XVII Legislatura

Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale

Resoconto stenografico



Seduta n. 20 di Giovedì 19 giugno 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Giorgetti Giancarlo , Presidente ... 2 

Audizione di rappresentanti dell'Associazione nazionale comuni italiani (ANCI), nell'ambito dell'esame dello schema di decreto legislativo recante disposizioni integrative e correttive del decreto legislativo 23 giugno 2011, n.118, in materia di armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio delle regioni, degli enti locali e dei loro organismi (atto n.92) (ai sensi dell'articolo 5, comma 5, del Regolamento della Commissione):
Giorgetti Giancarlo , Presidente ... 2 
Scozzese Silvia , Assessore al bilancio del comune di Roma ... 2 
Giorgetti Giancarlo , Presidente ... 5 
Fornaro Federico  ... 5 
Zanoni Magda Angela  ... 5 
Giorgetti Giancarlo , Presidente ... 5 
Scozzese Silvia , Assessore al bilancio del comune di Roma ... 6 
Giorgetti Giancarlo , Presidente ... 7 
Scozzese Silvia , Assessore al bilancio del comune di Roma ... 8 
Giorgetti Giancarlo , Presidente ... 8 

ALLEGATO: Documentazione consegnata dai rappresentanti dell'ANCI ... 9

Testo del resoconto stenografico
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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANCARLO GIORGETTI

  La seduta comincia alle 8.20.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Audizione di rappresentanti dell'Associazione nazionale comuni italiani (ANCI), nell'ambito dell'esame dello schema di decreto legislativo recante disposizioni integrative e correttive del decreto legislativo 23 giugno 2011, n. 118, in materia di armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio delle regioni, degli enti locali e dei loro organismi (atto n. 92).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di rappresentanti dell'Associazione nazionale comuni italiani (ANCI), nell'ambito dell'esame dello schema di decreto legislativo recante disposizioni integrative e correttive del decreto legislativo n. 118 del 23 giugno 2011, in materia di armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio delle regioni, degli enti locali e dei loro organismi (atto n. 92).
  Devo dire che è di consuetudine la presenza nelle Commissioni della dottoressa Silvia Scozzese, che adesso però è qui in un'altra veste, ovvero come assessore al bilancio del comune di Roma. Le facciamo i migliori auspici per il nuovo incarico. Non ho detto altro, perché onestamente mi sembra che la situazione sia piuttosto complicata. La accompagna Alessandro Beltrami.
  Do la parola alla dottoressa Scozzese per lo svolgimento della sua relazione.

  SILVIA SCOZZESE, Assessore al bilancio del comune di Roma. Grazie. Buongiorno. Abbiamo presentato un documento e quindi, per lasciare spazio alla discussione, non faccio una ricognizione degli elementi contenuti nella riforma. Peraltro, questa è la seconda volta che in questa sede diamo un aggiornamento sull'attuazione della norma e dei princìpi in essa contenuti, che nascono dalla riforma della legge n. 42, dal federalismo fiscale e dalle norme collegate.
  Quella era un'importante riforma dei princìpi contabili. Uno dei problemi riscontrati fino ad allora era proprio la mancanza di confronto tra i dati finanziari, i flussi finanziari e la situazione economico-finanziaria dei bilanci dei vari livelli di governo.
  Questo fu uno dei princìpi importantissimi che affiancarono quella riforma. Perché furono seguiti questi princìpi ? Perché ovviamente il problema di consolidare dal punto di vista tecnico, ma soprattutto di capire qual era l'andamento verso obiettivi comuni di tutti i livelli di governo è stata una priorità e lo è ancora. Infatti, devo dire che si è fatto un grosso lavoro, forse con tempi alterni da parte degli enti locali, che in qualche modo sono pronti (ora vi dirò in sintesi quali sono i temi), e con un po’ più di dilatazione dei tempi da parte dello Stato.
  Ovviamente questo è un elemento che sottoponiamo alla vostra attenzione, perché l'obiettivo finale è l'armonizzazione Pag. 3dei princìpi contabili e senza una tempistica coordinata in maniera dettagliata rischiamo di non raggiungerlo tutti insieme.
  In ogni caso, da parte degli enti locali (comuni, province e regioni), con modalità diverse in particolare per le regioni a statuto speciale, giustamente nel rispetto delle prerogative costituzionali, si è arrivati a un percorso che l'anno prossimo vedrà l'entrata in vigore dei nuovi princìpi.
  I comuni si sono messi in questa avventura attraverso una fase secondo me molto importante, che è quella della sperimentazione. Nel primo anno è iniziata in maniera più limitata dal punto di vista numerico dei comuni. In questo secondo anno, è andata aumentando, anche grazie – diciamolo – a un'apertura importante dell'economia, cioè a un grosso incentivo in ragione dell'abbassamento dell'obiettivo di parte, che ha consentito a molti comuni di entrare in questo nuovo sistema contabile.
  Perché dico che è stato importante l'incentivo ? Ovviamente la riforma di questi princìpi inizialmente ha un impatto importante dal punto di vista organizzativo e dal punto di vista degli effetti contabili, ma poi quando si supera uno scoglio iniziale, che sicuramente c’è in tutte le riforme che si devono applicare, si vedono a regime gli effetti positivi.
  Faccio la sintesi degli elementi che hanno convinto tutti noi a investire molto in questa riforma. Ci sono sicuramente una stabilità e una trasparenza di bilancio diverse. Abbiamo la contabilizzazione di tutte le cose importanti, che è sostanzialmente differente dal vecchio regime. In prima battuta sicuramente c’è una trasparenza nelle entrate disponibili.
  Il vecchio sistema, che era fatto di gestione di residui attivi e passivi, viene sostanzialmente superato. Devo dire che questa è una cosa importante: il consiglio comunale e tutti gli organi che in qualche modo presiedono alla conoscenza e alla gestione nel bilancio hanno la capacità di capire qual è la reale situazione economico-finanziaria. Sia dal punto di vista delle entrate che dal punto di vista degli impegni di spesa, abbiamo una visione e una trasparenza del percorso economico-finanziario.
  Vi faccio un esempio di uno dei temi connessi al patto di stabilità, che è una sofferenza di questi anni. A prescindere dal tema dell'obiettivo economico-finanziario e quindi dal saldo positivo che noi dobbiamo raggiungere per contribuire alla finanza pubblica, tutta questa massa di residui passivi di cui noi parliamo da anni (quanti sono ? quanti sono veri e quanti non sono veri ?) nella nuova contabilità non c’è più. Noi abbiamo dei fondi vincolati pluriennali che ci fanno vedere qual è l'andamento della spesa in conto capitale dei singoli interventi. È trasparente il timing con cui questi soldi verranno impegnati e quindi appaiono nel bilancio sostanzialmente quando devono essere spesi.
  Considerate che questa è una cosa molto importante, che colleghiamo anche all'elemento, che in questi giorni è di nuovo all'attenzione, dei pagamenti e della sicurezza dei tempi dei pagamenti alle imprese. Anche su questo ci sono dati e analisi ai quali anche noi abbiamo contribuito molte volte, proprio perché, con il vecchio sistema prettamente finanziario, è obiettivamente molto difficile comprendere qual è la vera entità delle scadenze e degli impegni che devono essere pagati entro l'anno.
  Lo smaltimento di questa parte, attraverso i provvedimenti che ci sono stati negli ultimi due anni, i cosiddetti «salvadebiti», sicuramente ci ha aiutato a ripulire un po’ il passato. La nuova contabilità ci aiuterà a rendere trasparente, in maniera veramente dettagliata, tutto questo percorso.
  Da questo punto di vista, la nostra è una valutazione positiva, anche perché la disponibilità tecnica del Ministro dell'economia è stata importante. C’è un tavolo che si riunisce quasi ogni settimana per analizzare tutti i problemi tecnici.
  Cosa manca ? Ci sono delle modifiche che voi trovate oggi in questo provvedimento. Mancano dei percorsi, che sono quelli un po’ più difficili, anche dal punto Pag. 4di vista organizzativo, perché, come dicevo, nella contabilità importa anche un'organizzazione totalmente diversa nel comune. Infatti, i centri di spesa, ovvero i dipartimenti che spendono, dovranno avere un collegamento continuo con la ragioneria per essere in grado di comunicare tutti quegli elementi che vengono a scadenza nell'anno di riferimento.
  Uno di questi temi è quello del consolidamento. Come sapete, da anni nelle finanziarie è indicato il consolidamento di bilancio di tutta la galassia di partecipate e altri enti di diretta discendenza del comune.
  È un elemento importante (anche noi lo riteniamo tale), ma ovviamente i tempi e le modalità di realizzazione del consolidamento sono ancora in fase di verifica, perché, come sapete, i problemi che c'erano non si sono risolti. Molte di queste società, ad esempio, hanno contabilità diverse.
  La modalità di consolidamento è uno degli elementi ancora in fase di analisi e, quindi, è uno degli elementi che trovate in fieri. Si spinge più sulla redazione dei princìpi contabili che su quella delle norme, per consentire a tutti di arrivare a questo obiettivo.
  Un altro degli elementi importanti, che voi trovate qui quantificato, come è nostra abitudine, è quello degli effetti finanziari. Lo ripeto: condividendo l'obiettivo di entrata in vigore di questa riforma, noi abbiamo due effetti. Il primo, che è quello più semplice, è quello di una contabilizzazione evidente della differenza tra l'accertamento e il riscosso. Mi riferisco al Fondo crediti di dubbia esigibilità. In questi anni (noi lo quantifichiamo) è di entità relativa, perché in media i comuni hanno raggiunto una capacità di riscossione pari al 90 per cento dell'accertato. È abbastanza fisiologico e comunque nella nuova contabilità è evidenziato, con una posta di bilancio che viene isolata.
  Il problema che noi oggi dobbiamo risolvere – abbiamo qui una proposta, ma considerate che si aprirà un tavolo a fine giugno in Conferenza Stato-città, richiesto proprio da noi – riguarda invece il cosiddetto «Fondo svalutazione crediti», cioè quei residui che risalgono a annualità superiori ai cinque anni. Perché ? Perché ovviamente negli scorsi anni c’è stata una minore attenzione generalizzata alla corrispondenza tra l'accertato e il riscosso.
  Noi nei nostri bilanci abbiamo una quantità di questi residui, che ovviamente devono essere lavorati. I comuni stanno mettendo in campo tutte le misure per recuperare questo gap, però da un'analisi che noi abbiamo fatto, vedendo la capacità di smaltimento storica di questi residui e la loro entità nei bilanci consuntivi presenti nelle banche dati pubbliche, abbiamo visto che dal punto di vista formale sono vicini ai 17 miliardi. Anche se fossero 10, voi capite che sarebbero comunque più di una manovra.
  Questa è la risultanza di un elemento di natura contabile, quindi di una diversa contabilizzazione. Comunque, dal punto di vista giuridico, oggi è ancora corretto che quelle somme rimangano nei nostri bilanci.
  Qual è il tema che ci dobbiamo porre secondo noi ? È una capacità di smaltirli in un tempo fissato oggi, anche con l'aiuto di un supporto di liquidità, ad esempio attraverso la Cassa depositi e prestiti, con un'operazione molto simile a quella fatta con il decreto-legge salvadebiti, cioè consentire il recupero di queste somme dal punto vista della competenza, attraverso un'iniezione di liquidità che ci consenta in un periodo di tempo congruo di riportare in equilibrio quella parte vecchia.
  Noi crediamo che questa sia una proposta realistica, perché l'attuale è in linea. È per questo che abbiamo messo a confronto questi due dati. Se noi avessimo la necessità di recuperare l'attuale, la situazione sarebbe stata un pochino più critica, ma dato che la fase attuale è sostanzialmente sotto controllo, è necessario invece trovare un meccanismo di smaltimento del vecchio.
  La quantificazione che noi abbiamo fatto per dare un contributo di ragionamento sarà anche oggetto di un tavolo che partirà a fine giugno. Riteniamo che questo sia uno degli elementi più importanti Pag. 5da porre alla vostra attenzione, perché, mentre gli altri elementi tecnici fanno parte del confronto che oggi è in corso con il Ministero dell'economia, questo è un elemento su cui, finiti questa analisi e questo confronto tecnico, la prossima legge finanziaria potrebbe forse trovare un veicolo. Grazie.

  PRESIDENTE. Possiamo approfittare del fatto che abbiamo qui uno dei massimi esperti sui diversi fronti. Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti e formulare osservazioni.

  FEDERICO FORNARO. Ringrazio la dottoressa Scozzese. Mi sembra che le valutazioni siano assolutamente in linea con la riflessione che abbiamo fatto nelle precedenti audizioni.
  Il pregio di questa è iniziare a trasformare in numeri i «sospetti» che avevamo, o comunque le problematicità che soprattutto i relatori in diverse occasioni avevano sollecitato.
  Mi sembra anche che la proposta abbia una sua ragionevolezza. Ovviamente un ponte tra vecchio e nuovo è assolutamente necessario. Si tratta di capire se è praticabile o ha ulteriori elementi di controindicazione, però mi pare che questo ormai sia un elemento da considerare assolutamente come imprescindibile. Al di là dell'obiettivo di fondo, c’è il passaggio.
  Ovviamente non è trattato da loro, ma rimane l'altro problema su cui invece vedo più difficoltà: riuscire ad avere un'armonizzazione tra i bilanci degli enti locali e quelli dello Stato, in particolare tra regioni e Stato. La riemersione di queste differenze contabili da un lato e anche – temo – di significativi debiti fuori bilancio, non tanto nel sistema dei comuni, ma soprattutto nel sistema regionale/sanitario è l'altro scoglio su cui questa riforma rischia di andare a scontrarsi.
  Comunque, mi sembra che ci siano elementi importanti in questa audizione e delle proposte che possono aiutare a traghettare verso il nuovo.

  MAGDA ANGELA ZANONI. Innanzitutto ne approfitto per fare un grosso in bocca al lupo alla nuova assessora.
  Anch'io condivido l'impressione di Fornaro. Come sempre, l'ANCI prova a fare anche qualche proiezione sugli effetti quantitativi delle riforme. Questo per noi ovviamente è molto utile.
  Un argomento che è stato più volte trattato è quello delle partecipate. Credo che nella sua posizione attuale lei possa essere un ottimo osservatore di questo aspetto. Certamente, se riusciamo a risolvere qualche problema sull'armonizzazione dei bilanci con le partecipate a Roma, l'abbiamo risolto un po’ per tutta Italia, vista la complessità romana su questo aspetto, che abbiamo visto anche nei decreti Salva-Roma, dove l'attenzione era molto concentrata su questo punto. Credo che questo potrà essere davvero molto utile.
  Le chiedo se in queste prime settimane può analizzare un po’ questi aspetti. Capisco che queste prime settimane saranno un disastro, perché ci sarà di tutto e di più, però sarebbe utile ai fini dell'armonizzazione dei bilanci, che a noi richiede di dare un parere entro il 14 luglio. I tempi ormai sono stretti. Credo che potrebbe darci qualche elemento su questo punto, proprio per evitare di dare indicazioni sulle partecipate senza vedere il mondo più complesso delle partecipate, che è sicuramente Roma. Grazie.

  PRESIDENTE. Io ho colto un passaggio: anche grazie agli incentivi, molti enti hanno aderito. Vorrei sapere la risposta degli enti per dimensione e anche per localizzazione geografica rispetto all'implementazione di questo nuovo dettato, oggettivamente e realisticamente, aldilà della teoria, per capire se qualche ente va in crisi.
  La seconda considerazione l'ha accennata il senatore Fornaro prima. Noi adottiamo uno schema di decreto legislativo che mira ad armonizzare regioni, enti locali e loro organismi. Per carità, è un intento lodevolissimo e condivisibile. Nel corso dell'audizione abbiamo appreso che Pag. 6lo Stato continua a viaggiare su un altro binario e, quindi, non c’è connessione tra il binario della ferrovia e quello della metropolitana.
  L'altra considerazione, che abbiamo in qualche modo intuito attraverso l'Istat, è che tutto ciò non ci mette in linea con le richieste europee. Ci sarà comunque un lavoro di trasformazione dei conti così definiti, per renderli leggibili in termini di contabilità Eurostat, ai fini di tutti i famosi parametri di riferimento.
  L'intento è lodevolissimo, l'obiettivo è sacrosanto, però mi sembra di poter dire che, visto che ci si è avventurati in questa impresa e vista l'alta ambizione, forse a questo punto bisognava ricomprendere un po’ tutto, sicuramente lo Stato. Altrimenti facciamo una fatica terribile e poi o si adegua lo Stato o dobbiamo adeguarci ancora noi come sistema di regioni ed enti locali.
  Su queste due osservazioni vorrei conoscere il suo parere, anche perché sicuramente si sarà parlato del fatto che la contabilità dello Stato continua a rimanere su un altro binario.

  SILVIA SCOZZESE, Assessore al bilancio del comune di Roma. Ovviamente c’è tutta la mia e la nostra disponibilità a fare un ulteriore approfondimento sulle partecipate, perché questo è un problema che dobbiamo affrontare e serve appunto per completare il percorso e gli obiettivi.
  Sicuramente mi prendo l'impegno di fare una verifica e di cercare di darvi un focus in particolare sulla questione delle società, anche sulla base della mia esperienza.
  Rispondo invece al presidente Giorgetti. Quali enti ? Devo dire che, come sempre, nel mondo dei comuni – questa è una cosa che io ho verificato in molte occasioni – c’è di tutto, in tutte le dimensioni e in tutte le regioni.
  È vero che noi per comodità – me ne rendo conto – li aggreghiamo per territorio. Su certe questioni è vero. Ad esempio, è vero su quanti asili nido ci sono e su determinati interventi. Abbiamo delle zone d'Italia che tradizionalmente, in riferimento, ad esempio, al lavoro femminile e al reddito disponibile, hanno una presenza di certi servizi.
  Dal punto di vista invece della macchina interna, che vogliamo chiamare «la disponibilità degli uffici», vediamo che ci sono disponibilità o aperture (in questo caso le abbiamo registrate) in enti di diversa entità, perché questo dipende un po’ dalla tradizione locale e dalle persone. Sono molto distribuiti questi enti sperimentatori. Sono in tutte le regioni e in tutte le dimensioni demografiche.
  Noi ovviamente ci aspettavamo all'inizio una maggiore resistenza di quelli piccoli. Devo dire che, una volta digerita la questione dell'applicazione del patto di stabilità, che forse è stata la cosa più grave e più importante, questo della contabilità diventa centrale: io incentiverei l'assistenza anche da parte pubblica e da parte del Ministero dell'economia. Noi, come ANCI, lo stiamo facendo, però forse in questi ultimi sei mesi dovremmo incentivare un po’ una vicinanza proprio tecnica, perché lo scoglio è quello iniziale, ma quando si fanno le due operazioni grandi, cioè la revisione straordinaria di tutti i residui e la riallocazione di tutte le poste, l'operazione di gestione diventa un po’ più semplice. Da questo punto di vista, devo dire che registriamo una disponibilità a macchia di leopardo, che non ha una collocazione né dimensionale né geografica.
  Dal punto di vista invece degli altri elementi, che sono importantissimi, molti di voi seguono questa materia da anni e sanno che uno dei punti fermi delle nostre posizioni da almeno sette o otto anni è il fatto che noi costruiamo ancora manovre, malgrado abbiamo una Commissione paritetica e molti di questi organismi, senza capire qual è il contributo in valore economico-finanziario sulla base dei dati SEC95 (per essere tecnici) dei livelli di governo.
  Anni fa facevamo delle riunioni in cui ci si confrontava per capire appunto quale fosse il contributo di ogni livello di governo al deficit e alla manovra. Forse anche da questo confronto è nata l'idea Pag. 7dell'armonizzazione, però ancora non siamo riusciti a stabilizzare questo tipo di confronto e, quindi, effettivamente questa governance multivel non sembra matura per rispondere a queste domande.
  Noi ovviamente auspichiamo che venga fatto un passo avanti in questo senso e siamo sempre stati convinti che l'occasione dell'armonizzazione contabile fosse l'elemento tecnico che avrebbe dovuto darci la possibilità, il linguaggio e la conoscenza per arrivare a questo obiettivo politico-istituzionale.
  Purtroppo anche noi registriamo questo ritardo. Secondo me, l'ISTAT dice una cosa vera, ma un po’ inevitabile, nel senso che noi non potremmo mai immaginare, anche se si è provato a immaginarlo, una contabilità che sia precisamente uguale al consolidato che l'ISTAT deve fare per fornire i dati a livello europeo, perché su certe partite forse non è nemmeno opportuno, ad esempio sulla spesa in conto capitale.
  Ci sono delle differenze, ed è per questo che esiste il consolidamento, ma queste differenze sono necessarie e opportune. L'importante è che non ci sia una differenza troppo macroscopica. Nel momento in cui noi arriviamo a una contabilità con dei princìpi univoci per i tre livelli di governo, io ritengo che quelle differenze che dovrà sintetizzare l'ISTAT siano quasi necessarie, perché altrimenti sarebbero per noi un grande problema.
  Vi faccio un esempio: la contabilizzazione delle entrate straordinarie. Noi in questi anni (come sa chi è qui accanto a me, che ha esperienza anche di amministratore) non avremmo potuto rispettare il patto di stabilità interno, senza la possibilità di utilizzare le entrate straordinarie. Ci si è chiesto una manovra di 10 miliardi in tre anni e mezzo, per non parlare di quelle prima (mi limito a questi ultimi tre anni). Non si può pensare che, ad esempio, senza le partite straordinarie noi riusciamo a chiudere i bilanci, con un obiettivo di debito quasi vicino a zero e un limite all'indebitamento ridicolo. Ovviamente, se noi avessimo preteso di trattare quelle partite straordinarie allo stesso identico modo in cui bisogna poi trattarle per fare il consolidato in base al SEC95, forse avremmo perso un'occasione.
  Credo che determinate piccole cose siano congenite in un sistema che ovviamente va a sintesi con un atto finale.
  Il tema che, secondo me, sarà veramente importante nei prossimi anni (e si è evidenziato anche con gli elementi di analisi del decreto-legge salvadebiti) è proprio questa differenza di contabilizzazione, che abbiamo sempre presentato in questa sede, ad esempio tra gli impegni presenti nei bilanci regionali e quelli presenti nei bilanci comunali. Questo è uno degli elementi che saranno evidenti. Avete visto che una parte del decreto-legge salvadebiti era proprio destinata a fare in modo che anche le regioni liquidassero i loro arretrati nei confronti degli altri enti. Perché ? Perché abbiamo avuto spesso una mancanza di corrispondenza tra gli impegni di spesa presenti nei livelli di governo superiore (le regioni) e quelli presenti, ad esempio, nei bilanci comunali, che ha portato anche noi a una sofferenza. Infatti, se impegniamo risorse che ci vengono garantite dal livello che ce le deve erogare ma che poi non arrivano, andiamo in sofferenza noi, che siamo i pagatori finali.
  Secondo me tutti questi elementi saranno importanti in un'analisi che alla fine di quest'anno potrebbe essere esaminata da voi, perché dall'anno prossimo dovrebbero ridursi a unità.
  Il vero elemento che manca è proprio quello statale.

  PRESIDENTE. Ho una curiosità. Se un comune ha un dubbio circa l'interpretazione circa le risorse da considerare, cosa fa ? C’è una specie di diritto di interpello, tipo quello teoricamente previsto dallo Statuto del contribuente, per chiedere a qualcuno di dirgli come si deve comportare e per essere sicuro che quel comportamento sia corretto ?

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  SILVIA SCOZZESE, Assessore al bilancio del comune di Roma. Il Ministero dell'economia ha istituito un sito che si chiama Arconet, che consente quesiti on line e anche audizioni. Abbiamo avuto degli enti che hanno ritenuto opportuno chiedere la verifica di quello che avevano fatto. Devo dire che è molto attivo. Partecipiamo noi, UPI, Regioni e Ragioneria generale dello Stato.

  PRESIDENTE. Ringrazio la dottoressa Scozzese per il suo intervento e per la documentazione consegnata, della quale autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegato).

  Dichiaro chiusa l'audizione.

  La seduta termina alle 8.50.

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ALLEGATO

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