XVII Legislatura

Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale

Resoconto stenografico



Seduta n. 46 di Giovedì 7 maggio 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Giorgetti Giancarlo , Presidente ... 3 

Audizione del sottosegretario di Stato all'interno, Gianpiero Bocci sull'attuazione del Fondo di solidarietà comunale (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Giorgetti Giancarlo , Presidente ... 3 
Bocci Gianpiero (PD) , Sottosegretario di Stato all'interno ... 3 
Giorgetti Giancarlo , Presidente ... 6 
Fornaro Federico  ... 6 
Verde Giancarlo , direttore della Direzione centrale della finanza locale del Ministero dell'interno ... 6 
Fornaro Federico  ... 6 
Verde Giancarlo , direttore della Direzione centrale della finanza locale del Ministero dell'interno ... 6 
Fornaro Federico  ... 6 
Giorgetti Giancarlo , Presidente ... 7 
Fornaro Federico  ... 7 
Giorgetti Giancarlo , Presidente ... 7 
Zanoni Magda Angela  ... 7 
Guerra Maria Cecilia  ... 8 
Giorgetti Giancarlo , Presidente ... 9 
Bocci Gianpiero (PD) , sottosegretario di Stato all'Interno ... 9 
Molinari Francesco  ... 11 
Bocci Gianpiero (PD) , sottosegretario di Stato all'Interno ... 11 
Verde Giancarlo , direttore della Direzione centrale della finanza locale del Ministero dell'interno ... 11 
Molinari Francesco  ... 11 
Giorgetti Giancarlo , Presidente ... 11 
Verde Giancarlo , direttore della Direzione centrale della finanza locale del Ministero dell'interno ... 11 
Fornaro Federico  ... 11 
Guerra Maria Cecilia  ... 12 
Zanoni Magda Angela  ... 12 
Fornaro Federico  ... 12 
Bocci Gianpiero (PD) , sottosegretario di Stato all'Interno ... 12 
Fornaro Federico  ... 12 
Giorgetti Giancarlo , Presidente ... 12 

ALLEGATO: Documentazione consegnata dal Sottosegretario di Stato all'interno, Gianpiero Bocci ... 15

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANCARLO GIORGETTI

  La seduta comincia alle 8.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Audizione del sottosegretario di Stato all'interno, Gianpiero Bocci sull'attuazione del Fondo di solidarietà comunale.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione del sottosegretario di Stato all'interno, Gianpiero Bocci, sull'attuazione del Fondo di solidarietà comunale. Come vedete, il sottosegretario Bocci è accompagnato dal dottor Giancarlo Verde, che a questo punto associamo direttamente alla Commissione, perché è un ospite quasi fisso.
  Do la parola al Sottosegretario per lo svolgimento della relazione, ringraziandolo per aver risposto tempestivamente al nostro invito.

  GIANPIERO BOCCI, Sottosegretario di Stato all'interno. Intanto, vi ringrazio per l'invito, perché mi dà la possibilità di esaminare questo momento importante di attuazione del federalismo fiscale che passa per la determinazione, per l'esercizio 2015, del Fondo di solidarietà comunale.
  Come ha ricordato il presidente, è con me il dottor Giancarlo Verde che conoscete bene e che, non più tardi della settimana scorsa – credo insieme alla professoressa La Pecorella, capo dipartimento delle finanze del Ministero dell'economia e delle finanze – è stato qui ascoltato e vi ha fornito numerosi elementi conoscitivi sull'argomento che tratterò a breve.
  Siamo a qualche anno dalla riforma del 2010, ma, stante la sua complessità, sento di poter affermare che qualche problema, o qualche vischiosità, siano comprensibili. È però importante innanzitutto separare le questioni: l'una è la riduzione di risorse messe a disposizione dal sistema degli enti locali; l'altra sono i criteri che si adottano per distribuire il Fondo di solidarietà comunale.
  Infatti, come vi è stato rappresentato, la manovra di risparmi legati alla revisione della spesa, imposta anche agli enti locali, sin dal 2012, ha ridotto le disponibilità per il 2015, come mostra un grafico che lascerò agli atti della Commissione, di circa 1.487 milioni di euro, a cui si aggiunge la mancata conferma di alcune assegnazioni del 2014 e il recupero compensativo per l'IMU sui territori montani. Su questo occorre che ci sia chiarezza: le risorse sono inferiori, ma – qui è la sfida – occorre cercare di mantenere lo standard dei servizi che dobbiamo assicurare ai cittadini.
  Altro aspetto che rappresenta la vera discontinuità è la decisione assunta, con la legge di stabilità per il 2015, di intervenire sulla disposizione che sostiene la modalità di distribuzione del Fondo di solidarietà comunale, il comma 380-quater della legge di stabilità per l'anno 2013, n. 228 del 2012, per applicare, nella misura del 20 Pag. 4per cento, un meccanismo che costituisse un primo superamento delle assegnazioni basate sulla spesa storica, puntando invece per la prima volta su un meccanismo perequativo, basato sui fabbisogni standard e sulla capacità fiscale, in coerenza con i principi contenuti nell'articolo 119 della Costituzione e nella legge n. 42 del 2009 sul federalismo fiscale.
  Come già è stato illustrato, e senza voler invadere il campo del collega Baretta, che presto credo interverrà, mi limito a sottolineare che è inevitabile che l'attuazione di un nuovo criterio redistributivo a risorse inalterate crei del malcontento tra i soggetti che, con l'applicazione del nuovo criterio, sono assegnatari di minori risorse rispetto a quelle conferite per questa manovra.
  Entro ulteriormente nello specifico e vengo alla predisposizione del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri relativo al Fondo di solidarietà comunale. La procedura di determinazione degli importi spettanti ai comuni a titolo di Fondo di solidarietà comunale è complessa, in quanto si fonda su una pluralità di elementi di calcolo variabili nel tempo, acquisiti dal Ministero dell'economia e delle finanze, o individuati con provvedimenti ministeriali.
  In sintesi, gli elementi utilizzati per il 2015, come vi è stato illustrato, sono: stima del gettito dell'IMU; stima del gettito della TASI; riduzione di risorse ex decreto-legge n. 95 del 2012; riduzione di risorse ex decreto-legge n. 66 del 2014; riduzione di risorse ex legge n. 190 del 2014; altre variazioni al Fondo di solidarietà comunale del 2014; risultati della procedura di accantonamento e ridistribuzione del 20 per cento del Fondo di solidarietà comunale.
  Il veicolo normativo è un apposito DPCM, su proposta del Ministero dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministero dell'interno, previo accordo in sede di Conferenza Stato-Città ed autonomie locali; un provvedimento, pertanto, che ha un iter notevolmente complesso che si conclude con il positivo esito del controllo da parte della Corte dei conti.
  Ci siamo interrogati sulla possibilità di snellire la procedura, ma non ci pare possibile. Si tratta di un provvedimento dai contenuti complessi che necessita dell'apporto di tutte le componenti coinvolte, a tutela della piena legittimità dello stesso.
  Quanto ai tempi di approvazione del DPCM relativo al Fondo di solidarietà comunale, le esperienze del 2013 e 2014, anni nei quali la determinazione degli importi spettanti è avvenuta ad esercizio più che avanzato – novembre, per il 2013; settembre, per il 2014 – hanno evidenziato ancora di più la necessità che il Fondo di solidarietà comunale sia determinato e comunicato con celerità.
  A tal fine, il gruppo di lavoro costituito tra Ministero dell'economia e Ministero dell'interno, coordinati dal professor Marattin, consigliere economico della Presidenza del Consiglio, ha operato sin dai primi giorni del mese di gennaio e si è riunito con costanza, concludendo il proprio lavoro nei primi giorni di aprile. Tuttavia, ad oggi la situazione è in fase di stallo, in quanto l'ANCI ha chiesto e ottenuto che sia rivisto per il 2015 il metodo distributivo relativo al maggior taglio di risorse, determinate dal decreto-legge n. 95 del 2012. L'effetto della diversa metodologia proposta dall'ANCI sarebbe quello di esentare dal taglio per il 2015 i comuni del cosiddetto cratere aquilano, colpito dal sisma del 2009.
  Questa diversa distribuzione necessita tuttavia di una specifica norma che dovrebbe essere contenuta nel decreto-legge in materia di enti locali di imminente emanazione; quando parlo di «imminente emanazione» intendo indicare un arco temporale che va da qui a quindici giorni al massimo.
  Solo dopo la norma, sarà possibile approvare il nuovo decreto di ripartizione del taglio e proseguire l’iter del DPCM. Per ovviare a tale allungamento dei tempi, nel decreto-legge che sopra richiamavo sarà anche inserita una disposizione che consente al Ministero dell'interno di erogare rapidamente un acconto ai comuni, per alleviare le sofferenze di liquidità.Pag. 5
  Passiamo adesso alla comunicazione dei dati finanziari. Come negli anni precedenti, il Ministero dell'interno, per facilitare il lavoro degli uffici che predispongono lo schema di bilancio di previsione, divulga, attraverso il sito della Direzione centrale per la finanza locale, i dati delle risorse spettanti a titolo di Fondo di solidarietà comunale ad ogni singolo comune, con anticipo rispetto alla formalizzazione del DPCM.
  Vi ho appena rappresentato che è possibile che questi dati siano modificati per richiesta dell'ANCI, ma posso affermare che i dati presenti sono sicuramente attendibili, considerando che gli effetti derivanti dalla possibile nuova distribuzione per il 2015 del taglio di cui al decreto-legge n. 95 del 2012 sono estremamente ridotti per singoli comuni, salvo ovviamente i comuni direttamente interessati dal sisma del 2009 che ne ricevono un indubbio beneficio.
  Per quanto riguarda l'alimentazione del Fondo di solidarietà comunale e le sue criticità, come per 2013 e il 2014, tale Fondo è alimentato con una quota consistente dell'IMU di spettanza dei comuni, ossia il 38,22 per cento, ad aliquota base, che è pari a 4.717 milioni. La quota viene recuperata direttamente dall'Agenzia delle entrate sui versamenti dei contribuenti e versata all'entrata del bilancio dello Stato. Tuttavia, per i passati esercizi, un'ulteriore e consistente quota del Fondo era garantita dallo Stato (circa 2.000 milioni per il 2013 e 1.600 milioni per il 2014), mentre per il 2015 l'apporto statale è azzerato, per l'applicazione dei vari provvedimenti che si sono succeduti.
  Il risultato attuale è che il Fondo di solidarietà algebrico, per il 2015, considerando le ulteriori quote di IMU che i comuni incapienti, che sono in questo esercizio circa 650, devono assicurare, di circa 400 milioni di euro, è pari a 4.378 milioni, inferiore quindi alla quota di alimentazione dello stesso.
  Il risultato finale è l'acquisizione al bilancio dello Stato di circa 340 milioni di IMU pagata dai cittadini ai comuni; questo dato deve far riflettere sugli effetti attuativi delle disposizioni che sto commentando.
  Vengo ora alla perequazione delle risorse in base alla capacità fiscale e ai fabbisogni standard, esaminando la sua situazione attuale e le prospettive future. Dal 2015, ma solo per i comuni delle regioni a statuto ordinario, esclusi quindi quelli della Sicilia e della Sardegna, una parte del Fondo di solidarietà, il 20 per cento, è accantonata e ridistribuita secondo logiche perequative che utilizzano due elementi: il primo è la capacità fiscale e il secondo sono i fabbisogni standard.
  La procedura, elaborata dalla società SOSE, è alquanto complessa e muove dalla determinazione della capacità fiscale dei singoli enti che viene messa a confronto con i fabbisogni standard, calcolati per singolo ente, sempre da SOSE, sulla base di questionari a suo tempo compilati dai comuni.
  Il risultato ha un effetto frullatore non prevedibile per i singoli enti che porta alcuni, nel 2015, a compensare in parte le riduzioni di risorse e altri ad aumentare le perdite rispetto all'anno precedente. Anche se non ancora previsto dalla normativa, la prospettiva che si sta ipotizzando è il progressivo innalzamento della quota del 20 per cento – sarebbe il 40 per cento per il 2016 e così via – sul presupposto che tale manovra abbia un effetto perequativo.
  Sul punto si rileva che la ridistribuzione coinvolge un fondo chiuso. Ciò significa che ad un vantaggio attribuito ad alcuni corrisponde uno svantaggio per altri, ossia una minore quota del fondo. In casi non infrequenti, quelli in cui alla costante riduzione di risorse aggiungiamo anche un effetto redistributivo negativo, abbiamo un incremento di problemi finanziari e, in prospettiva, situazioni di dissesto.
  Rilevo da ultimo che l'effetto per il 2015, derivante dall'accantonamento o ridistribuzione del 20 per cento, contrariamente a quanto si pensava, è stato penalizzante per i comuni del nord rispetto a quelli del sud. Ciò deriva dalla diversa Pag. 6capacità fiscale, ma potrebbe avere quale effetto l'innalzamento della pressione fiscale locale per compensare l'effetto combinato dei tagli e della perequazione.
  Vi parlerò adesso degli effetti sul termine per l'approvazione del bilancio di previsione. Per il 2015, il termine di approvazione del bilancio di previsione degli enti locali è stato inizialmente differito al 31 marzo e successivamente al 31 maggio. La tabella che unisco dimostra che detto termine è meno avanzato dei precedenti anni. Devo però rilevare che proprio ieri l'ANCI ha chiesto di discutere nella Conferenza Stato-Città di oggi un ulteriore differimento di questo termine per il 31 luglio.
  Pur ribadendo che i bilanci possono ben essere approvati a legislazione vigente e in seguito essere variati in relazione a nuovi elementi normativi, o a nuovi dati conosciuti, non posso disconoscere la presenza di alcuni oggettivi elementi di criticità per il mantenimento del termine del 31 di maggio.
  Mi riferisco, innanzitutto, alla mancanza di certezze sui reali obiettivi del Patto di stabilità interno per singoli enti che, pur se approvati in sede di Conferenza Stato-Città, devono ancora ricevere una legittimazione normativa, probabilmente all'interno dello stesso decreto a cui prima accennavo, in materia di enti locali.
  In secondo luogo, la situazione dei comuni che andranno al voto il 31 maggio prossimo, considerando che in molti di questi il bilancio di previsione non è stato approvato e che è impossibile che le nuove amministrazioni appena insediate possano approvarlo nei tempi stretti dettati dalle eventuali diffide da parte delle prefetture. Sul punto, è mia intenzione valutare i margini, in mancanza di un ulteriore rinvio, per una segnalazione ai prefetti di agire considerando le singole situazioni.
  La negatività della gestione dell'esercizio provvisorio in dodicesimi è nota e la Corte dei conti non ha mancato di sottolinearlo. Naturalmente, non mi riferisco all'istituto ordinamentale, ma all'utilizzo distorto che numerosi amministratori ne hanno fatto negli ultimi anni e questo spinge ad un suo ricorso solo se veramente necessitato e per meno tempo possibile, ma è evidente che le situazioni eccezionali debbano essere valutate con un'attenzione adeguata.
  Vi ringrazio e rimango a vostra disposizione.

  PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  FEDERICO FORNARO. Volevo porre l'attenzione del Sottosegretario, che ringrazio, e del dottor Verde, su una questione a cui avevo già fatto cenno in occasione dell'audizione dottor Verde e che mi pare tutt'altro che banale.
  L'alimentazione del Fondo è definita attraverso il prelievo del 38,22 per cento del gettito ad aliquota base dell'IMU. A me risulterebbe – e ne chiedo conferma – che il prelievo sul Fondo del 2015 sia stato fatto sulla stessa base imponibile del 2014, con le stesse identiche cifre. Non si è modificato il gettito IMU, che costituisce la base imponibile.

  GIANCARLO VERDE, direttore della Direzione centrale della finanza locale del Ministero dell'interno. È solo una questione matematica. Sulla base dell'imposta, a ognuno viene applicato il 38 per cento...

  FEDERICO FORNARO. Sì, ma il 100, la base, è esattamente quella dell'anno prima.

  GIANCARLO VERDE, direttore della Direzione centrale della finanza locale del Ministero dell'interno. Sì, salvo le correzioni di una quarantina...

  FEDERICO FORNARO. Segnalo che le sensazioni «da marciapiede» che avevo, andando in giro nei comuni, sono confermate dai dati del MEF, per cui c’è un calo della base imponibile.
  Per gli altri fabbricati, nel 2013, c'era un gettito di 18,602 miliardi, ma nel 2014 Pag. 7questo è passato a 17,678 miliardi. Sulle aree fabbricabili, si passa da 1,070 miliardi a 939.
  Mi è chiarissimo che sono introiti. Sto dicendo che sostanzialmente lo Stato sta prelevando il 38,22 per cento di una base imponibile che si è modificata in negativo rispetto alla crisi e che i comuni quindi stanno dando una percentuale su soldi che non hanno incassato.
  Insomma, credo che sia necessario fare una revisione, alla luce dei reali incassi che ci sono stati, comune per comune. Prendere il dato dell'anno precedente produce questa distorsione, perché in un momento di crisi la gente sta pagando meno. A spanne, calcolo almeno il 5 per cento, quindi non stiamo parlando di cifre fantasmagoriche, ma sono comunque rilevanti e dunque la questione deve essere posta.
  Vengo alla seconda e ultima questione, ossia il tema dei comuni incapienti. Mi rivolgo evidentemente al Sottosegretario; avendo già sollevato più volte l'argomento, i colleghi mi perdoneranno. Quando si arriva a una situazione per cui non solo non si ricevono trasferimenti, ma se ne versano ancora, al di fuori di una logica di perequazione corretta, occorre svolgere una riflessione.
  Se il calcolo fosse fatto su base 100 per cento, con capacità fiscale e fabbisogni, se fossimo nel modello ideale, in una logica di solidarietà, sarebbe giusto che chi ha di più dia a chi ha di meno. Tuttavia, siccome oggi non è così – e lo sappiamo tutti, per le ragioni che anche voi riconoscete – rilevo che il risultato finale di questo paradosso è che alcuni comuni non stanno dando i soldi ad altri più in difficoltà, ma allo Stato.
  Se fossimo nel Cinquecento, questo sarebbe un motivo per dichiarare l'indipendenza, perché a questo punto non si capisce più per quale motivo si agisca in tal modo. A parte le battute, credo che questo sia un tema da affrontare.
  In questa situazione di passaggio al mondo ideale, occorre avere almeno il floor, per cui quando si arriva a zero, ci si ferma lì e non si va sotto zero; a maggior ragione nel momento in cui questi soldi non vanno ad alimentare un Fondo di solidarietà, ma vanno a coprire i costi dello Stato centrale. Il fatto che molti piccoli comuni – perché non c’è nessuna grande città incapiente – finiscano per coprire le spese dello Stato mi sembra l'eterogenesi dei fini. Non so. Trovate voi la definizione che vi piace di più.
  Credo che da questo punto di vista sia necessario uno stop, per fermarci a riflettere. La mia proposta molto diretta è che in questa fase, non dico a regime, si arrivi all'effetto zero. Quando si arriva a zero, l'incapienza non ci deve essere, o perlomeno una quota di essa. Ad ogni modo, l'incapienza oggi non va ad alimentare un principio corretto di perequazione, di solidarietà, di federalismo solidale – chiamatelo come volete – ma va a intervenire sulle spese dello Stato.

  PRESIDENTE. Onorevole Fornaro, mi sembra di aver capito che il suo ragionamento sia il seguente: siccome lo Stato trattiene il 38,22 per cento sulla base imponibile e siccome il comune incassa sul reale, quello che porta via riduce comunque la disponibilità...

  FEDERICO FORNARO. Faccio un esempio concreto. Se si aveva un incasso pari a 100, lo Stato prendeva una percentuale di 38, ma se oggi si ha un incasso di 95, lo Stato applica sempre la medesima percentuale e prende sempre 38, quindi prende una percentuale anche su quelle 5 che non si sono incassate.

  PRESIDENTE. Ho capito il ragionamento. Ciò che rimane è meno, ma per colpa propria, perché occorre recuperare l'evasione.

  MAGDA ANGELA ZANONI. Ringrazio il sottosegretario Bocci di questa relazione. Mi associo ovviamente a quanto già detto da Federico Fornaro e quindi non lo ripeto.
  Devo dire che resto relativamente perplessa dalla lettura di questa relazione, perché l'analisi è oltremodo giusta, ma mi Pag. 8stupisco che questa venga da un rappresentante del Governo, con tutto il rispetto e il riconoscimento del lavoro che il sottosegretario Bocci svolge. Insomma, il Governo viene qui a farci un'analisi che consideriamo giusta, ma credo che si debba fare un passo in avanti, altrimenti non ne usciamo da questa storia. Tutto quanto detto sul fatto che non si rispettino le date per procedere ad una giusta, corretta, produzione e approvazione dei bilanci va bene, però non vedo passi in avanti.
  Il decreto-legge in materia di enti locali, che avrebbe dovuto finalmente dire qualche cosa anche in termini di risorse, come ad esempio se i 625 milioni dell'IMU ci sono o meno – peraltro, non sono particolari banali per chiudere i bilanci di previsione 2015 – è da noi atteso fin da marzo 2015. Non sappiamo più che cosa dire ai sindaci, a livello locale.
  Mi pare inoltre che non si gettino le basi, neanche in questa relazione, per fare in modo che il 2016 sia un anno a regime. Del resto, siamo già a maggio del 2015 e stiamo disperatamente dicendo ai sindaci di avere pazienza perché il 2015 è ancora un anno di transizione, un anno che serve per consolidare tutta una serie di manovre, e che il 2016 sarà a regime. Speriamo che il bilancio di previsione 2016 si possa fare a dicembre 2015, ma forse sarà a febbraio. Eppure, qui sopra – e da nessun'altra parte – leggo solo una riga sulla local tax. È dai sei mesi che diciamo di non prevedere tale tassa nel 2015, ma nel 2016, così si possono dare le regole ai comuni in tempo utile. Come ho detto, però, siamo a maggio e ancora non si legge una riga in proposito.
  Per poter essere un sistema a regime, la local tax deve essere approvata a settembre e dunque a giugno-luglio si deve avere una bozza, tenendo conto che il mese di agosto è particolare per tutti. Quindi, adesso dovremmo mettere le basi per il bilancio 2016, non chiudere il 2015, di cui avremmo dovuto archiviare le regole da tempo.
  Capisco che il rapporto con l'ANCI non sia facilissimo, perché ogni tanto chiede di riaprire e di spostare i termini, anziché tener duro sul mantenere i termini che ci sono e pretendere da parte dello Stato.
  L'ultimo piccolo appunto che voglio fare riguarda un tema che abbiamo dibattuto in tutti gli incontri, ossia quello delle procedure per la definizione della capacità fiscale e dei fabbisogni standard. Questo introduce un ulteriore elemento d'incertezza; e meno male che è solo sul 20 per cento, perché sappiamo tutti che i dati elaborati dalla società SOSE presentano delle criticità, quindi diventano di nuovo un terno al lotto per i comuni.
  Peraltro, le criticità citate sono state ammesse dalla stessa SOSE. Nelle prime pagine della relazione, infatti, c’è scritto che i dati prodotti non sono utili per la determinazione del Fondo di solidarietà comunale. Lo scrivono loro, non sono io a fare una critica.
  Meno male che si tratta solo del 20 per cento, anche se questo – torniamo a ripetere – dovrebbe essere un sistema che ci fa passare da un vecchio criterio ad uno nuovo, ma con degli elementi innovativi veramente discutibili.

  MARIA CECILIA GUERRA. Purtroppo, pur ringraziando per la relazione, non posso che seguire la linea degli interventi che mi hanno preceduto.
  Sono rimasta particolarmente colpita dalla frase che lei ci ha detto con molta onestà e che si trova anche nella relazione, e che recita: «Nei casi non infrequenti in cui alla costante riduzione di risorse aggiungiamo anche un effetto redistributivo negativo abbiamo un incremento di problemi finanziari e in prospettiva situazioni di dissesto». Quando si prende atto che la via che si sta seguendo porta i comuni in dissesto, forse un interrogativo grande come una casa bisogna porselo.
  Mettiamo anche che le variazioni siano giuste, supponiamo che sia tutto corretto, però probabilmente c’è una tempistica da rispettare, affinché questi comuni – se vanno in dissesto è perché sono cattivi amministratori, ma forse non è vero per tutti – abbiano il tempo per aggiustarsi. Del resto, avere tanti comuni in dissesto Pag. 9non è esattamente l'esito che dobbiamo perseguire.
  Abbiamo un problema di entrata a regime di un sistema, che ormai è lontanissimo da quello della legge n. 42 del 2009. Sono preoccupata per il messaggio che stiamo dando all'esterno e che qua leggo con ancora maggiore allarme. In pratica, stiamo dicendo che andiamo verso un sistema in cui avremo fabbisogni standard, costi standard e capacità fiscali, ma non è vero. Lo sappiamo tutti. I costi standard non esistono. I costi standard, che sono l'elemento fondamentale, non sono stati calcolati, perché abbiamo solo una ripartizione più sensata della spesa storica.
  Come Commissione, abbiamo dato un parere su fabbisogni, costi standard e capacità fiscali, formulando una valutazione positiva del lavoro fatto, che non è da buttare via. Tuttavia, il suggerimento che abbiamo dato era una applicazione molto molto cauta, perché effettivamente, sulla base di dati un po’ vecchi e di una metodologia che ha i suoi limiti – pur avendo fatto dei passi in avanti – si introduceva un meccanismo molto violento; nel passare anche al 40 per cento, dobbiamo stare attenti.
  Credo comunque che il punto cruciale sia quello che diceva la mia collega prima: dobbiamo capire qual è il quadro verso cui andiamo. Mi scuso con i colleghi, perché lo ripeto sempre, ma non possiamo utilizzare come fondo perequativo, ciò che tale non è. Il Fondo di solidarietà non è un fondo perequativo e non ha niente a che vedere con quello ipotizzato dalla legge n. 42 del 2009.
  Pertanto, seguiamo quella via o diciamo che non possiamo più seguirla, ma non facciamo una perequazione, perché non è un fondo perequativo. È un fondo che in larghissima parte riassesta dei tagli, delle modifiche normative sui tributi che vengono definite, anche da noi che siamo i legislatori, in corso d'anno, in maniera assolutamente imprevedibile.
  Quindi, possibilmente, occorre definire il quadro assestato di quella che chiamiamo local tax - questo oggetto misterioso – o comunque un quadro fiscale, al di là delle risorse che ovviamente sono il tema più grosso, per poter ricondurre a logica questo sistema. Non mi sembra che il decreto-legge che aspettiamo abbia il fine di svolgere questo ruolo, però i tempi sono stretti e bisognerebbe arrivarci prima della legge di stabilità.
  Volevo poi porre una questione puntuale. Il decreto che uscirà, se lo farà, prevede un acconto ai comuni per alleviare le sofferenze di liquidità. Ebbene, mi chiedevo se mentre facciamo una norma non possiamo prevedere – lei ha detto che varrà per il 2016 – che il meccanismo di acconto funzioni anche per gli anni futuri. Ci era stato suggerito dal dottor Verdi, infatti, che tale problema si pone tutti gli anni e i motivi ne sono evidenti; peraltro ce li ha ben spiegati nella sua precedente audizione. Insomma, almeno diamo un senso di speranza su questo piccolo punto.
  Come appartenente ai comuni terremotati dell'Emilia Romagna, sarà poi mia curiosità capire se esistono gli spazi per tenere in considerazione non solo il terremoto de L'Aquila, rispetto al quale ovviamente occorre tutta l'attenzione che possiamo dare, ma anche quello dell'Emilia Romagna, dove i comuni sono ancora visibilmente devastati.

  PRESIDENTE. Do la parola ai nostri ospiti per la replica.

  GIANPIERO BOCCI, sottosegretario di Stato all'Interno. Dobbiamo partire dalla consapevolezza, che credo abbiamo tutti, del fatto che non si inizia oggi una serie di interventi che colpiscono pesantemente gli enti locali – altrimenti sembra che da qualche giorno abbiamo scoperto che c’è un problema di governo del sistema e dell'articolazione dello Stato sul territorio – ma per legislature intere ci sono state manovre che si sono abbattute sul sistema degli enti locali.
  Detto ciò, pur riscontrando alcuni elementi cui si faceva riferimento negli interventi che ho ascoltato, e che condivido, nel primo intervento, vorrei ricordare che anche per i cosiddetti comuni incapienti, Pag. 10quando parliamo di 2,6 miliardi, più 1 miliardo, e quindi di 3,6 miliardi, parliamo di spending, non di IMU. Bisogna aver presente questo quadro. Poi, sul fatto che si ponga un problema in termini di equità, come è stato ricordato, a proposito dell'IMU, non c’è alcuna discussione.
  Ad ogni modo, dobbiamo mettere bene in colonna i diversi provvedimenti, perché quelli che hanno colpito, nella pesantezza che lei prima ricordava, sono sostanzialmente interventi di spending.
  Dopodiché, abbiamo comuni dove il rapporto che lei citava, tra ente locale e Stato, arriva anche al 60 per cento in alcuni casi. Quindi, ha ragione a dire che c’è un problema da affrontare.
  Per quanto riguarda il nuovo quadro fiscale, i tavoli tecnici sono stati insediati e stanno lavorando. Credo che rispetteremo i tempi che ci siamo dati e quindi pensiamo di arrivare, da qui a un paio di mesi, a tratteggiare un disegno. I tavoli tecnici che abbiamo insediato camminano. È vero che in questo Paese occorrono sempre tempi lunghi, però credo che ci siano tutte le condizioni per non andare troppo in là con le date.
  Dico questo, perché è fondamentale – me lo consentirà il presidente – chiudere una fase di precarietà del sistema degli enti locali, a cominciare dalla certezza degli strumenti. Prima accennavo al fatto che non è soltanto un problema di risorse, ma per quanto ci riguarda è soprattutto un problema di certezze del sistema.
  I membri di questa Commissione sanno che la Conferenza Stato-Città delibera di prorogare i tempi per l'approvazione del bilancio di previsione, su richiesta dell'ANCI. A fronte di tale richiesta, il Ministero dell'interno e quello dell'economia riflettono, insieme ai rappresentanti dei comuni, e assumono delle decisioni. Ebbene, siamo arrivati a portare l'ultimo termine anche al mese di novembre, come ho detto, non è una realtà di oggi. Se teniamo ferma la data del 31 maggio – non so cosa accadrà in Conferenza Stato-Città, che si terrà stamattina alle 11, dove è depositata da ieri sera una richiesta dell'ANCI per portare il termine al 31 luglio – è proprio perché siamo convinti del fatto che vada posta un'asticella, oltre la quale non è possibile proseguire.
  Certo, come ho scritto e come ho letto, questo è un anno un po’ particolare perché il 31 maggio sono quasi 1.200, se non sbaglio, i comuni che vanno al voto. Quindi, è difficile pensare che questi comuni siano in grado di rispettare la data del 31 maggio – che non è stata rispettata, ma non poteva essere diversamente – come neanche quella del 30 giugno.
  Un'altra ipotesi era quella di fissare la data al 30 giugno, ma tra ballottaggi e insediamenti, non sarà possibile. È chiaro dunque che quella di oggi sarà una Conferenza in cui bisognerà riflettere sul termine del 31 luglio, non prevedendo però più le cose che abbiamo visto negli anni passati, per arrivare al 2016 – come si diceva negli interventi – come anno a regime. Quindi, dovremmo chiudere con il 2015 tutta una serie di incertezze e provare ad arrivare al 2016 come ad un anno di svolta.
  Da questo punto di vista, il nuovo quadro fiscale deve arrivare per forza a conclusioni in tempi brevi e per questo mi sento di poter e di dover dire, come impegno del Governo, che i tavoli tecnici devono chiudere il lavoro nei tempi che ho prima accennato. Diversamente, infatti, ci troveremmo già nel 2016 con un sistema che non è quello auspicato.
  Quanto ai costi standard, capisco le riflessioni che sono state fatte, però non siamo all'anno zero. Adesso stiamo facendo un lavoro di revisione e di completamento, sostanzialmente, per arrivare a costi standard maturi e a quel punto veramente utili per la programmazione che la senatrice Guerra prima ricordava.
  Venendo ai dissesti, diciamo la verità, questi sono in parte dovuti al quadro che abbiamo provato insieme a ricostruire, ma anche a delle criticità locali spesso significative. Sotto questo profilo – non per fare una cortesia al presidente della Commissione – devo dire che la situazione di una parte del Paese è diversa rispetto a quella di un'altra parte del Paese. Il fatto che vi sia un problema in alcune aree è Pag. 11evidente e bisogna riconoscere che spesso tale problema è il risultato di una cattiva gestione. Questo è altrettanto evidente.
  In materia di dissesti, come il dottor Verde mi ricordava, stiamo cercando di rivedere la normativa. Quindi, stiamo provando a lavorare su una proposta di delega, per rimettere mano ad alcune questioni, compresa una revisione del Testo Unico, sul quale abbiamo insediato un tavolo, che ha concluso una proposta, un lavoro concertato, presso il Ministero dell'interno, con il Ministero della funzione pubblica, il Ministero dell'economia e il Ministero degli affari regionali. Abbiamo trovato un'intesa e abbiamo avanzato una proposta in tal senso, che è all'attenzione del Presidente del Consiglio, a Palazzo Chigi; nello specifico, è all'attenzione di chi ha la responsabilità di coordinare le diverse proposte che giungono.
  Non possiamo non denunciare le criticità. Giustamente qualcuno ha detto che non interessa l'analisi e che il Governo deve dare delle risposte. Tuttavia, se non facciamo un'analisi e non abbiamo l'onestà di dire quali sono le criticità, credo che sia difficile stabilire se le risposte sono quelle giuste, ovvero se invece a volte sono risposte autoreferenziali rispetto a criticità che invece sono di tutt'altra natura.
  Quindi, stiamo facendo un lavoro di questo tipo e spero che ci possa essere un'occasione – quando e se il presidente lo vorrà – per illustrare alla Commissione una serie di proposte che abbiamo messo in cantiere e che vorremmo portare all'attenzione del Parlamento, in tempi abbastanza brevi, fermo restando che la priorità adesso è il decreto.
  In proposito, non credo di rivelare niente di particolare dicendo che ieri c’è stato un incontro con una massiccia rappresentanza di sindaci dell'ANCI, che ancora non ha soddisfatto l'ANCI – la quale credo abbia redatto un comunicato al riguardo – però dal dibattito e dal confronto sono emersi spunti che il decreto potrebbe e dovrebbe contenere e che vanno nella direzione che gli stessi sindaci e alcuni vostri interventi oggi hanno indicato e ricordato.

  FRANCESCO MOLINARI. Innanzitutto, grazie per la relazione e per la risposta alle domande interessantissime fatte dai colleghi.
  Mi sfugge il dato relativo alle risorse che dovrebbe avere il Fondo. A quanto ammontano esattamente le risorse a cui dovremmo far riferimento ?

  GIANPIERO BOCCI, sottosegretario di Stato all'Interno. Credo che la cifra esatta sia 4.378.

  GIANCARLO VERDE, direttore della Direzione centrale della finanza locale del Ministero dell'interno. La spettanza però è superiore. La spettanza è al lordo perché contiene il riversamento da parte dei comuni dell'incapienza. L'impegno di bilancio è 4.378.

  FRANCESCO MOLINARI. Siccome il testo reca «inferiore quindi alla quota di alimentazione dello stesso»...

  PRESIDENTE. La differenza va allo Stato, in buona sostanza. I comuni pagano 4.700 e vengono ridistribuiti 4.300.

  GIANCARLO VERDE, direttore della Direzione centrale della finanza locale del Ministero dell'interno. Sì, c’è un saldo del bilancio dello Stato di 339 milioni. Come ha detto il Sottosegretario, è effetto anche della spending perché in realtà si stanno recuperando 3,5 miliardi di spending dai comuni più che l'IMU. Il problema rimane...

  FEDERICO FORNARO. Dottor Verde, quando si applica la spending a un altro soggetto è teorica, non reale. A casa sua, lei mi può dire di aver risparmiato 100 e che con meno 100 di stipendio va in pari, ma in realtà lei sta dicendo a un altro signore che gli toglie 100 di stipendio, perché sicuramente sarà in grado di risparmiare tale somma.
  Tutto ciò avviene sulla base di dati e calcoli che abbiamo ricordato, per una parte. Per altro verso, soprattutto quando si va sui piccoli comuni, come abbiamo Pag. 12detto già molte volte, le voci su cui sono stati applicati tali calcoli pongono i problemi di cui abbiamo parlato la volta scorsa. Mi riferisco alle case di riposo, ai comuni che fanno capi convenzione eccetera eccetera.
  Lei sa benissimo che non è la stessa cosa, perché il risultato è l'ultima riga, la bottom line, vale a dire i trasferimenti. Verrà un giorno in cui 640 comuni verranno a sapere – adesso accadrà evidentemente – che questi soldi non solo vanno ad altri comuni, in una logica solidale, ma allo Stato.

  MARIA CECILIA GUERRA. La mia è solo una notazione. È chiaro che le responsabilità vengono da lontano e che le soluzioni non sono dietro l'angolo. Non è che non ce ne rendiamo conto, però è ovvio che se vogliamo usare costi, fabbisogni standard e capacità fiscali per la perequazione, prima di tutto dovremmo utilizzarli per l'adeguatezza delle risorse.
  C’è una follia del sistema. Abbiamo abbandonato la legge n. 42. Sono preoccupata che raccontiamo delle storie false, perché non ci sono i costi standard. Adesso si faranno le frontiere di costo, lo vedremo, ma per il momento non sono costi, sono spesa, una cosa completamente diversa, perché non ha a che vedere con l'efficienza. Sarà anche meglio dalla spesa storica, non dico di no, però non sono costi.
  I fabbisogni standard vengono utilizzati solo come coefficiente di riparto, ma non nel loro valore assoluto, quindi siamo di fronte a un non rispetto della Costituzione che ci chiede un'adeguatezza delle risorse rispetto ai fabbisogni stessi e invece i processi procedono scollati.
  Inoltre, si fanno questi tagli, chiamiamole spending, sul fondo che dovrebbe essere di perequazione, ma è un'assurdità in termini. Se quello è un fondo di perequazione, perché la vogliamo portare al 20, 40, 60 e 80 per cento, ma tagliamo lì, è proprio concettualmente che il sistema non è più riconducibile a una logica.
  Quello che state facendo – capisco benissimo, nessuno sarebbe in grado di fare diversamente in poco tempo – è aggiustare il sistema, cercando di andare verso criteri un pochino più intellegibili, senza fare degli «sbraghi», passatemi il termine poco senatoriale. Come ho detto, lo capisco, però che ci sia un'esigenza – e voi ci avete dato conforto in questo – di lavorare molto seriamente per arrivare a una situazione un po’ più assestata, magari meno ambiziosa di quella della legge n. 42, in cui si riconoscano alcune logiche, è assolutamente essenziale, anche per capire quello che sta succedendo.
  Certamente ci state lavorando e i tempi che il Sottosegretario ci ha ricordato per la local tax sono per noi già un'importante indicazione positiva.

  MAGDA ANGELA ZANONI. Volevo chiedere se fosse possibile avere un piccolo aggiornamento sui tavoli che stanno lavorando, perché per noi sarebbe molto utile.

  FEDERICO FORNARO. Quanto al patto di stabilità – so che non è materia vostra, ma del MEF – avete notizie ? Bisogna aspettare il decreto perché ci sia un'attribuzione del Patto di stabilità ai comuni ?

  GIANPIERO BOCCI, sottosegretario di Stato all'Interno. Da questo punto di vista il decreto conterrà cose abbastanza interessanti.

  FEDERICO FORNARO. Tutti si aspettano un taglio molto significativo.

  PRESIDENTE. Colleghi, vorrei innanzitutto ringraziare i nostri ospiti. Sicuramente il tema degli incapienti solletica l'attenzione – lo capisco perfettamente – ma vorrei sollevare anche altre due questioni. La prima riguarda il decreto-legge. Sono d'accordo con quanto detto in precedenza a tal proposito e dunque speriamo che arrivi il prima possibile, a beneficio di tutti.
  Per quanto riguarda invece la riforma organica della tassazione locale, la cosiddetta local tax, il mio auspicio – ma credo che sia quello di tutti – è che non arrivi Pag. 13all'ultimo momento con un decreto-legge, che non ci sia tempo per discuterlo o che si debba prendere il pacchetto chiuso. Per carità, può darsi che i tavoli e tutti coloro che lo stanno realizzando, stiano operando nel modo migliore possibile, però se dovesse arrivare con un emendamento in legge di stabilità, o con un decreto-legge all'ultimo momento, c’è il rischio che non si possa fare un'adeguata programmazione e che si creino dei pasticci.
  Poiché ci si sta lavorando da un po’ di tempo ed essendo un intervento che va a incidere in una revisione profonda della legge n.42, che ormai non tiene più, avere la possibilità di valutarlo e analizzarlo nei dovuti modi, anche per il Parlamento, per carità, sarebbe cosa buona e giusta.
  In secondo luogo – lo dico soprattutto alla Commissione – prendendo al balzo lo spunto che il sottosegretario Bocci ci ha dato, credo che ci sia una materia, al netto degli incapienti, su cui sia bene accendere i riflettori. Sto parlando delle situazioni di dissesto e di riequilibrio finanziario, che ormai non sono più casi isolati o patologici. Siccome è una dimensione ormai significativa del sistema, credo che la nostra Commissione possa fare un lavoro specifico su questa vicenda, ammesso che le Commissioni ordinariamente deputate, la I e la V, sono spesso assorbite da tantissimi altri tipi di attività.
  Come ho detto, prendendo la palla al balzo e considerando il lavoro che stanno facendo i tavoli su questa vicenda, credo che dovremmo cercare di capirne di più su un problema che sta ormai diventando assai diffuso. Certamente è concentrato in determinate aree geografiche, ma a quanto sento in giro in tanti stanno facendo valutazioni circa l'equilibrio e via dicendo.
  Insomma, queste procedure meritano sicuramente una revisione, non dico un ripensamento, per cercare di agire correttamente e a garanzia di tutti. Del resto, ci sono dei benefici, e anche dei malefici, per i cittadini, legati a queste procedure, sui comuni, ma anche sulle regioni. Una proposta che probabilmente presenteremo, in uno dei prossimi Uffici di Presidenza, sarà quella di procedere a un focus sugli aspetti del riequilibrio e del dissesto.
  Nel ringraziare gli intervenuti per la disponibilità manifestata, e per la documentazione consegnata, della quale autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegato). Dichiaro chiusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.

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ALLEGATO

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