XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti

Resoconto stenografico



Seduta n. 50 di Lunedì 6 luglio 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Bratti Alessandro , Presidente ... 3 

Audizione del commissario di ARPA Campania, Pietro Vasaturo (svolgimento e conclusione):
Bratti Alessandro , Presidente ... 3 
Vasaturo Pietro , Commissario di ARPA Campania ... 3 
Bratti Alessandro , Presidente ... 5 
Vasaturo Pietro , Commissario di ARPA Campania ... 5 
Bratti Alessandro , Presidente ... 6 
Vito Marinella , Direttore tecnico di ARPA Campania ... 6 
Bratti Alessandro , Presidente ... 8 
Rostan Michela (PD)  ... 8 
Nugnes Paola  ... 8 
Pepe Bartolomeo  ... 9 
Castiello Giuseppina (FI-PdL)  ... 9 
Bratti Alessandro , Presidente ... 9 
Vasaturo Pietro , Commissario di ARPA Campania ... 9 
Vito Marinella , Direttore tecnico di ARPA Campania ... 11 
Pepe Bartolomeo  ... 12 
Vito Marinella , Direttore tecnico di ARPA Campania ... 12 
Pepe Bartolomeo  ... 13 
Vito Marinella , Direttore tecnico di ARPA Campania ... 13 
Bratti Alessandro , Presidente ... 13 
Vito Marinella , Direttore tecnico di ARPA Campania ... 13 
Nugnes Paola  ... 13 
Vito Marinella , Direttore tecnico di ARPA Campania ... 13 
Bratti Alessandro , Presidente ... 13 
Vasaturo Pietro , Commissario di ARPA Campania ... 14 
Bratti Alessandro , Presidente ... 14 
Vasaturo Pietro , Commissario di ARPA Campania ... 14 
Bratti Alessandro , Presidente ... 14 
Vasaturo Pietro , Commissario di ARPA Campania ... 14 
Bratti Alessandro , Presidente ... 14 
Vasaturo Pietro , Commissario di ARPA Campania ... 14 
Nugnes Paola  ... 14 
Bratti Alessandro , Presidente ... 14 
Vito Marinella , Direttore tecnico di ARPA Campania ... 15 
Bratti Alessandro , Presidente ... 15 
Vasaturo Pietro , Commissario di ARPA Campania ... 15 
Bratti Alessandro , Presidente ... 15 
Vasaturo Pietro , Commissario di ARPA Campania ... 15 
Bratti Alessandro , Presidente ... 15 
Vasaturo Pietro , Commissario di ARPA Campania ... 15 
Bratti Alessandro , Presidente ... 15 
Vasaturo Pietro , Commissario di ARPA Campania ... 15 
Nugnes Paola  ... 16 
Vasaturo Pietro , Commissario di ARPA Campania ... 16 
Bratti Alessandro , Presidente ... 17 
Vasaturo Pietro , Commissario di ARPA Campania ... 17 
Bratti Alessandro , Presidente ... 17 
Vasaturo Pietro , Commissario di ARPA Campania ... 17 
Bratti Alessandro , Presidente ... 17 
Vasaturo Pietro , Commissario di ARPA Campania ... 17 
Vito Marinella , Direttore tecnico di ARPA Campania ... 17 
Bratti Alessandro , Presidente ... 17 
Vito Marinella , Direttore tecnico di ARPA Campania ... 17 
Bratti Alessandro , Presidente ... 17 
Vito Marinella , Direttore tecnico di ARPA Campania ... 17 
Bratti Alessandro , Presidente ... 17 
Vito Marinella , Direttore tecnico di ARPA Campania ... 17 
Bratti Alessandro , Presidente ... 18 

Audizione di Andrea Buondonno, consulente della procura di Santa Maria Capua Vetere (svolgimento e conclusione):
Bratti Alessandro , Presidente ... 18 
Buondonno Andrea , Consulente della procura di Santa Maria Capua Vetere ... 18 
Bratti Alessandro , Presidente ... 19 
Castiello Giuseppina (FI-PdL)  ... 19 
Nugnes Paola  ... 19 
Buondonno Andrea , Consulente della procura di Santa Maria Capua Vetere ... 20 
Nugnes Paola  ... 20 
Buondonno Andrea , Consulente della procura di Santa Maria Capua Vetere ... 20 
Bratti Alessandro , Presidente ... 21 
Buondonno Andrea , Consulente della procura di Santa Maria Capua Vetere ... 21 
Bratti Alessandro , Presidente ... 21 
Buondonno Andrea , Consulente della procura di Santa Maria Capua Vetere ... 21 
Bratti Alessandro , Presidente ... 21 
Buondonno Andrea , Consulente della procura di Santa Maria Capua Vetere ... 21 
Nugnes Paola  ... 21 
Buondonno Andrea , Consulente della procura di Santa Maria Capua Vetere ... 21 
Nugnes Paola  ... 21 
Bratti Alessandro , Presidente ... 21 
Nugnes Paola  ... 21 
Bratti Alessandro , Presidente ... 21 
Buondonno Andrea , Consulente della procura di Santa Maria Capua Vetere ... 21 
Bratti Alessandro , Presidente ... 22 
Buondonno Andrea , Consulente della procura di Santa Maria Capua Vetere ... 22 
Bratti Alessandro , Presidente ... 22 
Buondonno Andrea , Consulente della Procura di Santa Maria Capua Vetere ... 22 
Bratti Alessandro , Presidente ... 22 

Audizione del comandante del gruppo carabinieri tutela ambiente di Napoli, tenente colonnello Fernando Maisto (svolgimento e conclusione):
Bratti Alessandro , Presidente ... 22 
Maisto Fernando , Comandante del gruppo Carabinieri tutela ambiente di Napoli ... 23 
Ciervo Marco , Comandante del NOE di Caserta ... 24 
Bratti Alessandro , Presidente ... 24 
Ciervo Marco , Comandante del NOE di Caserta ... 24 
Bratti Alessandro , Presidente ... 24 
Ciervo Marco , Comandante del NOE di Caserta ... 24 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 25 
Ciervo Marco , Comandante del NOE di Caserta ... 25 
Di Napoli Paolo , Comandante del NOE di Napoli ... 25 
Bratti Alessandro , Presidente ... 26 
Di Napoli Paolo , Comandante del NOE di Napoli ... 26 
Bratti Alessandro , Presidente ... 26 
Di Napoli Paolo , Comandante del NOE di Napoli ... 26 
Bratti Alessandro , Presidente ... 27 
Di Napoli Paolo , Comandante del NOE di Napoli ... 27 
Bratti Alessandro , Presidente ... 27 
Di Napoli Paolo , Comandante del NOE di Napoli ... 27 
Bratti Alessandro , Presidente ... 27 
Di Napoli Paolo , Comandante del NOE di Napoli ... 27 
Ambrosone Giuseppe , Comandante del NOE di Salerno ... 27 
Bratti Alessandro , Presidente ... 28 
Ambrosone Giuseppe , Comandante del NOE di Salerno ... 28 
Bratti Alessandro , Presidente ... 28 
Ambrosone Giuseppe , Comandante del NOE di Salerno ... 28 
Bratti Alessandro , Presidente ... 28 
Ambrosone Giuseppe , Comandante del NOE di Salerno ... 28 
Castiello Giuseppina (FI-PdL)  ... 28 
Nugnes Paola  ... 28 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 29 
Bratti Alessandro , Presidente ... 29 
Ambrosone Giuseppe , Comandante del NOE di Salerno ... 29 
Di Napoli Paolo , Comandante del NOE di Napoli ... 29 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 29 
Di Napoli Paolo , Comandante del NOE di Napoli ... 30 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 30 
Di Napoli Paolo , Comandante del NOE di Napoli ... 30 
Ciervo Marco , Comandante del NOE di Caserta ... 30 
Nugnes Paola  ... 30 
Ciervo Marco , Comandante del NOE di Caserta ... 30 
Di Napoli Paolo , Comandante del NOE di Napoli ... 30 
Ambrosone Giuseppe , Comandante del NOE di Salerno ... 30 
Bratti Alessandro , Presidente ... 31 
Ambrosone Giuseppe , Comandante del NOE di Salerno ... 31 
Bratti Alessandro , Presidente ... 31 
Di Napoli Paolo , Comandante del NOE di Napoli ... 31 
Bratti Alessandro , Presidente ... 31 
Di Napoli Paolo , Comandante del NOE di Napoli ... 31 
Bratti Alessandro , Presidente ... 31 

Audizione del comandante regionale Campania della Guardia di finanza, generale Fabrizio Carrarini (svolgimento e conclusione):
Bratti Alessandro , Presidente ... 32 
Carrarini Fabrizio , Comandante regionale Campania della Guardia di finanza ... 32 
Bratti Alessandro , Presidente ... 32 
Carrarini Fabrizio , Comandante regionale Campania della Guardia di finanza ... 32 
Bratti Alessandro , Presidente ... 35 
Carrarini Fabrizio , Comandante regionale Campania della Guardia di finanza ... 35 
Bratti Alessandro , Presidente ... 35 
Nugnes Paola  ... 35 
Carrarini Fabrizio , Comandante regionale Campania della Guardia di finanza ... 36 
Nugnes Paola  ... 36 
Carrarini Fabrizio , Comandante regionale Campania della Guardia di finanza ... 36 
Bratti Alessandro , Presidente ... 36 
Carrarini Fabrizio , Comandante regionale Campania della Guardia di finanza ... 36 
Bratti Alessandro , Presidente ... 36 
Carrarini Fabrizio , Comandante regionale Campania della Guardia di finanza ... 36 
Bratti Alessandro , Presidente ... 36 

Audizione del comandante regionale Campania del Corpo forestale dello Stato, Sergio Costa (svolgimento e conclusione):
Bratti Alessandro , Presidente ... 37 
Costa Sergio , Comandante regionale Campania del Corpo forestale dello Stato ... 37 
Bratti Alessandro , Presidente ... 40 
Costa Sergio , Comandante regionale Campania del Corpo forestale dello Stato ... 40 
Bratti Alessandro , Presidente ... 42 
Costa Sergio , Comandante regionale Campania del Corpo forestale dello Stato ... 42 
Bratti Alessandro , Presidente ... 43 
Costa Sergio , Comandante regionale Campania del Corpo forestale dello Stato ... 43 
Nugnes Paola  ... 43 
Bratti Alessandro , Presidente ... 43 
Nugnes Paola  ... 43 
Bratti Alessandro , Presidente ... 44 
Nugnes Paola  ... 44 
Bratti Alessandro , Presidente ... 44 
Costa Sergio , Comandante regionale Campania del Corpo forestale dello Stato ... 44 
Bratti Alessandro , Presidente ... 45

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ALESSANDRO BRATTI

  La seduta comincia alle 15.05.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.

  (Così rimane stabilito).

Audizione del commissario di ARPA Campania, Pietro Vasaturo.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del commissario di ARPA Campania, Pietro Vasaturo, accompagnato dalla dottoressa Marinella Vito, direttore tecnico dell'ente, che ringrazio vivamente per la presenza. Come sapete, la Commissione si occupa di illeciti ambientali relativi al ciclo dei rifiuti, ma anche dei reati contro la pubblica amministrazione e dei reati associativi connessi al ciclo dei rifiuti e alle bonifiche. L'audizione odierna rientra nell'approfondimento in corso di svolgimento sulla regione Campania.
  Ricordo, inoltre, che nella giornata di mercoledì 8 luglio una delegazione della Commissione si recherà presso la discarica di Calvi Risorta per l'effettuazione di un sopralluogo. Avverto i nostri ospiti che della presente audizione viene redatto un resoconto stenografico e che, se lo riterranno opportuno, consentendo la Commissione, i lavori proseguiranno in seduta segreta, invitando comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata nella parte finale della seduta.
  Prima di darvi la parola, posto che l'8 luglio effettueremo una visita presso tale discarica, vorremmo avere qualche notizia in più rispetto a ciò che ha riportato la stampa; vi chiederemmo anche di relazionarci sullo stato dell'arte relativo alle situazioni che ritenete più problematiche, nonché su tutti i punti che a vostro giudizio possono essere di interesse della Commissione, mantenendo il focus su Calvi Risorta. Come ripeto, non stiamo lavorando solo su quella situazione, ma stiamo facendo una rivisitazione della situazione campana, alla luce anche delle vicende che sono capitate negli ultimi anni. Ci interessava, quindi, dal vostro osservatorio, un'opinione sia sulla questione Terra dei fuochi, sia su altre questioni che ritenete di particolare interesse per la Commissione. Al termine del vostro quadro interverranno i commissari per fare qualche breve domanda. Do quindi la parola al dottor Vasaturo.

  PIETRO VASATURO, Commissario di ARPA Campania. Doverosamente devo precisare che io sono Commissario dal dicembre 2013, non per mala gestio del precedente management, ma per una forma di incompatibilità normativa rilevata. Detto questo, io sono un funzionario di ruolo dello Stato. Il mio status giuridico, oltre al compito di Commissario non straordinario, è quello – secondo una formula un po’ ibrida – di Commissario dell'ente. Sto infatti cercando di gestire la situazione sotto l'aspetto ordinario e straordinario. In particolare, noi abbiamo Pag. 4ereditato una situazione che, immediatamente dopo la catastrofe rifiuti – l'ente nasce sotto le bombe della crisi rifiuti – abbiamo affrontato. Oggi, ancora di più, ci sono dei dati scritti; in genere, non essendo un bravo oratore, mi rifaccio alle carte e ai calcoli esatti fatti: ARPAC ha aumentato le sue attività rispetto al passato – soprattutto per l'impegno a curare l'emergenza rifiuti – in tutti i suoi compiti istituzionali, i quali, peraltro, non sempre vengono ben delineati e chiariti dai vari interlocutori.
  ARPAC è un ente di controllo strumentale della Regione. Noi siamo, a livello laboratoristico, a disposizione di tutti gli enti che ne facciano richiesta. In particolare, il nostro compito primario è la tutela e la prevenzione. Questo aspetto è stato potenziato e stiamo vigilando attentamente sull'area della cosiddetta «Terra dei fuochi», ma non solo su quella. Stiamo controllando anche tutta la Campania e non sarà sfuggito il fatto, riportato sulla stampa, per cui sono stati i nostri operatori di una società, che ci ha indicato la Regione, a rendersi conto dell'ultimo incendio della Resit. Se i nostri operatori sono presenti sul territorio e ben accolti, finalmente ci accolgono bene anche i comitati. Io sono riuscito a potenziare il sistema grazie ai suggerimenti della dottoressa Vito, ma anche sentendo altri soggetti impegnati sul territorio, a partire dalle procure. Peraltro, c’è stato un errore, che in questa sede voglio segnalare. Noi seguiamo gli ordini della procura, laddove quest'ultima esercita un proprio ruolo, tuttavia non ci muoviamo solo su ordine della magistratura: a volte siamo noi che l'attiviamo.
  Noi supportiamo i vari corpi di polizia impegnati sul territorio, dalla guardia forestale, ai NOE, alla polizia urbana, a qualsiasi altra forza di polizia, riuscendo ad avere la caratteristica, perlomeno negli ultimi diciotto mesi – di essere autonomi nella repressione dei reati, i quali, almeno dalla lettura degli atti del commissario, sono risultati, signor presidente, oltre che nel malaffare, anche nel malcostume. Ora, che il malaffare ci sia stato, non c’è bisogno di dirlo in questa Commissione: ciò che stiamo scoprendo è una cosa vecchia. Noi, però, ci stiamo rendendo conto che la Terra dei fuochi è dovuta al malcostume. Stiamo intervenendo e abbiamo qualificato del personale per i primi interventi di spegnimento ma, molto spesso, non ci si riesce e dobbiamo, quindi, chiamare i Vigili del fuoco, i quali, in verità, accorrono subito, non appena possibile; stiamo inoltre impegnando le polizie locali, essendo tutte le amministrazioni locali molto sensibili su questo fronte. Onestamente, io sono stato molto contento di leggere che, dopo vent'anni, Legambiente, nella sua autorevolezza, al di là delle polemiche, nel suo ultimo rapporto dica che proprio nei reati su cui ARPAC è più impegnata (naturalmente, in questo caso, parliamo di rifiuti), dal mare in poi, c’è un miglioramento: loro dicono che è del 21 per cento, ma io mi permetto di dire che è del 30 per cento, perché, se pure a fronte degli scarsi mezzi, ARPAC non sta spendendo più di prima e non c’è alcuna duplicazione. Non abbiamo, insomma, avuto un «Pantalone» che riuscisse ad aumentarci i fondi. Detto questo, su Calvi Risorta, prima di passare la parola alla collega per i fatti prettamente tecnici, vi dico che non abbiamo scoperto l'acqua calda. La situazione si conosce dagli anni immediatamente dopo il 1960, quando fu costruita questa fabbrica del gruppo Pozzi. Negli anni prima della normativa – non sto qui certo io a insegnarlo a voi – che disciplinasse la materia, c'era un concetto comunitario: viene prima l'interesse umano. Poi è nato l'interesse per l'ambiente e la prevenzione. Naturalmente, questo è il tipico cimitero di un'azienda industriale. Oggi è fuori di dubbio che si conoscesse la situazione: ARPAC ne ha notizia da sempre, ma ARPAC è nata nel 2000. Già nel 2002 – confermerà meglio la dottoressa in seguito – abbiamo controllato e non vi era percolato. Le amministrazioni locali erano attente con le ordinanze; poi, nel 2014, per iniziativa del consiglio regionale, su pulsione del vicepresidente della Commissione attività produttive Consoli e del presidente della Commissione Pag. 5bonifiche, il consigliere Amato, siamo stati chiamati a un tavolo tecnico, al quale c'erano i sindaci. Ci siamo andati e abbiamo fatto, naturalmente, per quanto ci riguarda...

  PRESIDENTE. In che periodo è avvenuto questo ?

  PIETRO VASATURO, Commissario di ARPA Campania. Era il 12 febbraio del 2014 (ho qui il resoconto del consiglio regionale). Immediatamente avvisammo e demmo comunicazione di ciò alla competente procura. Ci risulta dagli atti – leggendo anche noi i giornali – che già nel 1997 fosse stato aperto un fascicolo dalla procura di Santa Maria Capua Vetere. Dopodiché, la procura di Santa Maria Capua Vetere, quando era ancora in servizio il dottor Lembo – non ricordo quando questi sia andato a ricoprire l'incarico a Salerno – aprì un fascicolo.
  Noi ci mettemmo a disposizione dell'autorità giudiziaria. Noi non siamo ausiliari della PG, bensì a supporto della PG delegata. Ad oggi ci sono tutte le attività tese a capire la tipologia di rifiuti. Personalmente, mi sono messo a vedere. In definitiva, noi stiamo trovando, come si è detto anche in televisione, tutto il materiale che utilizzava questa fabbrica. Secondo me, bisogna però prestare più attenzione ai solventi, nonché al materiale lucidante delle porcellane. L'aspetto che va approfondito, infatti, è che dopo la dismissione, verso il 1987-88, dopo una lenta agonia di questa fabbrica, subentrano, in seguito a lottizzazioni, altre piccole e medie imprese e realtà. È vigente ormai un testo unico, il n. 22 del 1997, che ben disciplina lo smaltimento dei rifiuti e non possiamo parlare più di un cimitero proprio di un'azienda. Ciò andava bene fino al decreto del Presidente della Repubblica n. 915, il quale, tranne che per la classificazione, non detta proprio queste regole. Quindi, vi è questo accertamento del danno che i rifiuti della Pozzi hanno eventualmente fatto, in particolare alla falda (a questo punto si può parlare non solo del terreno, ma anche della falda), ma soprattutto a seguito delle altre attività successive. Si sta quindi scavando per vedere che cosa costoro abbiano potuto interrare. Ad oggi mi pare di avere sentito che siano uscite delle «sorpresine», come per esempio del materiale meccanico, ma nulla di eccezionale. Si fa riferimento sicuramente ad attività di officine medio-piccole; ad oggi è molto avanzato il lavoro che, ottimamente, sta facendo la Forestale, con tutto l'appoggio di ARPAC, che sta impegnando uomini e mezzi. In qualche intervento, forse un po’ irruento, ho detto che noi ci siamo: ci siamo, ma un ente strumentale della Regione, a ciò preposto, non deve fare certamente rumore per farsi notare, dovendo invece stare sul posto. Abbiamo tutti i laboratori: non c’è solo Calvi Risorta, presidente, lei lo sa. Ci sono anche la discarica del Vesuvio e quella di Casal di Principe. I nostri laboratori sono a pieno regime. Anche se quest'autorevole Commissione potrebbe effettivamente dire che è tempo di austerity, la stessa Corte dei conti ha detto di andare cauti con l’austerity e di fare funzionare gli enti (questo l'ha detto nel 2013, approvando il rendiconto dello Stato).
  Noi stiamo facendo tagli e anche risparmi, ma siamo la metà di quelli che dovremmo essere. Infatti, oggi, finché non passa la nuova legge, quella precedente si rifà ancora a una vecchia delibera del 2005 – la n. 3, mi pare – della Corte dei conti del Friuli-Venezia Giulia, secondo cui, in una proporzione tra numero di abitanti e personale dell'ARPA, la Campania dovrebbe avere un'Agenzia di 1.200 persone: siamo invece 550, tenendo conto dei malati e di chi sta andando in quiescenza. Il 90-95 per cento sono tecnici bravi, tutti prossimi all'età pensionabile, perché provengono dal servizio sanitario regionale. Questo, però, non ci spaventa ancora e, ad oggi, non mi pare di aver mai avuto alcuna tirata d'orecchio da parte delle autorità: non siamo mai venuti meno ai nostri compiti. Lei troverà che ci siamo, che stiamo lavorando, insieme agli altri corpi di polizia e alle altre autorità presenti, non solo su Calvi Risorta. Prima di passare la parola alla dottoressa Vito, Pag. 6faccio un'ultima premessa che potrebbe essere interessante. Senza ulteriori costi noi siamo riusciti a sovrapporre le immagini di Google e quelle del Ministero dell'interno con quelle fornitemi da una società che lavora con il CNR, la quale ha già effettuato voli sperimentali con apparecchiature speciali: attenzione, si tratta di mezzi speciali, nuovi, a costi irrisori. Su Salerno e in provincia stanno emergendo buoni risultati; verranno poi mandati uomini sul terreno (a meno che questi sensori non siano già in grado di rivelare cosa può essere successo). Tutto questo ci servirà, dopo l'elaborazione, per vedere se su questo territorio, su questo terreno ben delineato, che è la discarica cosiddetta della Pozzi – cioè di Calvi Risorta – ci siano stati, negli anni, elementi che siano sovrapponibili, o se ci sia stata movimentazione che nulla ha a che vedere con le attività produttive della Pozzi o di altri. Io spero che questo non succeda, ma non mi pronuncio perché non sono un tecnico. Da quello che mi dicono, non si evidenzia chissà quale movimentazione negli anni. Rinvio, però, in qualità di ex «sbirro», abituato alla cautela, all'elaborazione – a titolo gratuito – di queste foto, insieme a quelle messe a disposizione da Google dal Ministero. Grazie e scusatemi se sono stato lungo nel parlare.

  PRESIDENTE. Chiediamo alla dottoressa Vito di farci brevemente il quadro della situazione relativo alla discarica. Ripeto, ci interessava capire anche eventuali altre situazioni emergenziali che avete riscontrato, soprattutto nell'area del casertano. Caserta è una zona nota.

  MARINELLA VITO, Direttore tecnico di ARPA Campania. Sulla discarica di Calvi Risorta vi ha già anticipato qualcosa il commissario. Stiamo parlando di rifiuti che, a seguito delle indagini partite dalla procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, con il Corpo forestale dello Stato come forza di polizia delegata, sono stati dissepolti circa 1,2 milioni di metri quadri nell'area che costituiva il vecchio stabilimento, insieme con i terreni circostanti della ex Pozzi. Per quello che mi risulta, da quello che ho visto documentandomi sulla storia dell'azienda, credo che essa abbia chiuso intorno al 1985. Nel corso di questi scavi, nella maggior parte delle trincee scavate, sono stati rinvenuti rifiuti di varie tipologie; alcune sono ascrivibili palesemente alle attività della ex Pozzi. Per altre, chiaramente, non immediatamente riconoscibili o classificabili a vista, sono stati fatti alcuni campionamenti, sia per le diverse tipologie di rifiuto, sia, in qualche caso, per i diversi terreni nei punti in cui maggiormente sembrava che il terreno potesse essere stato contaminato dalla presenza del rifiuto.
  Mi spiace che l'audizione sia oggi, perché penso che fra tre o quattro giorni – ho parlato con il laboratorio – saranno disponibili i primi risultati analitici. In linea generale, si può dire che trattasi di morchie di vernice, in molti casi di caolino, di pezzi legati alla produzione della ex Pozzi. Naturalmente, al momento, dire se si tratti soltanto di rifiuti legati ai vecchi cicli industriali, ovvero se sia accaduta qualche altra cosa, è una questione di natura prettamente investigativa. Peraltro, ciò non ha neanche a che fare con i compiti o le attività dell'ARPAC, né con il nostro mestiere. Mi dicevano che, molto probabilmente, nei prossimi giorni, si dovrebbe procedere anche all'analisi della falda, che in quella zona dovrebbe trovarsi, in base agli studi di cui disponiamo, fra i 20 e i 30 metri al di sotto del piano campagna. Penso che questo sia molto importante per capire sia la situazione in cui la falda entra nel sito, sia se la presenza di rifiuti sepolti può avere causato o aumentato delle situazioni di contaminazione.
  Per il momento su quest'area della ex Pozzi, onestamente, non ho molte altre indicazioni. In realtà, non credo che sia l'unico caso, perché allargando un po’ il discorso alle criticità, sono sempre stata una sostenitrice del principio per cui queste grandi attività produttive dismesse dovessero essere tutte puntualmente indagate. L'abitudine a gestire i rifiuti in una Pag. 7determinata maniera, quando non c'erano delle leggi stringenti, era un fatto – credo – piuttosto diffuso. Ciò nulla toglie, a mio parere, al fatto che i siti andassero bonificati. Le leggi sulle bonifiche sono poi entrate in vigore e, sebbene molti di questi siti siano stati inseriti sia nei piani regionali di bonifica, sia – per esempio, nel caso dell'ex SIN litorale domizio flegreo e Agro aversano – nell'ambito delle subperimetrazioni che il Ministero dell'ambiente ci ha chiesto, nessuno si è materialmente attivato per avviare l'intervento di bonifica. Questa situazione, quindi, si va sicuramente a sommare a quella ben nota della cosiddetta Terra dei fuochi, su cui abbiamo ottenuto, invece, alcuni risultati. Io faccio parte – ma con me, in fondo, anche tutta l'ARPAC – del gruppo istituito dall'articolo 1 del decreto-legge n. 136, modificato con la legge n. 6. Stiamo facendo, come credo sia già noto a questa Commissione, una serie di accertamenti sui terreni agricoli che abbiamo mappato insieme con gli altri componenti del gruppo di lavoro istituito con la direttiva del 23 dicembre 2013, trovando situazioni piuttosto diversificate. Per esempio, le analisi radiometriche, sia pure limitate agli strati più superficiali del suolo, hanno sempre dato esito negativo. Ciò non è altrettanto vero per quelle geomagnetometriche, che in molti casi hanno dato dei segnali che vanno comunque approfonditi. Mentre i risultati fin qui ottenuti ci tranquillizzano molto riguardo alla salubrità dei prodotti ortofrutticoli che vengono coltivati su quei terreni, non altrettanto si può dire in tutti i casi (parlo comunque di percentuali basse). Ho trasmesso, però, nei giorni scorsi, tutti gli atti per e-mail nel dettaglio e se qualcuno vuole fare qualche domanda specifica, sono a disposizione. Parliamo di percentuali molto basse, ma abbiamo comunque trovato alcuni siti la cui contaminazione superficiale dei terreni, in alcuni casi, è talmente elevata da spingerci a imporre la necessità di procedere con una caratterizzazione ambientale. A nostro parere, infatti, il fatto che un prodotto coltivato in quel terreno o in quei terreni sia pulito da un punto di vista della commestibilità, non significa che quel terreno non vada bonificato: sicuramente è un terreno molto diverso da tutti gli altri, quindi, significa che lì qualcosa è accaduto. Questo discorso deve andare avanti e deve essere approfondito. Noi, come gruppo di lavoro, sia pure con grande fatica, andiamo avanti. Le assicuro, presidente, che si tratta di un'attività veramente complessa perché, oltre a tutta l'operazione che abbiamo fatto, di individuazione dei siti (prima dei 57 e poi dei 31 comuni), come ARPAC abbiamo dovuto mettere in piedi una vera macchina da guerra insieme con il Corpo forestale. Il Corpo forestale procede a fare le notifiche, poi noi dobbiamo uscire in campo e fare le indagini radiometriche; il Corpo forestale fa le analisi geomagnetometriche e noi dobbiamo fare i campionamenti. Questo avviene particella per particella, perché da un punto di vista giuridico il proprietario di una particella è un singolo, ragion per cui, anche se la particella è piccolissima, bisogna ripetere sulla singola particella tutte le indagini, a prescindere dalle dimensioni della particella stessa. È chiaro che c’è voluto del tempo ed altro ne servirà. Io mi auguro, quanto prima, che con la stessa celerità – lo devo dire – si insedino e soprattutto ci forniscano delle indicazioni gli organismi dell'articolo 2, la Commissione interministeriale e il Comitato da essa dipendente. Noi troviamo le situazioni di contaminazione ma, secondo me, ciò che è importante dopo, a questo punto, è che qualcuno decida chi debba fare cosa rispetto alla necessità: non basta trovare e interdire, poiché, evidentemente, qualcuno si deve anche preoccupare di risanare questi territori. Questo, finora, è il punto per la parte riguardante il casertano. Ci sono, però, ovviamente, altre criticità nel territorio del casertano. Oltre a quella dei rifiuti e di questi siti contaminati, un'altra criticità è sicuramente legata ai sistemi di depurazione. Per quanto riguarda i grandi impianti regionali, molto è stato fatto in termini di rifunzionalizzazione a seguito dell'insediamento del custode giudiziario. Adesso bisognerà vedere gli interventi che la Regione ha Pag. 8programmato e che dovrebbero adeguare completamente i depuratori alla normativa. Con gli interventi di rifunzionalizzazione effettuati dal custode giudiziario, ho già notato una discreta differenza nei risultati dei nostri controlli. Prima, praticamente, i depuratori andavano quasi sempre fuori, mentre adesso, invece, sono quasi sempre nella norma. Ciò che, secondo me, costituisce ancora un problema, invece, è il fatto che molta parte della depurazione dei comuni sia in qualche caso addirittura inesistente. Sono ancora moltissimi i comuni che scaricano direttamente nei corsi d'acqua superficiali, senza nemmeno avere degli impianti di depurazione. Questo, naturalmente, si ripercuote sulla qualità delle acque superficiali e sulla qualità delle acque di mare, che pure è di molto migliorata nell'ultimo quadriennio. Noi abbiamo osservato, come diceva il commissario, un trend nettamente positivo di miglioramento della qualità delle acque, ma secondo me si può fare molto ancora per restituire alla balneabilità il mare di tutta la regione. Queste, secondo me, sono le due grosse criticità della zona del casertano. Naturalmente, è inutile dire che a Napoli ci sono ancora i nodi irrisolti della bonifica di Bagnoli e di Napoli orientale. In realtà, di argomenti da affrontare ce ne sarebbero tanti e diversi.

  PRESIDENTE. Noi avremo sicuramente occasione di vederci di nuovo, perché come lei giustamente ci dice, le questioni sono diverse. Oggi affrontiamo una serie di argomenti; poi, però, avremo la necessità di occuparci di tutta la parte della depurazione. La legge istitutiva della Commissione in questa legislatura, a differenza delle altre, ci affida anche questo compito. Non c’è dubbio che ci siano una serie di criticità, non solo nella regione Campania (la regione Campania, però, da questo punto di vista, è piazzata abbastanza bene), che vanno sicuramente viste. Io ho diverse domande, ma prima vorrei sentire i commissari. Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  MICHELA ROSTAN. Ho una domanda velocissima. Si è parlato nelle ultime settimane di Calvi Risorta un po’ come di una nuova scoperta. In realtà, sappiamo che non è stata una nuova scoperta perché, già nel 1997, era stata – se non erro – posta sotto sequestro. Mi premeva capire che cosa sia successo in questo arco temporale così lungo. Le indagini si sono fermate, i controlli non sono stati effettuati ? Come mai è passato un arco temporale così lungo e si è in pratica arrivati al 2014 per effettuare questo tipo di indagini e di analisi ?

  PAOLA NUGNES. È stato nominato l'incendio della Resit. Noi abbiamo avuto dai carabinieri un responso di autocombustione di materiale secco, ma da altri colloqui informali sembrerebbe che così non sia. Voi, che avete fatto sicuramente un sopralluogo e un'indagine, che idea vi siete fatti ? So che c’è stato, purtroppo, un incendio anche al campo rom molto vicino: queste due azioni, possono essere messe in correlazione ? Per quanto riguarda i ritrovamenti a Calvi Risorta, sappiamo tutti che non abbiamo scoperto l'acqua calda. Ciò che, come già diceva la collega giustamente, ci preoccupa, è il fatto che un discorso vecchio venga continuamente portato alla ribalta e poi sepolto: non solo i rifiuti, ma anche gli argomenti vengono seppelliti. Purtroppo, l'ARPA è nata nel 2000, quindi i documenti precedenti, che noi pure abbiamo, sono dell'ASL; abbiamo qui un monitoraggio, un documento che, a quanto mi è sembrato di capire, non è stato poi passato all'ARPAC. Non c’è un passaggio di notizie e di informazioni; probabilmente, quindi, voi non saprete, come ha chiesto la collega, per quale motivo queste indagini siano state archiviate all'epoca. Mi è sembrato di leggere, però, anche se forse in un campo vicino, cioè quello dell'ex tabaccheria, che ci fosse dell'amianto e che sia stata denunciata più volte la presenza di amianto, anche in forma non compatta, quindi, sicuramente in una forma assolutamente pericolosa. Tutto questo figura in una documentazione abbastanza dettagliata, a Pag. 9cui segue, invece, una richiesta di una centrale a biomasse: invece di trovare una notizia sulla messa in sicurezza o una bonifica, troviamo la richiesta di una centrale a biomassa ! Ci fa piacere sapere che l'ARPAC ha espresso delle valutazioni negative in merito. Ci può dire, però, a che punto è questa conferenza di servizi o se sia stata completamente bloccata. Sulle acque di falda, mi ha risposto lei. Mi fa piacere sapere ciò. Questo è un sito che è nella lista regionale dei siti da bonificare: rientra, quindi, per quanto lei sappia, in quella lista per cui l'Europa ci sanziona ?
  Ancora, parlando della Terra dei fuochi, abbiamo avuto occasione di vivere insieme l'esperienza dei primi giorni di luglio, in cui è stata esposta a Portici la situazione, molto confortante, dei rilievi sui terreni agricoli. Questo è stato ribadito più volte. L'ARPAC, però, come giustamente ha anzidetto il direttore, si interessa anche degli altri terreni: possiamo sentirci altrettanto rassicurati anche sulle altre parti di terreni della regione che non siano agricoli ? Lei ha detto che avete fatto indagini sul top del terreno e che, molto spesso, oltre un 2 per cento dei terreni monitorati non è risultato inquinato. Lei ha detto questo, però, ciò non avviene per la geomagnetometria. Pertanto, questi terreni saranno ulteriormente indagati ?

  BARTOLOMEO PEPE. Rispetto alle molte ordinanze sindacali che ci sono state nell'area di Napoli nord e che riguardano il divieto di emungimento da pozzi, con cui si dimostra la consapevolezza della compromissione delle falde, così come certificato da audizioni precedenti in questa Commissione, le quali hanno evidenziato la natura industriale del problema, l'analisi della vostra Agenzia ha mai rilevato criticità in questo senso ?

  GIUSEPPINA CASTIELLO. Vorrei velocemente entrare nel merito delle competenze dell'ARPAC. C’è un problema che io mi pongo rispetto a quella che è stata definita come la discarica più grande d'Europa. È vero che, purtroppo, nella regione Campania di situazioni simili ce ne sono tantissime, ma è altrettanto evidente che ci fosse anche questa e che qui la situazione è stata affrontata in ritardo. A voi questa responsabilità. Detto questo, la domanda più specifica, che riguarda l'aspetto che ci interessa fondamentalmente, concerne l'impatto ambientale e l'inquinamento delle falde acquifere. Parliamo di una discarica in cui io ho compreso una cosa, cioè che non riusciamo ancora a capire bene che tipi di rifiuti siano stati interrati. La mia preoccupazione riguarda il problema dell'inquinamento ambientale dei terreni e delle falde acquifere. Vorrei sapere se su questo riusciamo ad avere qualche notizia in più. Un altro argomento che mi sta particolarmente a cuore è quello dei famosi fuochi, dei famosi fumi e incendi che, purtroppo, hanno devastato la nostra regione. Vorrei capire se vi è un aumento di questi incendi, ovvero se, rispetto anche a quello che sta facendo l'ARPAC, possiamo dire che vi sia una diminuzione del fenomeno. Per ciò che vedo nel territorio in cui vivo, purtroppo, ancora ci sono tali fenomeni e anche spesso. C’è ancora un problema di disponibilità di persone fisiche di ARPAC – lo ribadiremo anche agli inquirenti che verranno dopo di voi – che debbono essere presenti.

  PRESIDENTE. Se volete fornire un primo giro di risposte, vi do la parola. Poi ho anche io una serie di domande da farvi. Do la parola ai nostri ospiti per una prima replica.

  PIETRO VASATURO, Commissario di ARPA Campania. Relativamente alle indagini del 1997, per l'esperienza che ho maturato negli uffici giudiziari, mi sento di dire che non ho letto un decreto di archiviazione ma, presumendo che non siano stati assunti provvedimenti dal 1997, bisognerebbe, presidente, fare una ricerca presso l'ufficio giudiziario (certo è che ne è stato aperto un altro, posto che, indubbiamente, l'altro risultava archiviato, ma bisogna vedere le motivazioni di ciò). Certamente, con una motivazione di archiviazione non si è spiegato il perché, in molti Pag. 10comuni – penso soprattutto a Calvi e all'ex tabacchificio di Sparanise – ci siano stati provvedimenti dei sindaci, i quali possono semplicemente interdire, laddove poi devono intervenire altre autorità. Come mi pare abbiate, con molta cortesia, sottolineato, ARPAC ha dei limiti molto forti: se non riusciamo ad arrivare prima, noi interveniamo quando ci chiamano.
  Lei mi domandava dell'abbattimento dei roghi. Per quanto ci riguarda, i roghi ci sono in tutta la Campania (anche se è vero che qui abbiamo la Terra dei fuochi), ma dobbiamo comunque vigilare, perché può accadere che magari si smetta di farli a Giugliano o a Caivano per andarli a fare nel Cilento. Per aver detto questo, sono stato quasi messo sotto processo, ma i roghi ci sono anche nel Cilento. Si sono certamente messe in atto attività da parte di tutti i corpi di polizia. L'Arma dei carabinieri ci ha addirittura invitato a utilizzare gratis – estendendo tale invito alle altre ARPA, su mia richiesta – i suoi elicotteri durante le sue attività istituzionali. È stata una gioia sapere che almeno l'Arma dei carabinieri è stata disponibile, così come il Corpo forestale, anche se con meno unità a disposizione. I carabinieri sono presenti un po’ su tutto il territorio. Noi, tra l'altro, ci siamo avvalsi e ci avvarremo anche del CNR per controllare i roghi. Personalmente, ormai, da quello che mi dicono gli operatori sul campo, i roghi derivano dal malcostume. È sempre delinquenza, ma è anche malcostume. Se lei vede bruciare delle gomme, è fuor di dubbio che esista qualcuno il quale ritira le gomme dai gommisti – vado a braccio – e poi le brucia. Peraltro, già spegnere una montagna di pneumatici consumati non è facile, ma il problema e che anche quando intervengono i vigili del fuoco, che in venti minuti spengono il fuoco, poi, magari 200 metri più avanti, si crea un altro incendio con altro materiale. Su questo spero che le forze dell'ordine siano presenti; tuttavia ho dei dubbi sul fatto che mettere i centauri dell'esercito possa fare da deterrente. Indubbiamente, in alcune zone, serve anche il centauro dell'esercito, ma bisognerebbe aumentare le gazzelle dei carabinieri, della polizia e, soprattutto, la dotazione dei vigili urbani, che in molti comuni sono assenti, proprio perché stando ai limiti di spesa, non si può assumerne di nuovi. Noi, a volte, chiamiamo, ma molti comuni, anche di un dato rilievo territoriale e di una certa importanza per numero di abitanti non hanno personale: Casal di Principe, per esempio, che dovrebbe avere un esercito di vigili urbani con i mitra, ne ha tre, di cui uno addetto agli uffici. Abbiamo notato, però, un vivo interesse da parte di tutte le forze in campo, ma anche dei sindaci, che risultano molto sensibili al problema. Prima di passare la parola per le domande più espressamente tecniche alla dottoressa Vito, ricordo che ARPAC sta spendendo di suo: senza spendere di più del budget che ci passa la regione, stiamo aiutando i comuni, che sono più rovinati di noi, a sostenere proprio queste spese. È brutto e forse volgare dire tutto questo, presidente, ma è compito di un ente regionale soccorrere anche finanziariamente – naturalmente, nell'ambito delle nostre prerogative e non con dei prestiti, posto che non siamo una banca – tali enti facendoci carico di molte attività che rientrano nei nostri compiti. Io ho aumentato i mezzi della qualità dell'aria con costi irrisori; abbiamo messo in condizione i sindaci di tranquillizzare la popolazione, almeno sotto l'aspetto della qualità dell'aria, che è l'immediata esigenza dopo un rogo; abbiamo utilizzato macchine speciali durante e immediatamente dopo l'incendio della Resit, proprio per vedere che cosa ci fosse nell'aria (i due incendi sono abbinati); addirittura, gli zingari hanno aggredito gli operatori di una società che noi abbiamo mandato a titolo gratuito, avendoci la società fatto la cortesia. Tutto questo, però, succede sul terreno e non bisogna enfatizzare (magari costoro fanno ciò per paura o perché è loro usanza, ovvero può avvenire per autocombustione). Io spero che non ci sia malafede da parte degli incendi alla Resit, posto che è – mi pare – la quinta o la sesta volta che accadono tali episodi e noi per due volte ce ne siamo accorti. Alla fine, come diceva lei, ARPAC Pag. 11ha dei compiti limitati: non siamo, purtroppo, un istituto di polizia giudiziaria e non possiamo fare altro che rapporti. Possiamo, quello sì, chiamare e, onestamente, su cento chiamate, 99 volte sono venuti o la polizia, i carabinieri, o la forestale o i vigili urbani, laddove ci sono. Per le altre risposte lascio la parola alla dottoressa Vito.

  MARINELLA VITO, Direttore tecnico di ARPA Campania. Cercherò di rispondere alle domande più o meno nell'ordine in cui sono state poste. Sul fatto che Calvi Risorta fosse già stata posta sotto sequestro nel 1997, si chiedeva come mai fosse passato tanto tempo: francamente, io mi sono posta la sua stessa domanda e non le so rispondere. Mi sono chiesta come mai su un sito già sequestrato – e quindi, evidentemente, già oggetto di indagine – a un certo punto si fosse ritenuto di chiudere l'indagine e poi di ripartire nuovamente. Io le posso dire che, per quello che riguarda gli atti – mi collego anche a ciò che diceva l'onorevole Nugnes – disponibili in Agenzia, quando nei giorni scorsi è accaduta questa vicenda di Calvi Risorta, io ho cercato di procurarmi un po’ di carte pregresse. Il primo documento che sono riuscita a trovare è stato quello relativo ad un sopralluogo ARPAC del 2002. Evidentemente non c’è stato – in questo come in nessun altro caso – un passaggio di consegne tra ASL e ARPAC; d'altra parte, noi abbiamo ereditato il personale che era addetto all'ambiente, cioè non dei veri e propri uffici; un vero passaggio di consegne non credo che ci sia mai stato. Peraltro, andando a leggere bene il documento, ho notato che il sopralluogo è stato fatto nell'area adiacente all'impianto. Può essere che l'impianto all'epoca fosse ancora sotto sequestro: non lo so. Questo andrebbe verificato, anche per capire quando si sia chiusa questa indagine, che era partita nel 1998. Inoltre, come diceva il commissario, il sopralluogo successivo risale al 2014: che cos’è successo nel frattempo ? Qualcosa da collegare a ciò che dicevo prima, cioè a proposito delle inadempienze dei soggetti obbligati dalle norme alle bonifiche, c’è: qualcosa è successo. Per ciò che ho avuto modo di vedere, il sito della ex Pozzi, nel piano regionale di bonifica del 2005, era stato inserito nel censimento dei siti potenzialmente contaminati. Nel 2005 era inserito nel censimento dei siti potenzialmente contaminati perché, ai sensi del DM n. 471 del 1999, all'epoca vigente, un sito poteva essere definito potenzialmente contaminato anche per il solo fatto che ci fosse il sospetto che lo fosse. Su un'attività produttiva dismessa, come era la ex Pozzi, c'era il sospetto che ciò potesse essere, ragion per cui il sito fu inserito nel censimento. Quando la Regione Campania, nel 2013, ha prodotto l'aggiornamento del piano regionale di bonifica, nel frattempo era entrata in vigore la legge n. 152 del 2006, che ha mutato la definizione di «sito potenzialmente contaminato». In base alla normativa vigente, affinché un sito possa essere definito tale, è necessario aver già dimostrato il superamento delle CSC. La Regione Campania non se l’è sentita di togliere il cementificio della Pozzi, così come molti altri siti che figuravano nella versione previgente del piano – ma per i quali nessuno si era attivato – e li ha inseriti in un allegato 5 al nuovo piano regionale di bonifica, che contiene l'elenco di tutti i siti che stavano nel vecchio piano per il solo fatto di essere potenzialmente contaminati ai sensi della normativa precedente. Questi siti sono stati messi, dunque, in un allegato apposito e sono tutti siti per cui la Regione ha demandato ai comuni di verificarne le condizioni storiche, quindi, con la necessità o meno di avviare poi delle indagini preliminari. Che io sappia, comunque, per questo sito non è stato fatto niente. Per quanto riguarda l'incendio della Resit, noi siamo andati sul posto immediatamente dopo il fatto. Sulle cause vi dico, francamente, che ho parlato soltanto telefonicamente con la collega che è andata a fare le verifiche. In un primo momento lei mi disse – erano veramente le prime voci che giravano – che forse l'incendio era partito da una palazzina, non so se quella del custode ma comunque al servizio dell'impianto di discarica. Tuttavia, Pag. 12se poi lei mi dice che i carabinieri hanno parlato di autocombustione, non ho motivo di dubitare su ciò che dicono i carabinieri. Certamente, il fatto che a distanza di due giorni ci sia stato un incendio anche nel campo rom, lo definisco perlomeno inquietante. Non saprei neanche qui, però, fornire una risposta precisa.
  Il senatore faceva anche un riferimento all'amianto nel tabacchificio. Penso che si riferisca al tabacchificio di Sparanise. L'amianto è sicuramente stato ritrovato anche nell'area dell'ex Pozzi, ma devo dire che non manca mai in questi seppellimenti, anche perché, fino a quando non ci sarà un posto dove smaltire l'amianto, credo che tutti coloro che devono liberarsene non troveranno niente di meglio da fare che smaltirlo in questo modo. A proposito del tabacchificio di Sparanise, forse, più che per le consuete lastre di amianto, io mi preoccuperei per un altro fatto. Infatti, risale alla stessa epoca un nostro sopralluogo nel quale è stata denunciata una forte presenza di rifiuti abbandonati all'interno del tabacchificio, con la fuoriuscita di un liquido, probabilmente di natura acida, che bruciava gli alberi di un contadino che si trovavano nelle immediate vicinanze. A proposito del tabacchificio di Sparanise, questa situazione mi preoccupa di più. Ciò va anche in relazione con il discorso che faceva il senatore Pepe a proposito delle falde e dei divieti. Su questo, se posso permettermi, farei qualche considerazione in più. Noi, come ARPAC, facciamo regolarmente il monitoraggio delle acque sotterranee, ai sensi della legge n. 152, inteso come monitoraggio per gli obiettivi di qualità degli acquiferi. Chiaramente, però, con la situazione che c’è in Campania, ci capita, con notevole frequenza, di andare a dover fare, o per conto della procura, o per conto dei carabinieri, o per la Terra dei fuochi, indagini anche su pozzi che non fanno parte della nostra rete, compresi i pozzi che pescano in una falda magari più superficiale, che quindi può essere più facilmente contaminata. La situazione l'abbiamo denunciata in svariate occasioni. Basti pensare, per non andare troppo lontano dagli argomenti di cui stiamo parlando oggi, cioè della falda sotto l'area delle discariche di Giugliano, della zona di Casal di Principe o di quella di Marcianise, che un inquinamento più o meno consistente e più o meno diffuso, dovuto soprattutto alla presenza di solventi organoalogenati – ma in qualche caso anche a metalli – è un fatto molto comune. Devo dire, onestamente e per amore della verità, che non ritengo questo un problema esclusivamente campano. Forse, se andassimo a vedere la falda della Pianura Padana, si rizzerebbero i capelli a noi campani, che poi stiamo sempre ad arrovellarci sul microgrammo in più o in meno rispetto ai limiti di legge. Anche su questo c’è da dire che, per molti degli inquinanti di cui alle volte si legge sui media, quando si dice che è stata trovata la falda piena di fluoruri di ferro e di manganese, c’è un'altra spiegazione. Noi siamo alle pendici del Vesuvio da una parte, ma anche sotto il Roccamonfina dall'altra. C’è una faglia, nella zona davanti a Bagnoli e a Pozzuoli, con le risalite di fluidi termali. Sinceramente, non mi meraviglio tanto della presenza di fluoruri di arsenico, ferro, manganese o di solfati, perché sono quasi sicuramente ascrivibili a...

  BARTOLOMEO PEPE. Non credo, però, che il Vesuvio producesse idrocarburi policiclici aromatici o PCB ! Mi sembra che siano stati inventati qualche migliaio di anni dopo !

  MARINELLA VITO, Direttore tecnico di ARPA Campania. Stiamo dicendo la stessa cosa. Le ho detto che, per i parametri appena citati, l'origine è sicuramente di carattere naturale. Poi dobbiamo vedere anche i quantitativi, perché un conto è trovare 600 di manganese, un conto è trovarne 60.000 ! Le cose vanno viste cum grano salis, caso per caso, in maniera sito-specifica. È del tutto evidente che qualunque inquinamento da sostanze organiche, quali PCB, solventi organicoalogenati o solventi aromatici, non può che essere un inquinamento antropico. Come Pag. 13io le ho detto, abbiamo trovato ciò in svariate occasioni; le dirò di più, abbiamo trovato ciò non solo nelle vicinanze delle discariche ma, molto spesso, anche nelle vicinanze di impianti industriali.

  BARTOLOMEO PEPE. A tal proposito, avrei una domanda veloce: posso richiedere questa documentazione ?

  MARINELLA VITO, Direttore tecnico di ARPA Campania. Non saprei. Perdonate la mia ignoranza su cose di questo genere, ma alcune notizie sono per la procura: posso darvele lo stesso ? Non saprei.

  PRESIDENTE. Dipende se sono oggetto di indagine della procura. Esiste, però, una loro documentazione – credo ufficiale – relativa alla rendicontazione dell'attività, che ritengo potremmo farci mandarci per la nostra attività. Se poi c’è qualcosa di specifico ed ulteriore che è oggetto di indagine da parte della procura, possiamo anche fare una richiesta in tal senso. Diventerebbe materiale sottoposto a regime segreto, che verrebbe però depositato qui presso la sede della Commissione. Tale documentazione potrebbe essere consultata, ma non utilizzata. Tuttavia, se ci sono necessità in questo senso, bisogna fare delle richieste specifiche.

  MARINELLA VITO, Direttore tecnico di ARPA Campania. Per quanto riguarda la centrale a biomasse, so che noi non avevamo espresso un parere favorevole, ma le farò sapere a che punto è la conferenza dei servizi. Mi devo documentare su ciò. Poiché alle varie conferenze di servizi noi partecipiamo con le nostre strutture dipartimentali, onestamente, non so a che punto siano tutte le conferenze dei servizi della Campania. Se avessi saputo che questo tema vi interessava, mi sarei documentata. Infine, qualcuno di voi mi chiedeva se ci possiamo sentire tranquilli tra topsoil e magnetometria: certo, se si fanno gli approfondimenti successivi. Credo che, come avevo detto anche prima, sia opportuno che in seguito il comitato di indirizzo ci dica chi deve fare cosa.

  PAOLA NUGNES. Non è già stabilito nel protocollo ? Questo è il punto a cui voi siete arrivati...

  MARINELLA VITO, Direttore tecnico di ARPA Campania. Nella legge no. Noi stiamo esaurendo il mandato del gruppo di lavoro. Adesso la commissione e il comitato, che hanno il compito, rispettivamente, di fornire gli indirizzi generali e di programmare le attività, dovrebbero, secondo me, in questo contesto, decidere se a fare una cosa debba essere il soggetto obbligato, o se non debbano invece essere il comune o la Regione a far ciò in danno, in base alla legge delle bonifiche, oppure, ancora, se non si debba adottare un'altra strategia. Sul problema dell'inquinamento della falda, ho già detto, mentre sugli incendi ha già risposto il commissario. Sulla domanda se c’è o non c’è un aumento, in base ai dati del prefetto Cafagna, l'incaricato di Governo per il fenomeno dei roghi in Campania, sembra che le cose vadano un po’ meglio. In realtà, secondo me, gli incendi di rifiuti potranno diminuire quando sarà risolto il problema alla base, un problema che, se in parte è dovuto sicuramente al malcostume dei cittadini, nel grosso, a mio avviso, dipende dalle aziende che lavorano in nero. Poiché le materie prime si acquistano in nero, le aziende non possono che smaltire in nero i rifiuti che derivano dalle loro attività. Secondo me, se non c’è una politica seria di contrasto all'illegalità, il problema non si risolve.

  PRESIDENTE. Io avrei una serie di domande di carattere generale, mentre altre riguardanti l'ARPAC. Preciso che, quando abbiamo svolto una delle prime audizioni, con l'assessore all'ambiente regionale, ci è stata consegnata una documentazione e chi è interessato può consultarla. Al di là degli STIR e del movimento rifiuti, come Commissione avevamo chiesto di sapere come uscissero i rifiuti e dove andassero, nonché, rispetto ai piani eventuali di bonifica da effettuare, quali fossero tali piani e quali le attività messe in campo. Ci è stata mandata della documentazione Pag. 14al riguardo. Al limite, potremo fare questa verifica ulteriore con la nuova giunta regionale, posto che c’è stato un cambio di amministrazione. Sentiremo la nuova giunta, ma è opportuno andare a verificare anche quali fossero i siti per i quali erano indicati degli interventi e se siano stati fatti. Quando si parla di queste cose, ballano sempre cifre importanti, milioni di euro su milioni di euro. In realtà, la fatica che si fa consiste proprio nel capire quali sono i procedimenti che sono partiti, quelli che sono sulla carta e quelli che sono nella testa. Questo, secondo me, sarà un chiarimento che dovremo avere con la Regione Campania, anche per sapere come si stia muovendo. Volevo poi chiederle qualcosa su ARPAC allo stato attuale. A me fa piacere sapere che state vivendo una nuova fase, ma purtroppo, nel passato, l'Agenzia ha vissuto dei momenti un po’ – diciamo così – complicati, anche per quanto riguarda la sua natura, con parti di personale prese e società che si erano formate, in maniera anche abbastanza sui generis (non esiste, infatti, un'ARPA in Italia che abbia delle società partecipate). Volevo capire, rispetto a questa questione, come vi stiate muovendo. Sul personale, invece, ci avete più o meno riferito il numero. C’è poi un'altra questione che mi interessa capire. Immagino che sarete sollecitati in continuazione dall'emergenza. Normalmente, però, le Agenzie dovrebbero pianificare, insieme alla Regione, una serie di attività anno per anno, ciò costituendo, poi, il piano delle attività. C’è un confronto con l'amministrazione e normalmente si fa anche un confronto con la società civile: quello è il piano di attività dell'ARPA.
  Volevo capire, a questo riguardo, se alla fine siete più sommersi dalle emergenze continue, piuttosto che da un'attività la quale, invece, vi è propria, cioè di prevenzione, ossia di controllo ex ante e di acquisizione dati. Rispetto agli ufficiali di polizia giudiziaria, mi risulta che ce ne siano pochi: non ne avete nemmeno uno ?

  PIETRO VASATURO, Commissario di ARPA Campania. No, ciò è stato proprio vietato dopo il parere del 2008 del Consiglio di Stato !

  PRESIDENTE. Questa, però, è una scelta del tutto regionale.

  PIETRO VASATURO, Commissario di ARPA Campania. No, signor presidente, ciò vale per tutt'Italia !

  PRESIDENTE. A me risulta diversamente. Durante la mia esperienza lavorativa in Emilia Romagna, da direttore, ricordo che ne avevamo circa 150.

  PIETRO VASATURO, Commissario di ARPA Campania. Da un parere dell'Avvocatura dello Stato, che ho personalmente richiesto, risulta che non potevamo investire nessuno di tale qualifica.

  PRESIDENTE. Sarebbe interessante potere avere tale parere.

  PIETRO VASATURO, Commissario di ARPA Campania. Con piacere, signor presidente.

  PAOLA NUGNES. Anche a mia conoscenza questo è un fatto regionale.

  PRESIDENTE. Penso di conoscere un poco la materia. Gli ufficiali di polizia giudiziaria in Regione Emilia-Romagna e in Regione Toscana ci sono, e questa è una scelta. La Lombardia, per esempio, li ha tolti: li aveva e li ha soppressi con una legge regionale. È quindi una scelta autonoma che può fare la Regione, ma dal punto di vista nazionale non sono vietati. Tuttavia, ci faccia avere tale parere.
  Peraltro, risulta che sia più una scelta strategica, che ha i suoi pro e i suoi contro. Comunque, non voglio in questa sede entrare nel merito; volevo sapere solo se voi li avevate. Volevo poi porle alcune questioni più specifiche di carattere tecnico. Faccio riferimento a questa discarica. Risulta – forse l'avete già detto – che la fabbrica sia stata chiusa alla fine del 1980, più o meno a metà: vi risulta, come dalle prime analisi, il fatto che l'esistenza di Pag. 15un'area dismessa possa aver costituito, nel tempo, un ricettacolo quasi naturale di diffuso abbandono di rifiuti di ogni tipo e genere ? Vorrei sapere se questo fatto l'avete segnalato. Per quanto riguarda un'altra questione, vorrei capire di più sul fatto che ci dovrebbe essere, secondo la normativa, l'obbligatorietà di avere l'anagrafe dei siti contaminati: esiste quest'anagrafe dei siti contaminati ? Sarebbe interessante acquisirla – se non l'avete già inviata – perché questo almeno ci darebbe...

  MARINELLA VITO, Direttore tecnico di ARPA Campania. È tutto su Internet !

  PRESIDENTE. Bene, così evitiamo di scoprire situazioni che magari, invece, sono già esistenti. Rispetto al tema del materiale radioattivo, che spesso salta fuori nelle discussioni, ci può essere materiale derivante da rifiuti ospedalieri ? Mi pare che alcune discariche, soprattutto quelle segnalate da diversi pentiti, contenessero tali materiali. Mi riferisco, per esempio, al gruppo di discariche che sono state oggetto di segnalazione da parte del pentito Schiavone. Magari sono molto più piccole come estensione, ma contengono materiali – faccio riferimento ai rifiuti ospedalieri – che meritano, ritengo, un'attenzione particolare.
  Ritornando al materiale radioattivo, quello che eventualmente si è trovato, ovvero se è stato eventualmente trovato, è ascrivibile a questa tipologia dei rifiuti o a qualcos'altro ? L'altra questione che sarebbe interessante capire – non è materia di vostra pertinenza, ma andrebbe scoperto – è chi sia oggi il proprietario di quell'area. Presumo che ci siano stati dei passaggi.

  PIETRO VASATURO, Commissario di ARPA Campania. Ci sono state delle lottizzazioni.

  PRESIDENTE. In ogni caso, oggi chi è proprietario di quell'area non può esimersi dall'avere qualche responsabilità al riguardo. Bisognerebbe capire come sono avvenuti i passaggi di proprietà. Ripeto, questo non è tema vostro, ma credo che questa sia invece una delle cose più importanti che dobbiamo fare – e che faremo – tramite i carabinieri, o comunque le forze di polizia.

  PIETRO VASATURO, Commissario di ARPA Campania. Riepilogando sulla continuità che ha avuto ARPAC sotto l'aspetto dei fondi, anche se il tema è più articolato, rispondo succintamente: ARPAC non si è vista mai aumentare i fondi.

  PRESIDENTE. Quanto è il budget adesso ?

  PIETRO VASATURO, Commissario di ARPA Campania. Con una delibera del 2014, la n. 211, la Giunta Caldoro portò la percentuale dallo 0,035 allo 0,047 del Fondo sanitario regionale, il quale è in diminuzione. Si tratta della somma che era a carico dell'assessorato all'ambiente, perché, ai sensi della legge istitutiva, noi abbiamo due fonti di entrata, una che grava sul capitolo dell'ambiente e una sul Fondo sanitario regionale (quella dell'assessorato all'ambiente fu diminuita di 3 milioni, anche per quest'anno).

  PRESIDENTE. Quant’è il budget complessivo ?

  PIETRO VASATURO, Commissario di ARPA Campania. Il budget non supera, presidente, i 52 milioni, laddove ARPAC avrebbe necessità di almeno 70 milioni, avendo anche sulle spalle quella società che la Giunta, qualche anno fa, trasferì alle nostre competenze, rendendo così – perlomeno per quanto mi risulta – ARPAC l'unica agenzia ad avere una società in-house; abbiamo messo queste persone a lavorare, con il risultato, tra l'altro, che tali dipendenti risultano meno costosi in termini di spesa rispetto al carico economico finanziario che lo Stato ha affrontato con ammortizzatori sociali o altro. Comunque, si tratta di un peso molto gravoso e sebbene siano persone che lavorano (è tutta brava gente), che stiamo impegnando, Pag. 16ARPAC non può permettersi questa spesa (in realtà, nessuna ARPA d'Italia può far ciò).

  PAOLA NUGNES. Mi perdoni. Non sono a conoscenza di questo fatto: mi può specificare meglio questa faccenda ?

  PIETRO VASATURO, Commissario di ARPA Campania. Per un atto amministrativo della Regione, di una decina d'anni fa, ci fecero diventare – è brutto da dire in italiano – soci di maggioranza assoluta, totalitari, di una società costituita dal commissario di Governo per l'emergenza rifiuti. Purtroppo, questa avrebbe dovuto essere finanziata nell'ambito di progetti POR con la delibera di giunta n. 1824 del 2006. Noi avevamo una piccola società (facevano solo le pulizie) che era composta da 20-30 persone (un progetto LSU); era una società piccolissima; poi, all'improvviso, ci ritrovammo sulle spalle circa 300 persone. Oggi, tra decessi e pensionamenti, il numero è sceso a 268. Abbiamo tenuto queste persone, secondo una modalità alternata, cioè un giorno sì e un giorno no, spesso con la presenza dei carabinieri: ho speso il mio stipendio a offrire caffè a loro, ai carabinieri, alla Digos e ad altri. Questa non vuole essere solo una battuta, perché prima ho ricoperto l'incarico di dirigente dell'area risorse, dove mi sono reso conto che c'era un buco enorme, dove maturavano debiti, poiché il personale comunque veniva pagato. Purtroppo, dopo il decreto-legge n. 78 (poi legge n. 122), furono rimodulati anche i fondi POR; fu allora che ci fu il collasso di queste commesse (basate sui fondi POR) e che questa società si trovò in grande difficoltà. Naturalmente, nelle varie norme regionali, a far data dal 2010, la Regione pone attenzione al polo ambientale di queste società in-house, che sono un po’ la spina nel fianco di tutte le amministrazioni d'Italia (ormai, anche dello Stato). Le in-house sono diventate un problema. In particolare, questa società denominata ARPAC Multiservizi Srl, di diritto privato, maturava dei debiti e io di questo fatto ho dovuto tenere conto. Per nostra fortuna, non ho dovuto rispondere di ciò perché non ero l'ente comunale e non ero stato io costituirla per legge. Tuttavia, resta il fatto ne sono comunque il socio maggioritario. Si tratta di poco meno di 300 unità (268 per l'esattezza). Lei può immaginare che cosa significhi questo in una realtà come quella partenopea. Quando sono diventato commissario, nell'ambito della mia stessa mission è rientrato anche il rilancio di questa società. Ho quindi tentato – riuscendoci – di far lavorare queste persone. In particolare, una notizia che tengo a riferire a quest'autorevole Commissione – che ho ribadito in ogni sede, innanzitutto per l'onestà di 37 anni di servizio – è che questa gente sta lavorando. Queste persone si recano a Giugliano o Qualiano, ovvero in altri comuni della Campania, a bordo di autovetture che sono utilizzate proprio per controllare il territorio; anche per questo loro impegno, sono trattati da tutti benissimo; costoro stanno affrontando il problema mediante un servizio che pur essendo h24, non si sovrappone ad altre iniziative straordinarie di altri enti (peraltro, essi svolgono anche attività di manutenzione per ARPAC). Naturalmente, costoro non possono lavorare per terzi ma solo con noi. Se ci fosse, signor presidente, un trasferimento maggiore, potremmo benissimo continuare ad impegnarli, perché i costi di tale in-house risultano bassi, se non addirittura inferiori, in termini di efficienza, rispetto alle lungaggini dei vari meccanismi di gare e controgare. Questo è il perché ARPAC spende la metà in ambito gestionale (ho portato anche qualche documento in proposito, che lascio agli atti). Non le dico tutto ciò per prendermi dei meriti, signor presidente: non ci voleva molto. Di certo, però, nell'ambito di un'ulteriore austerity, o qualora il nuovo Governo regionale decidesse di tagliare i fondi, allora diciamo che se, da un lato, si potrebbe chiudere ARPAC (il Commissario ha infatti il potere di suggerire ciò alla Giunta), facendo ciò si metterebbe, per prima cosa, in crisi l'apparato che noi siamo riusciti, seppure con un equilibrio precario, a rendere funzionale e funzionante. Tenete conto del fatto che sono Pag. 17riuscito a fare stare a galla dieci barche che oggi sono le più moderne delle varie ARPAC d'Italia: noi le abbiamo recuperate e vigiliamo anche sul mare. Siamo riusciti a fare tutto, anche a munirci di una flottiglia, se pure in assenza di fondi. In tal senso, siamo tra le prime ARPA.

  PRESIDENTE. I 550 dipendenti includono questi 250 o questi ultimi sono in più ?

  PIETRO VASATURO, Commissario di ARPA Campania. No, sono in più, altrimenti veramente, presidente, non sarebbe stato possibile fare niente. Lei deve immaginare che il 75 per cento – mi corregga la dottoressa Vito – è impegnato nei laboratori e altri sono ispettori esterni. Peraltro, come già detto, mi preoccupai di scrivere all'Avvocatura dello Stato per una scommessa con il procuratore attuale di Salerno, che stimo moltissimo e che ho conosciuto quando lavoravo in procura. Io sostenevo che noi non potevamo essere PG, a livello proprio nazionale, mentre lui aveva dei dubbi. Per questo, chiesi un parere all'Avvocatura dello Stato, la quale mi rispose in proposito e mi pregerò di mandarle, come già anticipato, tale risposta: ciò avviene a livello nazionale, dopo un parere espresso alla Lombardia dal Consiglio di Stato ! Quindi, la questione riguarda tutta la materia delle ARPA nazionali. Mi pregerò di unire tale parere del Consiglio di Stato al resto della documentazione che invierò.

  PRESIDENTE. La ringrazio, tuttavia, le posso garantire che fino a ieri sera gli UPG in Emilia-Romagna e in Toscana ci sono stati.

  PIETRO VASATURO, Commissario di ARPA Campania. Il problema è dato da quelli che hanno l'incarico e che provenivano ancora dall'ASL, perché gli ispettori dell'ASL erano PG.

  PRESIDENTE. Quindi, potrebbero essere nominati anche in Campania ?

  PIETRO VASATURO, Commissario di ARPA Campania. No, poiché, secondo il Consiglio di Stato, la nostra legge nazionale non prevede tali figure per le ARPA.

  MARINELLA VITO, Direttore tecnico di ARPA Campania. Per come ho capito io la vicenda (ma da tecnico non vorrei usare termini impropri), sicuramente né un direttore generale, né un commissario – forse neanche il presidente della Giunta regionale – possono investire una persona del ruolo di UPG: non è un problema di averlo o non averlo. Il problema è che tale status deve essere conferito da un organismo statale.

  PRESIDENTE. Normalmente è il prefetto a far ciò.

  MARINELLA VITO, Direttore tecnico di ARPA Campania. Per ciò che ho letto nella proposta di legge, almeno nell'ultima versione, non mi sembra che si risolva tale problema, perché ci vorrebbe una proposta di legge in cui si dica che i dipendenti dell'ARPAC hanno la qualifica di UPG. In mancanza di ciò, siamo di nuovo punto e a capo.

  PRESIDENTE. Se vuole poi facciamo una discussione a parte. Oggi non è questa la discussione. Tuttavia, non possono essere tutti ufficiali di polizia giudiziaria.

  MARINELLA VITO, Direttore tecnico di ARPA Campania. È chiaro: se lo fossero tutti, sarebbe assurdo. Io, invece, intendo dire che quelli individuati, possano esser UPG automaticamente.

  PRESIDENTE. Va bene, questo però per la Commissione è relativamente interessante. È più importante che chiudiamo l'audizione con le ultime risposte riguardo alle domande che le avevo fatto.

  MARINELLA VITO, Direttore tecnico di ARPA Campania. Lei aveva chiesto se la Regione sia dotata di un'anagrafe dei siti contaminanti: sicuramente sì. Nell'ultimo piano regionale di bonifica, i databasePag. 18detenuti dalla Regione Campania comprendono quello dell'anagrafe, nel quale sono confluiti, come dice la legge n. 152, tutti i siti per i quali è già stata accertata la necessità di andare avanti con un intervento di bonifica, ossia tutti quelli per i quali non si può tornare indietro. Poi c’è il censimento dei siti potenzialmente contaminati, in cui ci sono quelli che sono ancora nelle fasi iniziali e per i quali non è stata ancora fatta l'analisi di rischio. C’è quindi il censimento dei siti potenzialmente contaminati di interesse nazionale, che abbracciava i grandissimi numeri di tutti i siti che ricadevano anche nel litorale domizio flegreo e Agro aversano, nel bacino idrografico del Sarno e nelle aree del litorale vesuviano. Come è noto, sono siti che, nel gennaio del 2013, il Ministero dell'ambiente ha poi derubricato dall'elenco dei SIN e che, quindi, sono passati nelle competenze regionali. Inoltre, come dicevo, c’è questo elenco dei siti da sottoporre a indagini preliminari. Sono i siti, in cui attualmente ricade anche la ex Pozzi, che stavano, ai sensi della previgente normativa, nel piano precedente e che attualmente, invece, sono da sottoporre a indagini preliminari. Per quanto riguarda il discorso della radioattività che lei faceva, per quanto è a mia conoscenza, ad oggi, a meno che ciò non sia stato segretato da qualche procura – non credo, perché penso che nessuno si prenderebbe il carico e il rischio di segretare la presenza di radioattività – non mi risulta che siano emerse situazioni di radioattività, se non quelle banalità dovute ai carichi di rifiuti urbani in cui finisce, per esempio, il pannolone. Sono questi dei rifiuti che vengono sistematicamente bloccati e isolati perché passano nei portali della radioattività degli STIR o del termovalorizzatore.
  Per quanto riguarda la problematica dei rifiuti ospedalieri, come lei avrà sentito, un esempio – non so se ci fosse radioattività, ma non credo – di rifiuti ospedalieri ritrovati è proprio quello della discarica di Casal di Principe, l'altro grosso lavoro che sta occupando le pagine dei giornali in questo periodo. Per carità, le dimensioni non sono paragonabili; stiamo parlando di un ettaro a fronte di 120, ma comunque era una bella discarichetta.

  PRESIDENTE. Va bene. Noi vi ringraziamo. Avremo modo di confrontarci anche su altre questioni. Per il momento, grazie davvero delle indicazioni. Dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione di Andrea Buondonno, consulente della procura di Santa Maria Capua Vetere.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di Andrea Buondonno, consulente della procura di Santa Maria Capua Vetere, che ringrazio per la presenza. La Commissione si occupa degli illeciti ambientali relativi al ciclo dei rifiuti, ma anche dei reati contro la pubblica amministrazione e dei reati associativi connessi al ciclo dei rifiuti.
  L'audizione odierna rientra nell'approfondimento in corso di svolgimento sulla regione Campania. Ricordo che nella giornata di mercoledì 8 luglio una delegazione della Commissione si recherà presso la discarica di Calvi Risorta per l'effettuazione di un sopralluogo.
  Avverto il nostro audito che della presente audizione viene redatto un resoconto stenografico e che, se lo riterrà opportuno, consentendo la Commissione, i lavori proseguiranno in seduta segreta, invitando comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta. Cedo, dunque, la parola al professor Buondonno per lo svolgimento della sua relazione, al termine della quale seguiranno eventuali domande o richieste di chiarimento.

  ANDREA BUONDONNO, Consulente della procura di Santa Maria Capua Vetere. Grazie, presidente. Buongiorno a tutti. Io lavoro come consulente per la procura di Santa Maria Capua Vetere dal 1999. Abbiamo sviluppato parecchie indagini, a partire dall'indagine Cassiopea, per arrivare alle ultime, di cui parleremo fra poco. Pag. 19Essendo in questo momento in una fase di libera informazione, reputo utile e doveroso, come cittadino della regione Campania, segnalare alcune improprietà dal punto di vista della gestione della comunicazione a livello dei media. Tutti parlano di Terra dei fuochi, ma in realtà, molto spesso, a questo titolo vengono associate comunicazioni del tutto errate. Io ho raccolto degli elementi che illustrano ciò che è successo negli ultimi cinque anni. Per esempio, nel 2008 un sito che si chiama PeaceLink pubblica una notizia da Il Mattino di Napoli, titolata «Allarme piombo e cadmio: 15 ettari contaminati». Questa notizia è assolutamente falsa. Nell'ottobre 2011 con «Rifiuti radioattivi sepolti dal clan sotto il tempio della movida» si intende una discoteca che si trova a Castel Volturno, dove non c'era alcun rifiuto radioattivo. Del resto, Cafiero De Raho ha più volte sottolineato che quanto affermato dai pentiti, in particolare sui rifiuti radioattivi, non è mai stato riscontrato. Si dice che «i rivelatori impazziscono»: non erano rivelatori Geiger, ma banalissimi rilevatori VOC in dotazione ai vigili del fuoco. Ancora, SkyTG24, il 31 agosto 2013, invita il pentito Schiavone a parlare. Il pentito Schiavone dice una cosa vera. Nomina, per esempio, Santa Maria La Fossa, che non è lontano da Castel Volturno ed era la sede della prima grande discarica, quella relativa all'operazione Cassiopea, di cui parlavo prima. Questa notizia è vera. Ciò che non viene detto nella trasmissione, però, è che con ordinanza n. 71 del 2001 questi rifiuti sono stati rimossi. Ancora, Legambiente denuncia «Rifiuti inquinanti sotto l'Appia». Questa è una notizia del settembre 2013: non c'era nulla sotto l'Appia, assolutamente nulla. Il carotaggio che vedete qui, è quello che va dal manto stradale al suolo vergine: non c'era assolutamente niente. Questa indagine è stata portata avanti per quattro chilometri. In realtà, ciò che abbiamo trovato, così come negli altri siti di cui parlerò dopo, sono valori di fondo più elevati di berillio e stagno, una situazione assolutamente normale e assolutamente comune nelle nostre zone. Da tutto il basso Lazio fino ad arrivare ai confini di Napoli, infatti, ci sono l'ignimbrite campana e il materiale vulcanico che esce dai Flegrei. Quello che, invece, i giornali non hanno detto finora è che il 25 gennaio 2011, su iniziativa del procuratore Lembo, viene istituito il protocollo organizzativo di salvaguardia ambientale della provincia di Caserta. Questa struttura – che funziona e continua a funzionare – è attiva presso la prefettura di Caserta e ha riunito, su iniziativa dell'ormai ex procuratore – che adesso è a Salerno – tutti i corpi di polizia più importanti: ha unito i carabinieri, il NOE, la Guardia di finanza, la Guardia costiera, le capitanerie di porto, il Corpo forestale dello Stato, l'ARPAC – che avete ascoltato prima – l'ASL e le università.
  Noi, come Università, facciamo parte di questo protocollo organizzativo, che ha già sviluppato talune indagini sulle quali mi sembrerebbe utile fornirvi notizie. Da questo momento, però, dovremmo passare in forma riservata, perché si tratta di notizie di indagini che sono tuttora in corso.

  PRESIDENTE. Dispongo la disattivazione dell'impianto audio-video.

  (La Commissione prosegue in seduta segreta)

  GIUSEPPINA CASTIELLO. Per quanto riguarda le indagini sulle cave, visto che è di dominio pubblico il fatto che le cave della provincia di Caserta sono state, per anni, oggetto di indagini continue, vorrei comprendere se c’è un'indagine attuale riferita a nuovi sversamenti o se, invece, si tratta di indagini che, purtroppo, da anni si stanno conducendo ma che non hanno ad oggi portato ad un quadro chiaro di ciò che accade nella provincia di Caserta.

  PAOLA NUGNES. Per chiarezza, lei ha parlato di pianura casertana. Sia io, sia la collega ci siamo allarmate quando lei ha detto «pianura». Pensavamo che parlasse del quartiere di Napoli. Le chiedo ciò giusto per chiarezza. Per quanto riguarda, invece, la discarica di Calvi Risorta, è stato detto dall'ARPAC nell'audizione precedente, Pag. 20che ci vorranno ancora due o tre giorni per avere i risultati: lei da che anno è consulente della procura ?

  ANDREA BUONDONNO, Consulente della procura di Santa Maria Capua Vetere. Dal 1999 sono consulente della procura di Santa Maria. Prima ho lavorato anche per Nola.

  PAOLA NUGNES. Pur senza dati alla mano, perché ancora non li abbiamo, non trova che quel materiale terroso di diversi colori – io ho avuto modo di vedere materiale dal colore rosso molto scuro, pompeiano direi, nonché giallo – sia veramente inquietante ? Soprattutto, penso a quel materiale che va subito in autocombustione in presenza di aria. Secondo la sua valutazione, che tipo di prodotti, che tipo di inquinanti possono essere ? Possono essere anche di tipo pericoloso ?
  Passo ad un'altra domanda. Tutti noi sappiamo che questa è una vecchia discarica. Solo adesso, però, ci sono queste procedure di tipo invasivo, ossia le escavazioni. Nel 1998-99 si avviò un'indagine con la procura di Santa Maria, che poi nel 2000 è stata chiusa, mentre adesso se ne è aperta un'altra: ci può dire per quale ragione fu archiviata la indagine precedente ?

  ANDREA BUONDONNO, Consulente della procura di Santa Maria Capua Vetere. Rispondo con ordine. Per quanto concerne le cave di cui ci stiamo occupando, questa è la prima indagine messa in moto dal protocollo per la salvaguardia ambientale, a cui ho fatto riferimento prima, costituito nel 2011. Questa è la risposta che voleva l'onorevole Castiello. Di conseguenza, sicuramente ci sono state delle altre indagini. Uno dei problemi tipici nostri è che non sempre vi è il coordinamento tra le varie indagini e i risultati delle stesse. Uno degli obiettivi del protocollo è proprio quello di riunire tutte le fonti, metterle assieme e cercare di capire qualcosa. Questo lo sta facendo il CIRA di Capua, che ha messo su un software e un hardware molto complessi proprio per accumulare tutti i dati. Per quanto concerne questa indagine, quanto è successo prima non è di mia conoscenza. So che su questo punto, da parecchio tempo, anche i carabinieri avevano già posto la vicenda sotto la loro attenzione. C’è stata anche una perizia, che è agli atti, da parte di un ingegnere – di cui mi sfugge però il nome in questo momento – il quale già all'epoca aveva detto che c'erano dei rifiuti. Tenete anche presente che c’è una ditta, di cui non posso rivelare la ragione sociale, che è interessata all'acquisizione/gestione di una parte di questo territorio che noi chiamiamo formalmente discarica di Calvi Risorta. La discarica, però, bisogna andare ancora a localizzarla perfettamente. Proprio per avviare la sua attività, questa ditta sta facendo una caratterizzazione del sito, non nel senso del n. 156 ma nel senso di vedere cosa c’è. Sta cioè facendo delle esplorazioni e dei sondaggi, portando, quindi, ulteriori notizie. Ciò di cui stiamo parlando è ciò che è in corso. Stiamo ora aspettando le notizie dell'ARPAC. Sul materiale cui lei faceva riferimento, che ovviamente, da pedologo, mi ha particolarmente interessato, devo aspettare quale sia il risultato. C’è un aspetto da tenere in considerazione: la maggior parte di questi materiali – per esempio, potrebbe trattarsi di un additivo per gli impasti ceramici – non è solubile in acqua. Questo per noi è un grandissimo vantaggio. Quanto a quell'oggetto che è flambato, io non ero presente, ma da quello che mi è stato raccontato ritengo che, probabilmente, fosse un fusto che conteneva ancora qualche traccia di solvente. Tenendo presente che i solventi hanno dei punti di infiammabilità estremamente bassi, dal momento che il fusto era chiuso, è flambato nel momento in cui è stato tirato su ed è quindi venuto a contatto con l'ossigeno. Soprattutto ritengo che ci possa essere stato un effetto di attrito, se non addirittura di scintillio, dal cucchiaio della benna, per cui è flambato, ma non è esploso, il che è un fatto estremamente rassicurante e basta: è rimasto lì. Il materiale che c'era dentro, quello che abbiamo visto prima, del colore che abbiamo visto prima, recava Pag. 21tracce di combustione. Anche all'olfatto, se si ha un minimo di esperienza, si capisce che cos’è. Aveva il classico odore delle «plastiche» (devo essere necessariamente un po’ vago, ma chiunque di noi ha sentito bruciare una plastica).

  PRESIDENTE. Le volevo chiedere una cosa io. Lei ha iniziato la sua presentazione in seduta pubblica indicando una serie di comunicazioni mediatiche non del tutto corrette. Visto che noi abbiamo una certa esperienza di lavori con la procura, la domanda che le faccio è se, vista la sua esperienza, lei ritiene che, considerato il contesto in cui si opera, questi siano solo «errori mediatici», oppure se a volte, da parte di alcuni comitati, si tratti di un modus per estremizzare alcune situazioni. In altre parole, ci possono essere anche dei disegni in qualche modo alternativi ? In pratica, si crea un problema ad arte per distogliere da uno che c’è da un'altra parte, o per riuscire poi a metterci un po’ di quattrini, che poi, come è noto...
  C’è, secondo la sua esperienza, anche una situazione potenziale di questo genere ? Le chiedo ciò anche da cittadino.

  ANDREA BUONDONNO, Consulente della procura di Santa Maria Capua Vetere. Siamo in seduta pubblica ?

  PRESIDENTE. Siamo in seduta pubblica.

  ANDREA BUONDONNO, Consulente della procura di Santa Maria Capua Vetere. La domanda è molto intelligente e molto semplice, ma la risposta è molto complessa e spero che sia altrettanto intelligente. È difficile fare un errore nel senso di prendere uno svarione. Se io scrivo «15 ettari», sto scrivendo «15 ettari». Se scrivo «cadmio e piombo», sto scrivendo «cadmio e piombo». Sì, c’è anche la necessità o l'opportunità di un'associazione, ovvero di un comitato che utilizza – non voglio dire approfitta, perché sarebbe sgarbato – l'evento per manifestare la propria presenza e dire «io ci sono».

  PRESIDENTE. Diciamo che il comitato fa ciò «in buona fede», così chiudiamo l'argomento. La domanda, però, è un po’ più sottile. Visto che noi siamo una Commissione d'inchiesta, dovremmo anche sforzarci di capire non solo i fenomeni su cui stiamo indagando, ma anche poi dove questi ci portano.

  ANDREA BUONDONNO, Consulente della procura di Santa Maria Capua Vetere. Io trovo strano arrivare su un luogo e trovare già i giornalisti e le televisioni: lo trovo strano.

  PAOLA NUGNES. Mi perdoni, ma voglio intervenire. A mia conoscenza questa cosa è stata evidenziata proprio da un giornalista. Se la notizia è stata data da un giornalista, diventa più facile...

  ANDREA BUONDONNO, Consulente della procura di Santa Maria Capua Vetere. Non stiamo parlando di Santa Maria La Fossa.

  PAOLA NUGNES. In genere, sì.

  PRESIDENTE. Stiamo parlando in generale. Non c’è alcun riferimento.

  PAOLA NUGNES. D'accordo, nello specifico, questo era il caso.

  PRESIDENTE. La domanda è generale.

  ANDREA BUONDONNO, Consulente della procura di Santa Maria Capua Vetere. Parlando da cittadino, dal momento che ci sarà da spendere per le bonifiche, non vorrei che creando allarmismo – uso il termine in maniera precisa, tenendo presente che esiste un reato che si chiama procurato allarme, il quale non è giustificabile per ignoranza del giornalista – fossimo talmente spaventati da ciò che può accadere, al punto da far venire a mancare un controllo su chi gestisce le bonifiche. È da tempo che noi stiamo cercando di capire chi deve gestire queste bonifiche. Tutto questo è estremamente rischioso. Inoltre, c'era l'ipotesi di una normativa Pag. 22europea per la quale dovessero essere messe in asta le concessioni di balneazione su tutto il litorale dell'Europa.

  PRESIDENTE. Parla della Bolkestein ?

  ANDREA BUONDONNO, Consulente della procura di Santa Maria Capua Vetere. La Bolkestein, esattamente, la drammatica Bolkestein. Non volevo fare riferimenti, ma va bene lo stesso. La domanda che io faccio, da cittadino, agli altri cittadini: a che base d'asta battete il litorale domizio flegreo oggi ? Quello che temo è che qualcuno possa speculare sul deprezzamento del territorio, per poi rivenderlo, una volta bonificato. Questo si chiama ciclo dei rifiuti. A me il termine «ciclo», dal punto di vista scientifico, fa molta paura. Ricordatevi la famosa frase: «Dotto’ la monnezza è oro». Io ritengo che finché ci siano spazzatura, immondizia, rifiuti – chiamiamoli come vogliamo – industriali, non industriali, pericolosi, non pericolosi, urbani o domestici, che girano, maggiore è il rischio che in questo giro si possano attivare delle pratiche illecite.
  C’è una situazione molto particolare, che conosciamo tutti, perché la Campania è l'unica regione del mondo civile in cui, per un motivo che apparentemente non conosciamo, non vogliamo gestire i rifiuti. Io trovo veramente assurdo il meccanismo per cui adesso, addirittura, dovremmo alzare tutto e portarli in una discarica. Sono spese enormi, mentre noi avremmo l'opportunità e la necessità di gestirli in maniera corretta e coerente. Visto che si parlava di giornalisti, ricordo che è venuta anche la TV di Stato svedese, la quale diceva di non capire come mai noi, ma non solo, mandiamo da loro i rifiuti e loro ne ricavano energia. Non è questa la sede per dibattere su ciò – me ne rendo conto – perché si suscita un problema non indifferente. Tuttavia, se non si risolve il problema a monte...
  Anche il termine «smaltimento rifiuti», dal punto di vista scientifico, è inadeguato, perché i rifiuti non spariscono ma si trasformano in materia o in energia. Non ci sono alternative, perché Lavoisier, sebbene gli abbiano tagliato la testa, fortunatamente aveva ragione.

  PRESIDENTE. Noi la ringraziamo per le preziose informazioni e per la documentazione. Qualora avessimo necessità di fare degli ulteriori approfondimenti, la contatteremo.

  ANDREA BUONDONNO, Consulente della Procura di Santa Maria Capua Vetere. Sono a disposizione.

  PRESIDENTE. Dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione del comandante del gruppo carabinieri tutela ambiente di Napoli, tenente colonnello Fernando Maisto.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del comandante del gruppo dei carabinieri tutela ambiente di Napoli, tenente colonnello Fernando Maisto, che è accompagnato dal capitano Paolo Di Napoli, dal maggiore Marco Ciervo e dal capitano Giuseppe Ambrosone, che ringrazio per la presenza. Come sapete, la Commissione si occupa degli illeciti ambientali relativi al ciclo dei rifiuti, ma anche dei reati contro la pubblica amministrazione e dei reati associativi connessi al ciclo dei rifiuti e alle bonifiche.
  L'audizione odierna rientra nell'approfondimento in corso di svolgimento sulla regione Campania. Noi stiamo facendo un ulteriore approfondimento. Quest'anno faremo il ventennale della Commissione e l'argomento che è comune a tutte le Commissioni, dal 1995 ad oggi, è la Campania, che purtroppo, quindi, abbiamo presente nel ventennale dell'attività della Commissione con problematiche non sempre uguali. Nella giornata di mercoledì 8 luglio una delegazione della Commissione si recherà presso la discarica di Calvi Risorta per l'effettuazione di un sopralluogo. Avverto i nostri ospiti che della presente audizione viene redatto un resoconto stenografico e che, se lo riterranno opportuno, Pag. 23consentendo la Commissione, i lavori proseguiranno in seduta segreta, invitando comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta.
  Noi condurremo un focus su Calvi Risorta, però vi chiederemmo, per la natura dell'attività della Commissione, di approfondire anche altre questioni di interesse della Commissione. C’è stato, per esempio, questo incendio nella discarica Resit, quindi vorremmo chiedervi anche qualcosa al riguardo. Cedo quindi la parola al comandante del gruppo carabinieri tutela ambiente di Napoli, Fernando Maisto, per lo svolgimento di una breve relazione, al termine della quale seguiranno le domande da parte dei commissari.

  FERNANDO MAISTO, Comandante del gruppo Carabinieri tutela ambiente di Napoli. Ringrazio il presidente e rivolgo il mio saluto a tutti i membri della Commissione. Il mio sarà un discorso introduttivo; poi cederò la parola ai comandanti dei nuclei, che hanno il polso operativo nell'ambito della regione Campania. Illustrerò i compiti istituzionali del gruppo carabinieri tutela ambiente e le strategie date dal comando per indirizzare le attività ispettive e investigative svolte dai nuclei operanti nella regione Campania. La strategia operativa del reparto si sviluppa essenzialmente attraverso il contrasto dell'illegalità ambientale e la lotta alle organizzazioni criminali, che sfruttano il vincolo associativo per commettere reati di natura ambientale.
  Negli ultimi anni in Campania è stato intensificato il monitoraggio dell'esportazione di rifiuti. Dalla regione Campania, in particolare dalla provincia di Napoli, le esportazioni hanno interessato maggiormente rifiuti urbani non differenziati, rifiuti provenienti da trattamento meccanico e imballaggi in plastica, prodotti principalmente dagli STIR e dall'azienda di raccolta Asia, durante i periodi di emergenza rifiuti (2008-2010), spediti poi, principalmente, verso impianti di trattamento del Nord Europa (Austria, Germania e Olanda), nonché carta e cartone prodotti da siti di trasferenza e diretti principalmente nel continente asiatico.
  Per quanto riguarda, invece, le importazioni di rifiuti, nel corso degli ultimi anni le ditte importatrici di rifiuti di Napoli ricevono principalmente abbigliamento e prodotti tessili da Slovenia, Germania e Austria, nonché considerevoli quantitativi di rame, bronzo e ottone, alluminio e piombo da diversi produttori della Romania. I controlli effettuati nei confronti delle ditte esportatrici e importatrici di rifiuti, al momento non hanno fatto emergere l'esistenza di organizzazioni dedite a traffici internazionali di rifiuti.
  Per quanto riguarda, invece, i depuratori operanti sul territorio, si continua a denotare un generale malfunzionamento degli impianti, talvolta sottodimensionati rispetto alla reale utenza di servizio, in prevalenza nelle località turistiche. La gestione degli impianti è spesso carente in manutenzione e controlli dei reflui, in ingresso e uscita, cui si aggiungono i numerosi scarichi abusivi. In tale contesto è stata particolarmente significativa l'attività di indagine svolta dal NOE di Salerno, che ha portato nel dicembre 2014 al sequestro di 16 impianti in una sola operazione di polizia giudiziaria. Dalla primavera del 2014 ad oggi i NOE della regione Campania sono stati impegnati, unitamente ai tecnici del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, nell'esecuzione del progetto MIAPI, Monitoraggio e individuazione delle aree potenzialmente inquinate. In concreto, come funziona ? A seguito dell'emersione di anomalie termiche, magnetiche o radiometriche, registrate nel corso di sorvoli stabiliti dal Ministero dell'ambiente ed effettuati con specifica strumentazione tecnica sui terreni delle province di Napoli e Caserta, è stata effettuata un'attività di riscontro sul campo, tesa a verificare se le stesse anomalie fossero da ricondurre ad elementi superficiali, ovvero a possibili interramenti di materiali nei terreni oggetto di indagine.
  Ad oggi, le attività di riscontro effettuate hanno portato a rilevare principalmente Pag. 24la presenza di rifiuti abbandonati; tuttavia, laddove dovessero emergere smaltimenti illeciti, le attività saranno relazionate alle procure della Repubblica. Negli ultimi due anni, in Campania, sono state effettuate 7 operazioni di servizio da parte del NOE. Da ultima, vi è l'operazione di servizio conclusasi il 3 luglio scorso con sei ordinanze di custodia cautelare da parte del NOE di Caserta. Tali operazioni hanno portato, complessivamente, all'esecuzione di 63 misure cautelari nei confronti non solo di amministratori e di impiegati di società di trattamento rifiuti, ma anche di funzionari pubblici. Cederei a questo punto la parola ai comandanti dei NOE, partendo dal maggiore Ciervo, del NOE di Caserta, il quale ci illustrerà le varie attività partendo dall'ultima.

  MARCO CIERVO, Comandante del NOE di Caserta. Buonasera, sono il maggiore Ciervo e comando il NOE di Caserta, il Nucleo operativo ecologico di Caserta. Il colonnello Maisto ha anticipato l'operazione di servizio portata a termine venerdì scorso, il 3 luglio, coordinata dalla direzione distrettuale antimafia di Napoli e dalla direzione nazionale antimafia per quanto riguarda la metanizzazione del territorio aversano, che ha comportato scavi e materiale di risulta. L'indagine si è conclusa con queste ordinanze di custodia cautelare in relazione alla scoperta di un accordo alla base degli appalti per la metanizzazione nell'agro aversano, in relazione a grossi finanziamenti pubblici della legge n. 266 del 1997. Si è scoperto che la cooperativa che si è occupata del caso, la CPL Concordia, era scesa a patti con il clan dei casalesi – in questo caso la famiglia Zagaria – per la spartizione del territorio e per l'affidamento di lavori per la metanizzazione a ditte indicate dallo stesso clan dei Casalesi. Questi lavori sono stati quindi affidati senza alcun appalto e addirittura con affidamenti sotto soglia, per bypassare la legge sugli appalti.
  Le attività sono adesso in parte concluse; oggi sono stati eseguiti sequestri patrimoniali a due di questi grossi imprenditori, uno collegato alla fazione Zagaria e uno collegato alla fazione Schiavone; due degli arrestati sono incensurati ed erano imprenditori di riferimento del clan dei Casalesi, mentre altre quattro persone sono dirigenti di questa cooperativa.

  PRESIDENTE. Le volevo chiedere, al riguardo, visto che questa cooperativa ha anche un settore che riguarda i rifiuti – gestiscono alcune importanti discariche in Emilia-Romagna – se ci sono ipotesi per cui, durante l'ultima emergenza, ci possono essere stati contatti e situazioni riguardanti anche il trasporto di rifiuti, effettuato sempre da queste zone verso le altre regioni.

  MARCO CIERVO, Comandante del NOE di Caserta. In questo caso no, presidente. Noi siamo soltanto risaliti a responsabilità per quanto riguarda la costruzione del metanodotto, però i rapporti con il clan dei Casalesi sono risultati stabili e perduranti nel tempo, dagli anni 2000 fino ai giorni nostri. Non è una novità l'infiltrazione della camorra casalese, in Emilia Romagna così come in altre regioni...

  PRESIDENTE. Mi interessava capire se questa indagine riguardava anche questo aspetto, perché per l'ultima emergenza, come è noto, ci sono tante indagini in corso riguardanti rifiuti che, in situazioni di emergenza, senza gara e senza appalti, sono usciti dalla regione Campania per andare verso altre regioni. Giustamente il colonnello diceva che avete controllato, quindi, ci sono state, sicuramente, delle situazioni legali; ora, visto che abbiamo contezza – essendocene occupati nella scorsa legislatura – del fatto per cui, durante quel periodo, in situazioni di emergenza le gare non si fanno, per quanto riguarda sia il settore trasporti che eventuali destinazioni, la domanda è se ci possono essere...

  MARCO CIERVO, Comandante del NOE di Caserta. In questo caso lo escludo. Un'altra attività, che è stata svolta non poco tempo fa, ha riguardato un'indagine Pag. 25sullo smaltimento e sul ciclo dei rifiuti ferrosi. Abbiamo scoperto una società fantasma che, attraverso un'iscrizione alla Camera di commercio della provincia di Caserta, era riuscita ad acquisire formulari per lo smaltimento dei rifiuti, ma che poi vendeva a vari raccoglitori di ferro. Il problema non è tanto la raccolta di questi rifiuti ferrosi da parte di piccoli imprenditori: il problema grosso è quando il rifiuto ferroso viene portato a ditte compiacenti che lo acquistano a prezzi inferiori e lo smaltiscono in maniera illegale. Sempre in relazione a questa attività, è stata scoperta una grossa attività di autodemolizione non autorizzata, che è un pericolo per l'ambiente per l'alto potenziale inquinante degli autocarri che venivano smaltiti illegalmente. Un'attività sui depuratori comunali è stata eseguita insieme all'ARPAC di Caserta; sono stati controllati ben 104 comuni, per i quali è emerso un dato non proprio tranquillizzante. Nel corso delle indagini, iniziate nel 2010 e tuttora in corso, sono state deferite 36 persone all'autorità giudiziaria, sono stati operati 75 sequestri e 120 sanzioni amministrative. Il dato che ha destato maggiori sorprese, però, riguarda gli impianti in regola, ovvero soltanto quattro in tutta la provincia, su un territorio di 104 comuni. Questa è la situazione.

  STEFANO VIGNAROLI. Gli impianti quanti erano ?

  MARCO CIERVO, Comandante del NOE di Caserta. Gli impianti erano in totale 64.

  PAOLO DI NAPOLI, Comandante del NOE di Napoli. Sono il capitano Di Napoli, comandante del NOE; ringrazio il presidente e tutti i membri della Commissione. Per quanto riguarda il mio nucleo, portiamo avanti, da anni, un discorso con questa Commissione relativamente alla gestione della discarica di Chiaiano, che è arrivato a conclusione con gli arresti effettuati nel maggio 2014: 17 ordinanze di custodia cautelare emesse dal Tribunale di Napoli. In questo caso è di particolare rilevanza la contestazione del reato di 416-bis, appartenenza ad associazione mafiosa di Giuseppe Carandente Tartaglia, che era uno dei principali gestori della discarica, in quanto la sua ditta operava all'interno della discarica. Sono risultate di notevole interesse le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia – più dichiarazioni di collaboratori di giustizia concordanti – non soltanto sull'appartenenza del Carandente Tartaglia all'organizzazione criminale dei Casalesi, in particolare del clan Mallardo, ma anche di un'evoluzione della sua imprenditorialità. Secondo l'ipotesi investigativa, il Carandente Tartaglia era l'uomo spendibile da parte della criminalità organizzata con la pubblica amministrazione, colui che era in grado di sottoscrivere appalti e successivamente farne confluire i proventi nelle casse della criminalità organizzata. In questo caso le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia ricostruite e tutte concordanti iniziano a risalire dall'anno 1989 (si tratta delle prime avvisaglie della figura di Carandente Tartaglia) nei lavori della linea LTR, la linea tranviaria rapida realizzata a Napoli. All'epoca si parlava della sua appartenenza al clan Nuvoletta, ma poi la cosa si è andata evolvendo e si è spostata verso la fazione di Zagaria, per avere una maggiore immissione all'interno del circuito della pubblica amministrazione e degli appalti pubblici. In questo caso è stata rilevante la nostra attività di indagine. Al di là della contestazione dei reati, di cui già abbiamo parlato più volte all'interno di questa Commissione, è stato rilevante, in quanto ha pienamente riscontrato le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, il fatto che costoro si rifacessero non soltanto alla discarica di Chiaiano – quindi alle modalità di azione all'interno della discarica – ma anche a un modus operandi che si era perpetrato in altre discariche, realizzate nel periodo emergenziale nella provincia di Napoli (in particolare, si parla della realizzazione e dell'impermeabilizzazione della discarica). Ovviamente, per la realizzazione di una discarica è necessario impermeabilizzare con dell'argilla. La nostra attività su Chiaiano ha dimostrato che l'argilla non era in grado di impermeabilizzare Pag. 26il fondo della discarica, in quanto miscelata con terreno, tra l'altro, terreno prelevato dalla stessa discarica o miscelato con rifiuti speciali non pericolosi provenienti dai cantieri stradali. Tali rifiuti venivano portati in un sito di stoccaggio intermedio, un sito abusivo nella disponibilità della famiglia Carandente Tartaglia, dove poi venivano miscelati e quindi portati in discarica. Questo modus operandi era conosciuto dai collaboratori di giustizia, che ne avevano già parlato, in quanto utilizzato nella discarica Schiava e nella discarica Masseria del Pozzo, all'inizio degli anni 2000. Come evidenziava il signor colonnello, c’è stato anche il coinvolgimento di funzionari pubblici. In particolare, nel corso dell'attività investigativa sono stati analizzati 6 argini di discarica per corroborare la nostra ipotesi investigativa; è emerso che i lavori non erano stati fatti ad arte, a differenza, invece, di quanto veniva attestato nella certificazione dei collaudi degli argini di discarica, che ne attestavano la corretta esecuzione.

  PRESIDENTE. I collaudi da chi venivano fatti ?

  PAOLO DI NAPOLI, Comandante del NOE di Napoli. C'era una commissione, che è cambiata nel corso del tempo, per cui sono state sottoposte a custodia cautelare nove persone, inizialmente con membri dell'esercito facenti parte della struttura commissariale, successivamente con il direttore tecnico della società provinciale, la Sapna, che poi ha gestito la discarica; è stato analizzato tutto l'argine della discarica – dalla cima fino in fondo – ed è stato traforato fino alla base, ovviamente senza incidere la base.

  PRESIDENTE. Quindi era chiaro che i collaudatori erano...

  PAOLO DI NAPOLI, Comandante del NOE di Napoli. Esatto: c’è un falso che è stato contestato, perché i lavori non erano eseguiti a regola d'arte. Questa attività ha chiuso il cerchio delle attività che hanno riguardato l'emergenza rifiuti, in quanto si parlava inizialmente della questione delle ecoballe; è stato poi trattato il percolato, con 13 ordinanze di custodia cautelare che risalgono al 2011; questo ha riguardato specificamente la discarica cittadina. Un'altra attività di indagine svolta dal NOE di Napoli, che è arrivata a conclusione con una richiesta di rinvio a giudizio, ha riguardato invece il revamping degli impianti STIR, quando sono passati da CDR a impianti STIR. In particolare, c’è stato un passaggio in cui sono stati sottoscritti alcuni contratti superflui, in quanto si parlava della necessità dell'introduzione di separatori balistici.
  L'impianto STIR separa la parte secca del rifiuto dalla parte umida; questi separatori balistici servivano per separare il grossolano della parte secca dalla parte piccola del rifiuto secco, ma essendo tutto destinato al termovalorizzatore di Acerra e quindi alla termodistruzione, erano sostanzialmente inutili. L'attività di indagine, corroborata anche da attività di intercettazione, ha dimostrato come, sebbene si fosse consapevoli dell'inutilità di questi separatori balistici, siano stati invece sottoscritti dei contratti. Per quanto riguarda le attività di indagine del NOE di Napoli, l'attenzione verso la gestione del ciclo dei rifiuti solidi urbani è continua, in quanto, pur avendo superato la fase emergenziale, sappiamo tutti che la provincia di Napoli, al momento, non dispone degli impianti necessari a far fronte alle necessità cittadine. C’è stato un incremento della raccolta differenziata e i progetti iniziali di impiantistica per la provincia di Napoli sono oggi in fase di revisione; sono state bandite alcune gare di appalto; mentre per alcune sono state presentate delle offerte e per altre no, ma è tutto ancora in divenire. Per quanto riguarda strettamente il ciclo dei rifiuti che ci interessa, oggi questo trova il suo sfogo al di fuori della regione Campania. Anche in questo caso si è passati, attraverso una fase intermedia, dal ciclo emergenziale a quello attuale, una fase oscura, che è stata valutata e relazionata ed è relativa, appunto, all'indizione delle gare di appalto per lo smaltimento dei rifiuti. Anche in questo caso c’è Pag. 27stata un'evoluzione perché, grazie alla nostra attività investigativa, c’è stata la pronuncia del Consiglio di Stato relativamente alla possibilità di esportare fuori regione i rifiuti...

  PRESIDENTE. Vi risulta che questi trasferimenti siano cessati ?

  PAOLO DI NAPOLI, Comandante del NOE di Napoli. I rifiuti vanno ancora fuori regione, ma non sono più destinati allo smaltimento: sono destinati al recupero, essendo impossibile lo smaltimento.

  PRESIDENTE. Quindi vanno a incenerimento e non a discarica ?

  PAOLO DI NAPOLI, Comandante del NOE di Napoli. Sì. Gli impianti interessati all'estero hanno riguardato l'Olanda, ma anche l'Austria e la Spagna. In Italia abbiamo la Lomellina di Parona, Corioni di Monza e Hera ambiente, Recupero di Castiglione delle Stiviere, la Rea Dalmine di Dalmine in provincia di Bergamo, Aral di Castelceriolo, New Energy di San Vito al Tagliamento, in provincia di Pordenone. Sono comunque cose che noi seguiamo anche quando non ci sono reati, perché, comunque, teniamo d'occhio il fenomeno.

  PRESIDENTE. Nell'applicazione dell'articolo 35...

  PAOLO DI NAPOLI, Comandante del NOE di Napoli. Il fenomeno dell'esportazione di rifiuti è un altro settore che abbiamo controllato e monitorato ma, al momento, non sono emerse fattispecie di reato, anche se è noto che in passato le esportazioni verso il Sud-Est asiatico costituivano un fattore di criticità, specialmente per i rifiuti in plastica. Si tratta, quindi, di un ulteriore settore che teniamo sotto controllo.

  GIUSEPPE AMBROSONE, Comandante del NOE di Salerno. Sono il capitano Giuseppe Ambrosone, comandante del Nucleo operativo ecologico di Salerno. La mia visione d'insieme investigativa è diversa da quella dei miei colleghi che mi hanno preceduto, per una ragione che va premessa. Il mio nucleo ha una giurisdizione su due province, Salerno e Avellino, che sono atipiche non solo nel contesto criminale campano, ma anche nel contesto criminale ambientale per ragioni amministrative, di territorio, geografiche, di popolazione. Questo non significa che non accade nulla: accadono tantissime cose, ma in un modo disgiunto dal crimine organizzato, nel senso che tutte le attività finora poste in essere dal mio nucleo, non mi hanno mai portato verso un crimine organizzato, intendendo un 416-bis, il più delle volte, avendo censito microcondotte criminali. Questo significa che tantissime persone delinquevano, fino a pochi giorni fa, nell'ambito delle contravvenzioni al codice dell'ambiente, posto che l'unico delitto che avevamo era il 260, che pure abbiamo affrontato. Con il mio reparto abbiamo notato che, nell'ambito delle attività industriali, tantissimi imbrogliano, quindi delinquono, nel mondo dello smaltimento dei rifiuti, declassificandoli, perché così ne traggono un risparmio conseguente per il trasporto in discarica o nell'impianto di recupero, oppure sui profili autorizzativi e amministrativi, cioè mediante l'emissione in atmosfera, che viene dimenticata (quindi con modifiche sostanziali che andrebbero ricondotte in autorizzazioni, ma che invece vengono spesso disattese), oppure, ancora mediante scarichi che il più delle volte sono esistenti e regolari, ma che sono, poi come subspecie, smaltiti a mezzo di bypass, oppure con un sistema di sfiato che (un sistema che, come previsto, qualora si dovessero bloccare le pompe di scarico, evita l'esplosione).
  Abbiamo, quindi, un'infinità di microcondotte, spesso non collegate tra loro, laddove però c’è un sistema legale che si avvale di un sistema irregolare per poter fare tantissime cose: ci sono piccole condotte che distruggono l'ambiente. L'esempio che il Colonnello Maisto aveva citato è un esempio tanto semplice quanto significativo. In una piccola provincia come quella di Avellino, con la disciolta procura di Ariano Irpino, quindi in una zona di Pag. 28altura, ci siamo occupati del sistema dei depuratori di undici comuni. Questo è un malcostume molto diffuso, se malcostume si può definire. I depuratori sono pochi, sono vecchi e a questo si aggiunge la parte voluta nel sistema della gestione, posto che la manutenzione è scarsa e talvolta carente; quindi, una banale attività, condotta nel giro di qualche mese, ci ha portato a sequestrare sedici depuratori. Alla società di gestione, che era sempre la stessa e che appaltava, abbiamo contestato la frode nella pubblica fornitura; costoro appaltavano la gestione di questi depuratori, ma che praticamente erano abbandonati al loro destino; il refluo, tale e quale, veniva a sua volta sversato nel torrente o nel fiume, anche con la collaborazione di qualche chimico o biologo che certificava che era tutto nei parametri.

  PRESIDENTE. In questo caso di malfunzionamento dei depuratori, il depuratore non funziona completamente, funziona male o non ha mai funzionato ?

  GIUSEPPE AMBROSONE, Comandante del NOE di Salerno. C’è tutta la casistica: a volte non funziona, a volte non ha mai funzionato, a volte funziona poco e male. Non tutti i comuni sono serviti da un depuratore, ma questo è un caso diverso. Nel nostro caso c'erano fisicamente i depuratori, ma praticamente erano abbandonati.

  PRESIDENTE. Abbiamo visto in Campania casi di depuratori nuovi, finanziati con contributi europei, a cui magari mancavano cento metri di condotta per essere collegati; si quindi è lucrato sul finanziamento europeo, ma il depuratore non ha mai funzionato una volta. Non so se avete anche questa casistica.

  GIUSEPPE AMBROSONE, Comandante del NOE di Salerno. Sì, anche questo. Vorrei però segretare questa parte, se possibile.

  PRESIDENTE. Dispongo la disattivazione dell'impianto audio video.

  (La Commissione prosegue in seduta segreta)

  GIUSEPPE AMBROSONE, Comandante del NOE di Salerno. In generale abbiamo rilevato queste microcondotte, che sommate provocano un rilevante danno all'ambiente. Una criticità nel nostro territorio è la presenza di ecoballe giacenti da molti anni, per le quali anche le popolazioni del luogo manifestano una certa insofferenza; queste dovrebbero essere, prima o poi, portate via; c’è un progetto, più ampio e che non mi compete, ma segnalo che a volte abbiamo avuto problemi per l'esagerata insofferenza delle popolazioni, le quali vedono tonnellate di ecoballe giacenti da numerosi anni. Salerno, come provincia, manca di una discarica e ciò comporta che i rifiuti vengono portati fuori regione, in modo particolare in Puglia.

  GIUSEPPINA CASTIELLO. Vi ringrazio, innanzitutto per l'attenzione. Mi è sembrato di capire dalle parole del colonnello Maisto che, di fatto, oggi non ci siano delle attività illecite di smaltimento dei rifiuti. Tempo fa abbiamo ascoltato le dichiarazioni del pentito Schiavone, il quale parlava di rifiuti radioattivi interrati; anche su questo mi sembra di comprendere che non siano stati trovati rifiuti radioattivi interrati nelle province di Caserta e di Napoli. Da più parti ci viene evidenziato un altro fenomeno, che è legato all'interramento di rifiuti ospedalieri; vorrei quindi comprendere se vi sia un'indagine in corso che riguarda questo tipo di rifiuto e che creerebbe problemi seri alla salute dei cittadini.

  PAOLA NUGNES. Mi rivolgo innanzitutto al comandante del NOE di Napoli per quanto riguarda i depuratori, ai quali è stato fatto cenno (anche se si parlava dei vari comuni del casertano); mi giunge notizia del fatto per cui, benché i depuratori delle due province di Napoli e Caserta abbiano per qualche tempo funzionato, anche grazie a un commissariamento che adesso è sospeso da novembre Pag. 29in un limbo, ultimamente stiano avvenendo di nuovo quegli svuotamenti notturni delle vasche. Queste situazioni anomale sono state fotografate, riprese da video e ci sono state anche segnalate da persone che lavorano all'interno degli impianti: a voi risulta qualcosa ? Per quanto riguarda la discarica di Chiaiano, ho apprezzato molto la sorpresa del comandante del NOE di Salerno sulle vicende del salernitano, perché è sempre giusto sorprendersi – secondo me è un atto di ingenuità quello che ci potrà salvare – mentre ci sorprende che sia stato proprio il commissariamento di Stato a non rendersi conto di queste connivenze con i Casalesi, i Mallardo e i Tartaglia: noi avevamo notizia di queste cose già dal 1989, con la LTR. Noi sappiamo che le emissioni della torcia nella discarica di Chiaiano erano state innalzate dal commissario Bertolaso per una questione di emergenza, ma oggi, se sono ancora quelle, sono fuori legge; pertanto, come siamo messi ? Siamo ancora con quella scala di emissioni o è stata riveduta ?

  STEFANO VIGNAROLI. Sarò sintetico. Volevo sapere qual era l'utilità investigativa e i risultati del territorio campano del progetto ministeriale MIAPI. Grazie.

  PRESIDENTE. Rispetto alla questione Isochimica Avellino, voi siete in qualche modo coinvolti in eventuali indagini oppure no ?

  GIUSEPPE AMBROSONE, Comandante del NOE di Salerno. No, presidente, per Isochimica di Avellino no.

  PAOLO DI NAPOLI, Comandante del NOE di Napoli. Rispondo io e accomuno le due domande, quella relativa al progetto MIAPI e quella relativa all'interramento dei rifiuti radioattivi, in quanto il progetto MIAPI ha proprio questa funzione; infatti, sorvolando sulle aree, c’è la possibilità di avere diverse risultanze. Abbiamo una risultanza relativa alle anomalie radiometriche e quindi alla radioattività dei terreni; abbiamo poi dei risultati relativi alle anomalie magnetiche e quindi all'eventuale interramento di rifiuti metallici, che potrebbero anche essere rifiuti sanitari; abbiamo, infine, un'anomalia termica, che può evidenziare una sorta di movimentazione del terreno. Ovviamente, non possiamo parlare di interramento risalente a trent'anni fa, ma a interramenti relativamente recenti nel tempo.
  Questa, quindi, è un'indagine preventiva e di monitoraggio del territorio, che è proprio l'obiettivo del progetto MIAPI. Accanto a questa funzione, MIAPI ha una seconda possibilità di applicazione, quella investigativa, ossia si parte da un sito che già ci è segnalato per eventuali smaltimenti illeciti, come è stato nel caso del territorio di Ercolano, che ha visto l'applicazione di questa tecnologia a riscontro di dichiarazioni o esposti pervenuti da cittadini del posto in merito a interramenti di rifiuti avvenuti nel corso degli anni. In questo caso si è potuto effettuare un riscontro sul territorio e quindi un accertamento puntiforme, che ha poi consentito di individuare, in porzioni di terreno più ristrette, dove effettuare degli scavi. Sotto la direzione della procura di Napoli e con la collaborazione anche del Corpo forestale dello Stato, tra settembre e ottobre 2014, è avvenuto il ritrovamento di cento fusti interrati nel territorio di Ercolano. Questa è quindi la valenza della tecnologia. A livello generale, per quanto riguarda i rifiuti radioattivi, mi permetto di evidenziare questa esperienza personale, non dal punto di vista strettamente investigativo: sono arrivato al NOE nel 2003 e, all'epoca, sentivo parlare di interramento di rifiuti radioattivi; tuttavia, tra le dichiarazioni generali e quelle specifiche ce ne corre, di molto. Non è facile interrare i rifiuti radioattivi e, ovviamente, le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia sono al vaglio dell'autorità giudiziaria, che delega specifici organi di polizia a ciò e soltanto costoro sono a conoscenza di tali dichiarazioni. Al momento, come NOE di Napoli, su questo non stiamo lavorando.

  STEFANO VIGNAROLI. I fusti di che tipo erano ?

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  PAOLO DI NAPOLI, Comandante del NOE di Napoli. I fusti erano metallici, da cui la possibilità di avere questo riscontro di anomalie magnetiche, ma sono stati poi sottoposti a caratterizzazione da parte dell'ARPAC. Sul sito è stato rinvenuto anche amianto. Attualmente sono state effettuate le attività di messa in sicurezza del rifiuto, quindi, in questo momento, non è in grado di nuocere. Ovviamente, adesso, si instaura un secondo procedimento, di carattere amministrativo, relativo alla bonifica del sito.

  STEFANO VIGNAROLI. Quindi lei non sa se la caratterizzazione...

  PAOLO DI NAPOLI, Comandante del NOE di Napoli. Conosco la caratterizzazione: su diversi campioni, solo due sono risultati pericolosi, mentre gli altri sono non pericolosi. Si parla di morchie oleose, o comunque di materiale oleoso; infatti, all'epoca, le immagini evidenziavano questa terra da cui percolava il rifiuto. Un'ulteriore domanda riguardava i depuratori.

  MARCO CIERVO, Comandante del NOE di Caserta. Se parliamo dei depuratori Napoli nord, cioè del comune di Orta di Atella e dell'area casertana del comune di Marcianise, entrambi i depuratori sono tuttora in sequestro, un sequestro che perdura dal 2007, con obbligo di smaltire i fanghi prodotti presso gli impianti di discarica. Questi continuano comunque ad essere attenzionati da noi così come dalle altre forze di polizia. Il fenomeno che però riferiva la senatrice...

  PAOLA NUGNES. Io parlavo dei depuratori di Cuma.

  MARCO CIERVO, Comandante del NOE di Caserta. Anche Cuma rientra nel sequestro, però...

  PAOLO DI NAPOLI, Comandante del NOE di Napoli. L'attività di indagine sui depuratori risale al periodo emergenziale, a cui ho fatto accenno prima, perché la misura cautelare è arrivata nel gennaio 2011. Attualmente, come NOE di Napoli, non abbiamo ulteriore attività di indagine delegata per l'esecuzione di ulteriori accertamenti. C’è stato un lungo periodo di monitoraggio, da cui sono conseguite queste ordinanze di custodia cautelare, un monitoraggio che poi è proseguito nel tempo. Alla data di oggi non abbiamo attività investigative in corso su questo, però, ovviamente, gli organi di polizia che possono lavorare sugli aspetti ambientali sono vari, quindi, se segnalazione c’è stata, sicuramente è arrivata alla procura; poi è l'organo di polizia che viene delegato che esegue le attività di indagine, anche per evitare di accavallarci e di compromettere l'uno il lavoro dell'altro.

  GIUSEPPE AMBROSONE, Comandante del NOE di Salerno. Posso integrare la domanda dell'onorevole Castiello sui rifiuti ospedalieri. Io ho controllato numerosi ospedali e vorrei partire da una premessa importante: il fatto che si tratti di un ospedale non deve allarmare; l'ospedale è una connivenza di persone e i molti ospedali da me controllati hanno un depuratore che riconduce i reflui nei parametri di legge e poi li immette nella pubblica fognatura. L'unico parametro, che è quasi sempre fuori norma, è il batterio fecale, cioè l’escherichia coli, il cui limite di legge consigliato è 5.000 unità formanti colonia: quasi sempre fuori norma. Le due specie a cui faceva riferimento, i rifiuti speciali sanitari a rischio infettivo e quelli radioattivi, hanno una normativa e un trattamento a parte. Per quanto riguarda i radioattivi, di solito non c’è mai un pericolo, perché sono solo quelli relativi alla medicina nucleare; talvolta abbiamo trovato dei rifiuti radioattivi, come ad esempio il pannolone del soggetto ricoverato che ha fatto radioterapia, ma questi, per loro natura, sono calibrati con un isotopo che va a decadere dopo un certo periodo, quindi con una nocività per coloro che sono vicini al soggetto che ha fatto terapia se non immediata, di cui non si ha contezza dopo, perché va a terminare. Non c’è, quindi, un rifiuto radioattivo, mentre per quanto riguarda le sorgenti abbiamo Pag. 31seguito la filiera, che è minima, perché è solo la sorgente che lo genera e che, in base alla mia attività investigativa, non ha mai portato ad irregolarità. Il rifiuto sanitario a rischio infettivo, francamente, in tutte le tantissime strutture pubbliche e private convenzionate che abbiamo controllato, è sempre rientrato nei valori previsti dalla legge, nel senso che c’è già il bidoncino evidenziato di colore giallo per la raccolta da parte dei reparti ospedalieri e, in alcuni casi, abbiamo seguito fisicamente il camioncino di raccolta, che è sempre arrivato al primo centro di raccolta, dove non vengono neanche aperti ma vengono compattati nelle singole scatole e portati nei siti finali. Spesso si ha il timore della radioattività ospedaliera, che di fatto non c’è, se non dove c’è medicina nucleare, però, anche lì, questa risulta molto contenuta e circoscritta al soggetto che fa terapia di medicina nucleare, mentre quello a rischio infettivo normalmente segue, almeno da quanto abbiamo accertato, un iter regolare. L'ospedale, in sé, è una connivenza di persone, quindi i reflui fognari sono reflui di un albergo – le faccio un esempio banale – serviti da depuratore, quindi, le acque immesse, tranne il batterio fecale, di norma, sono acque nei parametri di legge.

  PRESIDENTE. Io credo che l'onorevole Castiello si riferisse ad alcune discariche illegali, segnalate da alcuni pentiti, probabilmente di materiale sanitario, di cui abbiamo anche diverse fotografie, non ultima una vicino a Casal di Principe, molto piccola, al cui interno c'erano sacche di sangue e materiale smaltito illegalmente, forse perché proveniente da ospedali che non sono campani. Vi chiederei, infine, se nelle vostre indagini, per quanto riguarda sia il settore dei trasporti dei rifiuti, settore in cui facilmente si verificano infiltrazioni, sia sul versante dell'intermediazione, abbiate effettuato indagini su società tipo la Marcav, una delle ultime che è stata soggetta anche a inchieste giudiziarie, ovvero se abbiate indicazioni che riguardano il settore dei trasporti o l'intermediazione. Faccio sempre riferimento ai rifiuti che ovviamente vengono smaltiti fuori, quindi a chi si occupa di fare la trattativa: avete avuto occasione di fare indagini di questo genere ?

  GIUSEPPE AMBROSONE, Comandante del NOE di Salerno. Per quanto riguarda la mia provincia no, se non quando abbiamo coinvolto attività di autotrasporto provenienti dal casertano, per cui, quindi, ci siamo impattati in attività che ci portavano sempre sull'area casertana. Talvolta li abbiamo anche fatto dei sequestri, perché magari un autocarro non era iscritto all'albo, ma non oltre...

  PRESIDENTE. Mi riferisco a cose più indicative, come commesse date senza gare ai soliti noti, che poi hanno gestito...

  PAOLO DI NAPOLI, Comandante del NOE di Napoli. Se mi posso permettere, il settore del trasporto dei rifiuti ha due punti di vista: c’è il settore appalti e quindi la possibile infiltrazione della criminalità organizzata, con i soliti canoni, mentre, dal punto di vista ambientale, è un settore più complesso per quanto riguarda la possibilità di condurre il trasportatore al traffico illecito di rifiuti; le due cose sono distinte.

  PRESIDENTE. Mi riferisco alla prima.

  PAOLO DI NAPOLI, Comandante del NOE di Napoli. La prima, a livello generale, è monitorata come fenomeno di appalti, quindi è monitorata un po’ da tutti. Nel settore ambientale quello dei trasporti è un caso più difficile da configurare, perché il trasportatore ha la funzione di prendere da una parte e portare dall'altra, non necessariamente di avere coscienza dell'oggetto del suo trasporto. La situazione appalti viene monitorata in quanto appalto in generale, quindi non soltanto relativamente al settore dei rifiuti.

  PRESIDENTE. Vi ringraziamo e dichiaro conclusa l'audizione.

Pag. 32

Audizione del comandante regionale Campania della Guardia di finanza, generale Fabrizio Carrarini.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del comandante regionale Campania della Guardia di finanza, generale Fabrizio Carrarini, accompagnato dal tenente colonnello Luigi De Simone, che ringrazio per la presenza. Come sapete, la Commissione si occupa di illeciti ambientali relativi al ciclo dei rifiuti, ma anche dei reati contro la pubblica amministrazione e dei reati associativi connessi al ciclo dei rifiuti e alle bonifiche. L'audizione odierna rientra nell'approfondimento in corso di svolgimento sulla regione Campania; ricordo che nella giornata dell'8 luglio una delegazione di questa Commissione si recherà presso la discarica di Calvi Risorta, per l'effettuazione di un sopralluogo. Avverto i nostri ospiti che della presente audizione viene redatto un resoconto stenografico e che, se lo riterranno opportuno, consentendo la Commissione, i lavori proseguiranno in seduta segreta, invitando comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta.
  Abbiamo già sentito i carabinieri e l'ARPAC e sentiremo, infine, il Corpo forestale; vi chiederemmo di focalizzare l'attenzione su quelle che ritenete siano le questioni principali di cui la Commissione si occupa. Cedo dunque la parola al generale Carrarini per lo svolgimento di una sua breve introduzione, al termine della quale seguiranno eventuali domande da parte dei commissari.

  FABRIZIO CARRARINI, Comandante regionale Campania della Guardia di finanza. Signor presidente, onorevoli parlamentari, desidero innanzitutto ringraziarvi per l'opportunità che mi offrite quest'oggi di dare il mio contributo ai lavori della Commissione parlamentare d'inchiesta. Intenderei articolare il mio intervento su cinque punti fondamentali: una breve esposizione sulla missione istituzionale della Guardia di finanza; una descrizione sommaria sull'assetto organizzativo del Corpo, con particolare riferimento al settore della tutela ambientale; qualche breve considerazione sul fenomeno degli illeciti ambientali in Campania; un excursus sulle principali operazioni di servizio condotte dalla Guardia di finanza nell'ultimo triennio e alcune brevi riflessioni conclusive.

  PRESIDENTE. Le chiederei, però, di sorvolare magari sulle prime parti, perché con voi abbiamo già interloquito decine di volte, quindi trascurando la prima parte generale, a meno che non ci siano questioni particolari da segnalarci, in modo da entrare subito nel vivo delle operazioni che state facendo, ovvero nel merito della situazione specificatamente campana e delle attività che state svolgendo o che considerate più importanti.

  FABRIZIO CARRARINI, Comandante regionale Campania della Guardia di finanza. Si, anche perché comunque ho già lasciato agli atti il testo della relazione. Passerei, quindi, direttamente, ad alcune considerazioni sul fenomeno degli illeciti ambientali in Campania e ad alcune valutazioni prospettiche. Sulla base delle esperienze investigative e operative maturate dai reparti della Guardia di finanza, è possibile fornire talune sintetiche considerazioni sul fenomeno degli illeciti ambientali in Campania. In un contesto ambientale complesso, uno dei primi interrogativi che spesso anche a noi viene posto riguarda il livello di coinvolgimento della criminalità organizzata negli illeciti ambientali. Al fine di rispondere a tale questione, va innanzitutto considerato che i reati in materia di rifiuti sono essenzialmente reati di impresa piuttosto che reati di mafia, nel senso che sono le imprese che attivano il ciclo illegale dei rifiuti, al fine di risparmiare sullo smaltimento dei rifiuti e/o di nascondere gli scarti provenienti dalle proprie produzioni in nero, che non possono che essere smaltite, a loro volta, in nero.
  Le organizzazioni mafiose, o comunque le organizzazioni che si prestano a simili incombenze, svolgono invece un servizio Pag. 33per le imprese, provvedendo allo smaltimento illegale. L'esperienza investigativa e giudiziaria attesta che, almeno per un dato periodo storico, le attività di smaltimento illegale di rifiuti e gli attentati all'ambiente hanno visto coinvolte, talvolta persino con funzione di protagoniste, le organizzazioni camorristiche napoletane e casertane, le quali hanno determinato il disastro ambientale verificatosi in Campania, efficacemente paragonato alla peste seicentesca nella relazione conclusiva di questa Commissione nella precedente legislatura.
  Parallelamente è stato compreso come detto fenomeno non originasse da scelte della criminalità organizzata di tipo camorristico, bensì da altri soggetti: non è stata la camorra a ideare il sistema di smaltimento illegale, ma vi ha partecipato nell'ultima fase, smaltendo illegalmente i rifiuti e individuando i territori all'interno dei quali sversarli. Attualmente si ritiene che detta pratica illecita sul territorio campano sia venuta meno in ragione della sua avvenuta individuazione e del conseguente contrasto messo in atto dallo Stato. In tal senso, depongono anche le risultanze investigative in possesso dei dipendenti reparti specializzati. Passerei, quindi, a un breve excursus sulle principali esperienze investigative condotte in Campania. Le operazioni condotte dalla Guardia di finanza nel territorio campano spaziano dall'individuazione e sequestro di aree adibite a discariche abusive, alla vigilanza e protezione delle zone sottoposte a vincoli paesaggistici, alla verifica del rispetto della normativa in materia di emissioni inquinanti, ai casi di abusivismo edilizio e di occupazione del suolo demaniale, per giungere al contrasto dei traffici illeciti di rifiuti in esportazione transfrontaliera attraverso i porti di Napoli e di Salerno. La complessiva attività svolta nel biennio 2013-2014 e nei primi mesi del 2015 si è concretizzata in 419 interventi, che hanno consentito di denunciare 706 soggetti, di cui 23 tratti in arresto, nonché di sequestrare circa 29.000 tonnellate di rifiuti industriali e 38 discariche, nonché interessanti aree complessive pari a oltre 400.000 metri quadrati. Si tratta di risultati che attengono, per la massima parte, all'ordinaria attività che i reparti della Guardia di finanza, anche aeronavali, svolgono ogni giorno nelle diverse aree della regione nel quadro del controllo economico del territorio e della sorveglianza del mare e delle coste. L'attività investigativa in senso stretto, invece, è quella svolta prevalentemente dai nuclei di polizia tributaria; in questo contesto segnalo una serie di operazioni in stretta sinergia con le procure della Repubblica di Napoli e di Santa Maria Capua Vetere. Una prima operazione, delegata dalla autorità giudiziaria di Napoli, riguarda l'esecuzione a cura del nucleo di polizia tributaria di Napoli di misure cautelari personali e reali per reati consumati negli anni che vanno dal 2009 al 2011, nell'ambito delle procedure di affidamento, realizzazione e gestione del progetto SISTRI (Sistema Integrato per il Trasporto dei Rifiuti), finalizzato al monitoraggio e al controllo della tracciabilità dei rifiuti sull'intero territorio nazionale (ho allegato alla relazione una scheda di dettaglio). Segnalo, poi, un'altra operazione, svolta nell'ottobre 2013 dal nucleo di polizia tributaria di Caserta, che ha portato al sequestro di due capannoni e di una vasta area nel comune di Gricignano di Aversa, in provincia di Caserta, adibita a discarica abusiva, nonché di 70 tonnellate di rifiuti. Gli ulteriori approfondimenti eseguiti nel periodo che va da gennaio a settembre 2014 hanno consentito di sottoporre a sequestro un capannone e un'area, adibita a discarica abusiva e ad esso adiacente, di circa 10.000 metri quadrati ove è stata accertata la presenza di rifiuti speciali, nonché di deferire all'autorità giudiziaria competente i due soggetti responsabili.
  Sempre il nucleo di Caserta, nell'agosto del 2014, è pervenuto al sequestro di una cava dismessa, nel comune di Capua, adibita a discarica abusiva, di circa 33.000 metri quadrati, nonché di 17.000 metri cubi di rifiuti. In esito a questa azione di contrasto, per il tipo di intervento che fa la Guardia di finanza, si rivolge specifica attenzione agli sviluppi in materia fiscale. I consistenti profitti generati da questi Pag. 34traffici alimentano, infatti, sistemi evasivi basati su artifici contabili, finalizzati all'abbattimento del reddito imponibile, realizzati principalmente attraverso l'utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Nei casi più complessi vengono poste in essere le cosiddette «frodi carosello», basate sull'interposizione di missing trader, ossia imprese cartiere che acquistano merci da altri Paesi comunitari in sospensione di IVA, le rivendono con fatture per operazioni inesistenti ai reali destinatari applicando le imposte, e infine omettono di versarle all'erario scomparendo dopo poco tempo. In tale contesto, nel biennio 2013-2014 e nei primi quattro mesi del 2015, sono stati eseguiti 45 interventi ispettivi, precisamente 31 verifiche e 14 controlli, nei confronti di società e ditte che operano nei settori della raccolta, smaltimento e riciclaggio dei rifiuti solidi urbani, ovvero in altri comparti contigui, conclusesi con constatazione di materia imponibile sottratta a tassazione, cioè scoperta di IVA evasa, per oltre 12 milioni di euro, nonché l'accertamento dell'omesso versamento del tributo speciale per il deposito in discarica di rifiuti per circa 5 milioni di euro. Significativa, su questo fronte, l'operazione di servizio convenzionalmente denominata Brave, condotta dalla compagnia della Guardia di finanza di Agropoli, che ha consentito di individuare un consistente traffico di rifiuti e complesse operazioni finanziarie finalizzate al riciclaggio dei connessi proventi illeciti, con la denuncia di 11 responsabili per associazione per delinquere, traffico e gestione non autorizzata di rifiuti, frode fiscale e riciclaggio. Si tratta di investigazioni che traggono origine da una verifica fiscale svolta nei confronti di una società operante nel settore dei rifiuti metallici. Un'altra singolarità dell'apporto della Guardia di finanza riguarda l'attività di collaborazione con la Corte dei conti. Il nucleo di polizia tributaria di Napoli, su delega della procura presso la Corte dei conti, ha eseguito, nel 2014, un'attività investigativa che ha portato all'accertamento di un danno erariale di circa 53 milioni di euro arrecato alla Regione Campania per il malfunzionamento dei depuratori comprensoriali delle province di Napoli e Caserta, affidati in concessione per l'adeguamento alla normativa ambientale e per la loro rifunzionalizzazione. Il danno accertato equivale alle somme indebitamente corrisposte al concessionario, a fronte di un servizio che non soltanto non ha garantito l'efficienza del sistema depurativo, ma ha anche determinato un incremento del tasso di inquinamento delle acque. Sono in corso con la procura della Corte dei conti anche altre indagini che hanno consentito, finora, di accertare ipotesi di affidamento in subappalto, in violazione della normativa vigente del trasporto fuori dalla Regione Campania della frazione secca tritovagliata di rifiuti, con danno erariale relativo alle misure sanzionatorie erogate dagli organi comunitari per inadempienze relative alla gestione del ciclo dei rifiuti (su cui è stato fatto cenno). Il nucleo di polizia tributaria di Benevento, invece, ha eseguito accertamenti nei confronti del Consorzio intercomunale di gestione rifiuti bacino BN3, con sede in San Giorgio La Molara, competente per la raccolta differenziata in dieci comuni consorziati della provincia di Benevento. All'esito di tali attività è stata relazionata alla AG contabile un'ipotesi di danno erariale in capo a nove soggetti, responsabili di aver cagionato un danno erariale per complessivi 1,8 milioni di euro, derivanti da illecite assunzioni a tempo indeterminato. Per quanto riguarda il contrasto all'infiltrazione della criminalità di stampo camorristico nel ciclo dei rifiuti, si segnala l'operazione Cava Aurea, svolta dal nucleo di polizia tributaria di Napoli, che ha fatto luce sulla capacità della camorra di sfruttare le opportunità connesse all'emergenza rifiuti in Campania. Le pertinenti investigazioni si sono progressivamente concentrate sulle procedure di acquisizione delle cave di Chiaiano e, in particolare, sulla determinazione dei valori di compravendita dei terreni adibiti allo stoccaggio del materiale di scarto. È stato così accertato che nel corso delle trattative, il cognato del proprietario del sito era stato avvicinato, minacciato, rapito e poi costretto a corrispondere al clan dei Pag. 35Casalesi, nella persona di Zagaria Pasquale, fratello del noto boss Michele, una somma complessiva di circa 1,5 milioni di euro. Al termine dell'indagine sono stati arrestati l'esponente camorrista responsabile dell'estorsione e un imprenditore in affari con il clan. Preme sottolineare come il quadro che emerge alla luce degli elementi sinora illustrati è quello di un settore che appare ancora potenzialmente esposto a diversificate manifestazioni di illegalità, in relazione alle quali si stima che una più efficace risposta dello Stato potrà venire anche attraverso l'applicazione delle nuove disposizioni legislative in materia di delitti contro l'ambiente.
  In base all'esperienza operativa dei reparti del Corpo, le condotte illecite che riguardano il ciclo dei rifiuti coinvolgono più livelli di responsabilità e le attività investigative sono caratterizzate da un grado di complessità tale da richiedere un ampio ricorso a tutti gli strumenti investigativi previsti dalla normativa vigente. Come emerso dalle risultanze investigative, le condotte illecite che coinvolgono il ciclo dei rifiuti presuppongono anche la realizzazione di artifizi contabili, alterazioni di bilancio e documenti falsi, tra cui spicca quello dell'emissione di fatture per operazioni inesistenti.
  In merito alla Guardia di finanza, quale forza di polizia a competenza generale in materia economico-finanziaria, continuerà a contribuire con determinazione al contrasto dei fenomeni di illegalità ambientale nell'ambito della propria missione istituzionale e secondo gli obiettivi e le priorità assegnate dall'autorità di Governo. Ciò attraverso procedure operative da tempo sperimentate nel quadro delle indagini contro le frodi fiscali e la grande evasione, incentrate sulla stretta interazione tra investigazione di polizia giudiziaria, ricostruzione e analisi degli assetti societari, esame delle componenti di bilancio e delle operazioni economiche, ricostruzione dei reali flussi finanziari a queste sottostanti. Tale azione sarà portata avanti con decisione anche dai reparti del Corpo campani, da anni impegnati in prima linea nel fronteggiare i fenomeni su cui ci siamo oggi soffermati. Signor presidente e signori membri della Commissione, vi ringrazio dell'attenzione dedicatami; auspico di avere contribuito con questo intervento alla realizzazione degli obiettivi riguardanti la vostra indagine conoscitiva.

  PRESIDENTE. Grazie, Generale. Nel corso di queste indagini in collaborazione con la procura e la Corte dei conti, avete scandagliato anche società pubbliche, ovvero solo società private o miste ? A parte la questione dei depuratori, avete verificato anche nel ciclo dei rifiuti eventuali situazioni che abbiano provocato un danno erariale ? Rispetto a tutto il sistema dei trasporti dei rifiuti, visto che gli interlocutori non solo nella fase emergenziale sono più o meno le stesse aziende, alcune delle quali anche attenzionate dalle procure, avete fatto indagini specifiche a questo riguardo ? Giustamente lei ha detto all'inizio che questi sono reati di impresa e non reati di camorra, o meglio la camorra ha una funzione molto specifica nel complesso delle operazioni. Avete avuto situazioni in cui imprese o imprenditori privati sono collegati ad altre attività immobiliari, ovvero ad attività di riciclo di fondi o di altro genere, i cui proventi vengano poi utilizzati in altro ? Voi siete per conto della DDA l'organo di polizia giudiziaria che sta lavorando sulle indagini del SISTRI ?

  FABRIZIO CARRARINI, Comandante regionale Campania della Guardia di finanza. Sì.

  PRESIDENTE. A che punto è questa indagine per quanto riguarda la vostra attività ?

  PAOLA NUGNES. Da tutte le audizioni sulla questione della Terra dei fuochi emerge chiaramente come gran parte della situazione inerente ai roghi risalga ad attività industriali illecite (abbiamo visto, anche con il libro di Saviano, come ci sia tutto un sistema dietro). Visto che l'attività della Guardia di finanza è così preminente, Pag. 36vi chiedo, anche come legislatore, quale strumento manchi alla Guardia di finanza per risalire dal rogo al tipo di prodotto che è stato bruciato, quindi all'azienda, al fine di chiudere il ciclo investigativo in maniera definitiva o anche di effettuare dei sequestri: è possibile fare un bando di concorso per attribuire eventualmente ad altri, in modo da recuperarle, competenze e maestranze ? Vorrei qualche suggerimento da parte vostra che possa tornarci utile.

  FABRIZIO CARRARINI, Comandante regionale Campania della Guardia di finanza. Partirei da questo ultimo aspetto. Credo che alla Guardia di finanza non manchi nulla, però è doveroso fare una premessa. Nel settore dei reati ambientali ci sono delle competenze ben precise e noi non siamo gli attori protagonisti. Il decreto Pisanu sul riassetto dei comparti di specialità attribuisce una competenza prioritaria all'Arma dei carabinieri e al Corpo forestale dello Stato.

  PAOLA NUGNES. Nella legge n. 68 c’è un articolo che chiede un coordinamento più stretto con la Guardia di finanza, articolo che io ho sottoscritto.

  FABRIZIO CARRARINI, Comandante regionale Campania della Guardia di finanza. Assolutamente sì, però non manca nulla; ora abbiamo questa legge, che è recentissima, del 22 maggio 2015. Nella parte della relazione che ho saltato, si fa un breve excursus su questo; a noi sembra una buona legge, che rafforzerà tutto il dispositivo di prevenzione e di contrasto, però, forse, è presto per tracciare un bilancio, perché è una legge entrata in vigore da poco tempo. Peraltro, la Guardia di finanza nel settore investigativo fa un ampio ricorso anche alla confisca per sproporzione, di cui al 12-sexies, quindi a me sembra che tutto il complesso delle norme vigenti sia più che sufficiente per garantire un'efficace attività di prevenzione e di repressione.
  Per quanto riguarda le altre questioni sollevate dal presidente, molte indagini che abbiamo in piedi con la Corte dei conti puntano proprio a individuare l'esistenza di un danno erariale: ce ne sono diverse e nella sede di Napoli c’è una grossa sinergia tra procura ordinaria, direzione distrettuale e Corte dei conti; abbiamo la fortuna di avere una procura regionale della Corte dei conti molto dinamica e la Guardia di finanza è un attore protagonista.
  Sulla vicenda della tracciabilità e sull'operazione SISTRI, abbiamo segnalato alla Corte dei conti un danno erariale accertato di 29 milioni di euro; è stata segnalata all'autorità giudiziaria una società per responsabilità amministrativa ai sensi del decreto legislativo n. 231; sono state accertate fatture per operazioni inesistenti per oltre 36 milioni di euro.

  PRESIDENTE. Questa è sempre del SISTRI ?

  FABRIZIO CARRARINI, Comandante regionale Campania della Guardia di finanza. Si, è sempre l'operazione SISTRI, che ha portato all'esecuzione di 26 provvedimenti cautelari personali: 3 in carcere, 19 ai domiciliari e 4 con obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, tutti responsabili a vario titolo di reati di associazione per delinquere finalizzata all'emissione e utilizzo di FOI, corruzione, favoreggiamento e truffa aggravata. Al momento non abbiamo evidenze di collegamenti con altre attività.

  PRESIDENTE. Ci avete consegnato anche questi allegati ?

  FABRIZIO CARRARINI, Comandante regionale Campania della Guardia di finanza. Sì, sono 9 allegati molto sintetici. Per quanto riguarda i collegamenti con altre attività, al momento non ne ho evidenza. Ovviamente, queste sono attività dinamiche, presidente, per cui oggi è così, ma magari rischiamo di essere smentiti il mese prossimo.

  PRESIDENTE. Grazie. Guarderemo con attenzione anche gli allegati; alcune questioni che ci avete segnalato sono veramente Pag. 37importanti, soprattutto l'aspetto della procura della Corte dei conti, perché credo che se si lavorasse così in diverse regioni, forse si riuscirebbe a ottenere qualche risultato in più, riuscendo a contrastare il crimine non solo sul versante penale, ma anche sul versante economico, perché quando si individuano delle responsabilità e si chiede di pagare ingenti quattrini, forse il contrasto diventa più interessante. Vi ringraziamo. Dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione del comandante regionale Campania del Corpo forestale dello Stato, Sergio Costa.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del comandante regionale Campania del Corpo forestale dello Stato, Sergio Costa, che ringrazio per la sua presenza. Come lei sa, la Commissione si occupa di illeciti ambientali relativi al ciclo dei rifiuti, ma anche dei reati contro la pubblica amministrazione e dei reati associativi connessi al ciclo dei rifiuti e alle bonifiche. L'audizione odierna rientra nell'approfondimento in corso sulla regione Campania; la serie di audizioni odierne finiscono con lei, ma hanno riguardato la Guardia di finanza, i NOE, l'ARPAC. Poiché nella giornata di mercoledì 8 una delegazione della Commissione si recherà presso la discarica di Calvi Risorta per effettuare un sopralluogo, le chiederò, oltre a farci un quadro generale sulle questioni di cui vi state occupando e che ritenete più importanti, anche di focalizzare l'attenzione sulla questione di Calvi Risorta. Avverto il nostro ospite che della presente audizione verrà redatto un resoconto stenografico e che, se lo riterrà opportuno, consentendo la Commissione, i lavori proseguiranno in seduta segreta, invitando comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta. Cedo quindi la parola al comandante Costa per lo svolgimento di una breve relazione introduttiva, al termine della quale seguiranno eventuali domande o richieste di chiarimento da parte dei commissari.

  SERGIO COSTA, Comandante regionale Campania del Corpo forestale dello Stato. Grazie, presidente, vi ringrazio per l'invito. Io farei un quadro di quanto è a nostra conoscenza come Corpo forestale in ordine alla vicenda campana, alla fenomenologia di quanto riscontrato nelle nostre attività investigative e, ovviamente, dagli atti giudiziari collegati per la Campania in termini ampi, per concludere con un focus su Calvi Risorta, se lo ritenete opportuno. In termini generali, quindi, anche in relazione a quanto ho depositato entro il 31 maggio, come richiesto da questa Commissione, dividerei la questione Campania e il suo territorio in due grandi binari. Il primo binario riguarda tutte le vicende che riguardano gli RSU, rispetto al secondo che ha riguardo con i rifiuti speciali, al di là della loro classificazione in pericolosi o tossico-nocivi.
  Perché faccio questa separazione, peraltro già messa per iscritto nella relazione che depositai il 31 maggio anno corrente e che innanzi ho richiamato. La questione degli RSU è collegata fondamentalmente all'eventuale illecita gestione dell'appaltistica, quindi il modo per acquisire l'appalto della pubblica amministrazione e gestirlo in modo evidentemente non corretto – o parzialmente non corretto – da parte di delinquenti o di sodalizi criminali afferenti alla delinquenza ordinaria od organizzata. Sugli RSU entriamo, quindi, in un mondo diverso rispetto ai rifiuti speciali, al di là che siano pericolosi o tossici, perché i rifiuti speciali sono legati a questioni sostanzialmente di natura privata, ovvero a rapporti tra quelle aziende opache che intendono smaltire in modo illecito e il mondo della delinquenza, organizzata o meno. Come gli atti giudiziari ci dicono in modo costante e continuo, quindi, questi rifiuti sono figli di una produzione in regime di evasione fiscale da parte di questa micro-quota parte di aziende, che producendo in regime di nero devono necessariamente smaltire i rifiuti con un sistema illecito. Questo sistema illecito nell'ambito dei rifiuti speciali si Pag. 38scarica, a sua volta, sul territorio in due modi (didatticamente indico in due modi, ma ci sono una serie di meccanismi intermedi che li legano): o vengono seppelliti, o vengono abbandonati, per poi seguire la filiera del cosiddetto «rogo tossico». L'origine, però, è quasi sempre la medesima. Se quindi accettiamo che, come ci dicono le info-investigazioni e gli atti giudiziari, la modalità sia sostanzialmente la medesima, possiamo dire che il seppellimento dei rifiuti, che è uno dei due modi per smaltirli illecitamente, è collegato necessariamente a un'attività che si struttura fortemente sul territorio, perché uno scavo, che può arrivare da un minimo di 40 centimetri (in realtà in questo caso scavo è già una parola grossa) a meno 24 metri (come è capitato a noi a Sant'Agata dei Goti, in provincia di Benevento), non si può fare senza una robusta attività di controllo del territorio, cioè non organizzata in termini di macchinari e di persone. Gli atti ci dicono che, in linea di massima, quando ci troviamo su discariche di rifiuti seppelliti, quasi sempre incrociamo la criminalità organizzata. Poi potremmo declinare il modo e le modalità, perché non è detto che ci siano necessariamente associati o affiliati. L'abbandono di rifiuti, che poi ci porta al rogo tossico, ha invece una fenomenologia diversa: l'origine è la medesima, ma la fenomenologia è diversa. Le indagini e le attività info-investigative, infatti, ci raccontano un'altra storia, ovvero la storia delle microaziende che producono in nero, ma che si mettono d'accordo con soggetti, quasi sempre dei prestanome, quasi sempre con un'età anagrafica superiore ai 75 anni – ma spesso superiore agli 80 anni – i quali non hanno nulla da perdere e sono titolari di mezzi di trasporto, anche se spesso improbabili, per un numero minimo di 100 fino a un massimo di 800. Mi riferisco non a camion ma a furgoni, dei più svariati, ovviamente non autorizzati, quasi sempre con targhe sostituite e matricole abrase, che in un sistema di quieti accordi criminali (quieti nel senso di organizzati), per una cifra compresa mediamente tra 20 e 50 euro a settimana, prendono i rifiuti da queste aziende – normalmente mediante sacconi – in luoghi già predeterminati, per poi portarli in luoghi dove, in base a un accordo successivo con altri soggetti sul territorio, troveranno quasi sempre dei disperati che non hanno nulla da perdere (quasi sempre clandestini, spesso minorenni, o comunque afferenti ai campi nomadi delle zone), i quali «accolgono» questi rifiuti, ci mettono vicino dei pneumatici che fungono da acceleranti termici e danno poi fuoco al tutto, sprigionando il cosiddetto «rogo tossico».
  Per questo sistema di cesure a tre, quindi, ci troviamo a intervenire, grazie alle nostre telecamere e all'attività di appostamento, sull'ultimo step, cioè sull'incendio; noi li arrestiamo, ma è chiaro che stiamo parlando del clandestino disperato, che il giorno dopo è di nuovo sul territorio: dobbiamo dirci ciò con molta franchezza. L'attività investigativa ci dice che possiamo risalire alla filiera, però, se è evidente, come ho raccontato quasi per immagini, il sistema delle tre cesure, è quasi impossibile riuscire a risalire in modo costante a colui che ha dato il saccone, perché significa tenere sotto controllo tutto, fino ai sottoscala, posto che spesso queste attività aziendali in nero sono in luoghi improbabili. Penso a tutta la filiera degli stranieri del gruppo asiatico nelle zone vesuviane, oppure, come ci è capitato l'ultima volta nel vesuviano, a gruppi come quelli su cui siamo intervenuti – circa 25 immigrati del Bangladesh – dove abbiamo sequestrato e denunciato, facendo tutto quello che bisognava fare: la settimana dopo, però l'azienda ha riaperto altrove, ovviamente in nero, in regime di evasione fiscale e contributiva. Questo è il sistema. Il rogo tossico, quindi, se lo vogliamo definire così in termini dialettici, ha questo tipo di origine e, a sua volta, si innesca sul meccanismo delle discariche seppellite. Questi sono i due elementi. Cosa sta ulteriormente succedendo in Campania ? Vi dicevo che, dal punto di vista territoriale, cambia la prospettiva se vediamo una provincia rispetto a un'altra. Questo è il sistema che esiste nella zona Pag. 39denominata «Terra dei fuochi», che voi ormai conoscete perfettamente. In altre zone, come l'Avellinese o il Beneventano, tranne casi spot come Sant'Agata dei Goti o come l'Isochimica di Avellino, il sistema è «più grossolano», cioè c’è ancora la sofisticazione del FIR, il carteggio falsificato, il giro bolla (una cosa che esiste anche altrove, ma che là è l'elemento che più prende piede), insomma, delinquenzialmente parlando, il sistema è più grossolano. Nel Salernitano, la parte bassa assomiglia all'Avellinese e al Beneventano come tipologia, mentre la parte alta, l'Agro Nocerino-Sarnese, assomiglia di più al sistema napoletano e casertano. D'altro canto, se sono stato chiaro, si vede subito che il centro di attrazione è sia Napoli, sia Caserta rispetto a queste vicende, perché il know-how viene sperimentato ed è evoluto di più in questi grossi centri urbani o comunque periurbani. Cosa stiamo osservando e su cosa ci stiamo muovendo ? Detto tutto questo (poi, se volete, vi declino meglio questi passaggi sulla discarica seppellita, sul rogo tossico e sulle modalità di intervento che stiamo via via sperimentando, compresa Calvi Risorta, in termini operativi e info-investigativi), ci sono altre modalità più sofisticate, sulle quali la delinquenza e anche la criminalità organizzata si stanno muovendo in linea di massima in Campania, in particolare più significativamente in province a grossa attrazione come quelle di Napoli, Caserta, nell'Alto Salernitano ma anche nel Basso Avellinese, vicino all'arco urbano di Napoli. Si tratta di due tecniche: la prima è l'aggiramento della norma prevista dal codice dell'ambiente, che consente di attivare le procedure semplificate di gestione dei rifiuti per le società private che intendono procedere al recupero. In realtà, utilizzando il principio del silenzio assenso e lo scarso sistema del controllo amministrativo, decorsi i 90 giorni previsti dalla norma, le società iniziano a lavorare rifiuti e spesso superano i volumi assegnati (talvolta anche di molto), per cui, se sono autorizzato per 500 tonnellate, poi, invece, ne lavoro 700-800. Badate, non è una mancanza di autorizzazione e basta, perché l'autorizzazione è collegata a quelle quantità per un motivo tecnico: quelle quantità sono collegate, a loro volta, alla capacità di gestione di quel sito (per esempio le griglie di separazione, l'abbattimento dei fumi, e via dicendo). Se lavoro più tonnellate e il sistema è tarato per lavorarne di meno, chiaramente sto determinando, come conseguenza, non solo il fatto che, amministrativamente, è un'autorizzazione fallace, ma principalmente una mancanza di tutela verso l'ambiente e, ovviamente, anche verso i lavoratori impiegati in quell'azienda. Il sistema delle procedure semplificate, che si sta sviluppando moltissimo, è anche un sistema a grappolo, in cui tanti soggetti afferenti allo stesso gruppo costituiscono varie partite IVA: ognuno ha un'autorizzazione a procedura semplificata, ma poi diventano la medesima cosa perché sono in lavorazione parallela. L'elusione della cosiddetta «autorizzazione ordinaria» è delinquenzialmente conveniente, perché quella ordinaria, in capo alla regione, prevede una serie di tutele e anche di corrispettivi economici di tutela per l'ente pubblico molto più alti (penso alle fideiussioni) rispetto a quella «semplificata», che afferisce alla competenza delle province e prevede dinamiche e tutele amministrative molto più «leggere». Questa è la nuova tecnica che, da un paio di anni, si sta sviluppando in Campania e che noi osserviamo in info-investigazioni e in atti giudiziari. L'altra è quella della falsificazione del trasporto di rifiuti in conto terzi con autorizzazione in conto proprio. Noi troviamo spesso referenti italiani e manovalanza straniera, quasi sempre rumena (i rumeni in particolare hanno una tradizione a lavorare i rottami ferrosi in alcune zone della Romania), che con una semplice autorizzazione, amministrativamente molto semplice, chiesta all'Albo Gestori dell'Ambiente per trasporto in conto proprio di rifiuti, quasi sempre ferrosi, in realtà fanno il conto terzi (come sapete, il conto proprio prevede un'azienda propria e che siano rifiuti occasionali e non speciali pericolosi per la salute e per l'ambiente). Si raccolgono, quindi, questi rifiuti non Pag. 40bonificati da altri soggetti e si portano a centri di raccolta, che all'inizio erano gestiti da italiani (ma adesso i rumeni si stanno organizzando in proprio – in house – e, a loro volta, gestiscono un sistema di trasporto di questi rifiuti a livello nazionale e anche internazionale). Tutto sommato ciò è semplice e intuitivo da perseguire dal punto di vista della dinamica criminale, ma dal punto di vista territoriale il discorso è più complesso, perché dovete immaginare una miriade di micro mezzi di trasporto e perché il trasporto prevede un micro mezzo che non ha, ovviamente, quasi nessuna tutela ambientale (il tre ruote o il furgoncino). Parliamo di migliaia di micro mezzi per provincia, che giorno e notte girano trasportando rifiuti. Se, quindi, una forza dell'ordine, che sia la polizia locale o una polizia nazionale, non avvezza al controllo ambientale, si trova davanti l'autorizzazione amministrativa, non distinguerà, quasi mai, la differenza tra conto proprio e conto terzi, non riuscendo a ricostruire la filiera. Se il soggetto controllato da una pattuglia poco esperta esibisce, dunque, l'autorizzazione amministrativa per trasporto rifiuti in conto proprio, molto spesso la fa franca e il controllo della pattuglia si limita esclusivamente a questioni più specifiche di polizia stradale. Perdonatemi, ma vi illustro la vita concreta, la vita vera delle pattuglie del mio Corpo, che fermano questi mezzi sul territorio: questi due sistemi, estremamente porosi, servono per poter aggirare la norma del decreto legislativo n. 152 del 2006. Tenete conto che, rimanendo su questi ultimi due sistemi, parliamo di svariati milioni di euro in termini di fatturato, ovviamente gestiti tutti dal punto di vista fiscale e contributivo in nero: sono sotto-partite IVA che, di fatto, non poggiano da nessuna parte, peraltro spesso sono anche partite IVA inesistenti.

  PRESIDENTE. Grazie per questo spaccato. A proposito della questione dei tombamenti, che sono tipici di un certo periodo, secondo le vostre investigazioni è una situazione che continua o è terminata ? Un conto è scoprire e verificare le situazioni, altro conto è avere evidenze che si continui in questa situazione, evidenze che noi non abbiamo, però vorrei sapere cosa ne pensiate. Rispetto al tema delle bonifiche, voi state verificando – o avete verificato – nei procedimenti di bonifica in corso la presenza di situazioni illegali, di probabili infiltrazioni, ovvero di situazioni che non corrispondono al rispetto della legalità ? Rispetto al tema RSU, visto che le procure stanno facendo una lettura del sistema del ciclo dei rifiuti che collima abbastanza, ci stiamo occupando, giustamente, della problematica del passato che riguarda questi tombamenti, nonché della scoperta di discariche segnalate dai pentiti; questi, però, ci segnalano anche una serie di problematiche concernenti il cosiddetto «ciclo legale» dei rifiuti: avete qualche indagine in corso che può riguardare la movimentazione dei rifiuti legali, cioè i trasporti, l'intermediazione (per quanto ciò è di vostra conoscenza, in quanto non siete l'unico Corpo che sta lavorando su queste questioni) ? Non ultima la questione di Calvi, su cui ci sarà necessario fare chiarezza. Rispetto a questa costellazione di discariche abusive, che per anni sono state utilizzate dalla camorra per sversamenti abusivi, saremmo, infatti, a quanto ci sembra di capire dalle prime indagini, in presenza di altro. Stiamo aspettando le ultime verifiche che state facendo in accordo con ARPA; sembra che ci si trovi in una situazione ambientale – da verificare – che sarebbe una sorta di eredità di un'area industriale; le imprese, al tempo, si sarebbero quindi costruite questa discarica, che se pure molto grande non è una tipica discarica come quella vicino a Casal di Principe, molto più piccola, che contiene rifiuti ospedalieri e fa parte di un altro sistema. Vorrei capire meglio per fare chiarezza ed evitare confusioni.

  SERGIO COSTA, Comandante regionale Campania del Corpo forestale dello Stato. Per quanto riguarda i tombamenti, questi non risultano, in questo momento, tranne che per delle micro situazioni che non Pag. 41definirei nemmeno tombamenti, bensì seppellimenti. Aumentano in proporzione gli abbandoni, proprio perché il rischio da tombamento è nei termini che abbiamo detto: ci vuole un meccanismo strutturale, perché si da nell'occhio. Se, un tempo, la criminalità organizzata poteva permetterselo, oggi il cittadino e molte parti delle istituzioni guardano diversamente al territorio, quindi l'indice di rischio criminale è troppo alto per la criminalità organizzata e conviene, magari, andare a tombare altrove. Continuo, infatti, a raccomandare, in tutti gli incontri, l'attenzione alle zone «camomilla», cioè a zone non abituate al sistema di illecita gestione dei rifiuti (penso alla Basilicata, al Molise, all'Abruzzo), perché magari lì i riflettori per i tombamenti non sono accesi come sulla Terra dei fuochi, fermo restando che l'abbandono dei rifiuti a cielo aperto prosegue, seppure con un numero di incendi diminuito, anche in funzione della situazione meteo-climatica; c’è comunque una teoria investigativa chiara e bisogna metterla in campo. In questo senso, non c’è un mea culpa, ma ritengo che vi sia la necessità di un modo di organizzarsi più complessivo. Questo per quanto riguarda tombamenti e abbandoni. Per quanto riguarda le bonifiche, abbiamo, in linea con quanto deliberato dal Ministero dell'interno il 5 gennaio di quest'anno, con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, la costituzione di questo nuovo gruppo di lavoro presso la prefettura di Napoli che assorbe anche la competenza della prefettura di Caserta; il sistema si basa sulla costituzione delle cosiddette white list, laddove, per quanto riguarda i soggetti giuridici che possono partecipare, si prevede che basta essere indagati per illeciti ambientali per non essere inseriti nella white list. Parliamo della norma che fa riferimento, però, alle bonifiche della Terra dei fuochi, quindi, limitatamente a quelle e non per tutte, perché per le altre bonifiche per cui la Regione Campania ha – o sta per avere – in cassa 993 milioni di euro, questa norma non si applica. Su questo guarderei, come Commissione – mi permetto di suggerire – con un'attenzione particolare alla vicenda perché, a parità di bonifica, ci sono due procedure amministrativamente diverse, quindi, sia il soggetto Stato, sia il cittadino potrebbe non comprendere come muoversi; inevitabilmente, i fondi della Regione sono gestiti con procedure ordinarie, mentre sono straordinariamente più rigorosi quelli della Terra dei Fuochi; sono però vicende che riguardano il legislatore: segnalo ciò soltanto come fatto. Vengo alla questione di Calvi Risorta e a tutto il contesto collegato. In questo momento stiamo lavorando, su delega della Procura, su due discariche seppellite, quindi parliamo di tombamento di rifiuti. Entrambe sono relativamente datate, Calvi Risorta da una parte e Casal di Principe dall'altra, entrambe nella provincia di Caserta. Queste hanno storie completamente diverse, però non è tanto sulla storia di questi due siti che voglio concentrarmi, perché sono a loro volta simbolo di storie diverse. Condivido, quindi, il termine «costellazione» da lei presidente usato perché, effettivamente, sono costellazioni diverse. Mi spiego meglio: Casal di Principe nasce da un'investigazione della direzione distrettuale antimafia della procura di Napoli, in questo caso, ad opera di un collaboratore di giustizia che ci ha detto dove andare a scavare e dove, a suo parere, a meno 18 metri, ci sono sepolte delle cassettine contenenti sostanze nucleari. Non siamo ancora arrivati a meno 18 metri, ma la procura della Repubblica intende arrivarci, quantomeno per chiarire questo aspetto; siamo arrivati a meno 8,5-9 metri (a meno 4 metri c’è la falda acquifera, la prima falda superficiale) e abbiamo trovato i classici rifiuti speciali, ragionevolmente pericolosi; molti sono rifiuti ospedalieri, poi c’è l'amianto e le solite cose. Abbiamo trovato anche sacche di emotrasfusioni, sacche di sangue vero e proprio, che sono emerse a meno 6 metri, quindi nell'acqua; le abbiamo fotografate e le stiamo campionando. Vorrei precisare che investigativamente sono utilissime, perché hanno un codice di vendita che consente di risalire alla filiera produttiva e distributiva.Pag. 42
  Quest'ultima, quindi, ha una storia collegata con la criminalità organizzata vera e propria e con il sistema di tombamento, indipendentemente dai meno 18 metri e dall'eventuale presenza di cassette radioattive; infatti, già a meno 9 metri non si scava nell'acqua se non si ha una struttura, se non si hanno dei mezzi pesanti che magari sono stati portati là da altre attività vicine (penso alla costruzione delle strade a scorrimento veloce che si trovano in quella zona), cioè mutuando l'armamentario pesante di scavo che, normalmente, un soggetto normale non ha nella sua disponibilità. Per arrivare a meno 18 metri abbiamo dovuto chiedere a un'azienda privata le trivelle perché la pubblica amministrazione non le ha, cosa che mi induce a ritenere che, necessariamente, quegli scavi hanno utilizzato mezzi pesanti di altra origine, che sono pagati probabilmente dal cittadino attraverso un meccanismo di truffa aggravata ai danni dello Stato, laddove magari servirono per costruire gli assi viari. La questione Calvi sembrerebbe, invece, dalle prime indagini che però sono già in una fase «robusta», avere un'origine privata di gestione, non so se micro gestione o macro gestione, con soggetti che ospitavano altri soggetti in un territorio assimilabile a una ASI – anche se non è una ASI vera e propria — con procedure già attivate per diventare un'area di sviluppo industriale, diventando una cosiddetta «discarica di comodo» per risparmiare i costi di smaltimento dei rifiuti. È chiaro che sono scesi mediamente a meno 9 metri (a volte meno 6, a volte meno 10, altre meno 12, come vedrete mercoledì, laddove dove possiamo avvicinarci, perché, chiaramente, il terreno è in lavorazione, cioè ci sono gli scavi) con la classica tecnica, cioè a biscotto, utilizzata dal clan dei Casalesi; tuttavia scopriamo l'acqua calda, perché la usano tutti, quindi non mi meraviglierebbe, francamente, pensare che si siano impiegate maestranze che vengono utilizzate anche dai clan. Il territorio è quello, non ci dobbiamo prendere in giro: se paghi bene, che le maestranze siano affiliate o non affiliate non rileva più di tanto, perché è un fatto di scavo, è un tecnicismo. La tecnica è quella, la tecnica a biscotto.

  PRESIDENTE. Mi permetta di dire, però, che è la tecnica normale di quei tempi delle realtà industriali per la costruzione delle discariche era: ci metto il fango, lo compatto e sopra ci metto le vernici.

  SERGIO COSTA, Comandante regionale Campania del Corpo forestale dello Stato. Delinquenzialmente parlando è una tecnica molto razionale, tutto sommato, non c’è niente da inventare. Anche la presenza strutturale di rifiuti edili è razionale, perché dà struttura alla discarica e le consente di non collassare quando ci cammini sopra. È banale, ma è una tecnica di ingegneria delinquenziale. In quel caso, in questo momento – abbiamo però aperto lo scavo a metà giugno – non abbiamo motivi per credere che ci sia la criminalità organizzata in senso strutturale. Questo ci è anche confermato da collaboratori di giustizia portati lì in questi giorni, i quali ci dicono che, in questo momento, questa ipotesi non c’è; però questo non vuol dire che non ci siano altri clan, quindi stiamo esplorando tutte le possibilità. I rifiuti che in questo momento emergono, come vedrete mercoledì, sono sicuramente da caratterizzazione a vista e esperienziale, quindi, con tutti i «se» e tutti i «ma» derivanti dall'esperienza in campo di chi ci lavora da tanti anni – perdonatemi, anche con l'olfatto e la vista – sono sicuramente solventi, vernici e tutto il materiale collegato alla gestione di solventi e alla produzione di vernici (penso alle terre esauste colorate). Non sappiamo ancora quanto questi prodotti abbiano già rilasciato, in tutto o in parte, i propri componenti chimici: ce lo dirà l'ARPAC nel momento in cui i laboratori ci daranno soddisfazione. L'olfatto ci dice che ancora stanno rilasciando, perché la puzza di acetone o di acquaragia è molto forte.
  Lo spaccato di Calvi Risorta è una zona ASI prossima a dei capannoni industriali dove, tra coltivazioni agricole, la più vicina in linea d'aria è a circa 200 metri (mediamente, Pag. 43però, sono a 4-500 metri); già le ortofoto ci dicevano che era un sistema orograficamente movimentato, invece – lo vedrete mercoledì – è un sistema colmato, il che vuol dire che dove c'era l'avvallamento questo è stato riempito di qualcosa; lo studio dei campi magnetici, poi, che noi abbiamo fatto preliminarmente in questo anno di investigazione, ci dice che ci sono delle distonie magnetiche molto evidenti in talune zone rispetto ad altre. Se queste cose corrispondano necessariamente a una tipologia di rifiuto lo sapremo solo scavando. Il motivo per cui si scava in questo modo è quello di ottenere le informazioni info-investigative. Banalmente, il fusto o il sacco su cui è indicato il prodotto, la sua origine e, ovviamente, la banda di vendita, ci consente di risalire presumibilmente alla filiera di chi lo ha gestito.

  PRESIDENTE. Dal vostro punto di vista, visto che la Ginori faceva solventi e vernici, si presume che quella fosse una discarica di servizio a quella grande impresa, che la utilizzava invece di smaltire. Del resto, fino al decreto del Presidente della Repubblica n.915 del 1992 si poteva fare quello che si voleva. Aspetteremo le risultanze delle analisi, che sono fondamentali, però, visto che di situazioni del genere, cioè di discariche industriali, in questo Paese, purtroppo, ce ne sono centinaia e le abbiamo viste, si tratta di capire se questa è una di quelle o è una cosa differente. È per questo che vedremo con interesse le risultanze delle analisi, che ci diranno forse qualcosa di più specifico, tuttavia, purtroppo, l'eredità di quegli anni non è simpatica: a Brescia non è simpatica, a Mantova non è simpatica, però è una realtà industriale. Se invece qui c’è altro, ovviamente cambia la storia. È questo che ci interessava capire oggi; poi si tratterà di vedere le analisi.

  SERGIO COSTA, Comandante regionale Campania del Corpo forestale dello Stato. Noi abbiamo qualche informazione che è ancora «sfumata» perché, investigativamente parlando, dobbiamo riscontrare queste informazioni; però abbiamo un atto amministrativo del 4 maggio 1998 di un perito, che è citato nella brochure che vi daremo, che già in nome e per conto del comune di Calvi Risorta, in quella data, investiga su quel territorio; noi, riscontrando lo stato dell'arte oggi rispetto al 1998, riscontriamo un incremento, cioè abbiamo dei rifiuti supplementari. Quindi, sicuramente, fino al 1998 c’è stato tanto, ma anche dopo il 1998. Non saprei dire altro perché è troppo presto, abbiamo bisogno dei riscontri dei prodotti.

  PAOLA NUGNES. C'era già il Ronchi e io ho qui questa relazione, in cui ciò è riscontrato; stiamo quindi già parlando di un'epoca in cui la legislazione era diversa.

  PRESIDENTE. Un conto è una discarica che è già tale e che dal 1998 ad oggi ci si cacci dentro di tutto in maniera assolutamente abusiva (è noto che quando si vede una discarica, ci si portano i rifiuti di tutti i generi), altro conto è che questa sia – ed è una cosa diversa – una discarica a servizio di un'organizzazione criminale organizzata, che in maniera mirata interrava rifiuti pericolosi in quell'area: sono due cose assolutamente differenti, che vanno verificate.

  PAOLA NUGNES. Se posso fare una riflessione e non una semplice domanda, quel tombamento ritrovato, è stato un caso in quell'area o le indagini stanno proseguendo per valutare la possibilità di altre scoperte di questo tipo: a che punto è l'indagine ? Per quanto riguarda Calvi Risorta, non capisco la differenza che si sta tentando di fare tra un sistema criminale e una gestione industriale abusiva di una discarica. A questo punto, visto che anche tutto quello che è stato ritrovato grazie ai collaboratori di giustizia risale a prima degli anni ’90, dovremmo assolvere tutti, perché per tutti vigeva la stessa legislazione ! Non mi è chiaro, quindi, perché si tenda a fare questa distinzione. Vorrei comunque chiedere al generale se, proseguendo gli scavi e gli studi, visto che anche prima di avere i risultati – che avremo tra pochi giorni – si legge una Pag. 44generale tendenza a ridimensionare questo ritrovamento, questa fosse conosciuta come discarica a livello di rifiuti speciali; si è cominciato a scavare da febbraio, quindi, la novità è nello scavo: nei 9 metri di discarica sotto, anche voi che siete sul posto state ridimensionando la gravità della faccenda o resta l'idea di una situazione molto pregnante ?
  Tengo anche a dire che condivido il fatto che le speculazioni in questo senso possano nascondere sempre altri fini, quindi concordo con quanto è stato detto anche precedentemente: possono essere svalutazioni di terreni, svalutazioni di culture, svalutazioni di prodotti alimentari e sono contro tutti gli allarmismi, però, anche contro i tentativi di minimizzare. Ho premesso che avevo necessità di fare una riflessione.

  PRESIDENTE. La riflessione merita una risposta all'inizio. Poiché siamo una Commissione d'indagine, credo che capire se un fenomeno deriva da una cosa o da un'altra sia il must della nostra mission, quindi, sapere che quella è una discarica che utilizzavano i Casalesi, perché magari c'era un giro fatto in un certo modo, oppure che fosse invece una discarica industriale fatta ad arte in un determinato periodo e che poi, successivamente, è stata utilizzata in maniera assolutamente impropria e abusiva, tale da costituire anche un problema ambientale – nessuno sta dicendo il contrario – sono due cose diverse. Sapere che sta emergendo, rispetto alla conoscenza investigativa che c'era, un giro legato alla criminalità organizzata dell'epoca è un'altra cosa ! Non è che non ci sia differenza per il tipo di lavoro che facciamo noi; poi, che ci siano delle problematiche di carattere ambientale è evidente e verranno affrontate nella misura e nel modo debito quando si saprà che roba c’è dentro la discarica. Per noi credo che sia fondamentale, nel lavoro che dovremo fare, capire se è una discarica industriale, che oggi costituisce comunque un problema ambientale che va gestito, ovvero una discarica al servizio di un'attività di un clan organizzato, che ha costituito per quella regione una storia non marginale. Ogni volta che parliamo di Campania si tende, purtroppo, a torto o a ragione, a fare delle associazioni sempre al fenomeno camorristico, che a volte c’è ma, probabilmente, a volte non c’è, che a volte è strumentale e che, probabilmente, a volte non lo è. Credo che sia un dovere, per quanto possiamo, conoscere e cercare di fare chiarezza su tutte queste questioni. Anche questo fa parte del nostro mestiere.

  PAOLA NUGNES. Capire l'origine va benissimo, però ciò non toglie che sono illegali ambedue le condotte: non è solo un problema ambientale.

  PRESIDENTE. La nostra è una Commissione d'inchiesta e capire se dietro a tutto ciò vi è una questione legata agli appalti e alla criminalità organizzata è un discorso, mentre sapere che vi è un illecito ambientale importante è un'altra cosa.

  SERGIO COSTA, Comandante regionale Campania del Corpo forestale dello Stato. Per quanto attiene alla provincia di Benevento, in questo momento, dopo Sant'Agata dei Goti, non abbiamo evenienze investigative immediate che ci dicono che avremo altri siti, però lavoriamo sempre con la stessa logica: non le escludiamo, così come non le escludiamo nemmeno in altre parti della Campania. In questo momento, però, non abbiamo altre investigazioni che ci dicono qualcosa del genere. Domani la situazione potrebbe cambiare ma, ad oggi, è così, anche perché il lavoro di Sant'Agata dei Goti assorbe ancora molto personale e, lo devo dire con franchezza, il numero esiguo del Corpo forestale non ci consente di seguire tante indagini in parallelo. Su Calvi Risorta abbiamo una superficie di circa 24,5 ettari, una superficie importante, perché 25 ettari sono tanti (anche perché ne perdi i confini a occhio); peraltro, uno dei perimetri è collegato con la linea di alta velocità. Dato che per esperienze investigative che ho acquisito negli anni scorsi ho letto il territorio, sapendo che dove c'era la TAV, a volte, c'erano anche i rifiuti, ho fatto Pag. 45scavare lì sotto e abbiamo trovato i rifiuti: ciò era prevedibile. Stiamo comunque sempre nei 25 ettari.
  Mi perdonerete se non entro nella logica del «troppo grande» o «troppo piccola», perché per me sono semplicemente 25 ettari per, mediamente, 9 metri di profondità (dove 4 e dove 12 metri, dipende dall'orografia). Se anche si trova una piccolissima quota parte di terreno buono, inframezzato ai rifiuti, quello è comunque un rifiuto, per cui, per me, sono 25 ettari di rifiuti. Che tipo di rifiuti ? Li stiamo scavando; in questo momento sono tutti rifiuti che, per caratterizzazione a vista, hanno un'origine industriale. Abbiamo fatto ciò proprio in queste notti (non a caso di notte, perché con i collaboratori di giustizia non si può uscire di giorno in quelle terre); siamo usciti con i collaboratori di giustizia per capire se quel terreno fosse sottoposto all'occhio malefico della malavita organizzata e ci hanno detto di no, il che non vuol dire che non ci sia un altro clan che domani non possa dirci di sì. Oggi, però, i collaboratori cosiddetti «affidabili», condotti sul posto e portati in loco in base all'autorizzazione della direzione distrettuale antimafia, ci dicono che non c’è criminalità organizzata, al contrario di quanto ci è stato detto per Casal di Principe.

  PRESIDENTE. La ringraziamo. Sicuramente, al di là della visita dell'8 luglio, ci risentiremo e rimarremo in contatto. Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 19.40.