XVII Legislatura

Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi

Resoconto stenografico



Seduta n. 11 di Mercoledì 16 ottobre 2013

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Fico Roberto , Presidente ... 3 

Calendario dei lavori:
Fico Roberto , Presidente ... 3 

Sull'ordine dei lavori:
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido (PD)  ... 3 
Margiotta Salvatore  ... 3 
Rossi Maurizio  ... 4 
Brunetta Renato (PdL)  ... 4 
Fico Roberto , Presidente ... 4 

Audizione del presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, Angelo Marcello Cardani:
Fico Roberto , Presidente ... 5 
Cardani Angelo Marcello , presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ... 5 
Brunetta Renato (PdL)  ... 12 
Airola Alberto  ... 13 
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido (PD)  ... 14 
Brunetta Renato (PdL)  ... 16 
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido (PD)  ... 16 
Brunetta Renato (PdL)  ... 16 
Fico Roberto , Presidente ... 16 
Rossi Maurizio  ... 16 
Margiotta Salvatore  ... 18 
Fico Roberto , Presidente ... 18 
Rossi Maurizio  ... 18 
Fornaro Federico  ... 18 
Migliore Gennaro (SEL)  ... 19 
Gasparri Maurizio  ... 19 
Ranucci Raffaele  ... 20 
Margiotta Salvatore  ... 21 
Fico Roberto , Presidente ... 21 
Margiotta Salvatore  ... 21 
Centinaio Gian Marco  ... 21 
Minzolini Augusto  ... 22 
Fico Roberto , Presidente ... 22 
Cardani Angelo Marcello , presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ... 22 
Fico Roberto , Presidente ... 23 

Per fatto personale:
Fico Roberto , Presidente ... 23 
Brunetta Renato (PdL)  ... 23 
Fico Roberto , Presidente ... 23

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: PdL;
Scelta Civica per l'Italia: SCpI;
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Fratelli d'Italia: FdI;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

  La seduta comincia alle 14.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 13, comma 4, del Regolamento della Commissione, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata mediante l'attivazione del sistema audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati. Comunico altresì che dell'audizione odierna sarà redatto e pubblicato il resoconto stenografico.

Calendario dei lavori.

  PRESIDENTE. Comunico che il prossimo mercoledì 23 ottobre avrà luogo alle ore 14 l'audizione del presidente e del direttore generale della RAI, che riferiranno sul nuovo contratto di servizio.

Sull'ordine dei lavori.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Ho chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori perché anche oggi per la seconda volta (e, per quanto mi riguarda, l'ultima) il Gruppo del Pd, per senso di responsabilità nei confronti del lavoro che si sta svolgendo e per rispetto delle istituzioni, garantisce lo svolgimento dell'audizione. Rimane però il problema che abbiamo sollevato in sede di Commissione dell'incompatibilità tra i comportamenti messi in atto da lei, Presidente, con la partecipazione alla manifestazione cosiddetta «di occupazione della RAI» di due settimane fa e il suo ruolo di garante. Dico questo perché anche stamattina, guardando le agenzie, vi sono sue dichiarazioni nelle quali fa riferimento a un'eventuale sua partecipazione a una manifestazione definita «Occupy Sanremo». Ho sentito anche una sua parziale smentita. Tuttavia, ciò conferma che esiste un problema che abbiamo sollevato in questa sede e del quale abbiamo interessato, con una lettera formale, i Presidenti di Camera e Senato. Naturalmente, la questione non sarà risolta finché non arriverà una loro risposta.

  SALVATORE MARGIOTTA. Da qualche tempo in questa Commissione esiste un disagio che il collega Peluffo ha rappresentato anche a nome del Partito Democratico. Si è cercato di superare questo imbarazzo, evitando polemiche e toni accesi, facendo ricorso a figure di garanzia, ovvero chiedendo alla Presidenza della Camera e del Senato di esprimersi in merito. Purtroppo, i tempi di queste risposte si vanno dilatando, cosa che crea un ulteriore motivo di insoddisfazione. Francamente, anche io sono rimasto sconcertato dalle dichiarazioni che ho letto questa mattina. Infatti, rimaniamo basiti e senza parole se, a valle di una situazione con la quale lei sa di aver urtato la sensibilità dei consiglieri (come, peraltro, le abbiamo detto tutti nell'ultima riunione), lei non solo rivendica nuovamente la correttezza di quella manifestazione, ma ne annuncia un'altra. Immagino la scena del Presidente Fico che occupa la sala del teatro Ariston di Sanremo in mondovisione: i giornali di tutto il mondo Pag. 4riderebbero dell'Italia perché si può solo ridere di una manifestazione di questo tipo. A ogni modo, questo pone problemi molto seri in ordine ai rapporti tra noi e alla linearità dei comportamenti della Presidenza, per cui, personalmente, in questo momento non posso fare altro che aspettare la risposta dei Presidenti di Camera e Senato. Dopodiché, la valuteremo e ragioneremo insieme su come continuare a operare nella Commissione.

  MAURIZIO ROSSI. La scorsa volta, quando si dibatteva sulla questione relativa al Presidente Fico non ero presente a causa del ritardo dell'aereo. Ho però letto il resoconto e vorrei quindi dire che mi dissocio dall'opposizione di Scelta civica poiché non ritengo di dover chiedere alcunché al Presidente. Credo, invece, che stia conducendo bene la presidenza della Commissione di vigilanza, che finalmente è divenuta vigilante e non vigilata, come quelle che ci hanno preceduto e sulle quali ci sarebbe molto da dire in merito a quello che non hanno visto o non hanno voluto vedere. Personalmente tengo dunque a sottolineare che non mi riconosco nella posizione espressa in Commissione da Scelta Civica.

  RENATO BRUNETTA. Devo rilevare comportamenti anomali nelle dichiarazioni del dottor Gubitosi quando quest'oggi si è riferito a una nota trasmissione – Che tempo che fa – indicandone l'equilibrio dal punto di vista della trattazione politica dei temi all'ordine del giorno. Vorrei infatti ricordare – come potrà confermare il presidente Cardani – che la trasmissione è stata incriminata per mancanza di pluralismo e condannata al riequilibrio proprio dall'Agcom. Considero quindi offensiva la dichiarazione del dottor Gubitosi nei confronti della nostra intelligenza e di questa Commissione, nonché del rapporto leonino che la RAI ha nei confronti del Parlamento.
  Mi offendo – ripeto – delle dichiarazioni del direttore generale Gubitosi che ha l'impudenza di negare l'evidenza di un’Authority che ha condannato la trasmissione Che tempo che fa di Fazio a ripristinare il pluralismo, cosa che non era avvenuta l'anno passato. Non mi sento invece di stigmatizzare il comportamento del Presidente di questa Commissione di vigilanza. Quindi, visto che è stato chiesto un parere ai Presidenti delle Camere, chiedo che si aspetti con equilibrio la risposta, in maniera che possiamo continuare con serenità i lavori di questa Commissione. Viceversa, sarei molto preoccupato – lo dico a tutti i colleghi – di leggere dichiarazioni come quella del dottor Gubitosi, insultanti nei confronti dell'intelligenza di questa Commissione e soprattutto di un'istituzione come l'Agcom.
  Professor Cardani, evidentemente l'attività istruttoria e il giudizio che la sua Autority ha svolto nei confronti di questa trasmissione, sulla base di una specifica istanza che vi è stata presentata, non sono tenuti in nessun conto dal direttore generale, che si permette di dire esattamente il contrario, insultando non solo noi, ma anche la sua persona.

  PRESIDENTE. Prima di dare la parola al presidente Cardani, vorrei svolgere un breve intervento. Non esiste nessuna idea di manifestazione all'Ariston in occasione del festival di Sanremo. Il nome «Occupy Sanremo» è stato inventato da un'agenzia questa mattina. Non mi vedrete mai al teatro Ariston a fare un «Occupy Sanremo». In questo momento non sono minimamente interessato a una cosa del genere. Anzi, vi dico che lo scorso weekend dovevo essere ad Aosta, ma ho deciso, con il gruppo consiliare in Valle d'Aosta, di disertare per responsabilità istituzionale la manifestazione organizzata dal gruppo regionale della Valle d'Aosta perché, per motivi che non mi trovavano d'accordo, è stato vietato l'ingresso alla stampa e quindi anche alla troupe RAI, con un comunicato a mezzogiorno, mentre già mi trovavo a Torino.
  Pertanto, cerco con tutte le forze possibili di far lavorare al meglio questa Pag. 5Commissione, senza guardare a interessi di parte, ma rispettando le esigenze di tutti, come sto facendo dal 6 giugno.

Audizione del presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, Angelo Marcello Cardani.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, Angelo Marcello Cardani, che riferirà sull'attività di verifica svolta dall'Autorità sull'attuazione da parte della società concessionaria degli obblighi previsti nel vigente Contratto di servizio, nonché sui contenuti del nuovo Contratto nazionale di servizio.
  Ricordo che questa audizione si inquadra nell'ambito dell'attività istruttoria che la Commissione ha avviato in relazione al nuovo Contratto nazionale di servizio 2013-2015.
  Do, quindi, la parola al presidente Cardani, con riserva per me e per i colleghi di rivolgergli, al termine del suo intervento, domande e richieste di chiarimenti.

  ANGELO MARCELLO CARDANI, presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Comincerei con la relazione sul contatto di servizio, per poi tornare, alla fine del mio intervento, sugli spunti che ha lanciato l'onorevole Brunetta.
  Innanzitutto, vorrei rivolgere un particolare ringraziamento a tutti loro e al Presidente per aver voluto ascoltare l'autorità nell'ambito dell'esame del contratto di servizio della RAI 2013-2015. Difatti, questa audizione non è prevista per legge, ma è una prassi instaurata nell'occasione del contratto di servizio 2007-2009, il primo stipulato dopo la riforma del servizio pubblico radiotelevisivo introdotto dalla legge 3 maggio 2004, n. 112.
  Questa disciplina, che oggi è trasfusa nel Testo Unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici, ha sensibilmente modificato la normativa precedente sulla connotazione degli strumenti che regolano il rapporto concessorio tra lo Stato e la RAI. Se prima della legge n. 112 il contratto di servizio triennale si inquadrava nella cornice della convenzione stipulata nel 1994 di durata ventennale, di cui era strumento negoziale integrativo, nell'attuale sistema normativo esso è vincolato direttamente dalla legge, che ha puntualmente definito l'articolazione dei contenuti minimi del servizio pubblico (articolo 45, comma 2 del testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici), affidando all'Autorità, di intesa con il Ministero dello sviluppo economico, il compito di fissare le linee guida sul contenuto degli ulteriori obblighi del servizio pubblico generale radiotelevisivo, definite ogni tre anni in relazione allo sviluppo dei mercati, al progresso tecnologico e alle mutate esigenze culturali nazionali e locali (articolo 45, comma 4).
  Le linee guida devono, quindi, precedere ciascun rinnovo triennale del contratto di servizio e, unitamente agli obblighi minimi di servizio pubblico direttamente fissati dalla legge, ne costituiscono il fondamento. Tale procedimento fa sì che il contratto di servizio, pur essendo un atto paritetico tra Ministero e RAI, debba essere inquadrato nel contesto di disposizioni precettive che lo vincolano. La connotazione pubblicistica del contratto di servizio è altresì in sintonia con la norma di cui all'articolo 1, comma 6, lettera b, n. 10, della legge 31 luglio 1997, n. 249, la quale stabilisce che la Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi esprima parere obbligatorio sul contratto di servizio con la concessionaria del servizio pubblico.
  Illustrerò, dunque, brevemente il contenuto di queste linee guida, per poi esprimere alcune considerazioni sul contratto di servizio predisposto dal Ministero e dalla RAI, sottoposto al loro esame.
  L'Autorità ha approvato le linee guida relative al triennio 2013-2015, d'intesa con il Ministero dello sviluppo economico, con delibera n. 587/12/CONS del 29 novembre 2012.Pag. 6
  Si è partiti dalla constatazione dei numerosi cambiamenti che hanno interessato il settore radiotelevisivo, modificando in maniera irreversibile il precedente assetto tecnologico. Nel corso del 2012 si è conclusa, infatti, la transizione alla televisione digitale su tutto il territorio nazionale, chiudendo così formalmente l'epoca della televisione analogica. Tuttavia, invero, dato l'arco temporale della transizione, la rivoluzione digitale ha già da tempo iniziato a trasformare il sistema dei media, determinando nuove dinamiche di mercato e di consumo. A fronte dei cambiamenti tecnologici ed economici, il ruolo del servizio pubblico resta di primaria importanza nelle politiche pubbliche di tutti gli Stati non solo europei.
  Negli ultimi decenni, il settore audiovisivo ha visto l'abolizione dei monopoli e lo sviluppo di una molteplicità di nuovi operatori. L'evoluzione rapida delle tecnologie digitali ha, inoltre, profondamente modificato l'ambiente competitivo. Pur aprendo il mercato alla concorrenza, gli Stati membri dell'Unione europea hanno ritenuto, come confermato dal protocollo interpretativo sul sistema di radiodiffusione pubblica degli Stati membri (il cosiddetto «Protocollo di Amsterdam»), che si dovesse mantenere il servizio pubblico radiotelevisivo quale strumento per garantire la copertura di alcuni settori (informazione, formazione, cultura e territorio) e la soddisfazione di esigenze e obiettivi politici che altrimenti non sarebbero necessariamente soddisfatti in misura ottimale.
  Al tempo stesso, come in tutti i settori dell'economia in cui si evidenzia una missione di natura pubblica e la presenza di operatori finanziati dallo Stato, sorgono preoccupazioni sulla parità di condizioni tra il soggetto pubblico e gli operatori privati in concorrenza. Il quadro europeo di regolamentazione del finanziamento statale del servizio pubblico si è profondamente affinato negli ultimi dieci anni, a partire dalla Comunicazione del 2001, costituendo così una solida base e prassi giurisprudenziale per i legislatori e regolatori nazionali.
  I cambiamenti tecnologici hanno modificato il mercato della radiotelevisione e dell'audiovisivo. Si sono moltiplicate le piattaforme e le tecnologie di distribuzione, quali la televisione digitale, la IPTV (Internet Protocol Television), la Tv mobile e il video on demand.
  Da ciò è derivata la crescita della concorrenza, con l'ingresso sul mercato di nuovi operatori, come quelli di rete e internet.
  Gli sviluppi tecnologici hanno consentito, inoltre, la nascita di nuovi servizi dei media, come i servizi di informazione in linea (tv tradizionale, internet e mobile) che i telespettatori ricevono passivamente e i servizi non lineari o a richiesta. La crescente varietà delle opzioni di cui dispongono i consumatori per avere accesso ai contenuti media ha generato il moltiplicarsi dei servizi audiovisivi offerti e la frammentazione dei fornitori.
  La flessibilità delle nuove tecnologie consente, infine, una maggiore partecipazione dei consumatori. Il modello tradizionale di consumo passivo si è trasformato in partecipazione e controllo attivi sui contenuti da parte dei consumatori.
  Per rispondere alle nuove sfide, le società di servizio pubblico e le emittenti private differenziano la loro attività, passando a nuove piattaforme di distribuzione e ampliando la gamma di servizi offerti. Anche la diversificazione delle attività (per esempio i contenuti in linea e i canali tematici delle società di servizio pubblico a finanziamento statale) ha alimentato le lamentele di altri operatori del mercato, inclusi gli editori.
  La natura e gli obiettivi del servizio pubblico, tuttavia, non vengono meno a quella differenziazione delle offerte e alla frammentazione dell’audience del servizio radiotelevisivo in quanto rimane la necessità di mantenere una sfera pubblica della televisione per assicurare a tutti gli utenti l'accessibilità in condizioni di uguaglianza a un insieme minimo di servizi, sia attraverso obblighi copertura della propria piattaforma, sia attraverso la diffusione su altre piattaforme, garantendo la copertura integrale della popolazione. Il servizio radiotelevisivo Pag. 7è percepito come una fonte autorevole di informazioni e rappresenta, per una percentuale non irrilevante della popolazione, la principale fonte di informazione. Il servizio pubblico arricchisce, quindi, il pubblico dibattito e contribuisce a rendere i cittadini partecipi, in qualche misura, alla vita del Paese.
  Partendo da tale presupposto, le linee guida, nel dettare gli obiettivi che la RAI deve perseguire nella gestione del servizio pubblico radiotelevisivo nel prossimo triennio, hanno posto l'accento sulla preminente necessità di aggiornare la missione di servizio pubblico nel nuovo contesto digitale.
  Il precedente contratto di servizio 2010-2012 aveva assunto una prevalente connotazione tecnica, dettata dalla necessità di scandire le tappe del complesso passaggio dalla televisione analogica a quella digitale (il cosiddetto «switch-over»). Esaurita la fase di transizione alla nuova tecnologia, è ora necessario perfezionare il funzionamento della rete dell'infrastruttura trasmissiva dei programmi di servizio pubblico.
  A tale riguardo, l'Autorità ha effettuato una pianificazione delle frequenze delle reti televisive nazionali, tra cui la rete di servizio pubblico regionalizzato e quella destinata alle nuove tecnologie da parte di RAI, con la delibera n. 451/13/CONS di approvazione del nuovo piano di assegnazione delle frequenze.
  A essa ha fatto seguito un accordo procedimentale sottoscritto dal Ministero, dall'Agcom e dalla RAI che delinea i criteri di pianificazione idonei a stabilizzare la rete, a garantire l'universalità del servizio e a proteggerne l'effettiva diffusione sul territorio. L'accordo delinea, inoltre, specifici impegni dell'operatore pubblico, del MISE e dell'Autorità per l'effettivo raggiungimento delle sue finalità e il monitoraggio della sua attuazione.
  La qualità della rete del servizio pubblico è condizione rilevante per il perseguimento degli obiettivi di servizio universale e di interesse generale identificati nelle linee guida dell'Autorità e nel contratto di servizio e per promuovere reti digitali innovative ed efficienti, ottimizzando l'uso delle frequenze.
  Sotto un altro versante, l'innovazione tecnologica indotta dal digitale comporta che ci si debba ora maggiormente focalizzare sui contenuti e sui servizi offerti dalla concessionaria pubblica, in termini sia di maggiori opportunità di accesso ai contenuti stessi, sia di maggiore attrattività, qualità e valore pubblico dell'offerta radiotelevisiva.
  Nel solco del protocollo n. 29 allegato al Trattato di Lisbona dell'Unione europea, che qualifica il servizio pubblico radiotelevisivo come – cito – «direttamente collegato alle esigenze democratiche, sociali e culturali di ogni società, nonché all'esigenza di preservare il pluralismo dei mezzi di comunicazione», la principale missione del servizio pubblico nell'era digitale è innanzitutto quella di delineare la propria identità agli occhi del pubblico nel nuovo contesto tecnologico.
  I referenti del servizio pubblico radiotelevisivo sono, in primo luogo, i cittadini e il Paese nei confronti dei quali l'operatore pubblico, ancorché attivo in un sistema mediale disciplinato da regole di mercato, deve esercitare con pienezza il proprio ruolo.
  In tale contesto, le linee guida hanno individuato 13 obiettivi strategici connessi alla fornitura del servizio pubblico radiotelevisivo: assicurare che l'intera gestione della RAI sia ispirata ai principi del servizio pubblico; recuperare agli occhi del cittadino utente il valore e l'identità del servizio pubblico radiotelevisivo; migliorare la qualità della programmazione nella sua accezione più vasta; promuovere l'innovazione tecnologica, estendendo al maggior numero di cittadini i benefici delle nuove tecnologie in un contesto concorrenziale; promuovere l'alfabetizzazione digitale e più in generale la fruizione consapevole delle nuove tecnologie; stimolare la creatività e la cultura; promuovere l'immagine dell'Italia all'estero; promuovere la conoscenza dell'Europa e dell'Unione europea, nonché dello scenario internazionale; promuovere il senso etico e Pag. 8civico dei cittadini; garantire il corretto sviluppo dei minori; ampliare la fruizione della programmazione di servizio pubblico da parte delle persone affette da disabilità sensoriali; garantire la trasparenza e l'efficienza nell'utilizzo delle risorse derivanti dal canone; rafforzare il rapporto con i cittadini utenti.
  Tali obiettivi sono stati poi declinati attraverso tre direttrici principali: il recupero della qualità dell'offerta, l'impegno sul fronte dell'innovazione tecnologica e la trasparenza nell'erogazione del servizio.
  Circa il primo aspetto – la qualità dell'offerta – l'Autorità ha posto l'accento sulla necessità che il servizio pubblico investa in produzioni di qualità e culturali, recuperando la capacità progettuale che ha connotato in passato il brand RAI agli occhi del pubblico; migliori il livello qualitativo dell'informazione, che costituisce l'imprescindibile presidio di pluralismo, correttezza e obiettività, raggiungendo gli standard delle migliori televisioni straniere che si contraddistinguono per l'elevato grado di approfondimento qualificato nell'informazione; potenzi la conoscenza delle vicende europee e internazionali, con un orizzonte ampio e diversificato aperto sul mondo; rafforzi la produzione europea e indipendente; superi gli stereotipi culturali per contribuire alla crescita sociale e al rafforzamento dei valori etici, attraverso una rappresentazione più veritiera della società; valorizzi i materiali d'archivio per conservare la memoria storica del Paese; raggiunga le diverse categorie sociali attraverso la varietà dei generi e l'approfondimento tematico reso possibile dal nuovo scenario digitale.
  Secondo gli indirizzi dell'Unione europea, la definizione del mandato di servizio pubblico che compete agli Stati membri deve riflettere anche lo sviluppo e la diversificazione dell'attività nell'era digitale e includere i servizi audiovisivi su tutte le piattaforme di distribuzione.
  Il profilo che l'Europa declina è, dunque, quello di un servizio pubblico forte, dinamico e adeguato alle condizioni tecnologiche dell'era digitale. Nella risoluzione del Parlamento europeo sulla televisione connessa del 2013 si è persino ipotizzata la previsione di una priorità in termini di rintracciabilità su tali apparecchiature, a favore dei fornitori di contenuti incaricati dallo Stato di un pubblico servizio.
  In aderenza alle best practice europee, nonché alla strategia di sviluppo definita nel 2010 dalla Commissione europea e rafforzata dal Progetto Agenda digitale 2020, le linee guida pongono altresì l'accento sulla necessità di un'adeguata formazione e socializzazione dei cittadini alle nuove tecnologie, sul presupposto che il servizio pubblico, dato l'altissimo numero di cittadini raggiunti, può svolgere un ruolo formativo di primo piano per favorire l'uso di tali tecnologie nelle pratiche della vita quotidiana.
  È, inoltre, importante che la RAI renda fruibile agli utenti della piattaforma IP tutta l'offerta in streaming e porzioni sempre crescenti degli archivi storici on demand. Altrettanto importante è che la concessionaria utilizzi le proprie library per promuovere offerte legali di contenuti in rete, in modo da contribuire per tale via a contrastare la pirateria on line.
  In materia di trasparenza, occorre innanzitutto considerare l'esigenza, posta dalla Commissione europea nelle proprie Comunicazioni sugli aiuti di Stato ai servizi pubblici radiotelevisivi, di distinguere le attività comprese nel perimetro del servizio pubblico da quelle commerciali. La RAI già opera in base a un sistema di contabilità separata sulla base dei principi fissati dalla legge e dei criteri stabiliti da apposite delibere dell'Autorità. Tale sistema di regole, tuttavia, non è di agevole comprensione per il cittadino utente, il quale, in ragione del pagamento del canone, ha diritto di verificare come questo sia impiegato. Pertanto, nelle linee guida si è richiesto che la RAI renda ancor più trasparente e pubblica la propria contabilità e renda riconoscibili e valorizzi i programmi di servizio pubblico attraverso la pubblicazione delle informazioni sui costi e le modalità di copertura.
  L'altro aspetto della trasparenza è rappresentato dal rapporto diretto con i cittadini, Pag. 9che oggi può essere reso più immediato grazie alle nuove tecnologie. In tale ambito, si è chiesto alla RAI di creare sul web un'area dedicata al dialogo con gli utenti e di sviluppare piattaforme di social television, sia per favorire la partecipazione attiva e l'esercizio del diritto di suggerimento e critica rispetto ai programmi, sia per trarre elementi di valutazione rispetto alla qualità dell'offerta attraverso lo sviluppo di indicatori e di sentimenti e di metodi di opinion analysis.
  Il nuovo contratto di servizio, pur presentando elementi di continuità con il vecchio, contiene interessanti innovazioni, come richiesto dall'Autorità nelle linee guida.
  In via generale, il contratto è stato semplificato e reso più leggibile, così da favorire una sua migliore applicazione, nonché un inefficace intervento dell'autorità in materia di vigilanza sul rispetto degli obblighi del contratto stesso. A tale proposito, è da registrare positivamente l'abolizione della Commissione paritetica prevista dal precedente contratto, che, data la sua natura di organo con compiti interpretativi del contratto, ha, in alcuni casi, ritardato e limitato le possibilità di intervento dell'Autorità. Ciò rafforza molto il ruolo di vigilanza dell'Agcom ed è maggiormente in linea con i principi comunitari sugli aiuti di Stato, che prevedono che la vigilanza sull'erogazione del servizio pubblico debba essere effettuata da un'autorità indipendente.
  Si condivide, come delineato nelle linee guida, che l'intera gestione della RAI sia ispirata ai principi del servizio pubblico e su questa base l'azienda delinei la propria programmazione. In tale direzione, si condivide la maggiore specificazione degli obblighi con riferimento ai generi cosiddetti predeterminati, ovvero rientranti nel contenuto del servizio pubblico.
  Quanto ai generi predeterminati che la RAI deve obbligatoriamente trasmettere nel perimetro del servizio pubblico, il nuovo contratto aggiunge due nuovi generi ai sei già previsti dal precedente contratto, cioè programmi per la valorizzazione della musica e informazione e programmi dedicati allo sviluppo delle competenze e delle culture digitali. L'impegno della RAI per la divulgazione delle nuove tecnologie della comunicazione, come richiesto nelle linee guida, viene, del resto, ribadito in più articoli del contratto.
  Sempre con riferimento ai generi predeterminati, il nuovo contratto introduce una novità, prevedendo che la RAI trasmetta uno specifico numero di ore nette minimo per trimestre, con possibilità di recupero nel trimestre successivo dello stesso semestre, da rendicontare ogni tre mesi. Vengono, inoltre, confermate le quote previste dal precedente contratto per le reti generaliste, stabilendo che, sempre con cadenza trimestrale – nel precedente contratto la quota era calcolata sull'intero anno – nella fascia oraria tra le 6 e le 24 la programmazione per generi predeterminati non possa essere inferiore al 70 per cento della programmazione (nel caso di RAI Tre all'80 per cento).
  Anche per le reti semigeneraliste e tematiche, cioè i canali nativi digitali, è previsto che la programmazione per generi predeterminati debba costituire nel complesso almeno il 70 per cento della programmazione trimestrale, mentre prima la quota era annua.
  Un'altra novità di rilievo è che, entro la fine del 2014, ciascun canale semigeneralista e tematico dovrà trasmettere almeno il 20 per cento dei generi predeterminati, innalzando tale quota al 40 per cento entro la fine del 2015.
  Il nuovo contratto di servizio, inoltre, è molto attento alla verifica dell'equilibrio economico-finanziario, laddove specifica che entro il 31 dicembre di ciascun anno la RAI è tenuta a presentare all'Autorità e al Ministero, per eventuali nuovi canali che dovessero essere avviati entro i 12 mesi successivi, una relazione corredata dal relativo piano di sviluppo economico-finanziario che dimostri la sostenibilità e l'equilibrio economico con gli obiettivi e gli specifici obblighi inerenti all'attività di servizio pubblico, come definiti dal presente contratto.
  Il contratto pone alla RAI l'impegno a rendere fruibili agli utenti sulla piattaforma Pag. 10IP tutta l'offerta in live streaming e a valorizzare porzioni rilevanti degli archivi on demand, garantendo la presenza della propria programmazione sulle più diffuse piattaforme di tv connesse, tablet e smartphone. In questo, il contratto è in piena sintonia con l'obiettivo delle linee-guida di rendere la RAI motore di innovazione e di creatività tecnologica.
  Sempre conformemente alle linee guida, è previsto che, oltre alle tradizionali rilevazioni qualitative, la RAI attivi le piattaforme tecnologiche che consentano un filo diretto con gli utenti per contribuire al miglioramento dell'offerta e favorire la sperimentazione di social television.
  Sulla programmazione televisiva per minori, va segnalata una novità positiva rappresentata dal divieto per i canali tematici dedicati alla programmazione per minori in età prescolare di diffondere pubblicità sotto qualsiasi forma tra i programmi o all'interno dei medesimi. Per gli altri canali, si prevede che i programmi dedicati ai minori in età prescolare non potranno essere interrotti da pubblicità al loro interno e, se programmati di seguito, tra l'uno e l'altro.
  Sul fronte dell'attenzione verso i minori, il contratto si pone in linea con le best practice europee, anche prevedendo l'impegno della RAI a rafforzare l'offerta dedicata ai minori, sia mediante due appositi canali tematici, uno per l'età scolare e uno per quella prescolare, sia nella programmazione generalista all'interno degli appositi contenitori, nonché a fornire al MISE, all'Agcom e alla Commissione parlamentare di vigilanza un'adeguata informativa in merito all'offerta e alla promozione dei canali tematici destinati i minori.
  Un articolo ad hoc è dedicato al rispetto della dignità della persona e a promuovere i principi enunciati nella Convenzione ONU sulla non discriminazione della donna, rappresentando in modo realistico ed egualitario il ruolo di uomini e donne nella società.
  Con riferimento alle associazioni dei consumatori e degli utenti, il contratto obbliga la RAI a costituire una struttura interna che curi i rapporti con tali realtà per garantire la parità di trattamento, senza alcuna discriminazione che possa limitare il libero esercizio dei diritti da parte delle stesse associazioni nella partecipazione ai programmi.
  Particolare attenzione è riservata anche alle persone con disabilità attraverso l'obbligo di sottotitolare almeno due edizioni al giorno dei telegiornali delle reti generaliste (TG1, TG2 e TG3), rispetto al previgente contratto che ne prevedeva una sola. A ciò si aggiunge l'obbligo di sottotitolare almeno un'edizione giornaliera di un notiziario sportivo sulle reti generaliste e di un notiziario su Rainews.
  Inoltre, si prevede la promozione dell'attuazione dei princìpi dettati in materia nella normativa internazionale e nella Carta dei servizi per il superamento delle barriere comunicative del Consiglio nazionale degli utenti. A questo riguardo, mi sembra opportuno evidenziare la previsione dell'obbligo per la RAI di presentare al MISE, all'Agcom e alla Commissione parlamentare di vigilanza una relazione annuale sulla programmazione destinata alle persone con disabilità, nonché l'istituzione nel 2012, presso l'Agcom e con la partecipazione del Ministero e del Consiglio nazionale degli utenti, di un tavolo permanente di confronto con le associazioni di persone con disabilità.
  Sulla scia dei precedenti contratti, anche quello in esame impegna la RAI a continuare nello sviluppo di un sistema di analisi e monitoraggio della qualità dell'offerta e della corporate reputation (il cosiddetto Qualitel), confermando, inoltre, i monitoraggi interni all'azienda sui fenomeni di pubblicità indiretta, sul rispetto delle pari opportunità, sulla corretta rappresentazione della dignità della persona e in particolare della figura femminile, sull'accesso all'offerta multimediale televisiva da parte degli utenti con disabilità sensoriali o cognitive, sottotitolazione e traduzione dei programmi nella LIS e quant'altro.
  È prevista, inoltre, l'attuazione di un sistema interno di monitoraggio per la Pag. 11verifica del rispetto delle quote di emissione e di investimento dei prodotti audiovisivi italiani ed europei.
  Con riferimento a questi ultimi, vi è una rilevante innovazione in quanto viene affermato il principio che la RAI considera interlocutori privilegiati i produttori indipendenti italiani ed europei e a tal fine viene individuata una procedura trasparente che consente ai produttori, attraverso le informazioni che RAI è tenuta a pubblicare sul proprio sito web, di pianificare e indirizzare in modo efficiente la loro attività e di presentare alla RAI progetti conformi alla linea editoriale programmata.
  Un'importante innovazione che va nella direzione di valorizzare la cultura nazionale è quella che impone alla RAI di assicurare una significativa programmazione delle opere di espressione originale italiana negli ultimi cinque anni. Ancorché la disposizione riguardi opere ovunque prodotte conformemente alla normativa europea, non vi è dubbio che la stessa possa costituire un impulso per la produzione italiana.
  Con riferimento alla gestione economico-finanziaria, si rinvengono alcune significative previsioni introdotte in accoglimento di quanto sancito nelle linee guida. Tra queste, è meritevole di particolare considerazione, in quanto avente lo scopo di raggiungere obiettivi di efficienza aziendale e di razionalizzare l'assetto organizzativo, quella secondo cui la RAI si impegna a saturare secondo criteri di economicità la capacità dei propri centri di produzione.
  La RAI potrà, inoltre, svolgere nell'ambito del proprio mercato di riferimento, comprendente l'offerta televisiva radiofonica e multimediale e le connesse attività strumentali accessorie, attività commerciali, inclusa l'offerta a pagamento e in regime di concorrenza, assicurando che le stesse attività siano sviluppate direttamente o attraverso società controllate e comunque con modalità organizzative che evitino il finanziamento incrociato, anche parziale, di risorse pubbliche.
  Queste disposizioni, che si propongono di assolvere a una funzione di efficienza aziendale, in realtà svolgono un ulteriore e più rilevante compito, quello di riproporre al pubblico una RAI, anche ai fini del confronto con gli altri operatori, come fucina di programmi originali, ideati e realizzati nei laboratori dell'azienda pubblica.
  Nel senso del miglioramento della trasparenza nell'erogazione del servizio pubblico e nell'utilizzo del canone, esigenza molto sottolineata nelle linee guida, rilevante e innovativa è la disposizione che impone alla RAI di rendere evidente all'inizio, durante o al termine dei programmi la dicitura «programma finanziato con il contributo del canone». È bene, tuttavia, precisare che nell'ottica della trasparenza e della vigilanza sull'impiego delle risorse pubbliche, nonché della separazione contabile e dell'efficienza dell'azienda pubblica, le linee guida dell'Autorità evidenziano la necessità di rendere immediatamente riconoscibili non solo i programmi dei generi finanziati dal canone, ma anche di quelli finanziati con risorse commerciali.
  La RAI dovrebbe opportunamente valorizzare e rendere trasparenti le modalità di recupero del costo dei programmi di servizio pubblico, in particolare quelli a carattere informativo, non solo della componente o del solo programma finanziato dal canone. Infatti, se un obiettivo rilevante è quello di assicurare la massima trasparenza nell'allocazione di un finanziamento pubblico come il canone, un altro non meno importante è quello di garantire valori quali la libertà di espressione, il diritto di replica e il pluralismo, attraverso il contenuto dei programmi di servizio pubblico. Pertanto, programmi rientranti nel servizio pubblico che riscuotono significativo successo di audience e che presentano un saldo attivo tra costi di produzione e ricavi di pubblicità andrebbero egualmente valorizzati e resi riconoscibili in quanto segnalano il valore sociale dell'informazione diffusa.
  Ancora sul fronte della trasparenza, è previsto l'obbligo per la RAI di pubblicare Pag. 12sul proprio sito internet i dati aggregati alla classificazione del personale dipendente per tipologia contrattuale e a fasce retributive.
  Il nuovo contratto di servizio dovrà disciplinare il momento cruciale del passaggio dalla televisione tradizionale che eravamo abituati a vedere al definitivo cambiamento dell'offerta televisiva italiana, un passaggio fondamentale sia per gli operatori che stanno ripensando le loro strategie industriali, sia soprattutto per gli utenti che stanno riadeguando le proprie abitudini di visione.
  La definizione del nuovo mandato di servizio pubblico dovrà riflettere lo sviluppo e la diversificazione dell'era digitale, continuando a mantenere le caratteristiche di servizio universale ed estendendo il più possibile agli utenti il vantaggio dei nuovi servizi audiovisivi e di informazione. Non a caso, la dichiarazione e la raccomandazione del Consiglio d'Europa del 2012 richiede, con riferimento ai servizi pubblici di radiodiffusione, di assicurare, accanto all'indipendenza dal potere politico ed economico, anche alti standard qualitativi, nonché trasparenza e accountability.
  Il servizio pubblico, proprio per la natura di servizio universale, ha l'obiettivo di farsi promotore dei benefici prodotti dalle tecnologie emergenti, accelerando, se è possibile, l'educazione informatica necessaria alla loro fruizione.
  Anche nel nuovo contesto digitale, molto più che nel passato, vi è bisogno di continuare a garantire un presidio che operi al di là delle realtà e degli interessi commerciali, avendo come obiettivo il progresso sociale e culturale, la tutela della democrazia e del pluralismo. Vi è, in ultima analisi, ancora bisogno del servizio pubblico.
  Credo che questo sia lo spirito delle linee guida e del contratto di servizio 2013-2015.
  Aggiungo una considerazione finale. Un appuntamento importante attende il legislatore e la società di servizio pubblico in vista della scadenza della concessione del maggio 2016: il rinnovo della convenzione nella prospettiva futura del servizio pubblico e della RAI. L'articolo 23 del nuovo contratto, in vista di questo importante appuntamento, stimola la partecipazione attiva della società e di tutti i soggetti interessati alla costruzione dell'Obiettivo 2016. È chiaro, quindi, che l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni è a disposizione per fornire il proprio contributo istituzionale.
  Ringrazio molto tutti loro per l'attenzione. Forse la relazione si è protratta per un tempo troppo lungo, ma l'argomento necessitava un approfondimento.

  RENATO BRUNETTA. Ringrazio il professor Cardani della sua relazione. Stiamo parlando di linee guida propedeutiche alla formulazione nel nuovo contratto di servizio, previste dall'attuale normativa. A tale proposito, vorrei richiamare l'attenzione del professor Cardani e dell'Agcom sull'attuale contratto di servizio in prorogatio che reca, all'articolo 27, comma 7, la disposizione per cui la RAI pubblica sul proprio sito web gli stipendi lordi percepiti dai dipendenti e dai collaboratori, nonché informazioni, anche tramite il mezzo televisivo, eventualmente con un rinvio allo stesso sito web nei titoli di coda, e radiofonico, sui costi della programmazione di servizio pubblico.
  Questo è l'attuale contratto di servizio in prorogatio mai applicato. Da quello che ho capito, la dizione evidenziata dal professor Cardani nelle sue linee guida regredisce rispetto a questo stato di definizione della trasparenza e fa riferimento a fasce di reddito e alle medie, contravvenendo alla legge che prevede diversamente. Si contravviene non solo al contratto di servizio attualmente in vigore, ancorché in prorogatio e mai applicato, ma anche alla legge vigente, cioè a quella del 2009, alle precedenti e successive.
  Professor Cardani, anche in ragione del recente dibattito e alle polemiche rispetto alla trasparenza, mi pare che le linee guida che l'Agcom ha evidenziato siano regressive rispetto alle esigenze che si sono evidenziate da parte dell'opinione pubblica. Pertanto, su questo punto mi dichiaro Pag. 13insoddisfatto, se questa è la valutazione che può essere data da questa parte del tavolo in merito alla sua interpretazione delle linee guida che, sulla base della legge, dovrebbero indirizzare il lavoro di questa Commissione per collaborare a definire il nuovo contratto di servizio.
  I cittadini e il mercato chiedono trasparenza, che non si ottiene pubblicando per fasce aggregate – glielo dice un suo collega accademico – perché le medie fanno la fine dei polli di Trilussa. Per questa regione, professor Cardani, sarei a chiederle un ripensamento rispetto alle sue linee guida, anche in merito a un altro punto della sua relazione, quello riguardante i costi, il ruolo del canone e delle altre fonti di finanziamento di quell'animale anfibio – nel senso che gode di due nature: la natura di servizio pubblico finanziata dal canone e la natura di soggetto presente sul mercato con altre fonti di approvvigionamento – che è la Rai. Infatti, quello che si è detto in questi giorni, con grande banalità, rispetto ad alcuni compensi di alcuni conduttori, secondo i quali gli introiti pubblicitari per quella fascia di programmazione erano più che bastevoli a compensare i loro compensi da nababbi, dimostra la scarsa conoscenza dei fondamenti di economia (dei fondamenti, non dico di quella raffinata).
  Ci sono costi marginali, ricavi marginali, produttività marginali e profittabilità marginali. È chiaro che nel day time, se si distribuisce per fasce l'appetibilità pubblicitaria delle singole trasmissioni e dei singoli prodotti, questi hanno, ovviamente, appetibilità pubblicitaria diversa in ragione della singola fascia oraria. Ne deriva che non si può pensare di pagare i singoli protagonisti o le singole produzioni di quei singoli programmi in relazione ai ricavi legati alle singole tipologie di palinsesto, in ragione del fatto che quello di emittenza RAI è un sistema unico che deve finanziare tutte le fasce di programmazione e di offerta radiotelevisiva. Pertanto, sembrerebbe assolutamente incongruo stimare e stilare una corrispondenza tra i singoli introiti pubblicitari e il costo delle singole produzioni.
  Questo è talmente riconosciuto che mi vergogno persino a rappresentarlo in questa Commissione. Tuttavia, purtroppo, anche nei giorni scorsi si è sentito che taluni conduttori venivano pagati in ragione degli alti introiti pubblicitari, senza considerare l'unicità dell'offerta radiotelevisiva e i costi medi che questa comporta, ivi compreso l'introito del canone. Dopodiché, non fare differenza tra costi, ricavi, investimenti, risorse fa parte di una retorica tutta ideologica assolutamente inaccettabile.
  Siccome mi riferisco, in particolar modo, alle dichiarazioni che ho già stigmatizzato questa mattina del direttore generale della RAI riguardanti un punto specifico, ovvero il giudizio su una singola trasmissione in quanto a equilibrio e pluralismo, quando questa stessa trasmissione è stata «condannata» dalla sua Authority proprio per mancanza di pluralismo, vorrei chiederle una sua valutazione, non solo dopo questa audizione, ma direttamente in questa sede.

  ALBERTO AIROLA. Grazie, professor Cardani. Sono Alberto Airola del Movimento cinque Stelle, portavoce al Senato. Mi fa molto piacere sentire ripetersi tante volte nella sua relazione la parola trasparenza perché è uno dei valori fondanti sia della vostra attività sia dei nostri princìpi.
  Oggi, purtroppo, come si evince anche da alcune frasi nel suo report – per esempio, quando dice «recuperando la capacità progettuale che ha connotato in passato il brand RAI agli occhi del pubblico» – bisogna convenire sul fatto che c’è stata una perdita di audience, come mostrano anche i numeri, ma anche probabilmente di qualità o di capacità attrattiva da parte della RAI. Essendo poi finanziata per lo più con soldi pubblici, è chiaro che la trasparenza diventa il sistema con il quale possiamo ottenere una RAI più efficiente e più performante e garantire i cittadini che i loro soldi sono spesi bene.Pag. 14
  A questo proposito, recentemente il direttore Gubitosi ha avuto modo di sottolineare, in risposta a una mia ennesima richiesta di ottenere trasparenza, che noi non dobbiamo gestire la RAI, quindi non dobbiamo richiedere delle informazioni per gestire, perché il nostro compito è di vigilare, anche se ottenere la trasparenza è importante. Invece, riteniamo che attualmente l'azienda non si comporti come richiesto sia dal passato contratto sia nell'ottica dell'avvio del nuovo. Pertanto, credo che occorra fare pressione in tutti modi affinché questa trasparenza venga effettivamente attivata e prevedere anche delle sanzioni che non vadano però a ricadere sulle tasche dei cittadini.
  Siamo in un momento storico e tecnologico molto particolare perché non solo abbiamo avuto il passaggio dall'analogico al digitale, ma abbiamo internet e il web. La RAI anche su questo è in ritardo perché ha 560 siti web che si sparpagliano in riferimento a tantissime trasmissioni o servizi che l'azienda offre. Anche sul piano industriale non abbiamo visto grandi idee di rinnovamento e di ampliamento.
  In questa trasformazione la RAI è importante sia, in primo luogo, per non restare indietro e sprecare soldi pubblici, sia per fare il lavoro che avete ben delineato, di alfabetizzazione informatica del popolo italiano che, con tutti i limiti tecnologici (internet insufficiente), è fondamentale. Difatti, senza queste competenze il cittadino è ignorante e ha molte meno possibilità di realizzarsi professionalmente, economicamente, come uomo, rispetto ai suoi connazionali: questo aspetto è veramente importante.
  In relazione alla trasparenza, all'innovazione tecnologica, ma anche all'invito di aumentare la collaborazione con società o con partner esterni indipendenti vediamo un'ottima opportunità. Il problema è che in RAI questo meccanismo è sempre stato gestito in maniera poco trasparente, cioè decidono poche persone. Tra l'altro, questo ci è stato detto in audizione dalla dottoressa Andreatta e anche dal membro del consiglio di amministrazione Pilati, che, proprio in questa sede, a proposito del cattivo comportamento di uno dei produttori recentemente arrestato per evasione, anche se per fatti non inerenti alla RAI, ma comunque denotanti un profilo etico non tollerabile, ha detto che quella è la punta dell’iceberg.
  Quindi, è evidente che in RAI c’è una situazione complicata che la trasparenza permetterebbe, anche senza interventi della procura, di migliorare e di sciogliere, anche perché c’è, come ripeto, un intreccio notevole. Sotto questo aspetto, un uso trasparente degli appalti, non al ribasso, potrebbe giovare sia ai contenuti sia anche all'aspetto commerciale della RAI, quindi aiutarla anche come azienda. Oggi infatti sulle piattaforme digitali ci sono molte tv che con opportune programmazioni riescono a ottenere ottimi risultati, a fronte di costi minori, anche perché la tecnologia è cambiata molto, quindi quello che una volta si faceva con centinaia di milioni di euro oggi si fa con poche migliaia.
  In conclusione, vi invito a proseguire in questo lavoro, prestando veramente attenzione al fatto che abbiamo bisogno di una RAI che, per garantire il pluralismo, l'efficienza e il buon impiego dei soldi dei cittadini, assicuri trasparenza, un ricambio dei fornitori e un miglior utilizzo delle risorse interne.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Ringrazio il professor Cardani per l'illustrazione e per la relazione che ha depositato, la quale costituisce materiale utile e di grande rilievo per il lavoro che si appresta a fare questa Commissione in merito al parere sul contratto di servizio. Io e gli altri colleghi del Partito Democratico utilizzeremo questa occasione per sottoporle dei quesiti e fare insieme una riflessione propedeutica al lavoro che questa Commissione deve condurre.
  Nello svolgere queste riflessioni, tengo conto anche delle dichiarazioni dei colleghi che mi hanno preceduto sia in sede di interventi sia, all'inizio, sull'ordine dei lavori. Dico questo perché il professor Brunetta ha utilizzato argomenti che sono segnati – ma a questo ormai siamo abituati – da un forte elemento di personalizzazione Pag. 15tra lui, il direttore e l'azienda RAI, mentre il lavoro di questa commissione non ha nulla di personale.
  Credo dunque che ognuno debba dare il suo contributo. Per esempio, prima il professor Brunetta diceva di ritenersi offeso – e tale dovrebbe ritenersi tutto il Parlamento – dalle dichiarazioni del direttore Gubitosi. Sono andato a vedere sulle agenzie e ho letto che il dottor Gubitosi ha detto che ci sono professionalità, come quella di Fazio, che sono un grande valore per la RAI e per i telespettatori. Ha poi affermato che Fazio non è un costo per l'azienda, ma una fonte di profitti e garantisce un'informazione trasparente, seria e di altissima qualità. Ecco, non capisco perché il professor Brunetta dovrebbe sentirsi offeso da questo.
  Inoltre, il professor Brunetta ha fatto riferimento anche agli esposti da lui presentati all'Agcom, facendone elemento di valutazione di tutta la Commissione. Fermo restando il diritto dell'azienda RAI di ricorrere al TAR avverso al deliberato dell'Agcom, credo che ci sia un punto che riguarda l'attività di questa Commissione, cioè il ruolo e il lavoro che svolgiamo. Avevo già sollevato questo aspetto in Ufficio di Presidenza perché credo che quanto ci è stato trasmesso in termini di deliberato dell'Agcom ponga dubbi e questioni rispetto all'attuale impianto, che – come è giusto ricordare – prevede una differenziazione netta tra comunicazione politica e approfondimento informativo e tra periodo elettorale e non.
  Pertanto, fermo restando l'assoluto rispetto di quanto deliberato dall'Agcom – noi pensiamo che le sentenze vadano sempre rispettate, e lo stesso vale anche per i deliberati dell'Agcom – c’è un punto sul quale è utile ragionare insieme. Infatti, gli esposti che citava prima il professor Brunetta attengono alla programmazione di approfondimento informativo, quindi l'attuazione dei princìpi di completezza, di imparzialità e di pluralismo deve essere valutata facendo salva la necessità della mediazione giornalistica coessenziale all'attività informativa e al diritto di critica, previsto anche dall'articolo 21.
  In particolare, faccio riferimento a una nota. Poi, se può essere di utilità, posso trasmetterla agli uffici, visto che avevo chiesto in quell'Ufficio di Presidenza di poter fare un approfondimento. Peraltro, nel dispositivo della delibera dell'Agcom per quanto riguarda, per esempio, il programma In 1/2 ora, che «deve, a far tempo dalla ripresa del programma dopo la pausa estiva ed entro il termine di sei mesi, dare adeguato spazio al soggetto politico esponente del PdL», è giusto rilevare che si intende l'intervento dell'Agcom legato al potere sanzionatorio della legge n. 28 del 2000 e segnatamente alle norme di cui all'articolo 10, che, però, fanno riferimento solo ed esclusivamente alla comunicazione politica, quindi ai messaggi autogestiti e ai servizi informativi elettorali e certamente non ai programmi di approfondimento informativo.
  Vale la pena di rammentare, a tal proposito, che per principio costituzionale certezze di diritto e sanzioni devono essere tassativamente previste dalla legge. Inoltre, è giusto ricordare che non è addebitabile alla RAI l'assenza da un programma radiotelevisivo di un soggetto che abbia ricevuto un invito e lo abbia rifiutato.
  Ho citato perché è utile che si faccia una discussione per capire quanto tenga l'assetto della normativa che – ripeto – prevede una netta differenza tra comunicazione politica e approfondimento informativo e periodo elettorale e non elettorale.
  Certo, colpisce poi che il professor Brunetta, che ha fatto diversi esposti, per esempio non abbia guardato sul sito dell'Agcom anche altri dati, cioè quelli che riguardano i telegiornali Mediaset (TG5, Retequattro e Studio aperto). Abbiamo atteso che ci fosse un esposto del professor Brunetta anche avverso quei dati, nei quali c’è uno squilibrio impressionante tra PDL, PD e altri partiti. Quindi, visto che il professor Brunetta non ha fatto l'esposto, lo abbiamo fatto noi e attendiamo il deliberato dell'Agcom. Professor Brunetta, Pag. 16se vuole, la prossima volta lo firmiamo insieme. Per questa volta, visto che non c'era verso che lo presentasse lei, lo abbiamo presentato noi, insieme ai colleghi Margiotta e Anzaldi.
  Professor Brunetta, come sa bene, in questa e nella legislatura precedente il Partito Democratico ha messo al centro della propria iniziativa il tema dalla trasparenza. Lei sa anche che, in questa legislatura, sul tema della trasparenza crediamo che si debba andare avanti e ottenere dei risultati. Tuttavia, come veniva giustamente osservato dal professor Cardani, quando parliamo di trasparenza dei bilanci e dei compensi, come di altri temi, ci riferiamo alla RAI come soggetto ibrido, che ha la raccolta del canone ottenuto per la concessione servizio pubblico e la raccolta pubblicitaria in quanto soggetto che sta sul mercato.
  Il professor Brunetta ha definito la RAI «animale anfibio». Quale delle due definizioni vogliamo utilizzare, il concetto è lo stesso. Quindi, quando parliamo di trasparenza intendiamo la trasparenza necessaria e dovuta ai cittadini rispetto all'utilizzo di soldi pubblici attraverso il canone, ma anche di un'azienda che deve stare sul mercato. Allora è utile riflettere e capire quanto il doveroso diritto alla trasparenza sia anche il diritto dell'azienda di tutelare i propri dati sensibili e le informazioni con valore economico che non favoriscano la concorrenza, a meno che interesse di qualcuno – come quello del professor Brunetta – non sia oggettivamente, per via indotta e inerziale, di favorire...

  RENATO BRUNETTA. Questo è inaccettabile. Chiedo il Giurì d'onore.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Lo ha già chiesto; sono in attesa.
  Questo è il tema che segnalo, unitamente a quello della pubblicità. È stata infatti sollevata una questione di assoluto interesse per questa Commissione, ovvero l'ipotesi che non vi sia pubblicità all'interno dei programmi per l'infanzia. Ecco, credo che questo sia un tema di rilievo a cui la Commissione dovrebbe interessarsi. Data l'importanza e la delicatezza per la quale si fa questa scelta, vorrei capire se sia possibile un'estensione della normativa erga omnes, cioè se la fascia prescolare possa essere tutelata nella programmazione non solo del servizio pubblico, ma anche delle televisioni private.
  Queste sono le domande che rivolgo al professor Cardani. Presidente Fico, come vede, ho fatto delle considerazioni tenendo conto del dibattito, visto che l'audito è il professor Cardani.

  RENATO BRUNETTA. Intendo intervenire per fatto personale.

  PRESIDENTE. Presidente Brunetta, potrà intervenire per fatto personale al termine della seduta.

  MAURIZIO ROSSI. Dopo che ha parlato il partito della RAI e poi il partito di Mediaset, almeno da quello che ho sentito, direi che ci sono due posizioni definite, mentre prima le posizioni sulla RAI sembravano più frammiste. Adesso c’è la posizione di Brunetta, che personalmente apprezzo enormemente, per cui mi complimento con lui per quello che sta facendo perché finalmente si vigila sulla RAI.
  Personalmente, nel mio piccolo e a titolo personale – come avrete sentito ho preso le distanze da Scelta civica per quanto riguarda la richiesta di dimissioni del Presidente Fico – posso dire che tutto il sistema di questo contratto di servizio non mi piace affatto.
  Nutro un enorme rispetto per il Viceministro Catricalà, che è una persona equilibrata e sta facendo un grande lavoro. Capisco, però, che non possa fare molto su questo contratto di servizio. D'altronde, il problema non è l'ultimo contatto di servizio. Possiamo scrivere quello che volete, ma poi la RAI farà sempre quello che vuole, come stiamo vedendo in questa Commissione di vigilanza. Ogni volta mi chiedo cosa ci stia a fare, per questo dico che è più una Commissione «vigilata» che di vigilanza.Pag. 17
  Penso, per esempio, al fatto che quando abbiamo chiesto il piano industriale il direttore generale si è permesso di arrivare con delle copie personali, con il nome di ciascuno di noi, diffidandoci dal farne chissà quale utilizzo. Ecco, questo è veramente grave e offensivo. A ogni modo, il direttore generale avrà delle risposte anche da parte di qualche avvocato, per il suo bene. Infatti, a sua difesa e del consiglio di amministrazione, ho sostenuto che uno dei problemi primari è che, scadendo la convenzione il 6 maggio 2016, non può impegnare l'azienda per costi che vadano oltre quella data, altrimenti rischia di risponderne personalmente. Questo non lo dico io, ma qualcuno più esperto di me che ho opportunamente consultato.
  Probabilmente, la convenzione si doveva rinnovare cinque anni fa: insomma, la questione andava affrontata prima. Se non è stato fatto, oggi il direttore non può fare, per esempio, un contratto per l'acquisto delle Olimpiadi, qualora non vi sia nel contratto una clausola secondo cui, in caso non venga rinnovata la convenzione, il contratto è nullo.
  Ancora, con 13.000 dipendenti in RAI, il direttore non può fare dei contratti di assunzione a tempo indeterminato che vadano oltre quella data, quando sappiamo che una società concorrente, cioè Mediaset, fa un lavoro similare con 4.000 dipendenti. Non dico che sia colpa sua, ma non può fare investimenti in impianti per centinaia di milioni di euro che andranno come ammortamenti oltre quella data. Infatti, come ha detto chiaramente il professor Catricalà, la convenzione non potrà essere rinnovata da nessuno, se non dal Parlamento.
  Del resto, questo potrà essere fatto tramite uno o cento articoli, quindi non è dato sapere quale sarà la nuova convenzione, né cosa verrà definito servizio pubblico, né se la RAI (qualora vinca) verrà autorizzata, né se vi sarà una gara a evidenza pubblica per il totale o per una parte del contratto.
  Faccio l'esempio della radio, che oggi costa 118 milioni, ma ne incassa 30, quindi perde 88 milioni. Se si presenta un soggetto, in una gara a evidenza pubblica, nell'interesse del cittadino, che è in grado di offrire questo servizio a 15-30 milioni di euro, con quale faccia diciamo ai cittadini che stiamo buttando via 80 milioni di euro ?
  Lo stesso vale per il web. Chi ha detto che il web debba farlo la RAI ? Che cos’è il servizio pubblico via web ? La RAI continua a spendere senza avere un'idea precisa di quello che dovrebbe fare sul web, sulla televisione: quali sono i canali di servizio pubblico e i programmi di servizio pubblico ? Non credo proprio che 16 canali televisivi siano di servizio pubblico. Personalmente, credo che il 6 maggio 2016 debba essere l'occasione per riformulare il futuro di tutta l'informazione del Paese, carta stampata compresa. Infatti, anche la carta stampata fornisce il servizio pubblico perché parla agli anziani. Se c’è una calamità naturale o un determinato problema, probabilmente l'anziano lo legge sul giornale, non sul web. Oltretutto, sul web il servizio pubblico è gestibile attraverso una realtà molto piccola di 15-30 persone, che pubblicano notizie di servizio pubblico, magari prevedendo di inserire nelle homepage di tutti i grandi siti d'Italia un link attraverso il quale si possa arrivare a queste notizie: in tal modo raggiungiamo la totalità del mondo web, non solamente chi va a vedere il sito della RAI.
  E se il servizio pubblico lo fornissero altri ? Fino a oggi non è stato definito il servizio pubblico, quindi abbiamo accettato la situazione, ma in occasione del rinnovo della convenzione questo non è più accettabile.
  Parliamo, per esempio, del discorso politico della par condicio. Personalmente, ho vissuto la nascita della par condicio nelle televisioni locali ed è stato un dramma per l'emittenza locale. C’è quella piccola frase, che oggi vedo utilizzare non nel privato, ma nel pubblico, che fa riferimento a una differenza abnorme, cioè alla distinzione tra programmi di informazione e altri tipi. Ebbene, sono tutte balle. Questo, nel caso del servizio pubblico, non è immaginabile.Pag. 18
  Sapete, per esempio, che nel TGR della Liguria non è mai uscita una notizia che parli di Scelta civica ? Non è possibile che vada avanti così. RAI ha risposto a una mia interrogazione che ciò accade perché non siamo presenti nella regione come partito politico, ma questo non ha nessun valore perché la par condicio dice anche «o nel Parlamento». Peraltro, la conosco a memoria; ai tempi ho anche partecipato alla sua realizzazione.
  Insomma, la RAI dà sempre le risposte che le sono più comode, nascondendosi dietro a determinate espressioni come «dato sensibile». Per esempio, su The mission – che, peraltro, non so se andrà in onda o meno – ho chiesto se fosse pagato con i soldi del canone, della pubblicità o entrambi e quanto fosse il costo del programma. Ebbene, la risposta è stata che non possono dire il costo del programma; possono dire che costa meno di altri programmi in prima serata. Ma che Commissione siamo se non ci viene detto nulla ? Poi veniamo a scoprire da un articolo di Al Bano...

  SALVATORE MARGIOTTA. Stiamo svolgendo un'audizione sul contratto di servizio oppure sull'universo mondo ?

  PRESIDENTE. Senatore Rossi, la prego di completare il suo intervento.

  MAURIZIO ROSSI. Professor Cardani, visto che lei è l'Agcom, la domanda primaria è come ci consiglia di intervenire in questo periodo per far sì che la RAI, innanzitutto, risponda alle domande. A questo riguardo, ho fatto una domanda sulla suddivisione, regione per regione, dei dipendenti e dei costi delle sedi regionali. Ebbene, non vogliono dare una risposta.
  Sulla par condicio, chiedo se potete fare chiarezza inviando una nota (personalmente conosco meglio quella per le emittenti televisive locali e nazionali rispetto a quella per la RAI). Insomma, le chiedo in che modo possiamo arrivare ad avere una effettiva parità di condizioni tra tutti i partiti in sede nazionale e locale.

  FEDERICO FORNARO. Vorrei tornare all'oggetto di questo pomeriggio. Innanzitutto, ringrazio il professor Cardani per la relazione. In particolare, vorrei porre l'accento su una questione – alcuni colleghi risentiranno cose che ho già detto – tenuto conto della valutazione che è stata fatta dal professor Cardani a pagina 4 sul tema dello switch over, quindi sul passaggio dall'analogico al digitale, che anche in questo documento viene definito come esaurito, sebbene vi sia un accenno alla necessità di perfezionare il funzionamento della rete. Mi pare che la situazione fotografata anche dalla stessa RAI in risposta a una mia interrogazione sul Piemonte – la cosa riguarda però tutte le regioni – sia ben lungi dall'essere ottimale. In diverse aree del Paese non soltanto non si vede tutto il bouquet RAI sul digitale terrestre, ma addirittura non c’è il segnale di primo, secondo e terzo canale. Da questo punto di vista, non posso che accogliere con soddisfazione la parte successiva, cioè quella sulla delibera del nuovo piano di assegnazione delle frequenze e sull'accordo procedimentale, che immagino sia quello di agosto. Ribadisco la richiesta fatta al MISE, e in particolare al Viceministro Catricalà, di far seguire a questo accordo procedimentale un tavolo permanente tra Agcom, MISE e RAI, in modo tale da poter fornire periodicamente anche a questa Commissione lo stato di avanzamento di questa problematica. È evidente, infatti, che questa incide sia sulla fidelizzazione dell'utente sia soprattutto sul suo diritto a ricevere il segnale in maniera corretta in tutte le parti del Paese. La domanda è se c’è questa disponibilità e se c’è uno spazio – da valutare eventualmente anche nella fase del nostro parere – per l'inserimento di questo tavolo permanente anche nel contratto di servizio, come elemento qualificante. Altrimenti rischiamo di azzuffarci su molti aspetti, mentre ci sono aree del Paese in cui i canali non arrivano. Siamo, quindi, in una sorta di a priori.
  In ultimo, mi sia consentita solo un'osservazione. Considero la battuta del senatore Rossi fuori luogo. Il PD non è il Pag. 19partito della RAI. A questo proposito, ricordo quello che ha fatto il PD nella scorsa legislatura, quando si è decisa la nomina del consiglio di amministrazione dell'azienda. Il Partito democratico considera la RAI un patrimonio italiano da preservare e valorizzare, essendo anche la prima azienda culturale del Paese – forse di questo ci dimentichiamo tutti.

  GENNARO MIGLIORE. Ringrazio anch'io il professor Cardani della presenza a questa audizione. Riallacciandomi all'intervento che mi ha preceduto, vorrei precisare che, in quanto rappresentante istituzionale del Paese, sento la necessità di difendere non solo il servizio pubblico, ma anche il patrimonio pubblico. Siccome considero la RAI un patrimonio pubblico strategico, è evidente che è nostro compito – altrimenti questa Commissione non sarebbe stata istituita come tale, ma avrebbe avuto compiti completamente diversi – avere l'intento di rafforzare la capacità della più grande azienda pubblica nel campo culturale del nostro Paese, quindi di rafforzarne le capacità di intervento e di realizzazione dei propri obiettivi. Ritengo che spesso dietro alle manifestazioni dichiarate vi sia l'intento di volgere il proprio sguardo a una privatizzazione parziale o completa del servizio pubblico e della RAI in particolare. Mi conforta, quindi, che il professor Cardani abbia ribadito l'esigenza di una presenza pubblica del tipo che viene configurato dalla RAI. Questa è la premessa.
  Vengo alla domanda secca e semplice, che riguarda proprio le funzioni dell'Agcom in relazione alla presenza equilibrata di tutte le rappresentanze politiche. Potrei addirittura riservarmi di restringerla solamente alle fasi di campagna elettorale, quelle più precisamente normate. Noi stessi, come Sinistra ecologia e libertà, in alcune occasioni abbiamo fatto degli esposti, alcuni dei quali sono stati anche accolti. Penso però che la sanzione sia inadeguata perché comminare una sanzione amministrativa e pecuniaria non ha senso dal punto di vista del soggetto leso perché, nel frattempo, le campagne elettorali sono finite e la presenza sugli spazi, in particolare dei TG, è stata comunque oscurata.
  Quindi, chiedo che ci sia la possibilità di un pronunciamento più immediato e di una sanzione commisurata al danno realizzato. Che sia fatta una multa di 100.000 a un TG non può spostare di una virgola il mio interesse, che è quello di garantire che vi sia una equa ed equilibrata rappresentanza, secondo norma di legge, e che questo possa prevedere anche l'attività sanzionatoria dell’Authority.
  Approfitto, inoltre, per preannunciarle quello che sarà un nostro obiettivo nel prossimo futuro – mi permetto questa libertà, con l'assenso del Presidente Fico: stiamo lavorando perché venga chiesto dalla Commissione competente che non sia l'Agcom a fare il regolamento sul diritto d'autore, ma che ci sia una legge.

  MAURIZIO GASPARRI. Ringrazio il professor Cardani per la relazione rispetto al contratto di servizio, che è il tema di cui ci stiamo occupando, con la quale ha offerto degli elementi utili in merito alle linee guida e ad alcuni criteri di fondo. È un materiale che ci servirà per dare i nostri pareri. Credo tuttavia che proprio la relazione, gli orientamenti e gli indirizzi del presidente Cardani e i fatti recenti mi consentano di sollecitare al più presto la possibilità di discutere qui in maniera chiara del tema compensi, trasparenza e regole.
  Inquadro pertanto questo tema nelle norme vigenti che sono state già citate prima dal presidente Brunetta in riferimento sia alle vicende delle discussioni di attualità, sia in generale. Peraltro, anche nella passata legislatura – sono uno dei pochi che era presente in questa Commissione anche nella precedente legislatura – ricordo che il senatore Butti e altri parlamentari fecero una lunga battaglia per inserire nei titoli di coda compensi e cifre: quindi, c’è una specificità del servizio pubblico.
  Mi rendo conto dei problemi che la relazione del presidente Cardani cita (il pubblico, il privato, la concorrenza). Anche Pag. 20il direttore Gubitosi, quando ci ha consegnato quel documento sul piano industriale, ha rappresentato il disagio di una parte che, essendo pubblica, ha degli obblighi di informazione e di trasparenza, ma poi deve affrontare la concorrenza del mercato. D'altra parte, per quanto riguarda le violazioni degli equilibri informativi, chiunque può fare ricorsi all'Autorità, che li valuterà; non è che è competente solo sull'emittenza pubblica. Poi, è vero che l'emittenza pubblica abbia un di più di doveri, anche rispetto ai compensi.
  Dell'ultima vicenda, da spettatore – tale ero – mi ha sorpreso l'arroganza con cui si è trattato il tema, forse perché noi siamo tenuti, per nostro dovere, come parlamentari, a depositare redditi, stati patrimoniali e qualsiasi altra cosa (pure se ci muore una zia e ci lascia un casolare abbandonato, bisogna rapidamente segnalarlo al Parlamento). È giusto, però, che sia così perché siamo rappresentanti dei cittadini; abbiamo un grande onore e i relativi oneri.
  Comunque, siccome vedo in calendario un'audizione del direttore generale della RAI nei prossimi giorni (peraltro, non ho capito se è un seguito delle precedenti), dico fin d'ora che credo che questo tema debba essere trattato, anche alla luce delle considerazioni che la relazione di oggi e le norme vigenti ci consentono di fare rispetto alla trasparenza.
  Resto meravigliato del ruolo da addetti stampa di complemento che alcuni svolgono. Anche nel consiglio di amministrazione della RAI ho visto dichiarazioni di ex magistrati che si meravigliano che si chieda trasparenza. Questo però non fa parte dell'audizione odierna, ma indubbiamente della funzione del servizio pubblico e del contratto di servizio. Passino, quindi, gli addetti stampa (spero volontari) che in questa Commissione si ergono senza interessi. D'altronde, tutti teniamo alla RAI come servizio pubblico e risorsa del Paese, ma lo facciamo gratuitamente. Non so invece se qualcuno lo fa con un'altra motivazione.
  In ogni caso, proporrei che si parta da questo nell'audizione del direttore generale, tenendo anche conto di questi richiami e di queste considerazioni. Occorre discutere in modo trasparente. In televisione infatti non possiamo vedere uno che si arrabbia, portandosi un pubblico fazioso e organizzato – da Fazio certamente – per impedire una discussione sulla trasparenza. Ci mancavano solo i vopos sulla torretta e il compito era completo.

  RAFFAELE RANUCCI. Ringrazio il presidente Cardani. Mi scusi se le faccio delle domande. Mi sembra infatti che la vigilanza e le trasmissioni televisive servano per avere visibilità più che per fare il proprio lavoro. È molto importante un punto in cui lei sostiene la necessità di ampliare i generi predeterminati, estesi ai programmi per la valorizzazione della musica e dell'informazione e a quelli dedicati allo sviluppo della competenza e della cultura digitale. Normalmente però questi argomenti vengono messi sempre al margine delle trasmissioni. Allora, Agcom come penserà di preservare questi due punti fondamentali ?
  Nella sua relazione, è importante anche la parte che riguarda i minori, la parità di trattamento delle donne e l'accesso per le persone con disabilità. A un certo punto, parla della possibilità di consentire un filo diretto con gli utenti per contribuire al miglioramento dell'offerta e per favorire la sperimentazione della social television. Oggi però siamo in un'epoca in cui il giornalismo e soprattutto la politica usano piattaforme predefinite che possono influenzare i giudizi. Spesso riceviamo centinaia di email da siti sconosciuti (che personalmente evito di leggere) che influenzano o pensano di influenzare il giudizio del singolo parlamentare. Ecco, come possiamo evitare di avere delle cattive influenze sul giudizio ?
  Riguardo alla pubblicità, sono completamente d'accordo con la sua relazione. Personalmente, non faccio parte né del partito RAI, né di quello Mediaset o delle tv private. Ricordo, peraltro, al senatore Rossi che il piano industriale del direttore generale è per il 2013-2015, quindi riguarda questi due anni. Inoltre, per quello Pag. 21che riguarda le pubblicità, è fondamentale avere la suddivisione e sapere quanto è pagato dal canone e quanto dalla pubblicità.
  Ancora, ricordo a tutti noi che le televisioni private e pubbliche fanno delle convention ogni anno, dove vendono il prodotto televisivo alle imprese. Di conseguenza, il fatto che conosciamo prima l'appetibilità di un programma vuol dire che quel programma si vende meglio sul mercato, quindi l'azienda può diventare un concorrente forte anche per le televisioni commerciali. Credo quindi che quella parte debba essere preservata per essere in concorrenza sul mercato.
  Alcune trasmissioni hanno la capacità di essere molto più attrattive, soprattutto in alcune fasce orarie e su alcuni canali. Certamente la trasmissione di Fazio lo è, anche perché per il 70 per cento si ha il piacere di ascoltare grandi scrittori internazionali, grande musica e dibattiti. Per un 30 per cento c’è la politica, ma sarà l'Agcom a dire se vi sono gli equilibri. A ogni modo, quella è una trasmissione appetita dalla pubblicità.
  Ricordo, peraltro, che i pacchetti pubblicitari si vendono: quindi ogni volta che aggrediamo la RAI, che è un patrimonio da difendere a 360 gradi (io, come tutti, sono cresciuto con la RAI), facciamo un danno alla RAI stessa, facendo sì che i concorrenti possano andare sul mercato e avere programmi con maggiore facilità.
  Da ultimo, vorrei dire che sulla legge sul diritto d'autore ci siamo già incontrati in 8a Commissione al Senato. Ribadisco un concetto: il copyright è fondamentale. L'accesso alla rete è una cosa, ma i diritti di editori, produttori di film o di musica sono fondamentali perché se pensiamo che un qualsiasi prodotto culturale, che costa e che produce lavoro, possa essere messo sulla rete in modo gratuito stiamo facendo un danno a tantissime aziende.

  SALVATORE MARGIOTTA. Mi scuso con il senatore Rossi per averlo interrotto. Volevo, però, richiamare la sua attenzione sul fatto che mi sembra che oggi abbiamo perso l'occasione di confrontarci con il presidente dell'Agcom sul contratto di servizio, per parlare d'altro. Credo che, in generale, dovremmo far sì che queste audizioni sul contratto di servizio siano a tema, altrimenti non ne vedo l'utilità.
  Ho sentito cose veramente particolari; non entro nella discussione perché non siamo il partito della RAI. Dagli interventi svolti in precedenza rispetto al presidente e poi durante il dibattito, mi verrebbe da dire che si manifesta chiaramente in questa Commissione di vigilanza un partito anti RAI e anti servizio pubblico, i cui leader trasversali sarebbero Fico, Brunetta e Rossi, ma è una battuta, quindi la prenda come tale.

  PRESIDENTE. La prendo così.

  SALVATORE MARGIOTTA. È abbastanza evidente questa strana consonanza tra i tre autorevoli rappresentanti politici.
  Al professor Cardani, con grande franchezza, dico che mi aspettavo da questa relazione un qualcosa in più. Anche io ero nell'audizione in cui abbiamo parlato dei diritti d'autore e condivido moltissimo le cose dette dal collega Migliore. A me, però, interesserebbe, da lei come dagli altri auditi, avere delle osservazioni critiche sul contratto. Dalle diverse persone che vengono qui dobbiamo capire quali sono le cose che vanno cambiate e dove possiamo incidere di più. Allora spero che nella replica lei – che stimo, quindi non me ne vorrà se faccio questo appunto – vorrà provare a dare questo tipo di indicazioni, altrimenti anche questa relazione era, per gran parte, un'ottima illustrazione del contratto di servizio, alla quale abbiamo già assistito, quindi non ci aiuta a fare passi in avanti. A noi servirebbe, invece, sapere quali sono, secondo Agcom, le criticità di questo testo perché lavoriamo per provare a migliorarlo.

  GIAN MARCO CENTINAIO. Concordo con quanto affermato dal collega Migliore quando dice che la RAI è un patrimonio pubblico, al punto che quando accendo la televisione mi chiedo se qualcuno pensi Pag. 22che sia, invece, un patrimonio privato, di chi ci opera, di chi è davanti al teleschermo o di chi lavora negli uffici.
  Per quanto riguarda il contratto di servizio, lo ritengo un argomento interessante. Ne abbiamo parlato anche la settimana scorsa insieme al viceministro e abbiamo iniziato a esaminarlo. Tuttavia, ho ancora nella testa la domanda che ho fatto al viceministro senza avere risposte, cioè se l'attuale contratto di servizio venga rispettato. Ecco, quanto viene rispettato l'attuale contratto di servizio ? È importante rispondere, altrimenti siamo qui per niente. Ancora una volta faremo un contratto che speriamo verrà rispettato, ma come Commissione – come mi sembra di aver capito dai colleghi – non abbiamo neanche la forza di sapere come l'azienda stia lavorando e in che direzione stia andando. Insomma, siamo qui a perdere del tempo.
  Ora, visto che forse la politica perde spesso troppo tempo, almeno su questo argomento cerchiamo di arrivare a qualcosa di concreto e di dare delle risposte a chi paga il canone e, trovandosi davanti alla televisione, si fa le domande che ci siamo posti noi in questi giorni.
  Il contratto di servizio è molto interessante. Vorrei però evitare che sia il solito classico libro dei sogni, di cui parliamo e che approviamo, ma poi nel 2015 un altro senatore Centinaio chiederà quanto è stato applicato di questo contratto di servizio.

  AUGUSTO MINZOLINI. Non avrei voluto intervenire, ma mi sembra che a volte facciamo discussioni che non hanno né capo né coda. È insopportabile che dentro questa Commissione si cominci a parlare di partiti RAI, anti RAI o di tv private perché ogni domanda è legittima. All'insegna del discorso della trasparenza che ha fatto il professore, penso che tutte le argomentazioni utilizzate e i problemi posti siano più che legittimi.
  Non se la prenda il collega Peluffo. Il problema è che non siamo in una fase tranquilla per la RAI, bensì in un momento – ho portato dei dati e aspetto che il direttore generale li contesti – in cui vi è una difficoltà dal punto di vista pubblicitario, nel senso che negli ultimi quattro mesi le previsioni che facevamo non vengono più raggiunte. Questo mi sembra abbastanza chiaro. Credo siamo a circa il 20 per cento in meno negli ultimi tre mesi. Allora, mi sembra paradossale immaginare che la questione Crozza o quella Fazio non siano problemi.
  La cosa che più mi ha colpito di Fazio è quando ha risposto «io mi pago da solo». Ecco, questo è un punto essenziale, per cui vorrei sapere quanto interviene il canone in quella trasmissione e quanto la raccolta pubblicitaria. Questo è un elemento importante anche rispetto al tipo di programmazione che fa l'azienda. Dico questo con il massimo del rispetto e della tranquillità, senza dire che siamo un partito di questo o di quello, altrimenti sviliamo il nostro lavoro.
  Sono d'accordo con l'onorevole Migliore anche rispetto alla vicenda della par condicio perché ci sono passato, quindi la conosco. Sarebbe molto meglio se ci fosse un intervento immediato e un riequilibrio negli spazi, piuttosto che cose che non c'entrano nulla e che creano grossi problemi. A proposito di questo, avendo fatto quell'esperienza, vorrei capire per quale motivo l'Agcom continua a utilizzare una società di rilevamento diversa dall'Osservatorio di Pavia. Prima c'era l'ISIMM dell'ex presidente della RAI Manca (cosa peraltro abbastanza paradossale), oggi c’è la GECA. Tuttavia, perché non si crea un punto di riferimento chiaro ? Del resto, neppure il direttore ha dei riferimenti precisi. Se devo coniugare il dato di Pavia con quello della GECA, c’è un salto logico. Soprattutto, non capisco perché questa cosa debba avvenire e non si possa esemplificare il tutto.

  PRESIDENTE. Siccome alle 16 iniziano le votazioni in Aula, dobbiamo rimandare la replica a un'altra audizione.

  ANGELO MARCELLO CARDANI, presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Per l'organizzazione del lavoro dalla prossima volta, vorrei dire che Pag. 23sono disponibile a tornare quando loro crederanno utile. Rispondendo anche al senatore Minzolini, vorrei aggiungere che tutto l'argomento della par condicio è molto complesso e richiede approfondimento. Stiamo preparando una relazione al Parlamento proprio per indicare dove il meccanismo scricchiola molto pericolosamente e sarebbe necessario un intervento.
  La prossima volta tenderei a rispondere agli argomenti riguardanti il contratto di servizio, lasciando fuori la par condicio, sulla quale proporrei a tutti loro, se lo riterranno utile, una discussione fra qualche tempo, quando il nostro lavoro di sommatoria delle cose che non vanno o un pre-riassunto della relazione che vorremmo fare potrebbe essere pronto o quasi, e quindi potremmo discutere insieme di certi nostri comportamenti e di certi aspetti che crediamo non vadano bene. Resto comunque a disposizione. Non ho nessuna difficoltà, anche in funzione della loro decisione, a trattare di tutto la prossima volta.

  PRESIDENTE. Nella prossima audizione partiremo dalle risposte a tutte le domande poste, poi in Ufficio di Presidenza stabiliremo come affrontare gli altri temi.

Per fatto personale.

  PRESIDENTE. Do la parola al presidente Brunetta che ha chiesto di intervenire per fatto personale.

  RENATO BRUNETTA. Grazie, signor Presidente. Nella mia passata veste di ministro ho approvato diverse normative finalizzate alla trasparenza e alla total disclosure nella pubblica amministrazione. Mentre ero ministro della pubblica amministrazione avevo seguito il contratto di servizio e avevo molto apprezzato che il collega Butti vi avesse fatto inserire la total disclosure per quanto riguarda la RAI (compensi e curricula). Ricordo che il contratto di servizio è ancora in vigore, ancorché in prorogatio. Pertanto, la mia linea di trasparenza viene da lontano ed è finalizzata all'efficienza e a salvaguardare i diritti di tutti i cittadini, abbonati o meno. In questa legislatura, nella mia veste di presidente del gruppo parlamentare alla Camera del Popolo delle Libertà ho continuato e continuo in questo obiettivo, avendo come unico riferimento l'interesse dei cittadini. Non appartengo a nessun partito, né a quello RAI, né a quello Mediaset. Queste sono cose che mi fanno sorridere.
  Già un paio di settimane fa il collega Peluffo, in proprie dichiarazioni alla stampa, riportate dalle agenzie, ha collegato questo mio interesse per la trasparenza a quello di favorire la concorrenza, con questo insultando non solo la mia intelligenza e il mio onore, ma anche l'intelligenza di tutti i cittadini. Oggi il collega Peluffo ha avuto l'impudenza di ripetere tutto questo durante questa audizione.
  Visto che già 15 giorni fa avevo istruito la pratica per un Giurì d'onore e mi era stato detto che se le affermazioni non avvenivano all'interno nella sede parlamentare era arduo organizzarlo, lo ringrazio perché ha ribadito le sue tesi in una sede parlamentare come la Commissione di vigilanza, pertanto seguiremo formalmente la procedura. Chiedo dunque un Giurì d'onore su questo specifico punto per giudicare le affermazioni del collega Peluffo, per chiedere quali prove abbia per le sue valutazioni e per avere ovviamente la giustizia del caso.

  PRESIDENTE. Nel ringraziare nuovamente il presidente Cardani, rinvio il seguito dell'audizione a una prossima seduta.

  La seduta termina alle 15.55.