XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro

Resoconto stenografico



Seduta antimeridiana n. 19 di Martedì 24 febbraio 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 2 

Audizione del Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Catania, Giovanni Salvi:
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 2 
Salvi Giovanni , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Catania ... 2 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 3 
Salvi Giovanni , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Catania ... 3 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 4 
Salvi Giovanni , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Catania ... 4 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 4 
Salvi Giovanni , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Catania ... 4 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 4 
Salvi Giovanni , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Catania ... 4 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 4 
Salvi Giovanni , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Catania ... 5 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 5 
Bolognesi Paolo (PD)  ... 5 
Salvi Giovanni , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Catania ... 5 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 5 
Grassi Gero (PD)  ... 5 
Salvi Giovanni , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Catania ... 6 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 6 

Comunicazioni del presidente:
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 7 

ALLEGATO: Risposte del dottor Giovanni Salvi ai quesiti trasmessigli per iscritto ... 9

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIUSEPPE FIORONI

  La seduta comincia alle 14.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori sarà assicurata anche mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso.

Audizione del Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Catania, Giovanni Salvi.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Catania, Giovanni Salvi, che ringraziamo per la cortese disponibilità con cui ha accolto l'invito a intervenire questo pomeriggio in Commissione.
  Il dottor Salvi, attualmente Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Catania, quando era Sostituto procuratore presso il tribunale di Roma si è occupato di indagini relative all'archivio - deposito di documenti di pertinenza del Ministero dell'interno, rinvenuto nel 1996 a Roma, in circonvallazione Appia, nel quale furono rinvenuti, tra gli altri, numerosi documenti non catalogati provenienti dall'Ufficio affari riservati del ministero.
  Della vicenda, come è noto, oltre all'autorità giudiziaria, nel 1996-1997 si è occupata anche una commissione istituita presso il Ministero dell'interno, presieduta dall'allora avvocato generale dello Stato Ignazio Francesco Caramazza, che ascolteremo in audizione nelle prossime settimane. La relazione di tale commissione, così come le perizie predisposte per incarico della magistratura dal dottor Aldo Giannuli e dalla dottoressa Paola Carucci, sono state proprio ieri acquisite agli atti della nostra Commissione.
  Il dottor Salvi è già stato ascoltato su tale vicenda, insieme ai magistrati Italo Ormanni, Franco Ionta e Pietro Paolo Saviotti, dalla Commissione stragi nella seduta del 27 febbraio 1997. L'oggetto dell'odierna audizione è più circoscritto e riguarda la presenza, nell'ambito del vasto materiale documentario rinvenuto in quell'archivio - deposito, di elementi che possono eventualmente essere utili per la nostra inchiesta sul rapimento e sull'uccisione di Aldo Moro, onde evitare che ciclicamente ci si ritorni sopra.
  Aggiungo anche che ci permetteremo di mandare al dottor Salvi, contando sulla sua disponibilità, alcuni quesiti che riguardano invece alcuni lavori della Commissione stragi presieduta dal senatore Pellegrino, i lavori dei consulenti Gerardo Padulo e Libero Mancuso, che individuarono presso gli archivi della DIGOS di Roma due faldoni recanti la classifica di segretissimo, di cui a diverso titolo nella vicenda Gladio anche il dottor Salvi si è occupato. Siccome risalgono a molti anni fa, le manderemo alcuni quesiti scritti a cui lei avrà la bontà di rispondere, facendoci poi pervenire le relative risposte.
  Se ci fossero elementi di segretezza nell'audizione non ha che da farcelo presente e passeremo in seduta segreta.
  Ringraziandola ancora, le do la parola.

  GIOVANNI SALVI, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Catania. Grazie. Spero di non essere deludente per la Commissione, perché il mio impegno nel caso Moro è derivato esclusivamente Pag. 3dal fatto che, nell'ambito di altre indagini, mi sono imbattuto in quella vicenda, soprattutto nel processo Pecorelli e quindi nelle vicende che dal covo di via Monte Nevoso portavano all'omicidio di Carmine Pecorelli.
  L'altro profilo, che è forse di maggiore interesse oggi per la Commissione, riguarda le indagini sulla struttura Stay Behind denominata Gladio. Oltre a lavorare in questa direzione vi fu, quando iniziammo il lavoro, l'ipotesi investigativa che, oltre a quella struttura, ve ne fossero altre, sia di carattere militare – in particolare partendo dall'immediato dopoguerra, quindi dai residui delle strutture come la X MAS e altre strutture analoghe – sia, in epoche più recenti, strutture non di tipo militare ma nell'ambito del Ministero dell'interno.
  Questo filone è stato ampiamente esplorato sia nel procedimento Stay Behind, sia in altri paralleli, e ha portato a ritenere che, anche se vi sono elementi che indicano l'esistenza, nell'immediato dopoguerra, di alcune di quelle strutture e di altre collegate alla struttura Stay Behind, come la cosiddetta Brigata Osoppo, sia estremamente difficile ricostruire attualmente quelle vicende. Ciò perché, immediatamente dopo la strage di Peteano e l'allarme che si creò all'interno della struttura Stay Behind per la possibilità che il deposito di Aurisina venisse collegato, da un lato, alla strage e dall'altro alla stessa struttura Stay Behind, fu ristrutturato completamente l'archivio del servizio, insieme a una ristrutturazione anche delle finalità operative.
  Su questo vi è una consulenza tecnica molto interessante della professoressa Carucci, che ha svolto poi l'indagine anche su quegli archivi di deposito.
  In questo contesto, che vi ho molto sinteticamente descritto e che, devo dire, anche per ciò che concerne Stay Behind non ha avuto esito positivo nel dibattimento per l'ipotesi di lavoro che noi avevamo fatto – che era quella della soppressione del materiale documentale, parte già ormai ampiamente prescritta, altra verificatosi intorno al 1990 – emerse la possibilità che nell'archivio-deposito di circonvallazione Appia vi fosse del materiale relativo a una serie di vicende, tra cui anche quella che interessa a voi.
  Poiché questa parte fu trattata dal dottor Ionta, che era delegato per il processo Moro, ho parlato con lui e so che lo sentirete...

  PRESIDENTE. Salvo imprevisti dovuti ai lavori d'Aula, dovremmo sentirlo questa sera.

  GIOVANNI SALVI, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Catania. Benissimo, questo dà continuità alla vostra attività conoscitiva. Lo ripeto, la mia audizione è piuttosto limitata.
  L'altro consiglio che vorrei darvi è di acquisire quella consulenza tecnica della professoressa Carucci, ma sento che lo avete già fatto.
  È opportuno forse anche acquisire – o chiedere alla professoressa se può portarla, io non ne dispongo più altrimenti l'avrei portata io stesso – anche quella fatta sull'archivio di Stay Behind, perché è molto utile per comprendere la struttura di quell'archivio e, quindi, le relative dinamiche di funzionamento.
  Nei documenti sequestrati presso vari archivi, qualcosa di interessante fu trovato esattamente presso la segreteria del direttore della Direzione centrale della polizia di prevenzione e segreteria di sicurezza, in particolare nella stanza 8. Il più interessante di quei documenti era quello che collegava la famosa lista dei 622 a via Monte Nevoso, nel titolo della cartellina che lo conteneva. Questa cosa naturalmente destò subito la nostra attenzione, per una serie di ragioni, sia per ciò che concerne il caso Moro sia per la parte che seguivo io, quindi la parte più strettamente relativa a Stay Behind.
  Innanzitutto, la lista dei 622 è una lista che non esisteva all'origine. È una lista che viene predisposta, al fine di consegnarla all'autorità giudiziaria, nel 1990, quando il Presidente Andreotti decide di rivelare l'esistenza di Stay Behind. Quella lista da noi fu ritenuta – lo vedrete anche nella Pag. 4consulenza tecnica della professoressa Carucci – non completamente attendibile.
  Il secondo punto significativo è il fatto che quella lista che, lo ripeto, nasceva nel 1990, potesse essere collegata a via Monte Nevoso, che invece è una perquisizione – mi riferisco adesso ai documenti sequestrati nella paratia – di molto successiva al sequestro dell'onorevole Moro. Quindi, furono fatte delle investigazioni in questo senso, che si conclusero in questa maniera: si ritenne – e io credo che siano conclusioni attendibili – che quando fu fatta la richiesta della lista dei «gladiatori» ciò fu collegato al caso Moro, e questo perché nel cosiddetto «memoriale», cioè in quelle risposte che Moro redige rispetto a domande di cui non abbiamo più traccia, vi era un riferimento incomprensibile nel 1978 se non a chi già non conoscesse l'esistenza di Stay Behind, ossia la breve frase relativa all'esistenza di strutture finalizzate al contrasto interno nell'ipotesi che vi fosse un'invasione sovietica. Abbiamo immaginato e ritenuto che, nel momento in cui fu chiesto di redigere la lista dei 622, questa sia stata posta in correlazione con il caso Moro. Questa è la correlazione, non significativa per noi dal punto di vista delle indagini, che emerse all'epoca.
  Vi sono altri riferimenti che...

  PRESIDENTE. Mi scusi, dottor Salvi, ma lei fa riferimento ai due faldoni della DIGOS che citavano insieme gli elenchi degli appartenenti all'organizzazione Gladio e il sequestro Moro ?

  GIOVANNI SALVI, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Catania. Sì.

  PRESIDENTE. Quindi, è una connessione fortuita e senza relazione.

  GIOVANNI SALVI, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Catania. Fortuito e senza relazione questo rinvenimento lo è sicuramente. Che non ci sia una relazione è una cosa che non mi sento più profondamente di affermare perché, come dicevo prima, nel cosiddetto «memoriale» c’è quel riferimento specifico e certamente si tratta di un elemento che fu oggetto di attenzione, ma non per la relazione con la lista dei 622.
  Non so se mi spiego: il collegamento potenziale con la struttura non sta nella lista dei 622 e nel rinvenimento di documenti. Che io ricordi – ma su questo potrà essere più preciso il dottor Ionta – non abbiamo trovato elementi che indichino un intervento, se è questo che volete sapere, della struttura Stay Behind nel sequestro e nell'omicidio dell'onorevole Moro.
  Abbiamo trovato questi elementi, che lo collegano alla vicenda Pecorelli, del memoriale e di un segreto di Stato che viene certamente riferito nel corso di questi interrogatori, che riguarda l'esistenza di una struttura che in quel momento non solo non conosceva nessuno ma fino a quel momento e ancora per altri dodici anni verrà negata.

  PRESIDENTE. Un'ultima domanda su questo aspetto: si ricorda l'escussione del dottor Fasano come teste, per cui lei è stato poi anche sentito in Commissione stragi ?

  GIOVANNI SALVI, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Catania. Non ho un ricordo preciso. Se mi può spiegare meglio la domanda, perché è passato molto tempo.

  PRESIDENTE. Leggo uno stralcio della sua audizione nella riunione dell'Ufficio di presidenza della Commissione stragi del 1o marzo 2001:
  «Presidente. “Perché secondo voi questa fascicolazione viene archiviata al caso Moro, fatto che sembra abbastanza improprio ?”.
  “Salvi. Questo è l'aspetto più interessante, perché effettivamente non c’è una ragione di questo. Abbiamo interrogato l'allora dirigente della DIGOS, Fasano (che adesso è vice direttore del SISDE e quindi, ad alti livelli, rende servizio di informazione civile) che materialmente ha redatto Pag. 5le annotazioni, il quale ha riconosciuto la grafia. Il dottor Fasano non ha saputo dare una spiegazione del collegamento che è stato fatto nell'intestazione del fascicolo tra il rinvenimento di via Monte Nevoso e gli elenchi dei gladiatori. Egli non ha in alcun modo fatto riferimento ai fatti di cui parlano oggi l'ex capo del SISMI Martini e il generale Inzerilli, cioè della possibilità che vi fossero degli altri documenti. Certo è che non è mai stato ipotizzato nessun collegamento di tal genere. Non è quindi chiara la ragione per la quale è stata iscritta questa annotazione. Il dottor Fasano ha detto che probabilmente si è trattato di un'intuizione investigativa e cioè la coincidenza temporale tra il ritrovamento di via Monte Nevoso e la decisione di rivelare la struttura di Gladio. Effettivamente ciò colpisce molto, al di là degli aspetti giudiziari, soprattutto se si fa una riflessione ‘in libertà’. Indubbiamente la decisione di rivelare l'esistenza della struttura e di indicare il nominativo dei gladiatori (anche se il 6 ottobre non era stato ancora deciso di rivelarli) è stata molto poco gradita sia all'interno del servizio militare che di altri Paesi. Non vi è dubbio che il cosiddetto memoriale rinvenuto a via Monte Nevoso creasse problemi soprattutto all'onorevole Andreotti, perché le parti omesse nella versione del 1978 sono parti che lo riguardano e sono state alla base del processo...”.
  Presidente. “Per la verità il tribunale di Palermo, dopo un'attenta analisi, questo lo avrebbe smentito”.
  “Salvi. Per la verità, conosco molto bene anche quel lavoro del tribunale di Palermo e di Perugia e posso dire che quel lavoro era già stato fatto ampiamente da noi. Quindi non si tratta di una novità o di uno scoop processuale, ma di fatti ampiamente noti sin dal 1990. Ma queste non sono nulla di più che suggestioni”».
  Questa risposta...

  GIOVANNI SALVI, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Catania. Sì, è perfetta. Quello che dicevo io, che non ricordavo tutti questi particolari, è proprio questo: non abbiamo trovato nulla di diverso da quello che Fasano indica come suggestione investigativa e, forse, riletto con una maggiore distanza dai fatti, è il collegamento che effettivamente c'era tra il cosiddetto «memoriale» e la struttura Stay Behind, che sono quelle poche righe, ma estremamente significative, nel 1978.
  Nel 1990 non ci dicono nulla, dicono molto di meno di quello che si sapeva, ma nel 1978 potevano essere esplosive, e probabilmente nel contesto internazionale lo furono.

  PRESIDENTE. Grazie.
  Se c’è qualche altra piccola domanda, ci permetteremo di scriverle.
  Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  PAOLO BOLOGNESI. Quando è stato rinvenuto il deposito di circonvallazione Appia, in quella documentazione è venuto fuori il discorso del «noto servizio», dell'Anello. Se quelle informazioni fossero state date all'autorità giudiziaria a quell'epoca o in epoca adeguata, avrebbero potuto portare a sviluppi positivi se non per le stragi, quantomeno per il caso Moro ?

  GIOVANNI SALVI, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Catania. Posso riservarmi di dare una risposta seria dopo aver rivisto le carte, magari, chiedendone l'autorizzazione al Procuratore della Repubblica ? È passato davvero tanto tempo e non vorrei dare...
  Sono cose estremamente delicate e serie.
  Se mi consentite di rispondere per iscritto in tempi molto brevi, lo preferirei.

  PRESIDENTE. Abbiamo già il precedente del senatore Flamigni. Pubblicheremo le risposte in allegato al resoconto stenografico di questa audizione.

  GERO GRASSI. La scoperta dell'archivio di circonvallazione Appia evidenzia che il Ministero dell'interno aveva depositi Pag. 6fuori dalla struttura del Viminale. È notorio che, all'indomani delle dimissioni del Ministro Cossiga il 10 maggio 1978, dal Ministero dell'interno sparì la documentazione dei verbali del comitato di crisi istituito per l'individuazione del Presidente Moro.
  In base alla sua conoscenza e alle sue indagini, lei ritiene che quel deposito fosse l'unico o che possano essercene altri esterni ? Questi depositi sono censiti ? Non so se sono stato sufficientemente chiaro.

  GIOVANNI SALVI, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Catania. Chiarissimo. Noi abbiamo cercato quei possibili archivi non «formali» e abbiamo anche fatto una perquisizione nell'abitazione di Federico Umberto D'Amato, prima della sua morte (dopo la morte ne sono state fatte anche altre, da altre autorità giudiziarie). Allora chiedemmo al prefetto e procedemmo alla perquisizione, trovando materiale, ma non significativo per questo aspetto.
  Gli archivi, all'epoca, erano tenuti secondo un criterio di tutela del segreto, perseguita, nei casi più significativi, attraverso la violazione delle norme sulla tutela del segreto. Questo è chiarissimo nel caso di Stay Behind. Poiché la struttura era estremamente segreta, non si seguivano le procedure previste dalla legge e anche dagli stessi servizi per la tenuta di questa documentazione. Quindi, vi era un canale diverso (se non ricordo male «Michelangelo», ma non vorrei sbagliare, perché è passato un po’ di tempo) che era il protocollo di ingresso, per il quale vi era una catena di fedeltà diversa dalla catena di responsabilità ufficiale del servizio. Quindi, gli atti non venivano protocollati negli atti del servizio, ma con diverse modalità, più leggere rispetto a quelle previste per gli atti coperti dal segreto di Stato.
  Questo è ben descritto nella perizia Carucci. Ed è una cosa – se posso divagare – che abbiamo riscontrato anche in un altro procedimento dell'epoca, contemporaneo, che ha molti paralleli con le nostre vicende, che riguarda l'attentato che si verificò a Roma in danno del vicepresidente della Democrazia Cristiana cilena, che fu colpito nel 1975. Sono stati per questo condannati i capi del servizio segreto cileno.
  La cosa interessante è che quando, grazie a un conflitto che si verificò tra Cile e Argentina, in seguito fu possibile sequestrare in Argentina l'archivio occulto del servizio segreto cileno, noi potemmo rilevare che in quel caso vi era un doppio archivio. Anche in quel caso c'era l'archivio delle cose segrete ordinarie, che era tenuto secondo le norme di legge, e c'era poi l'archivio relativo alle operazioni «sporche», quindi gli omicidi, come quello del generale Prats (capo di stato maggiore di Allende) e della moglie, nonché quello dell'ambasciatore Letelier a Washington. Tale documentazione era, però, su carta velina e con un protocollo di fantasia.
  In conclusione, in risposta alla sua domanda, io ritengo che in un periodo lontano – ora non è più così, perché la legge di riforma si è concentrata molto su questo aspetto e uno dei suoi punti cardine riguarda proprio la tenuta degli archivi – si sia lasciata la possibilità che sia in ambito del Ministero dell'interno sia in ambito dei servizi di informazione vi fossero degli archivi che noi non abbiamo trovato. Però questa è un'illazione basata su elementi, non è nemmeno una vera e propria induzione, ma semplicemente una valutazione.
  Insomma, è possibile, non lo possiamo escludere. Gli archivi sono in parte incompleti, quindi è possibile che strutture di archiviazione stiano da qualche altra parte, ma noi non le abbiamo trovate.
  Non so se sono stato esauriente.

  PRESIDENTE. Chiarissimo.
  Ringraziamo il dottor Salvi. Riceverà nei prossimi giorni le domande scritte, ad alcune delle quali ho fatto cenno. Se ci sono altri colleghi che intendono sottoporre ulteriori quesiti, li faremo avere al dottor Salvi. Pag. 7
  La ringraziamo ancora e ci scusiamo per i disagi che le abbiamo arrecato per ben due volte.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta, sospesa alle 14.40, riprende alle 14.50.

Comunicazioni del presidente.

  PRESIDENTE. Vorrei innanzi tutto ringraziare la Polizia scientifica per la collaborazione che sta prestando e in particolare per il lavoro svolto in occasione dei rilievi recentemente effettuati in via Fani.
  Vi informo, inoltre, che ho diffuso una nota di replica all'affermazione – comparsa sulla stampa odierna – secondo la quale le attività della Commissione costituirebbero uno spreco di denaro pubblico. Al riguardo ho evidenziato i ben maggiori costi che avrebbe per le generazioni future la mancata conoscenza della verità su una vicenda, quale il caso Moro, di cruciale rilevanza per la storia della Repubblica.
  Comunico che il 23 febbraio scorso è pervenuta dal Consiglio superiore della magistratura l'autorizzazione alla collaborazione a tempo parziale con la Commissione della dottoressa Antonietta Picardi, sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale dell'Aquila, della dottoressa Antonia Giammaria, magistrato distrettuale requirente della Procura generale presso la Corte di appello di Roma, e del dottor Massimiliano Siddi, sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Viterbo.
  Lo stesso giorno i magistrati hanno prestato il prescritto giuramento e hanno, quindi, formalmente assunto l'incarico, che sarà svolto secondo gli indirizzi già comunicati nella riunione dell'Ufficio di presidenza del 15 gennaio scorso.
  Quanto all'incarico conferito alla dottoressa Picardi (concernente la pista fiorentina), esso comprenderà anche il filone di indagini riguardanti l'Hyperion.
  Segnalo, inoltre, che con nota pervenuta in data odierna il Presidente del Senato ha comunicato che la Commissione potrà contare sulla costante collaborazione del personale dell'Archivio storico del Senato per l'attività di ricerca sul materiale acquisito dalle Commissioni di inchiesta che hanno operato nelle passate legislature.
  Tenuto conto di tale circostanza e degli ulteriori contenuti della suddetta nota, l'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, ha convenuto di avvalersi della collaborazione – a tempo pieno e a titolo gratuito – del generale di brigata in quiescenza dell'Arma dei carabinieri Pellegrino Costa, esperto nella ricerca e nell'elaborazione di dati su data base relazionali in sistemi informatici complessi.
  Comunico, altresì, che il capo di gabinetto del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo ha trasmesso una nota con la quale, in accoglimento della richiesta formulata dalla Commissione, il dottor Angelo Allegrini, funzionario archivista, è stato autorizzato a collaborare a tempo parziale e a titolo gratuito con la Commissione stessa.
  Il dottor Allegrini sarà incaricato di effettuare ricerche d'archivio, in particolare con riferimento alla documentazione concernente il caso Moro depositata presso l'Archivio centrale dello Stato in esecuzione della cosiddetta «direttiva Prodi».
  Segnalo, inoltre, che, ad integrazione degli incarichi già conferiti, alla dottoressa Tintisona è stato affidato il compito di acquisire dal dottor Carlo D'Adamo, autore del libro Chi ha ammazzato l'agente Iozzino ?, pubblicato nel 2014, le stampe originali e, se disponibili, i negativi di tutte le fotografie pubblicate nel suddetto volume.
  Comunico, quindi, che il 23 febbraio è pervenuta, dal gabinetto del Ministro dell'interno, una nota con cui si rappresenta che la polizia federale svizzera ha declassificato il fax consegnato durante l'audizione del Ministro Alfano lo scorso 19 novembre. Considerato che il suddetto fax resta comunque assoggetto al regime di Pag. 8«vietata divulgazione», il documento in questione viene declassificato da «segreto» a «riservato».
  Con lettera del 23 febbraio, il Presidente del Senato ha comunicato di aver autorizzato l'estrazione di copia dei seguenti documenti, conservati tra gli atti della Commissione stragi e custoditi presso l'Archivio storico del Senato: relazione finale della Commissione ministeriale presieduta dall'avv. Ignazio Francesco Caramazza, istituita nel 1996 presso il Ministero dell'interno a seguito del rinvenimento dell'archivio-deposito del Viminale sito in circonvallazione Appia; perizia del dottor Aldo Giannuli, con elenco allegato, e perizia della dottoressa Paola Carucci, con elenco allegato, relative allo stesso archivio-deposito. La suddetta documentazione è stata in pari data trasmessa dall'Archivio storico del Senato ed è classificata segreta, ad eccezione della perizia del dottor Giannuli che è, invece, liberamente consultabile.
  Sempre in data 23 febbraio sono pervenute tre relazioni del dottor Donadio, concernenti, rispettivamente, la presenza in via Fani dell'Alfa Romeo Alfasud targata Roma S88162, la circostanza, indicata dal teste Alessandro Marini, della perdita di un caricatore di mitra corto da parte di uno degli occupanti della moto Honda, la sparizione di un rullino fotografico consegnato al dottor Infelisi il 18 marzo 1978. In ciascuna di tali relazioni – classificate segrete – sono formulate alcune proposte operative (acquisizioni documentali e assunzione di informazioni) alle quali l'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, ha convenuto nella riunione odierna di dare seguito.
  Nella medesima riunione si è, altresì, convenuto di rinnovare al Ministro della difesa la richiesta formulata dal deputato Gero Grassi nel corso dell'audizione dello scorso 3 dicembre, diretta ad accertare se esista, presso il Ministero o presso altre strutture di competenza, traccia diretta o indiretta di un documento riservato del 2 marzo 1978, a firma del capitano di vascello Remo Malusardi, trasmesso tramite Antonino Arconte e diretto al colonnello Stefano Giovannone, contenente l'invito a entrare in contatto con gruppi terroristici mediorientali per ottenere collaborazione e informazioni utili alla liberazione di Aldo Moro (che sarebbe stato rapito solo due settimane più tardi).
  Sempre nel corso dell'odierna riunione, l'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, ha convenuto di acquisire alcuni reperti recuperati nel covo di via Gradoli il 18 aprile 1978, registrati dalla Questura di Roma e contrassegnati dai numeri 390, 391, 393, 401, 403, 410, 460, 461, 462, 463, 464, 465, 774, 775, 776, 781 (fogli manoscritti, ritagli di quotidiani, istruzioni di sistemi di audioregistrazione, mangianastri e musicassette). A tal fine la dottoressa Giammaria è stata incaricata di curare i conseguenti adempimenti.
  Quanto al programma delle prossime audizioni, preciso che esso sarà definito, sulla base delle indicazioni già concordate nelle precedenti riunioni, una volta reso noto il calendario dei lavori dell'Assemblea di Camera e Senato per il mese di marzo.
  Tenuto conto della richiesta, formulata da alcuni gruppi, di evitare sovrapposizioni con i lavori non solo delle Assemblee delle Camere, ma anche delle Commissioni permanenti, ove necessario le sedute della Commissione potranno essere convocate anche nella giornata di lunedì e venerdì.
  Ricordo infine che, come preannunciato nella scorsa riunione, nella giornata di venerdì 6 marzo o di lunedì 9 marzo avrà luogo l'audizione di monsignor Antonio Mennini, nunzio apostolico in Gran Bretagna.

  La seduta termina alle 15.

Pag. 9

ALLEGATO

Risposte del dottor Giovanni Salvi ai quesiti trasmessigli per iscritto

A. Quesiti formulati dal presidente della Commissione

  1) Nel corso del lavori della Commissione stragi, presieduta dal senatore Pellegrino, i consulenti Gerardo Padulo e Libero Mancuso individuarono presso gli archivi della DIGOS di Roma due faldoni recanti la classifica di «segretissimo». Si tratta di un elenco di «gladiatori» che appare legato alla vicenda del ritrovamento delle carte di Aldo Moro in via Monte Nevoso, il 9 ottobre del 1990. I due faldoni della DIGOS recano le intestazioni «A-4. Sequestro Moro-Covo di via Monte Nevoso-Rinvenimento del 9 ottobre 1990-Carteggio» e «Sequestro Moro-Elenchi appartenenti Organizzazione Gladio». Nel secondo faldone i nomi, in ordine alfabetico, si trovano su fogli che evidenziano l'intestazione «Moroelenco». Il primo faldone contiene un elenco intestato «Moronomi». Quali indagini furono effettuate per chiarire le modalità di formazione del «Moroelenco» e con quali esiti ?
  2) In generale, quanti e quali elenchi di soggetti appartenenti ad organizzazioni clandestine furono scoperti dagli inquirenti che si occuparono di Gladio e quali indagini furono effettuate su tali elenchi ?
  3) In quale arco temporale si collocano le scoperte di elenchi ?
  4) Negli atti restituiti al SISMI dopo il processo Inzerilli vi erano anche elenchi di soggetti appartenenti a strutture clandestine potenzialmente eversive ?
  5) La Procura di Roma ha svolto indagini su Camillo Guglielmi ? Con quali esiti e in riferimento a quali fascicoli ? Risulta agli atti della Procura di Roma il ruolo di Guglielmi in attività addestrative nella base di Capo Marrargiu ?
  6) Quanto è a Sua conoscenza circa la possibilità che gli elenchi ritrovati presso l'archivio dalla DIGOS ed espressamente fascicolati in riferimento al covo di via Monte Nevoso possano essere stati a conoscenza delle BR durante il sequestro Moro, atteso che lo statista trattò questioni relative alla NATO nel noto memoriale ?

B. Quesiti formulati dal deputato Paolo Bolognesi
  7) Dalla Vostra inchiesta emerse che dall'archivio di circonvallazione Appia erano stati sottratti, occultati o distrutti dei documenti prima del ritrovamento ?
  8) È stata letta e analizzata tutta la documentazione rinvenuta o solo una parte ? In quest'ultimo caso, quali sono stati i criteri di selezione che avete adottato ?
  9) L'esito dell'inchiesta portò ad identificare i soggetti responsabili dell'occultamento ? Emersero anche eventuali responsabilità politiche degli alti livelli istituzionali rispetto alla conoscenza dell'esistenza di questo archivio parallelo ?
  10) La documentazione rinvenuta nell'archivio di circonvallazione Appia era, per larga misura, omologa a quella trovata nell'abitazione di Federico Umberto D'Amato durante la perquisizione disposta dalla Procura di Roma il 30 novembre 1995 ? Vi erano copie di atti o fascicoli scoperti in originale in circonvallazione Appia o atti e fascicoli originali facenti parte delle serie archivistiche dell'archivio-deposito ?Pag. 10
   11) Nella documentazione rinvenuta vi erano fascicoli o atti riferiti al sequestro e all'omicidio dell'onorevole Moro ?
  12) Come Lei sa, tra le carte dell'archivio occulto di circonvallazione Appia fu rinvenuta documentazione (cito l'appunto datato 4 aprile 1972) relativa all'esistenza di un «servizio di informazioni» denominato «Anello» o «Noto Servizio» – creato dal generale Roatta nel 1943 e attivo almeno fino al 1981 – che poteva contare su «164» appartenenti (dato risalente al 1972) dei cui nomi non è stato trovato un elenco. Da più fonti e testimonianze (dall'inchiesta della Procura di Brescia al lavoro svolto dal defunto deputato Luigi Cipriani) emergerebbero connessioni tra il capo dell'Anello, Adalberto Titta, e la vicenda Moro. Le chiedo di fornirci ogni eventuale e ulteriore elemento informativo sull'operatività dell'Anello, in particolare riconducibile al caso Moro.
  13) Inoltre, Le chiedo a quali Procure, per competenza, fu trasmessa la documentazione d'interesse relativa all'Anello ?

  Risposte ai quesiti 1-2-3-4. Per quanto accertato nel procedimento relativo alla formazione e soppressione di atti della struttura Stay-Behind (detta anche Gladio), veri e propri elenchi non esistevano alla data in cui fu resa nota l'esistenza della struttura.
 Risultò invece che essi furono predisposti dal SISMi a seguito della richiesta del Presidente del Consiglio e che essi furono sottoposti a verifica da parte di Forze di polizia, prima della divulgazione, al fine di accertare se tra i nominativi vi fossero anche soggetti coinvolti in fatti delittuosi ed eversivi. Furono redatte liste, non sempre coincidenti, di "positivi" e "negativi". Per quanto ricordo, queste liste furono formate per l'occasione e in brevissimo tempo.
 Questi elenchi furono poi sottoposti dal pubblico ministero ad accurate indagini, comprendenti anche la fase di redazione delle liste nel 1990, riassunte nelle consulenze archivistiche e negli atti conclusivi delle indagini.
 Gli elenchi forniti alla Presidenza del Consiglio e poi all'Autorità giudiziaria furono predisposti, secondo quanto si accertò (almeno per il mio ricordo attuale), sulla base non di preesistenti elenchi ma delle schede custodite presso il SISMi, nell'archivio dedicato.
 Le indagini, peraltro, portarono ad accertare che in tempi lontani esistevano archivi nei quali erano custoditi i nominativi di soggetti nella disponibilità della rete Stay-Behind. Questi nominativi e la documentazione ad essi relativa furono soppressi intorno al 1973, quando iniziarono ad emergere concreti sospetti della compromissione di appartenenti all'organizzazione in fatti di eversione.
 Risultò anche che le schede esistenti erano state anch'esse oggetto di manipolazione, nell'ambito della decisione di intervenire sulla struttura.
 Questi aspetti sono stati oggetto del procedimento trattato dalla Corte d'Assise di Roma contro Martini ed altri. Le consulenze tecniche archivistiche, già in possesso della Commissione, rendono precisa descrizione delle ragioni per le quali si ritiene di individuare nel 1973 la data di intervento sugli archivi. Allego copia delle requisitorie da me presentate alla Corte d'Assise (all.1)*. L'esito assolutorio del giudizio non incide – a mio parere – sulla parte ricostruttiva che è esposta nelle requisitorie.
 Non mi risulta che tra gli atti restituiti al SISMi al termine del processo contro Martini e altri vi fossero elenchi relativi ad altre organizzazioni. Le indagini sul materiale furono estremamente accurate e impegnarono anche i consulenti tecnici, insieme ai magistrati e al personale di polizia giudiziaria.
 Esse consentirono di accertare l'esistenza di altre organizzazioni analoghe a Stay-Behind, risalenti nel tempo, e l'inattendibilità della documentazione, per la manipolazione e la soppressione di atti e di intere serie archivistiche. Si allega il decreto che dispone il giudizio di alcuni alti ufficiali del SISMi, poi assolti, e delle richieste e decreti Pag. 11di archiviazione per i fatti e le persone per le quali non fu richiesto il giudizio (all. 2)*. Da tali atti emergono elementi assai utili per la risposta ai quesiti formulatimi.

  Risposta al quesito 6. Indagini furono svolte anche per accertare il collegamento con il sequestro dell'onorevole Aldo Moro e l'assassinio degli uomini di scorta. Si ritenne che l'indicazione del collegamento (che fu peraltro alla base dell'originaria delega delle indagini non ai magistrati del gruppo che si occupava della eversione di destra ma ai magistrati che si occupavano del sequestro dell'onorevole Moro) con i documenti rinvenuti a Milano in via Monte Nevoso fosse dovuto al fatto che una delle più significative diversità tra il cosiddetto memoriale già noto e quello scoperto nel 1990 fosse proprio nell'indicazione di riferimenti a quella che sarebbe poi stata resa nota come struttura Gladio.
  Non ho potuto ancora consultare il verbale dell'esame del dottor Fasano, vertente sul punto e che ho richiesto in visione alla Procura di Roma, ma il mio ricordo – seppur relativo a fatti di venticinque anni fa – è preciso nei termini generali che ho appena riferito: non furono individuate ragioni diverse da quella della correlazione tra i due eventi derivante dalla scoperta del nuovo "memoriale". Non mi risulta che siano emersi collegamenti, almeno nelle indagini da me svolte o a mia conoscenza, tra la vicenda Moro e Gladio. Ritengo di conseguenza che i sequestratori dell'onorevole Moro non potessero essere a conoscenza degli elenchi che, come ho detto, furono redatti nel 1990. Ritengo inoltre che l'onorevole Moro non fosse a conoscenza di dati così dettagliati come i nomi di coloro che facevano parte della struttura, anche indipendentemente dall'esistenza di elenchi.
  Questi aspetti furono peraltro esaminati dai magistrati designati per quel filone di indagini, non seguito da me.

  Risposta al quesito 5. Non ho svolto indagini su Camillo Guglielmi. Il Guglielmi non emerse nel corso delle indagini sulla struttura Gladio. Il centro di addestramento di Capo Marrargiu non era destinato esclusivamente al personale Stay-Behind. Mi risulta che la Procura di Roma abbia invece svolto accertamenti nell'ambito del procedimento sul sequestro dell'onorevole Moro. Indagini sono attualmente in corso sotto la responsabilità della Procura generale di Roma.

  Risposte ai quesiti 7-8. A seguito dell'individuazione dell'archivio di deposito del Ministero dell'interno di circonvallazione Appia, dovuta ad una intensa attività di investigazione, furono svolte indagini molto accurate, anche con l'ausilio di esperti consulenti tecnici già impiegati per la ricostruzione degli archivi Stay Behind / Gladio.
 La documentazione fu immediatamente posta a disposizione delle diverse Procure e degli Uffici Istruzione che si occupavano di fatti di strage o di eversione (Brescia, Bologna, Bolzano, Firenze, Milano, Napoli, Torino e Venezia, oltre alla DNA) e fu dalle stesse esaminata per i fatti di rispettivo interesse, anche a seguito di incontri di coordinamento. Allego la prima nota, datata 23 novembre 1996, nella quale è ben descritta l'origine del rinvenimento dell'archivio a seguito di complesse indagini (all. 3)*.
 Gli esiti degli accertamenti archivistici furono anch'essi continuativamente condivisi con le autorità suddette.

  Risposte ai quesiti 9-10. Le indagini consentirono di accertare fatti estremamente significativi circa l'occultamento e la soppressione di atti e di intere serie archivistiche. Non fu però possibile accertare responsabilità individuali. Si allega copia della richiesta di archiviazione (all. 4)* nella quale sono dettagliatamente indicati fatti di possibile rilievo per la Commissione. La richiesta fu accolta dal Giudice per le indagini preliminari con decreto in data 20 marzo 2001. Nella richiesta sono indicati i punti di contatto con la documentazione relativa al Prefetto D'Amato.Pag. 12
 Allego anche gli atti della perquisizione che il mio ufficio dispose nell'abitazione del Prefetto. Sui documenti rinvenuti fu svolta un'accurata attività di indagine, anche con consulenza tecnica affidata agli stessi consulenti archivistici che contestualmente trattavano le ricerche sulla documentazione di circonvallazione Appia (all. 5)*.

  Risposta al quesito 11. Nel corso delle indagini, che hanno comportato l'esame di tutta la documentazione esistente, furono rinvenuti materiali utili, inviate ad altre autorità, innanzi elencate, tra cui quelli che hanno poi dato origine al procedimento per la cosiddetta struttura Anello, su cui oltre. Per quanto ricordi non vi erano atti che riguardassero il sequestro dell'onorevole Moro. Furono invece rinvenuti atti che potevano essere di rilievo per le indagini per fatti di eversione e di strage, immediatamente trasmessi alle Autorità giudiziarie competenti.

  Risposte ai quesiti 12-13. Per quanto riguarda la vicenda Anello, premetto che non è esatto quanto scritto nella relazione del consulente tecnico della Procura di Brescia, dottor Aldo Giannuli, circa il fatto che egli stesso avrebbe "nel maggio 1998 rinvenuto, presso l'archivio della DCPP una nota informativa datata 4/4/1972" e cioè la nota alla base dei successi accertamenti.
 In realtà quella nota fu rinvenuta dall'Autorità giudiziaria romana nel corso dell'esame dell'archivio e fu trasmessa alla Procura di Brescia con la nota del 24 febbraio 1997 (e dunque più di un anno prima del "rinvenimento" da parte del consulente tecnico) che si allega in copia (all. 6)*. La nota segnalava la rilevanza della documentazione per le indagini di Brescia e sollecitava il coordinamento delle investigazioni, purtroppo non realizzatosi pienamente. La Procura di Roma apprese infatti dalla stampa gli esiti degli accertamenti, come da corrispondenza che si allega (all. 7)*.
 La nota fu trasmessa anche alla Procura di Milano, insieme a materiale di possibile interesse di quell'ufficio, nella stessa data (all. 8)*.
 Ciò posto, né l'autorità giudiziaria di Brescia (che ad esito delle indagini si determinò a trasmettere gli atti a Roma) né quella romana (all. 9)* hanno ritenuto che vi siano elementi per affermare l'esistenza di una struttura denominata Anello.

  * La documentazione trasmessa il 23 settembre dal dottor Giovanni Salvi in allegato alla risposta è stata acquisita agli atti della Commissione.