabilmente, una serie di situazioni non potevano essere approfondite più di tanto, proprio perché c'era un'istruttoria in corso. Quell'istruttoria si è ora chiusa, ma a noi interessano alcuni approfondimenti (anche noi siamo in fase di chiusura della nostra relazione). La Liguria è una regione assolutamente complessa, con problematiche importanti sul tema della gestione dei rifiuti. Vi è, da un lato, la situazione tuttora di emergenza per quanto riguarda i rifiuti solidi urbani, che vengono portati in altre regioni, dall'altro la questione della centrale, che ci interessa da diversi punti di vista. Ripeto, infatti, che anche se ci occupiamo di rifiuti e di bonifiche, ci sono comunque situazioni che riguardano anche lo smaltimento delle ceneri, ovvero un non corretto procedimento per quanto riguarda gli scarichi, con una serie di questioni complesse che ci interessa capire. Ci interessa anche capire, secondo le vostre indagini, relativamente all'interlocuzione con la pubblica amministrazione – intendo pubblica amministrazione in senso generale, cioè i funzionari del Ministero o la politica stessa, i funzionari regionali – quale livello di consapevolezza ci fosse. Al di là dell'indagine Pag. 4più generale sulla questione dell'impatto sulla salute, che forse ha una sua dinamica, qui venivano denunciate anche situazioni di mancata applicazione dell'autorizzazione ambientale integrata, o, comunque, il fatto che erano state avanzate certe richieste o presi determinati impegni poi mai portati a termine. Leggevo come addirittura, ad un certo punto, si presumeva un sistema di valvole per cui, al momento dei controlli, c'era la possibilità che non fossero effettuati secondo la legge o secondo la buona norma. Sono tutti aspetti che ci interessa approfondire. Non ultimo, aggiungo altre questioni, che non riguardano in questo caso specificatamente la centrale; c'era, però, un procedimento penale legato a questa discarica Lavagnin, come anche la serie di vicende giudiziarie che riguarda gli amministratori di Pietra Ligure sempre riguardo al tema della gestione dei rifiuti. Ci interessa un po’ sentire da lei eventuali approfondimenti su queste questioni. Eventualmente, potremo rivolgerle qualche domanda, ma vorremmo concludere la nostra attività di Commissione completando e aggiornando le notizie sugli esiti di quest'indagine. Peraltro, credo ci siano dei provvedimenti in corso, un iter giudiziario che avrà le sue risultanze, con cui non spetta sicuramente a noi in questo caso interferire. Prenderemo atto di ciò ma, in questa fase, ci interessa capire questi contenuti. Le do la parola e la ringrazio di nuovo.

  FRANCANTONIO GRANERO, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Savona. Rispetto alla precedente audizione, l'unico elemento cambiato dal punto di vista formale è che, nei mesi successivi, abbiamo lavorato per sintetizzare quello che avevamo fatto. Se non ricordo male, avevo avvertito che tutte le attività investigative erano già cessate nel momento in cui sono stato sentito. Quello che è avvenuto dopo non è una nuova acquisizione di fatti, bensì uno studio, una sistemazione dei fatti stessi, che ha trovato la sua formalizzazione in quello che chiamiamo avviso di conclusione indagini. Ciò è scritto, purtroppo – lo dico per quelli che non fanno il mio mestiere – in un linguaggio giuridico-burocratese, che lo rende praticamente illeggibile, ma l'esigenza era quella di dire assolutamente tutto ciò che ritenevamo rilevante dal punto di vista penale in uno spazio il più possibile ristretto. Il risultato di queste tecniche è che uno deve utilizzare la punta delle dita per trovare il verbo reggente, deve segnarsi tutte le subordinate che ci sono, nonché sopportare delle file di gerundi che tramortiscono, tuttavia, è la tecnica normalmente usata in sede giudiziaria. Abbiamo comunque pensato che fosse fondamentale cogliere il merito di quello che veramente serve e questo è l'atto conclusivo, che già avete visto. Il centro di tutto è sempre il disastro, inteso come danno alla salute. Evidentemente, questo non esclude il disastro ambientale, tanto che il disastro ambientale in senso stretto è stato contestato, in questa forma comunque provvisoria, come disastro doloso. Oltretutto, è concettualmente difficile immaginare un disastro ambientale che non sia doloso. Ci siamo posti il problema in maniera un po’ più approfondita a proposito del disastro ambientale – secondo il codice penale e non secondo la nuova legge – che qua non entra assolutamente. Peraltro, personalmente, io non l'ho ancora approfondita, ma posso dire tranquillamente che non mi piace, perché sembra una legge che serve a punire i piccoli fatterelli e a dare una totale autonomia, invece, ai grandi gruppi per fare ciò che vogliono. È però, il mio, un giudizio da cittadino (se fossi venuto qui prima della pensione, non ve l'avrei detto). È comunque un giudizio che va approfondito con uno studio tecnico, che non ho potuto eseguire. L'unico studio tecnico che ho eseguito è stato quello di verificare se ci fosse una qualche interferenza rispetto a ciò che abbiamo contestato: non c’è, non solo perché esiste una riserva espressa, con delle eccezioni – cioè le ipotesi ai sensi del 434 del codice penale – ma anche perché, quand'anche questa clausola di salvaguardia dovesse lasciare aperti dei varchi per l'applicazione della nuova legge, la vecchia legge aveva delle pene Pag. 5inferiori, quindi, essendo più favorevole agli indagati rispetto alla nuova: sono queste due ragioni per cui assolutamente qui ciò non si applica, fermo restando queste riserve per il futuro. È una bella legge manifesto, che enuncia tanti bei principi: come poi potrà essere applicata lo vedranno i miei colleghi, perché io ormai non potrò più vederlo. Tornando all'ipotesi sanitaria, su quella abbiamo valutato che, nonostante le condotte stiano sempre, ovviamente, volontarie e coscienti – quindi, tendenzialmente dolose – possono fondarsi dei dubbi abbastanza seri sul fatto che le conseguenze fossero tutte veramente conosciute e volute per come sono state. Abbiamo contestato ciò in forma colposa. È una forma colposa che, per i tecnici, si avvicina molto al dolo eventuale o alla colpa cosciente, ma questo è un problema strettamente giudiziario, che verrà risolto in sede dibattimentale.
  Dal punto di vista dell'informazione sui fatti, risulta che tutte le condotte elencate nella parte che attiene al disastro ambientale in senso stretto, siano riportate e recepite nella parte che attiene al danno alla salute, che è quello che veramente ci ha impegnato di più. Il danno alla salute è la vera giustificazione da un punto di vista giuridico, anche perché il nostro mestiere è quello. Soprattutto, dico di cominciare a parlare dell'etica anche quando facciamo diritto: dal punto di vista etico, quattro persone, presenti, più un'altra che stamattina non c’è per ragioni di salute – un'altra collega – hanno dedicato questi due anni quasi esclusivamente a questo lavoro. Il principio etico è proprio quello che attiene al danno alla salute. L'altra ipotesi, che immagino interessi di più alla Commissione, è quella riguardante i comportamenti della pubblica amministrazione in senso ampio, per la quale possiamo intendere, per esempio, gli input di natura politica, sempre in senso ampio. Secondo me, infatti, quando si parla di comuni, province e così via, non ci sono scelte politiche bensì amministrative; però, adesso, tutti gli eletti amano parlare di politica; c’è, quindi, un tipo di input politico, che poi è stato seguìto e assecondato, nei limiti in cui ne erano capaci e con tutti gli accomodamenti del caso, da pubblici funzionari. Con un giudizio da procuratore della Repubblica, quello che mi sembrava giusto scrivere è qui, nel capo b) dell'avviso di conclusione di indagini, sia relativamente al concorso nel delitto di disastro, sia per l'ipotesi di abuso d'ufficio. Forse l'avevo già fatta l'altra volta, ma mi sento di fare un'osservazione: tutte le azioni compiute dai funzionari hanno avuto sempre un input politico, qualche volta in maniera convinta, qualche volta adattandosi alle circostanze; ci sono nelle intercettazioni, per esempio, espressioni del tipo: «No, si è deciso così». Tutto questo c’è stato sempre e i casi sono tutti elencati qui. Se mi chiedeste di elencarli a memoria, non li ricorderei, anche perché avete capito che ormai il mio è un lavoro di sintesi di un gruppo di collaboratori, ma i casi sono tutti elencati. Se per caso qualcuno avesse letto e volesse fare delle domande, non c’è nessuna difficoltà a rispondere sia per la parte che riguarda il concorso nel disastro, sia per quella che riguarda l'abuso d'ufficio in senso stretto che si è ritenuto di ravvisare a carico questi funzionari. La scelta dell'abuso d'ufficio, che comunque concorre formalmente con il concorso, nel caso in cui abbiamo contestato il concorso nel disastro, ci ha un po’ costretto – questa è la tecnica legislativa dell'articolo 323 che prevede l'abuso d'ufficio – a far volare un po’ gli stracci. Nel momento in cui si ravvisa l'abuso d'ufficio in una deliberazione di giunta, quale che sia (regionale, provinciale, comunale), inevitabilmente tutti quelli che l'hanno votata sono responsabili: ne vengono fuori, secondo me, alcune casalinghe di Voghera – spero non sia presente nessuno di Voghera, che si senta offeso – cioè persone che, probabilmente, ragionando soltanto in termini di concorso nel reato principale, sarebbero rimaste fuori; di fronte, però, all'obbligo giuridico di attenersi a reati formali, avviene ciò. In quello contrassegnato come capo c), che è molto lungo – è stato necessario in ogni caso descrivere tutte le condotte – trovate una serie di deliberazioni Pag. 6delle varie giunte regionali, provinciali e comunali che integrano, ad avviso del pubblico ministero, l'abuso d'ufficio, così come altri comportamenti di pubblici funzionari, taluni del Ministero, taluni della Regione ed altri che non sono funzionari ma nominati membri di commissione, quindi, comunque, sempre con la qualifica di pubblico ufficiale; costoro sono tutti elencati e non mi pare che sia il caso di soffermarsi adesso su questo. Il capo d) riguarda ancora il disastro colposo, cioè quello sanitario, sempre aggravato dall'evento, con il concorso dei pubblici amministratori anche in quello. Passerei ora a quella che, sinceramente, devo descrivere come una dottrina che, in questo momento, in Italia è ancora minoritaria ma che a noi è apparsa molto convincente. Parlo sempre al plurale perché, effettivamente, tutto quello che abbiamo fatto è stato deciso dai quattro presenti e dalla collega che oggi non è potuto venire. È questa la ragione per cui sono qui. A me sembra convincente questa teoria, che dimostra – con argomenti che adesso vi risparmio – come, quando si ha la certezza scientifica che un certo fatto ha provocato un numero di morti apprezzabile (il caso singolo è quello dell'omicidio, che tutti accettano e tutti conoscono), anche se non sono identificate le persone decedute, si ha, appunto, in ogni caso, un'ipotesi di omicidio colposo. Vedrete che, mentre per quello che attiene alle lesioni, cioè ai ricoveri ospedalieri, viene contestato soltanto il disastro e non le lesioni, che sono perseguibili su querela – che qui non ci sono – per le morti è stato contestato anche l'omicidio. Degli esiti delle consulenze avevo parlato a lungo nella precedente audizione. Queste sono poi state ulteriormente approfondite e precisate con ulteriori distinguo, per esempio rispetto alle attività del porto, accogliendo certi suggerimenti dell'Istituto superiore di sanità. Siamo arrivati, però, sempre alle stesse conclusioni, che quindi si sono ulteriormente rafforzate sul loro valore e sulla loro forza probante dal punto di vista scientifico. Abbiamo deciso, quindi, di contestare anche l'omicidio. Sono poche righe, perché il riferimento recettizio è a tutto quello che è stato descritto prima. Un ultimo capo attiene ai reati compiuti dopo il sequestro, che ovviamente ha fatto venire meno le condotte. È un problema giuridico abbastanza interessante e non risolto, se cioè il venir meno della condotta faccia venire meno anche la consumazione del reato. Personalmente, propendo per la tesi che il reato non cessi come momento di consumazione alla cessazione della condotta, ma permanga fino al punto in cui ci sono effetti e conseguenze. Bisogna prendere atto che in questa fase dalla giurisprudenza la Cassazione ci ha dato torto con la sentenza Eternit; ci siamo quindi limitati a contestare le condotte fino al momento in cui queste sono cessate a causa del sequestro. In costanza di sequestro, però, è stata fatta quella che, dal punto di vista dei comportamenti della pubblica amministrazione, è forse la parte più interessante di questo lavoro: è infatti iniziato un lavorio frenetico – altra espressione non troverei – per cercare di creare le condizioni che consentissero, dal punto di vista amministrativo e giudiziario, la riapertura degli impianti. Devo dire che, dal punto di vista giudiziario, i tentativi forse non si possono neanche qualificare come tali. C’è stata, cioè – ricordo di averlo già detto allora – una totale assenza di difesa nel processo da parte dell'azienda. Praticamente, era stata fatta, pro forma, un'impugnazione avverso il sequestro, che poi è stata abbandonata; da allora non è stato fatto più niente. Era stato chiesto un dissequestro – secondo me pro forma anche quello – e c'era un parere negativo dalla procura, ma il Gip non ha accolto l'istanza di dissequestro, così anche quel provvedimento non è stato impugnato; da allora non c’è stato nessun altro tipo di difesa. Le intercettazioni telefoniche ambientali, che avevamo in corso in quel momento, ci hanno invece fornito proprio la prova di un'attività che ho definito di lobbying veramente molto intensa in tutte le sedi, a tutti i livelli e senza lasciare nulla di intentato. Un'attività svolta, se possiamo fare un apprezzamento che non ha niente Pag. 7di giuridico ma che riguarda la realtà naturale, anche con grande abilità. Mi riferisco soprattutto a colui che in quel momento era il direttore generale, Salvi: un uomo di cui, spesso, ascoltandolo, mi è capitato di invidiare l'intelligenza. Egli è durato un anno; evidentemente quello era il suo mandato; cessato il mandato è andato via, promosso, premiato in mille modi, per cui, di sicuro, il suo lavoro, dal punto di vista strettamente imprenditoriale e prescindendo da ogni giudizio etico, lo ha svolto molto bene. Questa parte si è tutta consolidata in un'altra serie di reati che abbiamo contestato come abuso d'ufficio. Vi dirò che l'abuso d'ufficio è un reato che a me piace poco dal punto di vista etico e, soprattutto, per come è stato congegnato anche dal punto di vista giuridico, poiché si rende estremamente arduo l'intervento del giudice in senso lato in decisioni della pubblica amministrazione. Nei casi in cui la norma lo consente, ritengo che sia preferibile e più produttivo dal punto di vista giudiziario – ma anche etico – fare ricorso ad altre norme. L'alternativa, qui, sulla quale abbiamo discusso a lungo, era quella di ipotizzare un'altra notizia di reato di disastro: il codice parla di chi compie fatti diretti a. Pertanto, tutta questa serie di attività che si sono consolidate in atti amministrativi, cos'altro è se non fatti diretti a ? Siccome nessuno di noi, ovviamente, nega efficacia e valore all'attività amministrativa, ma riteniamo, al contrario, che abbia un grande valore e una grande rilevanza giuridica, nel momento in cui quest'attività si rivolge a bruciare carbone in un certo modo piuttosto che in un altro, è un fatto diretto a, così come il fuochino che butta il carbone dentro la caldaia: è la stessa cosa, anzi, direi che concettualmente è di livello molto superiore. È anche questa, però, una tesi che si presta a molte diatribe, anche perché ci portiamo dietro il fardello di una cultura giuridica estremamente formalistica, che serve in pratica per non decidere niente e giustificare tutto. Allora, di fronte alla estrema gravità degli accertamenti inerenti alla salute, alla fine la scelta è stata quella pragmatica di percorrere non la via idealmente più nobile, ma quella che poteva dare un risultato più immediato; ci siamo fermati, così, all'abuso d'ufficio. Ci sarà, poi, tutta la fase dell'udienza preliminare e tutta quella del dibattimento, in cui i miei colleghi – non io purtroppo – potranno valutare. I fatti sono tutti contestati qui, quindi la qualificazione giuridica può cambiare in seguito. Questi a me sembra che possano essere gli elementi di «novità» rispetto a quelli che avevo descritto a suo tempo. I fatti sono rimasti, mentre la novità sta in questo tipo di inquadramento, da allora in poi, sulla base di quello che, però, già allora vi avevo preannunciato.

  PRESIDENTE. La ringrazio. Inizio io con qualche domanda; poi potranno intervenire i colleghi. Nella rassegna stampa e anche dalle cose che sono state dette, emerge sempre la questione di forti pressioni che in un certo momento si sono manifestate: avete subìto anche voi pressioni dirette o si è trattato di una pressione più di carattere generale, mediatica, dovuta al tema dei licenziamenti degli operai, ovvero di una situazione che è venuta a determinarsi ?
  Inoltre, da un punto di vista dell'attività giudiziaria, lei dice che la difesa, di fatto, non è intervenuta ma ha solo lavorato per via politico-amministrativa a costruire una serie di pressioni o condizioni. Nella fattispecie era in ballo un'autorizzazione ambientale integrata che non veniva licenziata e poi ci sono state delle pressioni perché lo fosse, ma anche il comportamento dei funzionari ministeriali è stato da un certo punto abbastanza cauto prima di licenziarla: cosa può dirci al riguardo ? Ancora, anche nell'ipotesi del disastro che avete formulato, l'orientamento è stato quello di associare a un certo numero di morti la produzione di polveri partendo da questo studio dell'Organizzazione mondiale della sanità anche relativamente al rispetto della normativa ? Il carbone – semplifico – fa male ed è noto che la sua combustione produce delle polveri, o comunque degli inquinanti che possono causare dei problemi sanitari, ma questo è il Pag. 8concetto di carattere generale. La domanda è se, nella fattispecie, siamo in una situazione per cui non si sono rispettate da parte del conduttore eventuali prescrizioni che, anche da un punto di vista amministrativo, sono state date. Si doveva, cioè, rispettare un x, non rispettando il quale viene a determinarsi un incremento x + y ? Inoltre, tale eventuale incremento x + y provoca una pressione dal punto di vista sanitario ulteriore rispetto alla situazione, non dico di normalità ma di conoscenza media, per cui si sa che la combustione del carbone fa male ? Siamo, infatti, di fronte a due questioni diverse: in un caso, si stressa un concetto più generale; nell'altro, si tratta di dire che non è stato rispettato nemmeno quel minimo di prescrizioni o che ci si è girato attorno, ovvero che c'erano delle autorizzazioni che però non sono state considerate e sono state cambiate per cercare di favorire la conduzione di un'impresa che, avendo magari delle difficoltà economiche, non ha fatto quelle opere di ambientalizzazione che invece dovevano essere fatte o prescritte. La invito a rispondere a queste prime domande, poi, eventualmente, la parola passerà ai colleghi.

  FRANCANTONIO GRANERO, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Savona. Al primo punto, quello riferito alle pressioni, ho fatto un cenno veloce nella prima audizione. Qui va fatta una distinzione molto netta: le pressioni che possono in qualche modo essere ricondotte a Tirreno Power – bisogna stare attenti – sono tutte e soltanto di natura indiretta. Alla pressione mediatica, poi, ci siamo allenati. Purtroppo per me – ho quasi cinquant'anni, meno pochi mesi, di carriera in magistratura, quindi si figuri se un titolo di giornale mi fa spavento – la risposta è assolutamente no. Allo stesso modo, non mi fa spavento nemmeno il tipo di pressione che c’è stata e che abbiamo visto soprattutto attraverso le intercettazioni telefoniche, ossia quella di chiedere se, come e quando si potesse attivare un procedimento disciplinare nei miei confronti. Questa è stata la manovra che si è svolta in tutte le sedi ed è durata una quindicina di giorni; poi, anche al Ministero dell'ambiente ci sono dei magistrati, qualcuno si è accorto che ero vicino al pensionamento e si è valutato che il procedimento disciplinare nei miei confronti non servisse a niente, per cui la cosa non ha avuto seguito.
  Del procedimento disciplinare e della possibilità di attivarlo si era parlato in varie sedi. Adesso non voglio qui fare dei nomi, perché non vorrei commettere errori che sarebbero diffamatori, ma se leggete – forse l'avete, altrimenti non c’è nessuna ragione per non fornirvelo – oltre che l'avviso di conclusione indagini, anche l'annotazione finale dei carabinieri del NOE, sono riportate le trascrizioni di moltissime intercettazioni telefoniche e forse in alcune di queste si coglie questo tentativo di cercare, attraverso la via disciplinare, di far smettere quest'attività di indagine. Questo è il senso che si può dare alle pressioni.

  PRESIDENTE. È una pressione indiretta fino a un certo punto !

  FRANCANTONIO GRANERO, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Savona. Sì, è stata fatta così. Lei sa, però, perché parlo di ciò come di una pressione indiretta ? Io non ho mai rilasciato interviste (a parte quando c’è stata la strage del Cermis dovuta all'aereo americano e non ho potuto fare a meno di dire qualcosa alla televisione perché ero io competente); l'unica vera intervista in vita mia l'ho rilasciata quando sono andato in pensione. Il fatto delle pressioni era noto e i giornalisti me ne chiedevano l'effetto: ho risposto che queste rafforzano la convinzione di essere nel giusto, ma questo non l'hanno pubblicato.

  PRESIDENTE. Verrà pubblicato nel resoconto !

  FRANCANTONIO GRANERO, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Savona. È per questo che ve l'ho ripetuto: so che il vostro resoconto è integrale. Pag. 9Quelle «pressioni», questi tentativi, hanno veramente avuto l'effetto di rafforzare la convinzione che eravamo andati a toccare qualcosa di estremamente grave. Quanto al discorso dei funzionari, è vero che al Ministero – parlo da cittadino ma anche come ex procuratore dalla Repubblica, fino a venti giorni fa – si è notata una certa maggior prudenza da quando era in piedi il procedimento, da quando, cioè, è stato conosciuto il sequestro, da quando abbiamo mandato gli atti al Ministero: sono diventati effettivamente più prudenti. Al di là di quello, però, non saprei cos'altro dire che non sia scritto qui. Quanto al discorso del disastro, sento che il presidente ha ripreso una domanda che mi aveva rivolto anche allora, quando avevo insistito molto sul profilo sanitario. In effetti, il profilo sanitario e quello delle violazioni sono due aspetti che hanno proceduto su binari paralleli. Non c’è dubbio di sorta che il nostro interesse fondamentale – non si può far tutto e il fatto che siano qua i miei collaboratori vi dimostra quanto siamo pochi e quindi come dobbiamo veramente centellinare le forze su tutto quello che si fa – sia stato di concentrarci molto sul disastro inteso proprio come danno, cioè come morti, come lesioni e così via, quindi, tutti elementi che prescindono dalla norma. Non c’è norma speciale che tenga rispetto al principio generale immanente all'ordinamento del neminem laedere, così come non c’è norma speciale che tenga rispetto alla garanzia costituzionale alla vita e alla salute: quello è stato il binario più importante. Se ci fosse qualche norma speciale che facoltizza qualcosa che è dannoso programmaticamente per la vita e la salute, evidentemente si incorrerebbe in un vizio di incostituzionalità. Detto questo, però, non solo perché l'azione penale è obbligatoria, ma anche perché rispetto all'elemento soggettivo del disastro sanitario era importante valutare i comportamenti e il rispetto delle norme, abbiamo fatto anche quel lavoro. Vedrete, infatti, nell'avviso di conclusione indagini molti riferimenti sia a violazioni palesi di singole norme, sia a torsioni amministrative continue che consentivano di eludere le norme. Una torsione fondamentale si è verificata sempre, almeno per un decennio e mezzo di sicuro, da quando la società è diventata Tirreno Power, cioè da quando è cessata la gestione ENEL. Dispiace dirlo, infatti, ma alla fine gli esiti, in termini di immissioni autorizzati nelle due AIA e nei provvedimenti amministrativi che si sono succeduti nei confronti di Tirreno Power, hanno rappresentato un peggioramento emissivo e immissivo rispetto alle condizioni di quando la centrale era gestita dall'ENEL. Francamente, questo avrà o non avrà un significato e una rilevanza giuridica ma, dal punto di vista dell'etica civile, è un punto abbastanza delicato e impegnativo.

  PRESIDENTE. Questo è interessante. Le chiedo se avete ravvisato, a normativa forse diversa – in ogni caso da un punto di vista delle tutele ambientali – rispetto al quadro normativo di allora, erano più restrittive quelle date all'ENEL rispetto a quelle date a Tirreno Power.

  FRANCANTONIO GRANERO, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Savona. No, mi scusi, presidente, non in questo senso ! Evidentemente, non mi sono espresso bene. I risultati analitici frutto del lavoro di consulenza ci consentono di dire questo: le immissioni provocate dall'ENEL erano meno pesanti delle immissioni provocate da Tirreno Power: non c'entrano le norme; alcune erano diverse, ma nel tempo sono diventate semmai più severe.

  PRESIDENTE. La domanda era questa. Addirittura, pur essendoci un quadro normativo e un'attenzione più severa, vi era un aspetto di maggiore tutela per l'azienda rispetto al bene collettivo.

  FRANCANTONIO GRANERO, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Savona. Dobbiamo stare attenti. La norma ha una portata talmente ampia che non può essere assunta come esimente rispetto ai comportamenti. Il problema non è quello della successione di norme.

Pag. 10

  PRESIDENTE. No, assolutamente.

  FRANCANTONIO GRANERO, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Savona. Il problema è concreto: immissioni misurate, polveri a tonnellate, componenti vari. So che il presidente è un tecnico – allora non lo sapevo, invece adesso lo so, quindi sono attento prima di parlare – e ribadisco che quanto è venuto dopo, è stato superiore rispetto a ciò che vi era prima. L'AIA, per esempio, prima non c'era. L'AIA consentiva dei limiti emissivi superiori, ma quello che affermo con certezza – sul resto devo fare tutte le riserve del caso – è che la quantità materiale, il fatto storico delle emissioni, poi trasformatesi in immissioni, dopo è stata superiore rispetto a prima. In ogni caso, per tornare al senso della domanda, cioè alla parte che riguarda la violazione di norme o di autorizzazioni e così via, abbiamo indicato qui tutto quello che già era chiaro. Vedrà che qui non ci sono contestazioni di singoli reati speciali, perché per quelli abbiamo ritenuto che fosse più opportuno uno stralcio, in modo da chiudere questa parte (sono comunque necessarie altre indagini, altri approfondimenti). A me sembrava, invece – questa sì, è proprio una decisione tutta mia – che la gravità di un atto che comunque ha creato problemi occupazionali, direi drammatici per la provincia di Savona, fosse comunque meno grave della morte. Nel momento in cui si crede al risultato scientifico in termini di morti e di ricoveri, allora gli altri problemi diventano meno drammatici. Oltretutto, se vogliamo fare un conto cinico, i costi economici per la salute sono addirittura superiori a quelli degli ammortizzatori sociali, ovvero di creare altri posti di lavoro, ma questo è un discorso che davvero proprio non vorrei mai fare. Resta il fatto che, per questa parte, volendo concludere rapidamente in senso relativo – ma, credetemi, più presto di così proprio non si poteva – il cuore dell'indagine, sul resto è stata fatta una nuova iscrizione. Tra l'altro, ho dato delle indicazioni sapendo che non ci sarei più stato; compete ora al procuratore della Repubblica dare al sostituto designato indicazioni sul tipo di indagini che dovrà svolgere; costui sarà liberissimo di valutare l'esito di quelle indagini, ma deve farle; ci sono delle indicazioni precise in questo senso per tutta questa che possiamo chiamare la seconda parte. Spero di averle risposto.

  PRESIDENTE. Per quel che mi riguarda sì. Do ora la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  ALBERTO ZOLEZZI. Buongiorno, procuratore. La ringrazio per l'esposizione e anche per l'indagine che, come ha già anticipato, si collega a un'essenza della giurisprudenza, forse non ancora in possesso di grandissimi precedenti a livello nazionale (anche se leggendo la perizia eseguita si nota, appunto, una cura importante degli aspetti epidemiologici e si nota una sorta di sostituzione anche leggendo i vari atti cui si fa riferimento con gli abusi d'ufficio). Rilevo come alcune autorità sanitarie regionali e anche nazionali non abbiano apparentemente in qualche modo prestato fede alla propria missione, perché si legge addirittura di tentativi di delegittimare una perizia che fondamentalmente si è spinta su un lato matematico e non statistico. Sappiamo che la matematica non è un'opinione, mentre alcune considerazioni fatte anche da altri enti a livello nazionale e sanitario regionale sono state piuttosto opinabili. Non le rivolgerò alcuna domanda, perché volevo solo dirle, essendo ligure di nascita, che questa sarà definita forse come un'inchiesta pilota: usare una perizia epidemiologica per stabilire ciò che è assolutamente normale per chi si occupa di inquinamento, dà comunque l'idea di un'inchiesta più avanzata nella metodica. Dispiace, appunto, notare come tutta un'amministrazione regionale non sia riuscita a cogliere gli aspetti positivi di quest'inchiesta, anche ai fini di togliersi dalla schiavitù che era diventata quella fabbrica, andando su attività che, anche a livello occupazionale, offrono magari opportunità trenta volte più grandi in termini di risparmio energetico.

Pag. 11

  FRANCANTONIO GRANERO, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Savona. Non mi pare di dovere rispondere.

  PRESIDENTE. Ho lasciato intervenire il collega, ma ricordo che dovremmo privilegiare le domande, non le considerazioni.

  MARIO MORGONI. Vorrei sottoporle un paio di domande. La prima è relativa ad alcune considerazioni che ha svolto nel suo intervento introduttivo riferendosi alla vicenda della Tirreno Power. Precedentemente, nelle sue dichiarazioni è emersa la denuncia di un atteggiamento diffuso per quello che riguarda i temi del territorio, ambiente e rifiuti da parte delle istituzioni locali, che mi pare lei abbia definito come veri antagonisti o controparte del pubblico ministero piuttosto che singoli indagati. Siccome nelle sue parole di questa mattina il dito è stato più volte puntato sulla politica che non sui funzionari, come vero regista dell'operazione lei individua quindi la politica. Vorrei chiederle un ampliamento di questo concetto per capire quali possono essere le responsabilità che vanno anche al di là dei profili giuridici. L'altra questione riguarda l'aspetto sanitario, i 440 morti accertati, le 1.900 persone colpite da varie patologie, cioè fatti attribuiti esclusivamente all'attività della centrale: quali sono gli studi, le indagini a supporto di questa inchiesta che hanno potuto accertare il nesso causa-effetto, o comunque dare elementi concreti di collegamento tra l'attività dell'azienda e questi fatti, anche alla luce del fatto che per alcuni aspetti di carattere formale sembra che l'azienda abbia rispettato, come sosteneva anche l'ex presidente della Regione Liguria, i limiti emissivi posti ?
  L'ultima questione riguarda ancora amministratori e funzionari pubblici: al di là dei profili di responsabilità giuridica per i quali si sta procedendo, ritiene che potessero avere elementi concreti di conoscenza relativamente alle conseguenze dell'attività dell'azienda sulla salute delle persone ? In questo senso, vorrei capire quali possano essere state le tempistiche delle attività messe in atto in relazione anche alle considerazioni che giustamente lei faceva sull'autorizzazione integrata ambientale, che è andata a peggiorare alcuni parametri. Vorrei cogliere il collegamento tra questi aspetti e capire come le autorità pubbliche si sono mosse nella consapevolezza o meno di certe situazioni.

  PRESIDENTE. Se non ci sono altre domande, do la parola al procuratore per la replica.

  FRANCANTONIO GRANERO, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Savona. Gli elementi concreti di conoscenza sono tutti elencati nell'avviso di conclusione indagini. Esistevano già degli studi sanitari, sia pure incompleti e parziali, come gli stessi autori avvertivano, che davano già certezza del fatto. Indubbiamente, poi, la prova scientifica trasformata in fonte di prova giudiziaria, che poi dovrà essere sancita nel dibattimento, è stata data dalla consulenza che abbiamo fatto noi: questa, però, già esisteva prima. Quanto al discorso dell'aspetto sanitario rispetto ai limiti emissivi, ne abbiamo già parlato e c’è una distinzione profonda tra queste due cose. Il modo in cui lei mi pone la domanda ha un sapore un po’ troppo giudiziario, da dibattimento. Sono questioni che di sicuro verranno poste a dibattimento, ma non mi sembra il caso adesso, al di fuori delle garanzie del dibattimento, della dialettica delle parti, del contraddittorio e così via, di soffermarmi più di tanto su quegli elementi, salvo affermare quello che è stato detto sempre da tutte le parti e che ho detto prima richiamando il principio del neminem laedere, cioè gli articoli della Costituzione, tutti elementi giuridici, non etici – senza per questo volere svilire l'etica – che rendono rilevante giuridicamente in termini di causa ed effetto il danno alla salute inteso come morte o come ricovero ospedaliero rispetto all'osservanza delle norme, ovvero allo stare all'interno di certe norme. Se qualcuno di voi avrà il tempo e la voglia di farlo, o leggendo la trascrizione o vedendo l'audioregistrazione, Pag. 12un funzionario dell'ATO del Ministero ci ha detto che le norme sono scritte dalle aziende e che loro le scrivono insieme alle aziende. Il rispetto delle norme come tale, relativamente all'oggetto di questo procedimento, ha poco rilievo: può determinare o meno delle contestazioni di reati specifici, per lo più di natura contravvenzionale, ma non ha nessuna influenza rispetto all'evento fondamentale del disastro, della morte, delle lesioni e quindi, nel caso di morte, anche dell'omicidio (lo sarebbero anche le lesioni se ci fossero delle querele). Quanto all'atteggiamento diffuso della pubblica amministrazione, ne parlavo in senso generico, comprendendo sia l'indirizzo politico che in ogni amministrazione viene dato, sia, un po’, il comportamento dei singoli funzionari. Non c’è dubbio di sorta su un certo atteggiamento della pubblica amministrazione in tutti questi atti – adesso parlo da cittadino – e non occorre conoscere gli atti del processo; ciò che dico in relazione al contenuto degli atti del processo mi vincola semplicemente alle mie facoltà e ai miei doveri professionali, ma queste sono cose che sanno tutti, quindi, posso parlarne come cittadino, cosa che per certi versi vale di più che come procuratore dalla Repubblica. L'atteggiamento complessivo dalla pubblica amministrazione è quello di essere, per certi versi, vassallo del mondo economico finanziario, una volta di quello manifatturiero, adesso, soprattutto, di quello finanziario: non c’è dubbio che sia così. Questo vale sia per l'indirizzo politico, da chiunque venga dato, sia per i funzionari, che sono nati e cresciuti in quel tipo di cultura. Ciò ha consentito, per tornare al procedimento, che anche le norme esistenti, che sono state violate e che quindi hanno un'efficacia diretta, potessero venire aggirate. C'era un meccanismo molto semplice: scadevano i termini, per cui qualcosa doveva essere fatto, ma anziché sanzionare quella scadenza di termini, si faceva una nuova domanda e una nuova autorizzazione; questo serviva a novare continuamente gli obblighi, che appunto diventavano sempre nuovi, crescevano su se stessi e non si realizzavano mai. L'esempio più tipico è quello della copertura del carbonile: dal punto di vista delle tecnologie, ingegneristicamente e architettonicamente, è un'opera importante, ma non c'era da inventare niente; se non altro, si sarebbe evitato che la massaia trovasse tutte le mattine le lenzuola nere; non si sarebbe risolto il problema della salute, ma almeno quello sì. Relativamente al carbonile la prima prescrizione risale al 2002; adesso siamo al 2015 e il carbonile non c’è. A un certo punto, fittiziamente, è stata fatta una sorta di contratto con una ditta, il cui legale rappresentante, che abbiamo sentito come testimone, ci ha detto che, se potesse, metterebbe loro le dita negli occhi (è verbalizzato, altrimenti non riporterei una frase del genere). Ovviamente, le ditte che hanno inteso partecipare alla gara hanno speso per un'opera così alcune decine di milioni di progetto, commissionato senza che ci fosse un euro nelle casse della società, secondo quello che risulta dai bilanci e dalle dichiarazioni degli esponenti intercettati destinate a quello scopo. Non c'era un euro, ma queste ditte hanno speso così.

  PRESIDENTE. Questo è un aspetto interessante proprio per il lavoro che stiamo svolgendo noi. Al di là del giudizio generale, ci interessa capire proprio questo: c’è stata una prescrizione nel senso che bisognava coprire i cumuli di carbone e perché ciò non è stato fatto ? La risposta è: perché c’è stato un sistema per cui questo novero continuo di approvazione di autorizzazioni ha dato la possibilità, in un contesto legislativo non perseguibile, di non far fronte a un impegno importante.

  FRANCANTONIO GRANERO, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Savona. È proprio così.

  PRESIDENTE. Questa è una cosa importante. Un'altra questione che può essere interessante capire riguarda la ragione per cui non è mai stata fatta la metanizzazione dei due gruppi. Mi sembra che anche lì ci fosse stata una discussione Pag. 13formale per metanizzate; è chiaro che il gas costa più del carbone, ma sembrava fosse stata una scelta, anche quella poi andata a morire.

  FRANCANTONIO GRANERO, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Savona. La scelta non è stata fatta; storicamente è così, ma non sono in grado di dirle il perché. Noi abbiamo lavorato su quel che c'era; c'era il carbone ma, oggettivamente, tale scelta non è stata fatta, anzi, per certi versi quella scelta è andata morendo nel momento in cui si è annunciato il progetto del nuovo gruppo a carbone con caldaia supercritica, che avrebbe in ogni caso favorito, almeno astrattamente, un miglioramento delle condizioni. Quel progetto è stato presentato proprio come la condicio sine qua non per continuare nel frattempo a gestire i due vecchi gruppi. Una volta diventata obbligatoria l'AIA, quei due vecchi gruppi non avrebbero mai potuto essere autorizzati. Mai un Ministero dell'ambiente, per pregiudicato che fosse, avrebbe potuto autorizzare quei due gruppi da soli. Visto però che ormai stavano scadendo i termini per il rilascio dell'AIA – diventata obbligatoria nel 2007, anche se la prima AIA in Italia è stata rilasciata nel 2012, ma non so dirvi che cosa sia stato fatto in quegli anni – è stata chiesta un'AIA per i gruppi VL3, VL4 (se per caso qui commettessi qualche imprecisione, mi correggeranno i miei collaboratori). Dopo circa un mese e mezzo è stata chiesta un'altra AIA per il VL6 (su indicazione di qualcuno che si è reso conto che questo poteva essere l’escamotage giusto); non so chi abbia ideato ciò, ma a portare avanti questo discorso è stata la Regione, soprattutto nella persona del presidente della stessa. Si è deciso, quindi, di unificare le due domande in una sola domanda di AIA, che legava indissolubilmente la realizzazione del VL6 – indubbiamente un miglioramento – alla prosecuzione di attività fino al momento dell'entrata in funzione dei due gruppi VL3 e VL4, non autorizzabili da soli. Questo meccanismo ha consentito, intanto, di proiettare in avanti di sei anni più due – mi pare, otto anni – il funzionamento di VL3 e VL4. Il problema è che sulla costruzione del VL6 – che mi pare, ad orecchio, quindi non come risultato degli atti, costi un miliardo di euro – non c’è un euro nei bilanci della società, non c’è mai stato. È solo un annuncio utilizzato, come confermato dalle intercettazioni telefoniche, perché intanto si andava avanti con il VL3 e il VL4. Questo è un po’ il senso della storia. Spero di aver risposto, nei limiti in cui potevo, alle domande.

  BARTOLOMEO PEPE. Anzitutto, mi complimento per il lavoro svolto. Ho una domanda tecnica. Lei ha detto che praticamente le emissioni sono peggiorate: a fronte di un aumento della produzione di energia elettrica o proprio per negligenza criminale ? C’è stato un aumento del fatturato a fronte di tutte queste emissioni e perché sono aumentate ? Inoltre, la nuova legge sugli ecoreati – mi sembra che lei lo abbia detto in un passaggio – può essere d'aiuto, ovvero sarebbe stata d'aiuto in quest'indagine che ha svolto nei confronti della Tirreno Power ?

  FRANCANTONIO GRANERO, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Savona. Relativamente alla prima domanda, non era rilevante dal nostro punto di vista giudiziario: lavoravamo dentro i termini di prescrizione, quindi quello che ha fatto l'ENEL non ci interessava. Il tipo di accertamento sulla maggiore o minore produzione, fatturazione e così via non era necessario da questo punto di vista, quindi non lo so. Il dato risulta dalle pubblicazioni ufficiali: non le ho lette io, lo hanno fatto i nostri consulenti e ci hanno detto che cosa risultava prendendo i report degli anni. Abbiamo citato questa un po’ come nota di colore. È vero, infatti, che il processo è fatto da tecnici e che si deve lavorare e ragionare soprattutto in termini tecnici, ma anche la tecnica è pur sempre manovrata da uomini. Specialmente il mondo anglosassone in questo ci aiuta molto. L'idea di inserire quella parte mi è venuta proprio dall'esperienza che avevo fatto per il Cermis. All'epoca del procedimento Pag. 14per il Cermis – che gli Stati Uniti si sono portati via per occuparsene loro – sono arrivati tredici pubblici ministeri statunitensi a parlare con noi e, tra le altre cose, ci hanno chiesto la cabina caduta, un ammasso di rottami di 20 tonnellate che non serviva assolutamente a nulla, più qualche scarpone e qualche pezzo di sci rotto. Ho chiesto loro che cosa potessero mai farne rispetto alla prova del reato e mi hanno spiegato che serviva per la giuria, che era fatta di uomini e che quelle erano cose che impressionavano. Anche un tecnico del diritto molto freddo, così come siamo riusciti noi a costruire il giudice italiano, di fronte al fatto che nel 1980 le cose andavano meglio che nel 2010 resta un po’ colpito ed ecco perché abbiamo inserito questo fatto, che è una valutazione tratta semplicemente dalle fonti ufficiali, che erano e sono tuttora disponibili.
  Quanto alla nuova legge, forse ho detto all'inizio persino un po’ troppo brutalmente quel che ne penso. Certo, ci sono alcune definizioni – questo sì, va riconosciuto – che aiutano in materia sia sanitaria, sia di irreversibilità del danno. Le definizioni aiutano il giudice, anche del passato, a convincersi in un certo senso piuttosto che in un altro.

  PRESIDENTE. La ringraziamo. Prima di considerare conclusa l'audizione, vista anche la presenza del capitano dei NOE, le chiederei se riusciamo ad avere quella parte cui faceva riferimento il procuratore prima, cioè la parte riguardante le intercettazioni. Avete bisogno che formuliamo una richiesta ufficiale per questo ?

  FRANCANTONIO GRANERO, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Savona. Possono farlo benissimo loro, altrimenti può farlo la procura della Repubblica di Savona. Nel frattempo, peraltro, sarà un fatto puramente casuale – non mi permetto alcuna considerazione – ma è cambiato il comandante e il ruolo del vicecomandante dei NOE è stato svuotato di ogni potere. Non so se è un puro caso.

  PRESIDENTE. In Liguria ?

  FRANCANTONIO GRANERO, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Savona. Non in Liguria, a Roma. Probabilmente, l'avvicendamento era previsto, però...

  PRESIDENTE. La nota vicenda !

  FRANCANTONIO GRANERO, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Savona. La nota vicenda !

  PRESIDENTE. La situazione è un po’ più complicata, ma leggeremo con interesse gli atti. La ringraziamo. Credo che ormai la situazione sia abbastanza chiara, ma se eventualmente avremo bisogno di ulteriori chiarimenti, la contatteremo. Dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione del presidente della Giunta della Regione Lazio, Nicola Zingaretti.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del presidente della Giunta della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, accompagnato da Michele Civita, assessore alle politiche del territorio, mobilità, rifiuti della Regione Lazio, dalla dottoressa Flaminia Tosini, dirigente dell'area del ciclo integrato dei rifiuti della regione e territorio, e dal dottor Lazzara, capo della segreteria dell'assessore, che ringrazio per la loro presenza. Ricordo ai nostri ospiti che la Commissione si occupa di illeciti ambientali relativi al ciclo dei rifiuti, ma anche dei reati contro la pubblica amministrazione e dei reati associativi connesse al ciclo dei rifiuti e al tema delle bonifiche. L'audizione odierna rientra nell'ambito di un approfondimento che stiamo conducendo sulla Regione Lazio, come anche su altre regioni. In particolare, la Commissione ha svolto nella giornata del 22 luglio scorso una serie di audizioni presso la prefettura di Roma, incentrate sulla situazione relativa a questa provincia.
  Abbiamo già svolto un focus sulla provincia di Roma perché è la più importante e anche quella che contribuisce di più al ciclo dei rifiuti a carattere urbano; abbiamo Pag. 15anche effettuato una visita in provincia di Frosinone per un focus specifico sulla Valle del Sacco, perché quel comprensorio è un sito di interesse nazionale e noi stiamo facendo il punto su tutti i siti nazionali da bonificare, valutando lo stato dell'arte e i vari problemi. Avverto i nostri ospiti che della presente audizione verrà redatto un resoconto stenografico e che, se lo riterranno opportuno, consentendo la Commissione, i lavori proseguiranno in seduta segreta, invitando comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta. Prima di cedere la parola al presidente Zingaretti ricordo che già nella scorsa legislatura avevamo svolto diversi approfondimenti sulla gestione del ciclo dei rifiuti nel Lazio; ci sono state fasi molto vicine all'emergenza (eravamo appena usciti da un'emergenza con la Giunta Marrazzo e dopo c’è stato un periodo di gestione ordinaria); in seguito sono emerse le problematiche collegate soprattutto a Malagrotta. Questa Commissione si è quindi occupata già del tema nel passato, anche con la predisposizione di alcune relazioni sulla situazione del Lazio e di Roma, quindi, di fatto, abbiamo ripreso alcune situazioni che avevamo lasciato in itinere. Darei quindi la parola al presidente Zingaretti per un inquadramento generale della situazione, anche rispetto agli aspetti pianificatori, che sono forse quelli più di competenza regionale. Valuterà lei, presidente, quando far intervenire l'assessore o i suoi dirigenti. Al termine, le saranno quindi poste delle domande dai commissari alle quali, in caso di particolari specifiche tecniche, lei potrà rispondere eventualmente anche per scritte in seguito. Lascio quindi la parola al presidente Zingaretti per un primo inquadramento della problematica.

  NICOLA ZINGARETTI, Presidente della Giunta della Regione Lazio. Ringrazio il presidente e la Commissione; sicuramente questa audizione è un'utile opportunità per raccontare, descrivere e ricostruire un processo di gestione del ciclo dei rifiuti nel territorio regionale che, da tempo, come lei giustamente ha detto, è sotto osservazione, con diversi punti critici ma anche di svolta. Dall'inizio della legislatura l'intera azione in materia di rifiuti che abbiamo tentato di promuovere è stata improntata al raggiungimento di un duplice obiettivo: in primo luogo continuare a lavorare per far rientrare la nostra regione nel pieno rispetto delle normative italiane ed europee; in secondo luogo all'impegno, anche alla luce delle situazioni critiche riscontrate, per inaugurare un nuovo ciclo nella gestione dei rifiuti, portando la regione – e in particolare la città di Roma – fuori da quella che è stata definita «emergenza» o «rischio di emergenza», proseguendo con un'azione coordinata per il raggiungimento degli obiettivi strategici della prevenzione, della promozione del riutilizzo, al fine di un aumento deciso della raccolta differenziata e per una forte riduzione del conferimento in discarica. Voglio ricordare che – è cosa nota ma è importante dirlo – al momento del nostro insediamento era in atto il commissariamento per il superamento dell'emergenza rifiuti di Roma e provincia; molti dei rifiuti urbani della regione Lazio venivano smaltiti in deroga alla normativa italiana ed europea; in particolare, nei siti di smaltimento presso Bracciano, Colleferro, Guidonia Montecelio, Civitavecchia, Latina e nelle discariche di Viterbo, di Albano Laziale e Roccasecca venivano smaltiti rifiuti trattati negli impianti TMB, realizzati a servizio delle stesse o in loro prossimità. Per la città di Roma la situazione era invece molto più complessa. Solo una parte dei rifiuti conferiti veniva infatti trattata presso i TMB di Malagrotta e presso gli impianti AMA di Salario e Rocca Cencia. Dal giorno 11 aprile 2013, in raccordo con il commissario di Governo, il Ministero dell'ambiente e Roma Capitale, la discarica di Malagrotta ha ricevuto solo rifiuti trattati dagli impianti. Per conseguire e aiutare questo risultato la città di Roma ha utilizzato altri impianti del Lazio: quello di Viterbo, di Colfelice in provincia di Frosinone e di Albano Laziale; contemporaneamente, attraverso due accordi interregionali sottoscritti dalla Regione, quote residue sono state trasferite Pag. 16in Toscana e in Abruzzo. Tra dicembre 2013 e gennaio 2014 Roma ha consolidato questo processo, utilizzando appieno i suoi impianti, rilanciando la strategia della raccolta differenziata; questa azione di consolidamento e in parte di autonomia del territorio romano ha aiutato la Regione Lazio ad affrontare con determinazione, ma anche con formali diffide ai gestori del ciclo e ai comuni, problemi relativi al corretto smaltimento dei rifiuti nel resto del territorio. Queste diffide, rese possibili da una liberazione del tema dei siti di Roma e degli altri siti regionali avvenuta dopo la chiusura definitiva di Malagrotta, ci hanno permesso di avviare una trasformazione profonda. Dal 31 gennaio 2014 sono terminati i conferimenti nella discarica di Bracciano, a Cupinoro; sempre dal 31 gennaio 2014 nella discarica di Civitavecchia, in località Crepacuore, avviene il conferimento nel pieno rispetto delle normative europee di materiali trattati. Il 12 febbraio 2014 sono terminati i conferimenti presso la discarica dell'Inviolata a Guidonia e, dal 27 febbraio 2014, per sei mesi, presso la discarica di Colle Fagiolata, nel comune di Colleferro, è stato installato un trituratore mobile atto a separare le frazioni secca e umida del rifiuto urbano indifferenziato, con invio della frazione secca tritovagliata in discarica e della frazione umida tritovagliata presso ulteriore impianto terzo ai fini del preventivo e corretto trattamento. Si è quindi pervenuti a un accordo con gli impianti dell'ATO limitrofo e al trattamento preventivo dei rifiuti per proseguire il corretto smaltimento. Il susseguirsi di queste azioni ci permette di dire che, da febbraio 2014, tutte le discariche operano nel pieno rispetto delle norme europee e italiane per il trattamento dei rifiuti; siamo stati in grado di svolgere questo lavoro, come l'intera azione di utilizzo di diffide formali nei comuni, con procedure ordinarie, senza alcun potere straordinario o commissariamento, nel frattempo scaduti, chiudendo dunque una lunghissima stagione commissariale nella gestione, che iniziò nel 1999 fino al 30 giugno 2008 e, dal 2010, come è noto, per il territorio esclusivo di Roma Capitale e della provincia. Se posso raccontare le principali linee d'azione per indirizzare la gestione del ciclo dei rifiuti, voglio indicare tre punti fondamentali: il primo è l'aumento della raccolta differenziata, il secondo l'avvio di una nuova attività di programmazione e, infine, la nuova gestione degli impianti di trattamento.
  Per quanto riguarda l'obiettivo della raccolta differenziata, abbiamo tentato di concentrarci in maniera prioritaria sulla necessità di garantire che gli enti locali (province, comuni e Roma Capitale) avessero finalmente e totalmente gli strumenti, soprattutto economici, per far fronte a nuove forme di servizio di raccolta differenziata, tema molto importante visto lo strutturale e permanente elemento di crisi economico-finanziaria di moltissimi comuni italiani e sicuramente dei comuni della nostra regione. Ci siamo quindi concentrati su due azioni principali. In primo luogo, grazie al ricorso al decreto-legge 8 aprile 2013, n. 35 per il recupero e il pagamento dei debiti anche nei confronti degli enti locali, abbiamo dato priorità affinché si riuscissero a sbloccare i finanziamenti già previsti e programmati ma che per difficoltà finanziarie non erano stati trasferiti agli enti locali. Con il Patto di stabilità, infatti, le amministrazioni locali avevano difficoltà ad avviare nuovi servizi per la differenziazione dei rifiuti. In secondo luogo, abbiamo affrontato la necessità di stanziare nuove risorse sull'obiettivo differenziata. Ci siamo infatti subito resi conto del fatto che, per un rilancio significativo della raccolta differenziata, era necessario prevedere un'ulteriore stagione di finanziamenti e quindi nuove risorse economiche. Per quanto riguarda il primo punto, nel 2013 abbiamo dunque provveduto, ricorrendo al decreto n. 35 e poi al decreto-legge 24 aprile 2014, n. 66, dell'attuale Governo, all'erogazione di fondi già stanziati, liquidando per il Comune, la Provincia e Roma Capitale un totale di oltre 80 milioni di euro. Per quanto riguarda il secondo punto, con delibera n.547 del 2014 abbiamo approvato una nuova stagione di finanziamento Pag. 17della raccolta differenziata e prevenzione di produzione dei rifiuti per il triennio 2014-2016, per un totale di quasi 105 milioni di euro.
  Possiamo quindi riassumere che, dall'insediamento di questa stagione legislativa, sono stati destinati complessivamente all'obiettivo dell'aumento della raccolta differenziata circa 185 milioni di euro, di cui circa 100 milioni già erogati. Preciso che dei 185 milioni circa 74 sono stati destinati a Roma Capitale, alla quale sono già stati trasferiti circa 44 milioni di euro. Questa forte immissione di risorse ha permesso di accrescere in maniera molto significativa la percentuale di raccolta differenziata, nonché di diminuire i rifiuti prodotti. Appare significativo sottolineare come il quantitativo di rifiuti smaltiti in discarica nel Lazio si sia ridotto di quasi il 50 per cento, come riportato dai dati ISPRA: 2011 2.357.000 tonnellate, 2012 2.085.000, 2013 1.446.000 tonnellate. Per quanto riguarda le percentuali di differenziazione dei rifiuti, non sono ancora disponibili i dati relativi all'anno 2014, ma le attuali stime descrivono un quadro che mi permetto di definire estremamente positivo. Si sta infatti consolidando un dato di raccolta differenziata molto significativo, passando dal 26 del 2013 a una percentuale vicina al 40 per cento, che insieme alla riduzione dei rifiuti solidi urbani e al trattamento di tutti i rifiuti indifferenziati determina un'ulteriore, notevole riduzione dei conferimenti residuali in discarica.
  Da questo punto di vista le azioni programmatorie e il coinvolgimento dei comuni stanno contribuendo non poco al raggiungimento dell'obiettivo di una situazione gestionale di normalità. Per quanto riguarda il secondo asse fondamentale, la nuova programmazione, il primo atto si è avuto il 24 luglio 2013 con la delibera del Consiglio regionale, Piano di gestione dei rifiuti del Lazio. La Regione ha infatti modificato il piano in vigore al fine di riallinearlo alle necessità del territorio nel rispetto delle direttive europee e delle norme nazionali. Alcune condizioni di efficacia dello scenario di controllo, ovvero la crescita della produzione di rifiuti e la crescita pari alla media dell'incremento annuo nel triennio 2006-2008 della raccolta differenziata, erano state valutate con un andamento sull'aumento della produzione dei rifiuti uguale a quello dei cinque anni precedenti. La realtà e l'impegno profuso in azioni di contenimento hanno determinato uno scenario nel frattempo completamente mutato. La valutazione in eccesso avrebbe determinato un maggiore fabbisogno in termini impiantistici a tutti i livelli, sia di trattamento che di smaltimento, sia di termovalorizzazione, quindi abbiamo ritenuto opportuno avviare una nuova fase di programmazione; è stato così affidato lo studio preliminare per la valutazione del quadro complessivo della situazione regionale, quale passaggio propedeutico alla stesura della revisione periodica del piano, per il quale si sta attendendo dal Ministero dell'ambiente l'approvazione dei decreti attuativi inerenti alla termovalorizzazione e al compostaggio.
  Terzo punto. Per quanto riguarda di impianti di trattamento dei rifiuti urbani, con le nuove autorizzazioni, gli ampliamenti e l'ottimizzazione dei quantitativi autorizzati e degli impianti già esistenti, si è raggiunta nel 2014 l'autosufficienza a livello regionale. Parallelamente a questo si è avviato un controllo sull'efficienza degli impianti e sul raggiungimento delle percentuali fissate dalla BAT, Best Available Techniques. Si riporta in allegato la tabella di tutti gli impianti di TMB autorizzati così come aggiornata alla data del 12 dicembre 2014, dalla quale si rileva il raggiungimento dell'autosufficienza a livello regionale e la fase di ultimazione e di prossimo avvio di un ulteriore impianto, nonché la richiesta di AMA di un incremento del 10 per cento sul TMB di Rocca Cencia, la cui autorizzazione è stata rilasciata. A tale situazione impiantistica, che corrisponde a quella autorizzata per competenza amministrativa dalla Regione Lazio, si aggiunge un'altra fascia di impianti, la cui autorizzazione è stata rilasciata per competenza amministrativa dalle province che contribuiscono ad aumentare la capacità di trattamento complessiva della regione. Pag. 18In attuazione del patto per Roma è inoltre stata attivata la raccolta differenziata in vari municipi di Roma Capitale, per cui, nel 2014, ci sono stati sostanziali incrementi di questa raccolta differenziata (anche qui, per brevità, allego le tabelle ufficiali della raccolta differenziata a Roma Capitale).
  Per sostenere l'aumento della raccolta differenzia si stanno verificando le necessità impiantistiche da programmare a Roma e nel Lazio. Roma Capitale ha proposto la realizzazione di ecodistretti con impianti di riciclo dell'umido e dei materiali provenienti dalla raccolta differenziata. La prima proposta riguarda la località Rocca Cencia e la verifica della VIA, la valutazione integrata ambientale. Rimane, a nostro giudizio, la necessità di avere sui territori piccoli impianti di smaltimento quali destinatari finali del recupero. Risulta di notevole importanza evidenziare un recente parere emanato dal Ministero dell'ambiente, il n. 7182 del 16 giugno 2015, espresso su richiesta di Roma Capitale. In questo parere viene esplicitato il divieto di smaltimento fuori regione soltanto se il trattamento dei rifiuti urbani non pericolosi indifferenziati non cambia la natura e la composizione del rifiuto. Viceversa, se a seguito del trattamento del rifiuto urbano non pericoloso si ottiene un nuovo rifiuto, diverso per natura e composizione da quello trattato, lo stesso è classificabile speciale e può essere sottoposto al relativo regime giuridico. Si precisa, infine, con riferimento al fabbisogno impiantistico per la termovalorizzazione e per il compostaggio, che è in corso di emanazione il decreto nazionale sul tema. Si tiene comunque a precisare che la Regione, a seguito della recente modifica apportata dal decreto legge n. 46 con il rilascio di AIA, ha acquisito nelle sue competenze il rilascio di autorizzazione integrata ambientale per impianti di compostaggio per i quali già si siano svolte delle Conferenze di servizio e che pertanto – speriamo a breve – saranno completati con un incremento nell'immediato di circa 90.000 tonnellate. Tutte queste azioni amministrative sono ovviamente figlie di atti promossi dalla Regione in questi due anni, atti che sono a disposizione della Commissione e che in parte cito: con il DGR 720, Linee guida per la redazione del programma regionale di prevenzione dei rifiuti del Lazio, la Regione ha intrapreso una stagione di intervento in materia; con il DGR 547 del 5 agosto 2014, Programmazione delle risorse finanziarie, la Regione si è mossa per il rinnovo della programmazione delle risorse per la raccolta differenziata; con il DGR 866, Linee guida per la prevenzione e una corretta gestione dei rifiuti nelle manifestazioni, si hanno indirizzi per la modifica del regolamento comunale per la gestione dei rifiuti urbani e assimilati, per contribuire a un indirizzo in tal senso ai comuni e garantire la minor produzione di rifiuti possibili da parte dei comuni stessi, anche in occasione di manifestazioni pubbliche o comunque promosse dai comuni, al fine di insistere sulla necessità di promuovere eventi ecosostenibili con un'attenzione a momenti di festa e valorizzazione delle tradizioni; nel caso del DGR 867, Approvazione dello schema di raccolta e di gestione dei rifiuti e dei residui a carico dei prodotti delle navi e dei porti del Lazio, abbiamo voluto affrontare un importante aspetto di competenza regionale, relativo alla gestione dei rifiuti su un territorio e una competenza che sentivamo molto presente per le caratteristiche geografiche del Lazio; il DGR 863, Impianti di gestione dei rifiuti nel territorio, testimonia come la convenzione con le province del Lazio per l'attività di controllo sia molto importante per un attento controllo degli impianti regionali; il DGR 550 del 5 agosto 2014 è l'approvazione della proposta progettuale presentata da Legambiente per la realizzazione del progetto Comuni Ricicloni 2014, per la promozione di buone pratiche per la raccolta differenziata e la gestione dei rifiuti da parte dei Comuni, che ha avuto un significativo successo.
  Si sta svolgendo un'inedita ma altrettanto efficace attività di verifica e controllo in un'ottica di forte collaborazione presso i comuni destinatari dei finanziamenti Pag. 19per la realizzazione di isole ecologiche intercomunali, anche legate alle innovazioni legislative che stanno intervenendo nel campo della identità delle province (aspetto che sta ponendo non pochi problemi nella gestione corretta delle funzioni di trasferimento in particolare dei controlli). Si tratta di un'azione che reputo molto importante in questa fase storica per le novità legislative intercorse e che ha permesso la risoluzione di problematiche amministrative che rischiavano, alla luce di quanto sta avvenendo, di ostacolare il completamento e l'avvio dei servizi. Abbiamo quindi tentato, proseguendo in una strategia e innovando in alcuni altri aspetti, di aiutare la regione e in particolare Roma Capitale a superare situazioni di emergenza complesse – in alcuni momenti storici drammatiche – iniziando a prospettare una diversa modalità dei rifiuti urbani. Ora il Lazio e Roma smaltiscono correttamente e sempre meno in discarica. Malagrotta e le altre discariche del Lazio, dopo un lavoro di anni, sono state chiuse e non riapriranno più; gli impianti di trattamento garantiscono l'autosufficienza in ambito regionale; la raccolta differenziata sta crescendo in percentuale, dal 26 nel 2013 a circa il 40 nel 2014. Anche in questa sede, poiché il merito è soprattutto dei comuni, voglio quindi ringraziare tutti quei sindaci, quelle amministrazioni locali e quegli operatori che, rispetto a una strategia annunciata e voluta, hanno svolto un ruolo fondamentale nel raggiungimento di questi obiettivi. Ora vogliamo continuare a progettare il futuro con due priorità. La prima è sicuramente quella di continuare a sostenere la differenziata con nuovi impianti e investimenti, in particolare per il compostaggio, impianti che possano aiutare la sostenibilità economica della nuova gestione; in secondo luogo vogliamo programmare impianti di trattamento più moderni, anche aprendo una stagione di riqualificazione dei più vecchi per ridurre gli scarti da smaltire in siti sempre più piccoli e collaborando ai lavori del Ministero dell'ambiente sul decreto per il recupero in ambito nazionale.
  Su questo decreto, che so essere in discussione in questo quadro, voglio sottolineare che, dalla proiezione dei dati in nostro possesso, l'impianto di gassificazione di Albano, autorizzato e mai realizzato in questi anni, a nostro giudizio non serve alla chiusura del ciclo dei rifiuti nella nostra regione, che ha raggiunto, a questo punto, un suo equilibrio. Rispetto a questo punto, ovviamente, abbiamo in queste ore comunicato al Ministero dell'ambiente il nostro giudizio e la nostra opinione, fondata sulle stime, sui racconti e sui dati attualmente disponibili. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, presidente. Lascio la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti e formulare osservazioni.

  STEFANO VIGNAROLI. Grazie per la sua presenza. Parto dall'ultimo tema, quello degli inceneritori. Nelle audizioni precedenti abbiamo visto il sistema Cerroni, che secondo la procura era un sodalizio criminale ed abbiamo appreso anche dei metodi violenti di Spagnoli, poi continuati con Di Carlo.
  Alla luce di tutto questo, poiché avete appena detto che l'inceneritore di Albano non è fondamentale, mi soffermo su quello di Malagrotta chiedendovi se lo sia, visto che il sindaco Marino e il presidente Fortini sostengono che non lo sia; vi chiedo quindi se siate in disaccordo con ciò. Se invece per voi è fondamentale, mi chiedo come mai, visto che questa sudditanza psicologica nei confronti del Cerroni c’è sempre stata (rilevanza sia penale, sia di altra natura), laddove nelle intercettazioni l'assessore si dichiarava a disposizione del Cerroni; queste irregolarità sulla procedura dell'inceneritore, che abbiamo visto anche nei documenti che abbiamo consegnato in procura, da cui risulta una certa inerzia della Regione...

  PRESIDENTE. Scusa, consegnato chi ?

  STEFANO VIGNAROLI. Io.

  PRESIDENTE. Quindi, come Movimento 5 Stelle !

Pag. 20

  STEFANO VIGNAROLI. Esatto. Ora faccio un esempio dove risultano delle varianti non sostanziali e figure come l'ingegner Gavasci, l'ingegner Sirini e il geometra De Santis, tutte figure della Colari, dove la Regione domanda se questo impianto sia spostato a 150 metri e il geometra risponde affermativamente, quando è sufficiente vedere su Google Map che non si rispetta la fascia dei 150 metri, quindi senza una verifica da parte della Regione. Mi domando se, alla luce di tutto questo iter, su cui la procura sta indagando, voi riteniate che sia tutto in regola e che questo impianto sia funzionale e da farsi. Malagrotta è stata chiusa da due anni, ma è stata chiusa senza fare una bonifica. Ormai il Politecnico di Torino ha sentenziato che la falda è stata inquinata; un'ordinanza Alemanno, che non ha avuto seguito, imponeva di procedere alla bonifica e al capping e la procura sta indagando anche su questo. Mi domando se il Comune, attraverso l'ingegner Boffà, il geologo e la Regione stiano lavorando in sinergia – cosa che non mi risulta – per chiedere un aggiornamento, ovvero un piano di bonifica. Vorrei sapere a che punto sia questo piano, se abbiate sollecitato Colari fissando delle scadenze, o se sia ancora tutto uguale dopo due anni.

  PRESIDENTE. Magari dopo facciamo un secondo giro di domande.

  STEFANO VIGNAROLI. Io ho tantissime domande. Sul piano delle bonifiche procedo in generale: non vi è solo Malagrotta ma anche Cupinoro e Guidonia, che vanno comunque bonificate. Nelle audizioni svolte con il presidente Fortini e il prefetto ho notato una sorta di conflitto con la Regione: il presidente Fortini ha chiesto anche le garanzie delle fideiussioni che Cerroni dava per la bonifica, perché questo era importante anche per la sua causa contro il lodo e la Regione non ha risposto. Nelle nostre audizioni anche i cittadini hanno lamentato il fatto che la Regione raramente risponde ai quesiti. Sul problema fideiussioni, ad esempio, Monti dell'Ortaccio è stata revocata perché aveva la sede in Romania, però vorrei sapere se non possiate darci le fideiussioni che i proprietari e i gestori hanno dato sia su Malagrotta, sia su Cupinoro. Questo discorso è legato a un altro problema, cioè quello della tariffa. Il Consiglio di Stato ha chiesto al Ministero di verificare le tariffe di conferimento del TMB. Nel 2011 la Regione aveva dato 121 euro a tonnellata e aveva – non so perché – affidato in appalto a Sviluppo Lazio il compito di stabilire la tariffa, quindi aveva stabilito la cifra a 99 euro. Adesso sembra che sia 99 euro, sia 121 euro siano cifre esagerate: basti pensare che l'ammortamento degli impianti era per il periodo dell'AIA, mentre gli impianti durano di più, quindi sia AMA, sia i cittadini romani hanno pagato al Cerroni una tariffa superiore, con un conseguente danno erariale.

  PRESIDENTE. Raccogliamo un po’ di domande e facciamo un primo giro di risposte. Lascio la parola alla senatrice Puppato.

  LAURA PUPPATO. Intanto grazie al presidente e all'assessore presenti e alla struttura. Aggiungerei delle domande a quelle che il collega Vignaroli ha già posto. Relativamente ad alcuni dati citati dal presidente si evidenziano delle difformità rispetto ad alcuni dati in nostro possesso, quindi vorrei capire se si tratti di un aggiornamento, dovendo ritenere cassate le informazioni raccolte fino ad oggi. Lei sa benissimo che la Corte di giustizia europea è intervenuta nei confronti dell'Italia e che il Lazio aveva 21 discariche difformi nella modalità di gestione e inquinate, cioè da bonificare. Ad oggi mi risulta che siano 19 quelle ancora con queste caratteristiche di difformità, tanto che l'Italia ha avuto una riduzione rispetto ai 42,5 milioni semestrali di multa da pagare all'Europa, ma rimarrebbe comunque una percentuale molto alta di discariche situate nel Lazio con queste caratteristiche.
  Vorrei quindi capire bene la situazione di queste 19 discariche, perché se la situazione è quella da lei dichiarata, dovremmo Pag. 21chiedere che venga rettificato l'importo richiesto all'Italia e venga valorizzato il lavoro di bonifica svolto nelle discariche coinvolte. Il piano di gestione dei rifiuti che è stato presentato nel 2012 presenta elementi non più attuali, che non rappresentano più neanche il cambio di indirizzo politico, quindi vorrei conoscere le vostre scelte sugli ecodistretti e, rispetto agli ATO, sapere se queste autorità non siano state ancora costituite, perché intendiate modificarne il modello e se possiate illustrarci quello che potrebbe essere il vostro modello di piano. Sugli impianti ha già chiarito alcune cose e la ringrazio. Relativamente al gassificatore di Malagrotta, supporto la domanda del collega Vignaroli, in quanto vorremmo capire se, a fronte della decisione di non procedere con quella di Albano, ci sia anche un'identica decisione rispetto a quello di Malagrotta. Relativamente alle discariche ci sono delle richieste di ampliamento giacenti, in particolare Cupinoro e Guidonia, ma vorremmo conoscere l'indirizzo della Regione. Sul post mortem alcune cose sono state dette: il caso della scomparsa dei famosi 12 milioni di euro su Cupinoro, la mancata presentazione della fideiussione, ovvero la fideiussione non escutibile, ma ci sono anche i 10 milioni e 400.000 euro che la Regione ha dato per procedere e vorremmo capire come siamo messi. Relativamente agli impianti di compostaggio, lei oggi ci ha dato una notizia che non avevo, ovvero che per Rocca Cencia si è proceduto con l'appalto ma non c’è ancora l'Autorizzazione ambientale integrata, quindi vorrei capire che tempi abbiamo, perché si rischia di andare in gara in mancanza di AIA. Questo ci preoccupa perché parliamo di compostaggio per 80.000 tonnellate, rispetto alla necessità effettiva di 8-9 volte tanto, soprattutto alla luce della raccolta differenziata. Lei diceva che c’è bisogno di ampliare questo settore, ma vorremmo sapere con quali procedure e iniziative.

  PRESIDENTE. Se può fare per cortesia l'ultima domanda.

  LAURA PUPPATO. Sarò velocissima. Relativamente al tema Colari, diamo per scontato che sappiamo quanto è avvenuto, anche perché ci sono state altre audizioni e per fortuna – lo dico come cittadino di questa città – c’è stata una definizione della questione relativa al concordato, che ha causato un danno economico non così rilevante come quello che sembrava profilarsi di 900 milioni. Vorrei però capire se risulti vero ed eventualmente riusciate a giustificarmi l'esistenza di una delibera del 7 agosto in cui la Regione approva i maggiori costi sostenuti da Colari per il trattamento dei rifiuti solidi urbani del comune di Roma quando non c’è stata ancora una decisione definitiva del Consiglio di Stato. Questo potrebbe rappresentare un rischio per la stessa amministrazione della Regione Lazio, per cui vorrei capire questa decisione assunta nel mese di agosto. Grazie.

  PRESIDENTE. Passerei quindi a un primo giro di risposte, per poi fare un altro giro di domande.

  MICHELE CIVITA, Assessore alle politiche del territorio, mobilità, rifiuti della Regione Lazio. In primo luogo, vorrei chiarire il malinteso: la senatrice Puppato parlava di 19 discariche da bonificare, ma queste sono vecchissime discariche non in attività. Noi abbiamo parlato della gestione dei rifiuti, mentre quello è un tema legato alle bonifiche, problema complesso ma che non attiene alla gestione dei rifiuti: sono cose di ormai 20-30-40 anni fa.

  PRESIDENTE. Poiché ci occupiamo anche di bonifiche, ci interessava capire anche questo aspetto.

  MICHELE CIVITA, Assessore alle politiche del territorio, mobilità, rifiuti della Regione Lazio. Quindi, non c’è alcuna rettifica da fare: c’è un tavolo presso il Ministero dell'ambiente, se ne occupa il mio collega Fabio Refrigeri, che sta lavorando per dare risposta al problema; ovviamente vi è un'attività in corso.

Pag. 22

  STEFANO VIGNAROLI. Scusi, noi eravamo a Frosinone e all'assessore Refrigeri ho chiesto una relazione su questi 19 siti; all'inizio non voleva rispondere, ma poi ho insistito e ha detto che era una responsabilità dell'assessore Civita, quindi, mettetevi d'accordo ! Noi, però, alla fine, vorremmo una relazione su questi 19 siti. Grazie.

  NICOLA ZINGARETTI, Presidente della Giunta della Regione Lazio. Ovviamente forniremo alla Commissione la relazione sulla situazione delle discariche negli ultimi cinquant'anni della Regione Lazio.

  PRESIDENTE. A noi interessa questo aspetto, che è foriero di un'infrazione comunitaria e per cui spendiamo dei quattrini, perché voi ne avete 19 ma non sono solo le vostre, posto che in Italia ce ne sono diverse: alcune sono vere discariche, altre forse non sono più tali, però ci interessa capire come sanarle. Vorremmo conoscere, quindi, lo stato dell'arte, anche per fare un lavoro di moral suasion nei confronti del Ministero; ci interessa anche dare una mano per risolvere il problema.

  MICHELE CIVITA, Assessore alle politiche del territorio, mobilità, rifiuti della Regione Lazio. Chiarito questo aspetto, la situazione dello smaltimento dei rifiuti e delle discariche del Lazio è quella descritta dal presidente. Adesso sembra un aspetto scontato, ma vi garantisco che è il frutto di un lavoro avviato da chi ci ha preceduto, che però è stato molto difficile, molto impegnativo e molto complesso, ma abbiamo voluto portare avanti con coraggio e determinazione. Per quanto riguarda gli aspetti che ci chiedevate, in primo luogo c’è la questione del piano. Certo, gli ecodistretti sono una proposta in linea con il lavoro che abbiamo messo in campo; il Comune di Roma ha avanzato un primo progetto concreto, che si trova in fase di valutazione integrata ambientale; appena questa procedura complessa sarà completata, essendo già avviata la Conferenza dei servizi, saremo in grado di rilasciare l'AIA in tempi rapidi. L'AMA si è avvantaggiata pubblicando il bando per la realizzazione dell'impianto di compostaggio, che è subordinata a tutte le autorizzazioni necessarie, in modo tale che quando le autorizzazioni arriveranno, l'AMA avrà già il soggetto che realizza l'impianto e quindi saremo operativi. Nel frattempo in Regione Lazio abbiamo già autorizzato ulteriori 90.000 tonnellate, quindi è già completata la fase autorizzativa; prima c'era la competenza delle province, mentre ora, vista l'urgenza per l'aumento significativo di raccolta differenziata, tale competenza è tornata regionale e abbiamo dato una forte accelerazione, sapendo che sono procedure amministrative su cui contano i pareri di tutti gli enti interpellati.

  LAURA PUPPATO. Scusi, dove ?

  MICHELE CIVITA, Assessore alle politiche del territorio, mobilità, rifiuti della Regione Lazio. Nel resto della regione, tra la provincia di Viterbo, la provincia di Latina e anche la provincia di Roma. Si tratta di 3 impianti, oltre ad altri che hanno avuto dalle province ulteriori aumenti, come l'impianto della Kyklos di Aprilia, che la provincia di Latina – prima di passare le competenze alla Regione – ha ulteriormente autorizzato. Gli impianti sono tre, uno in provincia di Roma, uno di Latina e uno di Viterbo, impianti dimensionati per quei territori.
  Per quanto riguarda il piano in generale, stiamo lavorando al tavolo di competenza del Ministero dell'ambiente per il decreto sulla termovalorizzazione e gli impianti di compostaggio. Ovviamente, facciamo anche una verifica legata ai fabbisogni, sui quali c’è un lavoro attento da fare. Dai dati in nostro possesso, dalle proiezioni per il futuro e dal lavoro che è in campo, possiamo con certezza dire di no al nuovo impianto di Albano, impianto autorizzato – tra qualche mese scade l'autorizzazione quinquennale – e mai realizzato. Su Malagrotta stiamo facendo le verifiche insieme al Ministero, quindi siamo in una fase interlocutoria. Si tratta di un lavoro importante, che va fatto con serietà e con responsabilità. Sugli ATO, Pag. 23anche per ragioni di spending review, stiamo discutendo gli ATO sull'acqua (dobbiamo andare in analogia a quello che facciamo sull'acqua), anche se personalmente ritengo che per quanto riguarda la gestione dei rifiuti, un conto è il recupero e il trattamento sul quale ci sono margini più ampi, un conto è tutto il resto, essendo evidente che l'ambito dovrebbe avere stessi servizi e stessa tariffa; tuttavia è difficile immaginare che ci siano la stessa tariffa e gli stessi servizi a Civitavecchia e a Roma, a Latina e a Roma, quindi non vedo un ambito regionale su questi aspetti. Vedrei più ambiti o sub-ambiti addirittura inferiori, in particolare per quanto riguarda Roma, all'ambito provinciale, invece, per gli altri, su questi aspetti, un ATO provinciale. Su questo, però, aspettiamo la chiusura imminente degli ATO sull'acqua, per poi definire una nostra proposta definitiva, che verrà discussa dal Consiglio regionale. Sugli altri aspetti credo che la relazione sia stata molto chiara, quindi affronto le questioni di merito poste dall'onorevole Vignaroli. Per quanto riguarda la bonifica di Malagrotta e il capping, le attività di bonifica sono già iniziate su iniziativa pressante della Regione e del Comune di Roma. Si era determinato un cratere che non metteva in sicurezza alcuni argini della vecchia discarica; vi era stata anche la proposta di utilizzare quel cratere per abbancare ulteriori rifiuti, ma si sono avviate le attività di bonifica – non saprei come definirle se non così – con la terra inerte, con i rifiuti. Abbiamo più volte richiesto formalmente un nuovo progetto di capping; non c’è dubbio che le varie autorizzazioni commissariali abbiano modificato lo stato dei luoghi, quindi anche il progetto a suo tempo approvato oggi non è più attuale. Abbiamo già inviato una diffida.

  STEFANO VIGNAROLI. Ci può dare questa diffida ?

  MICHELE CIVITA, Assessore alle politiche del territorio, mobilità, rifiuti della Regione Lazio. Ovviamente, perché è tutto documentato.

  STEFANO VIGNAROLI. Ma state lavorando in sinergia con il Comune oppure ognuno per fatti suoi ?

  MICHELE CIVITA, Assessore alle politiche del territorio, mobilità, rifiuti della Regione Lazio. Ovviamente l'AMA è il soggetto gestore, non il Comune di Roma; lei cita sempre il valente amministratore delegato dell'AMA, che è il soggetto gestore. Noi stiamo lavorando; sono attività amministrative che si stanno facendo su un chiaro indirizzo che abbiamo dato e si stanno facendo anche con il Comune di Roma.

  STEFANO VIGNAROLI. Io parlavo delle tariffe...

  MICHELE CIVITA, Assessore alle politiche del territorio, mobilità, rifiuti della Regione Lazio. È chiaro che per quanto riguarda municipi e Comune di Roma, dobbiamo rispettare le tempistiche e le procedure che la legge prevede; il comune e il municipio hanno ovviamente un'urgenza che deriva da una storia difficile e complessa come quella della Valle Galeria, che molti di noi conoscono e dove, soprattutto ora, chiusa finalmente la discarica di Malagrotta, vedono finalmente la possibilità di avviare un processo di risanamento, quindi è giustificata ed evidente la loro impazienza. Per quanto riguarda le tariffe, domanda posta sia dall'onorevole Vignaioli, sia dalla senatrice Puppato, abbiamo dato mandato agli uffici della Regione di rivedere tutte le tariffe, perché erano bloccate da troppo tempo; c'era una Commissione esterna che le valutava, quindi abbiamo semplificato e le stiamo rivedendo tutte. In questo quadro la Regione Lazio sta lavorando insieme con il Ministero dell'ambiente in base al lodo arbitrale per rideterminare la tariffa del TMB di Malagrotta; è un lavoro complesso, che stiamo facendo con il Ministero dell'ambiente e che spero possa portare del mese di ottobre o novembre a una definizione tecnica di questi costi.
  La tariffa che abbiamo aumentato il 7 agosto, non con una delibera ma con una Pag. 24determina dirigenziale, deriva dalla conclusione di queste verifiche sulle tariffe effettuate dall'ufficio; anche il non fare ciò poteva essere un problema, legato non all'impianto di trattamento ma esclusivamente agli scarti in discarica. Non c’è dubbio che da quando si è chiusa Malagrotta, Colari ha dovuto, così come il Comune di Roma, portare questi scarti in altri impianti di smaltimento, verificando i costi sostenuti. Gli uffici hanno fatto le verifiche e i costi erano molto più alti (oltre 50 milioni); la verifica ha comportato un aumento di 30 milioni, però era un dato oggettivo da cui non ci potevamo esimere. La tariffa è la quota legata agli scarti da quando è stata chiusa Malagrotta, quindi non è legata al costo del trattamento, a cui si aggiunge il costo di conferimento, che è quello più semplice da valutare; il lavoro che si sta facendo con il Ministero riguarda il costo del trattamento, cioè del TMB. Questo è stato fatto: erano tutti consapevoli – il Comune di Roma e l'AMA – del lavoro che stavamo facendo e, dal loro punto di vista, come anche dal punto di vista di comuni quali Fiumicino e Ciampino, c’è stata da parte nostra una profonda attenzione amministrativa. Si tratta di una delle ultime verifiche fatte, anche perché AMA e il Comune di Roma hanno nei confronti di Colari un contenzioso enorme; pagano molto il tritovagliato (175 euro a tonnellata), ma è un'attività non tariffata sul libero mercato perché poi va a recupero, quindi è evidente che ne hanno necessità. Noi proveremo ad aiutarli politicamente, nel rispetto di tutte le normative, per aprire un tavolo che garantisca i comuni, affinché ci siano meno problemi possibili, però vi è un dato oggettivo, impossibile da contestare: da quando si è chiusa Malagrotta, il costo di conferimento è aumentato. A Guidonia la discarica è chiusa; per noi vanno avviate, come per Malagrotta, le attività di bonifica e di capping; a Cupinoro la situazione è molto diversa, perché la discarica è impossibilitata a ricevere ulteriori quantitativi di scarti per un parere della sovrintendenza, che la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha bocciato. Noi abbiamo fatto ricorso contro quel parere, per questo è importante che il presidente evidenzi l'utilizzo di procedure ordinarie, posto che prima, con i decreti commissariali, venivano superati questi pareri, mentre noi abbiamo fatto ricorso contro il parere della sovrintendenza e il Consiglio dei Ministri ci ha dato ragione. Non pensiamo a grandi impianti di smaltimento bensì a piccoli siti, posto che non avremo più bisogno di grandi siti, visto anche il lavoro che stiamo facendo sulla raccolta differenziata; i rifiuti, infatti, vengono tutti trattati e stanno diminuendo sia per le politiche che per la crisi. Noi pensiamo a piccoli siti dove vengano smaltiti rifiuti trattati e resi il più possibile inerti.
  Per quanto riguarda le fideiussioni, a Cupinoro c’è una vicenda su cui abbiamo avviato tutte le procedure di verifica; è una vicenda che risale al 2004; il soggetto privato che gestiva la discarica è fallito e ha lasciato la discarica in condizioni drammatiche, senza alcuna fideiussione, quindi l'intervento, sia del comune di Bracciano, sia nostro, mira a recuperare una situazione drammatica. Stiamo verificando se ci siano ancora le condizioni per fare azioni in danno; è vero, infatti, che per il reato amministrativo sono abbondantemente superati i cinque anni, però se lo stesso imprenditore ha avuto processi penali, ciò è ancora possibile. Appena appreso questo, abbiamo messo in campo ogni iniziativa e la nostra avvocatura sta lavorando. Per quanto riguarda le fideiussioni su Malagrotta, sarà nostro compito mandare tutto alla dottoressa Tosini, la dirigente alle sue spalle. L'attività di verifica che stiamo facendo ha riguardato tutte queste situazioni, soprattutto figlie di attività commissariali, posto che queste questioni quando c’è un'attività commissariale rischiano di perdersi. Mi pare di avere risposto a tutto.

  PRESIDENTE. Sì, grazie. C’è ancora qualche domanda.

  PAOLA NUGNES. Buongiorno e grazie; chiaramente molte domande sono state Pag. 25fatte, molti argomenti sono stati toccati, però, per quanto riguarda il progetto che lei ha detto, assessore, su Malagrotta – un progetto che è giustamente da rivedere, perché ci sono delle novità – lei non ha fatto riferimento alle risultanze del Politecnico di Torino sull'inquinamento delle acque di falda e volevo sapere se questa revisione preveda anche questi dati così allarmanti. Per quanto riguarda le discariche, ne aggiungo due a quelle già citate dai miei colleghi. Per quanto riguarda Colle Fagiolara vorrei conoscere la situazione degli accantonamenti post mortem e delle fideiussioni; per quanto riguarda la discarica di Borgo Montello, poiché è in corso un processo per avvelenamento delle acque, ma c’è anche una richiesta di ampliamento, vorremmo sapere cosa intenda fare la Regione, visto che la discarica è in esaurimento, cioè se intenda chiuderla e procedere alla bonifica, ovvero autorizzare l'eventuale ampliamento. Per quanto riguarda il presidente Fortini, si è comunque parlato di un cambio di progettazione, sostenendo che adesso l'attuale gestione dei rifiuti produca rifiuti dai rifiuti e si debba quindi cambiare anche l'impiantistica. Il progetto degli ecodistretti, in tal senso, tenderebbe a una revisione dell'impiantistica esistente. Mi chiedo se, rispetto al piano regionale che è ancora in discussione, benché si stiano facendo già delle valutazioni con il Ministero sull'impiantistica necessaria, si stia tenendo conto di questo suggerimento di inversione di tendenza, cioè di questa progettualità, oppure si stia procedendo sulla vecchia linea europea, laddove però anche l'Europa si sta spostando sul recupero della materia. Per quanto riguarda i cementifici, tornando al presidente Fortini, si capisce che per lui molto del recupero riguarda la materia energetica, quindi, produrre più CSS. Nel Lazio ci sono già cementifici che bruciano CSS: ci sono richieste di autorizzazioni per questa attività ? Vedo che lei mi sta rispondendo di no. Per quanto riguarda i conferimenti fuori regione, c'erano vecchi accordi in essere: sono stati prorogati, per quanto riguarda l'articolo 35 dello Sblocca Italia, avete intenzione di usufruire di questa possibilità anche fuori dall'emergenza ? Sugli ATO ha già risposto, quindi ho concluso le mie domande.

  FILIBERTO ZARATTI. Grazie al presidente Zingaretti e all'assessore Civita. Farò una rapida considerazione e tre domande. Quattro buone notizie: non ci sono più gestioni commissariali e ci sono, finalmente, procedure ordinarie, l'autosufficienza degli impianti di trattamento, la raccolta differenziata stimata al 40 per cento e la cancellazione dell'inceneritore di Albano. Mi pare che da questi dati emerga con forza una conclusione logica, banale: l'aumento della raccolta differenziata riduce la necessità di impianti di termocombustione, tanto che voi, portando la raccolta differenziata al 40 per cento, avete cancellato l'impianto di Albano. La mia domanda, quindi, è questa: avete pensato di inserire nella revisione del piano la possibilità di dismettere gli inceneritori, soprattutto quelli obsoleti, a cominciare da quelli di Colleferro ? Se infatti portassimo, come spero vogliate fare, la raccolta differenziata al 60-70 per cento, diminuirà drasticamente la necessità di combustione, a meno che non si vogliano importare i rifiuti, cosa che andrebbe comunque inserita nel piano, ma che non credo sia vostra intenzione. La seconda domanda che voglio fare è questa: non ho ben capito quando pensiate di arrivare all'autosufficienza per quanto riguarda gli impianti dell'umido; è in atto l’iter per alcuni impianti, ma l'autosufficienza è un elemento fondamentale per quanto riguarda i costi della raccolta differenziata, perché, come sappiamo, lo smaltimento dell'umido fuori regione è per i comuni un costo importante; vorrei quindi capire quando pensiate di arrivare all'autosufficienza. La terza domanda si ricollega alla seconda. Voi avete dato un impulso importante, che il presidente ha quantizzato in 186 milioni, con contributi diretti ai comuni al fine di avviare la raccolta differenziata. Pensate che i comuni possano farcela nella gestione a regime della raccolta differenziata senza Pag. 26ulteriori contributi da parte regionale e quanto ciò inciderà sull'aumento delle tariffe che saranno costretti ad applicare per gestire la raccolta differenziata in mancanza di contributi ?

  PRESIDENTE. Darei adesso la parola all'onorevole Polverini, poi dovremo regolare il prosieguo dei nostri lavori perché alle 14 abbiamo l'audizione con il sindaco Marino. Quindi, potremmo completare l’iter delle domande e poi, eventualmente, chiedere al presidente Zingaretti di tornare. Se siete d'accordo, possiamo fare così.

  RENATA POLVERINI. Diciamo che dobbiamo cambiare questa metodologia, presidente, nel senso che quando abbiamo ospiti autorevoli, come nella giornata di oggi, dobbiamo darci più tempo, oppure regole precise entro le quali far rientrare domande e risposte, altrimenti finiamo sempre le audizioni chiedendo di inviarci le risposte per iscritto.

  PRESIDENTE. Abbiamo detto che il presidente Zingaretti ritornerà e abbiamo fatto ciò anche con il presidente della Regione Sicilia.

  RENATA POLVERINI. Dico semplicemente che finisce sempre così; non è una critica ma propongo di darci una regola, magari facendo a turno nelle domande, così finalmente qualcuno riesce ad avere una risposta in Commissione, altrimenti finisce che c’è sempre chi ottiene delle risposte e chi deve attendere la risposta scritta. Non voglio coinvolgere in questa discussione il presidente e l'assessore, però questo comincia ad essere un problema. Faccio ora alcune – poche – domande, anche perché su alcune questioni ho già avuto delle risposte grazie alle domande fatte dai colleghi. Non ho capito a che punto sia la procedura di infrazione del Lazio, anche perché ho letto che la Regione ha comunicato che tutte le questioni sollevate da Bruxelles erano state sanate; tuttavia la Commissione ha mantenuto ancora aperta la procedura, quindi, forse, mi manca una parte; ne approfitto per chiedere, qualora sia ancora aperta, quale sia la motivazione di ciò. La seconda questione che volevo porre riguarda la discarica di Cupinoro, non tanto la discarica, su cui le domande sono già state fatte nel merito specifico, quanto la gestione da parte della Bracciano Ambiente. Essendomi occupata di questo tema in questa regione, vorrei che le cose stessero come abbiamo sentito, però mi risulta che la Bracciano Ambiente non goda di ottima salute, come purtroppo anche il sindaco citato dall'assessore, visto che il 17 agosto ha subìto una condanna a 900 mila euro, che probabilmente supererà; però credo che in questo momento abbia diverse cose di cui preoccuparsi. Ho visto che il sindaco ha impugnato, quindi vorrei sapere se, anche da questo punto di vista, la Regione sia coinvolta, ma soprattutto la situazione della Bracciano Ambiente rispetto a ciò che si dovrebbe fare nel post mortem. Mi ricollego, poi, alle considerazioni dell'onorevole Zaratti per chiedere quale sia lo stato di salute e soprattutto l'intenzione della Regione rispetto a Lazio Ambiente (lo dico perché sono stati citati gli impianti di Colleferro che sono gestiti da Lazio Ambiente). Non ho capito, infine, se la Regione voglia rifare un piano o correggere strada mediante il piano già in vita, perché questo non è un dettaglio, in quanto quello che ho ascoltato rimette in discussione tutto: se è vero che l'ATO regionale non va bene e ci vogliono ATO sempre più piccoli, cambia completamente la filosofia. Mi auguro che la differenziata vada avanti e faccio tanti auguri, in particolare alla città di Roma, però capisco la complessità del problema. In più, come veniva ricordato dal collega Zaratti, se anche l'impiantistica è obsoleta, parliamo di un piano che, nella sostanza, non c’è più, quindi credo che l'amministrazione debba prenderne atto e procedere di conseguenza. La questione sulla quale la Commissione ha ancora più titolo ad intervenire con i nostri ospiti riguarda due tematiche apparse sui giornali, che forse sono meno gravi di come i giornali le hanno esposte. Una è la famosa inchiesta Pag. 27sulla discarica dell'Inviolata, che ha coinvolto il vicepresidente Smeriglio, che dichiara di avere a sua insaputa sottoscritto ad agosto un atto che ampliava quel sito. Siccome ho sentito che il 7 agosto c’è stata un'altra determina, mi fa piacere che siate molto attivi anche nei mesi estivi, però mi sembra che la questione sia molto delicata. Ho già citato la questione, ma abbiamo letto dai giornali che ci sarebbe un'inchiesta su Lazio Ambiente, quindi vorrei sapere se ciò vi risulti e di cosa stiamo parlando.

  PAOLO ARRIGONI. Lei ha parlato di un sistema di gestione dei rifiuti in equilibrio, che punta a un aumento della percentuale della raccolta differenziata, basandosi su nuovi impianti di compostaggio; ha detto no al gassificatore di Albano e, in questo sistema in equilibrio, ha parlato di smaltimento dell'indifferenziato in discarica. Le chiedo: nella revisione o nel nuovo piano di gestione dei rifiuti, continuerà ad esserci lo smaltimento in discarica o cos'altro ? Sull'autosufficienza della Regione Lazio in ordine al rifiuto solido urbano, vorrei conoscere il valore assoluto di tonnellate di rifiuto solido rubano conferito fuori regione e quale sia il piano di riduzione a zero per un'autosufficienza dei rifiuti.
  L'ultima domanda riguarda il servizio idrico integrato, che è stato toccato marginalmente, però questa Commissione d'inchiesta si occupa anche di questo. Qual è la percentuale di territorio laziale servita da pubblica fognatura, quale la percentuale di territorio laziale servita da depurazione, quali sono le procedure di infrazione europee in termini di quantità, ma anche di caratteristiche, relativamente al servizio idrico integrato e quale il piano degli investimenti messo in atto dalla Regione Lazio con gli ATO in ordine al superamento dei disservizi e di queste procedure d'infrazione ?

  PIERGIORGIO CARRESCIA. Avete detto che non sono stati ancora individuati i soggetti gestori degli ATO e che si attende di vedere l'esito dell'assetto che verrà dato per il servizio idrico. Dato che l'obbligo per le regioni risale al 2009, poi prorogato al 2012, non pensa che protrarre ulteriormente questa mancanza di governance non giovi alla soluzione del problema ?
  L'articolo 205 del Testo unico prevede un'addizionale del 20 per cento sul tributo per il deposito in discarica dei rifiuti, se non sono conseguiti gli obiettivi di raccolta differenziata. La media del Lazio è 43-44 per cento e l'addizionale deve essere applicata dall'autorità d'ambito che è stata soppressa e oggi dal soggetto che doveva subentrare alle autorità d'ambito. In questa fase, chi provvede a ripartire fra i comuni l'addizionale, qual è il gettito e per cosa è utilizzato ? Sullo schema del decreto ministeriale, sull'articolo 35 dello Sblocca Italia, viene stimato dal Ministero un fabbisogno teorico di incenerimento inferiore di circa 53.000 tonnellate rispetto alla capacità complessiva di incenerimento della regione. Mi chiedo, allora, perché esportate i rifiuti fuori regione ! Da ultimo, una riflessione sul bando di gara a cui faceva riferimento l'assessore, fatto su un impianto ancora senza valutazione di impatto ambientale e senza autorizzazione: il rischio è che, con le prescrizioni autorizzatorie che hanno impatto sui costi, si apra un contenzioso e si allunghino ulteriormente i tempi per l'impianto.

  ALBERTO ZOLEZZI. Volevo semplicemente chiedere se abbiate pensato di avvalervi della regola economica. Nelle varie missioni che svolte abbiamo notato come spesso, laddove si riesce ad accedere a incentivi, per quanto riguarda sia gli inceneritori ancora attivi nel Lazio, sia eventuali impianti di gestione anaerobica, si creino spesso storture, anche perché parliamo di sanzioni europee e di costi di impianti. Riuscire a gestire rifiuti senza impianti di recupero energetico, a parte la riduzione dell'inquinamento, è quindi un modo per andare verso un'etica della gestione, una semplicità e una risoluzione dell'emergenza.

  LAURA PUPPATO. Vorrei capire quanto incassi la Regione di ecotassa, se Pag. 28abbiate intenzione di aumentarla (visti anche i nuovi indirizzi a livello europeo per impedire che si continui a utilizzare il sistema discariche) e quanto di quella ecotassa abbiate investito in impiantistica e quanto in raccolta differenziata e formazione. A Ponte Malnome c’è un impianto vetusto per il termotrattamento dei rifiuti sanitari, che ha necessità di un revamping. Vorrei capire se sia vostro interesse far ciò e in che tempi. Vi chiederei di chiarire quanto effettivamente rispetto al FOS e al TMB venga oggi esportato, perché risulta che ci sono 163 camion al giorno che vanno in 8 regioni per 55 impianti, quindi, prima di arrivare all'autosufficienza bisognerà ragionare bene su quello che è necessario fare, soprattutto sugli impianti di riciclo e di recupero della materia prima seconda.

  STEFANO VIGNAROLI. Ad alcune domande è stato risposto un po’ genericamente, quindi ne aggiungo altre per avere una risposta scritta. Per quanto riguarda Bracciano, come evidenziato dall'onorevole Polverini, il sindaco è stato condannato perché non è mai entrato in funzione un macchinario di gestione del percolato, quindi, mi domando perché non abbiate controllato; per quanto riguarda poi il buco di bilancio, c’è un'indagine della Guardia di finanza che riguarda il «gioco delle tre carte» che è stato fatto con la delibera n. 317 del 2014, cioè l'abbuono dell'ecotassa da parte della Regione Lazio. Si è utilizzata sia come ecotassa, sia come fideiussione e si è creato un buco di circa 30 milioni di euro: non male per un comune di 20.000 abitanti ! Mi domando perché non si sia controllato e i soldi della fideiussione siano spariti.
  Per quanto riguarda Vaira 1, non ho capito bene quale sia la posizione della Regione, visto che anche la dottoressa Tosini spingeva per allargare la discarica. Per quanto riguarda il presidente dell'AMA e il prefetto di Roma, è emerso che tra i problemi di Roma c’è anche la Regione, che secondo il prefetto ha interpretato fiscalmente alcune regole. Il presidente dell'AMA, dottor Fortini, è andato in procura quasi a sottolineare che in Regione qualcuno rema contro. Mi riferisco in particolare al bando Paoletti, di cui vi saremmo grati se poteste darci notizie. La società doveva portare il 70 per cento del compost a Frosinone, alla MAD, ma per controlli della Regione e dell'ARPA, secondo il prefetto troppo fiscali, questa è stata costretta a fare tornare il rifiuto a Roma, dove però mancano una discarica o uno spazio idoneo (e se ci sono, sono tutti in mano a Cerroni). Anche in merito alla mia precedente domanda sulla sudditanza psicologica, vorrei sapere come stiano i fatti.
  Sull'indifferenziato ammonta a circa 15 euro a tonnellata la tariffa che il gestore di una discarica deve pagare alla Regione, però dagli studi europei viene scoraggiato l'uso della discarica soltanto da 40 euro a tonnellata. Mi domando quanto incassiate di ecotassa dopo la chiusura di Malagrotta, quale sia la differenza di entrate, come vengano destinati questi soldi e se abbiate intenzione di aumentarla.

  PAOLA NUGNES. Ho una domanda secca e un riferimento. Lei ha detto che da febbraio 2014 tutto il conferimento nelle discariche è a norma, mentre la sentenza del 15 ottobre 2014 del Consiglio di Stato europeo ha stabilito che così non è, quindi volevo...

  NICOLA ZINGARETTI, Presidente della Giunta della Regione Lazio. Probabilmente bisogna vedere a quale periodo si riferisce la sentenza.

  PAOLA NUGNES. Però è stato stabilito che il tritovagliato non è a norma. Poiché c’è stata una fase in cui il tritovagliato veniva considerato a norma in molte regioni, tra cui anche la Sicilia, mi chiedevo se il conferimento in discarica di cui parlava sia semplicemente un tritovagliato o un conferimento più adeguato. Per quanto riguarda l'ecotassa e l'Autorità garante della concorrenza, in una lettera del 4 settembre questa anomalia, specificamente per la Regione Lazio, viene messa in evidenza. Vorrei sapere, quindi, se ci sia Pag. 29stata una risposta al presidente dell'Autorità garante e se possa essere data alla Commissione. Grazie.

  PRESIDENTE. Adesso proveremo a metterci d'accordo con il presidente Zingaretti per organizzare una seconda occasione di incontro. Intanto, anche a nome della Commissione, ringrazio lui, l'assessore Civita e i suoi collaboratori per l'odierna presenza, rinviando il seguito dell'audizione a data da definire.

Audizione del sindaco di Roma, Ignazio Marino.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del sindaco di Roma, Ignazio Marino, accompagnato dall'assessore all'ambiente e rifiuti, Estella Marino, e dal capo di gabinetto, il consigliere Luigi Fucito, nonché da altri colleghi dello staff tecnico, che ringrazio per la presenza. Ricordo che la Commissione si occupa degli illeciti ambientali relativi al ciclo dei rifiuti, ma anche dei reati contro la pubblica amministrazione e dei reati associativi connessi al ciclo dei rifiuti stessi, nonché al tema delle bonifiche. L'audizione odierna rientra nell'ambito dell'approfondimento in corso di svolgimento sulla regione Lazio. In particolare, ricordo che la Commissione, nel corso della giornata del 22 luglio scorso, ha svolto una serie di audizioni presso la prefettura di Roma incentrate essenzialmente sulla situazione relativa a questa provincia, nonché sulla capitale.
  Avverto i nostri ospiti che della presente audizione viene redatto un resoconto stenografico e che, se lo riterranno opportuno, consentendo la Commissione, i lavori proseguiranno in seduta segreta, invitando comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale. Nel cedere la parola al sindaco Marino, vi chiederei, veramente in sintesi, di rappresentarci lo stato dell'arte. Seguiranno, eventualmente, alcune domande da parte dei colleghi. Qualora non riuscissimo ad esaurire la nostra interlocuzione oggi, ci riaggiorneremo. Do quindi la parola al sindaco di Roma, Ignazio Marino.

  IGNAZIO MARINO, Sindaco di Roma. Grazie, signor presidente, onorevoli senatori e onorevoli deputati. La chiusura della discarica di Malagrotta ha determinato un cambiamento epocale nella gestione dei rifiuti della capitale, con il superamento dello smaltimento in discarica come unica soluzione praticata. Voglio solo far presente che la questione della discarica come unica soluzione praticata era, di fatto, presente fin dagli anni Sessanta, ma non era mai stata affrontata. La discarica di Malagrotta era divenuta la più grande discarica del pianeta Terra. Quella più grande in assoluto era Fresh Kills, che serviva l'isola di Manhattan, che venne chiusa nel 2001 e fu brevemente riaperta dopo l'11 settembre per raccogliere le scorie dei grattacieli distrutti. Dal 2001, quindi, Malagrotta era la più grande discarica della Terra. La sua chiusura ha determinato, inoltre, un profondo cambiamento di paradigma, che attraverso la raccolta differenziata sta liberando risorse, prima dissipate e oggi disponibili, per essere trasformate e nuovamente inserite nel sistema produttivo.
  I rifiuti urbani di Roma sono attualmente raccolti con la modalità della raccolta differenziata in 12 dei 15 municipi della nostra città. Entro la primavera del 2016 tutta la città sarà servita con il modello di raccolta differenziata a cinque frazioni, sia con la modalità stradale, sia con quella del porta a porta. La quantità di raccolta differenziata si è consolidata, da inizio anno a oggi, al 43 per cento dei rifiuti prodotti, mentre si sta operando per raggiungere il 50 per cento entro il mese di dicembre 2015. Come termine di paragone mi piacerebbe usare Berlino, che in questo momento è al 41 per cento. Le matrici secche dei rifiuti urbani riciclabili sono interamente consegnate a impianti di selezione e valorizzazione per lo più dislocati nel perimetro metropolitano. La componente dei rifiuti urbani biodegradabili proveniente dalla raccolta differenziata Pag. 30è avviata al trattamento nell'impianto di compostaggio di Maccarese, di proprietà dell'azienda municipale AMA, nel quale viene lavorato circa il 10 per cento dei rifiuti urbani biodegradabili. Il restante 90 per cento viene conferito giornalmente in impianti autorizzati delle regioni Emilia-Romagna, Veneto, Lombardia e Friuli. Presso il nostro impianto di Maccarese si effettuano operazioni di trasferenza dei rifiuti urbani biodegradabili destinati al trattamento a distanza. La crescita della raccolta della frazione organica non trova riscontro nell'impiantistica disponibile nella regione Lazio, fortemente sottodimensionata. AMA ha presentato, nell'aprile 2015, l'autorizzazione per la realizzazione di un impianto di compostaggio con pretrattamento e digestione anaerobica della potenzialità di 50.000 tonnellate all'anno. A seguito di specifica autorizzazione regionale si confida di porre la prima pietra del nuovo impianto a Rocca Cencia, sito di proprietà dell'AMA, entro la fine del 2015.
  A partire dal mese di settembre sarà implementato un nuovo modello di raccolta presso le utenze non domestiche cittadine caratterizzato da importanti obiettivi di aumento delle utenze servite e di significativa razionalizzazione economica. I rifiuti urbani residui, i cosiddetti RUR, in calo a seguito dell'incremento della raccolta differenziata, ossia quelli non consegnati a piattaforme di selezione e recupero ovvero a impianti di compostaggio, sono conferiti a impianti di trattamento meccanico-biologico, i cosiddetti TMB. Tutti i rifiuti urbani di Roma Capitale vengono così trattati in modo da minimizzare il potenziale carico inquinante. AMA è proprietaria di due dei quattro impianti presenti nel territorio del Comune. Gli altri sono di proprietà di un gruppo privato, che si chiama COLARI. Il combustibile derivato dai rifiuti estratto dai processi di trattamento meccanico-biologico è prevalentemente recuperato a energia negli impianti di incenerimento situati a Colleferro e a San Vittore, nella regione Lazio. Il 70 per cento del combustibile derivato dai rifiuti è prodotto a Roma, mentre il rimanente è collocato sul mercato nazionale, per quanto riguarda AMA con gare, per quanto riguarda COLARI con accordi commerciali diretti. La frazione organica stabilizzata, il cosiddetto FOS, è inviata fuori dal territorio regionale perché non vi sono in loco disponibilità di recupero o di smaltimento. La frazione organica stabilizzata ottenuta da rifiuti urbani residui generati a Roma e ora accettata dalla SAF SpA di Frosinone, per circa 200 tonnellate al giorno, per sei giorni a settimana ed è collocata in una discarica di servizio sita nella provincia di Frosinone. Gli scarti di lavorazione dei trattamenti meccanici-biologici sono inviati fuori dal territorio regionale sia a recupero, sia a smaltimento per effetto di contratti stipulati sempre con gare. Una quota di rifiuti urbani residui non conferibili negli impianti di trattamento meccanico-biologico è lavorata in uno stabilimento di tritovagliatura di proprietà anch'esso di COLARI (circa il 20 per cento dei RUR) e, dal mese di giugno 2015, in un impianto mobile di tritovagliatura collocato nel sito AMA di Rocca Cencia, in esercizio grazie all'ordinanza sindacale che emanai nel maggio del 2015. I rifiuti in uscita dall'impianto mobile di tritovagliatura di proprietà AMA sono inviati fuori regione per la combustione con recupero di energia (frazione secca di tritovagliato) per il recupero in impianti autorizzati. Ciò detto, occorre sottolineare che il sistema impiantistico laziale presenta fragilità, rigidità e precarietà che danno luogo a frequenti interruzioni di servizio e lasciano incombenti minacce di crisi nel ciclo di trattamento e smaltimento. Non mi soffermo sul merito ma, se volete dei dettagli su che cosa accade e su che cosa mette in crisi gli impianti con delle domande, sarò felice di rispondere, anche perché ho fatto molti sopralluoghi e ho visto di persona cosa accade. Il sistema è fragile poiché non presenta elementi suppletivi dimensionali o tecnici, così che il ciclo dei rifiuti di Roma si trova a collassare nel caso di momentanee indisponibilità di una sola linea di trattamento meccanico-biologico o di termotrattamento. Pag. 31L'inceneritore di Colleferro, per esempio, è vetusto e spesso interrompe le lavorazioni per guasti e manutenzioni straordinarie, ovvero per circostanze extraterritoriali, quali, a titolo d'esempio, il fermo di un impianto di incenerimento, di recupero o di smaltimento di un'altra regione. L'impossibilità di utilizzare tutte le – poche – linee di trattamento e recupero disponibili o di accedere agli smaltimenti ha come immediato riverbero l'impossibilità di svolgere ordinatamente i servizi di rimozione e raccolta dei rifiuti urbani delle aree pubbliche. La fragilità è marcatamente segnata dal fatto che non esiste nel perimetro dell'area metropolitana di Roma un sito di stoccaggio temporaneo dei rifiuti urbani, i quali, una volta raccolti, devono per forza essere conferiti agli impianti di trattamento o ai tritovagliatori. Resi indisponibili questi, o parti di essi, in assenza di siti di stoccaggio provvisorio, i rifiuti rischiano di rimanere sulle strade. La rigidità del sistema è testimoniata dal fatto che gli impianti di trattamento meccanico-biologico sono tutti utilizzati al massimo della loro capienza, salvo episodici rallentamenti dovuti a rotture, manutenzioni o problematiche extraregionali. Non vi sono, infatti, né discariche autorizzate, né inceneritori adeguati a ricevere rifiuti urbani residui in caso di estrema necessità. Il ciclo di trattamento intermedio costituisce un vincolo per i conferimenti sia dei rifiuti raccolti, sia di quelli in uscita post-lavorazione. Com’è noto, i flussi di rifiuti in uscita da impianti di trattamento meccanico-biologico o da tritovagliatori possono unicamente essere destinati a combustione oppure a discarica. Mancanti o insufficienti sono gli impianti di termovalorizzazione e totalmente mancanti gli impianti di discarica; la fase di selezione meccanico-biologica, come quella di tritovagliatura, si risolve in una strozzatura che spesso può generare una crisi. La previsione regionale di aumentare la capacità di trattamento meccanico-biologico, senza accrescere la capacità di trattamento termico e di discariche, non pare corrispondere all'esigenza di rendere il sistema più flessibile, arricchito in alcune dotazioni tecniche e più capace di aderire alla prospettiva end of waste, ora patrocinata dall'Unione europea. Anche su questo, poi, se volete, mi soffermerò nella fase delle domande con la visione che noi abbiamo prospettato alla città da qui al 2030. Difatti, il crescere della raccolta differenziata e del recupero di materia dei rifiuti urbani determinerà nel breve-medio periodo una percepibile riduzione dei rifiuti urbani residui, dalla quale si evidenzierà l’overcapacity sia delle linee di trattamento meccanico-biologico, sia delle linee di termovalorizzazione per combustibile che deriva appunto dai rifiuti. La precarietà, dunque, dovuta al fatto che l'assetto attuale è tutto orientato a generare rifiuti da rifiuti dal trattamento meccanico-biologico per alimentare discariche e inceneritori, appare arcaico rispetto alle più recenti intenzioni dell'Unione europea e appare arcaico anche rispetto a quanto viene affermandosi nella concreta esperienza della città di Roma, nella quale, entro il prossimo triennio, saremo vicini al 60 per cento di raccolta differenziata e i rifiuti urbani residui da trattare saranno poco più di 600.000 tonnellate all'anno. Questo è uno sforzo davvero straordinario. Pensate che dal momento del mio insediamento, quando eravamo intorno a poco di più del 20 per cento di raccolta differenziata, abbiamo raggiunto in un triennio quasi il 60 per cento: è lo stesso percorso che San Francisco ha fatto in quasi 18 anni, ma è anche uno stress importante per la città. Se i processi di recupero di materia dei rifiuti urbani dovessero mantenere l'attuale ritmo di crescita e ad essi fosse associata magari una riduzione dei rifiuti generata dalla concreta applicazione delle normative in essere, o di nuove norme evolutive, l'attuale configurazione fondata sul trattamento meccanico-biologico, inceneritori di combustibili derivati da rifiuti e discariche appare del tutto precaria rispetto alle prospettive che il settore, sospinto dalle leggi, già oggi intraprende. È in corso, con l'assessorato alle attività produttive, un progetto per la raccolta del vetro nelle aree interessate dal fenomeno Pag. 32della movida, progetto che ha anche riflessi di ordine pubblico, attraverso il reso incentivato dal rilascio di un coupon per lo sconto su consumazione. Si tratta di un modello che, come sapete, è utilizzato in questo momento in molte grandi aree metropolitane, come Londra, Parigi, Berlino e New York. Gli esercenti, sulla base della quantità di vetro raccolto individuato da AMA tramite sacchi con barcode, potranno ottenere uno sconto sulla tariffa rifiuti. All'attuale fragile, rigida e precaria configurazione del ciclo integrato dei rifiuti AMA, d'intesa con il suo socio unico, Roma, ha contrapposto al 2014 un'iniziativa tesa ad aumentare la quantità e la qualità dei rifiuti riciclabili da avviare al recupero di materia; a riavviare i propri due impianti di valorizzazione del multimateriale, Laurentino e Rocca Cencia, per complessive 50.000 tonnellate l'anno; a riattivare il compostaggio a Maccarese (questi impianti risultavano fermi fino alla fine del 2013); a condurre a saturazione le lavorazioni presso i propri impianti di trattamento meccanico-biologico di Salaria e Rocca Cencia, i quali nel triennio 2011-2013 lavoravano solo al 60 per cento delle loro possibilità; a progettare e avviare la costruzione di un impianto di compostaggio nel sito di Rocca Cencia quale primo elemento di un compound di stabilimenti, denominato ecodistretto, dediti alla trasformazione dei rifiuti differenziati e indifferenziati in prodotti ovvero materie prime seconde da riallocare poi sul mercato.
  Il dispiegamento delle previsioni contenute nel piano industriale pluriennale adottato nel mese di luglio 2014, produrrà, come effetto, entro il 2016, il superamento del 55 per cento di raccolta differenziata, l'attivazione di nuove linee di compostaggio per 50.000 tonnellate all'anno di rifiuti urbani biodegradabili e dei cosiddetti rifiuti verdi, il reperimento sul mercato di prossimità, con procedure a evidenza pubblica, di ulteriori quantità di rifiuti urbani biodegradabili da conferire a impianti di compostaggio privati e il potenziamento della dotazione di selezione per la valorizzazione di materie cellulosiche, plastiche e alluminio nell'ecodistretto di Rocca Cencia. Invece, entro il 2017 vorremmo raggiungere la trasformazione dell'impianto di trattamento meccanico-biologico sulla via Salaria in un impianto per la riparazione e il riuso di beni cedibili e per il recupero di materia da rifiuti ingombranti.
  Dalle iniziative dispiegate ci si attende una forte riduzione dei rifiuti urbani residui da trattare e smaltire (meno di 800.000 tonnellate l'anno dal 2016 e decrescenti negli anni successivi), maggiore valorizzazione diretta da parte di AMA dei rifiuti riciclabili e, dunque, un minor fabbisogno di termovalorizzazione e di uso di discariche. Negli anni successivi è previsto dal piano industriale pluriennale che la dismissione progressiva degli attuali impianti sia completata cedendo il passo a tecnologie che possono ricavare combustibile solido secondario dai rifiuti e mineralizzare la frazione organica stabilizzata procurata dal trattamento dei rifiuti urbani in regresso. La gestione dei rifiuti è un ambito in cui sono reali le minacce di potenziali infiltrazioni di associazioni criminali. Il presidio di un soggetto pubblico è condizione necessaria perché tali infiltrazioni non possano prodursi nei loro effetti e, tuttavia, non è sufficiente. È, infatti, richiesta un'attenta gestione dei processi sensibili al fine di monitorare e ridurre le criticità sul fronte della corruzione della gestione anomala. AMA si è impegnata e ha perseguito negli ultimi mesi un deciso e profondo processo di rinnovamento, avviando un'analisi di tutta la procedura acquisti e restituendo trasparenza e regole alla competizione di mercato. Sono state riviste significativamente le procedure di approvvigionamento, in una logica di massima trasparenza e apertura al mercato. Oggi oltre l'80 per cento degli acquisti aziendali viene svolto con procedure di gara ad evidenza pubblica. Sono stati incontrati tutti i principali fornitori aziendali per rinegoziare le condizioni contrattuali, con riferimento sia al pregresso, sia alle prestazioni future, determinando risparmi di costo su prestazioni pregresse per circa 3 milioni di euro Pag. 33e sconti sulle prestazioni future di contratti in essere fino al 25 per cento. Il processo di efficientamento dell'azienda ha interessato anche l'organizzazione del personale, con l'uscita tra il 2014 e il 2015 di 7 dirigenti del vecchio corso e la nomina, a seguito di un concorso con selezione interna su base meritocratica e nella massima trasparenza, di due nuovi dirigenti, entrambi laureati, con età media di 39 anni, su posizioni organizzative chiave, governo del ciclo integrato degli approvvigionamenti e gestione delle attività operative territoriali. Si è rafforzato il presidio delle postazioni organizzative chiave con l'identificazione attraverso concorso dei nuovi responsabili e l'introduzione del principio della job rotation, applicato a seguito di accordo sindacale su tutti i responsabili delle 50 sedi operative aziendali.
  Le resistenze al cambiamento sono state robuste e tenaci. Giova ricordare che la quarantennale supremazia del gruppo industriale privato COLARI nel trattamento e smaltimento di rifiuti urbani e residui della capitale non è mai stata conquistata con procedure di evidenza pubblica, gare competitive o selezioni trasparenti – parliamo di un periodo che va dal 1963 al momento del mio insediamento nel 2013, cioè un periodo di mezzo secolo – ma è venuta accrescendosi per causa di superfetazioni generate ora dalle emergenze, ora da bizzarre interpretazioni degli strumenti pubblici di pianificazione e programmazione. Con lo stesso approccio il trattamento e la valorizzazione dei rifiuti secchi riciclabili sono stati esclusiva attività di soggetti privati chiamiamoli storici, datando a mezzo secolo, che mai hanno acquisito tale prerogativa per effetto di gare o selezioni, bensì in virtù di una distorta interpretazione della normativa, ovvero in ragione del loro storico insediamento. Peraltro, l'inchiesta Mondo di mezzo ha rivelato che anche lo svolgimento di gare di per sé non sempre ha posto la pubblica amministrazione al riparo da pratiche illecite e illegali nella gestione di segmenti del ciclo dei rifiuti. Dal 7 aprile 2014 AMA, denunciando alla procura della Repubblica il tentativo di sottrarle circa 900 milioni di euro per tramite di un arbitrato intentato dal gruppo privato COLARI e collaborando con la stessa procura e con l'ANAC al disvelamento di pratiche assai discutibili, sia nella gestione del ciclo dei rifiuti, sia negli approvvigionamenti e acquisti di servizi e forniture, ha intessuto un rapporto collaborativo permanente con l'Autorità di vigilanza e con la magistratura, adottando nel contempo tutta la dotazione di presìdi anticorruzione disposta dalle norme, difendendo e perseguendo le finalità dell'interesse pubblico. Io mi fermerei qui.

  PRESIDENTE. Ci sono diversi riferimenti. Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni. Può cominciare a parlare un membro per gruppo e poi inizieremo un secondo giro.

  PAOLA NUGNES. La ringrazio molto e prendo atto, come diceva lei, sindaco, che c’è un'inversione di tendenza fondamentale per quanto riguarda il presidio della gestione. Tuttavia, probabilmente, questo rafforzamento del presidio, come si è espresso lei, non è esattamente dal suo insediamento, perché la relazione del prefetto, che è recente, parla di un'azienda appaltata a Mafia Capitale, con i dirigenti al libro paga. Nella fase precedente, con Alemanno, tale situazione era dovuta a intimidazione, in quella successiva – il prefetto parla di una fase successiva, in cui questo presidio non c’è stato – era dovuta a corruzione, laddove gli appalti dati in affidamento senza gara erano il 72 per cento. Io sono molto felice di sentire da lei che oggi, invece, l'80 per cento è a evidenza pubblica. Mi chiedo, anche in seguito a una relazione del MEF, che però non ho avuto modo di leggere direttamente, se il suo insediamento non l'abbia messa in condizione di avere un controllo preventivo degli appalti prorogati dal 2003, tra l'altro da una gestione che non le era affine. Io ho visto il suo discorso di insediamento, in cui lei diceva delle cose molto chiare su quello che riteneva fosse Pag. 34il suo pensiero sulla gestione precedente. Un controllo avrebbe dovuto essere, quindi, a mio giudizio, effettuato in modo preventivo: mi chiedo come mai ciò non sia avvenuto. Tra l'altro, c'era stata, a nome del dirigente poi dimessosi – se non sbaglio, tale Iudicello – una sottrazione del 72 per cento degli appalti al controllo. Questo avrebbe dovuto probabilmente sollevare la sua amministrazione e fare in modo di introdurre dei controlli. In merito vorrei avere una risposta. Vorrei avere qualche risposta, inoltre, rispetto all'apertura ai privati, in merito ai quali la sua gentilissima assessora, qui presente, ha parlato della possibilità di cercare una discarica di supporto. Visto che adesso abbiamo chiuso Malagrotta, vorrei sapere se c’è già un esito. Per quanto riguarda il tracciamento online, ossia la cablatura dei mezzi di trasporto, di cui io invece ho letto e di cui lei ha parlato, non ne ho sentito menzione adesso nella sua relazione, né in quella dell'assessora. Mi chiedevo se sia un progetto che è venuto meno. Passo all'ultima domanda, che ho già rivolto al presidente Fortini e anche al presidente della Regione, sulla dicotomia che mi sembra si stia venendo a creare tra il piano regionale e quella che lei ha nominato come una visione. Io mi chiedo se queste due parti fondamentali, ossia il comune, con l'AMA, e la Regione, stiano dialogando per questa visione. Se, effettivamente, c’è anche la necessità di un cambio di impiantistica, non vorrei che la mano destra non sapesse che cosa fa la mano sinistra. Per ultimo, se mi consente, sia il presidente Fortini, sia lei avete parlato di una fragilità del sistema. Questo aspetto non mi è proprio chiaro. Prima viene detto che il sistema è fragile perché gli impianti lavorano al massimo della loro potenzialità, poi viene detto che saranno a breve sovradimensionati. Questa circostanza, che peraltro viene ripetuta e messa continuamente in rilievo, io non riesco a collegarla in un'evidenza. Grazie.

  LAURA PUPPATO. Ringrazio il presidente, ma anche il sindaco, l'assessore nonché il tecnico presente. Entro anch'io nel merito di alcune questioni molto rapidamente con domande sintetiche. In merito alla quantità di FOS, abbiamo ascoltato prima il presidente della Regione dirci che intende costruire altri tre impianti per 30.000 tonnellate. Sollevo un'obiezione che l'assessore Marino sicuramente ricorderà: poiché sappiamo che la Regione Lazio avrà necessità, comunque, almeno intorno alle 500.000 tonnellate per la gestione del compostaggio anche in funzione della raccolta differenziata, come mai si insiste per fare impianti così piccoli ?
  Io capisco che tali impianti hanno un relativo impatto sulla popolazione, ma hanno anche costi certamente, non ottimizzati, maggiori rispetto agli impianti di maggiore rilevanza. Oggi si valutano almeno 100.000 tonnellate almeno per partire (poco fa ho dimenticato di chiedere ciò all'assessore della Ragione, che però avremo modo di rivedere): scendere addirittura sotto le 50.000 e andare a 30.000 potrebbe diventare davvero molto oneroso ! Passo alla seconda questione. Io ho letto la valutazione dell'attività che veniva svolta dagli impianti di TMB pubblici e privati, ossia i due di Malagrotta e i due privati di Salaria e Rocca Cencia. Ho visto che la Salaria, in particolare, al di là dell'incendio, aveva avuto le minore performance. La mia richiesta è come si giustifica il fatto che l'impianto pubblico abbia lavorato comunque di meno prima e come mai viene accusato COLARI di non aver saputo ottemperare all'attività che avrebbe dovuto svolgere in funzione delle necessità pubbliche, se invece gli impianti di gestione di questo tipo avevano, in realtà, addirittura un surplus di attività rispetto al massimo previsto. Inoltre, lei parlava, sindaco, della mancanza di uno stoccaggio provvisorio. Vorrei capire – qui mi rifaccio al ragionamento che faceva la collega poco fa – se questa rigidità del sistema non veda anche poco colloquio e poca elasticità da parte delle attività da mettere in campo da parte del Comune di Roma, che non è un comune qualsiasi, perché conta la metà degli abitanti della regione, rispetto alla regione medesima. Ancora, i debiti di AMA a quanto ammontano Pag. 35a oggi e come ritenete di poter risolvere questo definitivo contenzioso COLARI, rispetto agli 80/90 milioni che dovrebbe pagare il Comune, stante l'ultima sentenza ? Ritenete che vi possa essere rivalsa nei confronti dei precedenti amministratori ? C’è un'ipotesi di rivalsa nei confronti di terzi ? Passo all'ultima domanda. Oltre a complimentarmi per il fatto che avete applicato per l'80 per cento procedure a evidenza pubblica, con i risparmi che lei, sindaco, ha dichiarato, che mi appaiono essere sulla strada giusta, vorrei sapere se giustificate, a questo punto, un fatto: è un dato di fatto che noi non capiamo bene come funzionino le questioni, ascoltando le due istituzioni pubbliche maggiori del Lazio. In precedenza proprio l'assessore regionale ci comunicava che stavano revisionando le tariffe in accordo con il MATTM. Io non ho ben compreso – chiederemo ciò in un successivo colloquio – che cosa si intenda con questo, se cioè ci sia un procedimento amministrativo, se formale o di che genere. La domanda che vi pongo è questa: alla luce della riduzione dei costi che voi state avendo, degli eventuali debiti già accumulati da AMA, del fatto che è in corso anche tutto il tema che ruota attorno a Panzironi, della quantità di dipendenti e della modalità con cui questi sono stati acquisiti, potete farci un quadro generale per capire se si veda o meno una luce in fondo, cioè se sia pensabile che la raccolta differenziata, con i risultati che sta ottenendo, produca anche una riduzione di tariffe, o se invece questo è ancora un fatto illusorio rispetto alle situazioni pendenti ? Grazie.

  PAOLO ARRIGONI. Sindaco, rifaccio qui una domanda che avevo fatto a suo tempo all'assessore Marino, che si era ripromesso di portarmi una risposta. Ipotizzando il costo del servizio di igiene urbana totalmente coperto in tariffa, qual è la percentuale dell'incassato sulle tariffe e a quanto ammonta il credito incagliato, ancorché parte di questo possa essere inesigibile ? Inoltre, che cosa sta facendo il Comune di Roma per recuperare le somme, ovverosia i bollettini che non sono stati pagati da utenze domestiche e non domestiche ?
  Non ho capito se il contratto di servizio con AMA, la vostra società totalmente partecipata dal comune in-house, è stato recentemente rinnovato oppure se questo rinnovo è prossimo. Volevo sapere se, in tal senso, il Comune di Roma ha fatto un'analisi di benchmark per consolidare l'idea di affidare direttamente il servizio ovvero ricorrere al mercato per l'erogazione del servizio stesso. Infine, pongo un'ultima domanda (ne avrei altre, ma il tempo è tiranno). Anche durante le audizioni del 22 luglio sono state ventilate delle ipotesi di legalizzazione della filiera in ordine al recupero di materiale ferroso, pratica che oggi viene fatta illegalmente e principalmente da Rom: da parte della sua amministrazione comunale c’è questo intendimento oppure no ? Grazie.

  STEFANO VIGNAROLI. Grazie, sindaco. Era da un po’ che volevo incontrarla, ma non ci sono mai riuscito. Sarò sintetico, anche perché gran parte delle questioni le abbiamo già affrontate nella precedente audizione. Domando alcuni dettagli in più sul progetto AMA, che ha il brevetto – credo di aver letto così – sulla mineralizzazione del rifiuto. Nell'audizione avuta con il dottor Fortini si palesava una certa divergenza tra Regione e Comune e anche una certa sudditanza psicologica con la procura. Anche lei parlava di cinquant'anni di Malagrotta. Io ho fatto delle domande specifiche in tal senso al presidente Zingaretti, che però non hanno avuto ancora risposta. Per quanto riguarda l'inceneritore di Malagrotta, di fatto non si è detto di no, mentre si è detto di no all'inceneritore di Albano: quello di Malagrotta, quindi, è un discorso ancora in piedi. In più, il Governo ne considera due. Mi domando, quindi, quale sarà alla fine la linea che prevarrà, visto che voi avete sempre detto che non volete nuovi impianti di incenerimento, ma il Governo e la Regione ne hanno previsti due.
  Per quanto riguarda «Parentopoli», volevo sapere come avete intenzione di comportarvi Pag. 36per quanto riguarda la famosa vicenda Panzironi e le assunzioni in AMA. Per quanto riguarda la bonifica di Malagrotta, sono due anni che è stata chiusa Malagrotta, ma si sta facendo ancora poco. Di fatto, ciò è stato confermato (non so se oggi l'assessore Marino abbia portato del materiale, ma risulta che sia ancora stato fatto poco e che non siano state poste delle scadenze al gestore della discarica). Mi domando se state lavorando insieme alla Regione per ottenere le fideiussioni e chi pagherà quelle che il presidente dell'AMA non ha ottenuto. Abbiamo chiesto ciò al presidente Zingaretti e spero che ci faccia pervenire quanto abbiamo richiesto. Per quanto riguarda gli agrocentri, mi domando dove saranno fatti gli altri. Si vociferava ancora di uno di questi a Malagrotta, peraltro, in una zona alluvionale. Comunque, in generale, è stato fatto un bando senza la VIA: magari il vincitore, se le prescrizioni sono sfavorevoli, potrà fare ricorso. Chiedo, inoltre, se ci sono novità per quanto riguarda l'arbitrato – che abbiamo seguito da vicino – e per quanto riguarda in generale i TMB. È già presente qui il dottor Filippi, direttore generale, al quale, oltre al fatto che è stato rinviato a giudizio per traffico illecito di rifiuti, ho contestato anche il fatto che mi risulta, anche da approfondimenti fatti a giugno e nel periodo pre-estivo, che in merito alla situazione del TMB, proprio perché sono al massimo regime, questi sono deficitari per quanto riguarda la manutenzione, con serrande rotte e un braccio che non funziona. La sensazione, stando lì dentro, è che si tratti di una discarica, praticamente, perché è stracolma. Mi domandavo che investimenti si possono fare per ammodernare e fare lavorare bene gli addetti, ma anche per non far sentire a disagio gli abitanti lì vicino. Grazie.

  PRESIDENTE. Volevo aggiungere un paio di cose, alcune di carattere generale, che credo siano piuttosto importanti. Abbiamo sentito che forse in Regione è in rivisitazione il piano rifiuti regionali, ma non abbiamo capito se la Regione intenda rivisitarlo o se lo vuole completamente cambiare. Alla luce delle nuove indicazioni, almeno da quello che ci dicevano sembra, in realtà, che ci siano proprio dei presupposti completamente diversi rispetto alla pianificazione precedente. Il tema che mi ponevo è il seguente: visto che abbiamo avuto alcune situazioni in altre regioni – Liguria docet – in cui, in realtà, il mancato accordo tra la Regione e il comune principale, in questo caso Genova, ha portato al fatto che oggi questa regione sia completamente in emergenza, la domanda è se in questa fase c’è una collaborazione. Voi siete, ovviamente, determinanti nell'impostazione delle politiche del Lazio, perché le dimensioni di Roma sono di un dato tipo. Sull'altra questione della legalità, che è un aspetto che a noi interessa, volevo anche capire una cosa. Forse è una domanda ridondante, ma vorrei una risposta. Mentre, in realtà, sulla situazione di AMA voi siete intervenuti pesantemente nel gruppo dirigente – che è stato cambiato – e state procedendo ad una sorta di rivisitazione completa della struttura, così come lei ci ricordava, vorrei sapere se la stessa cosa è successa anche all'interno dell'amministrazione comunale. Ci sono state una serie di situazioni che si sono determinate con assegnazioni in affidamento ad alcune strutture che erano sempre le stesse, soprattutto della raccolta differenziata, nonché di alcune componenti che riguardano la gestione del verde. Vorrei sapere, quindi, se anche dentro l'amministrazione comunale c’è stata una costruzione di anticorpi diversi rispetto a quelli che c'erano stati fino ad oggi. Per ultima, le pongo una questione. Si tratta di capire se avete intenzione di continuare un rapporto di carattere in-house con la società AMA, oppure se avete intenzione, come unici proprietari, di fare anche qualche ragionamento diverso rispetto alla proprietà, ossia se prevedete, magari in un futuro, l'introduzione o la vendita di una parte di queste azioni sul mercato, o se invece non riteniate oggi di avere assolutamente le condizioni per poter procedere ad affidamento diretto nelle procedure Pag. 37in-house, che è comunque una procedura assolutamente consentita a livello comunitario.

  STEFANO VIGNAROLI. Aggiungo solo un'altra cosa. Per quanto riguarda le isole ecologiche, mi collego anche a quello che diceva il senatore Arrigoni: le isole ecologiche sono poche. Per esempio, nel mio quartiere, Massimina-Malagrotta, c’è il porta a porta, ma non c’è l'isola ecologica, pertanto i parcheggi diventano delle discariche abusive. In più, chiedo se avete fatto delle indagini per vedere se e dove siano, perché risulta da alcune indiscrezioni che ci sia un racket dei rifiuti anche per quanto riguarda i Rom, con dei dipendenti conniventi che presidiano proprio le isole ecologiche. Chiedo se vi risulta questo.

  PRESIDENTE. Io, invece, devo fare i complimenti ad AMA per il ritiro degli ingombranti rispetto alla mia regione. Non so se sia stato un caso, ma l'efficienza l'ho veramente sperimentata come cittadino. Tra tanti difetti qualche pregio, almeno io come cittadino, l'ho verificato. Il ritiro degli ingombranti è una cosa importante. Non so se è capitato anche dalle altre parti, ma qui sono abbastanza celeri, mentre da noi sono molto più lenti.

  IGNAZIO MARINO, Sindaco di Roma. Grazie, signor presidente, e grazie a tutti voi per queste domande. Vi dico, con un sorriso, che non avrei mai pensato nella mia vita di appassionarmi dal punto di vista scientifico al tema dei rifiuti: davvero, non l'avrei mai pensato cinque o sei anni fa. Devo dire, però – lo dico sorridendo con me stesso, ovviamente – che l'ho fatto, essendo questa una delle aree strategiche a cui ho dedicato più attenzione, più ore – molte ore di studio e di approfondimento – e che è diventata, per me che sono un chirurgo, un tema – forse vi sorprenderete – veramente affascinante. Mi sono reso veramente conto del fatto che molto del futuro della nostra salute e del nostro pianeta dipende proprio dalle decisioni che prendiamo in ciascun paese e in ciascuna comunità nella gestione dei nostri rifiuti. Volevo dire questo perché, con riferimento a quanto la senatrice Nugnes ha detto, sono d'accordo con quasi tutte le sue affermazioni. Lei dice che nel discorso del mio insediamento ho pronunciato delle parole molto chiare: è vero, ma è anche vero che, per l'inversione di tutto quello che abbiamo trovato, il processo si è completato, o si sta completando, nell'arco di due anni. Tuttavia, le chiedo anche – le chiedo ciò retoricamente e lei non mi deve certamente rispondere – come si fa se si arriva in un luogo in cui, per cinquant'anni, non c’è stato alcun cambiamento e tutto il sistema dei rifiuti, un sistema che voi conoscete molto bene, molto complesso e articolato, che oggi prevede tecnologie anche molto sofisticate, si è concentrato su una grandissima discarica, una discarica di 240 ettari (esattamente 350 stadi olimpici, uno accanto all'altro), dal 1963 al 2013. Negli anni 2000 l'Unione europea stabilisce che non si può più fare così e che entro il 31 dicembre 2007 si deve chiudere Malagrotta, salvo entrare in infrazione delle direttive europee: cosa fa la città di Roma ? Ignora questa indicazione dell'Unione europea e continua dal 2007 al 2013 a utilizzare la discarica ! Le assicuro che, quando ho incontrato l'avvocato Cerroni, cui ho spiegato la mia ferma intenzione di chiudere al massimo entro 90 giorni dal mio insediamento la discarica di Malagrotta, l'avvocato Cerroni mi ha amabilmente spiegato che egli aveva incontrato tutti i sindaci, dai tempi degli anni Sessanta sino ad oggi, avendo sempre detto loro: «Lei, signor sindaco, ha tanti problemi. Se lascia la discarica aperta e la gestisco io, le assicuro che di questo problema per i suoi cinque anni non se ne dovrà occupare». Io ho insistito – era presente a quel colloquio anche l'assessore Marino – e ho invece detto che noi volevamo arrivare alla chiusura, che infatti abbiamo realizzato il 30 settembre. Le assicuro, però, che chiudere in 90 giorni qualcosa che non è stato chiuso in cinquant'anni, a me, cioè dal mio punto di vista, sembra piuttosto significativo. Invertire un sistema che per mezzo secolo si è basato solo sul conferimento in Pag. 38discarica e su tutt'altro, è qualcosa che richiede, almeno dal mio punto di vista, del tempo. Lei, poi, ha detto che l'azienda era appaltata alla mafia. Io l'ho scritto...

  PAOLA NUGNES. Io riportavo il virgolettato della relazione del prefetto.

  IGNAZIO MARINO, Sindaco di Roma. Io ho semplicemente trascritto quello che lei ha pronunciato.

  PAOLA NUGNES. Sì, ma non l'ho detto io. Volevo semplicemente riferirlo, ma non ho la cognizione per poterlo dire.

  IGNAZIO MARINO, Sindaco di Roma. Ha riferito questa frase ! Nell'azienda, che ha migliaia di dipendenti, la stragrande maggioranza consiste sicuramente in persone oneste e perbene. Certamente, io sono grato al fatto che ci sia e che continui ad esserci – immagino – un'azione della magistratura alla ricerca di chi, invece, ha fatto di questo tipo di attività un'attività criminale. Si tratta, purtroppo, di fenomeni che nel nostro Paese sono accaduti in molti luoghi, non sono accaduti solo nella città di Roma. Al momento del mio insediamento noi abbiamo iniziato a controllare tutte le procedure. È chiaro che ci sono azioni che sono state svolte dall'azienda – perché AMA è un'azienda – e azioni che sono state svolte, invece, dal Comune di Roma: sono due entità separate. Le posso dire – l'ho dichiarato in tante occasioni – che ci sono state anche tante resistenze dei partiti politici. Già verso la fine dell'autunno del 2013, poco tempo dopo il mio insediamento, io volevo immediatamente cambiare il consiglio di amministrazione. Ci sono state resistenze a questo tipo di cambiamento, che comunque, poi, si è verificato ed è avvenuto. Le voglio dare una buona notizia per quello che riguarda la tracciabilità dei mezzi (l'ingegner Filippi, seduto dietro di lei, potrà forse essere più preciso all'unità): noi abbiamo oltre 2.000 mezzi e abbiamo montato il GPS su oltre – ho i dati di un mese fa e forse adesso sono variati – 1.200 di questi. Anche questo ha trovato, purtroppo, una resistenza, come lei può immaginare, ma l'ingegner Filippi, che siede dietro di lei, le potrà descrivere meglio di me il fatto che adesso abbiamo una centrale operativa in cui, esattamente come quando lei cerca qualcosa con Google Maps, si può, con il mouse, andare a vedere, a seconda del colore, se un mezzo è una spazzatrice o un camion di grandi dimensioni o di piccole dimensioni. Addirittura, con il clic sull'icona, si può sapere esattamente quanti chilometri ha percorso, che itinerario ha fatto, quanto ha raccolto e quanto ha conferito nel centro in cui poi va a conferire i rifiuti: questo è un passo in avanti. Come sindaco della città di Roma, quasi mi imbarazzo a raccontare che, fino al mio insediamento, non esistevano i percorsi. Le spazzatrici che lei vede girare per la città di Roma, non avevano un percorso ! Oggi noi abbiamo – mi corregga l'ingegner Filippi, se sbaglio – circa 800 diversi percorsi, che sono indicati, devono essere eseguiti e coprono circa 3.100 chilometri di superficie urbana. Immaginate: la Capitale d'Italia non aveva i percorsi ! Per esempio, io e la senatrice Puppato ci sedevamo al comando di una autospazzatrice e decidevamo noi dove andare quella mattina e che percorso fare: funzionava così fino al 2013. Vi assicuro che non credevo all'ingegner Filippi nel momento in cui mi è venuto a sottoporre questa situazione: mi sembrava davvero impossibile. Per quanto riguarda un altro aspetto importante, la fragilità del sistema e il dialogo con la Regione, se posso – spero di non dilungarmi troppo – ripeto che il sistema è veramente fragile. Ringrazio il presidente perché mi ha allargato il cuore parlando della raccolta dei grandi materiali, cioè degli ingombranti. Credo che Roma, rispetto ad altre grandi città del nostro continente, abbia dato una grande disponibilità nei confronti dei cittadini. Per un lungo periodo il prelievo è stato fatto addirittura a domicilio, anche al quinto piano. Purtroppo, quante volte avete visto, poi, sui giornali e nelle televisioni, un'immagine – riproposta ogni volta – con il divano rosso vecchio della nonna, il comò Pag. 39o la televisione vicino al cassonetto ? Scusate, ma in questo caso, davvero, l'amministrazione comunale o l'amministrazione dell'AMA quanta responsabilità hanno ? Esiste un numero verde a cui il cittadino può addirittura telefonare dicendo: «Abito al quinto piano e ho il divano rosso, me lo venite a prendere ?». Tra l'altro, lo dico come medico, fa pure male a quel cittadino accollarsi il divano rosso e portarlo fino sulla strada: si può pure fare seriamente del male. Non so se a voi è capitato, ma se vi capitasse, in qualunque momento dell'anno, di andare a Parigi, guardatevi intorno – mi sono appassionato al tema dei rifiuti – e troverete attaccato a un palo della luce un foglio formato A3 con la stampata del computer di un codice. Il cittadino deve riprendere il materasso, portarlo al dato giorno e alla data ora nell'angolo che indica l'azienda e pagare con la carta di credito, da casa, il rifiuto che lui stesso ha portato e raccolto su strada. Io credo che questo sia un aspetto che deve essere superato con un senso di comunità e di civismo di tutti: non può essere risolto solo dalla Giunta o dall'AMA. L'altro aspetto è che, in alcuni casi, i cittadini buttano dentro i cassonetti materiali vari, addirittura dei motorini (l'ho visto con i miei occhi): buttano dei motorini dentro il cassonetto. Nell'impianto di tritovaglio ci sono due persone che, con uno strumento come un joystick, manovrano le benne e portano i rifiuti verso il tritovaglio, che è una sorta di tritacarne – così lo vedevo da bambino – con cui le nostre nonne facevano il tritato, ma ovviamente di dimensioni grandi quasi come questa stanza. Costoro devono separare tutto quello che, se andasse nel tritovaglio per errore – e ogni tanto ci va – fermerebbe la macchina. Un fermo della macchina per il tritovaglio di ventiquattrore significa centinaia di tonnellate che non possono essere trattate. Lavorare sempre con un impianto al limite della quantità, che è enorme – la nostra città produce 5.000 tonnellate di rifiuti quotidiani, 1.800.000 tonnellate l'anno – diventa un problema. È il problema per il quale diedi mandato all'AMA di acquistare un tritovagliatore mobile. Abbiamo quindi chiesto alla Regione di autorizzarci, in modo da avere una sorta di buffer nel caso in cui un tritovaglio si interrompesse perché magari ci è finito dentro un materasso. Se andate a vedere la tritovagliazione a Rocca Cencia, vedete addirittura questi bravissimi – non so come altro definirli – operatori delle benne, i quali separano i rifiuti. C’è una montagna di materiale (materassi, televisori, motorini) che deriva proprio dalla raccolta e che, se non ci fosse questa attenta separazione, finirebbe dentro, bloccando il tritovaglio. Quindi, è vero che c’è una fragilità di sistema ed è proprio con una nuova impiantistica, come quella dell'ecodistretto di Rocca Cencia, che noi vogliamo superare tale fragilità. Lei ha parlato anche del dialogo con la Regione. Il dialogo con la Regione è molto importante ed è un dialogo – le assicuro – continuo. Adesso parlo a memoria, ma le riunioni tra me e il presidente Zingaretti, l'assessore Marino, l'assessore Civita e i nostri tecnici dedicate negli ultimi due anni specificatamente solo a questo tema, saranno state oltre 30 o 40, oltre a tutto il lavoro che consegue o precede queste riunioni. Credo, dunque, che una collaborazione ci sia. Qui siede in questa importante Commissione una persona che è stata presidente della Regione – mi riferisco all'onorevole Polverini – e conosce quanta difficoltà ci sia rispetto a regolamenti regionali, regolamenti comunali e norme che, purtroppo, rendono anche più rigido il sistema. Tutti capiamo che il sistema di tritovagliazione ha un limite e che la rottura di un singolo impianto determina un carico che si riflette sulle strade di Roma. È naturale che, in un mondo semplificato, uno pensi: «Acquisto un altro tritovagliatore e lo uso». Per usarlo, però, occorre una serie di norme che devono essere affrontate e di permessi che provengono da enti che non sono il Comune di Roma, che rallentano di mesi l'effettiva messa in funzione di quell'apparecchiatura. Spero di aver risposto a tutte le domande della senatrice Nugnes. Per quanto riguarda le domande della senatrice Puppato, sono assolutamente Pag. 40d'accordo. Devo dire che ritengo anche basso un impianto di 50.000 tonnellate. Come mi è stato spiegato e illustrato da tecnici e docenti di queste materie, quelli che io auspicherei, cioè impianti da 300-400.000 tonnellate, non sono ragionevoli e nemmeno possibili. Tuttavia, penso la dimensione giusta e ragionevole sia almeno intorno alle 50-100.000 tonnellate. Personalmente non sono d'accordo a scendere sotto le 50.000 tonnellate, ma dico ciò da cultore amatoriale della materia, da persona che, anche come amministratore, si confronta con questi problemi. Per quanto riguarda il fatto di avere abbassato il carico al Salario, ciò è stato perché il Salario crea – non so se sia pervenuto a questa Commissione questo tipo di lamentela – un grande disagio alla popolazione che vive lì intorno. Si tratta di un disagio – lo dico positivamente – amplificato dal fatto che, proprio accanto, c’è la sede centrale di Sky, che evidentemente, avvertendo ad alcune ore del giorno, soprattutto nel passato, degli odori non proprio piacevoli, ha amplificato la notizia (forse, se fossi lì, lo farei anche io, quindi, non li sto certamente criticando). In campagna elettorale avevo preso l'impegno di arrivare alla chiusura di quell'impianto e, gradualmente, abbiamo abbassato il carico, ma con strategie che ci permettano, in caso di emergenza, di poterlo utilizzare proprio per la fragilità del sistema. Sui colloqui con la Regione credo di aver risposto. Per quanto riguarda queste situazioni di conflittualità con l'azienda COLARI, prima con la richiesta incredibile di 900 milioni di euro e poi con quella di 80 milioni, tutta basata su lodi che, per fortuna, oggi non sono più possibili grazie ai provvedimenti del Governo Monti, noi abbiamo fatto ricorso per questi ultimi 80 milioni, i quali verrebbero imputati a dovere essere pagati da risorse dell'AMA: aspettiamo il giudizio della magistratura.

  STEFANO VIGNAROLI. Scusi se la interrompo, ma per il secondo, quello da 900 milioni di euro, il COLARI ha fatto ricorso ? Com’è la situazione ?

  ESTELLA MARINO, Assessore all'ambiente e rifiuti. Le rispondo io: sì, nel caso del primo abbiamo fatto noi ricorso avverso all'arbitrato, che ha poi dato parere favorevole al COLARI. Nel caso dei 900 milioni, invece, è accaduto esattamente il contrario, ossia il COLARI ha presentato ricorso e il giudizio è stato a nostro favore in prima istanza. Ovviamente, proseguiremo la battaglia.

  IGNAZIO MARINO, Sindaco di Roma. È un fatto importante, perché 900 milioni di euro sono certamente sufficienti a fare fallire l'azienda: non stiamo parlando di un piccolo dettaglio. Al di là di quello, però, noi riteniamo che la richiesta sia fondatamente ingiusta: siamo perfettamente convinti di ciò, ma è la magistratura che deve dirlo, non lo posso certamente dire io. Per quanto riguarda il senatore Arrigoni, credo che abbia posto anch'egli delle domande molto importanti. Per il recupero crediti stiamo facendo – anche qui ho dati di venti o trenta giorni fa – un'azione ancora più incisiva di quella che lei ha suggerito. Stiamo inviando delle squadre per eseguire dei sopralluoghi, per esempio, in tutte le utenze commerciali. Al di là di quel dato importante del recupero di crediti a cui lei ha fatto riferimento, ci stiamo confrontando – ci siamo confrontati – in questa città anche con un dato molto importante di elusione totale. In alcune strade commerciali, in cui ci sono molti negozi, i dati che abbiamo in questo momento arrivano addirittura al 30 per cento. Lei immagini una strada di Roma in cui il 30 per cento dei negozi non ha mai pagato l'AMA: non risulta proprio, non risulta per l'azienda. Vorrei dire che ho insistito molto con l'azienda perché si andasse con il massimo di incisività. A parte il fatto che è giusto che chi ha un'attività commerciale paghi, se abbiamo il 30 per cento – dico un numero a caso – che non paga, questo significa che dobbiamo tenere la tariffa molto alta. Se abbiamo, invece, improvvisamente, un 30 per cento che inizia a pagare, possiamo arrivare – come io auspico – nei prossimi anni a una diminuzione Pag. 41della tariffa, forse anche del 10 per cento. Per me questo intervento ha, quindi, un doppio valore. Per quanto riguarda il contratto di servizio, l'ultimo approfondimento con tutti i tecnici risale al pomeriggio di ieri, in cui abbiamo dedicato tante ore all'analisi, come lei giustamente ha ricordato, del benchmarking nazionale. Stiamo riflettendo su quale debba essere la strada migliore. Io non sono nelle condizioni in questo momento di fornire una risposta, ma lo sarò certamente entro le prossime due o al massimo tre settimane. Comunque, ho insistito molto sul fatto che, in qualunque caso, ci siano almeno due municipi in cui ci sia una gara di affidamento per lo spazzamento ai privati. Sono giunto a questa conclusione perché ho visto che la competizione ha aiutato molte grandi città europee: ha aiutato Parigi, ha aiutato Londra. A Parigi, attualmente, c’è un sistema misto pubblico-privato, con una maggioranza di presenza pubblica nei vari municipi. Io non parlo il francese, ma penso che la pronuncia sia arrondissement. Nei borough di Londra, invece, si è arrivati, negli anni, di fatto, a gare individuali, borough per borough, con la raccolta e anche lo smaltimento affidato addirittura a soggetti diversi. Io non penso che quello sia il modello che noi possiamo perseguire nella nostra città, ma certamente una qualche forma di apertura verso il mercato di competizione virtuosa credo che sia auspicabile. Per quanto riguarda il fatto del legalizzare o individuare qualche sistema per la raccolta del materiale ferroso, un'altra piaga importante della nostra città, legata appunto ad attività spesso illegali, l'assessore potrà rispondere con più precisione, perché sta seguendo personalmente un protocollo assieme al prefetto della città di Roma, il prefetto Franco Gabrielli. Devo dire, come epifenomeno – forse l'assessore ve ne avrà già parlato – che, laddove abbiamo raggiunto livelli spinti di raccolta differenziata e sono scomparsi i cassonetti, è scomparso anche il rovistaggio. Questo è un fatto evidentemente positivo. Nonostante gli studi – dai dati che vi ho riferito e dai numeri che vi ho illustrato voi capite che molti aspetti li ho personalmente approfonditi – sul brevetto della mineralizzazione dei rifiuti, se il presidente lo riterrà opportuno, preferirei che parlasse un tecnico come l'ingegner Filippi, perché si tratta proprio di chimica. Mi sentirei più a mio agio. Per quanto riguarda, invece, la questione sollevata dall'onorevole Vignaroli per l'inceneritore di Malagrotta, io mi sono candidato dicendo che non si sarebbero aperti in questa città altri inceneritori. Questa è la mia visione. Mi sia permesso anche di guardare davvero, come dicevo all'inizio, al 2030. Noi viviamo in un continente in cui l'Europa ha preso delle decisioni e gli inceneritori, almeno i più tradizionali, entro l'anno 2030 dovranno essere chiusi. Sinceramente – lo dico davvero col massimo candore – io avrei potuto benissimo non occuparmi in maniera così aggressiva di questo tema. Avrei potuto dire che se ne sarebbe occupato il sindaco del 2024. Ciò non sarebbe neanche stato così stravagante nel nostro Paese, un Paese che, purtroppo, i problemi li affronta spesso quando arriva il limite o addirittura, come nel caso di Malagrotta, cinque anni dopo il limite indicato dall'Unione europea. Io penso, invece, che sia mia responsabilità cercare di disegnare un sistema, assieme a tutti, alla Giunta, all'amministrazione e alle aziende, che porti Roma progressivamente, e non con affanno, all'appuntamento del 2030. È per questo motivo che stiamo insistendo tanto sulla raccolta differenziata. Personalmente, avendo studiato i sistemi, forse, anche se diventa difficile oggi fare retromarcia, avrei scelto, se avessi avuto questa responsabilità quindici o diciotto anni fa, tre frazioni invece di cinque. Qui, però, entriamo in decisioni prese molto tempo fa e probabilmente difficili da cambiare. Tuttavia, la direzione che vogliamo è proprio questa. Il capping – uso un termine tecnico – di Malagrotta, ovviamente, è una preoccupazione importante, ma non è così semplice e sono sicuro che l'onorevole Vignaroli lo sappia molto bene: non è semplice. Non è stato completato neanche il capping di Fresh Pag. 42Kills, che è stata chiusa nel 2001. Siamo nel 2015; non si tratta di percorsi semplici, ma anche su questo l'assessora Marino ha portato una documentazione con esattamente tutti gli aspetti tecnici.
  Sulle isole ecologiche credo che abbia ragione l'onorevole Vignaroli: dobbiamo aumentare il numero di isole ecologiche nella nostra città. Siamo assolutamente d'accordo, tant’è vero che questo è un progetto che si materializzerà nei prossimi mesi, così come entro la terza decade di settembre – io l'aspetto, vi assicuro, con più ansia di voi – ci sarà la ricomparsa di 300 spazzini sulle strade di Roma, perché questo certamente aiuta.

  RENATA POLVERINI. Se uno dei trecento passasse magari sotto casa mia !

  IGNAZIO MARINO, Sindaco di Roma. Ne terremo conto ! Scherzi a parte, le assicuro, onorevole, che anche questo è stato piuttosto...

  RENATA POLVERINI. Il fatto è, sindaco, visto che si sta intrattenendo con noi, che si tratta di un quartiere fatto di persone anziane, che hanno magari un cagnolino che fa loro compagnia, alle quali è stato tolto un mezzo pubblico, che però era l'unico collegamento con la metropolitana, che dista un chilometro ed è, al ritorno, in salita. Costringere queste persone anche a pulire, insieme a me, sotto casa propria, mi sembra....Peraltro, io adesso chiederò al presidente Bratti come ha fatto a farsi portare via gli ingombranti da casa sua: noi abbiamo un albero caduto ormai da qualche giorno in strada, che è appoggiato su una ringhiera e che non viene spazzato via (quello che invece era caduto già prima sulla mia ringhiera del giardino, l'abbiamo portato via io e il signore del piano di sopra segandolo, perché nella macchina non entrava). Lei oggi ci ha fatto una rappresentazione. Spero di non svegliarmi, quando esco di qui, con un quadro diverso (purtroppo temo che sarà così). Non vedo l'ora di vedere Roma come lei l'ha descritta. Io sono convinta che lei ce la stia mettendo tutta e che le sue arti da chirurgo verranno utilizzate al meglio, anche nella città di Roma, però, mi creda, da romana e da ex amministratrice del territorio, Roma non è mai stata così: mi creda ! Tra l'altro, venga a fare una passeggiata a via Beccari e vedrà che gli alberi arrivano in strada, le macchine sono coperte e non si può nemmeno parcheggiare. Questo è un problema anche di sicurezza, perché la scorsa settimana, quando è piovuto, questi sono caduti. Per fortuna non c'era nessuno e per fortuna non erano le sette del pomeriggio, quindi, non c'erano nemmeno le signorine che a una certa ora fino alla mattina «prendono servizio». Questo film che lei ci ha fatto mi piace e voglio partecipare a realizzarlo, ma non è quello che adesso, quando esco da qui, vedo. Le dico ciò – mi consenta – veramente con affetto.

  PRESIDENTE. Gli ingombranti sono diversi dal verde !

  RENATA POLVERINI. Ho capito ma...

  PRESIDENTE. Sono proprio due discipline diverse. Io giuro che ho chiamato da cittadino normale...

  RENATA POLVERINI. Io ormai chiamo i carabinieri, non chiamo più il sindaco per gli altri problemi.

  IGNAZIO MARINO, Sindaco di Roma. Io vorrei dire che, effettivamente, l'onorevole Polverini ha ragione. Evidentemente, come ha detto il presidente, il verde è una situazione diversa. Se volete, ritorno volentieri a parlare del verde, che è un'altra questione importantissima, sulla quale abbiamo volutamente fermato tutta una serie di attività. Con l'inchiesta della magistratura ci siamo resi conto che c'erano dei problemi che richiedevano proprio un reset completo e un avvio di nuove gare, gare che sono arrivate adesso a compimento proprio nel mese di settembre.

  FILIBERTO ZARATTI. Chiedo scusa, ma il bosco di Roma è uno dei più grandi boschi del nostro Paese !

Pag. 43

  IGNAZIO MARINO, Sindaco di Roma. È il più grande d'Europa, come area verde.

  FILIBERTO ZARATTI. Non entro nel merito di tutti i problemi che ci sono con la magistratura. Lei ha ragione, ma le faccio presente che ogni volta che qui soffia il vento e c’è una grossa tempesta, quegli alberi diventano pericolosi. Al di là della magistratura, dobbiamo arrivare a un punto di messa in sicurezza almeno di questo aspetto.

  IGNAZIO MARINO, Sindaco di Roma. Volevo spiegarle anche questo. Io parlo davvero con la massima franchezza, anche rischiando di dire delle cose che possono essere forse negative. Così come non è stata fatta una programmazione dal 1963 al 2013 e il sistema rifiuti, diverso da quello del verde, si è basato su una discarica, questo è altro un problema.
  Personalmente sono contrario, come ho detto prima, alla costruzione di un inceneritore, ma non mi sento di dire che abbiano fatto male quelle città, come Barcellona, che negli anni Settanta ne hanno costruito uno e che hanno deciso di allontanarsi. Altre città hanno fatto altre scelte: San Francisco ha fatto la scelta del zero waste, almeno hanno fatto delle scelte ! Noi non abbiamo fatto alcuna scelta e abbiamo continuato con il criterio del mettere in discarica qualunque cosa. Purtroppo, anche sulla questione che lei dice, del verde, pur avendo, tra l'altro, la superficie verde più grande come area urbana di tutto il continente europeo, non è stata fatta programmazione. Io e lei abbiamo un DNA e una programmazione della nostra vita; a un certo punto la nostra vita terminerà; lo stesso accade per gli alberi. È chiaro che per un amministratore è un peso dire quanti sono gli alberi che stanno arrivando a fine ciclo, toglierli e fare nuove piantumazioni, perché quelli, come l'ex presidente Polverini sa bene, sono dei costi importanti per i quali nessuno probabilmente riconosce un credito. Se cade un albero, è un disastro, mentre se si sostituisce un albero che era in piedi, nessuno ti dice: «Hai fatto bene». Per moltissimi anni, dunque, non si si è fatta una programmazione e un censimento dell'età dei nostri alberi: quanti sono quelli a grande fusto ?

  ESTELLA MARINO, Assessore all'ambiente e rifiuti. Sono 330.000 come complessivo e 80.000 quelli su cui stiamo praticando il monitoraggio.

  IGNAZIO MARINO, Sindaco di Roma. Insomma, non stiamo parlando di numeri piccoli, stiamo parlando di quasi mezzo milione di alberi. Io vi assicuro che per me questa è una preoccupazione. L'assessore lo sa, perché abbiamo avuto dei confronti anche piuttosto importanti, diciamo così. Per me è veramente un'ansia, perché so che in questo momento ci sono molti alberi che sono a fine vita. Per esempio, i pini marittimi hanno una chioma ampia, che diventa una vela di una portata immensa nel momento in cui ci sono il vento e la relativa sollecitazione. In più, in alcuni casi abbiamo fatto – non sto puntando il dito contro amministrazioni precedenti, voglio solo fare una fotografia – degli errori grossolani. Per esempio, penso ai pini marittimi, che non sono gli alberi di Roma, perché gli alberi di Roma erano le querce, non i pini. A un certo punto, però, qualcuno decise di mettere i pini e dopo sono state addirittura messe le aiuole con i fiori e si è introdotta l'irrigazione nelle aiuole. Qualcuno dirà: «Marino, ma che ci stai raccontando ?» Vi dico ciò perché il pino, proprio perché ha una suo DNA, cerca l'acqua e normalmente la va a cercare in profondità. Così la radice gli dà una resistenza a quella vela, che è la chioma. Se al pino si fornisce l'acqua in superficie, le radici le inverte e le porta verso l'alto e, quindi, diventa molto più facile...

  STEFANO VIGNAROLI. È tutto molto bello, ma stiamo divagando.

  IGNAZIO MARINO, Sindaco di Roma. Non si tratta di una divagazione: si confronti con 300.000 alberi ad alto fusto !

Pag. 44

  STEFANO VIGNAROLI. Qui si parla di rifiuti.

  FILIBERTO ZARATTI. Mi scusi, ma anche questo è un rifiuto, perché tanta di questa roba è andata a riempire la discarica di Malagrotta. Questa roba, nel corso degli anni, è andata a finire anche lì dentro !

  PRESIDENTE. La gestione del verde sarebbe un tema molto interessante, ma non in questa sede.

  IGNAZIO MARINO, Sindaco di Roma. Volevo solo dire che – non vi mettete a sorridere – noi siamo l'unica grande città metropolitana del nostro Paese che nel bilancio 2015 ha ridotto la tariffa dei rifiuti: tutte le altre grandi città metropolitane l'hanno aumentata. La riduzione è impercettibile al momento nelle tasche dei cittadini, ma spero, appunto con il disegno che vi ho illustrato, di poter arrivare nei prossimi anni a una riduzione significativa (per significativa intendo il 10 per cento).

  PRESIDENTE. Grazie, signor sindaco. C'erano un paio di precisazioni dell'assessore e poi la questione della mineralizzazione.

  ESTELLA MARINO, Assessore all'ambiente e rifiuti. Volevo soltanto mettere a verbale che consegno una parte della documentazione che mi era stata richiesta. Si tratta di tutti i carteggi che riguardano la Valle Galeria per quanto concerne il problema dell'individuazione come area a elevato rischio di crisi ambientale, nonché il tema del recepimento della direttiva Seveso. C’è tutto il carteggio con la Regione su questi temi; poi ci sono tutti i carteggi degli uffici con la Regione sulla bonifica e sul capping.

  STEFANO VIGNAROLI. Quindi, tra voi e la Regione, non tra voi e COLARI ?

  ESTELLA MARINO, Assessore all'ambiente e rifiuti. Tra noi e la Regione, perché alcune responsabilità di pianificazione e di approvazione della progettazione sono in carico alla regione. Siamo noi che spesso sollecitiamo la Regione a procedere. Ci sono solleciti che abbiamo fatto a tutti gli enti relativi al controllo, quando abbiamo delle segnalazioni di fuoriuscita di percolato e sversamenti. Noi non siamo soggetto di controllo, ma abbiamo ricevuto le segnalazioni e, quindi, abbiamo coinvolto tutti i soggetti deputati al controllo. C’è poi tutto il carteggio del progetto MAVGA, legato alla questione dell'utilizzo di quei fondi per il monitoraggio. Mancano ancora da inviare – lo farò nei prossimi giorni perché gli uffici stanno facendo l'istruttoria – le notizie legate alle fideiussioni, ossia quello che abbiamo agli atti come Roma Capitale e quello che riguarda – ne ha già parlato il sindaco – tutto il tema dell'evasione e dell'elusione. Noi abbiamo un incassato medio dell'80 per cento. Attraverso l'operazione che ha citato il sindaco, quella di iniziare a verificare il censimento delle varie utenze, abbiamo effettuato l'individuazione di circa il 30 per cento dei 120 milioni di evasione ed elusione. Anche in questo caso vi posso trasmettere i dati.

  STEFANO VIGNAROLI. Quanto alle fideiussioni, mi scusi se la interrompo, le abbiamo chieste anche alla Regione. So che il Presidente AMA le aveva chieste e non le ha ottenute. Se ce le fornisce la Regione, ve le inoltriamo, ovviamente.

  ESTELLA MARINO, Assessore all'ambiente e rifiuti. Perfetto, grazie. Volevo intervenire soltanto su un tema che non c'entra con questa Commissione, ma che è stato richiamato, cioè quello del verde. Il sindaco ha citato tutta l'inchiesta di Mafia Capitale: che cosa c'entra ? Purtroppo, c'entra, perché noi avevamo un servizio giardini, che però oggi è in numero ridotto. Il verde, come qualunque altro lavoro o servizio pubblico, funziona attraverso gli appalti. Nel momento in cui si decide, come noi abbiamo deciso, prendendoci una grossa responsabilità, data l'inchiesta, di annullare oltre 60 gare, per i successivi periodi non ci sono le ditte per fare la manutenzione del verde.Pag. 45
  Una delle gare che sono state ritardate, che è finalmente, se non ci fanno ricorso – c’è anche questo tema – è in aggiudicazione, posto che l'11 settembre scade la consegna delle buste, è quella del monitoraggio. Anche quello è un appalto di servizi. Noi non abbiamo un numero di tecnici autorizzati a fare le analisi strumentali per poter eseguire il lavoro su 330.000 alberature. È proprio ciò che abbiamo chiamato un «appaltane», perché è una gara europea, di monitoraggio e messa in sicurezza su 80.000 alberature di quelle più a rischio.

  IGNAZIO MARINO, Sindaco di Roma. Pensate anche a quante ore occorrono per fare il monitoraggio delle radici di un singolo albero.

  ESTELLA MARINO, Assessore all'ambiente e rifiuti. Certo. Noi abbiamo dovuto fare il monitoraggio sui 300 alberi di Villa Ada. Ci abbiamo messo, con i tecnici, due mesi, perché ogni giorno si riescono a fare due o tre piante, posto che occorre fare il monitoraggio e poi l'analisi strumentale. In più, occorrono tutte le relazioni per abbattere un albero, soprattutto quando sono vincolati. La gran parte di quelli che noi abbiamo sono nelle ville storiche, che sono alberate vincolate. Il tecnico deve fare una relazione, che poi deve essere sottoposta al vaglio della sovrintendenza; solo per la Conferenza di servizi per Villa Ada la sovrintendenza ha impiegato due mesi a dare il via libera per l'abbattimento di alberature che erano già definite a rischio. Abbiamo, quindi, questo ulteriore grado di complessità. Stiamo rimettendo mano a una pianificazione che, se si fosse fatta in modo progressivo nel corso degli anni, ovviamente avrebbe evitato l'arrivo a fine ciclo vita di tutte le alberature. Molti pini sono stati piantati, se rileggete la storia di Roma, nello stesso periodo e stanno arrivando a fine ciclo vita tutti insieme.

  PAOLA NUGNES. Mi perdoni, assessore: verranno sostituiti ?

  ESTELLA MARINO, Assessore all'ambiente e rifiuti. Verranno sostituiti. Ovviamente, per quelli vincolati spesso la sovrintendenza chiede, a tutela del paesaggio, di piantumare nuovamente la stessa tipologia di essenza. Noi stiamo facendo un lavoro in tal senso, poiché questo tema interessa anche tutto il tema della resilienza, in quanto il nostro clima sta cambiando e abbiamo molti più impatti climatici; è ovvio che alcune alberature non sono più adatte – questa è una cosa su cui ci stiamo confrontando anche con molte capitali europee – al clima, che è cambiato. Stiamo provando, quindi, a proporre alla sovrintendenza, all'interno di piante autoctone, ovviamente, la possibilità di inserire piante che poi fra cinquant'anni non creeranno lo stesso problema perché non saranno in grado di reggere i mutamenti climatici. In alcune situazioni in cui non c’è il vincolo, questo è possibile; in altre, purtroppo, temo, che non sarà così. Vi assicuro che l'ansia dei pini sta diventando una questione veramente pressante; poiché, però, il pino fa parte del paesaggio romano ed è tutelato, temo che la sovrintendenza chiederà di ripiantare lo stesso tipo di piante.

  PRESIDENTE. Chiederei brevissimamente all'ingegner Filippi di spiegarci questo progetto.

  ALESSANDRO FILIPPI, Direttore generale di AMA Spa. Grazie. Il brevetto agisce su uno dei materiali di uscita del trattamento meccanico-biologico, che, come sapete, oltre al combustibile da rifiuti, genera uno scarto, la frazione organica stabilizzata, ed esalta della frazione organica stabilizzata le caratteristiche ad oggi non riutilizzabili, perché poi la frazione organica stabilizzata finisce all'interno della discarica. In questo, la valenza è che noi toglieremmo un elemento importante in termini di incremento nell'utilizzo della discarica: perché ne esalta le caratteristiche ? Perché la frazione organica stabilizzata a vista assomiglia molto a una matrice simile a un terriccio. L'elemento che fa nascere l'idea di renderlo funzionale a Pag. 46un riutilizzo è quello di aumentarne la tenuta meccanica e, nel contempo, di abbattere, in quello che comunque è già un rifiuto che ha subìto un processo, anche quegli elementi di putrescibilità residua che potrebbero esserci. Il tutto è semplice, in realtà. Questo processo agevola e rende ancora più interessante il sistema e fa capire come, in realtà, i rifiuti, se li gestiamo in maniera semplice, sono semplici da riportare a quello che devono tornare ad essere. Questo permette di impastare, in un processo meccanico, con un materiale inerte la matrice di partenza e, quindi, di ottenere un conglomerato che esce da questa impastatrice e ha una ricaduta importante. Per esempio, abbiamo parlato di ecoasfalto o comunque di possibile utilizzo di questo materiale nelle attività di riempimento dei cavi stradali. Oggi il riempimento di un cavo stradale determina l'utilizzo di un substrato che deriva dalle cave, cioè dalla pozzolana. In questo modo noi riusciremmo a dare una recuperabilità a un rifiuto e a cogliere anche i costi che attualmente le amministrazioni sostengono. L'idea potrebbe essere quella di trovare, nel prezzario generale della Regione o comunque dell'amministrazione pubblica, anche un'idea di clean procurement, con una possibilità di utilizzo di questa frazione organica stabilizzata, che diventa, in questo caso, un conglomerato, che può essere sostitutivo di materiali che oggi andrebbero a incidere complessivamente sul sistema ambientale. Ci vuole, infatti, una cava, che qualcuno deve scavare. Questo è un brevetto che AMA ha, che ha sviluppato, che oggi è di proprietà di AMA e sul quale noi stiamo facendo l'implementazione delle apparecchiature necessarie per poterlo rendere in termini industriali.

  PRESIDENTE. Noi, in realtà, oltre a svolgere attività inquirente, siamo anche disponibili a un confronto su questi temi. Ringrazio i nostri ospiti e dichiaro conclusa l'audizione.

Seguito dell'esame della proposta di relazione sui rifiuti radioattivi in Italia e sulle attività connesse (relatori: on. Dorina Bianchi; on. Stefano Vignaroli).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito dell'esame della proposta di relazione sui rifiuti radioattivi in Italia e sulle attività connesse (relatori: on. Dorina Bianchi; on. Stefano Vignaroli). Ricordo che nella seduta del 6 agosto scorso i relatori, deputati Dorina Bianchi e Stefano Vignaroli, hanno presentato la proposta di relazione sulla gestione dei rifiuti radioattivi in Italia e sulle attività connesse, da loro predisposta. Essendo pervenute alla presidenza alcune richieste volte a posticipare il termine per la presentazione delle proposte di modifica, comunico che il suddetto termine è rinviato al 15 settembre prossimo. Dichiaro conclusa la seduta.

  La seduta termina alle 15.40.