XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti

Resoconto stenografico



Seduta n. 18 di Mercoledì 14 gennaio 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Bratti Alessandro , Presidente ... 2 

Audizione del Procuratore della Repubblica FF presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Raffaella Capasso:
Bratti Alessandro , Presidente ... 2 
Capasso Raffaella , Procuratore della Repubblica FF presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere ... 2 
Bratti Alessandro , Presidente ... 2 
Capasso Raffaella , Procuratore della Repubblica FF presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere ... 2 
Bratti Alessandro , Presidente ... 2 
Capasso Raffaella , Procuratore della Repubblica FF presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere ... 3 
Bratti Alessandro , Presidente ... 8 
Capasso Raffaella , Procuratore della Repubblica FF presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere ... 8 
Bratti Alessandro , Presidente ... 8 
Giuliano Giuliana , Sostituto procuratore della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere ... 8 
Bratti Alessandro , Presidente ... 8 
Giuliano Giuliana , Sostituto procuratore della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere ... 8 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 10 
Capasso Raffaella , Procuratore della Repubblica FF presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere ... 10 
Guarriello Silvio Marco , Sostituto procuratore della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere ... 10 
Capasso Raffaella , Procuratore della Repubblica FF presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere ... 13 
Lega Massimiliano , Consulente della procura di Santa Maria Capua Vetere ... 13 
Capasso Raffaella , Procuratore della Repubblica FF presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere ... 17 
Lega Massimiliano , Consulente della procura di Santa Maria Capua Vetere ... 17 
Capasso Raffaella , Procuratore della Repubblica FF presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere ... 19 
Bratti Alessandro , Presidente ... 19 
Guarriello Silvio Marco , Sostituto procuratore della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere ... 19 
Capasso Raffaella , Procuratore della Repubblica FF presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere ... 19 
Bratti Alessandro , Presidente ... 19 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 19 
Bratti Alessandro , Presidente ... 19 
Capasso Raffaella , Procuratore della Repubblica FF presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere ... 19 
Bratti Alessandro , Presidente ... 19 
Puppato Laura  ... 19 
Bratti Alessandro , Presidente ... 20 
Pepe Bartolomeo  ... 20 
Bratti Alessandro , Presidente ... 20 
Pepe Bartolomeo  ... 20 
Bratti Alessandro , Presidente ... 20 
Pepe Bartolomeo  ... 20 
Bratti Alessandro , Presidente ... 20 
Bianchi Stella (PD)  ... 20 
Bratti Alessandro , Presidente ... 20 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 21 
Bratti Alessandro , Presidente ... 21 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 21 
Bratti Alessandro , Presidente ... 21 
Capasso Raffaella , Procuratore della Repubblica FF presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere ... 22 
Bratti Alessandro , Presidente ... 22 
Capasso Raffaella , Procuratore della Repubblica FF presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere ... 22 
Bratti Alessandro , Presidente ... 22 
Capasso Raffaella , Procuratore della Repubblica FF presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere ... 22 
Giuliano Giuliana , Sostituto procuratore della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere ... 23 
Guarriello Silvio Marco , Sostituto procuratore della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere ... 23 
Bratti Alessandro , Presidente ... 24 

Comunicazioni del Presidente:
Bratti Alessandro , Presidente ... 24

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ALESSANDRO BRATTI

  La seduta comincia alle 14.10.
  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Audizione del Procuratore della Repubblica FF presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Raffaella Capasso.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Procuratore della Repubblica FF presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, dottoressa Raffaella Capasso.

  RAFFAELLA CAPASSO, Procuratore della Repubblica FF presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Facente funzione.

  PRESIDENTE. È accompagnata dalla dottoressa Giuliana Giuliano, dal dottor Silvio Marco Guarriello e dal professor Massimiliano Lega, che ringrazio per la presenza. C’è anche il sostituto procuratore Domenico Musto, tra l'altro anche consulente della nostra Commissione, ma che fa anche parte del pool che lavora presso la procura della Repubblica del tribunale di Santa Maria Capua Vetere.
  Avverto i nostri ospiti che della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico e che, se lo riterranno opportuno, consentendo la Commissione, i lavori proseguiranno in seduta segreta, invitando comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta.
  Prima di dare la parola al procuratore, vorrei innanzitutto ringraziarla e anche scusarmi perché abbiamo, purtroppo, spostato almeno quattro volte quest'importantissima audizione.

  RAFFAELLA CAPASSO, Procuratore della Repubblica FF presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Una volta è stata anche colpa mia.

  PRESIDENTE. Purtroppo, i lavori tra Camera e Senato sono diventati in questo periodo un po’ complicati. Avevamo addirittura pensato alla sera dopo cena, ma ci hanno messo la chiusura dell'attività alla Camera alle 21.30 ed è evidente che dopo le 21.30 non si possono fare audizioni. Mi scuso di questo.
  L'audizione odierna rientra nell'ambito dell'approfondimento sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti della regione Campania. In realtà, stiamo raccogliendo nelle prime audizioni e testimonianze la documentazione relativa agli sviluppi recenti. Ricordo che questa Commissione forse è la terza Commissione o la quarta che si occupa in maniera sistematica gioco forza dei problemi campani.
  Nell'approfondimento del nostro lavoro, stiamo innanzitutto cercando di delineare un quadro e poi, chiaramente, imposteremo un lavoro più specifico e più mirato onde evitare di ripetere indagini o situazioni già affrontate sia per via giudiziaria Pag. 3sia per via politica. Nella sua audizione le chiederei, appunto, di focalizzarci soprattutto sugli sviluppi recenti, degli ultimi tempi, e su quelli che lei ritiene essere problemi aperti che riguardano il lavoro di questa Commissione.
  Avverto i nostri ospiti che della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico e che, se lo riterranno opportuno, consentendo la Commissione, i lavori proseguiranno in seduta segreta, invitando comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta.
  Dovrò assentarmi per una decina di minuti, perché mi hanno messo una question time su una questione che alla Commissione interessa, il deposito Cemerad, alla Camera, ma me la sbrigherò in dieci minuti e tornerò. Sarò sostituito dal vicepresidente nel prosieguo dell'audizione, il collega Vignaroli.
  Cedo, dunque, la parola alla dottoressa Raffaella Capasso. Quando lo riterrà opportuno, chiederà ai suoi collaboratori di approfondire. Ovviamente, dopo rivolgeremo delle domande.
  Ringrazio ancora la dottoressa e le do la parola.

  RAFFAELLA CAPASSO, Procuratore della Repubblica FF presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Presidente, ci siamo già conosciuti, come ricordavamo poco fa, al tempo della precedente Commissione, presieduta dall'onorevole Pecorella. All'epoca, accompagnavo il procuratore Lembo nella mia qualità di procuratore aggiunto coordinatore della sezione che si interessa proprio, presso la procura di Santa Maria Capua Vetere, tra le altre cose, delle indagini in materia ambientale.
  Come dicevo poco fa al presidente, non essendo certa che aveste tutte le relazioni copiose che il procuratore Lembo aveva consegnato alla precedente Commissione, le ho riportate tutte qui oggi con me; ma il presidente mi ha rassicurato, mi ha detto che le avete già. L'attuale relazione, che deposito in tre copie, è, sostanzialmente, un aggiornamento delle situazioni che, a mano a mano, sono state riferite, nel corso del tempo, attraverso le varie relazioni. Ci sono, ovviamente, anche delle novità, che ho indicato ugualmente nella relazione. Segnalo già che esse sono ricoperte a volte dal colore azzurro. Le parti nuove, dunque, sono, a volte, trascritte normalmente in chiaro, altre volte, laddove c’è un possibile problema di segreto istruttorio, ricoperte dall'evidenziatore di colore azzurro.
  Quando parleranno i miei colleghi e si riferiranno a quegli argomenti qui, nella relazione scritta, segnalati con il colore azzurro, lo indicheranno, in maniera che tali parti possano essere omissate anche nella registrazione stenotipica.
  Vi ricordo, ovviamente, che nelle precedenti relazioni si è parlato anche di territori attualmente non più di nostra competenza, cioè che non rientrano più nel nostro circondario. Come tutti sapete, infatti, abbiamo «perduto», dal settembre 2013, una parte di «territorio». La provincia di Caserta è formata da 104 comuni, di cui 99 rientravano nella circoscrizione del tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Adesso, dei 99, ne abbiamo ceduti 19 al tribunale di Napoli nord, come anche Napoli ha ceduto altri 19 comuni al tribunale di Napoli nord. Si tratta dei paesi più «caldi» sia della zona del napoletano sia della zona del casertano. La nostra circoscrizione, quindi, attualmente è «limitata» a 80 comuni. Anche nella relazione di aggiornamento, troverete notizie, per esempio, su Casal di Principe, ma ciò si spiega con il fatto che si tratta di indagini iniziate allora (quando tale comune rientrava nel nostro circondario) e proseguite successivamente, perciò ancora di nostra competenza, il prosieguo di un'indagine già avviata in precedenza.
  Sono accompagnata dalla collega Giuliana Giuliano, titolare delle indagini – ed è recentissimo il relativo aggiornamento – sulla centrale nucleare del Garigliano. A quel che ho appreso anche informalmente, le relative notizie vi stanno particolarmente a cuore.
  Sono accompagnata, inoltre, dal collega Silvio Marco Guarriello, redattore di alcuni capitoli, soprattutto correlati alle precedenti Pag. 4relazioni. In particolare: a) sul ciclo integrato dei rifiuti è molto interessante e vi segnalo la relazione del 2010, aggiornata, attraverso le successive relazioni, fino al 2012. Non so se il presidente gli darà la parola: in tal caso potrà concludere su questo argomento; b) in materia di depuratori; c) in merito alla discarica So.Ge.Ri/Bortolotto.
  Sono accompagnata anche dal professore Lega dell'università Parthenope di Napoli, che il presidente, credo, conosca già. Ha preso parte attiva al tavolo tecnico istituito presso la prefettura di Caserta, in virtù di un protocollo di salvaguardia ambientale stipulato dalla procura di Santa Maria Capua Vetere. Ci ha fornito un importantissimo contributo per lo sviluppo di alcuni nuovi modelli investigativi. Parlo non solo di telerilevamento, ma anche di altre metodiche che potrà illustrarvi egli stesso. Inoltre, il professor Lega è stato tra i vari consulenti da noi incaricati della problematica della centrale nucleare del Garigliano. L'aggiornamento presenta alcune novità: vi ho già detto come sono indicate, quindi possiamo proseguire.
  Il presidente Bratti sa che, delle varie iniziative in materia ambientale – non soltanto di carattere investigativo, ma anche propedeutico alle investigazioni – che sono state svolte dalla procura di Santa Maria Capua Vetere e che sono racchiuse in quelle relazioni alle quali facevo riferimento prima, una delle più importanti è il protocollo organizzativo di salvaguardia ambientale. Andrò velocemente, perché di queste cose abbiamo anche già parlato in quelle precedenti relazioni.
  Tra coloro che hanno stipulato questo protocollo, vi sono, oltre alla procura, la prefettura di Caserta, la provincia di Caserta, la Seconda Università di Napoli, l'Università degli Studi di Napoli Parthenope, l'Istituto Nazionale di geofisica e vulcanologia, che ci ha dato un aiuto anche molto rilevante, il Centro italiano ricerca aerospaziale e il CIRA di Capua, la Capitaneria di porto-Guardia costiera di Napoli, la questura di Caserta, il comando provinciale dell'Arma dei carabinieri e della Guardia di finanza, il comando provinciale del Corpo forestale, l'ARPA Campania, ovviamente, e l'ASL di Caserta. Hanno tutti stipulato questo protocollo di salvaguardia ambientale, firmato nel gennaio del 2011 in Caserta.
  Oltre alle facilitazioni offerte per lo svolgimento delle indagini, gli effetti virtuosi di questo protocollo sono stati vari, tra i quali: 1) l'istituzione del Registro tumori della provincia di Caserta, che prima non c'era; 2) la rifunzionalizzazione dei 5 depuratori regionali che insistono sui Regi Lagni, precedentemente malfunzionanti e che addirittura a loro volta contribuivano all'inquinamento delle acque dei Regi Lagni (questo inquinamento, ovviamente, è stato oggetto di un'indagine, della quale abbiamo parlato nelle precedenti relazioni: vi si può fare un accenno, anche velocissimo, se del caso, se richiesto). Quanto alla qualità delle acque del mare, sono varie le attività svolte: sia quelle effettuate nel corso delle investigazioni, sia quelle propiziate dagli incontri interistituzionali; 3) del tavolo tecnico istituito in prefettura, a seguito del protocollo di salvaguardia ambientale. La rifunzionalizzazione dei depuratori, per esempio, ha aiutato molto i Regi Lagni a non essere più – o ad esserlo un po’ meno – quella «cloaca» che era stata un tempo, definita così con termine giornalistico.
  I Regi Lagni sono una grande opera d'ingegneria idraulica – per quelli che non lo sanno – realizzata dai Borboni per il convogliamento, al servizio dell'agricoltura, delle acque pluviali e torrenziali proveniente dai monti Tifatini. Occupano uno spazio estesissimo, sono dei canali artificiali che attraversano la provincia di Caserta, quella di Napoli e, mi pare, anche quella di Benevento.
  C’è stato, quindi, sicuramente quest'effetto virtuoso. Altro effetto virtuoso è stato quello 4) della riattivazione delle centraline dell'ARPAC, che non funzionavano assolutamente, da anni, da secoli. Ne abbiamo parlato, nel corso del tavolo tecnico in Prefettura, di cui parlavo sopra, ed esse sono state rimesse in moto. Ci volevano dei soldi, ovviamente, che però poi, improvvisamente, Pag. 5sono venuti fuori. Le centraline sono importantissime per monitorare l'efficacia della depurazione, sempre in relazione ai Regi Lagni.
  Sono stati attivati 5) impianti di collettamento che non esistevano. Nei Regi Lagni dovrebbero confluire i reflui urbani di 44 comuni. Di fatto, molti di questi comuni non sono collettati con i depuratori dei Regi Lagni. Alcuni di questi comuni sicuramente non sono collettati affatto ai depuratori regionali o ci sono problemi relativi agli impianti di sollevamento. Un po’ alla volta, con l'azione involontariamente «propulsiva» delle indagini e del tavolo tecnico istituito in prefettura, abbiamo ottenuto che alcuni impianti di collettamento fossero effettuati o messi a punto. La stessa cosa vale per gli impianti di sollevamento.
  Ci sono, però, tuttora, delle grosse problematiche sempre per il collettamento e, infatti, questa è l'ultima indagine sui Regi Lagni ancora in corso, cioè che ancora non è stata completata.
  Potremmo affrontare ora una piccola problematica, peraltro preoccupante, che fa capire come certe volte si fanno le cose in questo nostro benedetto Paese: è stata apposta una griglia alla foce dei Regi Lagni, in località Castelvolturno, per bloccare tutti i residui più grossolani. È iniziativa sicuramente positiva, di per sé. La provincia realizza questa griglia; spende 2 milioni di euro e la predispone. Sennonché, la griglia funziona due estati, il 2013 e il 2014. Poiché nessuno provvede alla pulizia della griglia, nessuno la manutiene (essendo le spese di manutenzione pari a 700.000 euro all'anno, nessuno vuole accollarsele, neanche la provincia, che però ha preso l'iniziativa), adesso quella griglia fa «effetto diga», cioè l'acqua si ferma lì e straripa col carico antropico e comunque certamente non sempre perfettamente pulito che porta con sé.
  Stavo parlando, però, degli effetti positivi conseguenti al Protocollo di salvaguardia ambientale. Parlavo degli impianti di collettamento e sollevamento, poi sono stata ... trascinata dalla griglia.
  La procura ha istituito 5) una banca dati di tutte le criticità ambientali della provincia di Caserta, alla quale la stessa procura attinge (per ottenerne informazioni durante le indagini). Il professor Lega vi spiegherà, anche con delle immagini, come è stata istituita la banca dati, nonché il suo funzionamento. L'ha implementata prelevando dati dalle banche dati di vari enti attraverso il progetto IDES – che sarà illustrato meglio dal professor Lega stesso – si è fatto sì che queste banche dati tra loro colloquiassero e che i dati fossero omogenei tra loro e usufruibili da noi che abbiamo in procura un terminale di tale banca dati.
  L'università Parthenope e l'ARPA hanno istituito, inoltre, un laboratorio mobile che può essere attivo sul territorio. Anch'esso ha un terminale della banca dati e può relazionarsi con il terminale del data base posto nel nostro ufficio.
  Gli effetti positivi sono costituiti anche e soprattutto dalle nuove metodiche introdotte, dai nuovi strumenti di indagine, utilizzati a partire da un'indagine sul fiume Volturno, che, per la sua estensione, era difficile da esaminare nelle sue criticità. Abbiamo utilizzato per la prima volta, in relazione a tale indagine, i telerilevamenti da piattaforme aeree, effettuati grazie a strumentazione molto sofisticata. Ve ne parlerà eventualmente dopo il professor Lega, ma ne abbiamo già abbondantemente riferito sia nella relazione attuale sia in quelle precedenti.
  Le nuove metodiche hanno aiutato esattamente a far cosa ? Secondo me, i telerilevamenti – questa è una mia idea, il professore magari potrà dire il contrario – sono molto utili per le indagini sui corsi d'acqua, soprattutto, sulle acque superficiali interne e del mare: sono effettivamente utili a far evidenziare eventuali scarichi o immissioni inquinanti.
  Vedevo il presidente che guardava un report che ci ha mandato l'ARPA Campania. Alla fine, un altro effetto benefico di queste varie interazioni e delle indagini svolte sul territorio è stato che, avendo indagato su tutti i vari corsi d'acqua (naturali e artificiali) che confluiscono sul Pag. 6Litorale Domitio, avendo cercato di porre riparo ad alcune delle criticità più gravi, come quelle sui Regi Lagni (dove abbiamo fatto sì che fossero riattivate le centraline e rifunzionalizzati i depuratori), o come quelle sul fiume Volturno, sull'Agnena e sul Savone, abbiamo ottenuto (penso che «dopo questo» equivalga «a causa di questo») il recupero di ben 20 chilometri della nostra costa, lungo il litorale Domitio, che complessivamente si estende per 46 chilometri. Si tratta di chilometri recuperati alla balneazione rispetto a prima. Complessivamente i chilometri di costa balneabile sono ovviamente di più, ma quelli «recuperati» alla balneazione sono 20 chilometri. Quanto vi sto dicendo si evidenzia anche da questo report che ho allegato e trasmesso con la relazione.
  Parlavo delle iniziative investigative. Le investigazioni si sono giovate anche delle iniziative del cosiddetto tavolo tecnico in prefettura, al quale partecipano, oltre ai soggetti che hanno firmato il protocollo, anche altri soggetti di volta in volta cooptati ai fini dell'approfondimento del tema in discussione e della risoluzione dei problemi, dello scambio di idee. A volte, ad esempio, abbiamo invitato l'Autorità di bacino, il Genio civile, la regione, l'università Federico II, perché firmatarie del protocollo sono soltanto la Seconda Università e la Parthenope di Napoli.
  Oltre a questo, abbiamo svolto – ed è ciò che effettivamente ci compete in quanto magistrati – svariate iniziative investigative. Soprattutto all'inizio ci siamo dedicati all'inquinamento dei corsi d'acqua – acque superficiali interne e del mare – in particolare il Volturno, l'Agnena e il Savone, ai quali facevo riferimento prima, e il litorale domitio.
  Contemporaneamente, ci sono state varie indagini sui Regi Lagni che, essendo precedenti al Protocollo di salvaguardia ambientale, non si sono, almeno all'inizio, avvalse di quelle metodiche che descrivevo prima, sia pure sommariamente.
  Ho già accennato alle indagini sui depuratori e al fatto che i cinque depuratori regionali sono stati rifunzionalizzati. La regione ha messo a disposizione una somma di danaro, per cui attualmente è stata completata la rifunzionalizzazione di tutti e cinque i depuratori regionali, già affidati in concessione, in passato, alla società Hydrogest. Adesso, si attende di effettuare i lavori di adeguamento (rispetto all'attuale normativa). Dunque, la rifunzionalizzazione è finita, è a posto, ma stiamo «stimolando» i lavori di adeguamento.
  Per quando riguarda le indagini sui Regi Lagni, nonché sugli altri corsi d'acqua, ci sono stati accertamenti per l'individuazione di eventuali scarichi illeciti, diretti e indiretti, nelle acque superficiali, per esempio provenienti dalle aziende bufaline, ma anche delle aziende casearie. Abbiamo descritto nella nostra relazione la traccia di siero che dovrebbe essere raccolto in vasche apposite e poi trasferito in altra maniera. Questa è la legge, la regola, ma il siero viene, in genere, sversato, attraverso canali, nei fiumi.
  Grazie ai telerilevamenti, abbiamo rilevato la «traccia» di queste immissioni. Individuate anomalie termiche (con la strumentazione posta sulle piattaforme aeree), siamo risaliti, questa volta all'incontrario, dal c.d. «bersaglio» e, attraverso il percorso, fino alla c.d. «sorgente» dell'inquinamento, cioè siamo arrivati a vedere da quale caseificio partiva questa traccia; ne abbiamo infine individuato anche gli autori.
  Quindi è stato molto utile, come dicevo, l'utilizzo dei telerilevamenti per le indagini sui fiumi e sui corsi d'acqua in genere.
  Parlavo prima del collettamento di questi 44 paesi che fanno capo (o avrebbero dovuto far capo) ai depuratori regionali dei Regi Lagni. Contemporaneamente, il collega Guarriello ha esaminato il sistema della depurazione delle acque reflue con riferimento a tutti gli altri comuni, cioè a quelli che si avvalevano di depuratori comunali. Abbiamo allegato alla relazione un tabulato con l'esito di tutte le indagini del dottor Guarriello in merito ai depuratori comunali degli altri circa sessanta comuni, un elenco con l'indicazione di come si siano concluse le indagini, ma ve Pag. 7ne accennerà lui stesso. Questo è per quanto riguarda le acque superficiali e del mare.
  Per quanto riguarda, invece, le acque sotterranee e i pozzi, vi è un allarme che voglio lanciare. Sarete già allarmati di vostro, sicuramente, però abbiamo rilevato frequentemente, ahimè, l'avvelenamento, o comunque la grave contaminazione dei pozzi.
  Abbiamo cominciato la prima volta con un'indagine su una discarica di Casal di Principe che ci era stata indicata inizialmente da un collaboratore di giustizia, poi abbiamo fatto indagini c.d. «indirette». Successivamente, abbiamo scavato in quel sito, perché, dalle indagini indirette, erano state evidenziate presenze di metalli, fino a 5 metri. Ancora dopo la DDA di Napoli, nel corso di sue investigazioni, è ritornata nello stesso posto, su indicazione di altro collaboratore di giustizia. Abbiamo scavato, prima la Procura di Santa Maria Capua Vetere, poi la DDA di Napoli, nello stesso sito, a Casal di Principe, in momenti diversi. Abbiamo trovato sicuramente discariche di rifiuti speciali – almeno l'ARPA ci ha detto questo dopo aver eseguito gli esami – ma, per quanto riguarda almeno le nostre indagini, non rifiuti pericolosi.
  Abbiamo fatto eseguire l'esame di tutti i pozzi, a monte e a valle idrogeologico, perché – ci siamo detti – se è la discarica che inquina, i pozzi «a valle» saranno sicuramente inquinati. Abbiamo fatto fare l'esame anche delle acque dei pozzi «a monte», per il confronto. Ebbene, abbiamo trovato, sia a valle sia a monte, i pozzi avvelenati.
  Allora – al di là del fatto che ovviamente il flusso di falda può mutare – ci siamo posti il problema che, forse, ancora più a monte c'era la vera fonte inquinante, la vera sorgente della contaminazione. Quest'indagine, poi, passò per competenza alla DDA della quale, come vi dicevo, c'era stato già l'intervento.
  Successivamente, c’è stato un nuovo importante accertamento da noi eseguito con riferimento all'ex cava tufacea della c.d. Masseria Monti (di cui, in maniera marginale, si è interessato, per nostro conto, anche un vostro esperto, qui presente).
  Abbiamo accertato la presenza effettiva in Masseria Monti di un inquinamento gravissimo. Voglio segnalarvelo perché, da tutti gli accertamenti effettuati, abbiamo scoperto che sono state «tombate» 300.000 tonnellate di rifiuti speciali, pericolosi, tra gli anni Ottanta e gli anni Novanta; che c’è inoltre un riversamento di 30.000 tonnellate di percolato direttamente in falda; una conseguente contaminazione della falda acquifera da arsenico, ma anche e soprattutto da metalli pesanti, in particolare manganese, 260 volte maggiore del «valore soglia»; sono state sotterrate e interrate lì batterie esauste nel corso degli anni e ora c’è il rischio di una contaminazione continuativa; vi sono, in atmosfera, emissioni di una quantità elevata di fenoli. Abbiamo sequestrato, in questo caso, 60 pozzi, nonché tutta l'area.
  Abbiamo avvisato il sindaco, il Ministero dell'ambiente, la regione, ma, fino ad ora – il tutto avveniva più di un anno fa non è accaduto nulla.
  Presidente – lei ha consulenti eccellenti, che vedo anche seduti qui (che possono aiutarci a capire) – nel caso della Masseria Monti, abbiamo trovato che, a monte, i pozzi non erano inquinati e a valle sì. È chiaro, in questo caso, qual è la fonte inquinante: è la discarica.
  Nel caso, invece, di quegli altri pozzi dei quali si è parlato prima, in Casal di Principe, nonché di altri che abbiamo scoperto di recente – è indagine recentissima, che nella relazione scritta è ricoperta dall'evidenziatore azzurro – non è così.
  Occorre segnalare che, in zona Marcianese, vi sono dei pozzi inquinati «trattati». Lì c’è stato anche un trattamento, cioè, sono state prese delle misure, ma evidentemente, o per inadeguatezza di queste misure da parte della multinazionale che ha provocato l'inquinamento, o perché c’è stato un tempo lungo tra quando la contaminazione è avvenuta e quando, invece, è stata scoperta, sta di fatto che sospettiamo e temiamo – l'ARPA Pag. 8ha lanciato un grido d'allarme e difficilmente lo fa – che possa esserci stata una «migrazione» molto estesa di questa contaminazione della falda, a sud. Addirittura, sospettiamo che, da Marcianise, la contaminazione della falda sia arrivata a Casal di Principe.
  Allora, mi spiegherei quello che non mi spiegavo anni fa, e cioè la situazione sia a monte sia a valle dei pozzi di Casaldiprincipe, ma è, per ora, un'ipotesi, che stiamo investigando ora. Abbiamo nominato un idrogeologo dell'università di Parma e altri tecnici, con i quali adesso speriamo di capire l'estensione di questa contaminazione e anche la sicura origine, la sicura fonte della stessa, nonché, infine, l'adeguatezza delle misure adottate. Parlavo dei pozzi perché in questo momento è la situazione a mio avviso più preoccupante in quella zona.
  Proprio perché ci siamo molto preoccupati dei pozzi, l'ARPA, anche su nostra richiesta, si è occupata poi di verificare le condizioni della rete idrica.
  Varie utenze nel casertano utilizzano sia l'acqua della rete idrica sia le acque dei pozzi. Quindi c’è possibilità, come spiego nella relazione scritta, di travaso dall'uno all'altro sistema, se non ci sono valvole di ritegno efficaci. La Procura ha disposto, quindi, un accertamento anche sulla rete idrica.
  Inoltre, l'ARPA, spontaneamente non su nostra richiesta, sta cercando di verificare la qualità delle acque anche nella rete di distribuzione.
  Ovviamente, sono in corso altri tipi di indagine di cui parleranno i colleghi. In particolare, importante è quella della centrale nucleare di Giugliano, scusate del Garigliano. Giugliano ha un'altra cosa.

  PRESIDENTE. Ci mancherebbe. Avrebbero tutto. Se avessero anche la centrale nucleare a Giugliano, avrebbero tutto.

  RAFFAELLA CAPASSO, Procuratore della Repubblica FF presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Se n’è occupata, in particolare, la dottoressa Giuliana Giuliano, che mi accompagna. La dottoressa vi farà il punto, sugli aggiornamenti. Della Centrale si parlava anche nell'ultima relazione. Se il presidente mi consente, le do la parola. Dopo, magari, il dottor Guarriello farà il punto sugli altri aggiornamenti. Infine il professor Lega potrà ben spiegare queste metodiche che stiamo utilizzando e che abbiamo utilizzato, le quali ci hanno portato a dei risultati che sono stati validati dalle effettive risultanze delle indagini.

  PRESIDENTE. Ringrazio il procuratore e do la parola alla dottoressa Giuliano.

  GIULIANA GIULIANO, Sostituto procuratore della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere. Buonasera a tutti. Come anticipava il procuratore Capasso, già dinanzi all'altra Commissione ho parlato dell'indagine sulla centrale nucleare di cui mi sto occupando. In realtà, ci sono alcuni punti di novità per i quali c’è il segreto, che sono infatti indicati in azzurro. Quindi quando mi accingerò a parlare di questo punto...

  PRESIDENTE. Ci dirà quando dovremo segretare. È il motivo per cui non distribuiremo la relazione. Ovviamente, essendoci la parte segretata, se si distribuisce, non è più segretata. Sapete che chi vuole accedere può farlo, ma c’è una procedura da regolamento. Ci dica quando vorrà segretare.

  GIULIANA GIULIANO, Sostituto procuratore della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere. Il procedimento di cui mi sto occupando è sorto a seguito della pubblicazione di articoli di stampa che recavano notizie allarmanti sulla situazione degli abitanti di Sessa Aurunca – il sito della centrale si trova proprio nel comune di Sessa Aurunca – in quanto si indicava nell'articolo che vi era un tasso di mortalità dovuta a insorgenze tumorali superiore rispetto alla media regionale e alla media nazionale.
  A seguito della pubblicazione di queste notizie, ovviamente, è sorto un fascicolo in procura e si è cercato di verificare. L'intento Pag. 9era quello di verificare la correttezza della modalità di gestione dell'impianto e quella dello smaltimento dei rifiuti radioattivi e non presenti all'interno della centrale del Garigliano.
  La centrale del Garigliano è stata costruita dalla Società Elletronucleare Nazionale tra il 1959 e il 1964. La proprietà fu trasferita all'ENEL nel 1965 e, a seguito di un guasto al generatore, nel 1968 fu disattivata. È stata disattivata definitivamente il 1o marzo del 1982, quindi da allora in realtà è cessata.
  Nel 1999, la SOGIN diviene proprietaria dell'impianto con il compito di dismissione dello stesso e di bonifica del sito. Vi è stato proprio, nel settembre del 2012, un decreto del Ministero dello sviluppo economico di disattivazione relativo proprio alla centrale del Garigliano. Ovviamente, la normativa di riferimento è il decreto legislativo n. 230 del 1995. Sono proprio delle violazioni contenute in tale decreto che sono state iscritte nel fascicolo poi nato in procura a Santa Maria.
  Come dicevo, da quest'articolo di giornale è stato scritto il fascicolo e si è fatto un accesso, avvalendoci della compagnia della Guardia di finanza di Mondragone. All'interno del sito sono state trovate subito delle iniziali irregolarità: innanzitutto, dei registri di carico e scarico liquidi e aeriformi annotati a matita. Ovviamente, in una centrale nucleare un registro con annotazioni a matita ha subito destato dei sospetti sulla correttezza delle modalità di gestione all'interno della centrale.
  È stato effettuato con la Guardia di finanza e, nell'immediatezza, anche con il professor Lega dell'università Parthenope e il professor Napoli un rilevamento iniziale all'interno della centrale per vedere anche i livelli di radioattività presenti nelle varie aree. All'interno di una trincea, aree destinate a rifiuti di bassa radioattività, come tute da lavoro degli operai che all'epoca lavoravano all'interno della centrale, sono stati rilevati livelli di radioattività dai valori anomali, cioè superiori rispetto al valore del fondo naturale, di radioattività naturale del terreno in quella zona. Questa trincea è stata posta subito in sequestro, anche perché si tratta di rifiuti interrati anni addietro.
  Nell'immediatezza di questo primo sopralluogo, un alto valore che destò allarme fu quello della vasca di accumulo all'interno della centrale, cioè la vasca dove confluiscono gli scarichi della centrale che, attraverso un collettore, convergono nel fiume Garigliano, appunto vicino alla centrale.
  Si rilevarono valori di cobalto 60 e cesio 137 abbastanza elevati considerato che l'attività della centrale è cessata effettivamente nel 1982. Oltretutto, i tempi di dimezzamento del cobalto e del cesio sono abbastanza rapidi. Come prima ipotesi, in sede di questo primo accesso, si è sospettato o che ci fosse rilascio di queste sostanze all'interno della vasca di accumulo. Ovviamente, il primo passo effettuato è stato quello di nominare dei consulenti per capire i livelli di radioattività e, soprattutto, se questi livelli fossero connessi alle insorgenze tumorali.
  Non sono state fatte subito delle indagini epidemiologiche, perché abbiamo preferito verificare prima all'interno della centrale se effettivamente qualcosa non andasse e se ci fossero valori allarmanti. Era chiaro che, se non si fossero presentati tali valori allarmanti, automaticamente sarebbe caduto il nesso causale con l'insorgenza tumorale, per cui il primo dato è stato quello dell'accesso.
  Una volta entrati all'interno della centrale e valutati questi valori, abbiamo nominato dei consulenti, il professor Lega, il professor Napoli e due consulenti del CISAM, che è un centro interforze di applicazioni militari di Pisa, che hanno effettuato dei sopralluoghi all'interno della centrale. Sono stati conferiti loro dei quesiti: innanzitutto, di effettuare dei prelievi di matrice ambientale all'interno e all'esterno dell'installazione per verificare il valore di radioattività di questi campioni e, oltre che di verificare le matrici, di prelevare dei campioni sulle matrici alimentari e verificare i valori della vasca di accumulo. Abbiamo poi effettuato dei campioni anche di rifiuti radioattivi all'interno Pag. 10delle installazioni, quindi nei pressi della trincea che abbiamo messo in sequestro, per verificare il valore della radioattività.
  Ora comincia la parte segretata, perché sono gli esiti delle consulenze.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE STEFANO VIGNAROLI

  PRESIDENTE. Dispongo la disattivazione dell'impianto audio video.

  (La Commissione prosegue in seduta segreta indi prosegue in seduta pubblica).

  RAFFAELLA CAPASSO, Procuratore della Repubblica FF presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Se il presidente me lo consente, darei la parola al dottor Guarriello in relazione a quelle indagini alle quali avevo fatto riferimento prima.

  SILVIO MARCO GUARRIELLO, Sostituto procuratore della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere. Buonasera a tutti. Dirò poche cose e le dirò, ovviamente, in continuità logica con quanto è già stato riferito alla precedente Commissione e nelle precedenti relazioni. Tuttavia, è necessaria una piccola premessa e un'introduzione.
  Le indagini in relazione alle quali mi sono occupato principalmente, tra i tanti, di materia ambientale e del ciclo dei rifiuti, hanno attenuto essenzialmente al controllo del ciclo integrato dei rifiuti e alla depurazione delle acque. In questo caso, indagini concepite ancor prima che il procuratore Capasso venisse e che venisse il precedente procuratore Lembo, la scelta fu quella di porsi in una visione complessiva dell'insieme andando ad analizzare non l'illecito che già era evidente agli occhi perché c'era lo sversamento delle acque e quello dei rifiuti evidenziato come non conforme a legge, ma andando a verificare la filiera normativa – mi si passerà questo termine atecnico – e la filiera delle attività corrispondenti a quelle che dovevano essere le condotte che gli operatori amministrativi e privati coinvolti dovevano porre in essere. In questo modo, per quanto riguarda l'aspetto di rifiuti, siamo andati ad analizzare non, quindi, ciò che riguardava discariche e sversamenti abusivi, ma il ciclo integrato dei rifiuti.
  Tenete conto che siamo una procura ordinaria, ci siamo mossi in questo settore, e quindi è un'indagine certosina che è stata fatta con analisi documentali, vecchie attività di indagine, come attività cosiddette di OCP, osservazione controllo e pedinamento, senza avvalerci di spunti investigativi da collaboratori e senza intercettazioni. È stata, quindi, un'analisi che ha richiesto uno studio attento della normativa di settore, più volta cambiata nel tempo e che più volte ci ha costretto a calibrare in maniera diversa l'attività d'indagine.
  L'analisi è stata quella complessiva, quindi, del sistema di rifiuti, dalla raccolta al trasporto, allo smaltimento, alla destinazione finale. Abbiamo potuto seguire il sacchetto, addirittura con il pedinamento del sacchetto stesso, per verificare la correttezza del cittadino nel depositare il rifiuto, la correttezza da parte dell'operatore, se quel rifiuto era stato o meno differenziato, e abbiamo scoperto che nella quasi totalità dei casi i cittadini della provincia di Caserta differenziavano il rifiuto. Abbiamo poi accertato che questo rifiuto, invece, veniva mescolato dalle ditte incaricate della raccolta, e che quindi un rifiuto che partiva come differenziato, per il quale il comune pagava le tariffe della raccolta differenziata alla ditta privata, veniva sversato come tal quale nel sito di destinazione finale.
  In tutto questo settore, quindi, abbiamo analizzato punto per punto l'attività dei consorzi. L'indagine ha verificato prima l'attività dei quattro consorzi operanti nella provincia di Caserta, CE1, 1, 2, 3 e 4, e successivamente quello che è stato costituito con la legge dell'emergenza rifiuti a partire dal 2008, il consorzio unico di bacino.
  Gli illeciti accertati sono stati in una quantità sconvolgente. Abbiamo avuto modo di accertare, per esempio, che vi era Pag. 11una violazione sistematica da parte di questi enti, che sono enti pubblici, e quindi soggetti alla normativa degli enti pubblici, in particolare quella del n. 267 del 2000 oltre che a tutta l'altra normativa, per quanto riguardava il conferimento degli affidamenti alle ditte; il settore tipico di infiltrazione di operatori privati, che era quello della gestione degli automezzi; promozioni illecite; scambio politico-elettorale tra vari soggetti appartenenti a questi consorzi; lavoratori o soggetti ai quali veniva promessa o la promozione all'interno dei consorzi o l'assunzione presso alcune di queste ditte private.
  Erano, quindi, illeciti relativi a noleggi effettuati senza gara, con quantità impressionante di automezzi già in possesso dei consorzi che venivano abbandonati e non utilizzati, mentre si ricorreva al nolo esterno. Alcuni, che potevano essere riparati con pochi soldi, non venivano ripagati, sempre ricorrendo a noli esterni. Questo riguarda gli automezzi.
  Abbiamo scoperto in molti casi che venivano pagati lavori mai effettuati. Si diceva che una determinata ditta effettuava un lavoro in un certo posto e si accertava che quel lavoro non era mai stato fatto. C'erano promozioni per lavoratori componenti dei comitati elettorali.
  Secondo l'esito delle indagini, abbiamo sequestrato fino a oggi oltre 120 milioni di euro; sono stati fatti quattro stralci da questo procedimento e sono già stati emessi avvisi di 415-bis; sono in corso indagini. In uno di questi fascicoli, abbiamo fatto circa 60 imputazioni di peculato per falsi conferimenti di incarichi a consulenti o a ditte che nulla avevano mai fatto per conto dei consorzi. Questa è la situazione.
  Anche relativamente alle acque, la verifica ha riguardato l'attività di gestione dei depuratori. Siamo andati a vedere come venivano gestiti questi depuratori. Dei 60 depuratori comunali, abbiamo trovato in regola soltanto uno. Gli altri erano tutti gestiti in maniera illecita. Oggi, la rifunzionalizzazione a seguito dell'attività investigativa riguarda quasi tutti i depuratori, tanto che abbiamo avuto questo effetto notevole delle acque superficiali e delle acque del mare.
  Il problema è che le ditte non depurano nella quasi totalità dei casi. I depuratori operano quasi sempre in regime di bypass. Questo tipo di violazione non viene rilevato, chissà perché, dai competenti uffici tecnici comunali.
  In secondo luogo, le ditte per legge autocertificano le loro attività di analisi. Noi andiamo a riscontrare con l'ARPAC che, invece, il refluo non è quasi mai depurato o non è depurato correttamente.
  Sotto il profilo investigativo, poiché l'autocertificazione avviene autonomamente da parte della ditta non è possibile far intervenire contestualmente l'ARPAC, e quindi sostenere la falsità di quel prelievo, ma c’è un dato statistico: se nella totalità o quasi totalità dei casi i laboratori di analisi ai quali si rivolgono le ditte private indicano che il refluo è ben depurato e, invece, l'ARPAC rileva delle violazioni, ci si deve porre un interrogativo serio sulle modalità attraverso le quali bisogna verificare la correttezza dell'operato, e quindi sull'opportunità di mantenere questo sistema di autocertificazione, che secondo me serve solo per creare l'apparenza documentale, perlomeno nel territorio in cui opero, della correttezza dell'attività di depurazione. Ogni qual volta va o la ASL o l'ARPAC rileva sempre e costantemente delle violazioni. Questo è il punto.
  Abbiamo trovato degli illeciti addirittura più sconvolgenti. In un caso, abbiamo rilevato che documentalmente erano stati costruiti tre depuratori, ma siamo andati e i depuratori non esistevano. Erano state messe delle finte vasche che nulla depuravano. Abbiamo trovato tanti altri depuratori che non erano in funzione, pur regolarmente costruiti, ai quali l'unica cosa che mancava era l'allaccio finale alla rete elettrica.
  Questi depuratori nella quasi totalità dei casi sono stati costruiti da lungo tempo, molti non funzionavano e, come al solito, sono costruiti, non collaudati, non allacciati alla rete elettrica e con le procedure che si sono svolte attraverso un Pag. 12periodo di tempo lunghissimo, con perizie di varianti che hanno impedito che l'opera venisse portata a termine perché le perizie di variante andavano ad assorbire gran parte di quelli che erano gli stanziamenti iniziali. Quindi, anche qui la verifica è stata fatta nel sistema laddove vi è una serie di autorità amministrative che devono intervenire all'interno delle stazioni appaltanti ma anche all'esterno.
  La realtà documentale che indicava che tutto era in regola o che qualcosa si era bloccato, ma che fin lì era stato tutto svolto regolarmente, non corrispondeva assolutamente alla realtà fattuale: depuratori non costruiti, costruiti male, costruiti e non attivati. Abbiamo avuto dei casi in cui le ditte venivano pagate e poi siamo andati a fare un riscontro banalissimo, e cioè quanta corrente elettrica consumata, zero, per cui l'impianto non aveva mai depurato. In alcuni casi non allacciato, in altri allacciato, il consumo elettrico era zero, così come non risultava lo smaltimento dei fanghi, il che significava che quel depuratore non aveva funzionato.
  Il problema che ci siamo posti in questo settore è stato duplice. Il primo è stato dal punto di vista di quale attività fare per evitare di paralizzare l'azione amministrativa. Intervenire con il sequestro significa, di fatto, fornire anche un alibi ai comuni che dicono che l'impianto è sequestrato e non possono fare niente.
  Nelle relazioni precedenti – questo provvedimento è stato pubblicato anche su Lexambiente – attraverso un'opera di ricostruzione giuridica abbiamo individuato una serie di obblighi che esistono a carico dei pubblici funzionari e del sindaco. Individuati questi obblighi, li abbiamo elencati nel provvedimento. Poi abbiamo detto che, fermo restando il sequestro, poiché non si possono dare indicazioni né la procura può sostituirsi nella gestione o nella rifunzionalizzazione dell'impianto, avremmo restituito l'impianto, ma precisando i loro obblighi di legge, non perché li imponga la procura della Repubblica. Sapessero che avevamo riscontrato delle anomalie e che, in virtù di ciò che la legge impone, avrebbero dovuto fare delle cose e che avremmo verificato.
  Attraverso questo sistema, che abbiamo chiamato dissequestro con indicazioni – nemmeno con prescrizione possiamo chiamarlo, perché non possiamo dare prescrizioni – abbiamo ottenuto che la quasi totalità dei comuni si attivasse. Stanno risolvendo il problema.
  Altra questione è quella della riscossione dei canoni di depurazione. La questione è ben descritta nelle relazioni precedenti. In sintesi, a seguito di interventi della Corte costituzionale, della riforma del 2009, si è stabilito che il comune può legittimamente imporre il canone di depurazione o dove effettivamente depuri le acque o laddove stia realizzando delle opere e i costi per queste opere vengano finanziati con il canone di depurazione. Abbiamo riscontrato che c'erano comuni che nulla depuravano e che facevano pagare il canone. Alcuni di questi comuni hanno attivato in seguito all'indagine un'attività di restituzione delle somme indebitamente riscosse.
  Voglio segnalare in materia di acque altri due problemi sempre dal punto di vista normativo. Anzitutto, lo scarico refluo fognario non depurato non è sanzionato dal punto di vista penale, ma solo da quello amministrativo e in mancanza di autorizzazione. Il paradosso è che, se il comune non fa proprio il depuratore, il responsabile del comune riceve una sanzione amministrativa. Se il comune fa un depuratore e per una qualche sventura, pur per buona volontà, non vi è una corretta depurazione, ne potrà rispondere anche penalmente.
  Allora, sarebbe importante individuare un diverso regime normativo anche dal punto di vista sanzionatorio per gli scarichi fognari. Soprattutto, sarebbe necessario, visto che in alcuni casi, come per la mia regione, mancano dei parametri di riferimento, come a norma degli articoli 100 e 101 del decreto legislativo 152 del 2006, quali sono i livelli in virtù dei quali si possa ritenere inquinante, è opportuno che si intervenga anche in questo settore Pag. 13dicendo quali sono i limiti oltre i quali scatta l'inquinamento e, eventualmente, pensare anche a una sanzione penale.
  Inoltre, purtroppo ho già rilevato un ulteriore fatto anche in altre tipologie di indagine: in alcuni casi, laddove si scoprono reati in determinati settori, si fanno delle norme che o eliminano in parte un pezzo della procedura, per cui non si può più contestare il reato, o spostano la responsabilità. Nella regione Campania, l'autorizzazione agli scarichi delle reti fognarie veniva data dalla provincia, che bene o male in qualche modo imponeva una serie di prescrizioni alle amministrazioni comunali, tanto che molte autorizzazione per gli scarichi non venivano rilasciate.
  Vi è stata una modifica, per cui oggi quest'autorizzazione viene rilasciata dal sindaco, quindi il sindaco, come posizione e ovviamente non come persona fisica, che è colui che effettua lo scarico fognario, è anche colui che autorizza lo stesso scarico, quindi è per certi aspetti controllore, per altri controllato. Anche su questo punto sarebbe opportuna una riflessione.
  Infine, voglio dire come le metodologie che abbiamo utilizzato con il professor Lega e la Guardia di finanza con i sorvoli e la telerilevazione siano stati essenziali per scoprire illeciti che mai avremmo scoperto. Avevamo, per esempio, la certezza di alcuni corsi d'acqua inquinati, ma era difficile arrivare alla fonte inquinante. Con il sorvolo e con il rilievo termografico avevamo la certezza che c'era uno scarico abusivo, ma non c'era a vista nessuna fonte. Ebbene, attraverso la certezza che ci fosse uno scarico, abbiamo perlustrato la zona e siamo riusciti a trovare, anche a distanza di qualche chilometro, le aziende che integravano per chilometri gli scarichi che poi andavano a finire nei corsi d'acqua superficiali.
  Da questo termorilevamento abbiamo scoperto la situazione disastrosa della discarica So.Ge.Ri, che poi abbiamo sottoposto a sequestro. Ci sono delle fotografie dell'inquinamento che viene fatto dal percolato che dalla discarica finisce in alcuni canali di bonifica dei terreni per terminare nell'Agnena, poi nel mare, in cui si vede, come nella prima sulla sinistra, la differenza di colore – non è proprio nitido – tra la parte a nord, in cui il mare è chiaro, e la parte nera. Quella è la macchia di percolato che veniva dalla discarica, che era rimasta lì per anni, che nessuno ci aveva mai comunicato e che abbiamo scoperto casualmente nel corso di questo accertamento.
  Le indagini partite dal sequestro della discarica per la quale sono stati già dati avvisi di garanzia e sono in corso una serie di interrogatori sono complesse perché abbiamo un rimpallo costante di competenze, in cui abbiamo siti che sono stati gestiti per anni dai privati, sono passati poi in una determinata fase a gestioni commissariali e vengono poi affidati per le gestioni post-operative ad altri organi che spesso non hanno i soldi per operare. Ci troviamo di fronte ad un rimpallo impressionante di competenze, in cui, oltre alle responsabilità personali, vi sono delle responsabilità non dico istituzionali, ma normative, perché non consentono di individuare chi concretamente deve operare e con quali fondi.
  Noi stiamo cercando di venire a capo di questa matassa srotolando piano piano un filo lunghissimo e aggrovigliato, ma vi dico che in questo settore è necessario un intervento anche di chiarificazione normativa. Tutto ciò che ho detto non è coperto da segreto. Se vi sono delle domande, sono a disposizione.

  RAFFAELLA CAPASSO, Procuratore della Repubblica FF presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Se il presidente me lo consente, darei la parola al professor Lega, che ci spiegherà più diffusamente le metodiche che abbiamo utilizzato.

  MASSIMILIANO LEGA, Consulente della procura di Santa Maria Capua Vetere. Buona sera, signor vicepresidente, membri della Commissione, consulenti tecnici e tutti presenti. Scusate se sembra che faccia un passo indietro nella presentazione, dal momento che la dottoressa Capasso ha Pag. 14posto in essere un po’ l'azione, e più volte ripetuta, propulsiva della procura, in quanto proprio l'istituzione del cosiddetto tavolo tecnico di questo protocollo ambientale istituito a Caserta ha fatto sì che le stesse indagini non fossero semplicemente – perdonatemi questo termine – delle pezze per coprire dei problemi localizzandoli ciascuno come se fosse un problema a sé, ma ciascuno di questi casi ha rappresentato un modo per validare se il modello che si stava mettendo a punto per svelare sul territorio se ci fossero delle ricorrenze, delle connessioni, era valido. C’è stato, quindi, un processo prima di validazione di modelli operativi e poi di riutilizzo degli stessi, laddove il modello appunto aveva avuto successo.
  I modelli in qualche modo rappresentano un ulteriore risultato di quest'azione fatta dalla procura insieme agli altri partner, modelli che hanno fornito a oggi un patrimonio che può essere replicato. Posso già anticiparvi forse che ci rivedremo con altre procure, con cui ormai collaboriamo, che hanno replicato il cosiddetto – all'epoca fu così chiamato dalla stampa – «modello Caserta», risultando positivi negli esiti già nei primi mesi di utilizzo. Spero che gli altri procuratori delle altre procure che li hanno utilizzati vi presenteranno i risultati positivi di aver riapplicato il modello. Lo stesso modello è qualcosa di non statico, ma di dinamico, che giorno dopo giorno e caso dopo caso dà anche nuovi spunti non solo investigativi, ma proprio di perfezionamento.
  Da una parte, rianalizziamo il processo iniziale. Scusate, lo dico e non per vezzo accademico, ma forse perché anche a me non era così chiaro l'inizio di questo processo: spesso, si parlava di reati ambientali, però a me risultava poco chiaro da tecnico il reato e dove fosse. Quello che vedevo nel momento in cui mi recavo in un luogo chiamato, forse impropriamente direi oggi, scena del crimine, era un luogo in cui si evidenziava solo un danno ambientale.
  Esattamente, però, il crimine e il criminale sul luogo non c'erano, perché spesso questi crimine e criminale erano ben lontani, perché erano azioni e fatti sia nel tempo sia nello spazio del luogo in cui si manifestava il danno. Era difficile dare risposte ai quesiti della procura in cui veniva chiesto di dare subito un'evidenza di quello che appariva a loro appunto come un crimine.
  Io dicevo che l'azione può non essere nell'acqua dove trovate l'inquinamento, ma potrebbe essere avvenuta nel suolo che poi l'ha trasmessa all'acqua. Creare questa relazione, quest'interconnessione, procedendo a ritroso da dove vi era l'evidenza, è stato complesso perché abbracciava più matrici ambientali e più competenze, più domìni. Spesso, infatti, il trasferimento, per esempio, di un meccanismo come l'inquinamento non è chiaramente monotematico.
  Ovviamente, si estendeva anche su territori ampi, che uscivano dalle competenze di una stessa procura, e da qui anche l'intuizione della procura di Santa Maria di relazionarsi con altre procure, così che il modello possa essere perfezionato in relazione con altri soggetti, non perdendo di vista l'effetto fisico dell'inquinamento.
  I miei studenti non dovranno sentire questa frase, quindi la segretazione non è rivolta a voi, ma forse all'ambiente, o meglio l'ambiente non è mai un soggetto di interesse pubblico per le istituzioni da un punto di vista giuridico. L'ambiente è, come oseremmo dire da queste indagini, semplicemente un primo bersaglio di azioni criminali e diventa di interesse pubblico, abbiamo notato, quando a sua volta diventa una sorgente di inquinamento che si ripercuote sulla salute pubblica.
  Se vedete la slide mostrata, abbiamo una sorgente di inquinamento che si riversa, attraverso un percorso, su un bersaglio ambientale, quindi su un territorio, ma in realtà il territorio restituisce al soggetto, non purtroppo quello che l'ha emesso, ma agli altri, alla comunità che vi vive, un'azione, qualcosa che lo danneggia. È quest'ultimo punto quello che spesso fa scattare la molla investigativa o la molla dell'interesse pubblico, quando scopriamo che ci sono i casi di tumori, le persone Pag. 15malate o qualcosa che inquina il nostro cibo. Allora, spesso quel danno ambientale da cui partiamo nelle indagini è difficilmente ravvisabile in quale punto di questo processo si trovi.
  Abbiamo inizialmente messo un po’ sotto torchio il processo di questo scenario analizzato quando mi fu posto il primo caso, del Litorale Domitio, uno dei più inquinati d'Italia, mentre io andavo a vedere questo Litorale e non trovavo grandi aziende, grandi città, nulla che apparentemente potesse danneggiare quel luogo apparentemente scena del crimine. Quello, però, 46-47 chilometri, in qualche modo era un luogo che riceveva da corpi fluviali tutto quello che era l'entroterra.
  Addirittura, da fuori regione e dai pochi abitanti che inizialmente apparivano come gli unici attori su un luogo che era la fascia del Litorale, ci siamo spostati attraverso il reticolo idrografico alla bellezza di un reticolo di oltre 2.000 chilometri e oltre 10 milioni di abitanti, ben più di una grossa città. Il luogo da cui, però, siamo partiti era un territorio che, se non altro, funziona sì con abitanti e azione antropica, ma solo forse nel periodo estivo e tanti anni fa, adesso neanche più. Era, quindi, un luogo che apparentemente, seppure evidenza di un danno, non aveva l'azione che poteva danneggiarlo in situ.
  Il modello, come ha detto la dottoressa, ha fatto uso all'inizio di un'azione puntuale di rilievo fatta con più piattaforme, quindi utilizzando immagini satellitari, aerei, elicotteri, droni, mezzi a terra e navali. Questo ingente dispiegamento di forze – lo dicevamo spesso nelle audizioni precedenti, oggi non è stato detto, però forse è importante dirlo – non è costato a qualcuno in particolare, perché è stato fatto sempre con una grossa dedizione delle istituzioni che, partecipando al protocollo, si sono rese disponibili senza nulla avere a pretendere con progetti finanziati e quant'altro. Quello che vedete, quindi, è il risultato della volontà istituzionale di cooperazione, ma non di un'azione economica di nessun progetto che ha fornito l'opportunità di fare questo.
  Tutte le indagini, i casi che avete visto, il modello che adesso vedrete sviscerato è frutto di missioni reali, non solo di elucubrazioni accademiche a un tavolino. Qui vedete effettivamente elicotteri e aerei in volo. Diciamo anche con un briciolo di orgoglio nazionale che siamo l'eccellenza. L'uso di questo, reso famoso ormai dalla stampa, drone in campo ambientale, infatti, è stato un esordio a livello mondiale.
  Sono stato più volte recentemente invitato negli Stati Uniti in diverse situazioni europee a mostrare a enti governativi – sono stato di recente a lavorare due mesi negli Stati Uniti – per addestrare situazioni governative americane a usare questo modello, e quindi alcuni di questi strumenti, in un campo in cui siamo stati i primi. L'immagine con il drone e l'elicottero insieme è stata la prima immagine al mondo in cui si utilizzavano queste piattaforme contestualmente in uno stesso scenario.
  I tre modelli validati sono stati, per esempio, sulla costa l'uso contemporaneo, o meglio contemporaneo su una scala temporale un po’ ampia – non erano lo stesso giorno presenti sullo stesso luogo – di un aereo, un elicottero e un drone che via via, con una scansione che dall'alto verso il basso, cerca di vedere le cose prima a una certa distanza e poi si avvicina per inquadrare il dettaglio, cercando di rilevare sulla costa delle anomalie. Questo è il primo modello che ha funzionato ed è stato replicato tante volte.
  Il secondo modello operativo si è dimostrato necessario. Il dottor Guarriello in qualche modo lo ha evidenziato in un suo passaggio: spesso, trovare uno sversamento inteso semplicemente come l'infrastruttura, la fognatura, lo scarico che sbocca in un punto, non è sufficiente a dimostrare che è avvenuto un reato e, soprattutto, un reato perseguibile penalmente. A volte, trovavamo la tubazione, chiaramente uno scarico non censito e abusivo, ma nulla si poteva fare perché, semmai, non era in esercizio. Allora, riuscire a cogliere in flagranza di reato una Pag. 16situazione poteva aiutare la giustizia a dare corso a bloccare quest'azione ripetuta di sversamenti.
  Allora qui vedete il secondo modello operativo che ha funzionato; operare in sinergia con pattuglie a terra in cui l'operazione veniva condotta per mandare sul posto e cogliere, quindi, lì per lì un'azione mentre si stava compiendo, senza invocare a volte dispendi di risorse anche un po’ troppo ingenti, come aerei, satelliti e simili.
  Il terzo modello operativo è servito un po’ per investigare – da cui la concomitanza con il Corpo forestale in questo caso – gli scenari che avevamo già scoperto come contaminati, per capire elementi, un po’ come si fa sulla scena del crimine di altro tipo, che erano sfuggiti semplicemente perché forse inizialmente anche noi tecnici eravamo accecati semplicemente dalla montagna di rifiuti senza capire altre cose collaterali che poi si sono rivelate molto utili.
  Questo è il famoso drone di cui abbiamo parlato in passato. Vediamo, per esempio, cosa ha portato dal lato modellistico l'insieme delle indagini che avete visto. Uso un termine inglese, profiling, il creare un profilo del tipo di crimine, forse non molto amato in campo giuridico. Pensate, però, che per ciascuno dei corsi d'acqua prima citati, Regi Lagni, Volturno, Agnena e Savone, abbiamo una tipizzazione del tipo di illecito che si ripete.
  Adesso potete vedere, per esempio, cosa sui Regi Lagni si ripete come tipo di fonte di inquinamento. Non è semplicemente l'insieme di tre casi sciolti, che guarda caso hanno trovato un caseificio, ma si ripetono statisticamente, fornendo valori anche iniziali per nuovi spunti: può darsi che abbiamo trovato 3 di 300 tipologie di scarico che vengono da un caseificio di allevamento zootecnico, che per esempio sono due sorgenti tipiche di inquinamento in quella zona con atti illeciti. Così è per il Volturno, per l'Agnena e così via. In questo modo, si crea anche un presupposto per il futuro, per cosa andare a cercare.
  Prima si è citato un famoso database. È un termine che stiamo utilizzando in maniera un po’ impropria e generica, perché significa un po’ tutto, ma anche poco. È un contenitore, detto così, da un punto di vista informatico, ma in realtà quello che stiamo cercando anche di capire è come mettere insieme delle informazioni che spesso esistono sul territorio o che stiamo noi raccogliendo con queste azioni, affinché diano non solo un insieme di dati da accumulare in un fascicolo, ma un insieme di informazioni, quindi un dato utile, tutte assolutamente georeferenziate.
  Notate, per esempio, l'azione di prima. Abbiamo mostrato quella famosa discarica abusiva da cui siamo risaliti al percolato. È stata ricostruita: tutte le mappe sul luogo lo danno come un territorio piatto, ma tridimensionalmente abbiamo sovrapposto tutte queste informazioni perché abbiamo bisogno su quel luogo di dare, per esempio per un dibattimento, dei valori anche quantitativi. Non abbiamo bisogno solamente di trovare l'evidenza di cosa producesse.
  Con questo modello tridimensionale, inesistente nella mappatura, abbiamo dato un valore di superficie esposta alle piogge. Ogni volta che piove, infatti, si generano n metri cubi di percolato. Quanti rifiuti fuori terra, dato che non c'era un invaso poiché la discarica è abusiva, sono stati depositati ? Abbiamo dato un volume a questa discarica: essendo abusiva, nessuno aveva mai quantificato un volume. Così facendo tanti dati di queste indagini sono diventati dati scientifici da analizzare, non più episodi isolati.
  Addirittura, qui vedete che la stessa analisi termica è stata trasposta non più per evidenziare semplicemente temperature anomale, ma addirittura valori numerici per trovare contaminanti. Oggi diciamo, anche un po’ abusando di questo concetto, che con le termocamere famose non si vede la temperatura, ma capiamo il tipo di inquinante. Qui è la discarica abusiva riposta impropriamente nella cava Monti: vedete quelle piccole tracce, quei colori chiari un po’ al centro, che sono l'evidenza – qui li vedete interrati – di Pag. 17dov'erano sotterrati quei rifiuti che producevano quelle anomalie termiche, quelle famose batterie, che producevano delle fumarole. Senza nessun carotaggio, semplicemente da una quota appropriata con il drone e con la termocamera, era possibile già capire dove fare il carotaggio e lo scavo senza dover svuotare interamente un territorio e senza sottoporre, chiaramente, a rischio di quello che avremmo trovato ancor prima di averlo trovato.
  Qua, addirittura, ci sono alcuni dettagli di come queste cose vengono fatte in pratica. Si trovano due rivoli d'acqua non censiti e si tratta di capire da dove viene uno e da dove l'altro, semmai perché uno è connesso a un sito industriale e un altro no, ma entrambi arrivano a mare.
  Tutto ciò ormai è frutto di qualcosa di codificato e di strumenti che possono essere adoperati in campo.
  Il database, contenitori l'uno o l'altro: non potremo mai accumulare in un unico luogo tutti i dati raccolti e ritenerli validi per sempre. I dati devono essere aggiornati, in futuro devono essere in qualche modo raccordati con i nuovi. Abbiamo ragionato un pochettino su come far dialogare dei dati tra di loro.
  Vi citerò un caso eclatante proprio dell'inizio delle investigazioni, semplicemente perché mi ero chiesto se nelle autorizzazioni della provincia allo scarico avrei trovato l'elenco degli scarichi già presenti. È inutile andare su un territorio e cercare scarichi abusivi senza conoscere prima quelli autorizzati. Ho chiesto quest'elenco, guardavo nel suo campo note e forse qualche operatore della provincia impropriamente iniziava ad annotare «scarico dell'ARPA non conforme», ma alla fine del rigo trovavo «autorizzato» o «scarico non pagato», ma poi «autorizzato».
  In realtà, degli operatori per altri tipi di reati che potete intendere, tendevano a lasciare una traccia in un campo che non veniva mai visto di quale fosse il tipo di abuso che si stava facendo, ma era lì, presente negli archivi semplicemente della provincia nei file che forse nessuno andava a consultare.
  Quanto alle cave, siamo partiti dal dover esaminare questa parola, che non è una brutta parola. Perdonate a volte il gioco scherzoso. La cava è un luogo dove si estrae materiale per una produzione. Abbiamo tante cave di tufo, che in qualche modo si presentano come degli invasi vuoti, delle piscine vuote scavate nel tufo, da cui veniva estratto il tufo. Ormai, rimangono come luoghi ottimali dove qualcuno può andare a interrare, quindi poi ricoprire questo luogo di interramento con dei rifiuti.
  Come cercare le cave che hanno subito questo processo in numeri alti come quelli che vedete ?

  RAFFAELLA CAPASSO, Procuratore della Repubblica FF presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Sono 460.

  MASSIMILIANO LEGA, Consulente della procura di Santa Maria Capua Vetere. Solo nella provincia di Caserta ne avevamo oltre 400. Dovevamo monitorarle tutte ? Dovevamo usare quel dispiegamento ?
  Un primo censimento delle cave e un incrocio di dati hanno fatto sì che passassimo da 400 a 60, ma come fare una scelta di questo criterio ? Abbiamo rimesso dentro un altro strumento software creato ad hoc una serie di informazioni e abbiamo trasferito delle conoscenze a volte su un meccanismo più criminale, a volte su un meccanismo anche di natura un po’ più logica semplicistica.
  Le cave sul territorio sono queste; queste, però, le discariche. C’è anche da chiedersi una cosa. In realtà, la discarica rappresenta il luogo dove verrebbero messi i rifiuti, ma anche una risposta alla domanda della popolazione che abita in quelle zone alla necessità di un servizio, cioè di avere una discarica. Le zone non coperte da molte discariche rappresentano anche delle zone, come vedremo con numeri anche più incisivi dopo, dove probabilmente è più facile proporre un servizio abusivo di smaltimento di rifiuti, e quindi il luogo dove sono quelle cave è quello più facile per immettere questi rifiuti ritirati impropriamente.Pag. 18
  Se sono il cattivo – perdonate sempre questo parlare un po’ semplice – e devo preoccuparmi di trovare questa zona, mettiamo insieme la densità della popolazione e la distribuzione di questa popolazione rispetto alle discariche e alle cave: a fronte – questo è un piccolo zoom in una zona della provincia – di pochissime discariche in una zona, c’è un'altissima densità in un'altra, in cui abbiamo un'alta presenza di cave, che sarebbero un luogo ottimale dove, se volessi smaltire per quella popolazione dei rifiuti, potrei avere un luogo ideale.
  Se, invece, uso un camion la notte, ho bisogno di raggiungere il luogo. Allora, mettiamo insieme, per esempio, queste discariche con la rete stradale. Il camion non può andare lontano dal ciglio di una strada e allora incrociamo con il sistema la cava che semmai dista meno di tot metri dalla sede stradale dove può transitare. Vedrete che il sistema in qualche modo aiuta a discriminare e a scegliere dei primi luoghi.
  Vediamo il processo dall'altro lato. Se ne ho scremati 100 di 400 e a questo punto sono tutte allo stesso livello di criticità, quale scegliere per prima ? Usiamo un processo legato alla pericolosità e vediamo, per esempio, queste cave rispetto al fatto che, se fossero usate impropriamente come discariche e rilasciassero qualcosa nel suolo, potrebbero inquinare un corso d'acqua. Vediamo tra le cave incriminate quelle che hanno un reticolo idrografico che le incrocia con un ramo, con una falda e quant'altro, e quindi selezioniamo tra queste quelle che, se usate impropriamente, diventerebbero una fonte di altissimo potenziale rischio.
  Questo meccanismo ha ridotto e focalizzato i punti. Sapete qual è stata una delle prime cave che ci ha indicato questo processo sviluppato, per onestà devo dire purtroppo a posteriori ? Masseria Monti. Come vedete, però, il processo ha portato a una convergenza anche da un punto di vista solamente di studio di dati. Se estendiamo questo processo a tante altre criticità con meccanismo pure a ritroso, ad esempio fino ai Regi Lagni – mostro immagini estemporanee, chiedendo al computer quali caseifici distano meno di 5 metri da un corso d'acqua e non sono presenti nell'elenco degli scarichi – vedete che in qualche modo iniziamo...
  Sembra del futuro, ma questa è una mappa terribile che non passeremo mai alla stampa con un'analisi di rischio di dove trovare potenzialmente maggiori crimini sulla base delle incoerenze che il database ci mostra.
  Domanda e offerta non si incrociano, come abbiamo detto prima, per cui addirittura non ci troviamo su numeri tra le infrastrutture presenti, i cittadini presenti, non solo le cave, ma anche i depuratori, come diceva prima il dottor Guarriello. Vi potrei dimostrare che non è assolutamente possibile che tutti i cittadini della provincia di Caserta hanno una loro quota di depurazione, anche se tutti i depuratori presenti funzionassero.
  Se andiamo a vedere i dati addirittura dell'ARPA, scopriremo che in realtà questo dato diventa ancora più grave e scopriamo in quali zone effettivamente avremo maggiore probabilità di trovare i cittadini che hanno bisogno di un depuratore e non hanno un'infrastruttura. Cosa pensate che accada ? Sversamenti abusivi nei corpi idrici, e quindi la presenza di maggiori scavi.
  Questo processo esteso è stato portato anche per altre vie. Adesso, indaghiamo anche su post, forum, web, perché da lì nascono delle informazioni, ma forse non è oggi il giorno per parlare di questi strumenti avanzati, al limite a richiesta successivamente. Le infrastrutture che oggi ci aiutano anche in campo devono essere migliorate.
  Uno dei piccoli miglioramenti cui si è accennato e che è stato anche presentato dal Ministro dell'ambiente è questo piccolo laboratorio mobile, che non è in sé per sé un laboratorio di analisi chimiche, ma un avamposto di questo strumento, come abbiamo detto, del database famoso, cioè di consultazioni in campo di quei dati e quegli incroci, da cui può anche decollare il drone per delle azioni mirate. In realtà, quindi, non si accavalla a quelli che sono Pag. 19già i laboratori mobili oggi presenti e numerosi in altre Forze di polizia, ma aiuta a completare il processo laddove prima mancava questa possibilità in campo. Questa è un po’ l'integrazione col processo.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ALESSANDRO BRATTI

  RAFFAELLA CAPASSO, Procuratore della Repubblica FF presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Presidente, se possibile, il dottor Guarriello deve fare una precisazione di dieci secondi. Me lo ha chiesto prima.

  PRESIDENTE. Prego.

  SILVIO MARCO GUARRIELLO, Sostituto procuratore della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere. Ho incentrato la mia relazione soprattutto sulla cattiva gestione amministrativa. Sono passate prima delle fotografie che danno l'esempio grafico della scelleratezza amministrativa, come nel caso della discarica So.Ge.Ri. Sono due discariche. Una è la discarica So.Ge.Ri, abusiva e in esercizio fino ad anni Novanta inoltrato, pacificamente abusiva e non gestita post-operativamente. Accanto, negli anni Novanta, con la consapevolezza della presenza di una discarica illecita, viene autorizzata e realizzata un'ulteriore discarica, a prescindere se lecita o illecita la realizzazione di questa nuova discarica e la gestione operativa e post-operativa. Pensate alla scelleratezza di chi realizza un sito formalmente autorizzato accanto a uno pacificamente abusivo e illecito.

  RAFFAELLA CAPASSO, Procuratore della Repubblica FF presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Noi abbiamo finito.

  PRESIDENTE. Ci avete dato moltissime informazioni. Io ho diverse domande da fare, ma vorrei sapere se i colleghi...

  ALBERTO ZOLEZZI. Queste slide si potranno avere o rimarranno nella relazione che può essere consultata solo in ambito segreto ? Secondo me, almeno queste potrebbero essere...

  PRESIDENTE. Queste non sono segretate.

  RAFFAELLA CAPASSO, Procuratore della Repubblica FF presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Nella relazione, però, non ci sono queste slide. Ci sono forse in alcune precedenti relazioni.

  PRESIDENTE. Possiamo chiedere, se è possibile, di farci una selezione, come crede. Può farci avere il materiale. Credo che questo non sia assolutamente un problema. Per l'altra relazione vale lo stesso discorso, l'importante è tenere separate le parti segretate. Il resto è a disposizione, come sempre.
  Do ora la parola agli onorevoli colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
  Inizia la senatrice Puppato.

  LAURA PUPPATO. Voglio ringraziarvi davvero per il lavoro che state svolgendo e che mi pare abbia, tra l'altro, la caratteristica, come diceva precedentemente la procuratrice Raffaella Capasso, di attivare buone pratiche e di mettere in moto una filiera di legalità in un ambito che finora ha prodotto danni inenarrabili e dai quali probabilmente, come avete ben spiegato attraverso le vostre relazioni di oggi, difficilmente riusciremo a sottrarci anche per i prossimi anni. Come avete giustamente ricordato, sono danni che si perpetuano nel tempo e non è facile ridimensionarli o, addirittura, cancellarli.
  Vado subito alle domande perché abbiamo poco tempo. Relativamente alle migrazioni inquinanti, per il sito di Masseria Monti e Casal di Principe, per la situazione drammatica che prima evidenziava, vorrei capire – non l'ho sentito durante la sua spiegazione – se avete fatto una valutazione dei rischi per la popolazione e, Pag. 20soprattutto, se ci sono comuni intermedi tra questi due che possono risultare danneggiati dagli inquinanti migranti.
  Comune e regione non hanno mai risposto, non sono mai venuti, non hanno mai prodotto alcun miglioramento dei siti risultati gravemente inquinati. Qui chiedo al presidente di audire la direzione regionale con urgenza, naturalmente il presidente della regione Campania e l'assessore all'ambiente. Nell'ambito delle nostre prerogative di Commissione d'inchiesta sul traffico dei rifiuti, credo che sia opportuno chiedere conto di questa cosa pazzesca, dopo un anno nessuna forma di interessamento rispetto a un'evidenza così rilevante.
  Quanto alle anomalie nella centrale nucleare, i registri scritti a penna... Chiedo scusa, ho detto a penna, ma ho scritto a matita. Forse deve essere quello che mi ha tratto in inganno: registri scritti a matita, trincee prive di qualsiasi forma di coibentazione rispetto al resto del terreno, con evidenti emanazioni delle stesse emissioni nucleari, seppure a bassa radioattività, e quindi rilascio nel fiume Garigliano e dati importanti di presenza di cesio e cobalto, come mi pare che, dottoressa, evidenziasse prima molto alti.
  Dite che adesso c’è SOGIN che sta evidenziando tutta questa serie di anomalie, ma immagino ci siano stati dei dirigenti di quella centrale: com’è la situazione dal punto di vista delle responsabilità ? Mi paiono così gravi che l'individuazione di responsabili e responsabilità sono importanti anche per capire se come Commissione possiamo a nostra volta eventualmente agire in qualche modo.
  Per il resto, mi pare che tutta la parte delle depurazioni, degli illeciti, sia stata molto ben chiarita. È chiaro che c’è un grosso lavoro ancora da fare, ma mi pare che siamo sulla buona strada. Altrimenti non si può dire su altre questioni come quelle evidenziate.

  PRESIDENTE. Do ora la parola al senatore Pepe.

  BARTOLOMEO PEPE. Vorrei complimentarmi veramente per la preparazione. Il livello che avete raggiunto è notevole. Credo che non abbia eguali nelle altre regioni d'Italia.

  PRESIDENTE. In teoria, queste cose non dovrebbero farle le procure.

  BARTOLOMEO PEPE. Sono della mia regione e credo sia un'eccellenza.
  Vorrei rivolgere una domanda tecnica: per quanto riguarda l'utilizzo del drone, nello specifico cosa utilizzate, semplici telecamere per ricognizione o il geomagnetometro o fotocamera o altro ?
  Ho altre domande da fare, ma credo che dovremmo parlare per ore e vederci in separata sede, perché avrei delle proposte da farvi.

  PRESIDENTE. Se serve, potete vedervi quando volete, ma non come Commissione.

  BARTOLOMEO PEPE. No, no. Assolutamente.

  PRESIDENTE. Do ora la parola all'onorevole Bianchi.

  STELLA BIANCHI. Oltre ai ringraziamenti molto sentiti da tutti, perché siamo molto impressionati dal vostro lavoro, vorrei porre delle questioni molto specifiche.
  Sulla questione di Marcianese, a un certo punto, se non sbaglio, la dottoressa Capasso citava una multinazionale, di cui però non ci ha detto il nome: si può dettagliare meglio ?
  Sulla centrale nucleare di Garigliano, a un certo punto si parlava di rifiuti interrati nella trincea senza protezione: non ho capito, però, chi li ha interrati e quando.
  Sui depuratori non allacciati alla rete elettrica, date una spiegazione del perché non vi si allacciano ? Forse è perché, se non c’è nulla, non si è responsabili ? Sarebbe interessante saperlo da voi.

  PRESIDENTE. Do ora la parola al collega Zolezzi.

Pag. 21

  ALBERTO ZOLEZZI. Ringrazio la dottoressa Capasso e i suoi collaboratori.
  Vorrei sapere al momento se ritenete che sia ancora attivo l'inquinamento nel casertano e, soprattutto, se riguarda rifiuti che provengono dalla regione o se arrivino ancora rifiuti provenienti da altre regioni o da altri Paesi.
  Per quanto riguarda i prodotti agroalimentari, sappiamo che ci sono state analisi per quanto riguarda le mozzarelle in particolare: avete fatto riferimento al fatto che gli accertamenti ARPA hanno dato alcuni risultati, ma secondo voi la contaminazione dei terreni è ancora presente in base ai dati che avete ? Quali sostanze, eventualmente, sono state rilevate ?
  Inoltre, al momento, quali sono gli articoli più frequentemente violati in relazione alla tipologia ? È ancora presente l'abbandono dei rifiuti o la gestione illecita o la combustione illecita ? C’è un andamento, una variazione sulla base anche dei decreti che ci sono stati ? A vostro parere, il decreto n. 136 ha svolto la funzione deterrente o statisticamente non c’è stata variazione percentuale degli articoli, e quindi delle azioni illecite messe in atto ?

  PRESIDENTE. Alle 16.00 finiamo, perché abbiamo l'Aula. Do ora la parola al collega Vignaroli.

  STEFANO VIGNAROLI. Cercherò di essere velocissimo. Dei 60 depuratori, solo uno è in regola: allo stato attuale, quest'anomalia si è tamponata ?
  Mi interessa sapere, dell'interramento dei rifiuti radioattivi, chi l'abbia fatto, quando, dove.
  Per quanto riguarda le bonifiche, che saranno il tema centrale, vorrei sapere quanti e quali campanelli di allarme ci sono per possibili infiltrazioni camorristiche appunto per il business delle bonifiche.
  Infine, ho capito che state lavorando bene: la vostra procura ritiene di disporre di tutti i mezzi, di tutte le risorse o vi manca qualcosa ?

  PRESIDENTE. Ho alcune domande rapide.
  Credo che sia stato fatto da parte vostra un ottimo lavoro e anche molto originale. Credo che questo supplisca moltissimo le «deficienze» degli organismi preposti a una gran parte di questo lavoro. Mantengo un giudizio molto positivo sulla vostra sperimentazione, che non so se abbiate condiviso anche con le Forze dell'ordine o condividiate anche con l'Agenzia per l'ambiente, ma sono sempre più convinto che gli organi amministrativi in senso lato di quella regione probabilmente non lavorano a pieno regime. L'ho detto l'altra volta e continuo a dirlo ora.
  Vorrei chiedere il vostro giudizio sull'attendibilità dei collaboratori di giustizia con cui avete avuto a che fare, ovviamente relativo alle questioni di cui ci occupiamo.
  Sulla situazione delle bonifiche in atto, ho ricevuto e ve la farò avere – l'avevamo chiesta all'assessore della Campania Romano – la documentazione consultabile su una serie di indicazioni riguardo ai soldi che sono stati spesi per le bonifiche, i siti, la distinzione tra risorse regionali e nazionali. Lui ci ha fatto un lunghissimo elenco, che ho e che vi farò pervenire, perché ci piacerebbe sapere quali soggetti attuano queste operazioni.
  Noi ci occupiamo di tematiche strettamente ambientali, ma anche di illeciti a essi correlate. Soprattutto negli appalti sulle bonifiche, dove girano tanti soldi, è noto che ci sono imprese e personaggi che vanno assolutamente monitorati, per usare un eufemismo. Bisogna cercare di capire la situazione di quelle aree dove è detto che è stata fatta la bonifica o è in corso la bonifica, che ovviamente riguardano la vostra procura.
  Mi interessa anche capire, rispetto al tema spandimento reflui sui terreni, visto che stiamo vedendo in altre regioni gli impianti di depurazione in generale, se avete segnalazioni su anomalie rispetto ad aziende o ditte che fanno questi spandimenti in agricoltura utilizzando reflui che vengono dagli impianti di depurazione.
  Ha detto, quando ero presente e si parlava della centrale di Garigliano, delle anomalie riscontrate: la gestione dell'impianto Pag. 22era già in capo a SOGIN ? Se l'ha già detto, le chiedo scusa, ma come sono state giustificate da loro ?
  Infine, non so se l'abbiate risolta, l'ultima questione è quella del consorzio unico di bacino, il CUB: ne ha parlato ? Ho visto che nella relazione c’è una serie di indicazioni.

  RAFFAELLA CAPASSO, Procuratore della Repubblica FF presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere. In quelle precedenti...

  PRESIDENTE. Esatto, perché lì c’è un pregresso. Mi interessa solo capire se allo stato attuale ci siano le risorse, a vostra conoscenza, per pagare questi dipendenti. Prima, erano stati i fondi per l'emergenza, poi dopo sono smessi, poi le province hanno dato i soldi, poi non li hanno più dati. Al di là delle inchieste che avete segnalato, che spero vadano a buon fine, potete fornirci qualche ragguaglio ?
  Se non riuscite a dirci qualcosa, potete scrivercelo.
  Do la parola ai nostri ospiti per la replica.

  RAFFAELLA CAPASSO, Procuratore della Repubblica FF presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Faremo così, anche perché il tempo è molto breve: ognuno risponderà sulle questioni delle quali ha parlato e in relazione alle quali viene compulsato.
  Voglio dire per la registrazione che preliminarmente segnalo che occorre – mi scuso per averlo ricordato solo ora – omissare ciò che nella relazione è indicato in azzurro, in particolare l'indagine appena nata sulla famosa migrazione della contaminazione della falda acquifera. Lo segnalo solo ora e mi scuso del ritardo.

  PRESIDENTE. Facciamo così per evitare pasticci: gliele restituisco tutte e lei ce le rimanda con la parte segretata o ce la indica.

  RAFFAELLA CAPASSO, Procuratore della Repubblica FF presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Scusi. Mi sono espressa male, mi scusi, presidente, qui è già omissata quella parte, è già indicata in azzurro. Dicevo solo per la verbalizzazione. Della relazione scritta le do una sola copia, perché lei mi dice che le altre due non le occorrono. Soltanto nella verbalizzazione orale avrei dovuto avvisare di omissare quella parte. Questo dà già una risposta alla domanda che mi è stata fatta: non ho indicato volutamente la multinazionale. Devo dire che non è indicata neanche nella relazione, benché omissata.
  Per quanto riguarda sempre la migrazione, la senatrice Puppato è interessata a sapere quali e se ci siano dei comuni intermedi: ci sono dei comuni intermedi in quest'ipotesi che abbiamo preso in considerazione. Ripeto che è solo un'ipotesi, ma talmente allarmante e che ha trovato già dei primi riscontri, che ci ha preoccupato. Ci sono dei primi riscontri, ma è un'ipotesi, e quindi è ancora tutta da verificare in maniera approfondita. Ho detto che stiamo dando avvio a una consulenza tecnica.
  Vorrei correggere solo una cosa. Questa migrazione non parte da Masseria Monti. Ho cercato di essere veloce per non far perdere tempo e non sono stata chiara, ma non parte da Masseria Monti, bensì da Marcianise, mentre Masseria Monti si trova nel comune di Maddaloni, che comunque non è molto lontano da lì. Va da Marcianese in giù.
  Per quanto riguarda la Masseria Monti, come dicevo, abbiamo ben chiarito che a monte di Masseria Monti i pozzi hanno una qualità di acque più o meno normale. A valle, invece, i pozzi sono inquinati e contaminati, circostanza che ci dà la conferma che quel problema è individuato in Masseria Monti, che è quel problema enorme che è.
  Mi chiedevo e mi preoccupavo per tutto il resto, da Marcianise in giù.
  A valle del sito di Marcianise al quale ho fatto cenno vi sono questi comuni, fino a Casal di Principe, dove troviamo pozzi inquinati a monte e a valle degli altri eventuali siti contaminati. Quindi mi dico che, allora, forse la contaminazione arriva Pag. 23da sito posto più a nord. Ora forse avremmo trovato una risposta, con riferimento al sito contaminato di Marcianise. Spero ancora, peraltro, che non sia questa la risposta, perché, se fosse questa, sarebbe veramente tragico.
  Cedo la parola ai colleghi, perché credo che per le altre questioni possano rispondere loro. In particolare per la centrale risponderà la dottoressa Giuliano. Poi ci ricorderemo delle domande alle quali non abbiamo dato risposta e vi risponderemo successivamente.

  GIULIANA GIULIANO, Sostituto procuratore della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere. Per quanto riguarda i rifiuti che sono stati interrati nella trincea caduta in sequestro, non ho precisato che all'epoca era una pratica consentita. Si tratta di rifiuti a bassa radioattività, come detto costituiti prevalentemente da abiti, da tute da lavoro indossate dagli operai che lavoravano all'interno dell'installazione. Poiché la centrale ha cessato l'attività nel 1982, all'epoca, quando sono stati interrati questi rifiuti, era una pratica consentita con queste modalità, cioè direttamente a contatto con il terreno, senza barriera protettiva, per cui è un'eredità che la SOGIN ha trovato nel 1999.
  La SOGIN è l'esercente, quindi ha la proprietà del sito dal 1999 e le trincee, ovviamente, sono un'eredità che la SOGIN si è trovata. All'epoca dei fatti era consentito questo tipo di interramento. Ovviamente, è emerso che il rischio è quello dell'oscillazione di falda, che non dista eccessivamente dalla base della trincea. Questo è il rischio che ho evidenziato.
  L'altra domanda era sulle anomalie della centrale riguardo ai registri a matita. Non sono state fornite spiegazioni al riguardo circa la tenuta in tal modo di tale registro. Certo, è un'anomalia che abbiamo riscontrato e, ovviamente, rientra in contravvenzioni del decreto legislativo n. 230 del 1995.
  L'altra domanda era sulla SOGIN. Su questo punto è stato iscritto un procedimento penale, per cui riferiremo nella parte segreta.

  SILVIO MARCO GUARRIELLO, Sostituto procuratore della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere. Per quanto riguarda i depuratori che sono stati regolarizzati, siamo partiti nel 2009, quando solo uno era in regola: oggi, nella quasi totalità sono stati regolarizzati o sono in costruzione o in via di definizione.
  Abbiamo allegato un report con l'indicazione dei procedimenti penali e anche con la situazione, quindi dovrebbe essere indicato se sia sequestrato, dissequestrato, rifunzionalizzato e così via. Diciamo che adesso la maggior parte dei depuratori funziona. Quelli che non funzionano sono in via di regolarizzazione. Parliamo dei depuratori comunali.
  Perché non si allacciano i depuratori alla rete elettrica ? Il problema è quello che ho spiegato prima in pochissime parole. Abbiamo una filiera dell'illecito, della quale parlo molto spesso quando vado a fare relazioni sulla corruzione. La procedura amministrativa prevede una serie di passaggi, spesso connessi ad attività illecite già rilevanti, ma soprattutto finalizzate alla commissione di ulteriori illeciti.
  Nello specifico, per la costruzione di un'opera pubblica è spesso – banalizzo e rendo semplice e generalizzo, ma non sempre è così – io ente stazione appaltante devo costruire un'opera per 100 milioni di euro, questa deve andare alla ditta x: si utilizza il meccanismo del ribasso, che può essere fatto facendo partecipare ditte compiacenti o con cartello o con altro modo, in maniera che si evita anche il problema dell'eccessivo ribasso.
  Il lavoro viene affidato a quella ditta che fa un ribasso esagerato e fuori dal mercato. Ottenuto il lavoro, la ditta ovviamente deve rientrare dei costi, perché con quei costi non potrà mai farlo. Il meccanismo successivo è quello della perizia. Si fa un progetto esecutivo, si fa la consegna dei lavori e si parte. Dopo un mese, l'ingegnere ha fatto il progetto esecutivo, la ditta ha accettato i lavori e si fa una perizia di variante. A questo punto, si alzano i costi e si arriva, quindi, a spendere quello che si è impegnato in origine, che però già molto spesso non basta, Pag. 24perché magari l'affidamento di un appalto avviene a distanza di tempo dallo stanziamento originario. In questo meccanismo illecito, diventa estremamente semplice gonfiare i costi.
  In alternativa, per rientrare nei costi per varie ragioni, costi che vanno in vari rivoli collaterali, bisogna utilizzare materiale scadente. L'opera viene formalmente completata, ma manca l'ultimo passaggio, il collaudo: non c’è nessuno che si prende la responsabilità di dire che l'opera può funzionare, perché tutti sanno quali sono le eventuali carenze relative a quell'opera. A quel punto, mancando il collaudo, l'opera non può essere allacciata. Questo è uno dei meccanismi, una della ragioni che abbiamo spesso riscontrato.
  Quanto allo spandimento dei reflui, con i 60 depuratori comunali non abbiamo rilevato questo problema per due ragioni. Per lungo tempo, non hanno funzionato, quindi non producevano rifiuti. Adesso, poiché facciamo un controllo specifico anche sui fanghi, non abbiamo problemi perché i FIR (Formulario di identificazione dei rifiuti) in genere sono a posto, riscontriamo che tutto viene fatto e mandiamo l'ARPAC a fare i controlli. Si tratta di piccoli depuratori comunali, quindi non c’è una produzione eccessiva di fanghi che possano essere smaltiti.
  Quanto alle bonifiche, non so se il problema degli appalti possa essere di interesse della procura, perché non credo che per le bonifiche le stazioni appaltanti risiedano nella provincia di Caserta. Credo che siano a Napoli o al Ministero dell'ambiente, quindi è un problema in cui ci troviamo già la ditta, ma la fase di gestione dell'appalto è difficile. Ho, per esempio, la bonifica della discarica Bortolotto ex So.Ge.Ri, dove sta operando la Sogesid, appalto seguito dalla regione Campania.
  L'ultimo punto è segretato, perché riguarda la domanda sul CUB.

  PRESIDENTE. Dispongo la disattivazione dell'impianto audio video.

  (La Commissione prosegue in seduta segreta indi prosegue in seduta pubblica).

  PRESIDENTE. L'Aula è ripresa e, purtroppo, non possiamo continuare. Vi ringrazio e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta, sospesa alle 15.50, riprende alle 15.55.

Comunicazioni del Presidente.

  PRESIDENTE. Comunico che l'ufficio di presidenza della Commissione, integrato dai rappresentanti dei gruppi, nella riunione appena svoltasi, ha deliberato che la Commissione si avvalga della collaborazione a tempo parziale e a titolo gratuito dell'ingegner Valeria Frittelloni, dipendente dell'Ispra, del dottor Alfredo Montagna, magistrato in quiescenza, del dottor Massimiliano Iervolino, del dottor Francesco Pennacchini, primo dirigente del Corpo forestale dello Stato, nonché del responsabile del Reparto ambientale marino del Corpo delle Capitanerie di porto, capitano di vascello Aurelio Caligiore.
  La presidenza avvierà le procedure previste per assicurare l'avvio delle collaborazioni sopraindicate, previo distacco o autorizzazione dall'ente di appartenenza nei casi previsti dalla legge.

  La seduta termina alle 16.