XVII Legislatura

Commissione parlamentare di vigilanza sull'anagrafe tributaria

Resoconto stenografico



Seduta n. 12 di Mercoledì 2 luglio 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Portas Giacomo Antonio , Presidente ... 3 

Audizione dell'ing. Agostino Ragosa, direttore generale dell'Agenzia per l'Italia digitale:
Portas Giacomo Antonio , Presidente ... 3 
Ragosa Agostino , direttore generale dell'Agenzia per l'Italia digitale ... 3 
Pagano Alessandro (NCD)  ... 6 
Ragosa Agostino , direttore generale dell'Agenzia per l'Italia digitale ... 6 
Pagano Alessandro (NCD)  ... 6 
Ragosa Agostino , direttore generale dell'Agenzia per l'Italia digitale ... 6 
Pagano Alessandro (NCD)  ... 6 
Ragosa Agostino , direttore generale dell'Agenzia per l'Italia digitale ... 6 
Pagano Alessandro (NCD)  ... 6 
Ragosa Agostino , direttore generale dell'Agenzia per l'Italia digitale ... 6 
Pagano Alessandro (NCD)  ... 6 
Ragosa Agostino , direttore generale dell'Agenzia per l'Italia digitale ... 7 
Pagano Alessandro (NCD)  ... 7 
Ragosa Agostino , direttore generale dell'Agenzia per l'Italia digitale ... 7 
Pagano Alessandro (NCD)  ... 7 
Ragosa Agostino , direttore generale dell'Agenzia per l'Italia digitale ... 7 
Ruocco Carla (M5S)  ... 7 
Ragosa Agostino , direttore generale dell'Agenzia per l'Italia digitale ... 7 
Pagano Alessandro (NCD)  ... 9 
Ragosa Agostino , direttore generale dell'Agenzia per l'Italia digitale ... 9 
Pagano Alessandro (NCD)  ... 9 
Ragosa Agostino , direttore generale dell'Agenzia per l'Italia digitale ... 9 
Ruocco Carla (M5S)  ... 9 
Ragosa Agostino , direttore generale dell'Agenzia per l'Italia digitale ... 9 
Portas Giacomo Antonio , Presidente ... 9 
Ragosa Agostino , direttore generale dell'Agenzia per l'Italia digitale ... 10 
Portas Giacomo Antonio , Presidente ... 10 
Ragosa Agostino , direttore generale dell'Agenzia per l'Italia digitale ... 10 
Portas Giacomo Antonio , Presidente ... 10 
Ruocco Carla (M5S)  ... 10 
Ragosa Agostino , direttore generale dell'Agenzia per l'Italia digitale ... 10 
Portas Giacomo Antonio , Presidente ... 10

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIACOMO ANTONIO PORTAS

  La seduta comincia alle 8.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Propongo, se non vi sono obiezioni, che la pubblicità dei lavori sia assicurata anche mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso.

Audizione dell'ing. Agostino Ragosa, direttore generale dell'Agenzia per l'Italia digitale.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione dell'ing. Agostino Ragosa, direttore generale dell'Agenzia per l'Italia digitale.
  L'audizione si svolge ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento della Camera e si inquadra nell'ambito dell'attività di controllo sulla gestione dell'anagrafe tributaria che la legge 27 marzo 1976, n. 60, recante «Norme per l'attuazione del sistema informativo del Ministero dell'economia e delle finanze e per il funzionamento dell'anagrafe tributaria», attribuisce alla Commissione.
  Ricordo che con quest'audizione si intendono acquisire elementi informativi sui progetti coordinati dall'Agenzia per l'Italia digitale in materia di fatturazione elettronica, Anagrafe unica della popolazione residente e identità digitale, che prevedono l'utilizzo dei dati dell'anagrafe tributaria e la loro integrazione con quelli delle banche dati di altre amministrazioni dello Stato.
  Do la parola all'ingegner Ragosa per lo svolgimento della sua relazione.

  AGOSTINO RAGOSA, direttore generale dell'Agenzia per l'Italia digitale. L'occasione che mi si offre è quella di fare il punto della situazione sia sull'Agenda digitale italiana, sia su tutti i progetti connessi, in particolare quello dell'Anagrafe unica della popolazione residente. L'Agenda digitale italiana è stata avviata operativamente dal Governo Monti, riprendendo le tematiche dell'Agenda europea e le caratterizza e contestualizza all'interno del sistema nazionale.
  Per quanto riguarda l'Agenda digitale italiana, il suo è stato un avvio molto faticoso, perché abbiamo avuto tre Governi con indirizzi diversi e contrastanti, ma abbiamo comunque proceduto all'avvio e alla realizzazione di progetti di interesse nazionale.
  Prima di tutto un tema importante concerne la questione infrastrutturale non soltanto del Paese, ma anche della pubblica amministrazione. Nel Paese si è a lungo discusso delle tematiche della banda larga che costituiscono uno degli obiettivi comunitari. In particolare, l'Italia, nell'ultimo periodo, è riuscita a ottenere un importante risultato, quello di dare a più del 98 per cento della popolazione un accesso xDSL vale a dire un accesso a una velocità almeno a due megabit. Oggi più del 98 per cento della popolazione ha questa possibilità, ma l'Europa ci sta ponendo obiettivi molto più ambiziosi. Si parla di raggiungere i 30 megabit per tutta la popolazione entro il 2020 e addirittura i 100 megabit per il 50 per cento. In questo senso è stato predisposto e chiesto agli operatori, in particolare alle Telco, di predisporre un piano degli investimenti (il «documento Caio»), che, a mio modo di Pag. 4vedere, va seguito attentamente nella sua implementazione per poter raggiungere gli obiettivi che l'Europa, lo ripeto, ci sta ponendo. In particolare, è molto ambizioso l'obiettivo di avere i 100 megabit al 2020 per il 50 per cento della popolazione. C’è poi il tema dell'infrastruttura pubblica oggi decisamente frammentata. Abbiamo circa 11.000 punti sul territorio da cui vengono erogati i servizi pubblici. Si tratta di punti che contengono molto spesso sistemi obsoleti e che sono per la maggior parte non interoperabili tra di loro. Uno degli obiettivi che l'Agenda digitale si pone è proprio quello di rendere interoperabili i sistemi della pubblica amministrazione per garantire ai cittadini la possibilità di fruire in modo semplice dei servizi di cui hanno bisogno verso la P.A.. Vi porto un esempio. Oggi, se uno va in un ospedale di una ASL, deve poter fornire tutti i suoi riferimenti e le sue informazioni. Se si sposta in un ospedale di un'ASL accanto, magari nella stessa città, deve ricominciare daccapo. Questo perché i sistemi informativi delle singole strutture sono nati tutti verticali e non sono interoperabili tra di loro, cosa che comporta anche costi di gestione molto alti. Ogni anno la pubblica amministrazione spende circa 10 miliardi di euro. I 10 miliardi di euro in contabilità pubblica sono un costo, perché tale è considerata l'ICT, una visione ormai superata del sistema informatico e tecnologico. Nella pubblica amministrazione l'ICT è a costo perché viene ancora considerato come le linee che bisogna affittare dall'operatore TLC o i PC che bisogna acquistare dall'operatore informatico. In realtà, l'ICT è un vero e proprio investimento, perché sta sempre di più diventando l'essenza stessa del sistema dei servizi.
  Uno dei lavori che l'Agenzia sta facendo è quello di convincere i referenti pubblici, a considerare l'ICT non più come un costo per la pubblica amministrazione, ma come un investimento. Questo cambio di paradigma ci potrebbe anche aiutare a utilizzare meglio i fondi europei, perché, se li usiamo come investimento, li potremmo tranquillamente utilizzare. Se, invece, tutta questa partita è a costo, avremmo delle difficoltà, perché i 10 miliardi di costo impattano direttamente sul debito pubblico.
  Con questa grande frammentazione della pubblica amministrazione, che presenta 11.000 siti non interconnessi tra di loro, il sistema pubblico va decisamente ripensato. Non possiamo tenere i siti in 11.000 punti non protetti: ne dobbiamo ridurre decisamente il numero. Gli 11.000 siti sommano circa 400.000 metri quadri. Abbiamo quindi una distribuzione sui territori di CED – così si chiamano i centri dove ospitiamo i sistemi – di 40 metri quadri. Questo significa seri costi di manutenzione e impossibilità di protezione delle informazioni. L'Agenzia ha proposto e presentato al Governo un piano di razionalizzazione dell'infrastruttura pubblica, con la riduzione da 11.000 a 60 di queste infrastrutture. Per poter realizzare questa operazione ci sono investimenti da fare per circa 2,5 billion euro e saving a livello di spending review. I due 2,5 billion euro, se portiamo a investimento l'ICT, li potremmo ottenere utilizzando i fondi europei. Abbiamo anche fatto vedere come il payback di questo investimento si avrebbe addirittura in un anno.
  Si tratta di una operazione che stanno portando avanti tutti i Paesi al mondo. Si sta passando da infrastrutture cosiddette distribuite a infrastrutture centralizzate. Qualcuno sicuramente avrà sentito parlare di queste nuove infrastrutture che consentono di erogare sempre di più i servizi da punti centralizzati. Si parla oggi di cloud, che non significa altro che avere la centralizzazione dei sistemi di servizi, la banda larga e la possibilità di erogare da questi luoghi i servizi stessi in modo decisamente più semplice: questa è una operazione fondamentale per il sistema pubblico nazionale.
  Abbiamo presentato, come Agenzia, un programma di razionalizzazione dell'infrastruttura – vengo poi alle anagrafiche – e di semplificazione dei CED della pubblica amministrazione. Questa è una delle operazioni presentate nel Piano dell'Agenzia.
  Perché è indispensabile questa operazione ? Accenno subito a uno dei progetti Pag. 5che si sta realizzando, quello dell'Anagrafe unica della popolazione residente, mediante la quale stiamo eliminando le anagrafiche dai circa 8.000 comuni italiani e le stiamo centralizzando nel data center della SOGEI. A questo luogo collegheremo tutti i comuni con la cosiddetta rete pubblica di connettività, la rete SPC (Sistema pubblico di connettività), per la quale stiamo facendo una gara da 2,4 billion euro che dovrebbe consentire a questo sistema, localizzato a Roma, di operare, e dotato di disaster recovery. Infatti, quando si centralizzano le informazioni, bisogna fare due operazioni: da un lato, metterle in sicurezza, il che significa molto spesso non solo proteggerle meglio nel luogo fisico primario, dall'altro possedere anche un disaster recovery, ossia un luogo alternativo da cui poter erogare gli stessi servizi in caso di guasto o di attacco al sistema primario. Sono pochi i siti della pubblica amministrazione con questo tipo di caratteristiche e dotate di un disaster recovery. SOGEI è una di queste: il sito primario è a Roma, il disaster recovery in una caserma della Guardia di finanza all'Aquila.
  Una volta che centralizziamo tutte queste informazioni, i comuni devono poterne fruire, perché rimangono gli owner dei dati: quando si nasce, quando si muore, quando ci si sposa, si continuerà a fornire tali dati ai comuni che aggiorneranno il sistema locale modificando in sicurezza le informazioni per poterne poi disporre per i servizi locali. Pertanto, è necessario continuare ad avere localmente copia delle basi dati per poter poi erogare i servizi che il comune generalmente eroga (tributi locali e così via). Questa modalità di interazione tra il sistema centrale e gli 8.000 comuni avviene attraverso quello che si chiama il Sistema pubblico di connettività. È una nuova gara pubblica che stiamo svolgendo, che è in assegnazione e che dovrebbe interconnettere fisicamente i comuni con l'Anagrafe unica della popolazione residente, che è stata individuata essere una delle basi dati critiche nazionali. Da qui deriva il disegno architetturale del nuovo sistema informativo pubblico. Immaginate questo disegno svolto su tre livelli. C’è un livello nazionale in cui ci sono le informazioni che servono a più soggetti, per esempio quelle dell'Anagrafe unica della popolazione residente. C’è un livello regionale in cui ci sono le informazioni che servono fondamentalmente a erogare i servizi sul territorio regionale. Infine, c’è il livello locale, dove saranno disponibili i servizi erogati localmente. Immaginate questo nuovo disegno del sistema informativo pubblico basato su tre livelli, nazionale, regionale e territoriale. Le informazioni verranno allocate su questi tre piani: l'Anagrafe unica nazionale è sul primo livello, quello nazionale, ma il Fascicolo sanitario elettronico è sul livello regionale. Il Fascicolo sanitario elettronico è uno dei progetti che l'Agenzia sta realizzando insieme al Ministero della salute e alle regioni e prevede che le informazioni relative allo stato di salute di ogni cittadino vengano allocate sul piano regionale.
  Stiamo convincendo le regioni che non ha senso avere le basi dati del Fascicolo sanitario elettronico nelle singole ASL. Conviene prendere queste informazioni e portarle a livello regionale, anche perché il Fascicolo sanitario elettronico a livello europeo sarà uno dei servizi cross-border. Sarà quindi necessario evitare frammentazioni perché più frammentiamo queste informazioni, più sarà difficile leggerle in modo integrato e addirittura a livello europeo. Pertanto, la raccomandazione che stiamo dando alle regioni è di portare queste informazioni in un CED regionale, in una struttura regionale, e di non lasciarle più a livello di singola ASL. Questo comporta sia maggiore sicurezza, sia enormi risparmi per la spesa del sistema sanitario, facilitando l'interoperabilità tra le strutture regionali. Abbiamo emanato linee guida e regole tecniche sul Fascicolo sanitario elettronico che vanno in questa direzione, insieme naturalmente al Ministero della salute e coinvolgendo le stesse regioni. Le regioni dovranno presentare all'Agenzia i progetti del Fascicolo sanitario elettronico entro il 30 giugno. L'Agenzia deve verificare che questi progetti Pag. 6siano allineati e conformi alle linee guida e alle regole tecniche e poi partiranno le 20 gare regionali per la realizzazione del Fascicolo sanitario elettronico, come da norma. Naturalmente, le linee guida e le regole tecniche che abbiamo emanato rispondono a standard europei proprio per rendere interoperabile quanto sarà realizzato nelle singole regioni anche con gli altri Paesi europei.
  La raccomandazione che stiamo facendo alle Istituzioni territoriali è di aggregare il più possibile le infrastrutture e quindi di avere data center regionali in cui allocare tutte le informazioni che riguardano il sistema territoriale. Ci sono alcune regioni che stanno già procedendo in tal senso e stanno facendo migrare i sistemi delle singole ASL nelle strutture regionali.

  ALESSANDRO PAGANO. Avrei bisogno di capire questa specie di progetto, che non oserei chiamare Piano industriale...

  AGOSTINO RAGOSA, direttore generale dell'Agenzia per l'Italia digitale. Già l'insieme dei progetti si configura come un Piano industriale nazionale, e andrebbe proprio fatto.

  ALESSANDRO PAGANO. Andrebbe proprio fatto.

  AGOSTINO RAGOSA, direttore generale dell'Agenzia per l'Italia digitale. Noi l'abbiamo fatto e inviato ai Governi. Deve essere approvato, perché per ognuno di questi progetti che si stanno realizzando stiamo valutando sia gli investimenti, sia i risparmi. Abbiamo presentato alla Ragioneria generale dello Stato e, quindi, al MEF e alla spending review per adesso tre saving, per esprimersi in termini di spending review: il primo riguarda proprio il sistema dell'Anagrafe della popolazione residente; il secondo riguarda il tema della fatturazione elettronica, che, come sapete, è partito il 6 giugno, finalmente, dopo tanti anni; il terzo riguarda la piattaforma degli incassi della pubblica amministrazione, ovvero i pagamenti.
  Abbiamo concordato con il dottor Cottarelli un risparmio annuo di circa un miliardo di euro per la fatturazione elettronica.

  ALESSANDRO PAGANO. In sostanza, per fare un risparmio, ci vuole un investimento e, per fare un investimento, bisogna trovare il cash flow necessario per fare l'investimento.

  AGOSTINO RAGOSA, direttore generale dell'Agenzia per l'Italia digitale. Assolutamente sì.

  ALESSANDRO PAGANO. Quindi, prima di arrivare alla razionalizzazione che produce – ci credo, in un anno rientrano tutti i soldi; questo mi convince perfettamente – cosa avete proposto per trovare l'approvvigionamento finanziario ?

  AGOSTINO RAGOSA, direttore generale dell'Agenzia per l'Italia digitale. Abbiamo proposto di utilizzare i fondi europei, perché nel programma 2014-2020 c’è la possibilità di utilizzare i fondi europei di 2,5 billion euro per la realizzazione della infrastruttura pubblica. Abbiamo presentato questo piano recepito nel decreto di stabilità. Sono state riportate tutte queste informazioni. È stato riportato circa un miliardo di euro di saving per quanto riguarda la fatturazione elettronica. In questo caso l'investimento è stato già fatto, perché il sistema di fatturazione elettronica è stato messo in campo. Lo dobbiamo, però, estendere alle regioni e ai comuni. Siamo ora in attesa dell'approvazione di un secondo decreto che estenda sulla pubblica amministrazione locale la fatturazione elettronica. Entro marzo 2015 è prevista l'estensione sui territori del sistema della fatturazione elettronica. Sono convinto che sia un'operazione che si può fare facilmente, perché i sistemi sono già realizzati, e non vedo quindi difficoltà.

  ALESSANDRO PAGANO. I sistemi sono già realizzati ?

Pag. 7

  AGOSTINO RAGOSA, direttore generale dell'Agenzia per l'Italia digitale. Quelli della fatturazione elettronica certamente.

  ALESSANDRO PAGANO. Anche sul territorio ?

  AGOSTINO RAGOSA, direttore generale dell'Agenzia per l'Italia digitale. Sul territorio è solo un problema di dimensionamento. Difatti, i sistemi sono realizzati. Bisogna solo potenziare le infrastrutture. La maggior parte degli investimenti, come il software è stato già realizzato. I risparmi, lo ripeto, sono stati valutati, in circa un miliardo. Poi abbiamo praticamente il sistema degli incassi della pubblica amministrazione.

  ALESSANDRO PAGANO. Che sarebbe la piattaforma.

  AGOSTINO RAGOSA, direttore generale dell'Agenzia per l'Italia digitale. Quella è un'altra cosa ancora. Tornando agli incassi della pubblica amministrazione, quando uno oggi va a prenotare una visita all'ASL, deve andare allo sportello della ASL di riferimento e pagare in contanti, perché la pubblica amministrazione in Italia oggi fa pagare in contanti, con enormi problemi di gestione del cash e di conciliazione del pagamento effettuato con il servizio erogato. Tutto avviene in manuale, poiché ci sono circa un miliardo di transazioni tra il cittadino e la pubblica amministrazione, vi immaginate gli errori che ci possono essere nell'associazione del servizio fruito con il pagamento effettuato.
  Questa operazione, invece, viene fatta con una piattaforma per la pubblica amministrazione di incasso, realizzata con il supporto della Banca d'Italia e oggi possiamo collegare tutti i sistemi contabili pubblici a questa piattaforma. Il cittadino non andrà più a pagare agli sportelli delle ASL, eliminando operazioni che molto spesso, in alcune regioni, hanno creato addirittura problemi di ordine pubblico. Il problema viene eliminato perché il cittadino può pagare i suoi servizi pubblici in banca, alla posta o presso il tabaccaio. I risparmi per la pubblica amministrazione di questa operazione sono circa di 1,5 billion euro l'anno. Questi sono cambiamenti di processo strutturali che comportano grandi saving per la pubblica amministrazione, a fronte di investimenti che sono dell'ordine di qualche decina di milioni.
  Il terzo progetto che abbiamo riportato è quello dell'infrastruttura. Prima ho detto che abbiamo circa 11.000 punti da cui si erogano i servizi pubblici. La proposta che abbiamo fatto nel piano presentato è di ridurli a 60 e, quindi, a uno o al massimo due per regione. Proponiamo anche di ridurre drasticamente i CED di tutti i ministeri e di non farne più di 10. È un'operazione di consolidamento che si sta facendo in tutto il mondo. Dobbiamo solo copiare quello che si sta facendo in tutto il mondo. Gli investimenti previsti sono di 2,5 billion euro e il payback di questi investimenti è in un anno. Lo stesso progetto lo stanno realizzando i francesi, i tedeschi, gli inglesi... Bisogna concentrare in pochi punti le informazioni e distribuirle con la banda larga. I risparmi per la gestione sono di 2,4 billion euro e gli investimenti di 2,4 billion euro. Possiamo usare i fondi europei, per la realizzazione della infrastruttura centralizzando tutte le informazioni della pubblica amministrazione, e distribuendole come servizi con la rete a banda larga.

  CARLA RUOCCO. Il progetto è, ovviamente, affascinante e interessante. Quali sono i tempi ? Che cosa blocca questo affascinantissimo progetto ? I fondi europei ci sono, sono fruibili, dall'investimento c’è un ritorno anche rapido. Dov’è il problema ?

  AGOSTINO RAGOSA, direttore generale dell'Agenzia per l'Italia digitale. Sono da un anno e mezzo responsabile dell'Agenzia e non le dico quanta e quale è la fatica per lavorare, prima con il sistema pubblico per fare queste cose e poi per convincere gli interlocutori ad andare avanti su queste attività.
  Abbiamo avuto un periodo di instabilità politica che non ci ha assolutamente Pag. 8facilitato, perché uno dei problemi del nostro Paese è che ogni volta, al cambio di Governo, si ricomincia daccapo. Non possiamo più fare questo: dobbiamo avere un piano. Vi chiedo scusa, ma dico sempre agli interlocutori politici che incontro che l'Agenzia non può lavorare per i Governi: deve lavorare per il Paese. Se si lavora bene per il Paese, si lavora bene pure per i Governi che di volta in volta si avvicendano. Per fare queste cose, però, bisogna avere un piano e una continuità sulla realizzazione. Abbiamo presentato anche un piano di tempi, prima un piano a tre anni. Adesso praticamente è un piano che coincide con Horizon 2014-2020, il piano dell'Europa, perché i fondi da investire sono quelli di Horizon 2014-2020. Il tempo per poter realizzare queste cose è un tempo che va dai tre ai cinque anni. Rispondo così a un pezzo della sua domanda.
  L'altro obiettivo è approvare i piani e lasciar lavorare chi è responsabile di queste attività. È importante responsabilizzare il sistema, in questo caso l'Agenzia, in quanto responsabile dell'attuazione di un piano. Oggi si fa fatica, perché gli interlocutori cambiano in continuazione. L'instabilità politica di certo non ci ha aiutato, perché ogni Governo aveva magari obiettivi diversi e poneva priorità di tipo diverso. Molte cose, però, sono in campo e si stanno realizzando. Non ve ne ho parlato qui, ma magari vi posso mandare qualche documento in tal senso. Abbiamo avviato molte attività, anche se non le abbiamo comunicate, perché l'accordo con i Governi che si sono succeduti era che la comunicazione venisse fatta a livello di Governo piuttosto che di Agenzia. Forse sarebbe importante avere una Commissione sul digitale a livello di Parlamento per poter affrontare queste tematiche. Occorre non soltanto consapevolezza delle cose che si fanno, ma anche competenza. Se non si comprende cosa si sta facendo, abbiamo delle difficoltà a realizzare.
  Inoltre, occorre fissare praticamente degli obiettivi non solo al responsabile dell'Agenzia, ma anche ai ministeri coinvolti. Fino a questo momento abbiamo gestito questa attività con competenza e autorevolezza, ora non basta più. Serve l'autorità del Governo. Serve l'approvazione dei piani, che devono essere poi realizzati, senza più titubanze da parte degli organi pubblici interessati. Bisogna farli e basta. Molto spesso si incontrano delle difficoltà nel sistema burocratico, ragion per cui per fare un decreto occorre praticamente un anno. La pubblica amministrazione pensa che, fatto il decreto, sia fatto il progetto, mentre invece il decreto è solo la partenza del progetto.
  La mia esperienza di un anno e mezzo – io vengo dal privato – nel sistema pubblico mi porta ad alcune conclusioni: abbiamo un eccesso di competenze giuridiche all'interno della pubblica amministrazione, per la quale l'obiettivo diventa fare le norme o scrivere procedure piuttosto che realizzare progetti e piani. Il secondo problema è che abbiamo scarse competenze sugli economics. Nessuno sa fare un business case. Giustamente l'onorevole mi chiedeva degli investimenti e dei payback. Qualcuno deve saper fare questi conti all'interno del sistema pubblico. Abbiamo anche scarsissime competenze sulle tecnologie. La P.A. cosiddetta digitale, se la vogliamo fare, ha bisogno al contrario di competenze digitali. Bisogna immettere competenze tecnologiche all'interno del sistema, abbiamo bisogno di qualcuno che sappia fare un po’ di conti. Non dobbiamo più scrivere norme per dieci anni, ma dobbiamo fare progetti, perché di norme ne abbiamo troppe, l'una contrapposta all'altra. Non ha senso.
  Vengo alle famose concertazioni: ho imparato una parola. Ogni volta che sento «concertazione», il che significa mettere 5-6 ministeri insieme, mi viene un infarto. Per questo serve l'autorità del Governo. Una volta approvati i piani, i responsabili dei progetti devono andare avanti. Solo così, come si sta facendo negli altri Paesi, riusciremo a imprimere una svolta vera al sistema nazionale, cosa che possiamo e sappiamo fare. Questa operazione, a mio modo di vedere, è fattibile, ma dobbiamo evitare le discontinuità nei termini di cui parlavo prima e dobbiamo dare credito a chi è responsabile di fare le cose. Se non Pag. 9le sa fare, lo si manda a casa. Si fa così dappertutto. Bisogna farlo anche nel nostro Paese.

  ALESSANDRO PAGANO. Le pongo una domanda al volo: lei non ci ha parlato della RAI.

  AGOSTINO RAGOSA, direttore generale dell'Agenzia per l'Italia digitale. Forse la cosa più bella che ha fatto l'Agenzia riguarda la RAI: non ne ho parlato, ma era una delle cose che l'Agenzia doveva fare per legge. Ho imparato un sacco di cose, per esempio che l'Agenzia deve fare delle cose per legge, manda queste cose al Governo e il Governo deve rispondere. Se il Governo, nel giro di un mese – così dice la legge – non risponde, e molto spesso i Governi non rispondono, ti fermi. Si cerca di andare avanti, ma mi rendo conto che si violano norme. È un sistema su cui bisogna assolutamente intervenire, altrimenti le cose non si fanno.
  Per quanto riguarda la RAI, abbiamo fatto un progetto. Per legge l'Agenzia doveva presentare un piano nazionale della cultura e dell'alfabetizzazione digitale. L'Agenzia è riuscita a mettere intorno a un tavolo tutti gli enti datoriali, Confcommercio, Confindustria, Confartigianato, tutti i sindacati, il Ministero del lavoro, il Ministero della ricerca scientifica e anche la RAI, perché, per poter fare l'alfabetizzazione del digitale, bisogna utilizzare la Rai coma canale di comunicazione.

  ALESSANDRO PAGANO. E per quanto riguarda il controllo dei costi ?

  AGOSTINO RAGOSA, direttore generale dell'Agenzia per l'Italia digitale. Per quanto riguarda il controllo dei costi, con la RAI stiamo lavorando, insieme al responsabile delle strategie tecnologiche, per rivedere l'intero sistema tecnologico RAI, che è uno dei temi all'occorrenza. La RAI, però, fino a questo momento l'abbiamo utilizzata come alleato per poter fare comunicazione sul digitale piuttosto che metterci le mani sopra a livello di sistema. Anche in quel contesto, però, i risparmi sarebbero sicuramente notevoli, usando bene le tecnologie.
  Mi raccomando il Piano dell'alfabetizzazione digitale, perché è un lavoro incredibile, rispetto al quale abbiamo aderito al progetto europeo che si chiama Grand Coalition. L'Europa ci dice che sul digitale in Italia ci mancano 100.000 competenze, cioè che possiamo creare 100.000 posti di lavoro. Queste cose, però, oltre che dirle, oltre che sollecitarle, bisogna anche farle.

  CARLA RUOCCO. State lavorando per preparare queste persone ?

  AGOSTINO RAGOSA, direttore generale dell'Agenzia per l'Italia digitale. Onorevole, abbiamo dei grossi problemi. Abbiamo carenza di competenze. Stiamo lavorando con le università perché sempre di più si indirizzino i giovani verso questo tipo di attività, che offrono immediatamente lavoro, mentre abbiamo un sacco di laureati in scienze delle comunicazioni o in giurisprudenza, settori in cui si fatica a trovare un posto di lavoro. L'Europa dice che a livello europeo mancano sul digitale 1.000.000 di competenze e che in Italia ne mancano circa 100.000, il che, da un lato, è una cattiva notizia, dall'altro, è un'eccellente notizia, perché significa che possiamo creare 100.000 posti di lavoro. Il Governo Letta ha firmato a Dublino un documento che si chiama Data Declaration, che consente l'apertura dei dati del sistema informativo pubblico ai privati. Gli americani pensano di poter aumentare, trasformando le informazioni in servizi, di quattro punti il loro PIL e di creare 1.000.000 di posti di lavoro. Penso che, se usiamo bene queste tecnologie, possiamo contribuire ad aumentare di mezzo punto di sicuro il nostro PIL e possiamo creare perlomeno posti di lavoro qualificati. Bisogna lavorare su queste cose e crederci.

  PRESIDENTE. È interessante quello che dice l'ingegner Ragosa. Propongo, visto che su questo tema ormai sono mesi che continuiamo a battere – abbiamo capito l'importanza per la nazione per quanto Pag. 10riguarda la trasformazione da analogico a digitale – di elaborare un documento: di audizioni ne abbiamo fatte tante, ma non ho ancora visto nulla di concreto. Ritengo che trasformare le anagrafi italiane a una sola in collaborazione con la SOGEI non sia del tutto impossibile. Non abbiamo neanche bisogno di tanti investimenti.

  AGOSTINO RAGOSA, direttore generale dell'Agenzia per l'Italia digitale. Lo stiamo già facendo.

  PRESIDENTE. Se io vado al comune di Torino o a quello di Pinerolo, l'anagrafe funziona come vent'anni fa. Faccio il parlamentare da sei anni e queste cose che ha detto lei le sento da un po’ di anni, però, oggettivamente, chi è ancora più vecchio di me le avrà sentite anche vent'anni fa.
  Propongo dunque che si predisponga un documento ufficiale. Siamo convinti che la salvezza dell'Italia sia il digitale – la ringraziamo di tutte le sue considerazioni; abbiamo sentito tanti interpreti del mondo della fatturazione digitale – ma oggettivamente penso che unificare le anagrafi in Italia – almeno questo – non sia del tutto impossibile.

  AGOSTINO RAGOSA, direttore generale dell'Agenzia per l'Italia digitale. Assolutamente no.

  PRESIDENTE. Però non lo si fa. Parliamoci chiaro. Come Commissione, siamo un po’ atipici, anche per il fatto che comunque tante forze politiche combattono e insieme portano avanti gli stessi temi. Se siete d'accordo, proporrei un documento ufficiale. Abbiamo capito quanta importanza abbia e quanto possa essere una svolta epocale per l'Italia la fatturazione elettronica. Poi, però, sentiamo parlare di fatturazione. Oggi ci sono 2.000 casi, 2.000 esperienze per quanto riguarda la fatturazione elettronica, ma senza quello che noi riteniamo importante, ossia l'analisi. Non serve a nulla che le pubbliche amministrazioni si possano far cambiare la fattura in digitale, ma senza alcuna possibilità di fare analisi, per cui non si capisce come si faccia a identificare la differenza tra la siringa di Catania e quella di Treviso. Propongo di predisporre un documento – chi vuol portare un contributo è ben accetto – da mandare poi agli organi competenti, in modo che, dopo sei mesi di analisi in Commissione di vigilanza, almeno qualcosa si muova. Siamo tutti convinti, sappiamo tutti che risparmiamo, ma, se andate all'anagrafe di Peveragno, comune vicino a Pinerolo che mi è simpatico, vedete che è uguale a vent'anni fa, come quella del comune di Torino. Considerate i costi che hanno quei comuni con i server. Non ci vuole molto per questa operazione.

  CARLA RUOCCO. Bisognerebbe anche introdurre qualche sanzione.

  AGOSTINO RAGOSA, direttore generale dell'Agenzia per l'Italia digitale. Se volete, posso mandare dei contributi scritti.

  PRESIDENTE. SOGEI è in grado di fare qualsiasi cosa. Abbiamo visitato SOGEI e l'abbiamo riscontrato. Opera, però, al 10 per cento del potenziale che ha. Ho visto alcuni sistemi in SOGEI come non ce ne sono tanti in Europa. Il problema vero è politico. Per unire le anagrafi non ci vuole molto e si risparmia. Avere 8.000 anagrafi vuol dire avere 8.000 server. È da sei anni, però che lo sento dire. Se lei ci può fornire uno spunto, ne saremmo lieti.
  Ringrazio l'ingegner Ragosa e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.30.