XVII Legislatura

VII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 11 di Mercoledì 7 maggio 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Galan Giancarlo , Presidente ... 3 

Audizione del Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, onorevole Dario Franceschini, sulle problematiche connesse all'equo compenso (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, da regolamento):
Galan Giancarlo , Presidente ... 3 
Franceschini Dario (PD) , Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo ... 3 
Galan Giancarlo , Presidente ... 6 
Gallo Luigi (M5S)  ... 6 
Palmieri Antonio (FI-PdL)  ... 6 
Bonaccorsi Lorenza (PD)  ... 7 
Rampi Roberto (PD)  ... 8 
Galan Giancarlo , Presidente ... 9 
Franceschini Dario (PD) , Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo ... 9 
Galan Giancarlo , Presidente ... 10

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: FI-PdL;
Scelta Civica per l'Italia: SCpI;
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Nuovo Centro-destra: NCD;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Per l'Italia (PI);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANCARLO GALAN

  La seduta comincia alle 13.45.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, onorevole Dario Franceschini, sulle problematiche connesse all'equo compenso.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, del Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, onorevole Dario Franceschini, sulle problematiche connesse all'equo compenso.
  Ringrazio il Ministro per aver aderito al nostro invito con rapidità e cortesia. Dal momento che il tema trattato nell'odierna audizione è particolarmente spinoso e complicato, ascolteremo con molto interesse quanto il Ministro ci riferirà.
  Do la parola al Ministro Franceschini per lo svolgimento della sua relazione.

  DARIO FRANCESCHINI, Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. Grazie, presidente. Cercherò di essere sintetico. Ho accettato volentieri di svolgere l'audizione, che è utile anche per me in quanto mi permette di conoscere le opinioni dei gruppi parlamentari in merito: l'aggiornamento delle tariffe della cosiddetta «copia privata» è un percorso cominciato qualche tempo fa e da quando sono a capo del Ministero ho affrontato alcune questioni ad esso inerenti.
  È utile avere un quadro di riferimento, considerato che nel procedimento sono state consultate diverse parti. Premetto che non stiamo parlando del diritto d'autore in generale, tema sul quale, personalmente, sono intransigente e che è al centro del dibattito a livello europeo ed è stato oggetto di una recente direttiva. Per esplicita richiesta di molti Paesi, il tema dell'armonizzazione della normativa al riguardo sarà posto al centro dell'attenzione nel semestre di presidenza italiana dell'Unione europea.
  In un mondo profondamente cambiato, l'incrocio tra mondo digitale, rete e tutela dei diritti d'autore è un tema tutto da costruire e da esplorare e sul quale ragionare. Come è evidente, ciò deve avvenire sempre di più a un livello sovranazionale (almeno a livello europeo) e di meno a un livello nazionale.
  Il principio del cosiddetto «accesso libero alle opere» porta a dimenticare un fattore culturale che credo dovrebbe stare a cuore a tutti: il diritto d'autore è quello che garantisce libertà alla creatività, ossia permette all'autore di operare liberamente. Penso che si tratti di una battaglia culturale che il nostro Paese e l'Europa devono portare avanti, per tutelare ciò che garantisce la libertà di chi crea opere.
  La copia privata è parte di questo tema: non coincide con il diritto d'autore in senso generale ma non rappresenta una cosa del tutto diversa da esso. A seconda del legittimo obiettivo che si vuole raggiungere, c’è chi tende a identificare completamente Pag. 4il diritto sulla copia privata con il diritto d'autore complessivo e chi ritiene invece che esso non abbia nulla a che fare con il diritto d'autore.
  La copia privata è una modalità di riscossione del diritto d'autore. In particolare, è un compenso costituito da una quota del prezzo di vendita degli apparecchi e dei supporti di registrazione: smartphone, tablet, stampanti, penne usb, computer. Devono pagarlo i soggetti che fabbricano o importano beni di questo tipo nel nostro Paese e, quindi, non i consumatori, ma i produttori. I beneficiari dei diritti d'autore sono gli autori e in Italia le modalità di riscossione sono dettate dalla SIAE. Il compenso è stabilito, in base all'articolo 71-septies della legge sul diritto d'autore, la n. 633 del 1941, con un decreto del Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, attraverso una procedura che prevede la consultazione sia di rappresentanti dei produttori degli apparecchi sia degli autori. Noi abbiamo voluto allargare la consultazione anche ai consumatori.
  Le tariffe oggi vigenti sono state elaborate in applicazione di un decreto ministeriale e sono quindi cogenti. Una legge vigente, seppur discutibile, deve essere applicata e il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo deve, con cadenza triennale, verificare e aggiornare le tariffe. Si può discutere solo sul «se» e sul «quanto» aggiornarle, non sul fatto che ciò sia giusto o meno, anche perché le tariffe determinate con il decreto ministeriale del 2009 sono scadute nel 2012. In quell'anno è iniziata una procedura di consultazione lunga e soddisfacente (non dal punto di vista del risultato, ma dal punto di vista del metodo): si è riunito più volte il Comitato consultivo permanente per il diritto d'autore, il mio predecessore Bray ha ascoltato le parti ed è stato svolto uno studio comparativo delle tariffe rispetto alla media europea. Il Comitato consultivo per il diritto d'autore, il 5 novembre 2013, ha reso un parere che dà conto delle tariffe medie europee.
  Spesso la rete distribuisce notizie senza verificarne la realtà. Si è detto che io volessi occultare i risultati di tale ricerca, ma i documenti sono tutti on line sul sito del Ministero: sia il sondaggio sia il lavoro del Comitato consultivo sono accessibili non soltanto alle parti, ma a chiunque abbia interesse.
  Successivamente all'elaborazione di tale documento da parte del Comitato consultivo permanente, sono state svolte audizioni delle categorie interessate, anche se non sulla base di procedure obbligate. Una si è svolta il 10 gennaio 2014, con il precedente Ministro Bray: anche di essa si dà conto nel sito Internet. Il Ministro Bray aveva poi predisposto una bozza di decreto. Appena sono arrivato alla guida del Ministero sono stato sollecitato da più parti. Mi è pervenuto un documento elaborato da tutti i rappresentanti degli autori italiani (registi, scrittori, musicisti, praticamente tutto il mondo della cultura italiano), per sollecitarmi ad adottare una decisione: inizialmente le firme erano 400, poi sono diventate oltre 3.000. Ho incontrato separatamente le parti – Confindustria digitale, la SIAE (cioè gli autori) e le associazioni dei consumatori –, nella ricerca di una soluzione che le mettesse d'accordo tutte, il che mi pareva ragionevole. Non ci sono però riuscito. Ho riunito tutti insieme il 23 aprile: si è svolto un lungo e interessante dibattito, ma sostanzialmente ognuno ha ribadito le proprie posizioni. Nei prossimi giorni io insisterò per capire se è possibile trovare una mediazione. Se non fosse possibile, dovrò adottare una decisione, perché questo mi impone la legge. Siamo già in ritardo: dal 2012 ad oggi si è continuato a pagare con le vecchie tariffe e ciò sicuramente ha determinato un vantaggio ad una delle parti rispetto alle altre.
  In presenza di una possibile intesa tra le parti, io sarò ben felice di confermarla. In assenza di un'intesa, dovrò assumermi la responsabilità di emanare il decreto ministeriale. Si è registrato un contrasto in particolare con riferimento a smartphone e tablet e di meno rispetto ai PC, semplicemente perché il periodo dal 2009 ad oggi, caratterizzato dalla enorme velocità di cambiamento nell'accesso alla rete e ai Pag. 5supporti digitali, si è verificata un'esplosione del fenomeno tablet e smartphone. La tariffa applicata in Italia ad oggi sulla copia privata è di 0,90 euro; in Francia è pari a 8 euro; in Inghilterra non c’è, perché la copia privata è vietata; in Olanda è pari a 2,50 euro; in Germania non può superare 36 euro, a seconda della memoria dei singoli supporti.
  Naturalmente, la media può essere effettuata in diversi modi e ognuno la fa a seconda di ciò che gli conviene: alcuni considerano soltanto i Paesi in cui si applica la tariffa sulla copia privata, escludendo quelli in cui è vietata; altri, invece, considerano tutti e 28 i Paesi. Sulla base della media elaborata dal Comitato consultivo permanente per il diritto d'autore, che devo prendere come riferimento, la tariffa è pari a 5,20 euro per l'acquisto di ogni supporto.
  La norma può essere giusta o sbagliata, ma finché c’è si applica. Semmai, è il Parlamento che deve decidere se modificarla e in che forma. A normativa vigente, prendendo come riferimento la tariffa europea, bisogna spiegare che essa non ricade sul consumatore. Io l'ho vista diventare, in particolare sulla rete, «la tassa sul telefonino».
  Le indicazioni europee prevedono che non possa scaricarsi sul consumatore, ma, al di là delle garanzie normative, credo che sappiate tutti che la gran parte dei tablet e degli smartphone è a prezzo fisso, in particolare quelli della Apple. Il prezzo fisso non cambia. Compariamo l'ammontare del diritto di copia privata e il prezzo di un bene. Prendiamo come riferimento l'Iphone 5: in Italia la tariffa è 0,90 euro e l'Iphone 5 costa 729 euro; in Germania la tariffa non può superare 36 euro e l'Iphone 5 costa 699 euro; in Francia la tariffa è pari a 8 euro e l'Iphone 5 costa 709 euro, cioè 20 euro in meno che in Italia.
  È quindi evidente che il prezzo di un prodotto venduto a prezzo fisso è in gran parte condizionato da altri elementi, ossia il costo della distribuzione e le logiche di mercato. È altrettanto evidente che, trattandosi di strumenti a prezzo fisso, il costo della copia privata, qualunque sia il suo ammontare, ricade sul produttore e non sul consumatore.
  Questo può non essere del tutto vero per gli smartphone e i tablet non venduti a prezzo fisso, in particolare quelli di fascia più bassa: in tal caso, però, sulla determinazione dei prezzi prevalgono molto di più altre ragioni, quali il tipo di distribuzione e la concorrenza tra i diversi negozi. Non c’è e non deve esserci alcun automatismo tra l'aumento della tariffa sulla copia privata e il prezzo del singolo prodotto. In proposito, si potrebbero introdurre anche regole di vigilanza.
  Ho cercato di spiegare che la copia privata non c'entra niente con la pirateria. Il fenomeno, anche se non è scomparso, è in riduzione, ma ciò non è quantificabile con certezza, in quanto si utilizza sempre di più lo streaming.
  Io sono orientato, in ogni caso, a differenziare tra il diritto di copia privata sul PC, lo strumento prevalentemente usato per scaricare la copia, e il diritto di copia privata su smartphone e tablet, ma la norma non lo prevede. Non c’è nella norma un riferimento all'effettivo utilizzo, tant’è vero che si parla di equo compenso, perché naturalmente si considera che una parte di consumatori scarica il prodotto. La norma ha scelto di farlo diventare un prelievo al produttore, nel momento in cui esso importa o produce e mette in vendita un prodotto.
  Poiché il tavolo tecnico preposto alla verifica, in realtà, non ha funzionato, ho proposto alle parti la mia disponibilità, una volta introdotto l'adeguamento della tariffa ad una certa cifra, a prevedere che il tavolo tecnico svolgesse una verifica effettiva e non improvvisata sull'evoluzione del mercato e della situazione negli altri Paesi europei, da portare a termine non dopo tre anni, come previsto dalla norma, ma dopo un anno. Ciò che infatti vale nel nostro Paese con riferimento allo streaming vale anche in Francia e in Germania, dove vige la stessa normativa (recentemente in alcuni Paesi la tariffa è anzi aumentata). Svolgeremo questa verifica in modo che tra un anno, sulla base del Pag. 6lavoro del tavolo tecnico e dell'andamento dell'utilizzo effettivo della copia privata, si possa decidere se aumentare o diminuire la tariffa oppure modificare la legge.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro Franceschini.
  Do quindi la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti e formulare osservazioni.

  LUIGI GALLO. Grazie, presidente. Grazie, Ministro. Interverrò molto brevemente, visto che il Ministro Franceschini ha già fornito alcune risposte.
  La bozza di decreto ministeriale, come sappiamo, era già pronta quando c'era il Ministro Bray, ma la volontà dell'ex Ministro in sostanza era quella di vederci chiaro. Per questo motivo, prima di firmare il decreto, aveva sollecitato una ricerca di mercato finalizzata a stimare l'utilizzo delle copie private.
  Sembra che tale ricerca dimostri che solo il 5 per cento dei detentori di smartphone lo utilizzerebbe per copie private e solo il 4,5 per cento dei detentori di tablet lo utilizzerebbe per copie private. È un po’ strano applicare un equo compenso che danneggia il 96 per cento dei soggetti che, secondo questa ricerca, non utilizzerebbero questi strumenti per copie private.
  Se sono veri i dati che lei espone, è anche vero che quando ragioniamo sulla raccolta complessiva a titolo di equo compenso, in Italia si parla di 380 milioni di euro. Tra i Paesi europei solo la Francia ha raccolto più dell'Italia. Noi, già adesso, con la tassa dell'equo compenso, raccogliamo più di tutti gli altri Paesi. La SIAE chiede ulteriori 200 milioni di euro da ricevere attraverso questa tassa.
  A questo non possiamo non agganciare il problema della distribuzione delle risorse. I criteri seguiti attualmente per l'individuazione degli aventi diritto e la modalità di ripartizione agli autori non sono trasparenti, o comunque sono il frutto di politiche di indirizzo della SIAE. Restano infatti esclusi da tale ripartizione tutti gli autori che, per scelta o per necessità, non sono iscritti alla SIAE e anche i giovani autori che diffondono le loro opere solo via web. Ciò comporta che la SIAE distribuisca i diritti da copia privata agli autori più noti, che diventano sempre più forti e privilegiati, ignorando totalmente quelli che avrebbero bisogno di maggior tutela.
  Le chiedo se ci può già fornire un orientamento al riguardo e, quindi, definire quale sarebbe la cifra ulteriore che la tassa sull'equo compenso permetterebbe allo Stato di incassare.
  Siccome i temi sono collegati, vorrei sapere se non ritiene che in questa fase la SIAE, che detiene in sostanza il regime di monopolio nella raccolta dei diritti spettanti agli autori, non debba essere superata.
  Ricordo anche che è stata presentata in Assemblea una mozione relativa alla liberalizzazione del diritto d'autore e, quindi, della SIAE. Si è svolta solo la discussione sulle linee generali e non si è arrivati mai al voto. Non capisco perché ciò sia accaduto: evidentemente c’è la volontà di bloccare la votazione di tali mozioni.
  Vorrei inoltre sapere quali sono i criteri utilizzati dalla SIAE per la redistribuzione dei fondi raccolti a titolo di equo compenso e se lei intende intervenire sull'aggiornamento dell'anagrafe degli autori in possesso della SIAE.
  Se non possiamo ricevere risposte rispetto a questi temi, forse bisognerà procedere a un'ulteriore audizione del Ministro, invitando anche il presidente della SIAE Gino Paoli.

  ANTONIO PALMIERI. Saluto il Ministro Franceschini, al quale do il benvenuto a nome del gruppo di Forza Italia.
  Ovviamente non posso che condividere che il diritto d'autore rientri nell'ambito del diritto di proprietà e, quindi, nel diritto naturale delle persone. Da questo punto di vista, la nostra posizione è totalmente in sintonia con la sua.
  Allo stesso modo è chiaro che la questione dell'equo compenso, e più in generale quella relativa al compenso agli artisti nell'era digitale, rivesta grande importanza. Pag. 7Condivido il fatto che dobbiamo affrontarla, non solo in chiave italiana, ma anche in chiave europea. La Commissione elaborerà un «libro bianco» contenente una prima linea d'indirizzo proprio su queste tematiche.
  Le rivolgo quattro domande, ritenendo che il tema da affrontare non sia la SIAE, ma l'azione del Governo, al quale spetta la responsabilità di compiere le scelte.
  Leggendo le sue dichiarazioni di queste settimane e anche di oggi, non ho capito se lei, nell'era digitale nella quale siamo, giudica obsoleta questa norma, concepita nell'era analogica. In questi ultimi quattro anni, non solo l'avvento di tablet e smartphone, ma anche il profondo cambiamento delle modalità distributive dell'industria attraverso il digitale – penso, per esempio, alla musica – hanno comportato una riduzione dei consumi, che rende di fatto l'uso della copia privata ridotto ai minimi termini.
  In secondo luogo, vorrei sapere se lei è favorevole a modifiche normative al riguardo. Lei ha affermato che spetta al Parlamento effettuarle: è verissimo, però è altrettanto vero che, per come si è configurata la dinamica tra Governo e Parlamento, l'opinione e la posizione del Governo in realtà sono determinanti. Peraltro, come lei sa bene, la modifica normativa può richiedere anni. Invece, se inserita in uno strumento di decretazione d'urgenza, potrebbe avere una celerissima applicazione. Anche in questo caso, vorrei sapere qual è la sua posizione e se intende appoggiare, qualora noi lo proponessimo, come è probabile, un cambiamento della legge concepita nell'era analogica.
  Lei deve scegliere. Scegliere vuol dire eliminare e, quindi, scontentare. Non ho capito se questo sia un modo surrettizio per ricompensare gli autori per i danni provocati dalla pirateria. Se così fosse, sarebbe una scelta legittima da parte del Governo, che ha l'onere di compiere le sue scelte. Al tempo stesso, però, è giusto che questo intendimento sia dichiarato con trasparenza.
  Io la esorto a riprovare a mettere d'accordo le parti e ad attivare il tavolo previsto dalla legge, che ancora non ha prodotto risultati. Credo che questo rientri a pieno titolo nella sua attività e anche nel suo dovere. È vero che le tariffe degli smartphone sono bloccate, è vero che in Italia gli smartphone di fascia alta costano di più che altrove e che è auspicabile che non ci siano ricadute su quelli di fascia bassa o medio-bassa, però ritengo che lei e il Governo abbiate il dovere di imporre alle parti di trovare un accordo.
  Le rivolgo un appello finale: non serve un conflitto tra interessi, ma serve un'armonizzazione tra interessi. Il vero nemico comune è la pirateria, sia per chi produce contenuti, sia per chi li veicola e per chi produce gli strumenti per veicolarli.
  Lei ha detto che le spetta decidere se e quanto aggiornare le tariffe; quando farlo le è imposto dalla legge, considerato che siamo già in ritardo. Io credo che questo «se» e questo «quanto» comprendano anche il compito di cercare effettivamente l'armonizzazione tra interessi.

  LORENZA BONACCORSI. Innanzitutto vi ringrazio per l'ospitalità, perché non sono membro di questa Commissione.
  Le riflessioni svolte sono state molto interessanti. Mi piacerebbe continuare il ragionamento dell'onorevole Palmieri: sono convinta che purtroppo continuiamo ad affrontare temi di questa rilevanza, che riguardano l'innovazione tecnologica, con strumenti pensati nell'era analogica. È la stessa discussione, attinente a tematiche di tipo più culturale, che abbiamo svolto sulla web tax, anche all'interno del Partito Democratico: si tratta di riuscire ad affrontare questioni che oramai sono andate oltre gli strumenti normativi presenti nel nostro Paese.
  Auspico che riusciremo a individuare strumenti che ci permettano di affrontare tali questioni anche tra un anno. Mi chiedo se tra un anno ci troveremo di fronte a nuove modalità di fruizione della copia privata. Lo streaming forse sarà addirittura superato. In quel caso, cosa faremo ? Ci rimetteremo a discutere tra un anno attorno a un altro tavolo tecnico ?Pag. 8
  Credo che dobbiamo compiere questo sforzo culturale. Ministro, lei ha una grande responsabilità sotto questo profilo, considerata l'importanza del tema dell'innovazione tecnologica, che pervade qualunque tipo di azione.
  Chiedo quindi un impegno del Ministro rispetto a questo tema.

  ROBERTO RAMPI. Ringrazio il Ministro per le informazioni che ci ha fornito. Se vogliamo davvero cambiare questo Paese, è importante partire dalla legalità e dal rispetto del diritto. La legge n. 68 del 2003 prevedeva entro il 2005 un aggiornamento delle tariffe, che sono state aggiornate nel 2009. Le tariffe sarebbero dovute poi essere aggiornate nel 2012 e siamo nel 2014. Credo che sia giusto modificare quanto previsto dalla normativa.
  In secondo luogo, ritengo fondamentale trasferire anche all'esterno l'idea che non si tratti di una tassa sui telefonini. Peraltro, laddove c’è un guadagno, occorre che tutti coloro che hanno prodotto quel guadagno ne ricavino un vantaggio. Se uno dei motivi dell'acquisto dei nuovi strumenti è la possibilità di fruire di alcuni contenuti che qualcuno, con la sua creatività, con il suo ingegno e la sua capacità, ha prodotto, è sbagliato che il guadagno su quei prodotti vada solo a chi produce l'oggetto e non a chi produce quei contenuti.
  È assolutamente vero che oggi parlare di copia privata è oggettivamente un po’ discutibile. Ha ragione il collega Palmieri quando dice che appartiene a un'era analogica ormai superata. La legge n. 68 del 2003 prevedeva una serie di prodotti che consentivano la copia privata e praticamente non ne esiste più nessuno. È vero, quindi, che occorre aggiornare la normativa.
  Sono convinto, come sostiene il collega Palmieri, che occorra in proposito un contributo del Governo. In Aula si è svolta una discussione sul diritto d'autore: dovremmo recepire la direttiva europea sul diritto d'autore e continuare a discuterne.
  Il nostro gruppo ha chiesto che, a conclusione delle audizioni nell'ambito dell'esame della proposta di legge sulla diffusione del libro e sulla promozione della lettura, si inizi un ciclo di audizioni delle parti interessate, sul tema del diritto d'autore. È stato citato il presidente della SIAE, ma dovremmo audire anche altri soggetti, che ci possono fornire punti di vista molto diversi, perché, come è normale, ci sono contrasti di interessi reali. La politica deve ascoltare tutte le parti e poi trovare un punto di mediazione utile e positivo per i cittadini.
  Forse nella fase del recepimento di quella direttiva europea sarà possibile che ciò avvenga in maniera non semplice, non lineare, non burocratica, ma politica: occorrerà cogliere quell'occasione per aggiornare la tutela del diritto d'autore alla luce della modernità e delle novità.
  Come gruppo, noi siamo profondamente convinti di questo e le chiediamo un impegno al riguardo: è molto importante definire come verranno utilizzati i maggiori introiti del diritto d'autore, in particolare a sostegno dei giovani autori e della loro internazionalizzazione. Il nostro è un Paese che non aiuta i ragazzi a partecipare ai festival internazionali, che sono un importante momento di vetrina: portare gli autori e l'arte italiana all'estero è davvero importante, e può produrre molti benefici.
  Quando sembrava che tale normativa potesse essere inserita nel decreto Valore cultura, come gruppo del PD avevamo predisposto una serie di emendamenti attinenti proprio all'utilizzo posteriore, cioè alle modalità di distribuzione di queste nuove entrate. In seguito, giustamente, le norme in questione sono state espunte dal testo, perché non inerenti all'oggetto del decreto-legge.
  Ci sarà una maggiore entrata significativa derivante dal diritto d'autore, che è indefinita: tale compenso non può essere attribuito automaticamente a nessuno degli autori, in quanto non è correlato alla singola opera. È necessario che le risorse aggiuntive ricavate dal diritto d'autore vengano distribuite in maniera significativa e trasparente, con la supervisione del Ministero dei beni e delle attività culturali Pag. 9e del turismo, a favore della cultura italiana, soprattutto a sostegno di chi produce arte, di chi è più giovane e di chi ha minori entrate dal diritto d'autore rispetto a chi ha già avuto successo o fortuna e, quindi, sicuramente non ha bisogno di accedere a questo surplus.
  Credo che questo sia il lavoro che dobbiamo portare avanti, informando correttamente su quello che stiamo facendo, tutelando l'ingegno e il valore aggiunto di un'entrata che dipende anche da chi quei contenuti produce e deve continuare a produrre. Non si deve ridurre il numero di autori, ma bisogna fare in modo che esso aumenti.

  PRESIDENTE. Do la parola al Ministro Franceschini per la replica.

  DARIO FRANCESCHINI, Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. Grazie, presidente. Sono state svolte osservazioni molto utili, che provo velocemente a riprendere, cominciando da quella dell'onorevole Gallo. Il sondaggio riportato sul sito del Ministero è stato molto contestato. Un altro sondaggio, elaborato dalla società GPF e commissionato dalla SIAE, arriva sostanzialmente a conclusioni opposte. Dipende quindi quali punti di riferimento vengono considerati.
  Al di là dei numeri, è evidente che l'utilizzo della copia privata, soprattutto su smartphone e tablet, è limitato, ma la norma ad oggi prevede il cosiddetto «equo compenso», perché è del tutto evidente che non è possibile misurare con certezza l'utilizzo sul singolo smartphone della copia privata, anche perché si tratta di un importo che si paga all'acquisto del supporto. In Italia il gettito derivante dalla copia privata nel 2012 è stato pari a 70 milioni di euro. Conoscete l'esplosione del fenomeno di smartphone e tablet in questi ultimi anni, in particolare nel mercato italiano.
  Se la Commissione potesse dare un indirizzo in tal senso, ne sarei ben felice: esiste la possibilità che il Ministero e la SIAE stipulino un accordo che definisca quale parte dell'introito aggiuntivo possa essere indirizzato a finalità particolari. Ho già sottoposto alla SIAE il tema relativo alla possibilità di destinare una parte dell'aumento ai giovani autori. Ovviamente la SIAE, come avviene sempre in una trattativa tra parti, mi ha risposto che ciò dipenderà dall'importo dell'aumento. Parlare di giovani autori, peraltro, è complicato, perché ci sono giovani che sono già nel mercato. Ci riferiamo alle opere prime e agli autori emergenti. Comunque, troverei giusto destinare una parte di questo aumento a chi non accede o accede in misura assolutamente marginale al diritto d'autore indistinto, come in questo caso.
  L'onorevole Palmieri mi ha rivolto numerose domande. Mi ha chiesto, ad esempio, come io giudichi la norma in questione. Dovrei respingere la domanda, nel senso che io non devo giudicarla, ma applicarla. Penso che la si possa modificare, ma che sia giusta. Al di là della quantità, non c’è dubbio che una parte dei consumatori utilizza il supporto digitale (abbiamo parlato solo di PC, smartphone e tablet, ma il provvedimento riguarda tutti i supporti digitali) per scaricare copie private, ed è giusto che, nella forma possibile, si riconosca il diritto d'autore. Si può modificare la norma, ma credo che il principio sia giusto.
  Naturalmente sono disponibile a modificare la legge, però la modifica di una norma in un settore costantemente in evoluzione – mi riferisco a quanto affermava l'onorevole Bonaccorsi – non potrà essere fatta in un arco di tempo ragionevolmente breve o forse non potrà mai essere fatta. Non possiamo aspettare un anno, perché fra un anno il sistema sarà già modificato. Forse sarà già obsoleto lo streaming. È difficile aspettare un'evoluzione, perché non si sa mai quando arriverà.
  Io penso che un meccanismo legislativo logico dovrebbe prevedere un tavolo tecnico vero, che funzioni e che monitori, e un adeguamento costante. Ci muoviamo in un terreno inedito, che sarà continuamente in evoluzione, nel rapporto tra era Pag. 10digitale e diritto d'autore. Dobbiamo monitorarlo costantemente, ma non possiamo rinviare.
  Ho proposto, mi sembra ragionevolmente, al di là della quantificazione della cifra, di stabilire una verifica fra un anno, utilizzando proficuamente tale arco temporale. Anche la Commissione parlamentare potrebbe svolgere al riguardo indagini conoscitive e verifiche, per capire esattamente come evolve il mercato.
  Nei prossimi anni, questo tema richiederà modifiche costanti sul versante legislativo, perché il mercato, la digitalizzazione e il mondo vanno avanti molto più velocemente rispetto alla nostra capacità di seguire le novità. Saremo sempre noi a inseguire e dobbiamo accettare che ciò avvenga.
  È vero che la copia privata non rappresenta giuridicamente un modo per ricompensare gli autori per i danni provocati dalla pirateria. Non c’è dubbio, però, che in un mondo in cui la pirateria danneggia enormemente gli autori, riconoscere loro un diritto può lenire le violazioni perpetrate con gli atti di pirateria, che giuridicamente non c'entrano nulla con la copia privata.
  Aggiungo, come elemento di valutazione, che la tariffa che sarebbe dovuta essere aggiornata nel 2012 è rimasta pari a 0,90 euro. Dal 2012 ad oggi quanti smartphone sono stati venduti ? Occorre riflettere su chi non ha incassato l'aumento, pur minimo, e chi invece ha avuto il vantaggio di continuare a pagare su centinaia di migliaia di smartphone 0,90 euro, anziché una tariffa che sarebbe dovuta aumentare.
  Credo che nella determinazione della tariffa si debba tenere conto, tra i vari elementi, anche di questo. Io continuerò fino all'ultimo momento utile, anche nelle prossime settimane, a cercare un'intesa tra le parti, oltre che con incontri collegiali, anche con incontri diretti. Chiederò che venga riunito il Comitato consultivo permanente in un tempo ragionevolmente breve.
  Alla fine di questo percorso, come ho detto, se si raggiungerà un'intesa, io la riconoscerò volentieri, ma se non ci sarà, mi assumerò l'onere di una decisione, che non sono in grado di comunicare adesso, perché la decisione si assume quando si hanno tutti gli elementi a disposizione, sapendo che per gli smartphone e i tablet ci muoviamo in un range compreso tra gli attuali 0,90 euro e i 5,20 euro proposti dal Comitato consultivo permanente.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 14.30.