XVII Legislatura

III Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 15 di Martedì 17 marzo 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Spadoni Maria Edera , Presidente ... 3 

Audizione del Funzionario preposto all'Unità Tecnica Centrale di supporto alla Direzione Generale Cooperazione e Sviluppo del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Min.Plen.Francesco Paolo Venier, sulle attività dell'Unità Tecnica Centrale nel quadro dell'attuazione della legge n.125 del 2014 (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Spadoni Maria Edera , Presidente ... 3 
Venier Francesco Paolo , Funzionario preposto all'Unità Tecnica Centrale di supporto alla Direzione Generale Cooperazione e Sviluppo del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ... 3 
Spadoni Maria Edera , Presidente ... 7 
Locatelli Pia Elda (Misto-PSI-PLI)  ... 7 
Quartapelle Procopio Lia (PD)  ... 8 
Cassano Franco (PD)  ... 8 
Spadoni Maria Edera , Presidente ... 8 
Venier Francesco Paolo , Funzionario preposto all'Unità Tecnica Centrale di supporto alla Direzione Generale Cooperazione e Sviluppo del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ... 8 
Spadoni Maria Edera , Presidente ... 10 
Venier Francesco Paolo , Funzionario preposto all'Unità Tecnica Centrale di supporto alla Direzione Generale Cooperazione e Sviluppo del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ... 10 
Spadoni Maria Edera , Presidente ... 10

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Area Popolare (NCD-UDC): (AP);
Scelta Civica per l'Italia: (SCpI);
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Per l'Italia-Centro Democratico: (PI-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Alternativa Libera: Misto-AL.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

  La seduta comincia alle 14.15.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Funzionario preposto all'Unità Tecnica Centrale di supporto alla Direzione Generale Cooperazione e Sviluppo del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Min. Plen. Francesco Paolo Venier, sulle attività dell'Unità Tecnica Centrale nel quadro dell'attuazione della legge n. 125 del 2014.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del funzionario preposto all'Unità tecnica centrale di supporto alla Direzione generale Cooperazione e sviluppo del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, ministro plenipotenziario Francesco Paolo Venier, sulle attività dell'Unità tecnica centrale nel quadro dell'attuazione della legge n. 125 del 2014.
  Nel dare il benvenuto al ministro plenipotenziario Venier, che è accompagnato dal consigliere Simone De Santi, segnalo che per esigenze connesse al contestuale esame, da parte delle Commissioni giustizia e difesa, degli emendamenti presentati al decreto legge in materia di Antiterrorismo e missioni internazionali, quest'audizione potrà avere una durata massima di circa trenta minuti. Chiedo pertanto al ministro Venier di voler contenere il suo intervento entro i dieci minuti, al fine di consentire il successivo dibattito.
  Do ora la parola al nostro ospite per lo svolgimento della relazione.

  FRANCESCO PAOLO VENIER, Funzionario preposto all'Unità Tecnica Centrale di supporto alla Direzione Generale Cooperazione e Sviluppo del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Buongiorno presidente e grazie ai membri del Comitato per la loro presenza. Ringrazio per l'opportunità che mi è data di esporre alcuni aspetti che credo possano essere di interesse per il Comitato.
  Vorrei cercare di dire in una parola come intendo svolgere questa brevissima presentazione. Racconterò il perimetro di riferimento della nostra azione a legislazione vigente, cioè la legge n. 49 del 1987, e racconterò come in questi trent'anni di vita della legge n. 49 alcune cose siano necessariamente venute modificandosi e quali sono le modifiche principali che rilevano dal nostro punto di vista. Infine racconterò come ci stiamo preparando a quello che ci attende con l'attuazione della legge n. 125 del 2014.
  È stato detto fin dall'inizio, e mi sembra molto corretto, che l'attività dell'Unità tecnica centrale (UTC) è a supporto della Direzione generale di cooperazione allo sviluppo (DGCS). Gli articoli di riferimento, come sappiamo, sono gli articoli 12 e 13 della legge n. 49. L'articolo 12 stabilisce che all'Unità tecnica centrale competono i compiti riconducibili a quello che nel linguaggio della cooperazione si Pag. 4chiama «ciclo del progetto», cioè individuazione, istruttoria, formulazione, valutazione e controllo delle iniziative.
  Allo stesso articolo la legge dice quali numeri sono preposti a questo. Si trattava inizialmente di centoventi esperti di cooperazione più trenta unità provenienti da organismi internazionali, i cosiddetti «trentini». Centocinquanta persone, quindi, che dovrebbero presidiare dal punto di vista tecnico questo portafoglio di attività.
  L'articolo 13 è invece importante da citare perché concerne l'attività degli uffici all'estero.
  La legge n. 49 ha trent'anni di vita e non è un caso che sia stata modificata con la legge n. 125. Sono trent'anni di vita fatti di alcune ombre, ma certamente anche di alcune luci.
  Vorrei menzionare due momenti che credo siano importanti per quanto riguarda le modifiche che questo perimetro al nostro raggio di azione, delimitato dagli articoli 12 e 13, ha subito. Il primo è la stabilizzazione degli esperti, che nel 2011 ha comportato in primo luogo l'unificazione delle carriere e l'eliminazione della differenza fra gli esperti del gruppo dei centoventi iniziali e i trenta provenienti dagli organismi internazionali. Tutti coloro che nel frattempo sono rimasti in questi ranghi sono stati unificati.
  In secondo luogo la stabilizzazione ha portato, fortunatamente direi, dopo una serie piuttosto lunga di vicissitudini, anche di carattere sindacale, a far sì che il contratto di queste persone non fosse più a tempo determinato bensì a tempo indeterminato. La stabilizzazione è quindi il primo elemento. Il secondo elemento che mi pare molto importante è quello della deconcentrazione. Anche in ossequio a chi ci guida nella nostra azione sul piano internazionale – e mi riferisco al Comitato di aiuto allo sviluppo dell'OCSE, il cosiddetto OCSE-DAC –, si è stabilito che si dovesse dare maggiore impulso alle attività svolte sul campo, deconcentrando l'azione che era concentrata sull'UTC e facendo in modo che anche gli esperti presso le Unità tecniche locali (UTL), cioè i diciassette uffici che al momento abbiamo all'estero, lavorassero allo stesso modo dell'Unità tecnica centrale.
  Questo mi sembra un elemento piuttosto importante sotto il profilo dell'unificazione di quanto stabilito dagli articoli 12 e 13. Mentre prima l'articolo 12 si concentrava esclusivamente sull'attività al centro, disciplinando differentemente quella in periferia, adesso articolo 12 e articolo 13 rappresentano per noi la stessa cosa. Unità tecnica centrale e unità tecniche locali lavorano sostanzialmente nello stesso modo, mettendo a disposizione della DCGS un conglomerato, al momento, di quarantadue esperti che a Roma e nei diciassette uffici della nostra rete svolgono il cosiddetto portafoglio di attività.
  L'Unità tecnica centrale è a supporto e questo significa che non ha una iniziativa propria né un bilancio proprio. L'UTC svolge i compiti previsti dall'articolo 12 al servizio della Direzione generale e cioè degli uffici territoriali oppure degli uffici che gestiscono i differenti canali di finanziamento, come per esempio l'ufficio ONG che gestisce i rapporti con le organizzazioni non governative o l'Ufficio VI che gestisce le iniziative di emergenza.
  L'Unità tecnica centrale svolge, quindi, i compiti dell'articolo 12 di formulazione, gestione e controllo per conto di questi altri soggetti e per conto di altre espressioni dello stesso Ministero, per non dire del sistema italiano in generale.
  Alcuni di questi esperti, per esempio con riguardo alle tematiche del G8 o alle tematiche gender, prestano il proprio servizio a istanze esterne alla DCGS, come la Direzione generale affari politici, che cura i rapporti con G8 e G20, oppure il Dipartimento delle pari opportunità, con riferimento ad esempio alle tematiche attinenti al gender o alla disabilità.
  Vorrei parlare un momento del portafoglio delle attività. È questo un concetto importante, che non deve essere limitato alla sola visione di quanto la DCGS riceve ogni anno in legge di stabilità. Nel 2014, ad esempio, la DCGS ha ricevuto quasi 400 milioni di euro, suddivisi in varie voci di bilancio che non sto qui a elencare. Circa Pag. 5il 70 per cento delle iniziative che sono state portate all'approvazione del Comitato direzionale – non il 100 per cento perché una parte è rappresentata dai contributi volontari agli organismi internazionali, che non passano dalla valutazione dell'Unità tecnica centrale – è stato finanziato con questi fondi. Il 70 per cento di questi 400 milioni di euro è quindi passato attraverso la valutazione di queste persone e attraverso la firma del Funzionario preposto che vi sta parlando.
  I 330 milioni di euro circa che sono stati portati in deliberazione alla fine del 2014 devono essere considerati, quindi, come il «pieno» annuale che serve alla macchina per andare avanti, perché essa in realtà gestisce molto più di 400 milioni di euro. Quattrocento milioni di euro sono la liquidità che ogni anno entra nel sistema grazie alla legge di stabilità, ma alimentano un portafoglio di attività che al momento è fatto di ben 1.400 iniziative, di cui sono responsabili gli esperti che stanno nell'UTC e negli uffici della rete, che assommano a un portafoglio di valore ben più consistente di 400 milioni di euro.
  L’ongoing – come noi lo chiamiamo – è fatto di tutte quelle iniziative, nate alcuni anni fa, che magari avrebbero dovuto essere chiuse ma che per le ragioni più varie non sono state chiuse e continuano a essere nel nostro portafoglio di attività. Ciò che dobbiamo gestire è notevole.
  Vorrei anche dire che oltre il 60 per cento di queste 1.400 iniziative è deconcentrato nelle unità tecniche locali. È deconcentrato il 56 per cento delle iniziative in termini di numeri e il 66 per cento in termini di importo. Non è detto, infatti, che a ogni iniziativa corrispondano uguali importi. A livello di importo, il portafoglio di attività ongoing, che è grosso modo di 3 miliardi di euro, è quindi deconcentrato presso le unità tecniche locali al 66 per cento.
  È un dato non soltanto quantitativo, presidente, ma anche qualitativo, nel senso che deconcentrare, come ci ha detto l'OCSE, significa lavorare meglio perché si è più vicini alle esigenze dei beneficiari e perché si ha molta più capacità di reclutamento dell'unità locale stessa. Grazie anche ai meccanismi dei fondi in loco o agli stessi fondi che ricevono, le Unità tecniche locali hanno la possibilità di dotarsi di esperti responsabili per una determinata materia, superando le difficoltà che riscontriamo adesso che l'organico di centocinquanta persone si è ridotto a meno di un terzo. Oggi abbiamo quarantadue esperti e questo significa essere a meno di un terzo del personale che dovremmo avere per poter funzionare a legislazione vigente.
  È anche meno della metà di quella che la stessa legge n. 125 stabilisce essere la necessità dell'Agenzia e della DCGS. Come sappiamo, per l'Agenzia si parla di non più di duecento unità a Roma e non più di cento all'estero. Si tratta di trecento persone, ma al momento fra UTC e rete delle UTL siamo in totale a centocinquantadue persone. Meno della metà di quello che effettivamente ci servirebbe.
  Come ripeto, però, credo molto nella deconcentrazione perché è un elemento che, secondo me, ha aiutato la qualità del nostro lavoro. Se a Roma, ad esempio, sarebbe difficile per un esperto agronomo seguire con cognizione di causa un'iniziativa sanitaria per carenza di medici, questo diventa molto meno vero a Maputo, dove lo stesso esperto agronomo ha la possibilità di reclutare degli esperti che gli permettano di seguire il progetto di sostegno al sistema sanitario mozambicano con maggiore cognizione di causa.
  Dei numeri ho parlato. Ho già detto che la situazione di oggi rappresenta la metà di quello che la stessa legge n. 125 individua come profilo minimo per il funzionamento.
  Dell'Unità tecnica centrale posso semplicemente dire che ha un totale di cinquantadue persone, tra cui diciotto esperti di cooperazione, diciotto persone di ruolo, quattordici persone in comando e due diplomatici, che sono presenti in quest'aula.
  L'organizzazione dell'Unità tecnica centrale deve provvedere a più cose e non soltanto alla gestione del portafoglio progettuale. Non è possibile concepire una cooperazione fatta per bene pensando alla sola capacità di gestire i progetti. Bisogna avere capacità interne che servano a Pag. 6creare policy e a seguire con cognizione di causa tutta una serie di aspetti che non solo la DCGS, ma l'Italia nel suo complesso è chiamata a gestire.
  Cito soltanto alcuni momenti fondamentali che ci hanno occupato fra il 2014 e il 2015, quali ad esempio il negoziato sull'Agenda post 2015, il semestre di presidenza dell'Unione europea, con i quattro volet che hanno composto il programma di sviluppo della presidenza italiana, ed Expo 2015.
  All'interno di Expo 2015, per esempio, sono state presentate le cosiddette best practice e sono contento di poter dire che sulle 786 best practice selezionate nel concorso Feeding Knowledge di Expo, ben 70 sono state presentate e selezionate dalla DCGS. Di queste, 5 sono rientrate fra prime 18 e 2 si sono classificate tra le prime cinque.
  L'Anno europeo dello sviluppo 2015 è un altro volet sul quale occorrerà prendere delle posizioni. Abbiamo poi impegni di accountability in sede di G8 e G20 sulla salute globale in termini di Muskoka Initiative, varata al G8 canadese del 2010, e sulla sicurezza alimentare nel quadro della Aquila Food Security Initiative (AFSI). Ci sono i partenariati globali, cioè tutto quello che è stato creato a Busan e ribadito alla Conferenza successiva di Città del Messico nel 2014, senza dimenticare il volet forse in assoluto più importante, che dovrà riformare tutto il sistema di Doha e Monterrey, cioè il finanziamento allo sviluppo e la conferenza di Addis Abeba del luglio 2015.
  Sono tutti filoni che tengono l'Italia e la DCGS particolarmente impegnate e per i quali è ovvio ed elementare comprendere che l’expertise tecnica è assolutamente necessaria per nutrirli di contenuto e sostenere le posizioni negoziali.
  Tutto questo non deve fare tralasciare la gestione del portafoglio progetti, che è un portafoglio di cui gli esperti sono particolarmente gelosi perché non amano lasciare da parte ciò che devono gestire.
  Apro una piccola parentesi, presidente. Nel momento in cui ho accettato questo incarico, che le assicuro è considerato, se non uno dei più gravosi, uno dei più impegnativi del nostro Ministero, ero molto contento perché sapevo che eravamo in dirittura d'arrivo per l'indizione del cosiddetto concorso-esperti. Venticinque giovani esperti finalmente avrebbero potuto rimpolpare i ranghi e permetterci di lavorare meglio.
  Questi esperti, nella mia ottica, non avrebbero dovuto andare necessariamente all'Unità tecnica centrale. Avrebbero lavorato prevalentemente all'UTC, ma possibilmente anche a supporto degli uffici della Direzione generale perché un'Unità tecnica grossa, che non abbia come contraltare la staffatura tecnica del resto delle strutture della Direzione generale, non ha particolarmente senso. Alcuni dei nuovi esperti, a mio modo di vedere, avrebbero dovuto essere impiegati negli uffici per rendere il flusso delle informazioni dalla DGCS all'UTC – e un domani dalla DGCS all'Agenzia – il più fluido e fruttuoso possibile.
  I venticinque esperti ci avrebbero aiutato a fare quella «cooperazione 2.0» di cui oggi si parla tanto e che dovrebbe essere costituita non tanto di progetti e di costruzione di ponti e ospedali quanto soprattutto di costruzione di governance e di altri elementi che compongono la cooperazione di oggi.
  Mi avvio alla conclusione. Una delle cose che non mi è stato possibile realizzare non avendo potuto tenere il concorso-esperti e non avendo sufficiente personale è stato assicurare piena specularità di azione tra DGCS e UTC. La DGCS stabilisce priorità geografiche e priorità tematiche; all'UTC spetta il compito di attuarle. Se non ci sono sufficienti professionalità, non si riesce a rispondere esattamente agli stimoli che arrivano relativamente alle priorità.
  Sono favorevolissimo, se e quando arriverà il momento, a fornire a chi avrà bisogno di questa esperienza tutti gli input che potranno venire da quasi due anni di gestione dell'UTC. Per prepararci abbiamo già tenuto a dicembre una riunione di tutti i direttori delle UTL a Roma, riunione in cui sono emersi alcuni punti che hanno messo in luce la nostra storia. Era giusto così, come era giusto che emergesse quanto di buono è riuscita a produrre la cooperazione italiana in trent'anni di vita della legge n. 49.Pag. 7
  È venuta fuori anche tutta una serie di difficoltà presenti al momento della transizione a legislazione vigente, ma non conosciamo – è una dinamica che sfugge all'Unità tecnica e che è nelle mani dell'ufficio legislativo del Ministero – le esatte proporzioni di quanto metterà in piedi la normazione secondaria.
  Abbiamo cominciato a porci il problema, per esempio, di quale sarà la definizione della responsabilità dei capi degli uffici all'estero che, contrariamente a quanto avviene adesso, saranno essi stessi funzionari delegati al posto degli ambasciatori. La responsabilità contabile, che adesso è in capo all'ambasciata, quando scatterà l'ora «x» della riforma passerà ai direttori degli uffici all'estero. Sono preparati a questo ? Sanno come fare ? È necessario che vengano opportunamente formati ?
  Abbiamo posto tutti questi problemi e tengo a dire che avremo la possibilità di affrontarli di nuovo, sperando che il quadro sarà più chiaro, in sede di conferenza degli ambasciatori nella prossima estate. Lì avremo la possibilità di dedicare una sessione specifica per gli ambasciatori alla preparazione della transizione degli uffici all'estero nel momento in cui la normazione secondaria sarà più chiara perché sarà entrato in vigore il regolamento di attuazione della riforma.
  In questa fase di passaggio abbiamo voluto dare molta attenzione alla valutazione degli esperti che dovranno transitare, ex lege, dalla Direzione generale all'Agenzia. La valutazione deve essere eseguita in maniera molto avveduta. C’è un nuovo decreto legislativo che stabilisce criteri molto più oggettivi di valutazione della performance degli esperti, sulla base degli obiettivi che sono stati loro assegnati a inizio anno. È una novità che, a partire dal 2014, ha visto tutti gli esperti che lavorano nelle unità tecniche e hanno la responsabilità di progetti misurati sugli obiettivi loro assegnati.
  Chiudo qui per ragioni di tempo, anche se potrei continuare. Grazie, presidente.

  PRESIDENTE. Ringrazio il ministro Venier e do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  PIA ELDA LOCATELLI. Ringrazio il ministro Venier per questa relazione interessante, ma molto compatta in cui è difficile entrare. Ho bisogno di capire una cosa.
  Lei ha fatto due volte riferimento alla parola gender, ma non ci ha raccontato molto. Lo chiedo perché, quando si trattò di approvare la legge, tentammo con il Viceministro Pistelli di inserire tra le sue finalità l'uguaglianza di genere e l’empowerment femminile. Ci fu chiesto di non farlo perché aprire su un tema specifico avrebbe comportato un'apertura su mille altri temi.
  Allora fummo molto diligenti e comprensive, ma l'aspettativa, anticipata anche al Viceministro Pistelli, era quella di prevedere nei regolamenti attuativi della legge e nella composizione dei nuovi organismi, in particolare dell'Agenzia, una sorta di «unità di genere». Non l'avevamo chiamata così, ma era ciò a cui pensavamo.
  Sono rimasta davvero impressionata dall'elenco che Lei ha fatto con riguardo ai compiti. Ci ha detto che non basta che l'Agenzia sia capace di gestire i progetti e ha elencato una quantità di ambiti di intervento davvero sorprendente. Analizzandoli uno per uno si capisce che è giusto così, ma sono tanti.
  Se non ci fosse un approccio di genere, che è possibile portare avanti con persone a questo preposte, il rischio è che la tematica di genere, dell’empowerment e dell'uguaglianza delle donne finisca lì. Sarebbe importante che se ne occupasse un'unità non collegata ad altre tematiche perché nel passato il riferimento era a donne, bambini e handicappati. Per favore basta: non facciamolo più ! È sbagliato in sé e ci rendiamo ridicoli agli occhi dell'opinione pubblica e della comunità internazionale.
  Anche tenendo conto delle indicazioni date dall'OCSE-DAC, Le chiedo se ci sia questa unità o se vi siano persone preposte Pag. 8specificatamente a questo tema. Le chiedo di essere molto chiaro.
  Come seconda domanda, vorrei sapere se i 400 milioni di euro che arrivano ogni anno si aggiungono ai 2.600 milioni che sono la conseguenza dell'attività ongoing, così da arrivare a 3 miliardi di euro.
  Ho un'altra domanda. Lei ha parlato della disponibilità di un terzo del personale previsto dalla legge come soglia minima, cioè 300 persone. Ho capito bene ? Come si arriverà a pieno organico e in quanto tempo ?

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Noi siamo coinvolti in un processo di valutazione della legislazione secondaria relativamente alla riforma della cooperazione. Credo che possa aiutarci una Sua valutazione sui punti di forza e di debolezza organizzativi del modello UTC per capire, strutturando la nuova Agenzia, quali suggerimenti e quali buone pratiche seguire e quali errori rimediare rispetto al modello esistente.
  Il dibattito «Agenzia versus UTC» è un dibattito lungo e superato ma, siccome stiamo cercando di costruire una cosa nuova mantenendo parte di quello che già c’è, credo che ci possa aiutare una valutazione organizzativa.

  FRANCO CASSANO. Sarò brevissimo. Che errori bisogna evitare ? Mi scusi per la semplicità e la rozzezza, ma la mia domanda è in parte incorporata in quella che faceva la collega Quartapelle. Quali sono gli errori dai quali bisogna guardarsi, quelli che Lei più frequentemente si è trovato di fronte ?
  Quali consigli – e magari qualcosa di più dei consigli – si posso dare ?

  PRESIDENTE. Ringrazio i colleghi. Avrei anch'io qualche domanda, soprattutto con riguardo all'Agenzia e al punto in cui siamo con lo statuto.
  Lei ha parlato della legge n. 49, ma adesso abbiamo la legge n. 125 e sarebbe interessante sapere quali sviluppi ci sono. Nello specifico, la legge è entrata in vigore il 29 agosto 2014. L'articolo 17, comma 13, parla del regolamento, da emanarsi entro centottanta giorni da parte del MAECI, per l'emanazione dello statuto.
  Al momento non abbiamo informazioni al riguardo a parte un commento del dottor Emilio Ciarlo, consigliere politico del Viceministro Pistelli, che a novembre, parlando del percorso della riforma, diceva che i testi dei regolamenti sono a buon punto, che il regolamento per l'istituzione del Consiglio nazionale della cooperazione era in dirittura di arrivo e che, anche per lo statuto, si sarebbe rispettata la tabella di marcia.
  La mia prima domanda è a che punto siamo con lo statuto dell'Agenzia.
  All'articolo 15 della legge n. 125 è, inoltre, disciplinato il Comitato interministeriale per la cooperazione allo sviluppo (CICS), ma per quanto ne sappiamo non è ancora stato istituito. C’è l'idea di farlo e quando ?
  Visto che sono passati sette mesi dall'entrata in vigore della legge, come procedono lo statuto e l'organizzazione dell'Agenzia ?
  Do ora la parola al ministro Venier per la replica.

  FRANCESCO PAOLO VENIER, Funzionario preposto all'Unità Tecnica Centrale di supporto alla Direzione Generale Cooperazione e Sviluppo del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie, presidente. Vado nell'ordine in cui ho ricevuto le domande.
  L'Agenzia, onorevole Locatelli, non è ancora costituita. Io non partecipo – con questo rispondo in parte all'ultima domanda del presidente – alla definizione della normativa secondaria perché, come in tutti i ministeri, essa è demandata agli uffici legislativi. So che siamo nella fase conclusiva dell’iter, fase che vede il concerto di più ministeri e poi l'adozione del regolamento, previo passaggio al Consiglio di Stato e alle Commissioni parlamentari, che dovrebbe dare alla luce l'Agenzia.
  Io però a questo processo non ho partecipato perché è gestito da altri. Come si sia pensato di strutturare l'Agenzia non sono in grado al momento di dirlo. Posso dire come ci siamo strutturati noi riguardo al genere.Pag. 9
  Abbiamo un'esperta di lungo corso, Bianca Pomeranzi, che forse Lei conosce. È un'esperta di gender, ma non a livello di UTC. È un'esperta della DGCS e direi italiana, tant’è vero che è rappresentante anche presso il Comitato per l'eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne (CEDAW) a Ginevra.
  Certo, una persona sola è poco. Devo però dire che, proprio in relazione a quel network più ampio che ruota intorno all'UTC, Bianca Pomeranzi si è dotata di una serie di persone, che lei raccorda e coordina, che seguono la tematica gender in tutti i Paesi dove abbiamo un lead sul tema. Tra questi Paesi mi piace citare soprattutto Senegal, Palestina e Afghanistan, dove abbiamo fatto alcune cose particolari. Lì e altrove ci sono delle esperte provenienti dalla società civile che seguono le nostre iniziative specificamente dedicate al gender ed esaminano in un'ottica di genere il resto del portafoglio delle attività che svolgiamo in loco.
  Avremmo anche intenzione, e lo abbiamo varato, di formare un vero e proprio piano all'interno della Direzione generale per arrivare a una misurazione efficace dell'impatto delle politiche di genere sui programmi. È una cosa che vorremmo fare, in collaborazione con l'OCSE e con alcune università, perché vorremmo che diventasse patrimonio dell'Agenzia, se il suo direttore, una volta che si sarà insediato, deciderà di mettere al proprio servizio un'unità gender.
  Certamente sono d'accordo con Lei sul fatto che non è il caso di ripercorrere l'esempio di quello che fu un tempo l'Ufficio XIII, che si occupava di donne, minori e altri «emarginati»... Questo sicuramente no.
  Passo alla domanda relativa ai 400 milioni di euro. Quattrocento milioni di euro è quanto la legge di stabilità, anche in Tabella C, ha messo nel 2014 a disposizione della DGCS. Per fortuna nel 2015 sarà di più grazie al trend ascensionale per cui siamo passati dallo 0,12 allo 0,17 per cento del reddito nazionale lordo in due anni. Siamo ben lontani dal famoso 0,7 per cento, ma comunque il trend è in crescita.
  Mi riferisco all'aiuto pubblico allo sviluppo (APS) dell'Italia nel suo complesso. L'APS non va confuso con gli stanziamenti della DGCS, che sono ben poca cosa. Si tratta di 400 milioni di euro contro un APS che si aggira intorno ai 3 miliardi di euro.
  Quando dicevo che il portafoglio complessivo delle attività che non sono ancora chiuse vale più di 3 miliardi di euro, mi riferivo al fatto che con questi 400 milioni facciamo funzionare una macchina che nel complesso vale 3 miliardi di euro in termini di investimenti in cooperazione.
  Come si arriverà al pieno organico dell'Agenzia lo stabilisce la legge n. 125 laddove dice che l'Agenzia sarà dotata di un massimo di duecento persone a Roma e cento persone all'estero. L'organico a Roma sarà formato dal personale che a regime entrerà in mobilità, dai comandati presso la DGCS – attualmente una novantina di persone – che sceglieranno di passare negli organici dell'Agenzia, dai concorsi che il direttore dell'Agenzia, una volta che si sarà insediato e avrà emanato i regolamenti di contabilità e di organizzazione interna, potrà bandire.
  Quanto tempo ci vorrà non so dirlo. Immagino che non sarà immediato. Ci sarà un momento nel quale, una volta entrati nel nuovo regime, l'Agenzia lavorerà con le risorse che ha attualmente a disposizione, cioè con gli esperti che sceglieranno di optare non per la DGCS ma per rimanere nell'Agenzia e con le altre categorie di personale che ho detto.
  Quanto al modello organizzativo evocato dall'onorevole Quartapelle, esso dovrà essere disciplinato dal direttore dell'Agenzia nel momento in cui si insedierà. Sarà la prima cosa che farà e se, come immagino, avrà desiderio di ascoltare esperienze pregresse, come è normale che sia, nel mio piccolo sarò umilmente a sua disposizione.
  Se verrà da altri mondi porterà con sé esperienze di altri mondi ed è bene che sia così perché sarebbe inopportuno ricreare modelli uguali a quelli che abbiamo adesso. Probabilmente ci vorrebbe qualcosa di meglio.
  Io credo che il modello debba essere necessariamente uno. Dal mio punto di vista – e lo dicono del resto sia la legge n. 49 sia la legge n. 125 –, l'Agenzia deve Pag. 10essere organizzata specularmente rispetto alla Direzione generale, che ha il compito di fare le policy e, quindi, di identificare le priorità.
  Le priorità di oggi, contenute nelle Linee guida triennali, sono le stesse indicate all'interno del Documento di programmazione triennale che deve arrivare prossimamente al CICS, e mi avvicino alla domanda della presidente.
  Il termine di centottanta giorni mi è stato detto che non è perentorio.

  PRESIDENTE. Dobbiamo parlare di questo entro il 31 marzo.

  FRANCESCO PAOLO VENIER, Funzionario preposto all'Unità Tecnica Centrale di supporto alla Direzione Generale Cooperazione e Sviluppo del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Credo che il CICS sia in calendarizzazione, ma è un'altra delle cose che non seguo io bensì altri colleghi e in particolare l'Ufficio VIII della DGCS che tiene anche i rapporti con il Parlamento e ha elaborato il Documento triennale.
  Come dicevo, il Documento triennale, così come le precedenti Linee guida, stabilisce che la DGCS ha alcune priorità geografiche ben identificate all'interno dei venti Paesi che sono stati individuati come prioritari nell'area del Mediterraneo, in Medioriente, nell'Africa subsahariana, Sahel e Africa orientale, in Afghanistan, in America Latina, sostanzialmente in America centrale e in alcuni Paesi andini.
  La DGCS ha soprattutto alcune priorità settoriali, che al momento sono quattro. Nel Documento di programmazione triennale mi pare che scendano a tre. La prima, onorevole Locatelli, è la promozione dei diritti, con particolare riferimento anche alle tematiche di genere e alla disabilità, e la governance collegata a tale promozione.
  La seconda è quella relativa alla sicurezza alimentare e allo sviluppo agricolo, come è logico che sia soprattutto nell'anno di Expo.
  La terza è lo sviluppo umano, che contiene al suo interno salute ed educazione.
  Credo che non si possa prescindere dall'organizzarsi dando una risposta precisa, puntuale e concreta a questi tre filoni di pensiero. Il direttore avrà a sua disposizione due vicedirettori. Penso che potrebbe essere una buona idea quella di avere un vicedirettore geografico, che rappresenti la risposta agli input di tipo geografico che provengono dalla Direzione generale, e un vicedirettore tematico, con un'organizzazione «a silos» che preveda, secondo i vari settori di intervento, una serie di esperti senior o junior che organizzino il lavoro.
  È quello che non è stato possibile fare a me, che invece sono un imbuto a base molto ampia all'interno del quale tutti gli esperti riferiscono immediatamente e soltanto a me, che devo fare uscire l’output dell'UTC attraverso la firma sui loro progetti. Ecco uno degli errori che secondo me bisognerebbe evitare di ripetere.
  Mi auguro certamente che una struttura che nasce nel 2015, con tutta la scienza dell'organizzazione, dell'amministrazione e della gestione del management a nostra disposizione, non crei più una prospettiva di questo genere e si organizzi invece attraverso uno schema piramidale ben formato, al culmine del quale ci sia il direttore, ma coadiuvato da expertise tecniche e giuridiche – tutta la materia dell'appaltistica, ad esempio, è importante da gestire –, di modo che possa organizzare il lavoro in risposta agli input che verranno dalla Direzione generale nella forma più coerente e coordinata possibile.
  Ho concluso.

  PRESIDENTE. Ringrazio il ministro Venier e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 14.55.