XVII Legislatura

VII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 15 di Martedì 14 ottobre 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 3 

Seguito dell'audizione del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, senatrice Stefania Giannini, sull'avvio dell'anno scolastico 2014-2015:
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 3 
Giannini Stefania , Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca ... 3 
Palmieri Antonio (FI-PdL)  ... 8 
Giannini Stefania , Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca ... 8 
Simonetti Roberto (LNA)  ... 9 
Giannini Stefania , Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca ... 9 
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 13 
Palmieri Antonio (FI-PdL)  ... 13 
Santerini Milena (PI)  ... 14 
Giannini Stefania , Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca ... 14 
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 14

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Scelta Civica per l'Italia: (SCpI);
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Nuovo Centro-destra: (NCD);
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Per l'Italia (PI);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Libertà e Diritti-Socialisti europei (LED): Misto-LED.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FLAVIA PICCOLI NARDELLI

  La seduta comincia alle 14.45.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Seguito dell'audizione del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, senatrice Stefania Giannini, sull'avvio dell'anno scolastico 2014-2015.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, il seguito dell'audizione del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, senatrice Stefania Giannini, sull'avvio dell'anno scolastico 2014-2015.
  Saluto il Ministro Giannini e le do la parola per la replica ai quesiti posti e alle osservazioni svolte nella precedente seduta del 30 settembre 2014.

  STEFANIA GIANNINI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Grazie, presidente. Buongiorno a tutti. Io ho impostato, come in altre occasioni, le risposte puntuali alle domande altrettanto puntuali, in ordine di presentazione da parte degli onorevoli commissari. Seguirò questo ordine, specificando – sinteticamente – qual era l'argomento e, poi, intervenendo puntualmente nel merito.
  Parto dall'onorevole Carocci, del Partito Democratico, che chiede, in prima istanza se sul riordino dei cicli di istruzione il monitoraggio annunciato sia in corso e quali misure si intenda attivare.
  Io ricordo a tutti i commissari che il tema del ciclo e del riordino dei cicli si è sviluppato in una serie di azioni normative tra il 2009 e il 2012. Sinteticamente, sotto il piano ordinamentale, nel 2009 è stato fatto un intervento con le indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell'infanzia e del primo ciclo di istruzione. Questo stesso segmento è stato trattato sotto il profilo degli insegnamenti nel 2012. Questi sono stati i primi due interventi, a distanza di tre anni. L'adozione e l'entrata in vigore di queste misure sono avvenute l'anno scorso, nel 2013.
  Il secondo ciclo di istruzione, invece, è stato riorganizzato sotto il profilo ordinamentale e sotto quello degli insegnamenti nel 2010, con le indicazioni nazionali che riguardano i licei e le linee guida per gli istituti tecnici e professionali. Quest'anno, sostanzialmente, si completa la messa a regime di questo nuovo ordinamento, con l'attivazione del quinto anno di corso per tutti gli indirizzi di studio che ho citato.
  Il sistema di monitoraggio, che è previsto dalla normativa e che è stato puntualmente avviato, ha un tavolo tecnico presso il Ministero, che lo sta sviluppando e seguendo, anche in collaborazione con il centro di ricerca INDIRE, che si occupa, tra le altre cose, dei temi che riguardano l'efficienza e l'efficacia dell'attività didattica.
  L'onorevole Carocci aveva quindi chiesto se i risultati di questo monitoraggio sarebbero stati tenuti in considerazione nel definitivo riassetto dei provvedimenti legislativi del piano scuola, che sarà anche Pag. 4ciò che segue la «Buona scuola». La risposta, naturalmente, è affermativa: i risultati saranno tenuti in conto, per quanto sarà possibile, da qui alla fine dell'anno; infatti, questi sono i primi mesi in cui si effettua il monitoraggio sui cicli.
  Il secondo tema, sempre sollevato dall'onorevole Carocci, riguardava la presunta riforma dell'esame di maturità. Si chiedevano puntualizzazioni da parte del ministro – e del Ministero – su questo tema.
  Io distinguo i due piani. Il primo è relativo agli adempimenti necessari a seguito del completamento dei cicli previsti dalla normativa del 2010, la cosiddetta «riforma Gelmini», che ha introdotto nuovi indirizzi di studio, i quali arriveranno a compimento durante l'anno scolastico 2014-2015 e, quindi – soprattutto nello svolgimento della terza prova – richiederanno un necessario intervento di adeguamento.
  Per quello che riguarda invece la struttura dell'esame di maturità – qualcuno di loro l'avrà notato – questo non è compreso nel piano «La buona scuola», il quale non contempla una riforma strutturale della prova. In atto c’è solo una riflessione che, a giorni, verrà completata dal tavolo di lavoro del Ministero che ogni anno, appositamente, si costituisce per introdurre modifiche che abbiano un senso rispetto al percorso di studi, in questo caso della scuola secondaria di secondo livello. La proposta più interessante e di rilievo, anche economico, che stiamo considerando con riferimento all'esame di maturità, è il ripristino della commissione interna con un presidente esterno, che porterebbe a un risparmio di 140 milioni di euro, che non sono una cifra trascurabile. In questa fase, non si andrà oltre questo punto.
  Sempre l'onorevole Carocci chiedeva aggiornamenti e approfondimenti sul tema dell'educazione permanente, rispetto al quale – nella mia relazione – avevo dato qualche indicazione molto sintetica.
  Negli ultimi due anni, come loro sanno, si sono create reali condizioni, in tutto il territorio italiano, per l'attivazione del cosiddetto «Sistema integrato dell'apprendimento permanente», che attualizza – negli Stati membri dell'Unione europea – le linee guida del Lifelong Learning della Commissione europea, un programma importante, ora confluito in Erasmus plus, che ha una storia molto innovativa a livello di education europea.
  Nel 2012, gli organi competenti, cioè la Conferenza Stato-regioni, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, gli enti locali e le regioni, hanno approvato i criteri generali e le priorità per la promozione e il sostegno della creazione delle reti territoriali. A seguito di ciò, sono derivate, il 10 luglio 2014, le «Linee strategiche di intervento in ordine ai servizi per l'apprendimento permanente e all'organizzazione delle reti territoriali», che sono la formula strutturale condivisa per fare formazione permanente e, quindi, autoapprendimento e apprendimento permanente nei singoli territori.
  Attualmente, abbiamo un quadro nazionale. Vado subito ai numeri, perché mi si chiedeva, se ho ben interpretato, una mise à jour di quello che esiste in Italia.
  Abbiamo 56 centri provinciali per l'istruzione degli adulti (CPIA), con l'attivazione e la realizzazione completa, al loro interno, di nove progetti nazionali assistiti, nell'ambito di otto regioni che hanno provveduto a deliberare l'attivazione e a completare tutto il processo.
  I centri provinciali per l'istruzione degli adulti – lo ricordo per memoria comune – sono una tipologia particolare di istituzione scolastica autonoma, che si articola appunto in reti territoriali di servizio. L'interazione qui è molto stretta con gli enti autonomi di governo, non solo le regioni e le reti stesse, ma anche i comuni e tutte le autonomie locali. È molto importante che ci sia un'attività di coordinamento, che è quella che, in questi due anni, si è cercato di avviare.
  Forzando un po’ la definizione tradizionale, direi che l'obiettivo formativo di questi centri per l'educazione permanente, che in molti altri Paesi europei sono da anni strutturati, è quello di favorire meccanismi di autoapprendimento. Nell'adulto che si rivolge a questi centri c’è l'ambizione Pag. 5motivata e importante di creare una metodologia di autoapprendimento, anche oltre i contenuti che vengono impartiti.
  Sarà molto importante monitorare questo processo e verificare l'efficacia e l'efficienza di questi centri.
  Non mi ricordo se mi è stata chiesta un'informazione su questo tecnicismo, ma lo dico ugualmente, perché mi è stato riportato. I codici meccanografici di tutti i 56 centri provinciali sono stati registrati. Forse c'era stata una richiesta puntuale in tal senso.
  Veniamo ora all'attuazione della consultazione sulla «Buona scuola», di cui molto si sta parlando e molto ho parlato anch'io la volta scorsa, riservandomi – e, quindi, non mi sottraggo oggi – di dare indicazioni più precise, di metodo, di merito e anche di aggiornamento quantitativo.
  Nella sollecitazione dell'onorevole Carocci sulla predetta consultazione si chiedevano le seguenti importanti questioni, che sono rilevanti ai fini dell'uso della stessa: che cosa si farà di tutte le risposte che arrivano e quali eventuali misure sono state prese per altrettanto eventuali – e presunti – meccanismi di nicknaming e sovrapposizione, da parte dello stesso utente, a più livelli, su diversi questionari.
  Vi presento una riflessione generale molto sintetica. Innanzitutto, la consultazione pubblica sulla «Buona scuola» ha i caratteri che normalmente ha una consultazione pubblica, gestita e pensata con i criteri e i metodi scientifici che in essa si adottano.
  Non è una rilevazione statistica, non è un sondaggio, non deve arrivare a stabilire orientamenti e, tantomeno, deve eleggere o comunque dare legittimità a un procedimento di qualche tipo. Deve, crucialmente, aprire uno spazio il più possibile ampio, accessibile e coinvolgente, anche in termini quantitativi, per tutti i cittadini e le parti interessate che vogliano fornire il loro contributo di critica, di miglioramento e di ipotesi nuove – di qualunque sorta – al tema dibattuto. Questo è il criterio che è stato usato – anche in Italia, non in questa scala – in precedenti occasioni ed è il criterio che usiamo noi. I risultati non sono – è evidente, ma lo sottolineo – giuridicamente vincolanti, per la natura stessa della consultazione.
  Lo sforzo del nostro Ministero, così come credo sia avvenuto in altre precedenti occasioni, naturalmente è quello di minimizzare l'abuso dell'identità digitale, che esiste in questo tipo di strumenti e che, comunque, è calcolato come rischio concreto, già sperimentato in altre occasioni in numeri trascurabili. Io ho un dato dello 0,1 per cento, post hoc.
  Data la tracciabilità del percorso, è possibile registrare gli eventuali casi di nicknaming – e di doppie identità – che si sono inserite nel sito e quelle che si definiscono «iscrizioni multiple al questionario». Pertanto, il controllo di questa situazione è assolutamente in atto. Non lo facciamo solo noi, ma lo effettua chiunque svolga una consultazione pubblica corretta e scientificamente fondata, consapevoli però che, non avendo un valore procedurale, non ci sarà l'attenzione al dato formale ma, piuttosto, al calcolo della percentuale di questo fenomeno, se sarà registrato in cifre trascurabili.
  Entro ora nel merito della prima domanda, cioè che cosa faremo dei questionari della consultazione on line, ma anche di quella off line, dei risultati dei dibattiti e dei position paper che ci stanno arrivando da Confindustria, dalle consulte provinciali degli studenti, dalle associazioni delle famiglie – che ho incontrato oggi – e dalla Conferenza Stato-regioni.
  Tutto questo materiale è già in corso di aggregazione; verrà analizzato, classificato e pubblicizzato in un rapporto, alla fine della consultazione stessa, nell'arco di tempo necessario, ma sicuramente minimo, ossia di poche settimane.
  Naturalmente, per fare questo saranno coinvolte tutte quelle competenze ad hoc che già sono state coinvolte per la costruzione della consultazione stessa, che vanno dai linguisti computazionali ai sociologi e a tutti quelli che si occupano della tassonomia e della classificazione delle opinioni e dei contenuti delle opinioni.Pag. 6
  Invece, sul piano del riscontro politico e tematico – l'ho detto già in altre occasioni, presidente, ma lo ripeto in questa audizione ufficiale presso la VII Commissione della Camera dei deputati – è chiaro che «La Buona scuola» che uscirà dalla consultazione non sarà esattamente «La Buona scuola» che è entrata nella consultazione stessa. Ci saranno degli assorbimenti di quelle proposte e di quegli elementi, anche di critica che, naturalmente, non potranno alterare l'impianto, il quale, come già ci siamo detti, è fondato su pochi pilastri inalterabili.
  Passerei adesso alle domande dell'onorevole Luigi Gallo, del Movimento 5 Stelle. La prima riguardava il ritardo nell'assegnazione delle supplenze e il «disfunzionamento» del sistema per graduatorie a esaurimento e graduatorie d'istituto che, ogni anno, inficia il buon inizio dell'anno scolastico.
  La risposta che mi sento di dare è questa. Ovviamente, circoscrivo la domanda soprattutto all'anno scolastico appena iniziato: gli eventuali posti che non siano stati coperti nei primi quindici giorni di avvio della scuola derivano, principalmente, dal fenomeno delle cosiddette «disponibilità sopravvenute» e delle rinunce, per opzione, su un'altra classe di concorso. Da questo deriva un susseguirsi di diversi cicli di convocazione, che si stanno concludendo in questi giorni, a distanza di un mese dall'inizio dell'anno scolastico.
  Come sempre, hanno avuto una corsia preferenziale – mi preme dirlo – i posti di sostegno, le cui nomine vengono fatte anticipatamente, proprio per ovviare – il più possibile – a questa disfunzione.
  Devo dire che il nostro progetto parte anche dalla considerazione – e dalla non sottovalutazione – di questo disfunzionamento che deve cessare, perché credo che ci sia un diritto dello studente e un diritto delle famiglie, a cui corrisponde un dovere della scuola, degli insegnanti e di chi la dirige – e a maggior ragione del Ministero – di dare, nel giorno di inizio delle scuole, in tutta Italia, la sicurezza della stabilità dell'organico. Infatti, una delle azioni che ci vede impegnati nell'attuazione del piano è finalizzata anche a questo.
  L'altro tema posto dall'onorevole Gallo è quello relativo alle cosiddette «classi pollaio», che riguarda – lo dico per chiarezza, ma credo che in questa sede sia chiaro a tutti – il rapporto eccessivamente alto tra docenti e studenti e la naturale inclinazione di un sistema sano a eliminare questo tipo di fenomeno.
  Per fortuna, le classi pollaio nel nostro Paese – è bene dirlo – sono un fenomeno molto ridotto e molto concentrato, però qualcuna ne esiste. Quest'anno, io mi sono trovata a dover intervenire sistematicamente per risolvere il problema in due punti molto distanti del Paese: uno in Sicilia, se non ricordo male, e uno in Umbria. La consapevolezza c’è tutta.
  Il dato medio di alunni per classe in Italia, come tutti loro sanno, è positivo: va dai 21 ai 22 alunni. In meno dell'uno per cento delle prime classi della scuola secondaria di secondo grado, dove c’è un tasso di ripetenza più elevato per motivi evidenti, il fenomeno è un pochino più accentuato.
  Io inserisco una nota di prospettiva immediata: dal 1o settembre 2015, con il piano assunzionale e la messa a regime di un sistema autonomo di reti di scuole, le classi pollaio dovranno essere un ricordo di un'altra stagione della scuola italiana.
  Per quanto concerne la pulizia nelle scuole, sempre l'onorevole Gallo chiedeva se il Ministero avesse un progetto per le scuole pulite, visto che si è parlato di scuole belle, di scuole nuove e di scuole sicure.
  L'onorevole Gallo affermava che il Governo Letta e il Governo Renzi non hanno risposto al problema prodotto dalla riduzione delle esternalizzazioni.
  Anche in questo caso, presidente, faccio sinteticamente un quadro dell'esistente, perché anche questo è un tema in evoluzione nella nostra agenda ed è uno dei capitoli sicuramente migliorabili con qualche intervento, non strutturale, ma di merito.Pag. 7
  Innanzitutto, preciso che, quando parlo di scuole, intendo gli istituti e non gli edifici scolastici, che, come sapete, sono molti di più, essendo oltre ventimila. Ad oggi, 5.500 scuole, sul panorama complessivo degli 8.800 istituti, ricoprono le proprie esigenze di pulizia e tutti i cosiddetti «servizi ausiliari» con personale interno, senza ricorrere a collaboratori scolastici esterni. Nelle 3.300 scuole restanti, una quota parte del servizio di pulizia è stata esternalizzata. Probabilmente, ricorderete la trafila normativa. È stata attivata una convenzione Consip per queste scuole, che acquistano una parte dei servizi ausiliari per una spesa complessiva, annuale, di 300 milioni di euro, che sono esattamente la cifra che sarebbe necessaria se il servizio venisse erogato con personale dipendente interno.
  Quello che, invece, è avvenuto con la convenzione Consip – è bene ricordarlo, altrimenti credo che si motiverebbe male il perché si sia andati in quella direzione, anche se non è stato un provvedimento nostro – è che il prezzo della prestazione a metro quadro si è ridotto, e questo, almeno in teoria, dovrebbe consentire di comprare più servizi a minor prezzo.
  Richiamo per due punti di commento la proposta del Movimento 5 Stelle, che l'onorevole segnalava. Devo dire che l'efficienza del servizio di pulizia, dopo una situazione di disagio che è emersa nella prima fase, anche a seguito del passaggio di questo appalto, si è normalizzata. Oggi, possiamo dire che gli standard di pulizia – mediamente – sono più che accettabili. Chiaramente, l'eccezione può esserci, ma non determina una regola nel sistema.
  A partire dalla ripresa del nuovo anno scolastico, la rete degli uffici scolastici regionali si sta già attivando – questo è molto importante perché ci dà una garanzia di controllo del processo – per un monitoraggio puntuale della situazione, per verificare se ancora ci siano casi isolati – tali sarebbero – di difficoltà e di inadempienze.
  Quanto invece al capitolo dei lavoratori socialmente utili (LSU), che, come ricorderete, è stato un primo macigno che, personalmente, ho trovato sulla scrivania del Ministero dell'istruzione al mio insediamento, questo è stato affrontato in modo diverso, cioè attraverso un accordo, almeno a mio parere, molto innovativo e proficuo. Il 28 marzo dell'anno corrente è stato siglato un accordo tra il Governo e le parti sociali, in base al quale una parte dei lavoratori ex LSU, che prima erano impiegati esclusivamente nei servizi di pulizia, ora, con una politica attiva di reinserimento nel lavoro, hanno la possibilità di frequentare corsi di piccola e straordinaria manutenzione, che stanno già rientrando nel capitolo «Scuole belle». Allo scadere della convenzione, che avverrà nel 2016, ci sarà l'opportunità per questo personale di ritrovarsi con una professionalità da spendere nell'ambito del mondo del lavoro.
  Questi lavoratori sono, attualmente, impegnati nell'operazione «Scuole belle» e, grazie anche a questa iniziativa, in questo anno solare – lo ricordo – si stanno ripristinando decoro e funzionalità in 7.700 plessi scolastici in Italia. Non è un numero trascurabile.
  L'ultimo quesito dell'onorevole Gallo riguardava le risorse nella prossima legge di stabilità. Si chiedeva quante saranno le risorse aggiuntive. Siccome si parla di numeri, non sto a «infarcire» un dato secco che sono in grado di dare alle soglie della presentazione del disegno di legge relativo, perlomeno dal nostro punto di vista. Infatti, il nostro Ministero, come gli altri, ha calcolato minuziosamente le risorse necessarie per poter procedere all'attivazione completa di questo piano. Noi abbiamo richiesto e ci aspettiamo un miliardo di euro di risorse fresche, che non sono le risorse strutturali, che comunque nella scuola devono continuare a essere assegnate, come, ad esempio, i fondi per le scuole paritarie e tutto quello che riguarda il funzionamento fisiologico. Un miliardo di euro è la cifra che è stata richiesta e che ci aspettiamo sarà assegnata con la legge di stabilità.Pag. 8
  Mi permetto di dire che questo mi sembra un dato abbastanza epocale. Non ricordo a mia memoria un'operazione di questo genere.

  ANTONIO PALMIERI. Speriamo che sia epocale anche la risposta !

  STEFANIA GIANNINI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Io ho fatto una premessa per correttezza filologica, onorevole. Essendo una filologa, finché non vedo i dati scritti non ci credo, però politicamente potrei già dire che ci sono.
  La valutazione era l'altro capitolo. Si facevano osservazioni soprattutto sul ruolo dell'INVALSI e delle visite ispettive. Mi permetto di fare il punto, altrettanto sinteticamente, sulle procedure di valutazione che si sono già avviate, quest'anno, con la messa in opera del regolamento n. 80 del 2013 e della direttiva da me firmata. Il citato regolamento è stato strutturato dal precedente Governo e, da noi, attivato lo scorso settembre. Prevede la messa a disposizione – a tutte le scuole italiane – di un cruscotto informativo per poter formulare il proprio rapporto di autovalutazione, nel corso di quest'anno scolastico, che verrà consegnato, reso disponibile e pubblicato, in maniera trasparente, nel luglio 2015.
  Questo è il primo atto significativo, concreto, del processo di valutazione estensiva che, nella «Buona scuola», avrà un ruolo fondamentale.
  Molti di questi dati hanno carattere oggettivo. Intendo dire che si riferiscono al contesto socioeconomico della scuola, alle risorse che la scuola ha a disposizione e agli esiti di tutti i processi interni ed esterni. I test INVALSI sono un segmento del rapporto di valutazione e non sono nemmeno la parte quantitativamente più consistente. Il sistema di valutazione, però, come abbiamo già detto in un'altra occasione, presuppone una parte soggettiva, che è quella dell'autovalutazione, che dovrà tenere conto di parametri di valutazione della qualità, della performance didattica e della performance organizzativa, ovvero di tutto il funzionamento della scuola.
  La tempistica del Sistema nazionale di valutazione – non mi era stata espressamente richiesta, ma ne approfitto per darne informazione alla Commissione e a tutti i commissari – è la seguente: dall'anno scolastico 2014-2015, l'autovalutazione riguarda tutte le istituzioni scolastiche, statali e non statali (quindi anche il sistema delle paritarie è coinvolto in questo esercizio), con un processo graduale che andrà a regime nel 2016-2017. Il ciclo è triennale.
  Ogni scuola, come ho detto, dovrà redigere questo rapporto sulla base di un modello elaborato da INVALSI e messo a disposizione dal Ministero dell'istruzione, con il cruscotto direzionale e informativo di cui parlavo, che è previsto e chiaramente espresso nel citato regolamento n. 80 del 2013. Tale rapporto sarà reso pubblico nel mese di luglio del 2015, sul sito istituzionale e sulla piattaforma «Scuole in chiaro», che si abbina come primo passo verso la scuola trasparente, che il progetto «Buona scuola» prevede dal successivo anno scolastico.
  Dal 2015-2016 entrerà a regime la valutazione esterna, sulla base degli indicatori internazionalmente utilizzati di efficienza ed efficacia delle strutture scolastiche. Entro il dicembre 2014 sarà l'INVALSI a definire anche gli indicatori per la valutazione dei dirigenti scolastici, che sono l'altra figura che, ovviamente, non resta e non deve restare esterna a questo processo.
  Passerei, adesso, al suggerimento dell'onorevole Capua, che proponeva, a mio parere pertinentemente, di inserire nel gruppo di valutazione gli studenti più meritevoli di ogni singola scuola. Ci sembra una proposta interessante. Innanzitutto, la componente degli studenti è già prevista come parte interessata nella costituzione degli organi interni della scuola, con la possibilità di essere protagonisti di questo processo valutativo.
  Sull'idea che il criterio di determinazione dei rappresentanti – e dei candidati tra gli studenti – possa essere quello del Pag. 9merito, personalmente, sono molto d'accordo. Chiaramente, è una proposta che andrà messa nel cantiere di completamento della «Buona scuola» in questa fase finale.
  Passo, adesso, agli interventi dell'onorevole Simonetti, della Lega Nord, che avevano una specificità che è quella delle scuole di Biella e, più in generale – aggiungo io – delle scuole che si trovano in province in regime di dissesto finanziario e di commissariamento.
  Noi abbiamo fatto una serie di passi, che riassumo rapidamente, con il Ministro per gli affari regionali e le autonomie Lanzetta, che è il ministro competente su questi temi, cercando di capire se sia possibile l'utilizzo di un fondo che è destinato a questa e ad altre necessità per le province e per gli enti locali in condizioni di commissariamento e di dissesto finanziario.
  Non ho ancora una risposta definitiva dal Ministro Lanzetta, perché ovviamente non dipende solo da lei, essendo il ministro che interagisce con Palazzo Chigi e con il Ministero dell'economia e delle finanze, che è il gestore del fondo su questa tema. Si parla di non molti soldi, per intenderci, mi sembra che per Biella serva un milione ...

  ROBERTO SIMONETTI. Dieci.

  STEFANIA GIANNINI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Dieci milioni ? Non mi avevano dato questa cifra. Comunque, c’è una copertura più che ampia in questo capitolo. I 10 milioni di euro si riferiscono a tutto l'esercizio, ma per l'immediatezza si tratta di un milione. Noi, dal nostro canto, stiamo approfondendo. Ovviamente, il Ministero dell'istruzione – per ragioni istituzionali – non può coprire questi fondi, perché, da un lato, diventerebbe un precedente e, dall'altro, ci sarebbe un rischio di danno erariale se si coprisse una spesa che non è pertinente.
  C’è un Governo che sta cercando di trovare la soluzione. Chiaramente, ora c’è un fatto nuovo, almeno così mi è stato segnalato, cioè il fatto che si sono tenute, anche a Biella, le elezioni provinciali ed è stato costituito un organo di indirizzo politico nuovo, che sta discutendo con la regione dell'emergenza e dell'immediatezza. Sul lungo termine, è chiaro che la soluzione è quella indicata dal Ministro Lanzetta. Su questo ci stiamo attivando e abbiamo sotto controllo la situazione. Speriamo che continui, anche in questi giorni, un clima che non ci impone di trovare – ad horas – la soluzione definitiva. Comunque, sono fiduciosa che si troverà.
  Sempre l'onorevole Simonetti chiedeva delucidazioni – e faceva qualche commento – sul piano assunzionale dei circa 150.000 precari, ritenendoli spesa corrente, eventualmente, e non investimento. Per essere sintetici, ma anche molto precisi, io ritengo che, se si trattasse di personale non destinato a precise funzioni e che non servisse a risolvere una questione irrisolta – da almeno due decenni – nella scuola italiana, cioè la distinzione tra un organico di diritto e un organico di fatto, che ha bloccato, nei fatti, un'autonomia che legislativamente è già in vigore da molti anni, forse, questa obiezione sarebbe pertinente. Invece, non sarà così, poiché questi 150.000 – è una cifra approssimata per eccesso – che si trovano nelle graduatorie a esaurimento diventeranno quel polmone d'ossigeno formato e riqualificato, insieme agli altri insegnanti già di ruolo, azzerando quella distinzione tra organico di fatto e organico di diritto, e dotando le reti di scuole di un organico funzionale.
  Francamente, io credo che – nel capitolo di bilancio – questa sia una cifra che va verso la possibilità di migliorare la qualità dell'offerta formativa, di dare l'autonomia reale e di fare anche quell'esercizio, a cui la valutazione deve tendere, di miglioramento in ciascun istituto della propria qualità di lavoro, sul piano organizzativo, sul piano didattico e sul piano dei servizi. Questo è il vero obiettivo innovativo di questo progetto.
  Come ho detto ieri a Prato, durante uno dei tanti incontri che svolgiamo in giro per l'Italia, rispondendo all'intervento di un insegnante, la «Buona scuola» intende Pag. 10dare una possibilità di incrociare l'asse della cooperazione o dell'inclusione – che in un piano cartesiano io metterei in ascissa e che significa estendere il più possibile i rapporti col territorio e con tutti quegli enti che aprono la scuola ai servizi e la rendono più inclusiva – con l'asse della competizione, che metterei in ordinata, e che significa che ogni scuola deve avere l'attitudine al miglioramento di se stessa. Ogni insegnante deve avere lo stimolo al miglioramento della propria performance, della propria attività e della propria preparazione. In questo senso, il piano assunzionale si inserisce in un quadro molto chiaro e molto finalizzato a far sì che esso sia investimento e non spesa.
  Credo di aver concluso con riferimento alle osservazioni dell'onorevole Simonetti. Passo quindi alle osservazioni puntuali sul contesto friulano e italo-sloveno dell'onorevole Blazina.
  In primo luogo, l'onorevole Blazina chiedeva risposte in merito alla criticità della regione Friuli-Venezia Giulia in relazione a oltre quaranta istituti che sono in reggenza per la graduatoria dei dirigenti scolastici e all'eventuale effetto che il corso-concorso in atto avrà sulla risoluzione di questo tema.
  Io rassicuro l'onorevole Blazina, perché il Ministero è a conoscenza, come è doveroso, di questa situazione del Friuli-Venezia Giulia e della sua genesi. Purtroppo, è una situazione che non è solo patrimonio del Friuli, ma è comune in alcune altre regioni.
  Questa criticità, nella nostra visione, si risolverà a breve, poiché il corso-concorso per dirigenti scolastici per le scuole con lingua d'insegnamento slovena – e per quelle bilingue sloveno-italiano – verrà bandito contestualmente al corso-concorso nazionale. Questo creerà nei tempi che sapete – ossia nel 2015 – la possibilità di avere una nuova selezione, questa volta gestita dalla Scuola nazionale dell'amministrazione.
  La seconda osservazione riguarda, invece, gli uffici scolastici regionali e il fatto che siete ancora in attesa, come lo siamo noi, della nomina del coordinatore regionale del Friuli-Venezia Giulia: rimangono infatti solo quattro nomine di secondo livello. Questo, purtroppo, avviene per un motivo tecnico. Lo specifico, perché è mio dovere farlo. Il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri sulla riorganizzazione precisa che la nomina dei quattro coordinatori degli uffici scolastici di seconda fascia di Friuli-Venezia Giulia, Umbria, Molise e Basilicata – se non ricordo male – potrà avvenire solo a seguito di procedura pubblica di selezione comparativa tra i dirigenti del Ministero e che, responsabile del procedimento, dovrà essere il direttore generale delle risorse umane del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Il direttore delle risorse umane del Ministero dell'istruzione è stato regolarmente nominato, ma il perfezionamento della nomina, come in tutti questi casi, passa da una registrazione del provvedimento presso la Corte dei conti.
  Tale nomina, da parte del Ministero dell'istruzione, è avvenuta nei tempi fisiologici. Attendiamo che con altrettanta celere fisiologia la Corte dei conti ci restituisca il provvedimento. Tutto qui.
  Rispondo, infine, alla questione concernente l'ufficio scolastico regionale per le scuole slovene, dove c’è stato un problema rispetto al precedente organico e all'organico che è uscito dal nuovo concorso (cito dalla ricostruzione del quesito).
  La questione dei distacchi presso questo ufficio speciale, che riguarda le questioni che concernono l'istruzione in lingua slovena, è in attesa di un parere richiesto all'Avvocatura generale dello Stato. La comunità slovena e i diretti interessati hanno infatti sollevato, in tempi utili, la questione se il distacco del personale della scuola in forza presto questo ufficio possa essere rinnovato per i prossimi anni scolastici, oppure se esso debba rientrare nelle rispettive scuole di appartenenza. Visto che la precedente normativa che prevedeva il distacco, la legge n. 38 del 2001 per la tutela delle minoranze linguistiche, tra cui quella slovena, Pag. 11non è stata abrogata, siamo in attesa di apprendere quale sarà la risposta dell'Avvocatura.
  Passo al quesito posto dall'onorevole Marzana, del Movimento 5 Stelle, che ricordava che, alla luce del pensionamento di alcune categorie professionali, salvaguardate dalla riforma Fornero, molti lavoratori cosiddetti «quota 96» del mondo della scuola, come sappiamo, sono rimasti in una condizione di limbo, peraltro molto spesso giustamente ricordata ed enfatizzata.
  Io posso confermare all'onorevole Marzana che per determinare il numero dei possibili destinatari dei provvedimenti, a favore del cosiddetto gruppo dei «quota 96», quello che poteva fare e che ha fatto il Ministero era un'attività di monitoraggio per l'aggiornamento dei dati della situazione corrente. Questo è in corso, e disporremo a breve di tali dati.
  Lei ci chiede se si possano considerare nel piano di assunzioni anche i docenti abilitati di seconda fascia che hanno esperienza, oltre alla formazione, e che si ritrovano in una graduatoria che non dà accesso al reclutamento.
  Io le ricordo che, a decorrere dal 2016, come peraltro è proposto nel piano della «Buona scuola», dopo l'immissione in ruolo di tutti gli iscritti nelle graduatorie ad esaurimento, tutti i posti disponibili – e non il 50 per cento – saranno ad accesso per concorso. Questo significa, per il 2015-2016, 40.000 posti disponibili.
  Ricordo che l'ultimo concorso, il famoso «concorsone» del 2012, bandito dal Ministro Profumo, mise a disposizione 12.000 posti per la scuola. Dico questo per avere un termine di comparazione.
  L'altro quesito, se ricordo bene, riguarda la destinazione dell'8 per mille, il tema della scadenza e del modello sul sito della Presidenza del Consiglio dei ministri. Noi ci siamo attivati per avere informazioni e per dare la corretta risposta. Ho ragione di pensare – dall'approfondimento con la Presidenza del Consiglio dei ministri – che il termine per le istanze possa essere posticipato, per il solo 2014 e solo per gli interventi di edilizia scolastica, al 15 di novembre, per consentire l'accesso al contributo anche per il corrente anno. Ho altrettanto ragione di pensare che verrà introdotto un modello apposito, quello che mancava, per gli interventi relativi all'edilizia scolastica, che potrà essere utilizzato per presentare la richiesta da parte di comuni, province e amministrazioni statali che siano proprietarie di immobili adibiti a uso scolastico.
  Sempre l'onorevole Marzana poneva una questione sui contributi delle famiglie per il funzionamento della scuola. Noi sappiamo bene che non è consentito chiedere alle famiglie degli alunni un contributo obbligatorio, tant’è che sia il ministro che mi ha preceduto sia io stessa abbiamo inviato una nota – molto chiara – indirizzata ai dirigenti scolastici, che ribadiva la natura volontaria dei contributi versati dai genitori. Solo in quanto tali, quindi, i contributi possono essere ricevuti dalle scuole. È stata dunque confermata l'illegittimità di quei comportamenti, ove si sono verificati, di chi ha richiesto obbligatoriamente il versamento. Inoltre – questa forse è la cosa più interessante, anche ai fini del dato informativo che lei voleva acquisire – stiamo svolgendo un'azione puntuale di monitoraggio sul rispetto della mia nota ministeriale, inviata nell'aprile 2014, quando era stata sollevata la questione.
  La questione successiva riguardava l'alfabetizzazione motoria e il pagamento dei compensi. Se non ricordo male, si parlava dell'arretrato di quei ragazzi che avevano lavorato in questo progetto e che non erano ancora stati pagati.
  Io ho approfondito di persona, perché quando succedono queste cose si deve capire perché, se c’è un fondo, questo non venga assegnato. La situazione è la seguente: la copertura finanziaria è solida e presente. Rientra in un progetto di alfabetizzazione motoria, che è assicurato dal contributo del CONI, da uno stanziamento del Ministero dell'istruzione e, anche, da una concorrenza del Consiglio dei ministri.
  Descrivo brevemente il procedimento che, forse, lei conosce. La rendicontazione Pag. 12che deve effettuare ogni singola scuola, raccolta dall'ufficio specifico del Ministero dell'istruzione che si occupa di questo capitolo e che viene consegnato all'Ufficio centrale di bilancio (UCB) – che è un ufficio di pertinenza e di competenza del Ministero dell'economia e delle finanze – è stata rinviata a giugno, perché conteneva delle imperfezioni formali. Noi l'abbiamo ripassata alle scuole, rimessa in ordine e riconsegnata, dieci giorni fa, all'UCB, il quale, per norma, ha 30 giorni di tempo per «bollinare» il possibile pagamento e consegnarlo ai destinatari, salvo che non ci sia un rilievo di altre imperfezioni formali. Di questo si trattava.
  Noi su questo, oltre a sollecitare costantemente – mi creda – per questo caso e per altri analoghi, altro non possiamo fare.
  L'onorevole Rocchi, del Partito Democratico, poneva una questione sui temi dell'alternanza scuola-lavoro e ricordava come la scuola sia davvero ricca di ottime pratiche e di molte esperienze, per esempio la cosiddetta terza area, che si è un po’ affievolita nel corso degli anni. La preoccupazione, se ho ben capito, era come recuperare queste esperienze e non disperderle in un progetto che, fondato sul lavoro, fa del rapporto e dell'alternanza scuola-lavoro uno dei suoi cardini.
  Anche in questo caso sintetizzo, senza ricordare tutto quello che – credo – abbiate a memoria, cioè il fatto che l'alternanza scuola-lavoro, in questo momento, non riguarda ancora una fascia estesa della popolazione studentesca italiana. Siamo al 9 per cento, con meno dell'uno per cento delle imprese coinvolte. Per questo, c’è uno scatto di reni da fare, sia da parte della scuola che da parte del mondo imprenditoriale.
  Quello che noi stiamo cercando di fare, oltre all'interlocuzione molto stretta con il mondo delle imprese e, in particolare, con Confindustria, a una stima puntuale dei costi di questa operazione – 100 milioni di euro per l'aggiornamento di tutti i laboratori degli istituti tecnici e professionali – e alla previsione di non meno di 200 ore di alternanza scuola-lavoro, nel corso del triennio, negli istituti tecnici, è censire tutte le buone pratiche. Lo stiamo facendo, ma in parte è già avvenuto anche negli anni scorsi.
  L'attenzione è volta non solo all'alternanza negli istituti tecnici, quindi nel settore istruzione, ma anche al possibile – io direi necessario – raccordo con la formazione professionale. Questo è un altro capitolo molto importante, che ha uno sviluppo molto virtuoso in alcune regioni italiane (proprio in Conferenza Stato-Regioni queste differenziazioni sono state chiaramente evidenziate) e che deve ritornare su un binario di non sovrapposizione, di non duplicazione delle funzioni, ma anche di messa a regime di una filiera estremamente importante, che va dall'apprendistato alla formazione professionale e alla possibile passerella dalla formazione professionale all'istruzione tecnica e professionale.
  Infatti, come ricordate, la formazione professionale, ormai, è di competenza regionale nel nostro sistema formativo ed educativo e attinge a fondi sostanzialmente europei e regionali. Pertanto, come spesso capita quando si perde un po’ il raccordo con il processo educativo nazionale, ci sono regioni che hanno fatto cose straordinarie, tra l'altro incidendo molto efficacemente sulla dispersione scolastica (i numeri parlano e non sto a ripeterveli) e regioni che, invece, sono rimaste indietro su questo capitolo. Noi stiamo cercando di agire anche in questo recupero.
  Sempre l'onorevole Rocchi mi chiedeva informazioni più precise sulla modalità cosiddetta CLIL e le risorse, tema a noi tutti molto caro. Attualmente, sono stati stanziati 2,5 milioni di euro per le iniziative di aggiornamento e formazione sulla metodologia CLIL, che però – lo ricordo – riguarda esperienze virtuose disperse nel Paese e non il sistema nella sua generalità. Sono 145 le istituzioni scolastiche che, per autocandidatura, hanno avuto il compito di gestire questi fondi e hanno presentato un progetto coerente con gli scopi previsti dalla metodologia CLIL. Ricordo per chi non è necessariamente dentro questo tema che si tratta del Content and Language Pag. 13Integrated Learning, cioè l'insegnamento di contenuti attraverso una lingua straniera e non l'insegnamento di una lingua straniera come oggetto di studio. In altre parole, è quello che si realizza nella Scuola europea, con la classe di lingua. Ad esempio, nella classe di francese si studia matematica, fisica, storia, e così via.
  Attualmente, noi stiamo assicurando, con risorse per questo tipo di formazione, la prosecuzione dei corsi che sono stati attivati. Sono 6.572 i docenti designati dai capi di istituto che frequentano i corsi linguistici, di vario livello, di cui 2.936 stanno seguendo un corso che li porterà alla competenza livello B2, perché si ritiene che una competenza nel Common European Framework dell'ALTE (Association of Language Testers in Europe) sia sufficiente per l'insegnamento in modalità CLIL. Dico, per inciso, che se fosse un livello C1 non sarebbe male, però ci arriveremo. È meglio non coltivare troppe ambizioni. Comunque, c’è un esercito pacifico di insegnanti italiani che si sta avviando al B2.
  Io sono convinta – è inutile che ve lo ripeta, perché l'ho detto in più occasioni – che per arrivare a un bilinguismo diffuso e a un'attitudine al multilinguismo, che sono due fenomeni contigui, ma non esattamente coincidenti, bisogna partire dalla scuola primaria, perché le lingue si imparano bene se si imparano da piccoli, e bisogna partire con una modalità mista tra CLIL e didattica della lingua straniera.
  Tutto questo richiede un ampio lavoro di formazione degli insegnanti e richiede quello che stiamo facendo, cioè il censimento, all'interno dei 600.000 insegnanti di ruolo e dei 150.000 insegnanti precari in via di assunzione, di quanti (credo che non vi stupirà il fatto che ce ne sono), pur insegnando un'altra materia, come matematica, fisica o storia, per loro interesse personale e per il loro percorso di studi, hanno una certificazione che consentirebbe l'inserimento in questo percorso. Questo è il lavoro strutturale che stiamo facendo.
  Concludo con l'onorevole Coscia – spero di non aver dimenticato alcuna questione – che poneva domande sulla cosiddetta «quota 96» e sulla «Buona scuola».
  Come ho detto, il capitolo di «quota 96», così come era stato impostato nel percorso parlamentare, non è previsto nella «Buona scuola», perché è un provvedimento che ha un valore di prospettiva. Questo non esclude che quello che era stato proposto nella Commissione bilancio del Senato, recentemente, possa riguardare di nuovo un'iniziativa parlamentare che vada a buon fine e che saldi un capitolo negativo non dipendente da noi, ma che, comunque, noi abbiamo il dovere di considerare, per questi 4.000 insegnanti che sono rimasti sospesi tra una legge e la sua applicazione.
  Quello che posso dire e che in parte ho già detto, è che la situazione dei docenti cosiddetti «quota 96», se non fosse stata risolta prima, nel piano «Buona scuola» potrà essere sicuramente considerata come un tema da affrontare, anche nel senso di non immaginare necessariamente una didattica frontale per coloro che avrebbero ancora un anno di scuola da fare e, quindi, una disponibilità per i ruoli funzionali. Ci sono tante possibilità, però questo non è compreso come specifico capitolo. Pertanto, io credo che – nella via parlamentare – si potrà riaffrontare questo tema, se ci sarà un'occasione.
  Presidente, credo di aver concluso.

  PRESIDENTE. Grazie, ministro. Non so se dovremo rinviare il prosieguo dell'audizione, perché ho l'impressione che non facciamo in tempo. Credo che abbiamo un impegno con il rappresentante del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo. Ci sarebbe infatti il Comitato ristretto, che abbiamo rinviato due volte.
  Do comunque la parola ai restanti colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  ANTONIO PALMIERI. Come si è visto dalle risposte, non c'era Forza Italia nelle domande poste. Vorrei chiarire questo fatto, innanzitutto, per un atto di doveroso rispetto nei confronti del ministro. Questo, Pag. 14evidentemente, non significa né una mancanza di apprezzamento del suo ruolo né, a maggior ragione, una mancanza d'interesse per gli eventi di inizio anno scolastico.
  Stante che, temporaneamente, siamo in numero esiguo, ciò ha fatto sì che, all'atto dell'audizione, non sia stato possibile essere presenti, soprattutto con la nostra responsabile per il settore scuola, l'onorevole Centemero.
  Ci tenevo a significare questo, in modo tale che rimanesse agli atti che, ovviamente, continuiamo a seguire con grandissima attenzione, perché la scuola ci sta a cuore e non soltanto da adesso. Il discorso ci porterebbe troppo lontano. Comunque, confidiamo, come diceva il collega Simonetti, che la domanda del «miliardone» trovi la risposta positiva che il ministro – e tutti noi – auspichiamo.

  MILENA SANTERINI. Il nostro gruppo, per nostra colpa non era presente. Vorrei ringraziare il ministro, in particolare per le specifiche relative a certe popolazioni scolastiche, perché gli studenti sono tutti uguali e tutti diversi. Mi riferisco al bullismo e all'educazione degli adulti.
  Ho molto apprezzato che sia stato ricostituito l'Osservatorio per i minori stranieri. Ricordo, a questo proposito, le linee-guida scuola e adozioni, che sono alla firma e che sono molto importanti e ben fatte. Naturalmente, rimandiamo alla prossima approvazione del documento conclusivo sulla dispersione scolastica un ragionamento complessivo su questo.
  Ho una domanda. Magari rimandiamo la risposta in altra sede, però intanto la pongo. Chiedo un'analisi di quali tipi di competenze hanno il blocco di docenti che andiamo ad assumere dalle graduatorie. Vorrei sapere se è in corso, come immagino, questo tipo di ragionamento e di analisi, anche perché, in base a questo tipo di competenze e alle rinunce, si stabilirà se entreranno o meno, ad esempio, quelle corti di laureati di scienze della formazione primaria, che, come sappiamo, hanno molto diritto a esserci, ma purtroppo non ci sono.
  Vorrei legare il discorso dell'analisi delle competenze di coloro che immetteremo nella scuola – si è parlato dell'inglese e così via – anche alla possibilità d'ingresso per i laureati più giovani.

  STEFANIA GIANNINI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Visto che sono due risposte molto rapide, se volete le fornisco subito.
  La prima è una data: il 31 ottobre prossimo firmerò ufficialmente le linee-guida. Ho incontrato proprio stamani il forum delle associazioni delle famiglie, nelle sue varie componenti diversificate. C'era anche la presidente dell'Associazione dei genitori di bambini affidatari o adottivi. Questo è un impegno preciso già in calendario.
  Il monitoraggio è in corso. Devo dire che è un lavoro complesso, ma veramente molto interessante, perché ci dà l'opportunità di avere un quadro delle competenze, al di là delle etichette disciplinari degli insegnanti e non solo di quelli. Vorremmo estenderlo a tutta la popolazione insegnante. Credo che questo, entro i primi due mesi del 2015, potrà essere il materiale su cui inizieremo il grande lavoro di formazione e di matching tra le esigenze formative delle reti di scuole e il personale – a quel punto organico e funzionale – che avremo a disposizione.

  PRESIDENTE. Ringrazio il ministro e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.50.