Sulla pubblicità dei lavori:
Fico Roberto, Presidente
Fico Roberto , Presidente ... 3
Calendario dei lavori:
Fico Roberto , Presidente ... 3
Seguito dell'audizione del Presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, Angelo Marcello Cardani:
Fico Roberto , Presidente ... 3
D'Alessandro Luca (PdL) ... 3
Cardani Angelo Marcello , presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ... 4
Fico Roberto , Presidente ... 4
Cardani Angelo Marcello , presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ... 4
Fico Roberto , Presidente ... 10
Puppato Laura ... 10
Fico Roberto , Presidente ... 10
Puppato Laura ... 10
Airola Alberto ... 10
Cardani Angelo Marcello , presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ... 11
Fico Roberto , Presidente ... 11
Cardani Angelo Marcello , presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ... 11
Fico Roberto , Presidente ... 12
Cardani Angelo Marcello , presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ... 12
Fico Roberto , Presidente ... 12
Anzaldi Michele (PD) ... 12
Cardani Angelo Marcello , presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ... 13
Fico Roberto , Presidente ... 13
Cardani Angelo Marcello , presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ... 13
Fico Roberto , Presidente ... 14
Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: PdL;
Scelta Civica per l'Italia: SCpI;
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Fratelli d'Italia: FdI;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO
La seduta comincia alle 14.45.
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 13, comma 4, del Regolamento della Commissione, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata mediante l'attivazione del sistema audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-TV della Camera dei deputati e, qualora sia terminata la seduta dell'Assemblea, sul canale satellitare della Camera dei deputati.
Comunico, altresì, che dell'audizione odierna sarà redatto e pubblicato il resoconto stenografico.
Calendario dei lavori.
PRESIDENTE. Comunico che il prossimo mercoledì 13 novembre avranno luogo le audizioni, alle 14.00, dei rappresentanti dell'USIGRAI e, alle 15.00, dei rappresentanti dell'ADRAI, che riferiranno le proprie considerazioni sul nuovo Contratto di servizio.
Seguito dell'audizione del Presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, Angelo Marcello Cardani.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito dell'audizione, iniziata lo scorso 16 ottobre 2013, del presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, professor Angelo Marcello Cardani, che ringrazio per aver accolto l'invito della Commissione.
Quest'audizione si inquadra nell'ambito dell'attività istruttoria che la Commissione ha avviato in relazione al nuovo Contratto nazionale di servizio 2013-2015.
Ricordo che nella precedente riunione i colleghi avevano rivolto le proprie domande al professor Cardani. Se qualcuno che non era presente nella scorsa seduta intende intervenire, può farlo.
LUCA D'ALESSANDRO. La legge 30 ottobre 2013, n. 125 recante «Disposizioni urgenti per il perseguimento di obiettivi di razionalizzazione delle pubbliche amministrazioni», pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 255 del 30 ottobre 2013, all'articolo 2, comma 11 estende alla società concessionaria del servizio pubblico generale radiotelevisivo, relativamente ai singoli rapporti di lavoro, dipendente o autonomo, l'obbligo di comunicare al dipartimento della funzione pubblica della Presidenza del Consiglio e al Ministero dell'economia e delle finanze il costo annuo del personale utilizzato. Per la società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo viene quindi introdotta una disposizione specifica. Per quest'ultima, che già comunque sarebbe rientrata nell'ambito delle società non quotate partecipate, direttamente o indirettamente a qualunque titolo dalle pubbliche amministrazioni e che quindi sarebbe stata comunque soggetta agli obblighi di comunicazione del costo del personale, viene specificato che la comunicazione deve essere relativa ai singoli rapporti di lavoro, dipendente o autonomo. A differenza delle altre società che rientrano nella disposizione di cui all'articolo 2, comma 11 del decreto convertito in legge, la RAI dovrà quindi specificare, Pag. 4in virtù di una precisa norma, il costo dei singoli rapporti di lavoro, dipendente o autonomo. Si tratta di un onere aggiuntivo della società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, che però non comporta nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. Per questo l'emendamento ha avuto il nulla osta della Commissione bilancio.
Mi preme ricordare che il Contratto di servizio 2010-2012, tuttora in vigore e in regime di prorogatio, all'articolo 27, comma 7 reca la previsione secondo la quale la RAI deve pubblicare gli stipendi percepiti dai dipendenti e dai collaboratori, nonché informazioni sui costi della programmazione di servizio pubblico: tale norma è stata costantemente disattesa da parte della RAI. Mi auguro che il Presidente Cardani mantenga alta l'attenzione sul tema ed eserciti i poteri di regolamentazione e vigilanza propri dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ai fini dell'applicazione di quanto previsto dalla legge n. 125 recentemente approvata. Il tema della trasparenza costituisce uno dei principi cardine dell'azione amministrativa, al quale la RAI non può sottrarsi.
ANGELO MARCELLO CARDANI, presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Ho organizzato una risposta, raggruppando alcune delle domande rivoltemi la volta scorsa per argomento: su uno di questi argomenti aggiungerò anche la risposta alla domanda appena formulata.
Il primo gruppo di domande si focalizzava sul Contratto di servizio 2010-2012, cioè il contratto attualmente ancora in vigore. Si trattava di domande che venivano dal presidente e dai senatori Margiotta e Centinaio. Grosso modo, raggruppandole, chiedevano se il vigente contratto fosse stato rispettato.
A questo proposito vorrei premettere che l'Agcom non vigila sul Contratto di servizio pubblico RAI a 360 gradi. Abbiamo alcune zone di competenza, mentre altre competenze sono demandate al Ministero dello sviluppo economico, mediante la Commissione paritetica istituita presso il ministero stesso in base all'articolo 29 del Contratto di servizio 2010-2012. In particolare, ciò che riguarda l'attività di progettazione e realizzazione delle reti di radiodiffusione televisiva in tecnica digitale, all'articolo 6, l'estensione e sperimentazione, all'articolo 7, e la qualità tecnica della diffusione della programmazione, all'articolo 23, sono temi sorvegliati e vigilati dal MISE, cui la RAI è tenuta a trasmettere la necessaria documentazione. Dopo questa premessa mi concentrerò quindi sulle funzioni di vigilanza che la legge specifica essere di responsabilità dell'Agcom.
Il Contratto di servizio vigente è stato approvato con decreto del Ministero dello sviluppo economico del 6 aprile 2011, entrato in vigore il 28 giugno 2011, con scadenza fissata al 31 dicembre 2012. Tuttavia, siamo in regime di prorogatio per effetto dell'articolo 36, comma 1 fino all'entrata in vigore del successivo contratto.
Mi scuso se non ho copie di questa risposta, che invierò non appena rientrerò in Autorità. Dobbiamo fare alcune minime correzioni e poi la manderemo al Presidente.
PRESIDENTE. Noi avevamo infatti chiesto tutta la documentazione: arriverà dunque in Commissione a breve e la invieremo, come sempre, a tutti i commissari.
ANGELO MARCELLO CARDANI, presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Ciò vi sarà utile soprattutto per le citazioni degli articoli, su cui evidentemente non è possibile prendere appunti.
Il nuovo Contratto di servizio 2013-2015 sarà destinato a entrare in vigore non prima della fine di quest'anno. La prima considerazione che mi sentirei di fare a questo proposito è che sarebbe opportuno che in futuro le scadenze triennali venissero rispettate in maniera più rigorosa, in quanto il disallineamento delle norme rispetto al periodo temporale di riferimento diventa inevitabile. Questo è un settore in cui, da un lato, l'attualità e, Pag. 5dall'altro, i riflessi della tecnologia, che è in continua evoluzione, hanno effetti molto importanti. Sarebbe quindi necessario cominciare prima i lavori di preparazione. Lo scorrere del tempo in questo campo è fondamentale e bisognerebbe ovviarvi.
Da parte dell'Agcom le linee guida, che, come avevo anticipato nell'audizione della volta scorsa, devono precedere la stesura del Contratto di servizio, sono sempre state emanate prima delle scadenze contrattuali: sarebbe quindi possibile arrivare a un allineamento.
Con riferimento alla vigilanza sul rispetto del Contratto di servizio, la legge l'affida all'Agcom, all'articolo 48 del testo unico. La norma prevede che l'Autorità dia conto dei risultati del controllo ogni anno nella Relazione annuale al Parlamento. Per una lettura più approfondita e completa di quanto è successo e delle nostre valutazioni rimando alle Relazioni annuali del 2012 e del 2013, che sono disponibili sul sito dell'Agcom. Mi limiterò quindi ad affrontare gli aspetti più salienti, senza scendere nei minuti dettagli, ma in modo tale da offrire un ragionamento utile alla loro riflessione sul nuovo Contratto di servizio.
In via generale bisogna considerare che il Contratto di servizio 2010-2012 ha assunto una prevalente connotazione tecnica, anche in quanto c'era l'esigenza di dettagliare il percorso di switch-off, che si è concluso il 30 giugno 2012 con lo spegnimento della televisione analogica su tutto il territorio nazionale: questo ha comportato una minore focalizzazione del contratto sugli aspetti relativi ai contenuti, sui quali sostanzialmente si è registrata una continuità con gli obblighi del precedente Contratto 2006-2009.
Per quanto riguarda la programmazione televisiva, il Contratto di servizio ha previsto 6 generi predeterminati di servizio pubblico: informazione e approfondimento generale, programmi e rubriche di servizio, programmi e rubriche di informazione culturale, informazione e programmi sportivi, programmi per i minori, produzioni e coproduzioni italiane ed europee. A questi 6 generi predeterminati deve essere dedicato, nel complesso, dalle tre reti generaliste, RAI 1, RAI 2 e RAI 3, almeno il 70 per cento della programmazione annuale compresa tra le 6.00 del mattino e le 24.00, con l'eccezione di RAI 3, che deve dedicare a tali generi non meno dell'80 per cento. La quota del 70 per cento annuale deve essere rispettata anche dai nuovi canali digitali, le cosiddette reti semigeneraliste e tematiche.
La quota stabilita dal contratto è stata rispettata dalla RAI con riferimento sia all'anno 2011, sia all'anno 2012. Per il 2013 i dati saranno elaborati all'inizio del prossimo anno. In particolare, nel 2011 la RAI ha destinato il 72,6 per cento ai generi predeterminati sulle tre reti generaliste (il 60,64 per cento su RAI 1, il 67,07 per cento su RAI 2 e l'89,39 su RAI 3), così ripartiti: il 27,2 per cento a informazione e approfondimento; il 10,54 per cento a programmi e rubriche di servizio; il 9,77 per cento a programmi e rubriche di informazione culturale; il 4,56 per cento a programmi sportivi; l'8,83 per cento a programmi per i minori; l'11,84 per cento a produzioni audiovisive italiane ed europee. I programmi di genere diverso da quelli predeterminati rappresentano circa il 40 per cento dell'offerta di RAI 1, circa il 33 per cento di quella di RAI 2 e l'11 per cento di quella di RAI 3.
Nel 2012 la quota destinata ai generi predeterminati è stata del 72,81 per cento (il 60,96 per cento su RAI 1, il 67,83 per cento su RAI 2 e l'83,13 per cento su RAI 3), così ripartiti: il 26,13 per cento a informazione e approfondimento; il 10,73 per cento a programmi e rubriche di servizio; il 9,96 per cento a programmi e rubriche di informazione culturale; il 5,61 per cento a programmi sportivi; l'8,8 per cento a programmi per i minori; l'11,58 per cento a produzioni audiovisive italiane ed europee.
Per quanto riguarda le reti specializzate, cioè i nuovi programmi digitali, la percentuale annua del 2011 è stata l'85,69 e quella del 2012 l'83,29 per cento, sempre nella fascia oraria di cui abbiamo parlato prima.Pag. 6
Un dato su cui riflettere è rappresentato dalla preponderanza dei generi culturali (23,98 per cento), sportivi (18,38 per cento) e audiovisivi italiani ed europei (12,8 per cento) sui nuovi canali digitali, rispetto alle reti generaliste, che vi dedicano rispettivamente il 9,96, il 5,61 e l'11,58 per cento. Informazione e approfondimento sono preponderanti sulle reti generaliste, con il 26,13 per cento, rispetto alle reti specializzate, con il 9,88 per cento.
A parte il genere informazione, dalla lettura di questi dati emerge che, in un certo senso, si comportano più da canali di servizio pubblico i nuovi canali digitali che non le reti generaliste. Ciò può avere diverse spiegazioni. Per esempio, da un lato, c’è l'influenza dell’audience, quando si considera che le reti generaliste sono ancora molto più viste rispetto alle offerte specializzate, in proporzioni non paragonabili. Dall'altro, ci sono le specifiche scelte editoriali di RAI, che potrebbero essere indirizzate alla conservazione del brand, del marchio di servizio pubblico, attraverso una concentrazione nei nuovi canali digitali dei generi predeterminati nel Contratto di servizio pubblico.
Peraltro, i dati che ho citato riguardano, in base a quanto previsto nel Contratto di servizio, la fascia oraria dalle 6.00 alle 24.00. Al riguardo si potrebbe forse riflettere su eventuali specificazioni di quote per particolari fasce orarie, per esempio quelle di maggiore ascolto e/o di particolare target di pubblico.
Quanto alla programmazione per i minori, il Contratto di servizio prevede l'adozione di un sistema di segnaletica per evidenziare i programmi adatti a una visione familiare e quelli adatti al solo pubblico adulto, sistema che è stato regolarmente adottato dalla RAI anche con riferimento agli spot promozionali dei programmi.
Inoltre, sono stati realizzati due canali tematici dedicati ai minori, uno per l'età prescolare, RAI Yoyo, e uno per l'età scolare, RAI Gulp. Tutta l'offerta per i minori, sia delle reti generaliste, sia delle reti specializzate, è confluita nell'apposita direzione denominata RAI Ragazzi.
Una criticità si è riscontrata con riferimento alla quota di programmazione da trasmettere sulle reti generaliste, pari al 10 per cento della programmazione annuale tra le 7 e le 22.30 e su quella da trasmettere nella fascia oraria 16-20. Il contratto prevede che tale quota possa essere ridotta in funzione della progressiva diffusione del digitale terrestre, secondo tempi e modalità definiti dalla Commissione paritetica Ministero dello sviluppo economico-RAI. La Commissione ha ridotto all'8 per cento la quota di programmazione annuale con una decisione del 30 luglio 2012. In ogni caso, la quota raggiunta dalla RAI è stata del 9,52 per cento nel 2011 e del 10,12 per cento nel 2012.
Una riflessione, a mio parere, deve essere fatta sull'utilità o meno di mantenere una fascia oraria appositamente destinata ai minori, tenuto conto del mutamento delle modalità di fruizione da parte di questo segmento di utenza. Personalmente, ritengo che la scelta operata dal nuovo contratto 2013-2015, all'articolo 9, di prevedere la collocazione di tale programmazione sulle reti generaliste all'interno di un arco più ampio, cioè dalle 7 alle 23, sia condivisibile, anche tenuto conto che ormai i minori guardano più le reti specializzate a loro dedicate che non quelle generaliste.
Per quanto riguarda l'offerta per utenti con disabilità, il Contratto di servizio prevede l'obbligo per la RAI di sottotitolare almeno un'edizione al giorno di TG 1, TG 2 e TG 3; di assicurare un'ulteriore edizione giornaliera di ciascuna testata entro la vigenza del Contratto di servizio; di tradurre nella lingua dei segni almeno un'edizione al giorno di TG 1, TG 2 e TG 3; di procedere nel più breve tempo possibile a sottotitolare almeno un'edizione giornaliera di un notiziario sportivo su reti generaliste e uno sul canale RAI News; di sperimentare la sottotitolazione o la traduzione nella lingua dei segni del TGR regionale. Inoltre, prevede il progressivo ampliamento del volume della programmazione Pag. 7sottotitolata fino a raggiungere nel 2012 il 70 per cento della programmazione complessiva delle reti generaliste tra le 6 e le 24. Gli obblighi relativi ai TG sono stati complessivamente assolti dalle testate delle tre reti generaliste. Il TG 1 sottotitola 6 edizioni giornaliere dal lunedì al venerdì e 4 edizioni il sabato e la domenica; il TG 2 e il TG 3 sottotitolano 2 edizioni giornaliere dal lunedì al venerdì e una edizione il sabato e la domenica, anche con riferimento ai notiziari sportivi e all'edizione del TG Parlamento. Sulla sperimentazione del TG regionale la RAI è partita dalle regioni Basilicata e Toscana ed è in fase di sviluppo operativo il progetto ATLAS, che riguarderà tutte le testate giornalistiche regionali con la traduzione in lingua dei segni. In merito al volume dell'offerta sottotitolata, questa riguarda quasi tutta l'offerta audiovisiva, i principali programmi di approfondimento e di intrattenimento, lo sport, con riferimento agli eventi sportivi in cui sono coinvolte squadre nazionali, ed eventi religiosi. Con riguardo alle elezioni politiche e amministrative 2013 sono stati sottotitolati anche i programmi di comunicazione politica. In totale la RAI ha sottotitolato il 61,8 per cento dell'offerta televisiva del 2010, il 63,6 per cento di quella del 2011 e il 71,1 per cento di quella del 2012.
Alla luce di questi dati ritengo che il nuovo contratto, all'articolo 11, potrebbe prevedere prestazioni ancora più sfidanti, come, per esempio, l'obbligo e non la sperimentazione della traduzione dei TG regionali.
Il sistema di analisi e monitoraggio della qualità dell'offerta è una novità introdotta dal Contratto di servizio 2007-2009 per la cui mancata realizzazione, a quell'epoca, l'Agcom ha aperto, a suo tempo, un procedimento che si è concluso con una diffida, a seguito della quale la RAI ha dato poi regolarmente corso alla rilevazione cosiddetta Qualitel nel Contratto 2010-2012. Il Contratto di servizio che è ora al loro esame mantiene tale adempimento. La rilevazione Qualitel, che si basa su due distinti monitoraggi, uno finalizzato a verificare la qualità della programmazione e l'altro volto a rilevare l'immagine e il valore sociale della RAI, la cosiddetta corporate reputation, è particolarmente importante per il servizio pubblico, che, a mio parere, non dovrebbe basare le scelte editoriali esclusivamente sugli indici di ascolto, cioè sull'Auditel, ma anche sul valore e sulla qualità della propria offerta di servizio pubblico.
Sul tema della trasparenza e del corretto utilizzo del canone il Contratto 2010-2012 ha introdotto un'importante innovazione all'articolo 9, comma 6, facendo obbligo alla RAI di informare codesta Commissione, l'Agcom e il ministero sul volume dell'offerta dei generi predeterminati, inserendo nei vari generi i titoli dei programmi trasmessi. Il contratto prevede anche che l'informativa sull'offerta TV sia pubblicata ogni semestre sul sito web della RAI alla voce «Programmi televisivi di servizio pubblico finanziati dalle risorse provenienti dal canone».
Altra misura nel senso della trasparenza sull'utilizzo del canone è rappresentata dall'obbligo per RAI di pubblicare sul sito web il documento sui conti annuali separati certificati dalla società di revisione scelta dall'Agcom, che attualmente è la Mazars SpA. La RAI ha regolarmente provveduto a tali pubblicazioni, come risulta anche dal sito web www.rai.it.
Come è noto, in ossequio ai principi comunitari sugli aiuti di Stato, i servizi pubblici di radiodiffusione che godono di un finanziamento misto canone-pubblicità devono assicurare la trasparenza dei flussi finanziari interni per evitare sovvenzioni incrociate tra i diversi comparti. A questo scopo esiste la cosiddetta contabilità separata RAI, disciplinata a livello legislativo dall'articolo 47 del testo unico e a livello regolamentare da tre delibere dell'Agcom.
Tale normativa pone altresì un nesso tra la contabilità separata e la determinazione dell'ammontare del canone. Dalla contabilità separata infatti emerge il costo delle attività specifiche di servizio pubblico, cioè quelle predeterminate per legge e per Contratto di servizio, e il canone Pag. 8statale non può essere corrisposto alla RAI se non nella misura necessaria a coprire i costi del servizio pubblico stesso.
Nella serie delle contabilità separate e certificate annualmente dal revisore dei conti a partire dal 2005 non abbiamo mai rinvenuto evidenza di una sovracompensazione del canone, ma, al limite, di un deficit del canone a coprire per intero le attività del servizio pubblico, che nel 2011 è stata pari a 287,1 milioni di euro. Come conseguenza, la RAI copre le attività di servizio pubblico anche con una quota parte delle risorse provenienti dalla pubblicità. Sul deficit ovviamente pesa in misura preponderante la quota di evasione del canone, che ammonta a poco meno di 600 milioni di euro nel 2011.
Ciò detto, la misura della trasparenza relativa alla pubblicazione nel sito web dei programmi che contengono i generi predeterminati di servizio pubblico finanziati con il contributo del canone è stata inserita non tanto per consentire un miglior funzionamento della contabilità separata RAI, che già si fonda su princìpi regolatori corretti – causalità, oggettività, coerenza, trasparenza e parametri qualitativi – quanto soprattutto per dare evidenza al cittadino utente, che non è tenuto a conoscere i complessi meccanismi della contabilità separata, di come vengono impiegati e in quali programmi i soldi del canone attraverso un sistema semplice e di immediata lettura. Su questa direttrice si pone anche la nuova norma contenuta nello schema di Contratto di servizio che è al loro esame, già prevista nelle linee guida dell'Agcom per il triennio 2013-2015, secondo la quale la RAI deve identificare direttamente in video i programmi finanziati con il contributo del canone.
Questi sono i temi principali relativi al Contratto di servizio 2010-2012. C’è da dire che non si trattava di obiettivi particolarmente sfidanti, quanto piuttosto di obblighi che si ponevano in linea con il precedente Contratto di servizio, ragion per cui è stato relativamente agevole per RAI rispettarli.
Un'ulteriore considerazione riguarda il ruolo svolto nei precedenti contratti dalla Commissione paritetica. Ne parlerò più avanti anche a proposito della questione posta dall'onorevole Brunetta sulla pubblicazione degli stipendi del sito RAI. La Commissione, composta da rappresentanti del ministero e della RAI, aveva il ruolo di definire le modalità operative, di applicazione e di sviluppo degli obblighi previsti dal Contratto di servizio e di valutarne il grado di adempimento. In tale ambito essa poteva anche intervenire per risolvere interpretazioni divergenti sull'adempimento degli obblighi. La presenza di questa Commissione in effetti è apparsa, da un lato, in sovrapposizione con il ruolo di vigilanza dell'Autorità e, dall'altro, talvolta una fonte di limiti degli obblighi stabiliti dal contratto. Ho fatto prima l'esempio della riduzione della quota dei minori dal 10 all'8 per cento disposta dalla Commissione. Pertanto, già nella scorsa audizione ho espresso il mio apprezzamento per la sua abolizione nel testo del nuovo Contratto di servizio.
Infine, un'osservazione riguarda il web. Il senatore Airola ha osservato che sul web la RAI è in ritardo e che ha molti siti web che si sparpagliano in riferimento a tante trasmissioni e servizi che l'azienda offre.
Anche se la RAI su questo aspetto non ha violato il Contratto di servizio 2010-2012, che rispetto alle nuove tecnologie effettivamente non prevedeva molto, anche noi ci siamo accorti del ritardo della concessionaria sulla strada dell'innovazione. Per questo motivo nelle linee guida l'Autorità ha chiesto espressamente di ampliare sensibilmente l'offerta radiotelevisiva su Internet, popolando – come si suol dire – il sito RAI di contenuti e non solo di podcast delle trasmissioni televisive, nonché rilevando che anche la struttura del sito risulta carente dal punto di vista della grafica e delle informazioni fornite online. Rispetto a questi profili ci sembra che il testo del nuovo Contratto di servizio abbia dato un maggiore impulso alla RAI, in particolare nell'articolo 8 e nell'articolo 2, lettera t).
Occorre, infine, ricordare che l'Autorità agisce anche su segnalazioni e richieste da parte dei soggetti interessati. Sotto questo Pag. 9profilo molteplici sono state le segnalazioni pervenute nel primo semestre 2013 da soggetti individuali o da rappresentanti di persone con disabilità. La maggior parte di queste riguardano gli obblighi di sottotitolazione e traduzione in lingua dei segni italiana dei programmi RAI. Maggiori dettagli sull'attività di monitoraggio del rispetto degli impegni previsti all'articolo 13 del Contratto di servizio pubblico «Offerta dedicata alle persone con disabilità e programmazione sociale» sono riportate nella Relazione annuale dell'Autorità.
Altre segnalazioni ricevute riguardano la scarsa ricezione del segnale. Su questo aspetto, in primo luogo, RAI è tenuta innanzitutto a dare informazione all'utente delle ragioni della scarsa qualità del segnale. In secondo luogo, il MISE e l'Autorità hanno specifiche competenze in materia di pianificazione delle frequenze e di vigilanza del rispetto dei criteri di pianificazione da parte degli operatori di rete.
Un terzo genere di segnalazioni, infine, ha riguardato aspetti relativi al canone di abbonamento della radiotelevisione. In questo caso l'Autorità si rende disponibile a fornire tutte le informazioni e i chiarimenti, rimandando per ulteriori dettagli al sito web della RAI, «Sportello abbonamenti».
Passerei ora a fornire le risposte alle domande formulate nella scorsa audizione relative al Contratto di servizio 2010-2012. Si tratta di domande che venivano principalmente dall'onorevole Brunetta e dai senatori Gasparri e Minzolini.
Mi riallaccio a quanto detto prima circa la questione del mancato adempimento all'obbligo dell'articolo 27, comma 7 del Contratto di servizio 2010-2012. La norma prevede che la RAI proceda alla pubblicazione sul proprio sito web degli stipendi lordi percepiti dai dipendenti e dai collaboratori, con rinvio al sito web stesso nei titoli di coda sui costi della programmazione di servizio pubblico. Tuttavia, il successivo comma 8 stabilisce che la fattibilità e le modalità di applicazione delle disposizioni ivi previste saranno stabilite nell'ambito della Commissione paritetica di cui all'articolo 29 entro 90 giorni dall'entrata in vigore del contratto. La Commissione paritetica, in realtà, non ha mai dato corso alle modalità applicative dell'obbligo in questione, anche dopo aver esaminato i pareri critici del Garante della privacy e dell’Antitrust. L'Agcom non poteva quindi imporre di rispettare un obbligo per il quale le parti contraenti non avevano provveduto a definire le modalità attuative, come richiede la norma contrattuale in questione.
Nel Contratto 2013-2015 la norma relativa agli stipendi è stata riproposta in una versione nuova, all'articolo 18, comma 7, con riferimento alla pubblicazione delle fasce retributive e delle tipologie contrattuali, sul sito web della RAI. Vorrei, a questo proposito, chiarire un equivoco che nella scorsa audizione si è creato con l'onorevole Brunetta, il quale ha osservato che su questo punto, cioè quello della pubblicazione degli stipendi, le linee guida Agcom tornano indietro rispetto alla precedente versione. In realtà, né le linee guida del 2009, né quelle del 2012, che devono precedere la stipula dei relativi Contratti di servizio, hanno mai fornito indicazioni sulla pubblicazione degli stipendi, in quanto le linee guida costituiscono atti di indirizzo generale che definiscono macro obiettivi della concessionaria in relazione allo sviluppo dei mercati, al progresso tecnologico e alle mutate esigenze culturali, nazionali e locali. Il dibattito sulla pubblicazione degli stipendi riguarda dunque il ministero e la Commissione di vigilanza, secondo indirizzi che la stessa riterrà di esprimere rispetto al Contratto di servizio.
Con riferimento poi al tema generale della garanzia di trasparenza in un sistema misto canone-pubblicità, ritengo che il sistema già esista e che sia quello della contabilità separata, la quale, sulla base delle delibere Agcom, è anche piuttosto sofisticata.
A questo punto si inserisce la domanda dell'onorevole D'Alessandro, che fa riferimento a un elemento che, secondo me, risolve il problema alla base. Sostanzialmente, parificando gli obblighi della RAI a Pag. 10quelli generali delle imprese pubbliche, si impone tutta una serie di norme, che non sto a ripetere, perché sono elencate nella legge. D'ora in avanti saranno quelle le norme che verranno applicate: credo che questo risolva grosso modo la sua domanda, onorevole.
PRESIDENTE. Professore, un attimo solo. Vorrebbe intervenire la senatrice Puppato.
LAURA PUPPATO. Vorrei chiedere una cortesia. Alle 15.30 dovrei recarmi in Commissione ambiente: tuttavia, la parte del suo intervento di oggi relativa all'analisi che Agcom sta svolgendo sulla complessiva situazione economica e di produzione della RAI mi spinge a porle due domande su questo tema. Vedendo peraltro che i colleghi che avevano posto le domande non sono presenti, se possibile, chiedo al Presidente di intervenire relativamente alle domande che devo porle per la prima parte del suo intervento, che è quella fondamentale per noi.
PRESIDENTE. Va bene, ma le ricordo che questa è la continuazione dell'audizione precedente, nella quale abbiamo già posto diverse domande. Può comunque integrare anche le sue.
LAURA PUPPATO. Le risposte potranno essere fornite anche per iscritto.
Ho ascoltato con piacere il suo intervento di oggi, condividendo larga parte delle proposte che lei sta avanzando. Ciò mi spinge a porle due domande. Lei ha spiegato all'inizio del suo intervento che Agcom e MISE vigilano congiuntamente sul sistema del Contratto di servizio RAI. Lei non l'ha detto, ma le chiedo sostanzialmente un parere, ovvero se ritiene che sia sufficientemente chiaro l'ambito di valutazione che compete a entrambe le realtà, il MISE e l'Agcom, o se, invece, non vi sia, per alcuni aspetti, una sovrapposizione, o anche una confusione, che possano determinare, per esprimersi molto sinteticamente, che il cane di due padroni poi muoia di fame. Non vorrei cioè che, alla fine, nel timore di riuscire a essere esaustivi nella propria opera, ci si limitasse nelle competenze o ci si sovrapponesse in modo tale per cui non si abbia poi chiarezza dell'effettiva situazione interna alla RAI.
Passo alla seconda domanda. Lei parlava di trasparenza dei flussi di cassa interni per evitare mescolanze che non facciano comprendere i nessi tra la contabilità separata e l'ammontare del canone, che, peraltro, lei riferisce essersi sempre dimostrato insufficiente a pagare il 100 per cento del servizio pubblico, così come previsto. Il fatto che il canone risulti insufficiente a pagare il servizio pubblico pone due tipi di problemi. Il primo è che abbiamo 600 milioni di evasione del canone di servizio RAI. Oltre che effettuare tutte le sue sollecitazioni nei confronti della RAI, credo che varrebbe la pena di cominciare a fare anche un minimo di pubblicità e di comunicare agli utenti e ai cittadini che invece pagano onestamente questo canone, come l'evasione, purtroppo, sia estremamente significativa e gravi sui bilanci generali e sulla necessità di produrre maggiore pubblicità rispetto a quella che sarebbe sufficiente, se il canone venisse integralmente recuperato. Vorrei inoltre capire se, in relazione al fatto che lei prima citava sulla mescolanza dei flussi, che non è chiarissima, non possano essere fornite disposizioni affinché questa chiarezza anche dal punto di vista contabile risulti maggiore, ai fini che lei ha già esposto. Pongo quindi queste due ulteriori domande. Per il resto concordo con la modalità con cui state procedendo.
ALBERTO AIROLA. Vorrei una precisazione rapidissima sulla trasparenza: va bene la trasparenza sul web, prevista dal vecchio contratto. Era però anche previsto, non ricordo in quale articolo, il diritto di Agcom e della Commissione di vigilanza, di ottenere alcuni documenti per esercitare la loro funzione di controllo. Premesso che a noi del Movimento 5 Stelle farebbe piacere che fosse tutto trasparente sul web, a me sembrerebbe importante definire queste due questioni nel nuovo Pag. 11contratto. Se c’è un'impossibilità di pubblicare sul web dati che possono essere sensibili, bisognerebbe comunque mantenere alle nostre due strutture la possibilità di accedere alle informazioni in forma riservata. Diversamente, si potrebbero verificare situazioni in cui non si possono effettuare la vigilanza o il controllo.
ANGELO MARCELLO CARDANI, presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Sono, in realtà, questioni molto grosse e importanti, ma una risposta sintetica si può sicuramente fornire.
Sulla prima domanda della senatrice vorrei essere molto chiaro: personalmente ritengo che ci sia una interpretazione non corretta del concetto di indipendenza. Questo è un problema presente in tutta la storia amministrativa italiana, dall'Unità in avanti. A mio parere, questo è uno Stato che si è sempre fidato molto poco dei propri funzionari e ha sempre fatto in modo che l'azione dell'uno fosse controllata dall'azione di qualcun altro. Questa è, in generale, una mancanza di fiducia nel servizio civile, che, da un punto di vista etico, trovo profondamente sbagliata. Essa fa sì, per esempio, che anche un'Autorità come la nostra, definita indipendente, in realtà, per svolgere buona parte del proprio lavoro, debba interagire con qualcun altro: questo qualcun altro è il Ministero dello sviluppo economico. Non ho alcuna lamentela nei confronti del ministero, sia chiaro, ma questo aspetto diminuisce fortemente la nostra indipendenza, perché dobbiamo sempre procedere come due galeotti ammanettati che si intralciano l'un l'altro.
PRESIDENTE. Lei dice quindi che sente poco l'indipendenza ?
ANGELO MARCELLO CARDANI, presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. La vera indipendenza consiste nell'affidare un'azione al ministero e un'altra all'Autorità: invece questo continuo mescolarsi è, a mio parere, dannoso. Ciò detto, lo ripeto, non ho niente nei confronti del ministero, che svolge il suo lavoro come noi cerchiamo di svolgere il nostro. Ci sono spesso delle sinergie, ma a volte anche dei rallentamenti.
Sul secondo punto relativo alla trasparenza, ovviamente non abbiamo alcun problema. Questo risponde in parte anche alla sua domanda, senatore: siamo favorevoli al massimo livello di trasparenza. Certo, ci potrebbero essere alcune informazioni riservate che i soggetti, in questo caso la RAI, potrebbero dichiarare di non voler porre a disposizione di tutti sul web. Coloro ai quali è affidato il controllo, per esempio questa Commissione, potrebbero benissimo avere un accesso riservato a dati da non comunicare erga omnes.
Ricordo che su questi problemi, collegati a una trasparenza specifica, ossia proprio alla trasparenza sui livelli di retribuzione, non dell'amministrazione RAI, ossia del personale dipendente RAI, ma dei fattori di produzione della RAI, cioè sui personaggi che vanno in RAI a esibirsi o a svolgere altre attività artistiche, ci sono stati alcuni dubbi, mai risolti, ma nemmeno mai circostanziati.
Sostanzialmente, si pensa che la società abbia doveri di trasparenza, come qualsiasi società commerciale, ma anche alcuni privilegi di riservatezza che riguardano la sua gestione. Se la FIAT fosse obbligata a dichiarare i prezzi di tutti i materiali che acquista, probabilmente la sua concorrenza potrebbe avvantaggiarsene. Ci sono quindi alcuni problemi di privacy, sollevati dall'Autorità garante per la protezione dei dati personali, e di concorrenza, in un mercato relativamente competitivo, che possono frenare questo tipo di pubblicità e di trasparenza. Ripeto, sto riferendo, in ogni caso, preoccupazioni di altri, che possono riguardarmi come cittadino, ma non come presidente dell'Agcom: sono argomenti sui quali non abbiamo competenza.
Per quanto riguarda il canone, i dati che ho citato prima mostravano una perdita di 287 milioni, a fronte di un mancato incasso di 600. Chiaramente, se ci fosse un'evasione minore o se si arrivasse a un'evasione irrilevante, molti di questi problemi sarebbero risolti. In ogni caso, Pag. 12nel Contratto di servizio, all'articolo 19, comma 5, il Ministero dello sviluppo economico si è impegnato, coinvolgendo i livelli di amministrazione preposti, a identificare metodologie un po’ più adeguate per il contrasto all'evasione stessa. Ciò, di per sé, porterebbe forse non alla soluzione, ma almeno a una diminuzione della gravità di questi problemi.
PRESIDENTE. Questa è materia anche e soprattutto parlamentare e quindi si tratta di un dibattito che deve essere svolto in Parlamento: dovremo, nel caso, approvare una legge in Parlamento.
ANGELO MARCELLO CARDANI, presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Riprendendo il tema della pubblicazione degli stipendi, abbiamo visto come nel Contratto 2013-2015 la norma relativa agli stipendi sia poi stata riproposta in una nuova versione all'articolo 18, comma 7, con riferimento alla pubblicazione di fasce retributive e tipologie sul sito web della RAI.
I senatori Rossi e Gasparri si chiedevano se fosse possibile utilizzare la scadenza della Convenzione RAI nel 2016 come punto di partenza per un cambiamento veramente importante. Non posso che essere d'accordo: la scadenza della Convenzione RAI è sicuramente un'occasione importante per modificare in senso positivo tutto questo tema. Teniamo comunque presente la necessità che il servizio pubblico continui a operare anche in quella che oggi è, ma lo sarà sempre di più, l'era digitale, la cui caratteristica principale nei confronti della RAI, a mio parere, è l'enorme frammentazione dell’audience. Avendo ormai assaggiato i mille gusti dell'offerta, essa si dirige sempre meno alle tivù generaliste e si spezzetta sempre più, con giovani su Internet e altri utenti su canali tematici, in funzione degli interessi personali.
Il senatore Fornaro mi poneva un quesito a proposito della cattiva ricezione della RAI in alcune zone del territorio nazionale dopo lo switch-off e citava l'esempio del Piemonte. Abbiamo organizzato, insieme al ministero e alla RAI, un tavolo tecnico di discussione che si riunisce regolarmente e che cerca di raccogliere, esaminare e trovare soluzione a questi importanti problemi di frequenze.
Da ultimo, la volta scorsa mi sono state poste alcune domande relative alla par condicio e al pluralismo informativo. Tuttavia, come avevo anticipato, e come tenderei a ribadire, si tratta di un problema sicuramente molto importante, ma che merita un'audizione ad hoc – ovviamente la Commissione deciderà come ritiene opportuno Vedrei molto favorevolmente quest'audizione, visto che, come avevo anticipato, stiamo procedendo a un esame sistematico della normativa vigente e soprattutto delle nostre delibere, in modo da adeguarle il più possibile al mutamento avvenuto in questi anni. Al termine di questo esame ci permetteremo di avanzare alcune proposte di cambiamento, che saranno indirizzate principalmente al Parlamento. La soluzione più ragionevole sarebbe di illustrarle in primis a questa Commissione lasciando al Parlamento tutta la conseguente discussione.
PRESIDENTE. Vi era in effetti già l'idea di programmare un'audizione ad hoc.
MICHELE ANZALDI. Su questo tema, secondo me, dovremmo valutare in Commissione anche con l'Autorità il fatto che ci sia un'emergenza sulla trasmissione In mezz'ora, condotta da Lucia Annunziata. L'Autorità ha intimato a tale trasmissione il ripristino di uno squilibrio a favore del PdL. Questo ripristino, in uno spazio breve come sei mesi, per una trasmissione che ha cadenza settimanale, rischia, a mio avviso – ma dovremo valutare la questione – di danneggiare la parte giornalistica. Ci sono alcuni grossi avvenimenti politici che, per poter riequilibrare la situazione, potrebbero essere trascurati, con un danno sia di informazione di servizio pubblico, sia di audience. Secondo me, dovremmo valutare la questione. Ci saranno stati forse errori, non so se ci saranno sanzioni, ci sarà un motivo – non conosco nemmeno Pag. 13l'entità – ma tutta questa retroattività su un programma giornalistico può, secondo me, danneggiare seriamente la parte giornalistica.
ANGELO MARCELLO CARDANI, presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Non posso che essere d'accordo. È per questo che noi, nella revisione di questa materia che stiamo svolgendo internamente, stiamo raccogliendo una serie di osservazioni, fra cui una parte va proprio nel senso da lei enunciato. Fondamentalmente, la normativa della par condicio è basata su un equivoco, cioè che l'organismo giudicante, che dovrebbe essere l'Agcom, abbia una possibilità di intervenire in maniera indipendente da qualsiasi condizionamento, mentre, peraltro, in politica, e loro me lo insegnano, il condizionamento delle opinioni pregresse è molto forte. Poter ristabilire squilibri che sono stati computati sulla base di tempi, cioè di unità di misura del tempo fisico, attraverso riequilibri di nuovo basati sul tempo fisico è l'unica strada percorribile – temo proprio che non ce ne siano altre – ma è un insulto ai professionisti del giornalismo.
Per carità, queste sono le loro dichiarazioni. Talvolta la pratica è di ordine completamente diverso, o meglio, i principi invocati sono nobilissimi e la pratica meno. È vero che per un giornalista quello che conta è la notizia. Se in un lunghissimo periodo di tempo un partito o una coalizione sono impegnati in un evento che attira l'interesse del pubblico, il giornalista deve dedicare a tale formazione politica più tempo che ad altre. Credo che non sia facile uscirne. In ogni caso, per noi è impossibile uscire da questa trappola utilizzando le norme esistenti e quindi credo sia corretto venire in Parlamento, in primis in questa Commissione, a spiegare che cosa non va e a chiedere un intervento a soluzione dei problemi. La mia impressione è che la par condicio, così come è organizzata, sia uno strumento a dir poco estremamente farraginoso.
PRESIDENTE. Prendo spunto anch'io dalle sue considerazioni per osservare che, secondo me, anche il pluralismo dell'informazione vada oggi rivisto in modo completo. Come concetto, per quello che vediamo ogni giorno, il riequilibrio puramente basato sulla unità di tempo fisico, non va più bene. Cerchiamo di far rispettare per tutti lo stesso tempo a seconda delle percentuali, ma sicuramente occorre avere un pluralismo dell'informazione e della notizia su ciò che avviene nel Paese e soprattutto un giornalismo totalmente distaccato dalla contiguità con poteri di qualsiasi genere.
Mi riservo un'ultima domanda io, se possibile. Riguarda la trasparenza nei sondaggi. Dovremmo avere, come telespettatori, tutti i dati prima che un sondaggio venga divulgato, per comprendere bene l'entità, la qualità e il senso di tale sondaggio. Vedo, invece, alcune trasmissioni che mettono in carattere microscopico le indicazioni e le modalità di raccolta dei dati dei sondaggi. Esiste una normativa ? Possiamo fare qualcosa in tal senso ?
ANGELO MARCELLO CARDANI, presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Affinché i sondaggi possano essere diffusi, occorre prima aver depositato presso un ufficio della Presidenza del Consiglio dei ministri alcuni elementi informativi sulle modalità di svolgimento del sondaggio stesso. Se non si è adempiuto a questi obblighi, per esempio di costruzione del campione, di numerosità delle risposte e via dicendo, non si possono definire i dati che si stanno trasmettendo come sondaggio, ma semplicemente come l'opinione propria e di un paio di amici.
Questo deposito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri dovrebbe sgombrare il campo da sondaggi manipolati o manipolabili. Dico «dovrebbe» non a caso. Immagino che la stragrande maggioranza di questi sondaggi sia effettivamente svolta nei modi descritti e che la Presidenza del Consiglio dei ministri abbia gli strumenti necessari per verificare l'informazione, ma il dubbio può forse, in alcuni casi, essere giustificato.Pag. 14
Quello che ho trovato assolutamente impossibile da gestire è il fatto che il sondaggio, che prima di un dato periodo è considerato uno strumento informativo, improvvisamente, in un intervallo di tempo di due settimane, prima delle elezioni venga trasformato nell'immaginazione collettiva come un elemento che, invece, costruisce opinione politica, ossia indirizza l'atteggiamento degli elettori in maniera potenzialmente artificiale e per tale motivo ne viene vietata la diffusione. Questa è di nuovo una questione che ricorda editti seicenteschi. Come si fa a impedire la diffusione di sondaggi in un'epoca come la nostra, dove il web ci porta tutto e dappertutto ?
L'anno scorso siamo stati protagonisti di una storia di divieto che è stata dolorosa, non tanto perché non si sia riusciti a imporlo – ci siamo riusciti – quanto perché dietro c'era la grossa convinzione di perdere il nostro tempo. Impedire un determinato tipo di diffusione, quando si sa benissimo che, girando l'angolo, si può avere tutto il resto, comunica un senso di impotenza. Ciò significa che queste norme, così come tutto ciò che riguarda l'informazione e il substrato tecnologico di alcuni problemi, vanno aggiornate con una rapidità assolutamente diversa da quella attuale.
Ci troviamo ad avere a che fare con norme che, in alcuni casi, sono dell'anteguerra. Non è sicuramente possibile sperare di raggiungere lo scopo. Inoltre, tutto sommato, credo che un minimo di rispetto nei confronti di funzionari che lavorano bene e, nel caso della par condicio, a volte fino alle tre di notte per cercare di applicare queste norme, bisogna averlo. La gente non lavora solo per i soldi, ma anche perché ha un minimo di orgoglio del proprio lavoro. Sapere di tappare un buco con un dito in una diga che ha fessure dappertutto non è professionalmente ricompensante.
PRESIDENTE. Ringrazio il presidente Cardani e dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 15.50.