XVII Legislatura

Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione

Resoconto stenografico



Seduta n. 6 di Mercoledì 23 aprile 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Ravetto Laura , Presidente ... 3 

Audizione del sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con delega alle politiche europee, on.Sandro Gozi, nelle materie di competenza del Comitato, con particolare riferimento alle politiche dell'Unione europea in materia di immigrazione (Svolgimento e conclusione):
Ravetto Laura , Presidente ... 3 
Gozi Sandro (PD) , sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri ... 5 
Ravetto Laura , Presidente ... 9 
Mazzoni Riccardo  ... 9 
Pegorer Carlo  ... 10 
Arrigoni Paolo  ... 11 
Ravetto Laura , Presidente ... 12 
Cominardi Claudio (M5S)  ... 12 
Fauttilli Federico (PI)  ... 12 
Ravetto Laura , Presidente ... 12 
Gozi Sandro (PD) , sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri ... 13 
Cominardi Claudio (M5S)  ... 14 
Gozi Sandro (PD) , sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri ... 14 
Ravetto Laura , Presidente ... 14

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA RAVETTO

  La seduta comincia alle 13.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.
  (Così rimane stabilito).

Audizione del sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con delega alle politiche europee, on. Sandro Gozi, nelle materie di competenza del Comitato, con particolare riferimento alle politiche dell'Unione europea in materia di immigrazione.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega alle politiche europee, onorevole Sandro Gozi, nelle materie di competenza del Comitato e, naturalmente, con un particolare focus sulle deleghe a lei assegnate.
  Il sottosegretario conosce sicuramente questo Comitato perché ha un'ampia esperienza di tematiche europee ed internazionali, quindi sa che è un Comitato bicamerale che si occupa di flussi migratori, particolarmente focalizzato sui temi di indirizzo e di vigilanza. Siamo stati costituiti, come lei sa, in un momento in cui le tematiche dei flussi sono state anche di tragica attualità per via degli eventi che tutti conosciamo.
  In seno al Comitato noi abbiamo condotto due indagini, una più generale – sulla quale chiederemo un suo intervento – relativa ai flussi migratori e, in particolare, al rapporto tra Governo italiano e Unione europea relativamente alla disciplina di questi temi, così come del tema dell'integrazione e dei temi connessi al diritto di asilo. L'attenzione del Comitato è anche particolarmente centrata su Dublino III e anche su questo tema chiederemmo il suo intervento.
  Vi è, inoltre, un'altra indagine specifica, su cui le chiederemmo delle osservazioni, riguardante l'impiego di lavoratori immigrati nell'area di Prato e sarà lei a decidere se volerci dire qualcosa in merito.
  In merito alle tematiche su cui la interpelliamo oggi abbiamo sentito già il Ministro dell'interno Alfano e, naturalmente, il Ministro Mogherini. Tre sono i temi su cui vorremmo sue informazioni e commenti. Probabilmente, lei è la persona più adatta a fornirci un effettivo update sulle discussioni in sede comunitaria. Sia il Ministro degli esteri, infatti, sia il Ministro dell'interno, ci hanno offerto una lettura in chiave più strettamente nazionale relativamente alla legislazione. Il primo tema riguarda, in generale, i flussi migratori verso l'Italia e l'atteggiamento con cui si sta ponendo l'Unione europea relativamente alla condivisione degli oneri, sia in termini puramente di costi, sia di legislazione in senso generale. È di questi giorni, per esempio, la polemica su Mare Nostrum. Abbiamo audito il Ministro Alfano, così come altri alti dirigenti competenti in merito e alcuni auditi hanno riferito di possibilità – naturalmente non Pag. 4accertate e di questo le chiediamo conto – per cui, anche a livello europeo, quest'iniziativa, che sappiamo tutti essere finalizzata a salvare vite umane, per le sue modalità di conduzione avrebbe fatto ritenere ad alcuni partner europei di potere essere un incentivo per gli stessi trafficanti di vite umane, quantomeno nel senso di considerare il nostro Paese come una destinazione più semplice da raggiungere. Sapendo anche dei costi dell'operazione, che ci sono stati descritti dal Ministro Alfano e che si aggirano intorno ai 9 milioni di euro al mese, vorremmo chiederle se è vera questa critica a livello comunitario. Qual è la sua opinione in merito all'attuale conduzione di queste azioni ?
  Il secondo punto su cui vorremmo un suo aggiornamento è relativo a Dublino III. Dai dati emersi e di cui siamo in possesso a seguito delle audizioni, in particolare il rapporto Eurostat 2012 e la relazione per il 2012 dell'Alto Commissariato per i rifugiati, abbiamo verificato che si è passati, relativamente all'affluenza dei clandestini, da circa 35.000 richieste di asilo nel 2011 a poco meno della metà nel 2012, anche in conseguenza della cosiddetta Primavera araba, con un ritorno nel 2013 a un dato di richieste di asilo di circa 28.000.
  Questo dimostrerebbe che l'Italia è sovrapposta alle situazioni contingenti nordafricane e che subisce l'oscillazione delle politiche dell'euro-Mediterraneo; emerge anche che, probabilmente, questi flussi sono caratterizzati dalla novità per cui, prevalentemente, si tratterebbe di persone che fuggono da situazioni di guerra. Il nostro Paese, però, in seguito a questo regolamento, è più esposto di tutti gli altri. In sé, infatti, Dublino III mantiene il principio, come lei sa, che il primo Paese di arrivo, è di fatto quello competente a valutare queste richieste. Sappiamo che tale Regolamento è in vigore da poco e che quindi, probabilmente, mettere in discussione un provvedimento da poco approvato sarà particolarmente difficile, ma vorremmo chiederle se esista una discussione per una revisione di questo principio del primo Paese di arrivo, con una maggiore condivisione a livello europeo anche delle competenze relative.
  Lei ritiene che riuscirà a portare questo tema come priorità nell'ambito del semestre di presidenza europea dell'Italia, riuscendo, quindi, ad ottenere attenzione da parte dei suoi colleghi in sede europea ?
  L'ultimo tema su cui vorremmo una sua opinione e anche un suo chiarimento riguarda un tema che ci ha illustrato il Ministro Mogherini, e che abbiamo inteso in un senso che forse da lei potrà essere corretto, o comunque confermato. Si tratta della riforma del codice dei visti. Sappiamo che si va delineando una profonda riforma del sistema per la concessione dei visti in Europa, che parrebbe finalizzata a liberalizzare gli ingressi di turisti e imprenditori dei Paesi extraeuropei, e che il 1o aprile 2014 la Commissione europea ha presentato una proposta di modifica del codice dei visti attualmente in vigore.
  Sappiamo che è importante una legislazione dei visti che non penalizzi i potenziali viaggiatori e che, anche secondo uno studio recente del 2012, sarebbero stati «persi» quasi 6,6 milioni di potenziali viaggiatori a causa della complessità delle procedure di rilascio dei visti. Tuttavia, sappiamo anche che, proprio attraverso il sistema dei visti e, in particolare, con riferimento al tempo oltre la scadenza di detti visti, abbiamo un'incidenza forte proprio di clandestini. Avevamo stimato, se non sbaglio, un 70 per cento di incidenza sul totale di flussi nel nostro Paese e, addirittura, rispetto ad alcune aree – mi pare la Slovenia – si parlava di cento richieste giornaliere. Vorremo la sua opinione su questa riforma del codice e chiederle se state tenendo conto anche di queste criticità al fine di conoscere, in ogni caso, lo stato dei lavori. Al termine del suo intervento, seguiranno le domande da parte dei colleghi, cui lei potrà rispondere in fase di replica. Do quindi la parola al sottosegretario di Stato Sandro Gozi per la sua relazione introduttiva.

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  SANDRO GOZI, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Dato il tempo disponibile – in tutto 50 minuti – la mia introduzione sarà breve proprio per lasciare il tempo alla discussione. Mi fa molto piacere tornare al Comitato Schengen. Lei che sa che ho avuto l'onore di presiederlo in altri periodi, quindi so anche quanto sia utile il lavoro di questo Comitato per le attività del Parlamento e del Governo, e anche il rapporto – per questo vi ringrazio dell'invito – con la dimensione europea. È questo il vero valore aggiunto, a mio modo di vedere, delle attività del Comitato Schengen.
  Mi avete chiesto di riferire su tre questioni. La prima questione è quella che definirei, con un titolo, della solidarietà, o assenza di solidarietà, europea rispetto al fenomeno migratorio; la seconda è quella delle priorità italiane in questo momento in sede negoziale europea e rispetto al nostro semestre di presidenza; la terza è una risposta specifica sulla questione della riforma del codice dei visti, su cui hanno riferito già miei colleghi di Governo.
  Relativamente alla solidarietà, nei trattati europei trovate il termine «solidarietà» almeno una ventina di volte, di cui una all'articolo 80 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, che parla di solidarietà in materia di immigrazione; altri aspetti sono presenti nella nostra Costituzione e nei trattati dell'Unione europea, ma anche nella Convenzione europea dei diritti umani che, a mio modo di vedere, giustamente – non auspicherei certamente una modifica di questo – ci vincolano – e siamo contenti di ciò – al rispetto dei diritti fondamentali, al rispetto dei diritti dell'uomo, del principio definito non-refoulement, cioè dei non respingimenti indiscriminati.
  Nella massa di flussi migratori – non ho bisogno di precisare ciò in sede di Comitato Schengen – ci sono richiedenti asilo, degli immigrati economici, sui quali occorrerà, prima o poi, fare una riflessione in sede europea e mondiale (è evidente, infatti, che non possono essere considerati alla stregua dei cosiddetti clandestini); ci sono clandestini, dei minori e c’è gente che scappa da carestie.
  Se vogliamo un lavoro di prospettiva, che giudico importante come parlamentari, va considerato che sempre più avremo degli immigrati da cambiamento climatico. Le statistiche, dall'Unione africana all'ONU, a tutte le organizzazioni internazionali, ci dicono che, in prospettiva, la nuova spinta vera dei flussi migratori umani non saranno solo le guerre, le persecuzioni politiche o le carestie, bensì il cambiamento climatico. Dal punto di vista europeo, quindi, abbiamo una serie di principi attorno ai quali dobbiamo organizzare una risposta veramente europea.
  Oggi c’è una risposta europea per la parte che sta più a cuore a questa parte di Europa, che si chiama Italia ? No, al momento ancora non è sufficiente. Se fosse già sufficiente e se già fossimo soddisfatti, alla luce di parametri quali la lotta contro i trafficanti, contro le attività criminali, il rispetto dei nostri princìpi fondamentali costituzionali – non c’è bisogno di vincoli esterni europei – di riconoscere il valore della vita umana, e quindi del richiedente asilo, la necessità di gestire anziché subire i flussi migratori – mi riferisco alla parte economica della migrazione –, se tutto questo fosse già pienamente soddisfacente dal punto di vista italiano ed europeo, il precedente Governo non avrebbe avuto bisogno di avviare e noi di confermare l'operazione Mare Nostrum (e arrivo alla sua prima domanda). L'operazione Mare Nostrum, infatti, deve fare fronte alle inerzie, alle assenze, alle insufficienze e alle incoerenze dell'azione europea. Abbiamo di fronte la questione Mare Nostrum e siamo di fronte all'insufficienza, all'assenza del ruolo europeo (poi verremo agli strumenti e vi fornirò qualche notizia positiva rispetto allo stato di avanzamento europeo in materia di strumenti, ma arriveremo dopo a Frontex e dintorni); se fossimo stati soddisfatti, il precedente Governo non avrebbe avviato Mare Nostrum e noi non l'avremmo confermata. Tra i 20.000 migranti Pag. 6che Mare Nostrum ha salvato, ci sono quasi 1.700 donne, spesso madri, 3.000 minori, 15.000 richiedenti, per cui l'operazione, anzitutto umanitaria, ha svolto il suo compito sia dal punto di vista dei migranti, sia della lotta contro i trafficanti di esseri umani, posto che ne sono stati arrestati 92. Questa non mi sembra una cifra trascurabile, posto che di trafficanti non ce ne sono cento per barca: magari in una barca possono esserci cento migranti, ma solo qualche trafficanti. Averne già arrestati 82 significa che l'operazione Mare Nostrum da ha dato dei risultati, sia in termini di doveri umanitari, sia di doveri rispetto alle convenzioni europee in materia di diritti fondamentali. Innanzitutto, non si può respingere in maniera indiscriminata i richiedenti asilo. Siamo stati condannati dalla Corte europea dei diritti umani per i respingimenti nel 2011 (caso Hirsi contro Italia), né possiamo rimanere nell'ipocrisia che avrebbe caratterizzato il nostro Paese dopo che, di fronte a 300 bare a Lampedusa – mi riferisco al precedente Governo – tutti i vertici dell'Europa che vi si sono recati hanno pianto, ma il giorno dopo – «Tutto va bene, madama la marchesa» – facciamo finta che non sia successo nulla. Era questo che dovevamo fare come Italia ? Dobbiamo capire.
  Vogliamo proseguire sulla via dei respingimenti indiscriminati ? Vogliamo fare finta che non succeda nulla e aspettare il prossimo dramma, che magari non accadrà in aprile perché c’è bel tempo, ma in ottobre, o dare una risposta in termini sia di rispetto dei diritti fondamentali, sia di efficacia di lotta contro i trafficanti ? Credo che l'opzione sia la terza, ma finora ce ne facciano carico, di fatto, in maniera sostanziale e sostanziosa solo noi italiani. È evidente che Mare Nostrum dovrebbe diventare un'operazione Europa Nostra, cioè un'azione europea. Se l'Europa fosse stata efficace nel rispetto dei fondamenti, dei princìpi, dei diritti su cui è fondata e nella lotta contro i trafficanti, non avremmo avuto bisogno di avviare l'operazione Mare Nostrum.
  Occorre lavorare per una progressiva assunzione di responsabilità e di strumenti a livello europeo. È evidente che attraverso il rafforzamento dell'agenzia Frontex innanzitutto, in termini operativi, di bilancio e di contributi operativi dei vari Stati membri, che possiamo ritornare alla situazione – o arrivare finalmente – alla stazione che dovrebbe essere la normalità, cioè una frontiera comune dell'Unione europea, un principio di solidarietà, di cui all'articolo 80 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, un'operazione europea di controllo per i due aspetti del rispetto dei diritti fondamentali, della gestione dei richiedenti asilo, dei rimpatri di coloro che non hanno nessun titolo a rimanere sul territorio europeo e, ovviamente, un'efficace lotta contro i trafficanti di esseri umani. Finora l'Europa non ha fatto tutto questo: lo stiamo facendo con l'operazione Mare Nostrum e occorre spingere perché, sempre di più, lo faccia l'agenzia Frontex.
  Una buona notizia proprio di questi giorni, del 15 aprile, viene dal Parlamento europeo, che ha approvato il nuovo regolamento Frontex. Al prossimo Consiglio utile – ormai non c’è più nessuna divergenza politica – sarà approvato anche a livello di Consiglio, quindi quel regolamento dell'Unione europea diventerà legge. Questo regolamento dovrà permettere proprio di rispondere più efficacemente a situazioni di emergenza e alla prevenzione delle morti in mare, a salvare vite umane, a rafforzare il principio di non respingimento, ma anche a rafforzare la lotta contro i trafficanti di esseri umani, alla luce di quell'articolo 80 che citavo, che appunto sancisce il principio di solidarietà in materia di immigrazione.
  Questo è un primo passo in avanti ed è uno degli obiettivi che perseguivamo come Italia e continueremo a perseguire per l'attuazione: rafforzare e fare in modo che Frontex faccia progressivamente quello che noi stiamo facendo adesso a livello di operazione nazionale.
  Quali sono gli altri aspetti che, secondo noi, devono contribuire a passare da una responsabilità isolata a livello italiano a Pag. 7una condivisa a livello europeo ? Una serie di proposte arrivano anche in seguito al lavoro svolto informalmente con la Commissione europea in questi ultimi due mesi, da cui la comunicazione della Commissione di marzo, con spunti e proposte che certamente porteremo avanti in vista del Consiglio europeo di giugno. Sapete che tale Consiglio sarà principalmente dedicato all'asilo e all'emigrazione. Tuttavia, vorremmo portare avanti questi temi anche durante il nostro semestre nel quadro del cosiddetto Programma post Stoccolma, ossia quel programma che ha caratterizzato le attività dell'Unione europea in materia di immigrazione, diritti fondamentali, cooperazione di polizia, cooperazione giudiziaria nel periodo 2010-2014 e che va rinnovato, ovviamente non per ripetere quanto è stato fatto, bensì per identificare nuove priorità politiche di cooperazione e di integrazione europea.
  Certamente, tra queste priorità politiche, vorremmo che ci fossero alcune proposte molto importanti che vanno nell'interesse di una politica europea più integrata e nell'interesse nazionale italiano: innanzitutto, il tema del mutuo riconoscimento delle decisioni di asilo, che non vuol dire modificare Dublino – punto al quale arriverò – bensì completarne la normativa introducendo il principio del mutuo riconoscimento all'interno dello Stato europeo delle decisioni di asilo. Questa è la prima proposta molto importante. La seconda proposta molto importante è quella di una mappatura dei posti di accoglienza disponibili nei vari Stati membri.
  Abbiamo molti meno richiedenti asilo rispetto ad altri Paesi europei. Lei ricordava le cifre: vado a memoria, ma nell'ultimo anno dovrebbero essere state circa 17.000 in Italia, oltre 60.000 in Francia, oltre 90.000 in Germania. Questo è dovuto, anzitutto, al fatto che tanti richiedenti asilo vogliono arrivare in quei Paesi ed è noto che vogliono solo passare dall'Italia, per arrivare in Svezia, Germania o Francia; è dovuto anche al fatto che, obiettivamente – ci stiamo lavorando ed è oggetto anche della legge di delegazione europea 2013-bis, che dovremo discutere alla Camera a fine aprile, per poi passare al Senato – dobbiamo recepire e migliorare la legislazione e l'amministrazione del sistema d'asilo in Italia. Passi in avanti sono stati compiuti negli ultimi mesi, ma dobbiamo compierne ancora di più, a partire dal recepimento delle direttive, procedure e accoglienze in materia di asilo. Anche questo incide sulla nostra capacità di gestire in maniera efficace le richieste d'asilo in Italia. Su questo, dobbiamo fare la nostra parte perché ci conviene avere un sistema d'asilo più efficace per l'Italia e un riconosciuto come tale dai nostri partner europei.
  Inoltre – è il terzo punto – è evidente che in Germania non si trovano a Berlino, dall'oggi al domani, mille migranti che sbarcano da un aereo. Vi è una richiesta d'asilo diluita nell'anno, mentre noi sappiamo di avere dei problemi di sbarchi, soprattutto e nuovamente con il bel tempo, per cui, dall'oggi al domani, nel giro di una notte, ci troviamo centinaia di flussi umani all'interno dei quali ci sono anche dei richiedenti asilo. Dal nostro punto di vista, quindi, soprattutto quando, come è accaduto nel caso delle primavere arabe, questi flussi umani sono provocati da particolari conflitti, di cui dovremmo farci carico come europei, avere una mappatura dei posti d'accoglienza disponibili nei vari Stati membri è molto importante. Sapendo che ci sono in vari Stati dell'Unione europea dei posti disponibili per far fronte all'emergenza che si è creata in 24-48 ore, possiamo chiedere che quegli Stati si facciano carico dell'accoglienza.
  Sapete che tutto questo oggi avviene su base volontaria, con la cosiddetta relocation, il cosiddetto burden sharing. La ricollocazione dei richiedenti asilo e la condivisione dell'onere sono su base volontaria. Riteniamo che occorra lavorare, almeno in alcuni casi, per rendere questo meccanismo più automatico. Se mi chiedete: c’è su questo condivisione a livello europeo ? No, non c’è condivisione su questo a livello europeo. Se invece mi chiedete: è una priorità su cui intendiamo lavorare ? Assolutamente sì, partendo non unicamente dalle nostre priorità, bensì da Pag. 8un documento della Commissione europea che apre la strada verso questo tipo di approccio. Il mutuo riconoscimento della decisione d'asilo va in quella direzione, così come la mappatura dei posti di accoglienza va in quella direzione. Finalmente, la stessa Commissione ha ripreso in parte un'idea che definirei un cavallo di battaglia dell'Italia – se non vado errato – dal 2000 o dal 2001, cioè di arrivare a spingere per un sistema europeo di guardie di frontiera esterne. Faremo ciò domani ? No. È un risultato importante che non ne parli solo l'Italia ma anche la Commissione europea ? Vi posso garantire, perché mi occupo di questioni europee da 20 anni, che è un risultato assolutamente importante. Su questo dovremo costruire.
  Allo stesso modo, dobbiamo costruire sull'idea – passo dalla questione richiedenti asilo a quella della migrazione economica non subita ma gestita dall'Europa – della progressiva creazione di una piattaforma europea per facilitare l'incontro tra domanda e offerta di lavoro, ovviamente nel rispetto delle prerogative nazionali. Dal punto di vista delle immigrazioni economiche, siamo nella strana situazione di avere un mercato unico, ma di non avere nessun sistema, neppure di dato integrato, sulle esigenze dei diversi mercati del lavoro. Non disponiamo di alcuno strumento per cominciare a tentare, a livello europeo, di pianificare un po’ meglio i flussi di migrazione economica rispetto alle esigenze dei mercati del lavoro dei diversi Stati membri. È un lavoro molto impegnativo, che dovrebbe caratterizzare, a parere di questo Governo, il lavoro in materia di immigrazione della nuova Commissione europea nei prossimi anni. È un aspetto molto importante su cui vorremmo insistere.
  Vi è, inoltre, la condivisione di responsabilità con l'esterno, cioè con i Paesi di transito e con i Paesi d'origine. Su questo abbiamo dei partenariati di mobilità, in cui, in sostanza, a una maggiore cooperazione nella gestione dei flussi regolari dei migranti, si accompagna una maggiore determinazione efficace da parte dei Paesi d'origine e di transito nella lotta contro i trafficanti di esseri umani. Con la Tunisia, a inizio marzo, abbiamo siglato un partenariato di mobilità che si basa su questo accordo: da una parte, cooperiamo nel gestire le migrazioni irregolari; dall'altra, però, tale Paese deve impegnarsi di più a lottare contro l'immigrazione clandestina e i trafficanti di esseri umani.
  I partenariati di mobilità e gli accordi di riammissione dovrebbero essere sempre più negoziati e firmati tra Unione europea e Paesi d'origine dei fenomeni migratori, perché quelli sono veramente gli accordi efficaci, su cui possiamo avere un leverage, cioè uno strumento di pressione vero per farli negoziare e accettare. Non è facile, infatti, convincere un Paese d'origine o di transito a firmare accordi di migrazione, ma a livello di Unione europea, certamente, abbiamo più strumenti di pressione per fare ciò. Infine, c’è la centralità della lotta alla criminalità organizzata e al terrorismo, la questione dei foreign fighters, cioè di terroristi che si mescolano a questi flussi umani e sui quali occorre, dal punto di vista sia della cyber security, della cybersicurezza, sia delle reti di criminalità organizzata, rafforzare la cooperazione a livello europeo.
  Questi partenariati di mobilità esistono con la Tunisia, con il Marocco; dobbiamo farli con l'Egitto, con la Giordania. Certamente, dovremo farli con la Libia, ma ciò avverrà quando il quadro politico consentirà un negoziato di questo genere. Oggi è inutile parlare di partenariati di mobilità con la Libia quando non sappiamo neppure chi veramente è l'interlocutore che assicura la consegna dell'impegno. Quindi, tutto ciò in vista del rafforzamento dell'agenzia Frontex.
  Vengo ora alle altre due domande più specifiche. In parte ho già risposto, ma approfondisco la questione di Dublino e quella del codice dei visti. In tutta onestà, per non accendere aspettative che non possono essere poi soddisfatte, il regolamento Dublino III è stato negoziato e definito nel luglio 2013. Siamo riusciti a ottenere quelle rivendicazioni che credo siano condivise praticamente da tutte le forze politiche – o perlomeno da moltissime Pag. 9forze politiche – in Italia, cioè nuove norme sulla condivisione dell'onere, sul burden sharing. Siamo riusciti ad avere dei meccanismi per la sospensione dell'applicazione della Convenzione e del Regolamento di Dublino che sono seguiti, in casi di emergenza ? No, non ci siamo riusciti. Il Regolamento di Dublino III non soddisfa quelle che a mio modo di vedere sono le giuste esigenze italiane su un burden sharing che, come ripeto, rimane volontario, non è mai automatico, mentre dobbiamo lavorare sugli automatismi, né su meccanismi di automatica sospensione delle regole di Dublino in caso di emergenza.
  Dato che si negozia a 28, che questo negoziato è finito nel luglio 2013 e che vi hanno partecipato tutte le forze politiche oggi in maggioranza e opposizione – così evitiamo di usare il tempo prezioso di questo Comitato per un'inutile e sterile polemica tra la destra a la sinistra – non credo sia ipotizzabile che, durante il nostro semestre di presidenza, apriamo la questione del Regolamento di Dublino III con successo.
  Credo, invece, che lavorare su quelle idee che vi dicevo, ovvero il mutuo riconoscimento delle decisioni d'asilo, la questione della mappatura, la questione del rafforzamento di Frontex, sia un'indicazione che non modifica Dublino, ma lo completa e lo equilibra in un senso che va molto più nell'interesse dell'Italia e, in realtà, di un'azione europea più efficace.
  La questione della riforma del codice dei visti, presidente, riguarda più il Ministro dell'interno e degli affari esteri, che giustamente avete già audito, ma in effetti una riforma è stata recentemente presentata alla Commissione europea. Contiamo di raggiungere un accordo in vista del negoziato che avremo con il nuovo Parlamento europeo, che credo riprenderà dopo l'estate, in previsione di un nuovo regolamento.
  Confermo anche quanto detto da altri miei colleghi di Governo su alcune innovazioni che vogliamo portare ai visti di corto soggiorno, ovviamente riservati a determinate categorie, soprattutto donne e uomini di affari, e al turismo. Ciò significa ridurre i tempi di trattazione delle domande di visto, possibilità di rilascio dei visti per promuovere il turismo breve e un maggiore ricorso ai visti multingresso o di durata pluriennale.
  Servono, naturalmente, tutte le precauzioni del caso rispetto agli abusi, ma ricordo proprio, da quando mi occupavo di queste questioni, quanti casi abbiamo avuto di ricercatori cinesi e indiani che hanno rinunciato a venire a Milano e sono andati a Birmingham, perché non eravamo in grado di trattare in maniera efficace il visto, così come quante volte abbiamo perso opportunità di business con uomini d'affari proprio per le lungaggini inspiegabili. Agli interlocutori indiani o cinesi spiegavamo che si trattava del sistema Schengen e loro ci rispondevano che aspettavano da 3 mesi il visto per l'Italia; essi erano, ad esempio, noti uomini d'affari indiani e ci chiedevano perché i nostri colleghi del consolato francese a Bombay, a Mumbai glielo avevano fatto avere, invece, in due settimane. A mio avviso, dobbiamo migliorare i visti di corto soggiorno per fini turistici e d'affari. Potremo approfondire altre priorità, ma credo e spero di aver risposto alle domande rivolte dal presidente.

  PRESIDENTE. La ringraziamo molto. Peraltro, mi scuso con lei perché mi ero dimenticata – ma è una mia responsabilità perché ciò mi era stato fatto presente mesi fa, anche perché abbiamo ripreso una sua proposta legislativa – che lei è stato presidente di questo Comitato. Il suo intervento è stato prezioso nelle sue informazioni e molto concreto, per cui la ringrazio particolarmente. Prima di dare la parola ai colleghi, mi riservo una piccola precisazione. Lei ha parlato di 17.000 richieste d'asilo, mentre a noi ne risultavano 28.000 nel 2013: sbagliamo il dato sul 2013 o lei si riferiva al 2014 ? Do ora la parola agli onorevoli colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  RICCARDO MAZZONI. La ringrazio. Sinceramente, mi convince l'impostazione Pag. 10data a tutti i quesiti posti. Il problema è come farci sentire in Europa. È bene avere degli obiettivi chiari. Tuttavia, nel momento in cui il Ministro Alfano afferma che Mare Nostrum costa 300.000 euro al giorno, 9 milioni di euro al mese, e si prepara a lanciare un appello all'Europa perché, giustamente, la missione da Mare Nostrum diventi Europa Nostra, la commissaria europea agli affari interni ci risponde in maniera molto netta: abbiamo già dato. Cito testualmente: «I finanziamenti europei destinati all'Italia per l'accoglienza dei richiedenti asilo, per la difesa delle frontiere e l'integrazione dei migranti nel 2013 sono stati i più alti di sempre. Soltanto nelle settimane seguenti al naufragio degli oltre 300 migranti eritrei a Lampedusa, sono stati elargiti al Governo Letta 30 milioni di euro. All'Italia, nel periodo 2007-2013, è arrivato il 13,4 per cento delle risorse totali allocate per la gestione dell'asilo e dell'immigrazione, mezzo miliardo di euro, dei quali la metà destinati esclusivamente alla difesa delle frontiere marine e terrestri. Una cifra molto simile sarà data al nostro Paese nel periodo 2013-2020. Con 310 milioni di euro, l'Italia è il secondo Paese con la più alta remunerazione».
  Questi dati sono veri ? Dove sono finiti questi soldi ? Sono comunque sufficienti per gestire l'immigrazione che sta per arrivare ? Alfano ha parlato di un esodo di 600.000 persone. Ora, molto più concretamente, si calcola che nelle prossime tre settimane ne arriveranno 100.000. Come potrà l'Italia gestire 100.000 migranti, dei quali l'80 per cento hanno il diritto di chiedere asilo ?
  Il Parlamento europeo ha sì votato il nuovo regolamento di Frontex, che però non mi sembra contenga nulla di sconvolgentemente nuovo. Si specificano le regole di ingaggio, sono vietati i respingimenti, i Governi nazionali non devono perseguire i proprietari dei barconi che soccorrono i naufraghi e salvano vite in mare, il rimpatrio forzato può essere eseguito solo dopo l'identificazione e in certe circostanze. Credo che, a fronte dei giusti proponimenti indicati dal sottosegretario Gozi, dalle mezze promesse dell'Europa e così via, noi ci troveremo, nelle prossime settimane, a fronteggiare un esodo biblico a mani nude. Questa è la nostra impressione. Sia chiaro: io appartengo a Forza Italia e non sono tra quelli per cui Mare Nostrum non va. È un'operazione che ha salvato delle vite e la rispetto profondamente. Se, però, l'Europa stessa ci allerta perché questa operazione può diventare una calamità per i clandestini e per i trafficanti, una riflessione, comunque, andrebbe fatta. L'intendimento del Ministero dell'interno, che ha già dato incarico alle prefetture di reperire 59 posti in ogni provincia per fare fronte ai nuovi sbarchi, è che ancora una volta dovremo arrangiarci da soli.
  Capisco e vorrei anche capire meglio a cosa concretamente porterebbe il tema del mutuo riconoscimento delle decisioni d'asilo. In assenza, però, di una proposta mutualistica e solidale, per cui ogni Paese, in base alle sue dimensioni, deve accogliere un determinato numero di profughi con una gestione comune del diritto d'asilo, se non approfitteremo del semestre di presidenza italiana dell'Unione europea per sciogliere questi nodi – ha detto che la prossima immigrazione sarà dovuta anche dal cambiamento climatico assommato ad altre cause – ci troveremo davvero da soli a fronteggiare un problema enorme, con l'Europa che sostiene che i fondi che ha già stanziato per noi sono anche troppi.

  CARLO PEGORER. Ringrazio il sottosegretario Gozi, già nostro presidente a suo tempo, per la sua relazione e per come ha risposto ai quesiti posti dalla presidente. Anch'io trovo convincente la sua esposizione, anche segnata, se mi è consentito, da quel sufficiente realismo politico che necessita in una fase come questa. I dati ricordati ed evidenziati mettono alla nostra attenzione il fatto che siamo di fronte a un fenomeno migratorio che si prospetta molto consistente, straordinario, posso definirlo anche eccezionale per alcuni aspetti, e non credo che tutto possa essere ricondotto a un'operazione di polizia.Pag. 11
  Da questo punto di vista, quindi, trovo che quanto il nostro Paese, il nostro Governo si apprestano a fare, anche in previsione del Consiglio europeo di giugno, sia segnato, appunto, da quel sufficiente realismo che, in qualche modo, richiama a responsabilità anche gli altri Stati membri per una vicenda con caratteristiche non assimilabili soltanto a un fenomeno legato alla gestione di qualche mano occulta criminale o simili. Certo, c’è anche questo, ma siamo davvero di fronte a fenomeni di portata storica straordinaria.
  Mi permetto di osservare, allora, e anche di proporre all'attenzione del Comitato e dello stesso sottosegretario, dal quale desidererei ricevere una possibile valutazione, in questo caso più di natura politica che tecnica, che forse questa difficoltà nel far assorbire, fino in fondo, ai Paesi membri la responsabilità che l'Italia ha nell'essere frontiera europea, deriva anche da quanto in passato, purtroppo, abbiamo fatto.
  È del tutto evidente e mi pare di aver letto stamane anche una riflessione del signor sottosegretario in un'intervista a un quotidiano, che la politica dei respingimenti è stato un atto che ha comportato delle difficoltà nelle relazioni con gli altri Paesi membri. Questa scelta, che negli anni scorsi è stata attuata dal nostro Paese, cioè dai Governi che hanno preceduto il Governo Letta e il Governo Renzi, ha segnato delle difficoltà nelle relazioni politiche e credo anche nella comprensione del fenomeno migratorio a livello europeo.
  Si citava che i politici a livello europeo evidenziano il dato che siamo stati supportati sufficientemente nel corso di questi anni: credo che anche dietro questa valutazione di carattere finanziario ci sia un atteggiamento di natura politica, che a mio avviso va al più presto superato attraverso l'attività che stiamo svolgendo. Vorrei porre in evidenza che il realismo politico che distingue oggi l'azione del nostro Paese e del nostro Governo, tiene conto anche di elementi che si sono andati consolidando nel corso di questi anni per il tipo di scelte che il nostro Paese ha compiuto. Per affrontare questa straordinaria emergenza oggi, serve certamente realismo politico, ma anche forza diplomatica per far emergere i dati che ho cercato di sottolineare.

  PAOLO ARRIGONI. In attesa di capire come si realizzeranno o avranno efficacia i buoni proposito del Governo italiano, voglio riportare tutti con i piedi per terra e porre l'attenzione su una vera e propria emergenza. Come gruppo Lega Nord, giudichiamo Mare Nostrum un'operazione sbagliata e fallimentare. Il Ministro Alfano, dietro le pressioni e la registrazione degli sbarchi enormi degli ultimi giorni e delle ultime ore, ha affermato che Mare Nostrum rischia di diventare una flotta di traghetti dove immigrati e presunti richiedenti asilo, presunti profughi, viaggiano con il biglietto pagato dagli italiani. Ha parlato anche del rischio che Mare Nostrum sia sfruttata dai trafficanti di esseri umani. Secondo me, questo non è più solo un rischio, ma una vera e propria realtà.
  Ho posto delle domande alla collega di Governo Mogherini, che mi ha risposto che non erano di sua competenza; le ho poste al Ministro Alfano la scorsa settimana, ma purtroppo i tempi erano contingentati e si è riservato di rispondere; rinnovo a lei quelle stesse domande. Proprio su Mare Nostrum, anche lui ha parlato di operazione a tempo: cosa intende per tempo il Governo ? Un mese, due mesi ? Attendiamo la fine del semestre europeo o cosa ?
  Inoltre, vorrei porre l'attenzione sul tema dell'accoglienza, segnalando un aspetto molto negativo in ordine alla prassi del Governo di coinvolgere, poco o per nulla, gli enti territoriali in ordine alla collocazione, all'assegnazione di questi migranti sui territori. A nostro avviso, fatti salvi casi isolati, tutto passa attraverso un canale privilegiato tra il Governo, il Ministero dell'interno e le prefetture. Molti sindaci sanno solo il giorno successivo di avere sul proprio territorio questi sedicenti profughi. Voglio sottolineare che il fenomeno della fuga di questi sedicenti profughi è molto diffuso, il che presuppone che queste persone sono collocate sul Pag. 12territorio senza assolutamente un controllo. Posso garantirle, sottosegretario, che questo desta molta preoccupazione nella cittadinanza, che vive già, per altri motivi, l'insicurezza legata al fenomeno della criminalità, cui si aggiunge anche questo, che psicologicamente induce nei cittadini molta preoccupazione. Vorrei invitare, quindi, il Governo, attraverso la sua persona, a tenere più in seria considerazione gli enti territoriale in ordine alle misure di accoglienza, coinvolgendo maggiormente i sindaci, come peraltro aveva saputo fare il Ministro Maroni nel 2011, anno in cui certamente c'era stata un'impennata di sbarchi nel nostro Paese – 62.000 e oltre – ma a causa certamente del fenomeno della Primavera araba. Vorrei, infine, conoscere l'impegno del Governo e suo in particolare in relazione al tentativo degli accordi bilaterali con i Paesi del Nord Africa e Paesi d'origine in generale.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario, ovviamente, non ha bisogno di elementi per rispondere perché ha un'esperienza totale su questi temi. Tuttavia, lascio al sottosegretario la decisione se tornare nuovamente presso il Comitato per una replica a causa dei tempi stretti di oggi.

  CLAUDIO COMINARDI. Vorrei fare un discorso un po’ più filosofico, che comunque non ritengo assolutamente banale e secondario. Rilevo che la tematica del fenomeno migratorio è trattata in modo da arginare il problema: si rilevano in parte le cause, ma senza intervenire su di esse. È questo il problema di fondo. Da cosa sono dettati i flussi migratori ? Dalla povertà, dalle guerre e, in ultimo, ma non in ordine di importanza, come ha rilevato poco fa nel cappello al suo intervento, dai cambiamenti climatici: stiamo facendo, però, qualcosa in ambito europeo, un impegno concreto rispetto al problema delle emissioni di CO2 ? Abbiamo, tra i 10 Paesi più inquinanti, solo uno europeo al sesto posto, la Germania, ma abbiamo comunque realtà effettivamente molto inquietanti, quali la Cina, gli Stati Uniti, l'India, la Russia e così via.
  Se il problema dei flussi migratori sarà ancora peggiorato per via di queste situazioni, se non si interviene seriamente in ambito climatico, così come nell'ambito delle disuguaglianze sociali per la povertà in ambito economico, è ovvio che il problema non si riuscirà minimamente nemmeno a controllare.

  FEDERICO FAUTTILLI. Ringrazio il sottosegretario per la sua presenza oggi in Comitato. Vorrei fare una considerazione sull'impegno che qui già è stato assunto, o comunque dichiarato dal Ministro dell'interno, rispetto alla questione Frontex. Il Ministro dell'interno, tenuto conto, come teniamo conto noi, delle nuove regole che Frontex si è data, ha dichiarato che porrà un problema all'Unione europea, oltre a quello delle risorse finanziarie, per cui qualche risposta già è stata data. Ritengo tali risposte comunque insufficienti: esse sono state date ma non in modo sufficiente rispetto alle esigenze reali che oggi abbiamo nei confronti di un'immigrazione che, al di là di Mare Nostrum, comunque è crescente, non più prevedibile e, quando ci sembra che lo sia, i numeri risultano sempre maggiori rispetto alle previsioni.
  Tornando a Frontex, il Ministro dell'interno ha dichiarato che sarà posta dall'Unione europea, non nel semestre ma quanto prima, la questione del trasferimento della sede di Frontex da Varsavia all'Italia. Forse Varsavia aveva un senso – potrà ancora averne uno rispetto all'immigrazione che si è registrata tra i Paesi dell'est – ma oggi la vera emergenza dell'immigrazione è quella del Mediterraneo. Non capisco, quindi, come l'Unione europea possa ancora attardarsi in una scelta di questo genere, cioè di questo trasferimento di sede. Fatta questa considerazione, il Governo italiano è determinato, relativamente a questa richiesta, a far sì che quanto prima l'Unione europea decida questo trasferimento ?

  PRESIDENTE. Sottosegretario, chiedo scusa a lei e ai colleghi perché è sempre bene avere le repliche subito, ma è iniziata la chiama in Assemblea per via della Pag. 13questione di fiducia. Se lei ritiene di rispondere comunque in breve, va benissimo; diversamente, fissiamo una nuova seduta per la sua replica il prima possibile.

  SANDRO GOZI, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Possiamo tornare quando saremo più vicini al Consiglio europeo di giugno, poco prima o subito dopo. Potremo eventualmente approfondire anche il tema del semestre. In maniera molto sintetica: i fondi in parte sono stati utilizzati per il rinnovo di vari centri, ma su questo dovete chiedere maggiori dettagli al Ministro Alfano o al viceministro Bubbico, che hanno le informazioni specifiche. In ogni caso, quei fondi finalmente sono utilizzati anche per riformare quella rete SPRAR della gestione dell'asilo a livello comunale.
  Sulla questione sindaci e comuni, ho le idee molto chiare, ma è competenza del Ministro dell'interno e preferisco che lei rivolga questa domanda a lui. Potrei dirle quello che pensa Sandro Gozi, ma è irrilevante perché sono qui come membro del Governo. In relazione alla questione dell'operazione Mare Nostrum come pull factor, mi ripeto: non credo che i respingimenti indiscriminati fossero una buona politica, ma non è rilevante quello che pensa il sottosegretario Gozi, bensì quello che ha pensato la Corte europea dei diritti umani, che ovviamente ci ha condannati. Il sottoscritto, quando era all'opposizione, aveva denunciato in Assemblea in maniera molto chiara quello che stava succedendo. Non solo i diritti fondamentali si rispettano in una società democratica, ma questo fatto ci ha ovviamente indebolito in tutta la nostra strategia a livello europeo. Nel momento in cui chiediamo più solidarietà e più impegno europei, ma violiamo i diritti fondamentali della Convenzione europea dei diritti umani con respingimenti indiscriminati, questo è il modo migliore per farci dire di no, neppure considerando le nostre richieste, che io giudico giuste e fondate. È necessario, per acquisire maggiore influenza a livello europeo, rispondere alla questione solidarietà e responsabilità. Tutte le volte che, a livello europeo, poniamo il tema di maggiore solidarietà rispetto alla gestione della frontiera esterna, dal lato della lotta contro i criminali o della gestione dei flussi umani, si dice che ognuno deve essere in grado di assumersi le proprie responsabilità e l'Italia è molto indietro con il sistema d'asilo. Penso che siano temi che avete affrontato. Per questo motivo dobbiamo accelerare la revisione e il recepimento del sistema d'asilo. Lo Ripeto: è nella legge di delegazione europea, in discussione tra poco alla Camera, la direttiva procedure in materia d'asilo, la direttiva accoglienza. Ponendoci al livello adeguato, facendo la nostra parte per la gestione dei richiedenti asilo, avremo la credibilità e l'influenza per chiedere che molto di più a livello europeo si faccia quando ci sono degli arrivi massicci, che obiettivamente in due giorni è difficile gestire da soli come Stato membro. Oltretutto, ormai è noto che buona parte di quei richiedenti asilo aspira a fare la sua domanda in un altro Stato membro. Per questo motivo non si fanno identificare e ne avrete parlato con il Ministro Alfano: essi rifiutano di essere identificati.
  Il fatto che abbiamo arrestato 82 trafficanti non mi sembra una cattiva notizia. Significa che l'operazione Mare Nostrum funziona anche per la lotta alla criminalità organizzata. È un'operazione a tempo ed extra ordinaria, che cioè va fuori dall'ordinario, che però oggi è il vuoto, perché non c’è un'azione europea. Non sta a me indicare, anche perché non è stato deliberato, il tempo di durata dell'operazione. Innanzitutto, se l'Europa già avesse predisposto un'azione di Frontex come quella prevista dal regolamento e se ci fossero stati contributi molto più importanti dei vari Stati membri, probabilmente non avremmo avuto neppure bisogno di Frontex.
  Nel momento in cui a livello europeo avremo, attraverso l'attività di Frontex, contributi più importanti in termini operativi di Stati membri – solo la Slovenia, come sapete, contribuisce a Mare Nostrum – a parte i Governi, nella gestione della Pag. 14frontiera, se avremo un impatto equivalente a quello che Mare Nostrum ottiene, potremo avviare un phasing out dell'operazione e un phasing in della nuova azione europea, alla luce di tutti questi tasselli che si tengono insieme. Ognuno rappresenta un singolo specifico aspetto di un quadro nuovo che dobbiamo creare.
  Non ripeto quello che ho detto rispetto a come si evita il pull factor: i partenariati, la lotta con i trafficanti a livello europeo, una maggiore condivisione della gestione delle richieste. Di qui l'importanza del mutuo riconoscimento delle richieste d'asilo. Il richiedente asilo non è italiano, ma diventa europeo. È questo il punto importante ed è un principio che ancora non abbiamo affermato e sul quale stiamo chiedendo.
  Relativamente al Regolamento Dublino III, mi sembra molto difficile aprire il negoziato, ma è possibile completarlo. Oltretutto, non siamo solo noi a dirlo, ma si trova in un bel documento di quella stessa commissaria secondo la quale l'Italia ha già ricevuto fondi sufficienti: mi sembra una buona notizia su cui costruire una politica. Ringrazio l'onorevole Cominardi per la sua domanda.

  CLAUDIO COMINARDI. Claudio !

  SANDRO GOZI, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Ringrazio il cittadino Cominardi per la sua domanda. La risposta è: sì. La lotta contro il cambiamento climatico è stato il primo tema che il Presidente del Consiglio Renzi e il sottoscritto hanno affrontato al Consiglio europeo di marzo. Lo abbiamo posto come priorità durante il nostro semestre di presidenza e al cambiamento climatico sarà dedicata buona parte del Consiglio economico europeo di ottobre, perché vogliamo arrivare a livello europeo ad una posizione condivisa ed efficace anche sugli obiettivi – almeno il 40 per cento di riduzione – in vista di quel negoziato globale – come lei diceva – che avremo nel 2015, e su cui abbiamo già indicato che vogliamo da parte delle maggiori economie – Cina, India e così via – degli impegni almeno equivalenti a quelli che in Unione europea ci accingiamo a prendere.
  Da questo punto di vista, come c’è una risposta per la lotta al cambiamento climatico che si collega alla questione migratoria – la sua domanda era tutt'altro che filosofica e l'ho trovata, al contrario, molto pertinente – così nel summit tra Unione europea e Africa, a cui il Presidente ha partecipato e che abbiamo preparato, è stato posto il tema di una nuova e più efficace cooperazione tra Unione europea e Africa in termini di sviluppo economico e anche di cooperazione rispetto ai flussi migratori. In prospettiva, i due temi devono stare insieme.
  Infine, non ho nulla da aggiungere a quanto ha dichiarato il Ministro Alfano per il trasferimento dell'agenzia Frontex da Varsavia all'Italia. Mi limito ad auspicare che accada ma non ho elementi aggiuntivi rispetto a quanto dichiarato dal Ministro. Circa il dato richiesto dal presidente, mi correggo: mi riferivo al 2014 e sono 13.000 richieste d'asilo, non 17.000 come avevo indicato, quelle ricevute dall'Italia questo anno.

  PRESIDENTE. Ringrazio il sottosegretario Gozi e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 14.05.