XVII Legislatura

Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi

Resoconto stenografico



Seduta n. 27 di Mercoledì 19 marzo 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Fico Roberto , Presidente ... 3 

Variazione nella composizione della Commissione:
Fico Roberto , Presidente ... 3 

Audizione del Sottosegretario allo sviluppo economico, Antonello Giacomelli:
Fico Roberto , Presidente ... 3 
Giacomelli Antonello (PD) , sottosegretario allo sviluppo economico ... 3 
Fico Roberto , Presidente ... 7 
Margiotta Salvatore  ... 8 
Liuzzi Mirella (M5S)  ... 8 
Fornaro Federico  ... 9 
Rossi Maurizio  ... 10 
Migliore Gennaro (SEL)  ... 11 
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido (PD)  ... 12 
Minzolini Augusto  ... 13 
Lainati Giorgio (FI-PdL)  ... 13 
Martini Claudio  ... 15 
Giacomelli Antonello (PD) , sottosegretario allo sviluppo economico ... 16 
Fico Roberto , Presidente ... 18 

Comunicazioni del Presidente:
Fico Roberto , Presidente ... 18 
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido (PD)  ... 19 
Liuzzi Mirella (M5S)  ... 19 
Lainati Giorgio (FI-PdL)  ... 19 
Fico Roberto , Presidente ... 19 
Migliore Gennaro (SEL)  ... 19 
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido (PD)  ... 20 
Fico Roberto , Presidente ... 20 
Rossi Maurizio  ... 20 
Lainati Giorgio (FI-PdL)  ... 20 
Fico Roberto , Presidente ... 20

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

  La seduta comincia alle 21.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 13, comma 4, del Regolamento della Commissione, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata mediante l'attivazione del sistema audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-TV della Camera dei deputati.
  Comunico, altresì, che dell'audizione odierna sarà redatto e pubblicato il resoconto stenografico.

Variazione nella composizione della Commissione.

  PRESIDENTE. Comunico che in data 13 marzo il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione, in sostituzione del deputato Pierdomenico Martino, dimissionario, la deputata Lorenza Bonaccorsi, alla quale anche a nome dei colleghi do il benvenuto e auguro buon lavoro.

Audizione del Sottosegretario per lo sviluppo economico, Antonello Giacomelli.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Sottosegretario allo sviluppo economico, Antonello Giacomelli, che, con nota pervenuta in data odierna, è stato designato dal Ministro dello sviluppo economico, Federica Guidi, a rappresentarla in Commissione.
  Ricordo che quest'audizione era stata proposta dal collega Peluffo nella riunione dello scorso 26 febbraio e che su di essa la Commissione aveva convenuto, ritenendo importante, anche in questa fase del procedimento, acquisire il punto di vista del nuovo Esecutivo sul Contratto nazionale di servizio 2013-2015. Quando finisce l'audizione, vi chiedo di trattenervi, perché devo dare una comunicazione relativa alle delibere che dobbiamo approvare sulla par condicio nei periodi elettorali.
  Do la parola al sottosegretario, con riserva per me e i colleghi di rivolgergli al termine del suo intervento domande e richieste di chiarimenti.

  ANTONELLO GIACOMELLI, sottosegretario allo sviluppo economico. Il ministro, d'intesa con il Presidente del Consiglio, ha ritenuto, in attesa della formalizzazione più completa delle deleghe, delegarmi a rappresentare il punto di vista del Governo nell'iter che riguarda il Contratto di servizio per due ordini di motivi.
  Il primo è che in questa circostanza ci troviamo ad affrontare un percorso e una prassi insoliti. Si tratta di un atto che è iniziato con un Esecutivo e che si concluderà con un altro. È sembrato, quindi, opportuno e giusto anche per il lavoro della Commissione non far mancare il punto di vista del Governo che dovrà concludere l'atto, ossia il Contratto di servizio. Il secondo – devo dirlo subito in premessa – è l'apprezzamento per la qualità del lavoro svolto dalla Commissione, sia del lavoro di approfondimento compiuto Pag. 4con tutte le diverse audizioni, sia di quello fatto in ordine alle proposte che riguardano il testo stesso.
  Si tratta di un atto che può essere letto, dal nostro punto di vista, in una doppia veste: da un lato, chiude una stagione, dall'altro è l'atto iniziale di un percorso che porta al 2016 e al rinnovo della concessione. Credo, inevitabilmente, che quello del 2016 sia il traguardo e il parametro a cui raccordare anche le scelte di questi giorni. È un percorso su cui credo sia utile chiarirci – ho visto le dichiarazioni del mio predecessore – e che può concludersi, su questo ha ragione, con due modalità che lui ha indicato nell'audizione che ha fatto qui in Commissione.
  Il Governo ritiene che questo percorso debba concludersi, per arrivare al rinnovo della concessione con Rai, attraverso un atto legislativo, tuttavia è del tutto evidente che, per la fase in cui siamo, il dibattito su quello che oggi è il servizio pubblico, sulle sue modalità, sui suoi obiettivi, sulle sue caratteristiche, non possa rimanere confinato nell'ambito delle Istituzioni o della politica.
  Riteniamo dunque opportuno che, subito dopo la conclusione dell'iter del Contratto di servizio, parta un'iniziativa di coinvolgimento, di partecipazione e di confronto rivolta all'intera società italiana e che abbia l'idea del servizio pubblico e delle relative declinazioni come centro della sua attività.
  Mi pare opportuno che a questa iniziativa – ho visto in questo senso le dichiarazioni di Gubitosi – partecipi con il suo contributo anche Rai. Credo però che tutta l'iniziativa debba essere guidata da Governo e Parlamento e avere qui il suo epicentro, pur essendo, ripeto, rivolta nel modo più aperto possibile al coinvolgimento di tutte le voci della società italiana.
  D'altra parte, c’è una singolarità rispetto al modo in cui le istituzioni si rapportano a questi argomenti che mi piace sottolineare. Credo che converremo tutti sul fatto che non solo il tema televisivo, ma anche quello delle telecomunicazioni, con tutte le trasformazioni in corso, siano cruciali non solo per la nostra società, ma per il nostro tempo attuale. A me è sempre parso un po’ singolare che nell'organizzazione dei lavori parlamentari questo tema al Senato risulti inserito – se non vado errato – all'ordine del giorno della Commissione lavori pubblici e alla Camera della Commissione trasporti. Non contesto la competenza, la passione e la serietà con cui i colleghi deputati e senatori seguono questo tema nelle Commissioni, ma lo dico perché forse una riflessione sul ruolo che il tema ha nei lavori parlamentari sarebbe da fare. Credo che sarebbe opportuno conferire un ruolo più autonomo e complessivo a questi argomenti.
  Il confronto che a mio avviso si deve aprire è un confronto essenziale, perché il servizio pubblico – questo è il primo punto che vorrei ribadire – è una funzione dinamica, che richiede una continua attenzione e uno sforzo di porsi sempre in sintonia con il contesto sociale e culturale a cui si riferisce. Non è dunque una funzione statica, ma una funzione che richiede continua attenzione e non parcellizzabile: essa è esercitata mediante la complessiva attività e non è confinabile in singoli spazi, sia pure colorati, né di programmi, né di settori. Voglio esprimermi ancora più chiaramente: ho molto rispetto, naturalmente, della competenza di chi mi ha preceduto e di altri che potessero sostenere questa tesi. Tuttavia, penso l'opposto, come impostazione sull'idea di servizio pubblico. Penso, cioè, che la concessionaria sia obbligata per contratto e per atto a ispirare il complesso della propria attività ai criteri e ai parametri del servizio pubblico, ma che questo non implichi il contrario. Non significa, cioè, che sia un'esclusiva della concessionaria. Anche altri, pur operando in regime privato, possono scegliere di caratterizzare la propria azione, che rimane una funzione sociale, assumendo come parametri quelli del servizio pubblico. Penso sia altresì un valore e un risultato importante l'idea di affermare come parametro complessivo quello del servizio pubblico diffuso. L'obiettivo del confronto che deve aprirsi è, dunque, quello di arrivare non solo a Pag. 5fornire gli elementi per la legge che porterà al rinnovo della concessione, ma anche, a mio avviso – non vorrei che sembrasse troppo ambizioso, ma credo sia necessario – a definire una sorta di «codice del servizio pubblico» come punto di riferimento e parametro anche per la fase che abbiamo davanti.
  Più in generale, sulla fase che abbiamo alle spalle, il giudizio sulla quale condiziona anche le scelte e le indicazioni per il Contratto di servizio, voglio riferire che abbiamo un giudizio positivo e che rivolgiamo un apprezzamento al lavoro svolto dal consiglio di amministrazione e dal direttore generale, soprattutto sul fronte della riorganizzazione dei processi aziendali, del percorso di innovazione tecnologica e dell'attenzione agli aspetti finanziari e di bilancio, basilari per qualunque tipo d'azienda. Tuttavia, credo che sia ora necessario un nuovo piano editoriale che entri nel vivo della tipicità dell'azione Rai e non sia rivolto solo agli aspetti dell'organizzazione aziendale e finanziaria. Occorre un nuovo piano editoriale che innovi, che dia un nuovo slancio e una maggiore efficacia al complesso dell'attività in tutti i settori e che affronti alcuni nodi anche dell'organizzazione e della produzione Rai.
  Entrando ancora di più nel merito – l'ho anticipato salutando il Presidente e voglio ribadirlo a tutta la Commissione – devo dire che quello svolto da tutti i commissari e dal relatore, senatore Margiotta, è un lavoro pregevole, che aiuta il Governo a considerare non rilevante il percorso anomalo di quest'atto. È il lavoro di approfondimento e di affinamento della Commissione che aiuta il processo di condivisione, dal nostro punto di vista.
  Voglio fare solo alcune sottolineature. Nel merito dell'atto di cui vi state occupando, e che ora cominciate a definire in modo più specifico, c’è un'attenzione ai temi sociali che noi consideriamo rispondenti esattamente all'attesa della pubblica opinione. Svolgo quindi una sottolineatura forte sull'impegno a favorire una cultura contro ogni discriminazione di ordine culturale e sociale, un'educazione alla cultura di genere e a combattere ogni discriminazione fondata sull'orientamento sessuale. C’è dunque il recepimento di quelle problematiche che caratterizzano il contesto sociale dei nostri tempi e che devono trovare una sottolineatura importante nel Contratto di servizio.
  Non mi permetterei di accentuarlo di più, ma c’è anche l'idea di un ruolo formativo che Rai può svolgere verso le nuove tecnologie, una sorta di impegno a favorire l'accesso ai nuovi linguaggi e, più in generale, l'idea di un ruolo del servizio pubblico che aiuti a superare e a ricomporre le fratture sociali. Penso che non sia difficile ragionare sull'esperienza di ciascuno, ma esiste un digital divide che non riguarda solo le opportunità dei territori, ma è una vera e propria divisione sociale, anche su base generazionale. Credo che, da questo punto di vista, sia utile un ruolo, magari non solo della concessionaria, che, con le opportune modalità, aiuti e intervenga per favorire un nuovo linguaggio e al suo accesso nella forma più estesa.
  Condivido in modo particolare i punti che mi sembrano emersi dal lavoro della Commissione e che evitano la concentrazione di interessi fra ruoli diversi. Penso a quello di agenti, società di produzione, artisti e professionisti in genere. Da questo punto di vista sono molto d'accordo. Sono molto d'accordo anche sull'agganciare questo concetto all'idea di valorizzare di più le risorse e le professionalità interne che esistono dentro la Rai e che credo possano diventare una leva importante in una ridefinizione dell'attività e della programmazione.
  Analogamente, non ho remore a dirlo, condivido il punto che riguarda la trasparenza. Sono un sostenitore, come credo tutti in quest'aula, dell'importanza del servizio pubblico e apprezzo in generale il modo in cui Rai interpreta questo ruolo: pur tuttavia, questa difesa e questa riaffermazione non possono essere complete se non si sposano anche con l'invito a chiunque incarni questa funzione, rappresentando non solo le istituzioni, ma anche un modo d'essere della comunità, a ispirare la propria azione a una trasparenza Pag. 6evidente. Non c’è solo un punto normativo, che non può essere discusso – potremmo riflettere se la formulazione sia adeguata, ma, una volta che una legge esiste, deve essere solo rispettata, nelle modalità che rispettino i principi generali dell'ordinamento – ma c’è anche un modo d'essere che, a mio avviso, caratterizza ed è proprio del servizio pubblico.
  Condivido anche, e trovo che su questo siamo d'accordo e abbiamo la stessa impressione, la necessità di un canale istituzionale: in merito mi permetto di fare una notazione. Credo che l'utilità di questo canale sarà direttamente proporzionale alla sua capacità di accorciare le distanze nel rapporto tra cittadini e istituzioni in termini di linguaggio, di modalità, di comprensibilità e di fruizione. In altri termini, credo che un canale istituzionale serva come definizione dell'ambito di intervento, non come modalità di rappresentazione. Credo che anzi occorra lo sforzo di andare nella direzione opposta. Abbiamo la necessità di porre l'obiettivo di accorciare la distanza e di rendere più comprensibile il confronto nel rispetto del pluralismo, nonché della rappresentazione della diversità delle opinioni e delle posizioni, ma occorre che la caratteristica sia davvero la comprensibilità.
  Mi pare, altresì, condivisibile e sottolineabile un altro punto, quello della promozione dell'immagine dell'Italia all'estero. Mi chiedo e mi sono chiesto perché mai Rai non dovrebbe avere uno spazio informativo in inglese che occupi uno spazio nello scenario internazionale e sia in grado, con il suo ruolo informativo, di corrispondere a una valorizzazione delle tipicità artistiche e culturali specifiche del Paese. Dovremmo altresì raccogliere con maggiore attenzione i segnali delle comunità italiane all'estero sulla difficoltà di accesso ai canali e i troppi contenuti criptati. Credo che si debba favorire una ricomposizione dell'unità nazionale anche con l'attenzione a quanti vivono fuori dai confini italiani. In merito potrebbe essere utile una riflessione sul ruolo di Rai World e sulla separatezza rispetto al processo complessivo ? La pongo solo come riflessione: credo sia evidente l'interesse e l'obiettivo di una presenza informativa in lingua inglese rivolta ad affermare anche un ruolo di Rai e gli interessi del nostro Paese in uno scenario più ampio.
  Infine, sono infine d'accordo con la vocazione industriale di Rai, in particolare in relazione a tutto il mondo della produzione, dell'audiovisivo e della ricerca anche in termini tecnologici. Dobbiamo dire chiaramente, però, che questa vocazione deve manifestarsi con più forza: Rai può svolgere un ruolo di traino decisivo per un settore in grande difficoltà, eppure importante per il nostro Paese, e agire con un effetto virtuoso su altri soggetti. Tuttavia, anche su questo fronte credo che l'azione di Rai debba rifuggire il rischio di creare, immagino involontariamente, posizioni dominanti. C’è un dispiegarsi di ricchezza di professionalità e di talento che credo debba essere guardato con equità e imparzialità, con il criterio, certo, della qualità, ma senza che questo porti a indirizzare in un'unica direzione il sostegno di Rai.
  Credo anche che dobbiamo migliorare la capacità di utilizzare il cofinanziamento. Penso al programma MEDIA dell'Unione europea. Ho la sensazione – può darsi che sia necessario un approfondimento – che questo programma postuli la possibilità anche per operatori indipendenti di accedere ai contributi, evidentemente in coproduzioni con le emittenti nazionali. Se però – mi esprimo in forma teorica – uno dei requisiti che l'emittente nazionale ponesse all'operatore indipendente per avere la coproduzione Rai fosse quello di non avere e di non chiedere contributi pubblici, noi creeremmo uno strano circuito, per cui, per ottenere la coproduzione e avere il cofinanziamento, si dovrebbe rinunciare all'obiettivo per cui tutto il processo si mette in moto. Ho la sensazione che l'Italia concorra a creare con le proprie risorse i programmi europei di cofinanziamento in questo settore molto più di quanto non riesca poi ad attingervi: un lavoro comune di tutti i soggetti per affinare i processi e rendere più incisiva la Pag. 7nostra azione potrebbe dunque essere un altro aiuto importante per tutto il settore.
  Un tema, peraltro arrivato anche per un aspetto particolare agli onori delle cronache e che è impossibile eludere, è quello di un riordino della presenza sul territorio, per più aspetti. Il primo è quello complessivo dell'attività della programmazione: penso che ci siano in molte realtà Rai sui territori forze e professionalità presenti che consentano di attendersi obiettivi di programmazione, con particolare riferimento all'informazione, un po’ più ambiziosi e incisivi di quelli attuali. Il secondo aspetto è la relazione con l'emittenza locale, cui accennavo prima: si tratta di un settore che presenta luci e ombre, non è un settore che ha una qualità omogenea. Tuttavia, in molte realtà l'emittente locale svolge davvero un servizio pubblico di prossimità e rappresenta un punto di riferimento prezioso per la funzione sociale. Credo che occorra incrementare e incentivare ogni forma di sinergia e di collaborazione che porti a far crescere complessivamente il settore dell'emittenza locale, che ha già vissuto con un qualche disagio tutta la fase del passaggio al digitale, per limitarsi a questa espressione, e che ha la difficoltà di dover fare spesso i conti con la quantificazione dei contributi dello Stato, i quali diventano spesso uno stato d'animo, più che un dato certo, rendendo la programmazione di qualunque operatore un esercizio più simile alla schedina che non a un'attività seria e scientifica. Ritengo che rientri nella funzione di servizio pubblico anche favorire una crescita complessiva di un settore che assicura il pluralismo e la rappresentazione non chiusa in grandi realtà, ma aperta.
  Infine, c’è la questione delle sedi. Non condivido l'allarme che ho visto in seguito all'analisi compiuta dal Commissario alla spending review, in primo luogo perché, come ha chiarito il Presidente del Consiglio nel suo intervento di oggi in Parlamento, il Commissario ha svolto, e l'ha svolto bene, il suo compito, che è quello di fare una fotografia dell'esistente: tocca ora alla politica operare le scelte, e operarle in modo da razionalizzare l'uso delle risorse ed evitare di creare danni o di tagliare aree che servono all'attività. In secondo luogo, ho la sensazione che fosse già avviata una riflessione sulla razionalizzazione delle sedi del patrimonio immobiliare di Rai e una loro valorizzazione. Penso intanto che in alcune di queste sedi possa essere dislocata anche una tipizzazione di funzioni, senza che per forza tutto sia centralizzato. In alcune di queste sedi la collaborazione con gli enti locali potrebbe portare a un'utilizzazione migliore e più razionale. Penso che però allo stesso tempo che possano nascere iniziative in raccordo con quella realtà di settore di comparto, ma anche istituzionale, che facciano sì che le sedi, che rimangono sedi di una cessionaria di servizio pubblico, siano effettivamente sfruttate e valorizzate fino in fondo, come è giusto. A me non pare che debba esserci un allarme, ma, al limite, anzi, l'apprezzamento per alcune indicazioni che ci aiutano ad andare avanti.
  Queste sono le sottolineature che volevo fare. Non è formale la conclusione con il ringraziamento alla Commissione. Ho visto l'impianto del lavoro, che a me pare maggiormente condivisibile rispetto al punto di partenza. Credo che sia ora superiore l'accento sul modo in cui questo contratto può essere concepito che non sul primo passo, verso una nuova fase più che non sulla chiusura della fase passata. Penso che questo sia il passo iniziale del percorso che dobbiamo fare fino al 2016 e che ci deve vedere lavorare insieme.

  PRESIDENTE. Ringrazio il sottosegretario anche per l'apprezzamento del lavoro della Commissione e soprattutto per il fatto che, da quello che ho capito, un impianto iniziale del Contratto di servizio forse non sarebbe stato accettato così com'era dal Governo e avremmo dovuto ripetere tutta la procedura. Invece, col percorso partecipativo e auditivo e con le proposte emendative inserite dalla Commissione all'interno del parere che il ha scritto vicepresidente Margiotta, possiamo pensare che questo parere sia accolto nel Pag. 8nuovo Contratto di servizio Rai, soprattutto nei punti relativi alla concentrazione all'interno della Rai tra produttori e manager, trasparenza e attenzione alla società. È un buon apprezzamento per il lavoro della Commissione.

  SALVATORE MARGIOTTA. Sarò veramente brevissimo, perché siamo tutti piuttosto stanchi per una lunga giornata parlamentare. Farò quindi soltanto due o tre brevissime riflessioni.
  Con la prima ringrazio il sottosegretario, onorevole Giacomelli. La competenza e la passione che mette in questi argomenti credo ci consentiranno di lavorare al meglio in questo lasso di legislatura, qualsiasi ne sia la durata, e noi ci auguriamo che duri molto. Naturalmente, le faccio gli auguri per il nuovo incarico che ha acquisito. Sono certo che lo svolgerà al meglio.
  C’è una profonda sintonia tra le cose che lei ha detto, onorevole Giacomelli, e le considerazioni che la Commissione ha maturato in questi mesi. Su alcune questioni nuove che ci ha posto credo che avremo modo anche nelle prossime ore di provare a riflettere, per capire se, attraverso ulteriori emendamenti, possiamo anche accogliere alcuni degli stimoli che lei ci ha dato. Altri sono già stati accolti da una serie di emendamenti che domani approveremo e che, a mio parere, miglioreranno ancor di più il testo che lei ha esaminato.
  Le faccio un esempio. Sulla vocazione industriale della Rai e sulla necessità che non ci siano concentrazioni, ma aperture a nuovi soggetti alcuni emendamenti del collega Migliore stabiliscono, e noi li accoglieremo – almeno, io esprimerò parere favorevole – che ci sia spazio per i giovani autori, i giovani produttori e gli esordienti, per esempio nella fiction. Così come sulle nuove tecnologie ci sono alcuni emendamenti dell'onorevole Peluffo molto attenti al web e alla crossmedialità. Credo che il risultato che verrà fuori dalla giornata di domani – non so se basterà domani per concludere l'esame di tutti gli emendamenti – migliorerà ulteriormente il testo e lo renderà ancora più omogeneo con le cose che lei ci ha detto. Di alcune questioni specifiche che ci lascia nella sua audizione, invece, penso che potremo tener conto con ulteriori piccoli emendamenti.
  Concludo con le osservazioni che lei faceva all'inizio. Giustamente qui in Commissione – ne discuteremo anche domani, sempre con emendamenti del collega Migliore – lei ha parlato di atto iniziale del rinnovo della concessione. Domani discuteremo a lungo sulla semantica e sull'opportunità nel contratto di scrivere «rinnovo scadenza della concessione». Dalle sue parole capiamo qual è l'orientamento del Governo, che è lo stesso, credo, di tutti noi. Naturalmente, il cammino che ci porterà a quel momento, considerato che sembra che la legislatura probabilmente durerà un po’, ci consentirà, insieme al Governo, di approfondire molto bene il tema, che, invece, quando abbiamo iniziato a lavorare, ci sembrava dovesse essere un tema per una legislatura futura e non per questa. Siamo comunque nelle mani del Signore e, quindi, tutto è possibile, ma almeno l'ambizione di lavorarci ci può essere. Dunque, avremo davvero da svolgere un grande lavoro.
  Condivido appieno, e anche questo l'avevamo detto, il fatto che non si possa arrivare al rinnovo della concessione – peraltro abbiamo qui vicino a noi, l'estensore della legge da cui dipende tutta la materia – se non attraverso un fortissimo coinvolgimento di tutta la società. Ha ragione lei: la Rai deve fare la sua parte, ma non può essere il soggetto che svolge la maggior parte del lavoro, altrimenti anche in questo caso ci sarebbe un, sia pur piccolo, conflitto di interessi.

  MIRELLA LIUZZI. Grazie, Presidente. Ringrazio anch'io il sottosegretario e gli do il benvenuto.
  In questa relazione, sottosegretario, lei ha toccato un punto molto caro al Movimento 5 Stelle, quello della trasparenza. In questi mesi di Commissione vigilanza Rai abbiamo insistito molto sulla trasparenza degli appalti esterni della Rai e anche sulla trasparenza dei curricula.Pag. 9Come Movimento 5 Stelle, abbiamo più volte chiesto al direttore generale Gubitosi che ci fornisse i curricula dei dirigenti, ma in diverse occasioni, in particolare al mio collega Airola, è stato risposto che in realtà la società la gestiva lui e non la gestivamo noi direttamente. Le sue parole, quindi, ci possono fare ovviamente molto piacere. Il nuovo Contratto di servizio contiene una norma per la trasparenza dei curricula. Noi speriamo che il Governo vigili molto, ovviamente se la norma verrà approvata, su questo aspetto, perché è un elemento di buonsenso, che rende aperta un'azienda che è di tutti.
  Un altro fattore che citava prima il Presidente è quello del conflitto di interessi. Infatti, sono stati inseriti alcuni accorgimenti nel Contratto di servizio proprio per limitare quei conflitti di interesse che possono nascere tra agenti che contemporaneamente sono anche responsabili dei programmi in cui gli stessi personaggi famosi sono ospitati.
  In ultima analisi, c’è la questione delle disabilità. Abbiamo dedicato diverse audizioni a molti comitati e associazioni. Questo Contratto di servizio, da questo punto di vista, è piuttosto innovativo e anche molto restrittivo per quanto riguarda i telegiornali e le edizioni dedicate ai non vedenti o ai non udenti. Anche in questo senso sicuramente da parte del Governo può essere apprezzato questo sforzo.

  FEDERICO FORNARO. Mi associo anch'io ai ringraziamenti per gli apprezzamenti fatti dal sottosegretario al lavoro della Commissione e per aver accolto, credo, lo spirito con cui si è lavorato in questi mesi.
  Vorrei porre l'attenzione non tanto sul Contratto di servizio e sulle questioni che analizzeremo meglio domani con gli emendamenti, quanto su un tema che riguarda l'attività del ministero in raccordo con AGCOM e Rai: il tema dell'infrastrutturazione tecnologica, o meglio dello switch-off parziale avvenuto sul territorio nazionale.
  Si tratta di una questione che è stata posta in più di un'occasione. Mi risulta esserci, e il suo predecessore l'aveva sottolineato, l'apertura di un tavolo tra ministero, AGCOM e Rai in particolare per una questione che riguarda in Piemonte oltre 500.000 utenti.
  Accanto a questo problema arrivano continuamente altre segnalazioni. Non più tardi dell'altra settimana, mi è stato riferito che intere parti non di territori marginali, ma di una città come Asti non vedono il terzo canale. C’è una situazione in molti territori che è a dir poco stupefacente e che soprattutto le segnalazioni che mi arrivano – non ho alcuna difficoltà a dirlo – tramite la stessa redazione Rai. Proprio nella fase in cui, giustamente, l'azienda ha molto spinto sui temi del pagamento del canone, queste mancanze vengono vissute ancora più – mi si passi il termine – drammaticamente da parte dell'utente, perché alla fine il tema di pagare il canone e di non ricevere il servizio è una questione molto rilevante.
  Non voglio togliere ulteriore tempo, ma le chiedo di avere maggior forza rispetto al suo predecessore su questo tema. È vero che può rientrare nei parametri previsti dal Contratto di servizio, che peraltro io ho chiesto, con un emendamento, vengano cambiati. Ho chiesto, cioè, che sia aumentata la quota del territorio nazionale coperta dal servizio, non solo dal Mux 1, ma anche dal Mux 2, 3 e 4. Credo che ci sia una questione di equità e – mi si passi il termine – anche di giustizia nei confronti dei cittadini utenti. Su questa ci giochiamo anche una parte di credibilità. Se la gioca la Rai, ma, se mi è consentito, anche il Governo. Rispetto a questo tema è difficile continuare a rispondere che il servizio arriverà, perché ormai sono passati mesi, in alcuni casi anni, dallo switch-off e la situazione in molti territori è assolutamente inaccettabile.
  Conto quindi sul suo impegno e sono certo che magari a breve si possa fare un punto della situazione. In particolare, le risollecito il tema di questo tavolo che riguarda la risposta data dalla Rai – non è un'affermazione del sottoscritto – a oltre 500.000 utenti sul Piemonte orientale.

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  MAURIZIO ROSSI. Innanzitutto mi fa molto piacere che vi sia un sottosegretario molto competente: lo sapevamo, ma ascoltandola ne abbiamo conferma. Infatti, non dirò tutto quello che volevo dire questa sera, perché, molto sinceramente, lei ha iniziato oggi un rapporto in un modo che apre alla necessità di fare una forte riflessione su tutto quello che è servizio pubblico.
  Le problematiche sono veramente infinite, a partire dal problema delle frequenze. Abbiamo adesso Ginevra 2015, che cambierà tutto il sistema e si dovrà fare un enorme recupero di frequenze in Italia.
  Peraltro, la invito a pensare che qualsiasi cosa avvenga già oggi con questo Contratto di servizio, ma tanto più avverrà nel 2016, avrà un riflesso fondamentale sul futuro di tutta l'informazione italiana. Non parlo della televisione. Come informazione intendo anche giornali e web. Pensi solamente al rapporto tra canone e pubblicità, che, secondo me, è totalmente illegittimo. Nel momento in cui si acquistano programmi con il canone e poi ci si mette dentro la pubblicità, si crea una distorsione del mercato. Sono tematiche che andranno affrontate. Sicuramente il problema delle frequenze è primario e in merito occorre andare a prendere le frequenze presso l'emittenza locale, che ne ha a dismisura, perché fu concepito un piano folle. Secondo me, basterebbero un paio di frequenze per regione, se ben utilizzate e se poi andassimo al DVB-T2, non ne parliamo neanche: magari potrebbe diventare anche operatore unico chi farà il servizio pubblico. Non condivido assolutamente gli assunti che si sostengono su questo argomento: li contesto, e ci sono anche forti motivazioni di diritto comunitario. Non sono inoltre d'accordo di usare il termine «rinnovare» nel Contratto di servizio perché non è suo compito: nel Contratto di servizio si deve mettere per forza parlare di «scadenza». Se poi si vuole forzare la mano, si fa, ma questo non ha alcun valore. Né si può pensare che il rinnovo sia automatico, neanche attraverso la legge parlamentare.
  Rendiamoci conto che dobbiamo smettere di vedere il servizio pubblico con gli occhi della Rai. Se anche questo Governo vuol vedere il servizio pubblico con gli occhi dalla Rai, si parte in un modo sbagliato. Il servizio pubblico va visto con gli occhi dei cittadini, che hanno un diritto assoluto di avere il miglior servizio al costo più basso possibile. Dovremo valutare se non si dovranno fare delle gare e se il servizio unico sarà unico o se dovrà essere diversificato tra nazionale, regionale, web, radio.
  Ho letto anche degli emendamenti, per esempio, su Società Autostrade. Sono apprezzabili, ma, nel momento in cui Società Autostrade sostiene che il servizio pubblico lo fa tramite accordi con Sky e con RDS, bisogna chiedersi se abbia ancora un significato che esista Isoradio: non è obbligatorio.
  Non possiamo addebitare 85 milioni di euro agli italiani perché bisogna fare cinque radio pubbliche. Non possiamo pensare ai prossimi vent'anni: 80 milioni all'anno per i prossimi vent'anni di perdite sono 1 miliardo e 600 milioni. Ci rendiamo conto che andiamo a trattare nel 2016 un contratto del valore di 2-2,2 miliardi, se c’è il recupero del canone, che per vent'anni diventa 50 miliardi di euro, mentre siamo qui a cercare un miliardo per coprire questo servizio ? Ci rendiamo conto in che stato è il Paese ? Ci rendiamo conto che tutti i mezzi di informazione del Paese sono in una crisi drammatica, a partire, per esempio, prima di tutto, dalla carta stampata ? L'unico punto che invece è intoccabile sono i 12.000 dipendenti della Rai e i suoi 700 dirigenti. Questo è inaccettabile. È chiaro che non si butta fuori nessuno, ma si dovranno accompagnare: la Rai non può più essere un ammortizzatore sociale. Al limite dovrà poter accedere anche la Rai all'ammortizzatore sociale per ridimensionarsi a livelli adeguati.
  Quanto alle sedi regionali, alla Rai non hanno risposto all'interrogazione che ho presentato su quale sia la situazione dei singoli centri di costo di ogni sede regionale. Si rifiutano di farlo. Hanno parlato di un dato riservato. Si rifiutano di comunicare Pag. 11il numero di dipendenti e i costi. Hanno un dato aggregato di tutto. Non è possibile, non si può fare. La trasparenza deve dire effettivamente come stanno le cose. Se in una regione, prendiamo l'Abruzzo, ci sono 300 dipendenti e quella sede costa 20 milioni di euro, non si può continuare ad addebitarlo sui cittadini, se lo stesso servizio può essere dato a 5. Queste cose andranno viste. È chiaro che si tratta di un dibattito lunghissimo.
  Pensiamo alle 11 redazioni. Non esiste al mondo nessuna realtà che abbia 11 redazioni autonome. Ne bastano due o tre, come fa la BBC: una internazionale, una nazionale e una regionale. Non è possibile che una realtà privata abbia 100 dirigenti e la Rai ne abbia 700. Non si manderanno via oggi i dirigenti, ma bisogna fare un programma per arrivare a modificare completamente questo sistema.
  Queste sono cose che nel Contratto di servizio non ci sono. Io non credo al Contratto di servizio: la Rai non l'ha mai rispettato in vita sua e non rispetterà certo quello degli ultimi tre anni. Possiamo scrivere quello che vogliamo. Questo Contratto di servizio, però, può essere educativo per la Rai, perché, come lei giustamente dice, sarà quello che porterà al 2016.
  Il sondaggio che vuole essere fatto non può certo farlo la Rai, che pure si era proposta di farlo. Lo dovrà fare il ministero. Dovrà farlo AGCOM, un soggetto esterno, non condizionato dall'interno.
  La questione fondamentale è quella che dicevo prima. Mi auguro che vogliate guardare al Contratto di servizio pubblico che dal 2016 dovrà ripartire con gli occhi dei cittadini, i quali dovranno avere il miglior servizio e al costo più basso, chiunque sia in grado di fornirglielo. È così che, purtroppo, mi dispiace per la Rai, funziona ormai a livello comunitario.

  GENNARO MIGLIORE. Mi associo agli auguri di buon lavoro e anche al ringraziamento per lo speech del sottosegretario. Devo innanzitutto dire che condivido con lui il giudizio positivo sul lavoro della Commissione, per quanto riguarda sia tutto l'iter delle audizioni e, quindi, il lavoro fatto dal Presidente Fico, sia il lavoro di approfondimento relativo al parere espresso dal collega vicepresidente Margiotta.
  Ci troviamo di fronte a un passaggio cruciale. Questa Commissione si è assunta seriamente il problema non di come far funzionare al meglio astratte regole di mercato – onestamente, penso che il mercato si possa difendere da solo e soprattutto non abbia bisogno di essere rappresentato qui dentro – ma di come valorizzare, secondo lo spirito e l'orientamento della legge istitutiva di questa Commissione di vigilanza, la massima efficienza per quanto riguarda il servizio pubblico, la concessione pubblica e anche il patrimonio pubblico costituito dall'azienda pubblica Rai.
  Il punto è questo: non stiamo ragionando di un sistema frammentato, che può essere esaminato in compartimenti stagni, stiamo parlando del fatto che l'azionista della Rai è lo stesso che sostanzialmente concede la concessione di fatto, perché è una connaturazione quella del servizio pubblico. Penso che questo accada in tutti i Paesi europei e che quindi in quanto Commissione di vigilanza, dobbiamo innanzitutto proporre il tema di come rendere il più efficace possibile questa sinergia.
  Non aggiungo considerazioni a quelle che ha fatto lei, che condivido. Mi associo anche agli interventi del vicepresidente Margiotta e della collega Liuzzi, che mi hanno preceduto.
  Vorrei solo fare una riflessione in più per quanto riguarda, invece, gli aspetti tecnologici, sia la copertura – giustamente, secondo me, deve ormai essere considerato un diritto universale quello dell'accesso al servizio pubblico – sia la possibilità di sviluppo sul piano tecnologico. Penso, per esempio, che, date le possibilità di maggiore flusso informativo attraverso le piattaforme e le frequenze utilizzate, si possa immaginare un servizio pubblico integrato anche con la pubblica amministrazione: è un tema che riguarda la TV di pubblica utilità. Ci sono, come ben sappiamo, fasce Pag. 12della popolazione che accedono non facilmente, per esempio, al web. Non c’è ancora la banda larga. Ci sono, però, possibilità di sviluppo dal punto di vista tecnologico. Questa potrebbe essere una delle finalizzazioni per la valorizzazione delle sedi regionali, per fornire alcuni servizi in campo amministrativo per quanto riguarda la copertura di un servizio pubblico integrato con le amministrazioni locali, servizi che potrebbero essere svolti anche attraverso lo strumento televisivo. In questo senso penso che ci debba essere una stretta connessione con il progetto dell'Agenda digitale. Il progetto di riforma complessiva della pubblica amministrazione, anche attraverso l'inserimento dell'Agenda digitale, deve avere questa caratteristica, che pensa e ripensa anche a tutto il sistema. Se è vero che siamo arretrati rispetto a scelte fatte in altri Paesi, potremmo guadagnare, però, come in un balzo di tigre, da una posizione più arretrata, facendo tesoro di tutte le altre esperienze e magari diventando leader su un terreno che, peraltro, vede la Rai come un'azienda, dal punto di vista della capacità anche interna – secondo me, alcune sue risorse sono largamente sottoutilizzate – che potenzialmente non ha espresso tutto ciò che può esprimere. Auspico che anche questo possa essere un interesse del Governo.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Voglio anch'io ringraziare il sottosegretario Giacomelli per la pronta disponibilità all'audizione che svolgiamo questa sera e che dimostra rispetto per il ruolo e la funzione della Commissione. Credo che la comunicazione che ha svolto denoti anche una grande attenzione ai lavori della Commissione stessa, come è stato riconosciuto già da diversi commissari.
  Ci sono molti stimoli nella comunicazione che lei ci ha rivolto. Ovviamente, non riusciamo a raccoglierli tutti questa sera, ma credo che indichino la possibilità, nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, di un lavoro di confronto ad ampio raggio tra questa Commissione e il sottosegretario, il quale, nella comunicazione, ha fatto un riferimento alla comunicazione che aveva svolto il suo predecessore, il professor Catricalà. In quella comunicazione c'erano punti, per quanto mi riguarda, di consenso e di dissenso rispetto alle questioni che aveva proposto poi anche nel Contratto di servizio. Ce n'era una che credo giusto non far cadere, e che mi fa piacere sia stata riproposta con grande nettezza dal sottosegretario Giacomelli, ossia quella del percorso verso il rinnovo della concessione nel 2016, laddove allora Catricalà aveva parlato di un percorso partecipativo sul modello del Royal Charter Act, così come viene fatto in Inghilterra, percorso che è stato riproposto questa sera dal Sottosegretario Giacomelli.
  Ribadisco che noi, come Partito Democratico, siamo su questa impostazione, che riteniamo davvero necessaria e utile per dare seguito a un coinvolgimento su una discussione di così grande rilievo in merito a cosa sia il servizio pubblico, quale respiro debba avere e quali strumenti debba identificare per coinvolgere tutti gli stakeholder. Credo che questo debba essere un percorso in cui ognuno fa la sua parte, l'azienda, che deve essere sollecitata ulteriormente in tal senso, il Governo, così come è stato detto questa sera, e anche il Parlamento. Forse l'elemento in più da aggiungere è che un ruolo di pivot e di coinvolgimento in questa discussione possa e debba averlo anche l'AGCOM rispetto al respiro di un percorso di questo tipo. Come Commissione di vigilanza, noi possiamo produrre rispetto a questa discussione materiali utili, sapendo, però, che è di competenza poi di tutto il Parlamento, e non di questa Commissione, decidere. Possiamo, quindi, essere da stimolo producendo materiali utili in quella direzione e magari, come abbiamo detto altre volte, anche spingere, ognuno all'interno del suo Gruppo, affinché, in tempi anche molto rapidi, le Aule parlamentari di Camera e Senato, a partire da alcune mozioni, possano aprire questa discussione. Da questo punto di vista, confidiamo che, come è stato detto questa sera, ci sia una costante spinta del ministero.

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  AUGUSTO MINZOLINI. Mi associo al giudizio che è stato espresso sulla relazione del sottosegretario, che dimostra un'attenzione e anche un'esperienza nel settore di cui gli va dato atto. Inoltre, penso che ci sia una questione molto importante, in una fase come questa, in cui sta cambiando completamente lo scenario informativo, come diceva prima Rossi. Qui cambia la televisione, ma cambia anche l'informazione stessa. I giornali oggi, come avete visto, sono in difficoltà. Il buco de Il Sole 24 Ore è di 121 milioni di euro. Stiamo parlando del fatto che tra due, tre o quattro anni avremo uno scenario completamente diverso da quello che vediamo ora.
  Proprio per questo, però – entro nel merito – ho posto, soprattutto nelle ultime settimane, con alcune interrogazioni, ma anche dando un contributo al Contratto di servizio, il problema della gestione che è stata fatta dell'azienda.
  Lei probabilmente non lo sa, o forse lo saprà, perché gliel'avranno riportato, ma questa gestione ha portato addirittura all'assunzione di 17 dirigenti di prima fascia, ossia del gotha, nell'azienda. Diciassette dirigenti sono tantissimi. Significa che è cambiato completamente il quadro dirigenziale.
  Partiamo da un presupposto: questo è avvenuto anche perché è cambiato il tipo di poteri che sono stati attribuiti sia alla presidenza, sia al direttore generale. Se una cosa del genere continua, ogni direttore generale che verrà in futuro farà la stessa cosa. Ci rendiamo conto che, se abbiamo 700 dirigenti e ogni direttore generale ne porta 20, 30 o 40, tra due anni, ne avremo altri 100 in più ? Credo sia una situazione assurda soprattutto per un fatto: come lei ha ricordato, c’è una peculiarità del servizio pubblico: la gente che sta lì dentro – ci sono stato per due anni, ma l'ho visto e l'ho notato; facendo questo mestiere per trent'anni, l'ho capito – cresce in una certa maniera. La Rai è un'azienda che cresce i dirigenti con una determinata attenzione su questo settore, che è particolare nel mondo dell'informazione. Immaginare che si prendano altri dirigenti che hanno una loro esperienza in Algida o in Coccolino, portarli lì e attribuire loro un ruolo di primo piano significa anche sminuire, secondo me, il lavoro e il know-how che uno può avere facendo questo mestiere. Soprattutto, secondo me – non so chi sia d'accordo con la privatizzazione o meno, io ho i miei dubbi – in questa maniera diamo lo stesso spazio a una sorta di privatizzazione personale che svolge ogni gruppo dirigente che arriva e che viene portato lì, in ogni caso, dalla politica – anche l'ultimo è stato portato dalla politica. Credo che dovremmo soffermarci sul punto e trovare un nuovo meccanismo, o comunque una nuova filosofia, trovando regole per evitare che questa cosa capiti anche in futuro.

  GIORGIO LAINATI. Anch'io volevo rubare pochi minuti della vostra attenzione, dato l'orario, per rivolgere un saluto al sottosegretario alle comunicazioni e inserirmi nel lungo dibattito che si è articolato dopo la sua gradita presenza per esprimergli apprezzamento per le sue parole e per la visione che ha delineato del servizio pubblico.
  Tutti coloro i quali sono intervenuti prima di me hanno accentuato varie questioni, che si dibattono, peraltro, in questa Commissione da immemorabile tempo. Molte di queste questioni, ahimè, non sono risolte.
  Una delle più annose è la famosa questione che riguarda il recupero dell'evasione del canone, sempre sullo sfondo delle discussioni per quanto riguarda il servizio pubblico e che i suoi predecessori hanno letto in modo diverso. Effettivamente, è un grosso problema, che sarebbe risolvibile agganciando il pagamento del canone alla bolletta elettrica indipendentemente dall'operatore, ma che non è neanche così facile da risolvere. Con molta franchezza, non penso che il futuro della Rai possa essere quello delineato dal collega Rossi, che, pur stando all'opposizione dell'attuale Esecutivo, vede in me qualche dissenso dalla sua impostazione. Se è vero che il servizio pubblico è fatto da innumerevoli dipendenti, non so, però, se la Pag. 14soluzione sia quella di accompagnarli o cacciarli. Si deve razionalizzare, ma probabilmente nel tentativo, come giustamente ha scritto anche il collega vicepresidente Margiotta nel suo parere, di attuare delle politiche di revisione della spesa e di contenimento. Su questo tema non ho alcuna difficoltà. So che nel mio partito non sono tutti di questo parere, anzi penso che lo siano in pochissimi, ma osservo che, se è vero quello che sosteneva il senatore Minzolini, ossia che sono arrivati tanti dirigenti, è anche vero che è stato avviato un percorso di seria opera di internal auditing in Rai che non si vedeva da decenni. Presidente Fico, dobbiamo dircelo con franchezza: per decenni non è stato fatto quasi nulla per denunciare manchevolezze – le vogliamo chiamare così ? – oppure opacità che, purtroppo, si sono verificate in Rai. Se, da una parte, è aperta la questione che ha sottolineato il senatore Minzolini, dall'altra, è altrettanto vero, e non ho alcuna difficoltà a darne atto agli attuali vertici, che sul piano del controllo interno, della serietà e dell'individuazione di queste opacità per renderle un po’ più alla luce del sole è stata fatta un'operazione, a mio avviso, apprezzabile. Poiché l'argomento è di enorme complessità e non è certo questa la serata per trovare le risposte a tutti gli interrogativi, ripeto che ho apprezzato le parole del sottosegretario alle comunicazioni. Mi è piaciuta anche, per esempio, una proposta assolutamente nuova, che non ho sentito dai suoi predecessori, con riferimento all'idea dell'uso della lingua del mondo, l'inglese, in una valorizzazione dell'Italia anche all'estero. A differenza degli amici spagnoli, che hanno un intero continente, tranne il Brasile, per parlare con il mondo, noi non abbiamo queste opportunità. Se è vero che la televisione di Spagna, la TVE, la televisione pubblica spagnola, riesce ad arrivare in Centro e Sud America, nonché negli Stati Uniti e nella zona dei Caraibi grazie alla lingua, noi dobbiamo aggirare questo problema. Mi sembra che questa idea, che poi si presume, onorevole sottosegretario, si metterà a fuoco nelle prossime settimane, possa avere una risposta.
  Lei ricorderà, Presidente, come lo ricorda anche il collega Margiotta, che una delle difficoltà evidenziate dalle tante e importanti audizioni è anche quella degli italiani all'estero, che si sentono, da una parte, abbandonati e, dall'altra, costretti a vedere da anni programmi non particolarmente prestigiosi o reperti archeologici delle Teche Rai. Un'idea del genere potrebbe anche essere un percorso da avviare per far conoscere le eccellenze del nostro Paese attraverso la lingua più parlata al mondo.
  Sono state ricordate anche tante importanti conseguenze delle audizioni che abbiamo fatto sul terzo settore e sulla disabilità, come diceva anche il presidente Migliore: penso che questo Contratto di servizio sia innovativo da questo punto di vista.
  Certo, continuiamo a pretendere dalla Rai – l'ho già detto parlando proprio del Contratto di servizio – di essere insieme la televisione pubblica dello Stato, ma anche quella che batte tutti i concorrenti. Qualcuno non vuole, però, metterla in condizione di battere i concorrenti. Dovremmo anche trovare un punto di equilibrio tra queste esigenze evidentemente contrapposte. Il punto di equilibrio non è sostituire Ballando con le stelle con la trasmissione del concerto della nona sinfonia di Beethoven. Quello lo fa il canale per la cultura del servizio pubblico, non possiamo pensare che lo faccia la TV generalista per eccellenza del servizio pubblico, ossia Raiuno.
  Quando il sottosegretario alle comunicazioni ha esordito, e di questo mi rallegro vivamente, parlando di un nuovo piano editoriale, penso sia una prospettiva da declinare davvero quella di quale possa essere il servizio pubblico del presente e del futuro, sempre tenendo conto della data del 2016.
  Infine, Presidente, vorrei sottolineare l'importanza delle parole del sottosegretario alle comunicazioni sulla questione della trasparenza. Lei sa che la mia parte Pag. 15politica è molto interessata a questa questione. Peraltro, nel Contratto di servizio c’è già una sottolineatura del genere. Addirittura il vicepresidente Margiotta faceva notare che andremo ad approvare un emendamento – presumo che sia questo – che recepisce il decreto legge del 31 agosto 2013 sulla pubblica amministrazione. Sapete che l'onorevole Brunetta ha molto insistito sul punto della totale trasparenza. Anche questa attenzione dimostrata dal relatore nel recepire il contenuto di questa norma approvata dal Parlamento mi sembra un fatto che va assolutamente in linea con quanto ha detto il sottosegretario alle comunicazioni, al quale rivolgo un sincero augurio di buon lavoro.

  CLAUDIO MARTINI. In due minuti soltanto vorrei cogliere anch'io l'occasione della presenza del Sottosegretario Giacomelli, al quale mi lega, oltre che la comunanza del dialetto, un'antica conoscenza, per associarmi alle cose dette dagli altri membri della Commissione sul merito del Contratto di servizio, su cui domani entreremo nel merito.
  Vorrei più che altro fare una brevissima riflessione di ordine più propriamente politico sull'opportunità di uno scambio non episodico tra il Governo e la Commissione. Mi sembra che sia un'esigenza che, dopo il primo scambio di opinioni di stasera, emerge in tutta la sua rilevanza. È vero che il Contratto di servizio è una sorta di luogo di raccolta di tutte le problematiche e una delle modalità di risoluzione dei problemi, ma poi ci sono molte altre questioni. Penso che avremo bisogno di una relazione che si riproduca nel tempo e che vada anche a fondo di alcuni nodi.
  Per concludere, volevo sottolineare un aspetto, sapendo che Antonello Giacomelli è attento su queste questioni. A me sembra che una delle problematiche più importanti nel testo della relazione che Margiotta ha proposto e che la Commissione valuterà sia quella sì di entrare nel merito di tutta una serie di questioni, ma anche di fare una riflessione di sistema, con una certa flessibilità. Il nostro compito non è di indicare nel dettaglio le soluzioni, ma di spingere perché il Contratto di servizio ci metta in condizione nel tempo di affrontare le problematiche che sono destinate a cambiare.
  Condivido molte annotazioni qui fatte dai vari commissari. Siamo dentro un mondo che, anno dopo anno, è completamente diverso. Non si può irrigidire tutto dentro contratti troppo analitici e descrittivi. Bisogna mantenere una riflessione proprio sulle linee di marcia e sulle tendenze.
  Per esempio, è stato detto che una flessibilità della riflessione sarà legata alle tecnologie. Siamo appena all'inizio di una rivoluzione che non si sa nemmeno dove ci porterà. Guardate cos’è oggi la televisione: ci si collega a Internet direttamente sul televisore. Che cosa sarà fra dieci anni ? Cosa sarà il servizio pubblico su questa tematica ?
  Così pure penso che sarà nel futuro destinato a pesare molto il tema della collaborazione fra le grandi reti televisive europee e anche internazionali. Abbiamo parlato oggi di Europa sia alla Camera, sia al Senato. Credo che non si sia parlato di Rai, ma questo è uno dei temi, quando si costruisce una dimensione internazionale. Credo che il futuro della Rai sarà quello di essere capace di fare grandi collaborazioni con la BBC o con la TV spagnola, ma in un'ottica che vada al di là di un recinto delimitato, che spesso delimitiamo anche per le esigenze del politichese, diciamocelo chiaramente.
  Infine, c’è il fatto che in questa flessibilità e in questo divenire cambieranno, credo, molto nel corso dei prossimi anni le questioni del rapporto, per esempio, tra televisione e cinema, televisione e teatro, televisione e sport. Sono tutte questioni che via via evolvono e che sono davanti a noi proprio in un mutamento permanente.
  Penso che con Giacomelli, con il Governo, con il ministro, nelle varie forme, il passaggio del Contratto di servizio debba essere l'inizio della costruzione di una capacità di riflessione di alto profilo, perché le tematiche che abbiamo all'attenzione non riguardano principalmente o Pag. 16soltanto fare le bucce all'attività del consiglio di amministrazione, del presidente e del direttore generale, ma anche svolgere possibilmente un ruolo di alta vigilanza e di indirizzo politico. Lo metto tra mille virgolette, perché non voglio esagerare su questo concetto.

  ANTONELLO GIACOMELLI, sottosegretario allo sviluppo economico. In realtà, non avrei molto da aggiungere e, nello stesso tempo, avrei molte altre cose da dire sulle sollecitazioni fatte.
  Forse quello che il senatore Martini diceva possa essere assunto come metodo – ma anche i colleghi l'avevano detto prima. Ribadisco il fatto che stasera io sono qui solo delegato a questo atto. Una volta che il Governo avrà completato le deleghe, nel caso in cui questo tema mi riguardasse direttamente, credo che occorrerà trovare un percorso di confronto continuo su molti aspetti.
  In fondo questa stessa Commissione ha visto via via trasformare il proprio ruolo, insieme alle trasformazioni che venivano evocate, inevitabilmente, anche per l'anomalia che prima ricordavo. Occorrerà davvero che in sede parlamentare si rifletta un momento su un tema così cruciale come quello delle comunicazioni, non solo sulla questione del servizio pubblico, affinché ci sia una sede continua.
  Penso – lo dico prendendo spunto dalle cose dette dal senatore Rossi, che ringrazio e che su alcuni punti coglie aspetti che condivido – che il tema sia la questione non solo delle frequenze per come è oggi, ma anche delle conseguenze di uno switch-off, su cui potremmo discutere, e delle ulteriori innovazioni tecnologiche che sono lì a un passo e che rischiano di mutare nuovamente, ampliando spazi, ma creando ulteriori oneri di investimenti tecnologici, che formeranno nuove selezioni. Questo è un punto vero. Invece, credo che, sulla base delle comunicazioni, le letture non siano più quelle di qualche anno fa. Immaginare che ancora oggi si discuta di una sorta di contrapposizione fra la Rai servizio pubblico e un competitore privato significa non aver presente cosa sia oggi il mondo. La vera linea di demarcazione passa forse tra la comunicazione televisiva classica e i new media, le nuove forme, che stravolgono anche concetti che a noi sembravano consolidati o che rischiano di rendere le linee di indirizzo difficilmente applicabili.
  Lei accennava alla politica a sostegno dell'audiovisivo, ma ci sono soggetti, indipendentemente dal ruolo, pubblico o privato, che intervengono investendo e rischiando anche nella produzione dell'audiovisivo. C’è poi tutto un altro meccanismo, totalmente indenne da questa politica industriale e si limita a rimanere fermo. Le tecnologie porteranno a stravolgere lo stesso mezzo televisivo. Penso anche alla discussione che c’è stata per anni, al conflitto sull'adesione alle piattaforme. In realtà, poiché spesso il buonsenso nella vita e nel mercato non aspetta la definizione, probabilmente stiamo arrivando, da questo punto di vista, a una saggia soluzione, senza che siamo stati in grado noi di anticiparla. Questo vale per il Governo certamente, ma credo, più complessivamente, per il legislatore.
  Il tema di come mantenere la riflessione al passo con la realtà e di non inseguirla è un tema vero, che ci interessa tutti. Nello specifico, però, voglio essere brevissimo e, quindi, affronto sinteticamente alcune questioni poste.
  Fornaro ha ragione sul Piemonte: è così. Ha ragione, però, anche nell'indicazione che ha fornito. C’è un lavoro già avviato. Non ho il merito di averlo avviato io, l'ho solo trovato, ma, poiché anch'io avevo avuto sollecitazioni, ho chiesto e credo che il problema sia in via di soluzione. Mi auguro in uno dei prossimi nostri incontri di ascoltare l'intervento del collega Fornaro che dà atto di essere pervenuti a una soluzione. Il Piemonte è una delle realtà, forse quella un po’ più significativa, in cui questo problema di interferenze e sovrapposizioni si crea, ma questo, purtroppo, non riguarda solo il Piemonte, bensì alcune questioni di relazione con gli Stati confinanti e con altre parti d'Italia. Su questo tema abbiamo anche una relazione con Bruxelles, a cui Pag. 17cerchiamo di spiegare lo stato dell'arte e quello che stiamo facendo. Comunque, è un tema vero, ed è una delle questioni di cui parlavamo in relazione allo switch-off. Peraltro, è un tema che rischia nei prossimi mesi di trovare un qualche aggravamento e su cui lavoreremo. Nel caso specifico del Piemonte, però, esiste già questo lavoro impostato e spero in una rapida soluzione.
  Sono contento di trovare l'apprezzamento della collega Liuzzi rispetto al tema della trasparenza. Credo che la trasparenza sia un punto che riguarda gli aspetti economici, ma anche i percorsi, le procedure e le scelte. Per questo ho molto apprezzato la scelta della Commissione di introdurre quei punti. Questo non è il momento, né l'ora per mettersi a fare una discussione semantica, ma più che di conflitto parlerei di punti volti a evitare la concentrazione e la sommatoria di interessi, perché con più ruoli si rischia proprio questo.
  C’è poi uno strano processo, che, a mio avviso, la riflessione della Commissione tende a evitare, che tende più a privilegiare alcune situazioni rispetto a una tradizionale professionalità interna Rai, attraverso un percorso interno. Ho apprezzato dunque il lavoro fatto.
  Sono d'accordo col Presidente Migliore, se ho colto il senso delle sue parole: non stiamo svolgendo ora, e non siamo chiamati a svolgerlo, un astratto dibattito su grandi sistemi e relazioni. Ho cercato di delineare come occasione di confronto un percorso da qui al 2016 che non sia un percorso astratto, o una sorta di brevetto del confuso assemblearismo, come metodo, ma un percorso partecipativo di tutta la società, non solo quella politica, che porti al rinnovo della concessione a Rai attraverso un percorso legislativo. Credo che questo fosse uno dei temi e vorrei in merito essere ben compreso. Su questo ha ragione il collega Peluffo, che ringrazio. È importante coinvolgere anche il ruolo dell'Autorità. Forse, insieme all'Autorità, il Governo e la stessa Commissione dovranno fare un lavoro per evitare sovrapposizioni di competenze e qualche piccola sfasatura che a volte viene percepita dalla comunità civile come una qualche inefficienza: credo sia utile che ci raccordiamo. Sono sicuro della disponibilità di tutti e credo che lo potremo fare.
  Molte delle osservazioni di Lainati mi trovano d'accordo. Ne abbiamo parlato anche in altre circostanze e, quindi, non le riprendo. Sul canone dico solo che oggi mi pare una giornata in cui c’è la conferma della legittimità del canone, dopo la pronuncia di Bruxelles. Al limite, si può discutere della modalità, credo sia giusto rifletterci, ma sulla legittimità credo non ci siano dubbi.
  Ritengo, però, che alcune questioni, anche quelle che poneva Minzolini, il quale sfrutta una conoscenza più interna, possano essere rivolte all'idea di un nuovo piano editoriale che affronti il tema delle risorse umane, dei ruoli e di una congruità di competenze e di percorsi scelti, nonché di facoltà della governance, sempre per non essere astratti, come giustamente ci richiamava Migliore, rispetto agli obiettivi che l'azienda si pone sul piano editoriale.
  Ponendo come premessa quello che ricordava Lainati, ossia che il lavoro fatto dal direttore generale e dal consiglio di amministrazione in ordine a processi aziendali, riordino di conti, inquadramento basilare dell'azienda è un lavoro prezioso e pregevole, che apprezziamo, mi auguro che sia completato con un lavoro che riguarda ora più in generale l'aspetto editoriale.
  Voglio fugare un altro genere di letture e dietrologie che si fanno: lo dico non perché ci sia un partito che immagina che debba essere consolidato il ruolo e l'efficacia della presenza di Rai contro non so quale altro soggetto. Credo, come ho detto prima, che questo sia un tempo in cui è cambiato totalmente lo scenario. Sono cambiati i giocatori e gli interessi degli operatori televisivi tenderanno ad avvicinarsi molto in relazione ad altri soggetti.
  Ritengo che all'Italia occorra un servizio pubblico forte, capace di dispiegare appieno la potenzialità di professionalità, di storia, di relazione profonda che ha con il Paese, ma, nello stesso tempo, una Pag. 18politica capace di mettere condizioni per il consolidamento dei protagonisti di questo settore, che operano da privati, legittimamente, ma che costituiscono complessivamente una forza del sistema Italia.
  Allo stesso modo occorre risolvere complessivamente altri nodi. Sono più preoccupato per la crisi e la difficoltà del comparto complessivamente intesa. Penso a tutto il mondo della produzione dell'audiovisivo. Credo che anche una sinergia con il Ministero della cultura e con quello dell'economia possa e debba portare a interventi incisivi, perché l'Italia corre il rischio di perdere una ricchezza importante.
  In questo senso parlo di alcune questioni che il senatore Martini mi pare ponesse, quando accennava al tipo di cambiamenti in atto che consigliano anche a noi, nel nostro lavoro, di indicare un percorso, più che di rigidità, di flessibilità. Credo che questo sia l'atteggiamento giusto.
  Non so se ho risposto a tutte le questioni. In ogni caso, naturalmente confermo, ove la mia delega prevedesse questo tipo di responsabilità, una piena disponibilità, anzi un interesse del Governo a mantenere un confronto e un raccordo costanti con la Commissione.
  Voglio solo finire con un apprezzamento sincero alla Commissione, al presidente e – me lo consentirete e credo che sarete d'accordo – al lavoro fatto dal relatore, senatore Margiotta. Si tratta di un lavoro difficile e di equilibrio su temi sempre molto delicati, che sollecitano non solo normali divisioni politiche o di ruolo, che ciascuno di noi conosce, ma anche, all'interno degli schieramenti, approcci culturali o riflessioni tutte legittime, ma sempre molto diverse, animate da sensibilità differenti. Mi pare che sia stato svolto un lavoro prezioso di equilibrio, che ha consentito poi al risultato della Commissione di farsi apprezzare come frutto complessivo e condiviso. Credo che questo sia un buon auspicio per i due anni di lavoro che ci aspettano.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Sottosegretario Giacomelli e dichiaro conclusa l'audizione.

Comunicazioni del presidente.

  PRESIDENTE. Comunico che in data 18 marzo sono pervenuti dall'AGCOM i seguenti schemi di provvedimento:
   disposizioni di attuazione della disciplina in materia di comunicazione politica e di parità di accesso ai mezzi di informazione relative alle campagne per l'elezione diretta dei sindaci e dei consigli comunali, nonché dei consigli circoscrizionali, fissata per il giorno 25 maggio 2014;
   disposizioni di attuazione della disciplina in materia di comunicazione politica e di parità di accesso ai mezzi di informazione relative alla campagna per l'elezione dei membri del Parlamento europeo spettanti all'Italia, fissata per il giorno 25 maggio 2014;
   disposizioni di attuazione della disciplina in materia di comunicazione politica e di parità di accesso ai mezzi di informazione relative alle campagne per le elezioni del presidente della giunta regionale e per il rinnovo del consiglio regionale delle regioni Abruzzo e Piemonte, indette per il giorno 25 maggio 2014.

  Gli schemi di provvedimento trasmessi dall'AGCOM non contengono significative novità rispetto alle più recenti delibere adottate per le consultazioni elettorali nazionali e regionali svoltesi tra il 2013 e il 2014.
  Come già anticipato nelle scorse riunioni dell'Ufficio di presidenza, i tempi per l'adozione delle delibere della Commissione in materia di comunicazione politica, messaggi autogestiti e informazione della concessionaria pubblica, nonché delle tribune elettorali, sono piuttosto ristretti. La questione si pone con ancora maggiore urgenza per la delibera relativa alle elezioni europee, dal momento che nella Gazzetta Ufficiale n. 64 del 18 marzo 2014 Pag. 19è stato pubblicato il decreto del Presidente della Repubblica 17 marzo 2014, recante «Indizione dei comizi elettorali per l'elezione dei membri del Parlamento europeo spettanti all'Italia». Il decreto è entrato in vigore il giorno stesso della sua pubblicazione e, di conseguenza, la campagna elettorale per le elezioni europee ha avuto inizio il 18 marzo 2014. Da questa data trovano quindi applicazione le disposizioni di cui alla legge n. 28 del 2000, concernenti la disciplina della par condicio elettorale. Dalla data di convocazione dei comizi elettorali decorrono, infatti, una serie di specifiche previsioni in essa contenute, quali quelle, per esempio, di cui all'articolo 4, comma 1, relative a «tribune politiche, dibattiti, tavole rotonde, presentazioni in contraddittorio di candidati e di programmi politici, interviste e ogni altra forma che consenta il confronto tra le posizioni politiche e i candidati in competizione».
  Come stabilito dal successivo comma 2 del medesimo articolo, spetta alla Commissione e all'Autorità, previa consultazione tra loro e ciascuna nell'ambito della propria competenza, regolare il riparto degli spazi tra i soggetti politici. Diventa, quindi, particolarmente urgente per la Commissione adottare, fin dagli inizi della prossima settimana, la delibera di propria competenza, su cui, se i colleghi concordano, potrei assumere io stesso le funzioni di relatore. Tale seduta potrebbe tenersi il prossimo martedì alle 20.30, in modo da inviare la delibera della Commissione all'AGCOM prima della riunione del Consiglio fissata per il prossimo mercoledì 26 marzo.
  Invito i colleghi a esprimere le proprie valutazioni al riguardo.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Sono d'accordo sul conferire al Presidente il mandato di relatore anche per un raccordo con gli uffici. Per quanto riguarda la proposta di fare la seduta in notturna, avendo noi indicato, seppur informalmente, la data di mercoledì, forse a questo punto è meglio tenerla mercoledì. Avevamo detto ai commissari di mettersi nell'ordine di idee di avere i mercoledì sera impegnati. Se intendiamo utilizzare nella prossima settimana una seduta notturna, teniamo il mercoledì, per corrispondere agli impegni che ci eravamo presi.

  MIRELLA LIUZZI. Questa delibera è piuttosto urgente, anche perché, avendo il Presidente della Repubblica emanato un decreto, è già in vigore da oggi la par condicio. Avendo convocato i comizi il Presidente della Repubblica, già da oggi i programmi Rai dovrebbero rispettare la par condicio a prescindere dalle delibere che la nostra Commissione può emanare. Per noi va benissimo anche il mercoledì. Proseguiamo così, perché è urgente occuparsene quanto prima: già i programmi di stasera che ospitano ministri e personaggi politici dovrebbero rispettare i tempi posti dalla par condicio e dalla disciplina che lei ha citato.

  GIORGIO LAINATI. Presidente, come intende procedere ? Non mi è per niente chiaro. Se ci fossimo organizzati per vederci martedì, che cosa avremmo dovuto fare ? Prendere atto di questa situazione o articolare proposte emendative ? Non possiamo fare in ventiquattro ore le proposte emendative, il voto e la conclusione dell'iter del provvedimento. Mi sembra leggermente complicato fare in un'ora tutte queste cose.

  PRESIDENTE. Venerdì mandiamo la bozza di delibera su tutte le vostre caselle di posta elettronica, si fisserà il termine per la presentazione degli emendamenti e mercoledì la poniamo in discussione. Abbiamo già inviato le tre bozze dell'AGCOM per le elezioni comunali, regionali ed europee.

  GENNARO MIGLIORE. Condivido la proposta che lei ha fatto relativamente al relatore e anche il percorso che ha illustrato. Ritengo che ci sia la massima urgenza, ragion per cui, nel caso ci fosse bisogno – faccio solo una proposta – di un ulteriore approfondimento, tra venerdì e Pag. 20mercoledì facciamo anche una riunione serale, in modo tale da esaminare le eventuali proposte di emendamento.
  Anch'io, come la collega Liuzzi, considero questa un'urgenza assoluta, anche perché ci sono, come lei sa, liste che si presentano sulla base della raccolta delle firme e non per la presenza all'interno del Parlamento europeo nazionale. C’è bisogno quindi di regolamentare subito, per dare adeguati spazi informativi anche a queste liste, come le ho già detto direttamente.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. A completamento, se ci orientiamo per avere la plenaria mercoledì sera e i testi predisposti dal relatore venerdì, potremmo magari pensare a una scadenza per gli emendamenti martedì sera. In ragione di ciò, se esistono questioni che necessitano di un approfondimento, potremmo utilizzare la finestra del mercoledì pomeriggio, quando c’è il question time, per una plenaria, oppure per un Ufficio di presidenza, che può svolgere il lavoro preparatorio per la seduta serale.

  PRESIDENTE. Va benissimo così.

  MAURIZIO ROSSI. Sono d'accordissimo con quello che diceva Peluffo, ma valuterei solo un dettaglio. Sulle televisioni nazionali è tutto facile. Sulle trasmissioni regionali, come succede, ci sono invece discrepanze di comportamento da una regione all'altra. Lo dico con certezza. Ogni direttore di una sede interpreta a modo suo. Sarebbe molto importante che la Commissione convocasse o scrivesse al responsabile del TGR, affinché poi questi comunichi alle sedi come si devono comportare. È già successo che una determinata realtà non fosse presente, per esempio, nel Consiglio regionale e quindi non avesse diritto a spazi. Questo viene detto in due o tre regioni d'Italia: invece si ascoltano i Gruppi parlamentari.

  GIORGIO LAINATI. Sono scattati i trenta giorni che precedono la presentazione delle liste, se non ho capito male.

  PRESIDENTE. È scattata la par condicio ufficiale, esattamente dopo l'indizione dei comizi elettorali, per decreto del Presidente della Repubblica. In questo momento siamo già in par condicio e la televisione pubblica deve rispettarla.

  La seduta termina alle 22.40.