XVII Legislatura

Commissioni Riunite (VIII e X)

Resoconto stenografico



Seduta n. 2 di Mercoledì 6 maggio 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Realacci Ermete , Presidente ... 3 

Audizione del Sottosegretario di Stato al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Silvia Velo, nell'ambito del Pacchetto «Unione dell'energia» – Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo, al Comitato delle regioni e alla Banca europea per gli investimenti – Una strategia quadro per un'Unione dell'energia resiliente, corredata da una politica lungimirante in materia di cambiamenti climatici (COM(2015) 80 final), del Pacchetto «Unione dell'energia» – Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio – Il protocollo di Parigi – Piano per la lotta ai cambiamenti climatici mondiali dopo il 2020 (COM(2015) 81 final) e del Pacchetto «Unione dell'energia» – Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio – Raggiungere l'obiettivo del 10 per cento di interconnessione elettrica – Una rete elettrica europea pronta per il 2020 (COM(2015) 82 final) (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Realacci Ermete , Presidente ... 3 
Velo Silvia (PD) , sottosegretario di Stato per l'ambiente e per la tutela del territorio e del mare ... 3 
Realacci Ermete , Presidente ... 6 
Velo Silvia (PD) , Sottosegretario di Stato per l'ambiente e per la tutela del territorio e del mare ... 6 
Realacci Ermete , Presidente ... 6 
Crippa Davide (M5S)  ... 6 
Realacci Ermete , Presidente ... 8 
Tidei Marietta (PD)  ... 8 
Realacci Ermete , Presidente ... 9 
Velo Silvia (PD) , Sottosegretario di Stato per l'ambiente e per la tutela del territorio e del mare ... 9 
Realacci Ermete , Presidente ... 10 

ALLEGATO: Documentazione consegnata dal sottosegretario di Stato al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare Silvia Velo ... 11

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Area Popolare (NCD-UDC): (AP);
Scelta Civica per l'Italia: (SCpI);
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: LNA;
Per l'Italia-Centro Democratico: (PI-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Alternativa Libera: Misto-AL.

Testo del resoconto stenografico
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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DELLA VIII COMMISSIONE ERMETE REALACCI

  La seduta comincia alle 15.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Audizione del Sottosegretario di Stato al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Silvia Velo, nell'ambito del Pacchetto «Unione dell'energia» – Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo, al Comitato delle regioni e alla Banca europea per gli investimenti – Una strategia quadro per un'Unione dell'energia resiliente, corredata da una politica lungimirante in materia di cambiamenti climatici (COM(2015) 80 final), del Pacchetto «Unione dell'energia» – Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio – Il protocollo di Parigi – Piano per la lotta ai cambiamenti climatici mondiali dopo il 2020 (COM(2015) 81 final) e del Pacchetto «Unione dell'energia» – Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio – Raggiungere l'obiettivo del 10 per cento di interconnessione elettrica – Una rete elettrica europea pronta per il 2020 (COM(2015) 82 final).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del sottosegretario di Stato di Stato al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Silvia Velo, in merito al pacchetto sulle energie dell'Unione europea.
  Chiederei al sottosegretario, considerata la ristrettezza dei tempi e visto che è in distribuzione il testo della sua relazione, di cui autorizzo la pubblicazione in calce al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegato), di contenere il suo intervento entro venti minuti, in maniera tale che, se i colleghi vogliono interloquire, possano farlo.

  SILVIA VELO, sottosegretario di Stato per l'ambiente e per la tutela del territorio e del mare. Il Consiglio europeo di giugno 2014 ha stabilito un'agenda strategica per l'Unione, per orientare le priorità politiche nel corso del nuovo ciclo programmatico dell'UE.
  La realizzazione di una vera e propria Unione dell'energia, fortemente integrata con gli obiettivi di lotta ai cambiamenti climatici, rappresenta un pilastro di questa agenda. Bisogna infatti arrivare a fornire energia a prezzo accessibile a imprese e cittadini europei, garantire energia sicura per tutti i Paesi e sviluppare l'energia verde.
  Il Consiglio europeo nelle sue conclusioni del 18 dicembre scorso ha dunque invitato la Commissione a presentare una proposta relativa all'Unione dell'energia. Tale proposta è stata pubblicata dalla Commissione con la comunicazione del 25 febbraio 2015, insieme a una comunicazione in previsione della Conferenza di Parigi (COP 21) e a una comunicazione sui progressi compiuti verso gli obiettivi di interconnessione elettrica tra Paesi.Pag. 4
  Nell'audizione mi soffermerò sulle prime due comunicazioni, che riguardano maggiormente l'azione e le competenze del Ministero dell'ambiente.
  Con riferimento alla comunicazione della Commissione verso un'Unione dell'energia, pochi numeri bastano a dare un'idea del contesto nel quale ci muoviamo. Risulta infatti che nel 2014 nell'Unione il 53 per cento dell'energia è stata importata a un costo di 400 miliardi di euro. L'UE è il maggiore importatore al mondo di energia. Il 75 per cento del patrimonio immobiliare è energeticamente inefficiente. Il 94 per cento dei trasporti dipende da prodotti del petrolio, di cui il 90 per cento è importato. A fronte di questo quadro, la strategia per l'Unione dell'energia, al fine di garantire maggiore sicurezza, sostenibilità e competitività, definisce cinque aree di intervento, strettamente correlate tra loro. La prima è la sicurezza energetica, in particolare in riferimento alla diversificazione di approvvigionamento di gas e alla maggiore trasparenza dei contratti conclusi con gli Stati fornitori. Le altre aree di intervento sono: un mercato interno sempre più integrato; l'efficienza come fattore che vada a incidere sulla riduzione della domanda di energia; il carbon offset, cioè l'uscita del carbone dall'economia; e infine ricerca, innovazione e competitività. In particolare rispetto alle politiche per la decarbonizzazione e l'efficienza energetica, vanno sottolineati alcuni contenuti della comunicazione. Il primo è la centralità di un sistema di scambio di quote di carbonio (ETS) perfettamente funzionante, in modo da dare un giusto prezzo al carbonio. Il secondo è la necessità di aumentare l'efficienza energetica nel settore della costruzione. A tal fine, hanno un ruolo cruciale le politiche europee per le smart city. Il terzo è l'idea di voler fare dell'Unione europea il numero uno mondiale per le fonti rinnovabili, sia in termini di produzione che in termini di ricerca e sviluppo di tecnologie sempre più avanzate. Il quarto punto è l'opportunità di investire nel mercato dell'energia e nelle reti. Il quinto è la necessità di intervenire tempestivamente nei trasporti, in quanto responsabili per il 30 per cento del consumo di energia finale in Europa, anche investendo su processi di produzione di biocarburanti sostenibili.
  In considerazione del fatto che la comunicazione sull'Unione dell'energia interessa una molteplicità di tematiche energetiche, ambientali, infrastrutturali e di politica estera, il Governo ha ritenuto di coordinare a livello interministeriale una posizione nazionale, con un documento intitolato «Italian position paper», che è allegato alla relazione.
  La posizione italiana è stata rappresentata nell'ambito dei dibattiti di orientamento tenutisi a Bruxelles nelle diverse formazioni consiliari interessate. In tale contesto, nell'ambito del Consiglio ambiente del 6 marzo scorso, il Ministro Galletti ha sottolineato alcuni punti cruciali. In primo luogo, si ritengono sinergici e complementari i cinque pilastri individuati dalla Commissione come base dell'Unione dell'energia. Non si può certamente parlare di carbon offset dell'economia, senza affrontare parallelamente il problema della sicurezza energetica, le politiche sull'efficienza e sulle rinnovabili e, per contro, la questione del prezzo dell'energia o viceversa. In secondo luogo, le priorità e la governance che il Consiglio europeo deciderà di indicare per l'Unione dell'energia dovranno essere coerenti con il nuovo quadro politico e strategico per il clima di qui al 2030 e garantirne la concreta attuazione. Nel dettaglio, per raggiungere il nostro obiettivo di riduzione di almeno il 40 per cento delle emissioni da qui al 2030, abbiamo bisogno di un sistema di ETS riformato e ben funzionante, che continuerà a costituire lo strumento principale per raggiungere gli scopi che l'Europa si è fissata.
  Dopo l'entrata in vigore della riserva di stabilità, sarà cruciale una riforma strutturale del sistema ETS, che lo renda effettivamente in grado di stimolare investimenti in efficienza energetica e in energie rinnovabili, al contempo prendendo in considerazione le misure di tutela per i settori esposti al rischio di delocalizzazione Pag. 5(il cosiddetto rischio carbon leakage), e di sfruttare appieno il potenziale di energie e tecnologie pulite che abbiamo e avremo a disposizione, sia in termini di fonti rinnovabili che in termini di efficienza energetica.
  Rileviamo inoltre con soddisfazione l'accento posto dalla Commissione sulle energie rinnovabili, rispetto alle quali dobbiamo diventare leader mondiali. Il ministro nell'occasione ha condiviso questa impostazione, che per noi significa innanzitutto ricerca e innovazione tecnologica, accompagnata da un rafforzamento delle infrastrutture di rete, per supportare adeguatamente la generazione distribuita di energia. Nell'occasione, il ministro ha detto inoltre: «Condividiamo la priorità assegnata all'efficienza energetica, dove abbiamo ampi margini di miglioramento e possiamo avere importanti ricadute anche sul piano economico-occupazionale». Tuttavia, come ho detto all'inizio, il pacchetto energia dell'Unione comprende anche un'altra comunicazione, intitolata «Il Protocollo di Parigi. Un'impronta per contrastare il cambiamento climatico post 2020». In proposito, segnalo alcuni passaggi cruciali e proposte che riteniamo rilevanti. La comunicazione infatti fissa e formalizza il contributo europeo alla riduzione delle emissioni globali di CO2 al 2030, che è formalizzato presso le Nazioni unite, e propone che tutti i Paesi presentino il loro contributo entro il primo trimestre del 2015, così come è previsto dalle decisioni della COP di Varsavia e Lima. Ciò interessa soprattutto le maggiori economie, tra cui Stati Uniti, Cina e Unione europea, che devono dimostrare di esercitare un ruolo di leadership. La comunicazione chiarisce che i target di mitigazione dovrebbero essere legalmente vincolanti, ambiziosi, in linea con quanto richiesto dalla scienza, e aggiornati regolarmente ogni cinque anni. Sottolinea, inoltre, come, a valle della negoziazione debba risultare che tutti i Paesi, in base alle proprie capacità, devono contribuire ai fondi finanziari per la lotta al cambiamento climatico e al trasferimento di tecnologie e capacità. Infine, la terza comunicazione, che fissa gli obiettivi di interconnessione elettrica tra gli Stati membri, prevede che ogni Paese debba essere in grado di trasferire almeno il 10 per cento dell'energia ai propri vicini. Sul punto mi limito a rilevare che, oltre a rappresentare un fattore essenziale per l'integrazione dei mercati elettrici europei, con questo obiettivo risulterà facilitata la gestione della produzione da rinnovabili, in particolare con riferimento alle fonti cosiddette «variabili», come l'eolico e il solare. In sintesi, se riusciremo a perseguire questi obiettivi, saremo sulla buona strada per una vera e concreta Unione dell'energia, che aiuterà i nostri Paesi a superare la difficile congiuntura economica, rispettando al tempo stesso gli obiettivi ambientali.
  Concludo con i prossimi passi. A valle dell'adozione delle comunicazioni del Consiglio di marzo, che richiamano, tra le altre cose, la Commissione e gli Stati membri a proseguire sui lavori per l'Unione dell'energia, la Commissione, in una sua informativa al Comitato dei rappresentanti permanenti (COREPER), ha fatto riferimento a tre principali linee di azione. La prima è un bilancio del primo stato dell'Unione dell'Energia entro la fine dell'anno. Tale esercizio avrà cadenza annuale e si baserà su fiche per Paese, che saranno presentate entro la metà di maggio. A ciò seguirà un tour nelle capitali da parte del vicepresidente Sefcovic e dei competenti commissari. Il secondo punto concerne lo sviluppo di piani nazionali per l'energia competitiva, sicura e sostenibile, che si baserà su un dibattito ad alto livello sui contenuti delle fiche. È prevista al riguardo una riunione dei direttori generali per l'energia nel mese di luglio. La Commissione non prevede, tuttavia, che tali piani possano essere pronti entro la fine dell'anno. Il terzo punto è lo snellimento degli obblighi di rendicontazione derivanti dalle attuali norme in vigore. La Commissione ha infine rilevato l'esigenza di procedere speditamente con il meccanismo di governance, che dovrà essere operativo ben prima del 2021, pur tenendo conto della complessità dell'esercizio, che richiede particolare cura nella definizione.

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  PRESIDENTE. Nel ringraziare il Sottosegretario, vorrei chiedere un chiarimento. Nella relazione si cita un contributo che deve arrivare entro il primo trimestre del 2015, che è già passato.

  SILVIA VELO, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e per la tutela del territorio e del mare. È già stato presentato.

  PRESIDENTE. Vorrei inoltre porre un'altra domanda. In Italia, nel rapporto con l'Unione europea, vi sono contributi letterari che spesso non hanno conseguenze operative; penso, ad esempio, a quanto è stato fatto l'anno scorso sulla questione dell'efficienza energetica degli edifici. Spesso predisponiamo un quadro, ma poi non vi è un incrocio con le politiche, ovvero la definizione dei passi per attivare effettivamente azioni operative. Le chiedo se, in tal caso, visto che si parla di rinnovabili, efficienza energetica, edilizia, eccetera, si metteranno in fila le politiche nel lavoro successivo.
  Do ora la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  DAVIDE CRIPPA. Nel riallacciarmi alla considerazione testé formulata dal presidente, segnalo che la questione riguarda anche il recepimento delle normative europee. Spesso vengono recepite con degli impegni in alcuni decreti legislativi, come quello dell'efficientamento energetico del parco immobiliare dell'amministrazione centrale (il famoso 3 per cento), che a oggi non ha ancora portato nessun risultato. Si diceva recentemente che fosse pronto per essere emanato, ma ad oggi non si ha ancora contezza di quali impatti porterà in realtà, che impegni di spesa comporterà e quali saranno i progetti che verranno realizzati.
  La scadenza era ad agosto e ci sono voluti soltanto sette-otto mesi per predisporre un testo. Una volta emanato, però, quali sono le aspettative di riduzione del fabbisogno energetico per l'amministrazione centrale ?
  Segnalo anche che questo ritardo a livello di immagine per la PA e di percezione della sensibilità per il cittadino sul tema del risparmio energetico è certamente un pessimo esempio. A mio avviso, l'amministrazione centrale non può permettersi di derogare agli impegni presi e aspettarsi che, invece, i cittadini rispettino le scadenze per gli obblighi di installazione delle valvole termostatiche piuttosto che dei contabilizzatori di calore, peraltro previsti nella nuova normativa per il prossimo anno su tutti gli impianti centralizzati.
  Credo che questo debba far riflettere su quale sia la serietà che la pubblica amministrazione vuole dimostrare.
  Vengo ora ad un'altra questione. Vedo che viene posta l'attenzione su una giusta revisione del sistema ETS, ma credo che una netta considerazione su quale siano i meccanismi di calcolo delle esternalità negative, legate alle sorgenti che producono energia elettrica, debba essere ormai necessariamente un punto all'ordine del giorno.
  Vogliamo iniziare a comprendere anche le esternalità negative legate alla produzione energetica e, quindi, provare a dare un'impronta europea su quali siano le necessità di un Paese, da un lato, di approvvigionamento energetico e, dall'altro, di riduzione della spesa sanitaria ?
  Ricordo a tutti che l'ennesimo sequestro di un impianto a carbone, questa volta in Sardegna, rappresenta ciò che le associazioni ambientaliste e i cittadini avevano segnalato da anni. Credo che aspettare sempre che sia la magistratura in primis a far rispettare determinati criteri di tutela della salute sia una sconfitta per l'amministrazione centrale.
  Mi chiedo se non sia opportuno inserire dei meccanismi, ormai sperimentati e abbastanza chiari, per calcolare le esternalità negative della produzione energetica e, quindi, far sì che una produzione da fonti come il carbone abbia un costo sociale netto, visto che ci sono numerose sentenze che evidenziano dei nessi di causalità. Vorrei capire se questo può rientrare all'interno delle visioni politiche del Governo.Pag. 7
  A mio avviso, c’è una contraddizione di base: da un lato, diciamo che è necessario procedere verso un aumento delle interconnessioni, secondo gli obiettivi dei Paesi europei; dall'altro, faccio fatica a comprendere come, nonostante faremo le interconnessioni, avremo l'obbligo di pagare il capacity market per delle centrali che, ahimè, non rientrano negli investimenti fatti allora e oggi sono spente. Si tratta anche di centrali virtuose rispetto ad alcuni cicli combinati a gas e rispetto al ciclo tradizionale a carbone.
  In quel caso, io ho un obbligo di interconnessione europea e vado a interconnettermi con Paesi europei; dall'altro lato, per il mercato interno italiano, ho la necessità di far pagare con le bollette ai cittadini una disponibilità energetica da parte delle centrali a gas pronte a intervenire.
  Io vedo una contraddizione di base, perché credo che le due cose non possano essere complementari. Abbiamo una sovrapproduzione energetica e voi avete sancito che questa debba essere remunerata. Interconnetterci vuol dire aumentare questa disponibilità energetica, perché eventualmente si può importare energia a un prezzo più conveniente da altri Paesi e, quindi, aumentare il gap tra l'energia consumata e quella producibile all'interno del nostro Paese.
  Qui si arriva al paradosso. Vedo giustamente il tentativo di puntare un faro sulla generazione distribuita. Tuttavia, la generazione distribuita con la nuova bolletta che l'Autorità si sta preparando a varare verrà totalmente penalizzata.
  Quegli impianti che sono stati realizzati oggi, teoricamente dovrebbero avere dei sistemi di accumulo, per far sì che la generazione sia realmente distribuita e che io abbia minori carichi sulla rete in trasmissione in bassa e media tensione. Dall'altro lato, però, ho l'Autorità che mi dice: «Se tu diminuisci il transito all'interno delle mie reti di bassa e media tensione, chi mi paga la manutenzione delle stesse reti ?».
  Vorrei capire come si pone il Governo davanti alla necessità della generazione distribuita, quando l'Autorità dice: «Se tu fai la generazione distribuita, io ti faccio pagare non più in base al consumo dei chilowattora, ma in base alla potenza impegnata in termini di connessione del tuo contatore. Pertanto, tu puoi non utilizzare la corrente e pagare un fisso standard». Questa è la morte della generazione distribuita.
  Chiudo con un'ultima considerazione sulle interconnessioni. Ritorno su questo tema, perché è un cruccio che ho da sempre. Qualche anno fa è stata sancita la necessità di fare nuove interconnessioni e, quindi, di far fare gli investimenti a privati.
  Ricordo a tutti che questo nel giro di sei anni viene caricato sulle bollette per 500 milioni di euro all'anno, per un totale di 3 miliardi caricati sulle bollette dei cittadini. È un dato fornito dall'Autorità, quindi credo che non posso essere smentito su questo punto. Questo dato è stato anche pubblicato su alcuni giornali, quali Quotidiano energia e QualEnergia.
  Visto che sono i privati, ovvero gli energivori, che fanno questo tipo di investimenti, questo tipo di interconnessioni di per sé dovrebbero diminuire il carico di importazione di energia proveniente da altri Paesi.
  Io ricordo che l'unica interconnessione che sta vedendo la luce è quella delle zone di Torino. Tutte le altre interconnessioni sono ancora in fase di progettazione, però, per non sbagliarci, stiamo già pagando a chi si è impegnato quel quibus che vi ho citato poc'anzi.
  C’è una domanda che ci poniamo un po’ tutti. Spesso si tratta di società che hanno tavoli di crisi aperti al Ministero dello sviluppo economico. Cito l'Ilva a titolo di esempio. Questi soggetti saranno in grado, qualora non realizzeranno l'opera, di restituire i soldi che di fatto sono stati dati dal contribuente italiano e dai consumatori ?
  Credo che la risposta sia negativa, però vorrei capire quali garanzie verranno messe in atto.
  Peraltro, vedo sempre un problema: spesso noi abbiamo una sovrapproduzione Pag. 8da fonti rinnovabili in alcune zone del Paese, tipicamente il Centro-Sud. Col tempo abbiamo diminuito il distacco degli impianti. Pagavamo la mancata produzione di impianti eolici e fotovoltaici, che non potevano produrre perché la rete non ce la faceva a portar via l'energia. Oggi una quota-parte di quella rete ancora non ce la fa.
  Noi andiamo a fare nuove interconnessioni con l'estero e non siamo in grado di trasmettere l'energia rinnovabile dal Sud ai bacini idroelettrici del Nord ? Di fatto, su 9 terawattora di disponibilità degli impianti di pompaggio, vengono utilizzati solo 2 terawattora.
  Il pompaggio può essere considerato un accumulo elettrochimico, in questo caso come funziona ? Sicuramente la risposta è sì, può fungere da accumulo. Perché non viene utilizzato ? È solo una questione legata alla disponibilità da parte di ENEL oppure non siamo in grado di trasferire l'energia dal Sud al Nord per mancanza di infrastrutture ?
  Se sì è la risposta a questa domanda, io credo che dovremmo concentrarci sul potenziamento della rete interna, per far sì che il nostro Paese sia in grado di autoconsumare l'energia che si produce. Altrimenti, potremmo parlare all'infinito di opere di interconnessione, ma, se poi non siamo in grado di trasferire efficacemente l'energia, credo che faremmo sempre una politica parziale.

  PRESIDENTE. Questo è un quesito che possiamo porre domani ai rappresentanti dell'ENEL, nel corso dell'audizione che si svolgerà alle 10. Mi riferisco all'ipotesi che ci sia qualche ostacolo da parte loro a utilizzare di più i pompaggi, che sicuramente sono una specificità italiana come sistemi di accumulo, che gli altri, a differenza di noi, non hanno. Magari qualche volta vale la pena utilizzare i nostri talenti.
  Ricordo ai colleghi che intendano intervenire che abbiamo tempo fino alle 15,30.

  MARIETTA TIDEI. Ringrazio il Sottosegretario Velo per la sua illustrazione, alla quale vorrei rivolgere una domanda sicuramente più semplice di quella dell'onorevole Crippa sul contesto generale. Sappiamo che la Commissione è stata chiara sulla decarbonizzazione dell'economia europea e su quanto intende accentuare i propri sforzi per rilanciare le energie rinnovabili, in modo da diffondere nuove tecnologie, come le reti intelligenti. Nel riallacciarmi a quanto sottolineato dal presidente Realacci poc'anzi sul follow-up, non solo sul Consiglio europeo, ma su tutti questi documenti che vengono prodotti e che hanno degli obiettivi assolutamente ambiziosi e giusti, vorrei chiedere al Governo se, soprattutto nel settore delle fonti rinnovabili, che in Italia ha avuto uno sviluppo di tutto rispetto, non ci sia il bisogno di un riordino generale, considerato che la stessa Commissione individua in un quadro normativo la certezza degli investimenti. L'anno scorso abbiamo vissuto il cosiddetto «spalma-incentivi», che, aldilà delle motivazioni che hanno indotto il Governo a proporlo – sicuramente c'erano delle storture del sistema da correggere, quindi non entro nelle valutazioni del merito – ha suscitato grande sconcerto tra quegli investitori che si vorrebbe attrarre in Italia su questo settore. Questi sono settori che hanno bisogno di capitali e, se si cambiano in continuazione le regole che li disciplinano, sicuramente gli investimenti non ne trarranno beneficio. Pertanto, chiedo se non sia necessario un riordino più generale, proprio per dar seguito in qualche modo a questi obiettivi, che sono certamente ambiziosi e che hanno bisogno di strutture e strumenti per essere raggiunti.
  Ho un'altra domanda che non riguarda esattamente queste comunicazioni, ma concerne sempre l'ambiente. Vorrei chiedere al rappresentante del Governo qualche notizia in più rispetto ai tempi di approvazione del nuovo documento sulle best available technique (BAT). Sappiamo che vi è stato un primo draft, ora all'attenzione dei Governi e che sono state mandate alla Commissione le osservazioni. Pag. 9Vorrei capire quale sia l'opinione del Governo sui tempi di approvazione delle BAT.

  PRESIDENTE. Chiedo scusa alla collega Bianchi, ma non abbiamo il tempo per altre domande, perché alle 15,30 dobbiamo essere presenti in altre Commissioni. Non mancheranno altre occasioni di confronto.
  Vi segnalo che, se vuole mantenere la leadership nel mondo delle rinnovabili, l'Europa deve veramente muoversi. In Cina la produzione delle rinnovabili ha superato quella delle centrali a carbone.
  Do quindi la parola al Sottosegretario Velo per la replica.

  SILVIA VELO, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e per la tutela del territorio e del mare. Nel manifestare la mia disposizione per un aggiornamento sui temi segnalati, ringrazio la Commissione per l'audizione e per il fatto che è stato predisposto dalle due Commissioni un ciclo di audizioni che comprende altri Ministeri. Infatti, come ben sapete, le competenze sul Piano nazionale dell'energia non afferiscono all'ambiente, ma allo sviluppo economico.
  Nel sottolineare che tutte le questioni poste sono interessanti, rilevo che l'audizione aveva a oggetto l'Unione dell'energia e non le politiche energetiche nazionali. Su alcune questioni quindi rimanderò a un successivo confronto, anche con i colleghi del Ministero dello sviluppo economico.
  Vi ringrazio anche perché, come è stato detto all'inizio dal presidente, l'Italia, non solo deve contribuire a indirizzare il dibattito europeo, ma poi deve essere coerente con le politiche. Dunque, le sollecitazioni del Parlamento al Governo nazionale, affinché sia coerente con gli atti che enunciano i documenti comunitari, sono quantomeno opportune.
  Peraltro, come sapete, le competenze sono variegate. In fase di emanazione, di predisposizione e di registrazione alla Corte dei conti, ci sono una serie di decreti attuativi che interfacciano l'azione di diversi Ministeri. Ne cito alcuni. È stato ampliato alle scuole l'utilizzo del Fondo unico Kyoto. Finalmente anche il Ministero dell'istruzione l'ha firmato, dopo una fase di confronto e di discussione ed è attualmente alla registrazione della Corte dei conti. Il fondo rotativo Kyoto, che è di quasi 300 milioni all'anno, potrà essere utilizzato per l'efficientamento energetico delle scuole.
  Il Fondo unico per l'efficientamento del 3 per cento della pubblica amministrazione è in elaborazione fra Ministero dello sviluppo economico e Ministero dell'economia e delle finanze. Sono già stati definiti e quantificati gli interventi da fare e anche l'impegno di spesa previsto, che è di 55 milioni all'anno. Questa partita va chiusa e verranno poi presentati i progetti.
  Un po’ più indietro è la definizione del soggetto attuatore del Fondo unico per l'efficienza energetica, previsto nel decreto legislativo.
  Questa è l'azione che il Governo sta compiendo. Da membro del Governo, che è qui a rappresentarlo, ripeto che la sollecitazione del Parlamento è quanto mai opportuna per velocizzare i rapporti tra i vari Ministeri coinvolti.
  Infine, riguardo a quanto sollevato dalla collega Tidei rispetto a un quadro certo sulle rinnovabili, può piacere o non piacere, può essere condiviso o non essere condiviso, ma con il decreto «spalma-incentivi» il Governo ha ridefinito le politiche sulle rinnovabili, con le sofferenze che tutti noi abbiamo rilevato, ma anche ricalibrando il costo e il peso in bolletta degli incentivi alle rinnovabili.
  Uno strumento importante che è ora allo studio dei Ministeri coinvolti, il nostro e il Ministero dello sviluppo economico in particolare, riguarda il decreto in cui si rivede lo schema degli incentivi alle fonti rinnovabili diverse dal fotovoltaico, che è una parte importante del riordino e che verrà calibrato nell'ottica degli impegni nazionali che sono derivati dagli impegni che ci siamo dati in sede comunitaria.
  Per altre questioni più di dettaglio, rimango a disposizione dei membri della Commissione.

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  PRESIDENTE. Ringrazio il Sottosegretario Velo, con la quale sicuramente vi saranno altre occasioni di confronto sui temi affrontati. Ricordo inoltre che ad oggi la parte di delega fiscale sulla fiscalità ambientale, che incrocia proprio le tematiche oggetto dell'audizione, risulta essere una pagina vuota. Il Parlamento aveva previsto che ci fosse quella finestra, ma attualmente è chiusa ed è quindi necessario che il Ministero dell'ambiente utilizzi la gamma di strumenti a disposizione.
  Vi segnalo anche una buona notizia: è stato anticipato a domani l'incardinamento al Senato del disegno di legge sugli ecoreati, che era previsto per martedì e invece avrà luogo domani alle 14.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.30.

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ALLEGATO

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