XVII Legislatura

Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi

Resoconto stenografico



Seduta n. 42 di Mercoledì 8 ottobre 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Margiotta Salvatore , Presidente ... 3 

Audizione del presidente e dei commissari dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni:
Margiotta Salvatore , Presidente ... 3 
Cuomo Vincenzo  ... 3 
Margiotta Salvatore , Presidente ... 4 
Brunetta Renato (FI-PdL)  ... 4 
Cardani Angelo Marcello , presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ... 4 
Nesci Dalila (M5S)  ... 8 
Marazziti Mario (PI)  ... 9 
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido (PD)  ... 10 
Airola Alberto  ... 11 
Brunetta Renato (FI-PdL)  ... 11 
Airola Alberto  ... 11 
Brunetta Renato (FI-PdL)  ... 11 
Airola Alberto  ... 12 
Brunetta Renato (FI-PdL)  ... 12 
Gasparri Maurizio  ... 12 
Lainati Giorgio (FI-PdL)  ... 14 
Margiotta Salvatore , Presidente ... 14 
Cardani Angelo Marcello , presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ... 15 
Lainati Giorgio , Presidente ... 16 
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido (PD)  ... 16 
Cardani Angelo Marcello , presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ... 16 
Lainati Giorgio , Presidente ... 16 
Airola Alberto  ... 16 
Cardani Angelo Marcello , presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ... 16 
Lainati Giorgio , Presidente ... 16 
Martusciello Antonio , commissario dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ... 16 
Posteraro Francesco , commissario dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ... 17 
Preto Antonio , commissario dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ... 18 
Nicita Antonio , commissario dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ... 18 
Lainati Giorgio , Presidente ... 19

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SALVATORE MARGIOTTA

  La seduta comincia alle 14.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 13, comma 4, del Regolamento della Commissione, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata mediante l'attivazione del sistema audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-TV della Camera dei deputati e, successivamente, sul canale satellitare della Camera dei deputati.
  Comunico, altresì, che dell'audizione odierna sarà redatto e pubblicato il resoconto stenografico.

Audizione del presidente e dei commissari dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del presidente e dei componenti dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, che ringrazio, anche a nome dei colleghi, per aver accolto l'invito della Commissione.
  Il professor Cardani riferirà sulla delibera n. 494 recante «Criteri per la fissazione da parte del Ministero dello sviluppo economico dei contributi annuali per l'utilizzo delle frequenze nelle bande televisive terrestri», approvata dall'AGCOM nella riunione del 30 settembre 2014.
  Do la parola al professor Cardani, con riserva per me e per i colleghi di rivolgere a lui, al termine del suo intervento, e agli altri componenti dell'Autorità domande e richieste di chiarimenti.
  Professor Cardani, le chiedo due minuti di pazienza, dal momento che il collega Cuomo ha chiesto di poter fare un brevissimo intervento sull'ordine dei lavori. Del tutto eccezionalmente, glielo concediamo, ma a due condizioni: la prima è che sia appunto brevissimo e si contenga entro i due minuti, la seconda è che sul punto non si apra un dibattito, in quanto l'occasione della presenza in Commissione di rappresentanti dell'AGCOM è troppo importante per dibattere di altri temi.
  Se i colleghi sono d'accordo, concediamo all'onorevole Cuomo due minuti.

  VINCENZO CUOMO. Intervengo sul tema dell'ultima programmazione di Report, dove abbiamo assistito all'ennesima aggressione ai prodotti enogastronomici dell'economia campana, in particolare della città di Napoli. Poiché discutiamo di servizio pubblico – a breve ascolteremo gli autorevoli interventi dei componenti dell'Autorità garante – e parliamo di contributi e di canone, credo che sarebbe utile che l'Ufficio di presidenza calendarizzasse un'apposita riunione della Commissione protesa all'approfondimento del tema relativo all'informazione del servizio pubblico: non si può più consentire che ci sia una tale approssimazione. In particolare, l'ultima aggressione ha riguardato la pizza, che non è solamente la pizza napoletana, ma è anche un prodotto riconosciuto dalla Comunità europea dal febbraio 2010. Ciò, non solo ha scatenato un problema nell'economia campana, ma siamo addirittura alla mistificazione e all'artificioso montaggio di alcuni servizi, con il solito «taglia e incolla» delle interviste: inoltre, analisi di laboratori pubblici hanno attestato la non Pag. 4veridicità delle notizie fornite in questo programma, che dovrebbe essere di approfondimento.
  Non vorrei entrare nella polemica, ragion per cui chiudo qui il mio intervento, dal momento che è in discussione non la professionalità dei giornalisti della RAI, bensì l'approssimazione con la quale vengono diffuse alcune notizie che possono creare danni all'economia del Paese, in particolare in alcune regioni e in alcune città. La delicatezza del tema è tale da impormi la limitatezza del mio intervento, ma soprattutto la richiesta che si calendarizzi un'apposita riunione nella quale il tema dell'informazione e della delicatezza delle notizie diffuse debba essere oggetto non solo di indirizzo e controllo da parte di questa Commissione, ma anche e soprattutto di approfondimento.

  PRESIDENTE. Il senatore Cuomo è a conoscenza che si sta discutendo in una serie di audizioni dell'informazione in RAI. Sarà quella la sede per approfondire questi argomenti.
  Mi ha chiesto per un minuto di parlare il Presidente Brunetta, al quale non posso impedire di prendere la parola.

  RENATO BRUNETTA. Mi associo e condivido totalmente la richiesta del collega, non solo per quanto riguarda le cose, ma anche per quanto riguarda le persone. Tanta improntitudine ha riguardato, l'altro giorno, la pizza, ma anche le persone. Io ne sono stato oggetto più volte. Di questa tematica occorrerà parlare con grande attenzione e responsabilità non solo, in generale, sull'informazione del servizio pubblico, ma anche, in particolare, sull'informazione della trasmissione Report.

  ANGELO MARCELLO CARDANI, presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Vorrei innanzitutto ringraziare la Commissione per la decisione assunta di audirci. Inizierei consegnandole una copia della delibera oggetto della nostra audizione. In realtà, ve ne do due copie, una autenticata, che fa fede, l'altra per eventuali riproduzioni.
  La delibera che vengo a consegnare al Presidente è la delibera n. 494/14/CONS del 30 settembre. Approvando questa delibera, l'Autorità, a conclusione di una lunga e complessa fase istruttoria, che ha comportato anche lo svolgimento di una consultazione pubblica, ha approvato i criteri per la fissazione da parte del Ministero dello sviluppo economico dei contributi annuali per l'utilizzo delle frequenze televisive digitali terrestri, in conformità al dettato dell'articolo 3-quinquies, comma 4, del decreto-legge n. 16/2012, convertito dalla legge n. 44/2012. La citata norma ha infatti previsto che, a far data dal primo gennaio 2013, debbano essere versati i contributi per l'uso delle frequenze televisive che gravano sui soggetti assegnatari delle frequenze in seguito al rilascio dei corrispondenti titoli autorizzativi.
  È importante rilevare che la decisione dell'Autorità interviene nell'ambito del sistema di radiodiffusione televisiva terrestre in tecnica digitale, a fronte della definitiva cessazione delle trasmissioni in tecnica analogica.
  L'entrata in vigore del nuovo regime, fissata, come ho detto, al primo gennaio 2013, è stata differita di un anno dall'Autorità stessa con delibera n. 568/13/CONS, sul presupposto che il contributo 2013 si riferisse all'esercizio 2012, nel corso del quale hanno avuto ancora luogo trasmissioni televisive in tecnica analogica. Alla luce del definitivo spegnimento delle trasmissioni analogiche e del conseguente venir meno del regime concessorio, un'ulteriore proroga del vecchio regime di contribuzione anche per l'anno 2014 non sarebbe risultata praticabile da parte dell'Autorità.
  Il citato articolo 3-quinquies, comma 4, del decreto-legge, in combinato disposto con l'articolo 35 del Codice delle comunicazioni elettroniche, delinea obiettivi e principi di cui tener conto nella determinazione dei contributi per le frequenze. Pertanto, con la finalità di promuovere il pluralismo, l'uso efficiente e la valorizzazione dello spettro frequenziale, l'Autorità tiene conto dei principi di ragionevolezza, Pag. 5proporzionalità e non discriminazione. Le citate disposizioni normative circoscrivono il compito dell'Autorità alla sola adozione dei criteri per la determinazione del contributo per i diritti d'uso delle frequenze radio, mentre la fissazione in concreto della misura del contributo è rimessa ai competenti organi di governo. In applicazione di quanto stabilito dal legislatore, pertanto, l'Autorità ha proceduto a elaborare un modello di determinazione dei contributi annuali dovuti dagli operatori di rete titolari del diritto d'uso adeguato al contesto nazionale. A tal fine, l'Autorità ha preso a riferimento il valore economico della risorsa utilizzata come input produttivo dagli attori del mercato, ritenendo che il modello maggiormente rispondente agli obiettivi fissati dal legislatore fosse quello che si riferisce alle transazioni commerciali, assumendo quale punto di partenza il valore dello spettro radio rilevato nell'ambito di transazioni commerciali aventi ad oggetto un bene il più possibile simile al bene in oggetto, ovvero le frequenze radiotelevisive. Nel provvedimento finale è stato dunque considerato il valore di base dell'asta della procedura competitiva svolta ai sensi della delibera dell'Autorità n. 277/13/CONS e conclusasi nel mese di giugno con l'aggiudicazione di una delle tre reti messe all'asta, il cui prezzo base è stato preso a riferimento. Tale valore, che costituisce un parametro di riferimento obiettivo e trasparente, consente di non creare disparità di trattamento tra gli operatori di rete esistenti e i nuovi entranti a seguito dell'asta per le frequenze digitali, come confermato anche dalle osservazioni formulate dalla Commissione europea nella lettera trasmessa all'Autorità e al ministero in data 18 luglio 2014. Inoltre, l'Autorità ha posto come riferimento del modello di determinazione dei contributi non già il valore di aggiudicazione, bensì il valore base minimo, che nella procedura rappresenta anche il valore di riserva del bene oggetto in gara, ovvero il valore che l'Autorità prima e il ministero poi – il ministero ha fissato il valore minimo d'asta sulla base dei criteri dell'Autorità – hanno ritenuto congruo per la cessione in uso ventennale delle frequenze oggetto della procedura competitiva di cui alla delibera n. 277/13/CONS. La circostanza che almeno un soggetto abbia accettato di pagare tale cifra conferma, altresì, che il valore proposto è stato ritenuto ragionevole dal mercato.
  Ai fini del calcolo del contributo annuale il valore base d'asta è stato attualizzato applicando un tasso di sconto pari alla media dei valori mensili dei BTP pluriennali emessi nel 2013 per la durata del diritto d'uso delle frequenze. Una volta individuato, sulla base del principio di ragionevolezza, il valore di riferimento delle frequenze che compongono ogni rete nazionale, per giungere alla determinazione del contributo annuale sono stati tenuti in considerazione gli ulteriori principi di promozione del pluralismo, proporzionalità e non discriminazione. Nel merito, l'Autorità ha previsto innanzitutto l'applicazione di un meccanismo di tipo anti-hoarding che implica aumenti percentuali da applicare al contributo annuale di riferimento in corrispondenza di ciascun multiplex posseduto da parte del medesimo soggetto, a partire dal secondo. Si è ritenuto, infatti, che, all'aumentare delle reti possedute da un singolo operatore, possano aumentare le sinergie, si possano sfruttare le economie di scala e si possa aumentarne la redditività. Al fine di promuovere l'innovazione e, di conseguenza, un uso più efficiente delle risorse frequenziali l'Autorità ha fissato un incentivo rispetto al contributo base annuo applicato agli operatori di rete che realizzano almeno il 60 per cento della copertura con nuove tecnologie del tipo DVB-T2. L'articolo 3-quinquies del decreto-legge n. 16/2012, inoltre, stabilisce che il nuovo sistema di contribuzione sia applicato progressivamente a partire dalla data di introduzione.
  Relativamente agli operatori locali, rispetto alla precedente modalità di pagamento del sistema analogico, si passa da un meccanismo calmierato (tetto massimo) a un meccanismo che dipende dalla titolarità del diritto d'uso delle frequenze (numero di reti) e dal livello di copertura Pag. 6della popolazione di ogni singola rete. Per tener conto di questo cambiamento l'Autorità ha identificato quale criterio da rimandare in applicazione al Ministero dello sviluppo economico uno sconto pari almeno al 70 per cento rispetto al contributo annuo di una rete nazionale e ponderato rispetto alla copertura della popolazione.
  Quanto alla possibile differenziazione del contributo in base alla fattispecie operatore verticalmente integrato o non integrato, l'Autorità ha ritenuto che, in assenza di una precisa disposizione normativa, essa non possa essere lasciata alla discrezionalità dell'Autorità. Si tratterebbe di un parametro difficilmente applicabile per il regolatore, in quanto, fatta eccezione per i casi estremi di operatori completamente integrati e, all'opposto, di operatori che integrati non lo sono affatto, per tutti gli altri operatori più o meno parzialmente integrati, in cui l'operatore di rete utilizza parte, grande o piccola, della capacità trasmissiva per diffondere programmi e servizi audiovisivi nella titolarità della stessa società che possiede o controlla la società di rete, il criterio di differenziazione, vale a dire la soglia su cui basare l'eventuale differenziazione tra soggetti tenuti al contributo frequenze, risulterebbe caratterizzato da un elevato grado di discrezionalità e opinabilità e, di conseguenza, soggetto a forti rischi di contenzioso. Nel corso dell'istruttoria, tuttavia, la Commissione europea, con la citata nota del 18 luglio 2014, ha osservato che, stante la pendenza della procedura di infrazione 2005/5086 sulle frequenze TV, nel presente caso dovrebbero essere tenute presenti le specifiche caratteristiche del mercato radiotelevisivo italiano come condizionato dalle disposizioni oggetto della procedura di infrazione, quali la differenza tra le condizioni in cui le frequenze sono state assegnate agli operatori esistenti – sono assegnate a Cairo Network, ivi incluse le differenti modalità di pagamento – i vantaggi di cui hanno goduto gli operatori incumbent nella transizione verso il sistema digitale, nonché, successivamente, in particolare come riconosciuto dalle Autorità italiane nella loro proposta del 2009, i vantaggi degli operatori incumbent verticalmente integrati che hanno un numero significativo di multiplex.
  In tale prospettiva, allo scopo di tenere nella massima considerazione le osservazioni formulate dalla Commissione europea nella citata lettera, l'Autorità ha apportato dei correttivi alla proposta originariamente sottoposta a consultazione pubblica. Come già evidenziato e come si sostiene nella delibera, non è possibile distinguere, in assenza di uno specifico riferimento alla normativa primaria, operatori verticalmente integrati e operatori che tali non sono. Il rilievo della Commissione europea riguarda, però, una situazione precedente, riferita a una diversa struttura in termini di posizionamento sul mercato e a una differente tecnologia, quella analogica, la cui fase di transizione si è oramai conclusa. Tale situazione si riferisce pertanto ad alcuni specifici soggetti, ovvero ai soggetti verticalmente integrati che detengono un numero significativo di multiplex.
  Nell'individuazione degli operatori verticalmente integrati cui fa riferimento la lettera della Commissione l'Autorità si è domandata, infine, se quest'ultima dovesse essere letta alla luce di una precedente lettera proveniente dai medesimi uffici della Commissione, datata 25 marzo 2013, nella quale si sottolineava che, ai fini della procedura competitiva più volte richiamata in precedenza, non fosse qualificabile come operatore nuovo o minore un operatore all'epoca detentore di tre multiplex, poi confluito in un nuovo soggetto giuridico che detiene, quale operatore di rete, i diritti d'uso di cinque multiplex. L'Autorità ha risolto in senso negativo tale quesito, ritenendo che la Commissione europea intendesse riferirsi, nella lettera del 18 luglio, soltanto ai due operatori che detenevano il maggior numero di multiplex alla data del completamento del passaggio dalla tecnica di trasmissione analogica a quella digitale, ovvero RAI e Mediaset. L'Autorità ha quindi ritenuto di adempiere a quanto richiesto dalla Commissione, introducendo nel modello di determinazione Pag. 7dei contributi alcuni elementi di differenziazione, validi solo per un periodo transitorio, tra RAI ed Elettronica Industriale e gli altri operatori di rete. Questo perché, in assenza di fondamento della normativa primaria, eventuali differenziazioni a regime potrebbero ritenersi in contrasto con il principio di non discriminazione sancito dalla legge. Tali elementi di differenziazione si sostanziano in un periodo di applicazione progressiva dei contributi (glidepath) di durata dimezzata per RAI e Mediaset rispetto agli altri operatori e nell'eliminazione, per questi ultimi, del criterio di anti-hoarding per tutto il periodo di durata del glidepath, nonché di un premio maggiore per l'innovazione tecnologica (-30 per cento del contributo annuo) per ogni rete di nuova generazione di altri operatori nazionali e per gli operatori locali rispetto a un premio di riduzione del 20 per cento del contributo annuo per rete innovativa di RAI o Mediaset.
  Per adattare il modello alle specificità del settore locale e dare così concreta attuazione ai principi di proporzionalità e garanzia del pluralismo, nonché alla luce delle evidenze emerse nel corso della consultazione in merito alle dinamiche del mercato del settore locale, nel provvedimento finale l'Autorità ha previsto per gli operatori locali un fattore di sconto significativo, pari ad almeno il 70 per cento del valore annuo del contributo per ciascun multiplex, a carico degli operatori nazionali, ulteriormente ponderato sulla base degli abitanti coperti dalla rete locale rispetto alla popolazione nazionale. Tale sconto, unito al meccanismo di applicazione progressiva del contributo (criterio di glidepath), laddove il ministero decida di applicarlo, è pari, per gli operatori di rete locale, al doppio degli anni rispetto a RAI e Mediaset, e assicura che l'entità del contributo sia proporzionata allo scopo perseguito e sostenibile per l'emittenza locale.
  Per quanto riguarda le due richieste pervenute nell'ambito della consultazione pubblica di continuare a tenere presente come parametro di riferimento il fatturato delle aziende radiotelevisive e di far pagare un contributo anche ai fornitori di contenuti, si evidenzia che tale ipotesi non rientra nella competenza assegnata all'Autorità dall'articolo 3-quinquies del decreto-legge n. 16/2012 e dall'articolo 35 del Codice delle comunicazioni elettroniche, competenza che si limita all'identificazione dei criteri per la determinazione dei corrispettivi d'uso delle frequenze.
  Nel determinare il nuovo modello di contribuzione l'Autorità ha tenuto conto dell'individuazione e separazione, per legge e per regolamento, di figure distinte in applicazione del cosiddetto horizontal entry model. Quest'ultimo, in luogo dell'unico soggetto del precedente sistema analogico (concessionario dell'attività di radiodiffusione), individua e distingue tre nuove figure, soggette a regimi autorizzativi distinti e separati: l'operatore di rete, il fornitore di servizi media e il fornitore di servizi di accesso condizionato. In base al citato quadro normativo l'obbligo di corrispondere i contributi per l'utilizzo delle frequenze va ricondotto all'operatore di rete o, comunque, al soggetto titolare del diritto d'uso delle frequenze stesse, sulla base dell'autorizzazione appositamente rilasciata dal ministero. Eventuali altre forme di tassazione gravanti sui soggetti autorizzati alla fornitura di servizi audiovisivi e con finalità diverse da quelle delineate dalla disciplina comunitaria in materia di regolamentazione nel settore delle comunicazioni elettroniche, con particolare riguardo allo spettro radio-elettrico, non rientrano nei poteri dell'Autorità, essendo di stretta competenza del legislatore. Inoltre, il compito dell'Autorità si esaurisce nello stabilire i criteri per la fissazione dei contributi e per l'uso delle frequenze assegnate agli operatori che eserciscono reti digitali terrestri, indipendentemente dall'ammontare complessivo della contribuzione onnicomprensiva del previgente sistema analogico.
  Infine, quanto all'applicazione del criterio di progressività di cui al comma 4 del citato articolo 3-quinquies del decreto-legge n. 16/2012 e alla sua compatibilità con quanto previsto dal comma 7 dello stesso articolo, ai sensi del quale dall'attuazione Pag. 8complessiva della norma in questione non devono derivare nuovi o maggiori oneri per lo Stato, l'Autorità ha ritenuto di dover rimettere ogni valutazione in merito ai competenti organi di governo in sede di applicazione concreta del contributo annuale, considerati i possibili profili inerenti agli introiti di finanza pubblica, immediati e in prospettiva. L'Autorità pertanto, nel provvedimento approvato, si è limitata a suggerire l'adozione del criterio di applicazione progressiva del nuovo sistema di contribuzione, indicando a tal fine parametri a cui potrebbe improntarsi la relativa disciplina.
  In particolare, ferme le valutazioni di competenza del Governo sulla compatibilità di tali criteri o con l'equilibrio delle finanze pubbliche, è stato previsto che il ministero potrebbe dar corso all'applicazione progressiva del contributo mediante un meccanismo graduale (glidepath) di durata temporale fino a otto anni, ridotto della metà per gli operatori di rete verticalmente integrati che detenevano il maggior numero di multiplex alla data del completamento del passaggio dalla tecnica di trasmissione analogica a quella digitale a partire dal 2014 e con entrata a regime al termine del periodo.
  In sintesi, il provvedimento finale adottato dall'Autorità nella riunione del 30 settembre 2014 ha avuto come fine quello di rendere l'entità del contributo maggiormente proporzionata allo scopo perseguito, giustificata e non discriminatoria, fermi restando gli obiettivi di promozione dell'uso efficiente e di valorizzazione economica dello spettro frequenziale stabiliti dalla normativa primaria. In questa prospettiva l'approvazione del provvedimento è stata preceduta da un'interlocuzione con il Sottosegretario di Stato onorevole Giacomelli, il quale, alla fine del mese di luglio, aveva preannunciato l'intendimento del Governo di procedere, nel mese di settembre, a un riordino complessivo della disciplina in materie di frequenze, contributi e canoni, nell'ambito di un disegno di riforma unitario e coerente. L'Autorità, preso atto con interesse di questa prospettiva, ha rinviato al 30 settembre ogni decisione in merito. Non essendo intervenuta in tale lasso di tempo alcuna modifica al quadro normativo primario, per le ragioni in precedenza esposte – vale a dire la necessità di fornire al ministero i criteri per la determinazione del contributo per l'anno 2014 – è risultato per l'Autorità ineludibile procedere all'approvazione del provvedimento in questione, che costituisce, a legislazione vigente, un atto dovuto per l'Autorità.

  DALILA NESCI. Ringrazio il professor Cardani per la sua presenza in Commissione, che era necessaria all'indomani dell'adozione di questa delibera, ma anche alla luce di quello che sta accadendo a Rai Way. Le nostre osservazioni, come Movimento 5 Stelle, sono diverse e abbiamo anche delle domande, alle quali speriamo di avere risposte esaustive.
  Nelle premesse alla delibera, l'Autorità ha spiegato che il parametro di riferimento preferibile per determinare il contributo annuale è quello delle transazioni commerciali relative al bene in oggetto, ovvero le frequenze. Stabilito questo, l'Autorità ha ritenuto idoneo il parametro del valore minimo d'asta dell'83 per cento, recentemente aggiudicato a Cairo, pari a 31,6 milioni di euro per vent'anni. Se però questo mux fosse stato, per varie ragioni, svenduto dallo Stato, come qualcuno sostiene, oggi ci ritroveremmo ad ancorare il contributo annuale di uso delle frequenze a un parametro alterato o sottostimato. Quel parametro di riferimento era l'unico possibile ? Quali altri criteri e parametri sono stati presi in considerazione ?
  L'AGCOM ha tenuto a precisare che suo compito è soltanto quello di fissare i criteri – lei lo ha ribadito anche oggi – mentre la determinazione esatta del contributo spetta al Governo. In realtà, sommando i valori di riferimento e le percentuali dei detentori di cinque multiplex, possiamo ricavare piuttosto agevolmente quanto andranno a pagare, per esempio, operatori come Rai e Mediaset. Ebbene, adoperando questi criteri, Rai e Mediaset avranno uno sconto, rispetto al regime attuale, di oltre 10 milioni di euro all'anno. Pag. 9Il margine di discrezionalità del Governo, secondo noi, sarebbe praticamente nullo, ragion per cui vorrei una riflessione da lei in merito.
  Il problema, poi, è che alcuni partecipanti alla consultazione svolta da AGCOM sostengono che, con il modello proposto dall'Autorità, si avrà un gettito complessivo pari a quello che si otteneva con il precedente sistema contributivo. Sulla base di quali dati sostengono questo ? A questo punto, sarebbe interessante capirlo.
  Ci chiediamo quindi se sia stata fatta dall'Autorità una stima di questo gettito. Se avessimo lo stesso gettito anche con il nuovo sistema, dovremmo allora capire su chi e in quali proporzioni ricadrà questo maxi-sconto ai due operatori nazionali. Pertanto, possiamo sapere di quanti operatori di rete stiamo parlando, in modo da comprendere bene le vicende ?
  Se invece una stima del gettito non è stata fatta e se quindi il maxi-sconto RAI e Mediaset determinasse una perdita consistente della finanza pubblica, come si concilierebbe questo con il fatto che il decreto del 2012 impone che dal processo di revisione dei contributi annuali non debbano derivare maggiori oneri per lo Stato e quindi minori entrate ? Avremmo così di fatto una situazione contra legem. Possibile che l'AGCOM non abbia effettuato queste simulazioni ?
  Infine, c’è la questione delle percentuali per i detentori di più frequenze. La stessa Autorità ha richiamato alcune indicazioni chiare della Commissione europea relative alla posizione peculiare di un soggetto come Mediaset nel sistema radiotelevisivo italiano. Queste percentuali progressive per i detentori di cinque multiplex, come Mediaset, da quali parametri di riferimento, a loro volta, originano ? Come sono state stabilite ? Vi sembra che siano sufficienti a differenziare le posizioni di un soggetto come Mediaset rispetto agli altri operatori ? Inoltre, chi pagherà concretamente lo sconto a Mediaset ? A quanto sembra, lo pagheranno altri operatori, in caso di parità di gettito, oppure lo Stato. In questo caso è bene fare chiarezza, perché c’è una disposizione legislativa che chiaramente lo impedisce. Grazie dell'attenzione.

  MARIO MARAZZITI. Ringrazio della puntuale esposizione. Mi sembra che, in realtà, i criteri che avete esposto e che avete spiegato essere necessari ancor prima di un intervento definitivo del Governo – proprio perché il Governo non aveva ancora espresso a settembre quanto promesso in precedenza dal Sottosegretario Giacomelli rispetto a un riassetto dell'intera materia – tengano in debito conto gli orientamenti dell'Unione europea e cerchino di introdurre criteri di applicazione progressiva del nuovo sistema di contributi, tenendo insieme alcuni parametri. Mi riferisco all'incremento del contributo per ogni multiplex addizionale, con una funzione anti-concentrazione; a un incentivo per l'utilizzazione di tecnologie innovative; a un trattamento differenziato per gli operatori locali in ragione della peculiarità di questo settore.
  Rispetto anche ad alcune preoccupazioni espresse dall'onorevole Nesci, a me sembra che quanto abbiamo ascoltato e questa delibera ci permettano di avere criteri consistenti per superare una distorsione precedente. La distorsione precedente consiste nel fatto che i due maggiori operatori versavano oltre il 90 per cento del gettito, mentre si assumevano, di fatto, l'onere di tutti gli altri operatori, nazionali e locali, che usufruivano comunque di una grandissima porzione di una risorsa pubblica particolarmente scarsa, quale quella dello spettro elettromagnetico. La finalità non è solo quella della messa a valore, ma anche quella del ribilanciamento. Personalmente, non userei mai espressioni come «maxi-sconto», perché ritengo questo un fatto di riequilibrio, in quanto c’è un vantaggio pregresso degli incumbent che si va a ricalcolare e a considerare, sia per il più grande operatore privato, sia per il più grande operatore pubblico.
  Detto questo, voglio sottolineare che, secondo me, gli aspetti più importanti sono il riequilibrio e l'accessibilità delle frequenze. D'altra parte, consideriamo che Pag. 10in Europa, per esempio, la messa a valore di queste frequenze per i servizi pubblici non è onerosa. È interessante vedere come in Spagna siano le televisioni commerciali a pagare e come il contributo affluisca alla fiscalità generale e va persino a finanziare la radiotelevisione pubblica nazionale. BBC e ZDF, in realtà, pagano una cifra piuttosto modesta, perché questo aspetto è ritenuto parte del servizio pubblico e quindi non è oneroso per il medesimo.
  Detto questo, la mia domanda è se vi aspettate che il Governo possa recepire e quindi armonizzare quanto voi avete proposto in tempi brevi, e se avete già indicazioni in proposito.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Voglio svolgere una brevissima considerazione a titolo di premessa e poi nel merito rivolgere due domande.
  A titolo di premessa, anch'io voglio ringraziare il presidente Cardani e tutti i commissari per la disponibilità, anche perché è evidente che questa non sia una materia strettamente di competenza della Commissione di vigilanza RAI. Credo tuttavia che, avendo l'AGCOM accettato l'invito e la sollecitazione dell'Ufficio di presidenza della Commissione, si sia costruita un'occasione di confronto in sede istituzionale rispetto a una delibera che è stata in parte, nella relazione con l'opinione pubblica, oggetto di dibattito sui media. Questo tema ha avuto evidenza nell'opinione pubblica, ragion per cui questa è l'occasione per entrare, in termini anche di approfondimento e di dettaglio rispetto ai contenuti della delibera e, se lo si ritiene, anche nella dinamica della delibera stessa. Abbiamo letto di opinioni diverse e di voti diversi, il che evidentemente rientra nella dinamica di un'Autorità garante. Forse, però, può essere un ulteriore elemento di utilità a comprendere fino in fondo tutti gli aspetti della materia. Inoltre, potrebbe rappresentare un elemento di stimolo al Parlamento per una riflessione più ampia. Vista la riduzione del numero dei commissari, forse si può pensare a puntare di più sulla collegialità, riducendo anche il numero delle Commissioni nelle quali avete organizzato il vostro lavoro. In questo senso, per esempio, io, nell'attività di singolo parlamentare, ho presentato un emendamento al decreto «sblocca Italia» che va in questa direzione. Credo che sia stato giudicato inammissibile, ragion per cui non è oggetto di discussione oggi, ma coi prossimi provvedimenti ritenterò, perché credo che questa possa essere materia di interesse.
  Fatta questa premessa, presidente, per quanto riguarda il merito della delibera, ho avuto occasione, come altri colleghi, di dichiarare pubblicamente – non vi tedio con il complesso di argomenti che ho utilizzato per significarlo – lo stupore rispetto a una delibera arrivata nel momento in cui, in realtà, c'era un'iniziativa del Governo. Non si è compreso il perché non si sia atteso il provvedimento del Governo fino in fondo e la forzatura di un voto a maggioranza.
  Volevo utilizzare l'occasione per ritornare su un punto di merito rispetto alla delibera. Per usare le parole di un commissario che ho visto sulla stampa, con il decreto-legge convertito nel 2012 cambia il soggetto passivo d'imposta. Uso questa formulazione, che credo sia sinteticamente efficace. Pertanto, non è più l'emittente concessionaria ad avere il suo fatturato di riferimento, ma solo l'operatore di rete. Questo significa che passiamo, in termini di mercato di riferimento, da un mercato con un volume che fino a poco tempo fa – poi anche lì ha inciso la crisi – valeva circa 5 miliardi a un mercato di riferimento di 500 milioni. Stiamo parlando di ambiti di applicazione, in termini numerici, completamente diversi.
  La legge n. 488/1999 conteneva questi due aspetti, quello dell'editore e quello dell'operatore di rete. Ora, invece, parliamo di un intervento che circoscrive soltanto all'operatore di rete – non c’è l'editore – il mercato di riferimento.
  Il chiarimento che chiedo, avendo ascoltato con attenzione la relazione del presidente Cardani, è se la normativa precedente, ovvero la legge n. 488 che teneva insieme questi due elementi, anche Pag. 11nell'opinione dell'AGCOM, con i termini di definizione, venga completamente sostituita, o, come credo, permanga e, quindi, possa essere integrata anche nei termini del prelievo richiesto, aggiuntivo rispetto ai servizi di rete. Questa è la prima domanda.
  Passo alla seconda. È intenzione dell'AGCOM intervenire, come da propria attribuzione, anche con una segnalazione al legislatore, visto che è stato fatto riferimento anche a questo, per una riforma complessiva sulla materia ? Lo chiedo perché, pur avendo richiamato la posizione mia e di altri colleghi del PD, con le dichiarazioni che abbiamo fatto e con il nostro giudizio negativo, spero, però, che, con le due domande che ho posto e soprattutto con le risposte che verranno fornite, quest'audizione possa rappresentare l'occasione di fornire materiali utili all'audizione della settimana prossima, quella del Sottosegretario Giacomelli, e soprattutto al provvedimento del Governo. Nel nostro auspicio esso supera un problema che abbiamo evidenziato, ma che è emerso anche nelle considerazioni che oggi ci sono state trasferite, e interviene, avendone competenza, sulla completezza della materia.

  ALBERTO AIROLA. Grazie, presidente. Ringrazio tutta la Commissione, i commissari presenti e il presidente Cardani.
  Svolgo un'unica riflessione. Tralascio il fatto che questo cambio di tassazione va a danneggiare, purtroppo, un mercato che potrebbe averne un colpo notevole, quello di operatori non RAI e Mediaset, in cui lavorano moltissime persone.
  Nella storia che abbiamo affrontato fino a qui di Rai Way, per esempio, il Governo ha chiesto a Rai Way 150 milioni. Dopodiché essa è stata privatizzata, ragion per cui presumo che il bisogno dello Stato fosse di fare cassa.
  Attualmente si fa un passo indietro rispetto a ciò. Faccio a lei questa domanda, anche se dovrò farla al Sottosegretario Giacomelli, ovviamente. Mi interessa, però, la sua opinione, perché lei è parte di un processo. Peraltro, mi risulta che abbia votato contro, che si sia opposto. L'ho sentito dalla stampa. Siamo qui per chiarire.
  Mi interessa conoscere la sua posizione, l'espressione di un suo parere, un'opinione su un processo, su uno sconto – evidentemente, è questa la questione che brucia – che ricadrà su Rai Way. Alla luce del fatto che viene diviso il 49 per cento delle quote, questo sconto sull'affitto delle frequenze sarà favorevole a chi compra le quote di Rai Way o allo Stato, che ne manterrà la maggioranza ?

  RENATO BRUNETTA. Grazie, signor presidente. Grazie all'amico, professor Cardani, e a tutti i colleghi dell'AGCOM. Io sono combattuto tra due sentimenti: il primo è di grande piacere di avere qui con noi i commissari dell'AGCOM (lo dico senza infingimento), il secondo è che loro non dovrebbero essere qui. Trovo alquanto anomala l'audizione di oggi. La trovo anomala perché la nostra Commissione di vigilanza non ha tra le sue competenze quella di – anche le parole del collega mi fanno usare questo verbo – inquisire l'attività di un'Autorità indipendente.

  ALBERTO AIROLA. Non sto inquisendo nessuno, collega Brunetta. La mia era una semplice domanda, perché per me ha valore il parere del dottor Cardani.

  RENATO BRUNETTA. Evidentemente, ho colpito nel segno. Anomalo è anche il modo in cui è stata voluta e annunciata quest'audizione, basandosi su articoli di stampa che riportavano indiscrezioni sull'attività interna di AGCOM. Questo, signor presidente e gentili colleghi, è un precedente pericoloso, che può mettere a rischio il fragile equilibrio che regge il rapporto tra Parlamento e AGCOM, perché, come dice la legge n. 249/97, AGCOM opera in piena autonomia e con indipendenza di giudizio e di valutazione.
  L'indipendenza di AGCOM da ogni pressione politica è garantita anche dalla legislazione europea, tanto che nemmeno il Parlamento può sostituirsi alle prerogative di AGCOM. AGCOM, in realtà – e Pag. 12questo è il contenuto della relazione del professor Cardani – applica la legge mettendo in campo la sua competenza tecnica nell'ambito della discrezionalità che le appartiene. Nel caso specifico ha attuato l'articolo 3-quinquies della legge n. 442/2012 voluta dall'allora Governo Monti.
  L'esposizione del Presidente Cardani ci conferma la correttezza dell'interpretazione data alla legislazione vigente. Ho sentito dai colleghi la nascita di un nuovo istituto nel nostro Parlamento. Oltre ad avere i decreti-legge, i disegni di legge e le leggi delega, abbiamo anche le leggi pensate, che diventano, secondo alcuni colleghi, fatto normativo. Le leggi pensate, però, a meno che non appartengano alla patologia dell’«annuncite» acuta, sono semplicemente leggi pensate. Diventano atti quando da pensiero diventano atti del Governo. Il Governo le presenta alle Camere, le Camere le discutono ed eventualmente le approvano. Solo allora diventano atti. Con le leggi pensate intendo dire che un comportamento piuttosto che un altro si dovesse attenere a un'indicazione o a un orientamento pensato dal Governo, ma non realizzato. Giustamente il presidente di AGCOM ci riferisce che l’Authority aveva aspettato il lasso di tempo che era stato richiesto, mi pare, anche da una lettera del sottosegretario con delega. Questo lasso di tempo è stato tenuto fino all'ultimo momento possibile (a fine settembre, mi pare), per poi ottemperare alla legge – non alla legge pensata, ma alla legge vigente – pena la responsabilità di eventuale danno erariale, se l'AGCOM non avesse provveduto.
  Non voglio difendere l'AGCOM, tutt'altro. Dico solo che questo mi porta a difendere le regole del gioco. Pertanto, se il Sottosegretario Giacomelli ha nella sua fervida mente qualche disegno di legge di riordino complessivo, vivaddio, lo faccia approvare dal suo Governo. Lo porti in Parlamento, ne discuteremo e poi sono certo che l'AGCOM si atterrà a quella normativa. Prima di allora, però, mi sembra paradossale, anzi direi ridicolo, chiedere all'AGCOM di attenersi a un auspicio, a un pensiero, a un'idea.
  Se, come pare, il Governo non condivide l'attuale dettato legislativo, non può prendersela con AGCOM, deve semplicemente modificare la legge. Non mancano al Governo gli strumenti: ha avuto 23 fiducie in sette mesi. Non può trovare la scappatoia di condizionare l'autonomia di un'Autorità indipendente perché non è in grado di cambiare una legge che non gli piace. Ciascuno si assuma le sue responsabilità e si rispettino l'autonomia e l'indipendenza di AGCOM.
  Poi mi offrite un caffè per questa perorazione.

  ALBERTO AIROLA. Ha già lo sconto Berlusconi, stai tranquillo.

  RENATO BRUNETTA. Adesso ne arriva anche per te. Tutto ciò premesso, sarebbe ancora più grave – lo ribadisco, sarebbe un pessimo precedente – se l'audizione di oggi, come pure le prese di posizione che si sono succedute a vario titolo anche in quest'aula, in questi giorni, da parte di esponenti di altre parti politiche, fosse dovuta all'interesse di un solo operatore non contento di un provvedimento di AGCOM. I colleghi che sono intervenuti oggi prima di me, quindi, potrebbero essere iscritti in questa difesa d'ufficio di un qualche operatore che si trovi penalizzato dalle decisioni AGCOM. Io non faccio questi cattivi pensieri, però, se usassi lo stesso criterio dei colleghi che sono intervenuti, dovrei dire nome e cognome e dovrei dire «la maggiorazione De Benedetti» o «la maggiorazione Telecom». Non lo dico perché non lo penso, ma direi che questa attitudine e questo comportamento li dovremmo mantenere tutti in quest'aula.
  La ringrazio, signor presidente, e ringrazio il signor presidente Cardani e i signori commissari.

  MAURIZIO GASPARRI. Devo aggiungere poco, perché le cose che ha detto il presidente Brunetta sono molto chiare. È sempre utile un confronto in sedi istituzionali, ragion per cui ringrazio l'Autorità, il presidente Cardani e tutti i membri Pag. 13presenti, perché comunque un dialogo tra la Commissione parlamentare di vigilanza – essa stessa messa in discussione se debba esistere o se debba essere abolita; finché c’è, comunque, è qui, si riunisce e parla – e l'Autorità, che ha una sua autonomia, un incontro e un confronto non guastano mai, se condotti con rispetto.
  Aggiungo solo qualche considerazione perché nella mia esperienza ho fatto proprio una verifica del rapporto tra l'Autorità e altre Istituzioni. Erano i primi anni, credo che l'Autorità sia stata istituita nel 1997. Sono stato ministro dal 2000 al 2005 ed ebbi modo di confrontarmi con l'Autorità alcuni anni dopo la sua istituzione. Era la prima composizione dell'Autorità. Era presidente Cheli e c'era una composizione un po’ più ampia dell'attuale, che abbiamo, con legge, reso più snella, secondo lo spirito dei tempi. Ricordo che io stesso ho dovuto imparare a mie spese quali fossero gli ambiti di competenza del Governo e dell'Autorità, qualche volta con franchi scambi di idee con il presidente Cheli, autorevole costituzionalista e, quindi, persona con una competenza anche ordinamentale. Ho adeguato, quindi, il mio modus operandi a un contesto in cui anch'io ho imparato dall'esperienza delle cose. Si può studiare e si può scrivere molto, ma l'esperienza di vita credo sia importante.
  So bene, dunque, quali siano gli ambiti rispettivi. Io stesso, da ministro, in molti casi ho dovuto attendere pareri e valutazioni dall'Autorità. Penso a tanti casi importanti, alla nascita di Sky e a tante vicende che fanno parte della recente storia della televisione italiana. Attenzione, quindi: i Governi hanno possibilità di intervenire, ma non assolute. Lo dico al presidente Brunetta. In questo contesto ritengo, in primo luogo, che quest'audizione, che mi fa piacere, sia importante perché il documento ci ha spiegato la situazione, anche con tanti aspetti tecnici – anch'io, che pure sono cultore della materia, imparo sempre nuove terminologie, procedure e questioni complesse. Vedo che la relazione che ci è stata fatta ci ha descritto un percorso. Ha fatto riferimento a norme e a problematiche.
  In secondo luogo, ritengo che questo sia uno scambio di conoscenze utili e opportune. Noi siamo favoriti rispetto alla generalità dei cittadini. Del resto, svolgiamo una funzione di parlamentari e di legislatori. Ci può servire per le leggi future la conoscenza del processo decisionale. Peraltro, la delibera non viene presa in clandestinità. È stata pubblicata e quindi uno se la va a leggere e a studiare. Credo dunque, preso atto della relazione, che abbiamo un elemento in più di conoscenza.
  L'attività che, invece, mi preoccupa, cari colleghi – qui parlo a noi del Parlamento – è questo approccio inquisitorio, del tipo: «quello ha votato, quello non ha votato». Noi siamo il Parlamento. Abbiamo perfino noi votazioni segrete, ma la gran parte delle votazioni è pubblica. Noi, però, facciamo un mestiere diverso e riscontrabile da parte dei cittadini. L'Autorità pubblica le sue decisioni. Non credo che abbiamo questo compito, che ha quasi una funzione – non vorrei dirlo – intimidatoria. Qui c’è una relazione che il presidente ha illustrato sulla base delle elaborazioni che ha fatto l'Autorità. Avranno discusso. Bisognerà fare poi una Commissione unica e non più due ? Sono tutti spunti legislativi per il futuro. Una volta erano otto. Adesso sicuramente, essendo più ristretta, è cambiata. Anche il Parlamento cambierà. Non ci sarà più il Senato, come adesso. Il mondo sta cambiando. Io credo, quindi, che, preso atto delle conclusioni svolte, non dobbiamo fare cose ulteriori.
  La relazione si conclude avendo avuto un atteggiamento di rispetto verso il Governo, non dovuto, ma dettato da una valutazione di realismo che io, da politico, apprezzo. Abbiamo aspettato che facessero delle regole diverse. Non le hanno fatte. Se l'Autorità non si fosse poi risolta a prendere delle decisioni, sarebbe stata inadempiente. Parliamo, se ho ben capito, di Pag. 14pagamenti per esercizi precedenti. Alla fine sarebbero stati anche responsabili di un mancato incasso per lo Stato.
  L'anno sta finendo, se non ne siete informati. Siamo a ottobre e fa ancora caldo, ma mancano 83 giorni alla fine dell'anno e, quindi, dobbiamo prendere una decisione. La procedura è stata secondo la legge. Noi possiamo formarci un'opinione. All'Autorità hanno addirittura atteso, e non erano tenuti a farlo, che si facesse una norma, che poi il Governo deve sottoporre al Parlamento. Vediamo la difficoltà di sfornare leggi. Alcuni vogliono le leggi e poi le ostacolano quando si fanno, ma qui verrei alla cronaca di quello che è accaduto pochi minuti fa al Senato e che ci riattende, forse alle 16. In sostanza, credo che la relazione sia assolutamente da mettere agli atti.
  Come ultima annotazione, mi rivolgo al vicepresidente Margiotta. L'altro giorno ho ricevuto una serie di messaggi e di e-mail a raffica dalla Commissione. Prima mi si dice: «audizione alle 14 del presidente dell'AGCOM», poi «audizione del presidente e del consigliere Posteraro», che ben conosciamo e apprezziamo, anche per la sua precedente esperienza ai vertici delle Istituzioni parlamentari, poi è arrivato un altro messaggio, tutto nel giro di un'ora, che diceva «audizione di tutti i membri dell'Autorità». Mi è sembrato – questo mi sfugge, perché non faccio parte dell'Ufficio di presidenza – che ci sia stato lo sforzo di un coinvolgimento di tutti. Tuttavia, le modalità di convocazione, e questa è colpa del Parlamento e della Commissione, sono state farraginose e complesse, quasi che si temesse che ci fossero tutti. Noi non abbiamo convocato, e qui mi fermo, i membri dell'Autorità per ripetere le loro votazioni coram populo. Questo non è previsto da nessuna legge. Io sono soddisfatto della relazione e ne prendo atto. Quando ci saranno leggi che Giacomelli proporrà, le discuteremo, come hanno diritto di fare tutti i proponenti e tutte le Assemblee.

  GIORGIO LAINATI. Ricollegandomi a quello che diceva adesso il senatore Gasparri e tenendo conto anche degli altri interventi, l'amico Marazziti mi permetterà di esprimere un particolare apprezzamento per il suo intervento dal lato della maggioranza di Governo. Ha dimostrato grande equilibrio e obiettività, proprio perché, come lei sa, caro presidente, abbiamo deciso di audire il presidente e i membri dell'Autorità, a cominciare dal relatore. Io sarei ben felice che ci fosse un allargamento del dibattito anche agli altri ospiti, qualora abbiano desiderio di intervenire, in merito a questi argomenti di grande delicatezza.
  Debbo ribadire un pensiero di gratitudine al presidente dell'Autorità, che ha svolto una relazione estremamente approfondita, molto chiara e utile per i nostri lavori.

  PRESIDENTE. Ringrazio l'onorevole Lainati, a cui poi cederò la presidenza, perché sono relatore di un provvedimento all'esame dell'ottava Commissione.
  Prendendo spunto dalle parole del senatore Gasparri, intanto vorrei precisare che lo spirito con il quale abbiamo deciso, unanimemente, nell'Ufficio di presidenza di audire l'AGCOM è esattamente quello che il senatore Gasparri stesso ha detto, ossia quello di avere un confronto, non già, ovviamente, una volontà inquisitoria di alcun tipo. Quanto alla composizione, in merito c’è stato un Ufficio di presidenza che, unanimemente, ha deciso di ascoltare l'AGCOM e il Sottosegretario Giacomelli.
  Quanto al motivo per cui ci sono stati diversi messaggi e convocazioni, ho appreso io stesso oggi, perché non ne siamo stati tutti coinvolti in un opportuno Ufficio di presidenza, che il Presidente Fico, avendo ricevuto una serie di sollecitazioni, anche dai partiti maggiori, ha ritenuto che la cosa migliore fosse convocare il presidente e tutto il Consiglio, avendo, peraltro, riscontrato l'esistenza di precedenti e quindi la circostanza che non si stesse facendo una forzatura.
  Per quanto concerne le cose dette dal presidente Lainati, sono anch'io d'accordo con il fatto che siano il presidente e i componenti del consiglio, a iniziare dal Pag. 15relatore, a decidere come organizzare la risposta ai diversi quesiti che sono stati posti.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO LAINATI

  ANGELO MARCELLO CARDANI, presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Ringrazio tutti gli intervenuti per le cose dette. Non insisterò sui punti sollevati, in particolare, dal professor Brunetta e dal senatore Gasparri. L'invito è stato accolto. Nello spirito di illustrare e informare, dopo un paio di osservazioni iniziali che farò, chiederei ai miei colleghi che sono venuti fin qui di giustificare la loro presenza, aiutandomi nelle risposte.
  Insisterei soprattutto su un paio di concetti generali, perché in diversi interventi mi pare di aver rilevato l'uso del termine «tassazione». Il problema è proprio questo: il passaggio dall'analogico al digitale coincide con un cambiamento di modello interpretativo di queste questioni. A meno che il Parlamento non decida diversamente, ma dalle cose che ho letto, uscite dal Parlamento, non mi sembra questo il caso – il Parlamento è sempre sovrano di cambiare idea – non si tratta più di tassare due o più aziende particolarmente redditizie, a beneficio, come tutta la tassazione, della collettività. Si tratta anche e soprattutto di far rilevare quale valore commerciale importante abbia una risorsa dello Stato come le frequenze, che fino a non molto tempo fa erano considerate sovrabbondanti, regalate, occupate senza vero uso da schermi neri o da radio montane che poi non facevano trasmissioni.
  Le frequenze sono una risorsa diventata di giorno in giorno più rilevante e soggetta a un uso da parte di utilizzatori famelici, come la telefonia e tutto ciò che vi è collegato: oggi non si parla più di sola voce, ma anche di trasmissione dati e tutte queste applicazioni sono molto «affamate» di banda.
  Uno degli obiettivi che credo siano impliciti in questa proposta è rendere edotto almeno il pubblico, ma anche gli utilizzatori inefficienti dello spettro, che questa risorsa dello Stato, questa risorsa del Paese deve essere utilizzata efficientemente. «Efficientemente» vuol dire che, se c’è qualcosa da dire, come molto spesso c’è, va detta utilizzando lo spettro e che, se mancano i soldi, ci può essere un intervento dello Stato. Lo spreco senza giustificazioni non ha più senso, in un momento in cui c’è una domanda fortissima di questo bene. Non si tratta più, quindi, di un modello di tassazione, ma del modello di utilizzazione di una risorsa del Paese che va valorizzata, come tutto ciò che appartiene al Paese stesso.
  Il secondo punto generale che volevo sottolineare è che il provvedimento si allinea a una serie di compiti dell'Autorità che essa condivide con il ministero: su più di un soggetto c’è una ripartizione di compiti. Generalmente, l'Autorità è preposta a fissare i principi e il Governo, il ministero, a declinarli, metterli in musica e farli funzionare. In questa chiave va letto questo provvedimento. Noi, cioè, riteniamo di aver fatto la nostra parte, lasciando poi al Governo la discrezionalità.
  L'onorevole Nesci mi dice che basta prendere un pezzo di carta, fare due conti e vengono fuori cifre precise. Certo, ma, se il compito dell'AGCOM fosse solo quello di fare i conti, non avrei alcuna difficoltà ad accettarlo. Noi, come Autorità, siamo profondamente convinti, e, per quel poco che conosco il Sottosegretario Giacomelli, mi sembra che lo sia anche lui, che il Governo prenderà questa delibera e che ci aggiungerà del suo, come, del resto, sarebbe corretto. Lasciare al Governo il compito solo di trascrivere un provvedimento dell'Autorità sarebbe inutile. Ci potrebbe pensare qualsiasi organismo, come la Gazzetta Ufficiale. Il Governo, come ha già detto, credo abbia intenzione di eccepire con interpretazioni, ed è in questa direzione che ci siamo mossi, fornendo indicazioni un po’ più precise quando si trattava di fare degli esempi. Per esempio, penso all'idea di uno sconto per tecnologie innovative. Questo è un principio. Abbiamo fissato una percentuale. Starà al Governo Pag. 16poi decidere se questo incentivo all'innovazione vada spinto di più o di meno. Queste sono, di fatto, decisioni governative.
  Infine, volevo scusarmi con il senatore Airola quando l'ho interrotto. Ho letto anch'io tante cose sui giornali. Restano cose scritte sui giornali. Non credo di dovervi prestare più di tanta attenzione. Se posso permettermi, consiglierei anche a lei di fidarsi fino a un certo punto di quello che dicono i giornali.
  Lascerei adesso la parola ai colleghi.

  PRESIDENTE. La ringrazio, presidente, ma prima vorrebbe intervenire l'onorevole Peluffo.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Nella premessa avevo fatto considerazioni politiche su cui sono intervenuti, con altrettante considerazioni, i colleghi, ma questo attiene alla nostra dinamica. Avevo rivolto, però, due domande: vorrei capire se risponde il Presidente Cardani o se ha delegato la risposta ad altri.

  ANGELO MARCELLO CARDANI, presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Se non dovessero rispondere i colleghi, me ne farò carico io.

  PRESIDENTE. Il senatore Airola voleva fare una precisazione.

  ALBERTO AIROLA. Vorrei la sua valutazione in merito alle ricadute sulle quote di privatizzazione di Rai Way. Il succo della domanda era questo.

  ANGELO MARCELLO CARDANI, presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Onestamente, posso avere opinioni private, ma non come presidente dell'Autorità.

  PRESIDENTE. Teniamo conto, onorevoli colleghi, che mercoledì alle 14 ci sarà l'audizione del sottosegretario con delega alle comunicazioni. Molti di questi quesiti, senatore Airola, potranno essere posti direttamente al Governo. Come ha detto anche il presidente Cardani, do la parola ai signori membri dell'Autorità.

  ANTONIO MARTUSCIELLO, commissario dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Io risponderò al quesito sull'obbligo della parità di gettito che è stato posto dai parlamentari del Movimento 5 Stelle e dall'onorevole Peluffo.
  L'articolo 3-quinquies, comma 7, del decreto-legge n. 16/2012 sancisce, come è già stato detto, peraltro, nella relazione – poi sarò più preciso – che dall'attuazione del presente articolo non debbano derivare maggiori oneri per la finanza pubblica. Non si riferisce solo al comma 4, che disciplina i contributi, ma anche a tutte le previsioni contenute nell'articolo e, quindi, anche alla questione che riguarda il beauty contest e la nuova tecnologia di DVB-T2.
  Non vi è nelle norme, a stretto rigore, un criterio di parità di gettito. Cionondimeno, l'Autorità ha ritenuto di interpretare in modo particolarmente rigoroso questo principio, ma ha lasciato ai competenti organi di governo la possibilità di fissare un livello di contribuzione che garantirà una parità di gettito rispetto al regime previgente. Nella relazione del presidente Cardani, infatti, si dice, a un certo punto, che l'Autorità, nel provvedimento approvato, si è limitata a suggerire l'adozione del criterio di applicazione progressiva del nuovo sistema di contribuzione, indicando a tal fine parametri a cui potrebbe improntarsi la relativa disciplina. In particolare, si fa riferimento al criterio del glidepath. Il ministero può applicare in maniera graduale il criterio, con una durata temporale fino a otto anni o ridotto alla metà per gli operatori di rete verticalmente integrati che detenevano il maggior numero di multiplex. Nel caso specifico, quindi, può, ove mai lo ritenesse, decidere di non applicare il criterio del glidepath e acquisire immediatamente tutte le risorse nel primo anno. La parità di gettito è comunque garantita. Tuttavia, a regime, nella proiezione realizzata dall'AGCOM le risorse che deriveranno da questo tipo di regolamentazione saranno Pag. 17comunque superiori a quelle che finora il Ministero dell'economia e delle finanze ha acquisito rispetto alla stessa modalità di acquisizione delle risorse stesse.

  FRANCESCO POSTERARO, commissario dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Mi vorrei riagganciare ai quesiti posti dall'onorevole Peluffo, riguardo al primo dei quali la premessa del discorso è quella che ha fatto il presidente Cardani, vale a dire che i soggetti passivi del contributo sono oggi non più le emittenti, ma gli operatori di rete.
  Bisogna sottolineare che questa non è una scelta di AGCOM, come pure è stato scritto, ma è un effetto del passaggio a una nuova tecnologia, sanzionato dal decreto-legge n. 16/2012 approvato dal Governo Monti, in conformità a quanto previsto dalla normativa dell'Unione europea. Il contributo è dovuto dai soggetti che sono assegnatari delle frequenze. Il procedimento che ha dato origine alla delibera della quale stiamo discutendo riguarda solo questo aspetto e non altri.
  Il quesito che l'onorevole Peluffo poneva era il seguente: cosa pensate di un'eventuale persistente vigenza della legge n. 488/99, ossia della norma che prevedeva il vecchio canone per le emittenti ? Dico, in premessa, che non è compito dell'Autorità stabilire se una legge sia vigente o meno. Desumo, però, che, secondo AGCOM, stando ad alcune delibere da essa stessa assunte, sono venute meno le basi costituite dal vecchio regime concessorio.
  Ricordo due delibere. Nella delibera n. 353/2011, approvata nella passata consiliatura, si stabiliva che il canone sarebbe stato a carico delle emittenti fino alla fine dell'anno di cessazione delle trasmissioni in analogico, con ciò supponendo che, finito l'analogico, sarebbe finito il canone.
  Questa consiliatura ha adottato la delibera, ricordata prima dal Presidente Cardani, che ha differito l'entrata in vigore del nuovo sistema dal 2013 al 2014, evidentemente supponendo che senza questa decisione quel sistema sarebbe venuto meno. Sottolineo, però, che non è compito nostro stabilirlo e che, se il Governo dovesse ritenere che invece la norma sul canone contenuta nella legge n. 488 del 1999 è ancora vigente, non avrebbe bisogno di AGCOM per riscuotere i contributi.
  Anche qui mi riaggancio a quanto diceva prima il presidente Cardani e anche a quello che diceva il collega Martusciello: il nostro non è un provvedimento auto-applicativo. Abbiamo adottato un provvedimento che rappresenta una premessa necessaria del provvedimento del Governo che applica i contributi. Per questo abbiamo dovuto applicarla in tempi tali da consentire al Governo, a legislazione vigente, di adottare il provvedimento, altrimenti avremmo cagionato indirettamente un danno erariale. Lo preciso, fermo restando che il Governo, come è stato ripetuto, può cambiare le regole in ogni momento e può applicare o meno i nostri provvedimenti.
  Tra l'altro, il fatto che si insista che bisogna cambiare le regole, se me lo consentite, mi fa desumere che, a bocce ferme, con le regole vigenti, la nostra soluzione sia l'unica consentita dalla legge. Ripeto, il Governo può riformare la disciplina e può modulare come crede la progressività in maniera diversa, come faceva presente prima il collega Martusciello. Tuttavia, e in questo sono d'accordo con il presidente Cardani, anche se non è stato oggetto di dibattito fra di noi perché non è argomento in esame, non è obbligato ad attenersi ai criteri stabiliti da AGCOM. Io non credo che il compito del Governo possa ridursi a quello di mero esecutore delle delibere di un'Autorità. Noi siamo indipendenti dal Governo, ma lo è, a più forte ragione, il Governo da noi.
  Quanto all'applicazione progressiva, essa andrà conciliata da parte del Governo con il criterio dell'invarianza di gettito. Non abbiamo la competenza formale e soprattutto gli strumenti tecnici per verificare se vi sia o meno l'invarianza di gettito, anche perché il parametro è variabile. Il vecchio canone era commisurato al fatturato delle emittenti, non era un valore fisso, ma un parametro variabile. Come diceva prima il collega Martusciello, Pag. 18facendo due calcoli e applicando i criteri AGCOM, ferma restando la piena libertà del Governo di discostarsene come crede, il risultato finale a regime dovrebbe essere un importo superiore a quello più volte richiamato sulla stampa dell'anno 2011, che peraltro è da presumere che, con il calo dei ricavi pubblicitari, sia destinato a decrescere negli anni successivi. Il nostro contributo a regime, però, dovrebbe dare un valore superiore. Non so se il presidente ritiene che io debba aggiungere altro.

  ANTONIO PRETO, commissario dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Molto è già stato detto dai miei colleghi, ragion per cui ho anche il vantaggio di poter essere più breve.
  Desidero precisare un aspetto fondamentale, peraltro già emerso nel dibattito. Ci troviamo di fronte a un regime completamente diverso dal regime concessorio precedente. Pertanto, anche a proposito dei riferimenti alla legge n. 488, è chiaro che i soggetti sono completamente diversi. Oggi parliamo di operatori di rete e il cosiddetto modello horizontal entry model, quello che viene utilizzato oggi, prevede tre soggetti diversi, laddove prima ce n'era uno solo. Oggi quindi consideriamo l'operatore di rete, il fornitore di servizi media e il fornitore di servizi di accesso condizionato. Come è già stato sottolineato, i mercati sono completamente diversi. Dunque, fare paragoni sui gettiti o eventuali riferimenti a pagamenti precedenti, relativi al regime concessorio, non è più pertinente rispetto a un nuovo quadro normativo che ha cambiato completamente il sistema.
  Trovo che, avendo cambiato completamente i parametri di riferimento, dobbiamo ritararci e ripartire da zero rispetto alle valutazioni da fare. Ritengo un po’ semplicistico parlare di sconti o di cose di questo tipo. Siamo in un regime completamente diverso. I miei colleghi hanno già illustrato su quali basi abbiamo suggerito, proposto e, in taluni aspetti, identificato i criteri con cui poi il Sottosegretario Giacomelli potrà dare attuazione a questi principi. Da questo punto di vista AGCOM ha fatto il massimo per tenere in conto, da un lato, gli orientamenti e le indicazioni previste dal dettato normativo, ovvero la legge n. 44/2012, e, dall'altro, l'orientamento posto dalla Commissione europea nella sua lettera. Nascono così il parametro di riferimento della base d'asta, che, secondo i nostri studi, deve tenere conto del valore economico di mercato e quindi la transazione commerciale, che è quella che abbiamo proposto noi e che è stata fatta propria dal Governo, adeguatamente attualizzata, rispetto anche all'indicazione forte che veniva dalla Commissione europea di trattare l'operatore che aveva fatto un'offerta per l'asta e non discriminarlo rispetto agli altri. Questi due input si sono saldati e hanno trovato in questa scelta il momento non discriminatorio e coerente con il dettato normativo.

  ANTONIO NICITA, commissario dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. I colleghi hanno già ampiamente risposto alle diverse domande. Voglio solo precisare la circostanza, che è stata anche evidenziata, che oggi siamo qui, come organo, a illustrarvi un provvedimento preso. Siamo felicissimi di approfondire temi e dibattiti in altre sedi, ma oggi il nostro è un compito istituzionale.
  Da questo punto di vista, intendo riprendere alcune questioni poste dall'onorevole Peluffo, ribadendo che il tema che lui poneva è stato oggetto della nostra discussione interna. Non è un tema che non abbiamo considerato. L'Autorità ha ritenuto, come è stato detto dai colleghi, di concentrarsi su ciò che la legge imponeva all'Autorità di prendere come decisione. Cionondimeno, la sua segnalazione potremmo eventualmente prenderla in considerazione. L'Autorità avrà modo di discutere su questo proprio rispetto alla circostanza che la relazione va al di là di questa decisione, di questa delibera, tenendo conto che il vecchio regime vedeva comprendere insieme sia gli operatori di rete, sia gli operatori di servizi, mentre il provvedimento attuale riguarda solo gli operatori di rete. Ciò può porre al Governo Pag. 19e al Parlamento il tema di un completamento di questo regime che abbiamo affrontato oggi.
  Questo, comunque, non è un tema che ha riguardato questa delibera, non è un tema che ha riguardato la nostra decisione e, quindi, credo sia molto opportuno che resti al vostro dibattito.

  PRESIDENTE. Vi ringrazio sentitamente a nome di tutti i colleghi deputati e senatori. Se i colleghi ritengono esaustive le risposte e se il presidente Cardani non intende aggiungere ulteriori considerazioni, non mi resta che ringraziare, a nome del Presidente Fico, gli autorevoli ospiti per i loro importanti interventi. Esprimo la mia stima e la mia considerazione, convinto di interpretare i sentimenti di tutti i colleghi deputati e senatori, nei confronti dell'importanza e dell'autorevolezza dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni nello scenario del rispetto del pluralismo e della libertà di informazione, che è uno dei fondamenti del vostro lavoro, per il quale vi ringrazio.
  Vi auguro buon lavoro a nome di tutti e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.35.