XVII Legislatura

Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi

Resoconto stenografico



Seduta n. 9 di Martedì 8 ottobre 2013

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Fico Roberto , Presidente ... 3 

Variazione nella composizione della Commissione:
Fico Roberto , Presidente ... 3 

Sul calendario dei lavori:
Fico Roberto , Presidente ... 3 

Sull'ordine dei lavori:
Fico Roberto , Presidente ... 3 
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido (PD)  ... 3 
Fico Roberto , Presidente ... 4 
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido (PD)  ... 4 
Fico Roberto , Presidente ... 4 
Marazziti Mario (SCpI)  ... 4 
Fico Roberto , Presidente ... 5 
Marazziti Mario (SCpI)  ... 5 
Fico Roberto , Presidente ... 5 
Marazziti Mario (SCpI)  ... 5 
Fico Roberto , Presidente ... 5 
Marazziti Mario (SCpI)  ... 5 
Fico Roberto , Presidente ... 5 
Marazziti Mario (SCpI)  ... 5 
Fico Roberto , Presidente ... 5 
Bonaiuti Paolo  ... 6 
Airola Alberto  ... 6 
Fico Roberto , Presidente ... 6 
Airola Alberto  ... 6 
Fico Roberto , Presidente ... 6 
Airola Alberto  ... 6 
Fico Roberto , Presidente ... 6 
Scalia Francesco  ... 6 
Fico Roberto , Presidente ... 7 
Scalia Francesco  ... 7 
Fico Roberto , Presidente ... 7 
Margiotta Salvatore  ... 7 
Fico Roberto , Presidente ... 7 
Margiotta Salvatore  ... 7 
Fico Roberto , Presidente ... 7 
Margiotta Salvatore  ... 7 
Airola Alberto  ... 8 
Fico Roberto , Presidente ... 8 
Margiotta Salvatore  ... 8 
Fico Roberto , Presidente ... 8 
Margiotta Salvatore  ... 8 
Molea Bruno (SCpI)  ... 8 
Liuzzi Mirella (M5S)  ... 9 
Fico Roberto , Presidente ... 9 
Liuzzi Mirella (M5S)  ... 9 
Bonaiuti Paolo  ... 9 
Liuzzi Mirella (M5S)  ... 9 
Fico Roberto , Presidente ... 9 
Liuzzi Mirella (M5S)  ... 10 
Minzolini Augusto  ... 10 
Scavone Antonio Fabio Maria  ... 10 
Fico Roberto , Presidente ... 10 
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido (PD)  ... 12 
Marazziti Mario (SCpI)  ... 12 
Fico Roberto , Presidente ... 12 
Bonaiuti Paolo  ... 13 
Fico Roberto , Presidente ... 13 
Bonaiuti Paolo  ... 13 
Fico Roberto , Presidente ... 13 
Bonaiuti Paolo  ... 13 
Fico Roberto , Presidente ... 13 
Bonaiuti Paolo  ... 13 
Fico Roberto , Presidente ... 13 
Gasparri Maurizio  ... 13 

Seguito dell'audizione del direttore generale della RAI Luigi Gubitosi:
Fico Roberto , Presidente ... 14 
Margiotta Salvatore  ... 14 
Fico Roberto , Presidente ... 14 
Margiotta Salvatore  ... 14 
Rossi Maurizio  ... 15 
Airola Alberto  ... 16 
Gubitosi Luigi , direttore generale della RAI ... 16 
Airola Alberto  ... 16 
Marazziti Mario (SCpI)  ... 16 
Fico Roberto , Presidente ... 18 
Gubitosi Luigi , direttore generale della RAI ... 18 
Fico Roberto , Presidente ... 18 
Gubitosi Luigi , direttore generale della RAI ... 18 
Fico Roberto , Presidente ... 18 
Gubitosi Luigi , direttore generale della RAI ... 18 
Fico Roberto , Presidente ... 20 
Gubitosi Luigi , direttore generale della RAI ... 20 
Airola Alberto  ... 21 
Gubitosi Luigi , direttore generale della RAI ... 21 
Airola Alberto  ... 21 
Fico Roberto , Presidente ... 21 
Gubitosi Luigi , direttore generale della RAI ... 21 
Airola Alberto  ... 21 
Fico Roberto , Presidente ... 21 
Gubitosi Luigi , direttore generale della RAI ... 21 
Airola Alberto  ... 22 
Gubitosi Luigi , direttore generale della RAI ... 22 
Fico Roberto , Presidente ... 22 
Fornaro Federico  ... 22 
Minzolini Augusto  ... 23 
Fico Roberto , Presidente ... 24 
Minzolini Augusto  ... 24 
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido (PD)  ... 24 
Marazziti Mario (SCpI)  ... 24 
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido (PD)  ... 24 
Ranucci Raffaele  ... 25 
Gasparri Maurizio  ... 26 
Lainati Giorgio (PdL)  ... 27 
Fico Roberto , Presidente ... 27 
Scavone Antonio Fabio Maria  ... 28 
Fico Roberto , Presidente ... 28 
Scavone Antonio Fabio Maria  ... 28 
Fico Roberto , Presidente ... 28 
Scavone Antonio Fabio Maria  ... 28 
Fico Roberto , Presidente ... 28 
Scavone Antonio Fabio Maria  ... 28 
Fico Roberto , Presidente ... 29 
Scavone Antonio Fabio Maria  ... 29 
Fico Roberto , Presidente ... 29 
Scavone Antonio Fabio Maria  ... 30 
Fico Roberto , Presidente ... 30 
Anzaldi Michele (PD)  ... 30 
Fico Roberto , Presidente ... 30

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: PdL;
Scelta Civica per l'Italia: SCpI;
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Fratelli d'Italia: FdI;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

  La seduta comincia alle 9.15.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 13, comma 4, del Regolamento della Commissione, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata mediante l'attivazione del sistema audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati e, qualora sia terminata la seduta dell'Assemblea, sul canale satellitare della Camera dei deputati.
  Comunico, altresì, che dell'audizione odierna sarà redatto e pubblicato il resoconto stenografico.

Variazione nella composizione della Commissione.

  PRESIDENTE. Comunico che in data 25 settembre il presidente del Senato ha chiamato a far parte della Commissione il senatore Gian Marco Centinaio, in sostituzione del senatore Massimo Bitonci, dimissionario. Nell'esprimere il mio personale ringraziamento, anche a nome degli altri componenti della Commissione, al senatore Bitonci per il suo contributo alla nostra attività, do il benvenuto, con l'augurio di buon lavoro, al collega Centinaio.

Comunicazioni sul calendario dei lavori.

  PRESIDENTE. Comunico che domani alle 14.00 avrà luogo l'audizione del Viceministro dello sviluppo economico, consigliere Antonio Catricalà, che illustrerà alla Commissione il nuovo Contratto nazionale di servizio.

Sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Sull'ordine dei lavori, un collega voleva che leggessi una lettera indirizzata a me e al Presidente della Camera, in cui si dice quanto segue: «Per la manifestazione e irruzione presso gli uffici della RAI del 30 settembre, che ha visto protagonista il Presidente della Commissione» ovvero me stesso «ritengo che lo stesso non abbia più i prerequisiti di imparzialità per presiedere la Commissione. Ho chiesto pertanto nei giorni scorsi le sue dimissioni» io ho letto il testo non qui in Commissione, ma pubblicamente su Twitter; è arrivato oggi ufficialmente «e, in assenza delle suddette, sono del parere che la Commissione da oggi non possa correttamente svolgere le funzioni a essa assegnate dalla legge. Per tali motivi con la presente le comunico di rassegnare le dimissioni dalla Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi. Pierdomenico Martino».
  Io le chiedo, collega, se vuole ritirare le sue dimissioni, perché, dal punto di vista istituzionale e del funzionamento della Commissione, credo che stiamo lavorando e che continueremo a lavorare nel migliore dei modi. Le chiedo tranquillamente di ripensarci.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori perché questa è la prima riunione della Commissione rispetto ai fatti che Pag. 4sono appena stati richiamati dal collega Martino nella lettera che le ha testé consegnato. Il direttore avrà pazienza per qualche istante.
  La settimana scorsa non abbiamo potuto procedere ai lavori della Commissione per i fatti noti a tutti, dal momento che mercoledì c'era il voto di fiducia. Non siamo quindi riusciti a fare né la plenaria, né, prima, l'Ufficio di presidenza. Questa è la prima occasione utile all'interno della Commissione, ossia nell'alveo corretto, per porre quanto mi è già capitato di esprimere pubblicamente. La questione è in questi termini, Presidente, e la sollevo anche perché le parole che lei ha appena usato non mi convincono nella maniera più assoluta.
  La settimana scorsa lei ha partecipato, insieme a una delegazione nutrita di parlamentari del Movimento 5 Stelle, tra cui anche il collega Airola, se non ho visto male...

  PRESIDENTE. Di tutto il gruppo parlamentare.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. ...a una manifestazione guidata dal vostro leader. È ovvio che c’è l'assoluta libertà di manifestare, ma è accaduto che un gruppo di parlamentari ha fatto «irruzione» alla RAI e ha dato vita a una sorta di «occupazione»: che questo rientri nelle iniziative parlamentari di manifestazione è soggetto forse a discussione, ma, vede, Presidente, lei non è solo un parlamentare del Movimento 5 Stelle. Lei è il Presidente della Commissione di vigilanza e ha un ruolo di garanzia e di rappresentanza di tutta la Commissione.
  Peraltro, Presidente, lei è stato eletto da tutti noi, che abbiamo fatto la scelta politica di dare corso alla prassi di consentire all'opposizione di avere il presidente di questa Commissione e l'abbiamo fatto convinti di poter svolgere un lavoro proficuo insieme, pur nella differenza di opinione, avendo in lei un elemento di garanzia. Questo presuppone l'incarico di presidente di questa Commissione. Partecipando a quella manifestazione, lei è venuto meno al suo ruolo, peraltro con il paradosso degli argomenti utilizzati: un movimento politico che parla del fatto che i partiti non devono occupare la RAI per la prima volta occupa anche fisicamente la RAI. Ripeto, possiamo discutere sulle modalità condotte da una serie di parlamentari, ma il presidente della Commissione di vigilanza, che ha un ruolo istituzionale di garanzia, a nostro giudizio, non può fare questo. Credo che ciò infici la credibilità della sua azione, nonché i lavori di questa Commissione. Ritengo che la Commissione debba parlare di questo tema e debba affrontarlo in termini di funzionalità del proprio lavoro e di correttezza dei rapporti istituzionali.
  Per questo motivo la spiegazione che lei ha fornito prima non mi soddisfa in alcun modo. Il fatto che il calendario e il lavoro che viene svolto in Ufficio di presidenza consentano di lavorare non risolve in alcun modo il problema rispetto a un ruolo di garanzia che lei ha e a cui è venuto meno partecipando alla manifestazione di lunedì scorso.

  PRESIDENTE. Secondo me, di questa discussione possiamo parlare anche alla fine dell'audizione di Gubitosi, sempre in diretta e sempre continuando la Commissione. In questo momento è anche poco gentile farlo, anche in considerazione di tutte le persone che aspettano che i commissari pongano le loro domande e il direttore fornisca le risposte. Noi possiamo tranquillamente approfondire, scontrarci e avere punti di vista differenti su questa posizione e su questo punto, ma possiamo farlo a margine della Commissione. Finiamo l'audizione e continuiamo sempre in diretta, in modo pubblico e trasparente, i nostri lavori sui temi che sono sul piatto e che ci fanno magari non condividere alcuni percorsi o scontrare.
  Sull'ordine dei lavori ha chiesto di intervenire il consigliere Marazziti.

  MARIO MARAZZITI. La ringrazio, Presidente. Sulla sua proposta esprimerà una valutazione, suppongo, la Commissione medesima, tuttavia intendo intervenire sull'ordine dei lavori.Pag. 5
  Prima di questo momento pensavo fosse necessario porre con forza un argomento simile a quello sollevato dal collega Peluffo, perché il disagio legato al suo ruolo di garanzia in questo momento è molto forte e, soprattutto, il suo ruolo è fortemente incrinato.
  Lei ha partecipato a un'iniziativa di un partito, un'iniziativa piuttosto inusuale, con una forzatura pesante, utilizzando tutta l'autorità del Parlamento, per ottenere un'audizione, un incontro con il direttore generale, quando il direttore generale, peraltro, era già disponibile a venire in Commissione. Si trattava di un episodio, discutibile e contestato, il cui esito alla fine mi sembra sia stato quello di andare nella stessa trasmissione contestata a intervenire personalmente...

  PRESIDENTE. Preciso che questo è un dato falso.

  MARIO MARAZZITI. È falso che lei sia andato nella stessa trasmissione contestata ?

  PRESIDENTE. No, è falso che nella trasmissione Che tempo che fa io sia andato perché c’è stata la manifestazione. L'invito era precedente.

  MARIO MARAZZITI. Non sostenevo che ci fosse un rapporto causale tra una cosa e l'altra, ma l'evento si è concluso con il fatto che lei si è recato alla medesima trasmissione. Era un'osservazione statistica, fattuale.
  Ciò detto, il problema principale che devo rilevare, anche a nome di Scelta Civica, è che, dal punto di vista politico, siamo fortemente convinti che i partiti debbano fare un passo indietro dalla RAI. Pertanto, è significativo, anche simbolicamente, e non solo simbolicamente, il fatto che la prima volta che c’è stata una forzatura di questo tipo, essa sia avvenuta proprio da parte di un intero partito e di un intero Gruppo parlamentare all'interno dei locali della RAI, quando ci sono regole precise. Ci si entra per un motivo, su invito, oppure si chiede un sindacato ispettivo, ma siamo in un'altra situazione.
  Io sento del tutto censurabile dal punto di vista...

  PRESIDENTE. Diamoci un tempo, però.

  MARIO MARAZZITI. Non me l'ha dato e quindi io continuo. Mi dica quanto tempo ho.

  PRESIDENTE. È in autoregolamentazione.

  MARIO MARAZZITI. Perfetto. Trovo quindi totalmente censurabile il fatto che, nel contesto di uno sforzo con cui il Paese e i partiti cercano di lavorare sulla minore ingerenza dei partiti sulla RAI, addirittura il presidente della Commissione parlamentare di vigilanza guidi una delegazione di partito dentro la RAI stessa.
  La seconda considerazione è che utilizzare il peso istituzionale del presidente della Commissione RAI per avere un incontro con il direttore generale, oltre che essere inusuale, fa saltare qualunque rapporto fiduciario.
  Vogliamo dunque porre alla sua attenzione un punto: noi sentiremmo fortemente in tono con le necessità del Paese il fatto che lei continui a esercitare la sua azione di partito nelle forme in cui ritiene, legittime, fortissime, innovative, o come crede. Sarebbe per noi però fonte di stima nei suoi confronti se lei traesse da questo episodio la conseguenza di ammettere un errore gravissimo, di cui si dovrebbe scusare. In secondo luogo, dovrebbe capire di non avere più la nostra fiducia e quindi spontaneamente rinunciare al mandato per esercitare al meglio il suo ruolo di parlamentare che vuole combattere per una televisione pubblica, per un servizio pubblico, o per quello che voi credete, nel modo in cui credete.
  Detto questo, io le suggerirei di prendere con serietà questo invito, che aumenterebbe la stima nei suoi confronti.

  PRESIDENTE. Regolamentiamo gli interventi a due minuti, altrimenti non iniziamo Pag. 6mai la Commissione e non riusciamo a mettere a margine il tema.

  PAOLO BONAIUTI. Buongiorno. Lei ha affermato prima che la questione avrebbe dovuto essere messa a margine, ma quella di cui noi stiamo trattando non è una questione marginale. Permetta a me, che sono uno dei più anziani, purtroppo, di questa Commissione, che la conosco da anni et annorum, di evidenziare che è avvenuto un fatto che non era mai avvenuto prima: un presidente, il quale si è glorificato di fare una battaglia contro l'ingerenza dei partiti della RAI, prende e va alla RAI stessa, senza chiedere un appuntamento, che credo il dottor Gubitosi avrebbe concesso, portandosi dietro il leader di quel partito, che è il suo.
  Il fatto che è avvenuto è di una gravità assoluta e totale. Non è una questione da mettere a margine, per cortesia, pur con il dottor Gubitosi, che è qui per fare la sua audizione. È l'essenza stessa del presidente della Commissione a essere minata da questo episodio.
  Quando poi lei mi dice che la trasmissione nella quale è apparso in televisione era un appuntamento che aveva fissato preventivamente, mi perdoni, ma tutto ciò non risolve il problema. È troppo facile andare, fare e poi discutere e giustificare.

  ALBERTO AIROLA. Chiedo scusa al direttore. Sarò brevissimo. Qui dentro, in quest'Aula, nessuno ha la dirittura morale per fare questo tipo di osservazioni. È inutile che ridiate. Non mi interrompete. Nessuno ha la dirittura morale qui dentro per fare questo genere di osservazioni. Avete lottizzato la RAI per vent'anni. I vostri partiti sono dentro la RAI da vent'anni. I vostri partiti... State zitti ! State interrompendo. Siete molto maleducati. Nessuno ha la possibilità di esprimere un giudizio su questa faccenda.

  PRESIDENTE. Senatore Airola, andiamo al contenuto del suo intervento.

  ALBERTO AIROLA. Posso parlare, o siete tanto maleducati da non farmi parlare ? Voi siete maleducati. Di fronte agli italiani...

  PRESIDENTE. Manteniamoci sul contenuto. Non offendiamo i commissari qui presenti.

  ALBERTO AIROLA. Di fronte agli italiani osservo che voi avete lottizzato la RAI per vent'anni. I vostri direttori di TG sono schierati, sono di partito. Questo significa che la vigilanza in questi anni non ha funzionato, perché i partiti non sono riusciti a ritirarsi dalla RAI.
  Ciò ha visto la necessità del presidente della Commissione e di alcuni parlamentari di compiere un'azione scenica, che aveva un valore scenico e mediatico, per dimostrare che è venuto il momento di ritirare questa lottizzazione e di ritornare a una RAI un pochino più equilibrata e un pochino meno colonizzata dai partiti.
  Qui dentro, senza parlare di dirittura morale, nessuno può negare questo fatto di fronte agli italiani. Negate forse che i vostri partiti abbiano diviso i canali della RAI ? Nessuno ha la possibilità di muovere questa obiezione. Nessuno può farlo e il fatto che voi mi interrompiate tanto maleducatamente rivela proprio questo.
  Concludo, perché dobbiamo ascoltare il direttore. Qualcuno ha detto che alla BBC non si sarebbe mai vista una situazione del genere. Ebbene, quando la RAI sarà come la BBC, ne riparleremo. Qui ci sono numerosi conflitti di interesse. Chi siede in quest'Aula ha, o comunque ha avuto, rapporti strettissimi con la RAI in vari modi. Io no, io sono un dipendente e un tecnico, eventualmente. Non faccio impresa, non ho società.

  PRESIDENTE. Non facciamo un dibattito a due. Airola, le tolgo la parola perché non si può fare un dibattito a due. Con calma, ci si può confrontare tranquillamente con calma. Andiamo avanti.

  FRANCESCO SCALIA. Non ho mai lottizzato nulla, ragion per cui rigetto al mittente le questioni di dirittura morale. Sempre sull'ordine dei lavori volevo invece porre un'altra questione. Purtroppo, non ho partecipato alla precedente fase di audizione del direttore generale, che immagino Pag. 7sia stata tenuta in via riservata. Mi spiego: è stato illustrato un piano industriale che oggi ci viene consegnato in forma strettamente confidenziale e non divulgabile. In ogni pagina ci è ricordato infatti che è in forma assolutamente confidenziale e non divulgabile, perché tratta di informazioni aziendali riservate, in quanto segrete. Se ne parliamo in diretta televisiva, che senso ha ? Pongo il problema, ma se è già stata pubblica la precedente riunione, è evidente che oggi non potremmo fare altrimenti. Che senso ha consegnare un piano in forma confidenziale e poi trattarlo in maniera pubblica ?

  PRESIDENTE. Le rispondo su questo punto. Nella precedente seduta abbiamo già svolto l'audizione sul piano industriale e sulla relazione semestrale in diretta streaming in seduta pubblica, con resoconto stenografico scaricabile dal sito. Oggi si pongono le domande su quel piano industriale e sulla relazione semestrale.

  FRANCESCO SCALIA. Si può ritenere che esso non sia strettamente confidenziale, nonostante la stampigliatura ?

  PRESIDENTE. Si è trattato di una scelta della RAI, che ha consegnato alla Commissione il piano industriale. È una domanda che possiamo fare sicuramente al direttore generale, perché è stata una scelta della RAI quella di trasmettere la documentazione in questa forma e in questo formato.

  SALVATORE MARGIOTTA. Torno sull'argomento già dibattuto, aperto dall'intervento di Peluffo e proseguito con gli ottimi, dal mio punto di vista, interventi di Marazziti e Bonaiuti.
  Presidente, non c’è dubbio che il problema si ponga. La sua azione – non ripeto gli argomenti già usati – è stata quantomeno irrituale e certamente del tutto in contrasto con il suo ruolo di presidente di questa Commissione. A questa presidenza lei è stato eletto da tutti i gruppi, nel rispetto, come è stato ricordato, dell'antica consuetudine di rendere presidente un rappresentante della minoranza.
  Ciò non significa che si intenda conferire un potere di rappresentanza politica a un componente della minoranza invece così è stato. Lei ha guidato, insieme a Grillo, l'invasione. Mi ha molto colpito il fatto che lei oggi sia ricorso al termine «gentilezza» nei confronti del dottor Gubitosi, dicendo che per gentilezza dovremmo chiudere questa discussione al più presto. Uguale gentilezza non ha usato quando ha invaso la RAI chiedendo di essere ricevuto praticamente con atto di imperio. È una delle tante contraddizioni...

  PRESIDENTE. Io non ho mai chiesto di essere ricevuto. Questo è un dato importante. Se lei pone la questione, io preciso che non ho mai chiesto di essere ricevuto. Mai.

  SALVATORE MARGIOTTA. Va bene. Il dato importante è l'occupazione da parte di un gruppo politico di una sede.

  PRESIDENTE. Le dico che non c’è stata alcuna occupazione.

  SALVATORE MARGIOTTA. Presidente, mi lasci finire. Lei ha avuto tante richieste di chiarimento e avrà quindi modo di chiarire in diretta. Anch'io ritengo questa situazione grave, davvero grave e mi viene da pensare ad alcuni esempi. Immagini che cosa si sarebbe detto se il Presidente della Camera, magari un Presidente della Camera a me ostile o competitor, avesse svolto un'azione uguale di occupazione di una sede di Trenitalia, tanto per dire, o di un'altra azienda che svolga servizio pubblico.
  Detto questo e sottolineato che ciò appare in contrasto netto con le sue dichiarazioni iniziali, come rilevato da tutti, e che è persino paradossale che chi sostiene che i partiti debbano stare fuori dalla RAI e poi invada la RAI alla testa del proprio partito, le sottolineo altri due aspetti che fin qui non sono stati toccati.Pag. 8
  Il primo è che è in corso il dibattito sul piano industriale esposto dal dottor Gubitosi. È in corso in questa Commissione l'esame del Contratto di servizio. Abbiamo la fortuna che il direttore Gubitosi, la presidente Tarantola, o qualsiasi interlocutore avessimo ritenuto giusto sentire, non si sono mai sottratti al confronto. Perché allora il Presidente Fico sente il dovere di porre questioni che possono anche avere una loro valenza, ma non lo fa nella sede istituzionale ? Perché non viene utilizzata questa Commissione di vigilanza per porre tali temi ? Agire in questo modo significa anche svilire quest'organo. Se, mentre facciamo un dibattito serio, approfondito, tosto, con il direttore e i vertici della RAI, lei sente il dovere di guidare il suo partito in una vicenda di questo tipo, rende residuale il lavoro che facciamo in questa sede. Che facciamo qui ? Se non è questa la sede per porre queste questioni, qual è ?
  In secondo luogo, mi lasci passare la battuta, è stato molto infelice il suo cenno durante la trasmissione Che tempo che fa. Anch'io, come il collega Marazziti, voglio credere che non ci sia alcun rapporto di causa-effetto. Certamente, come sempre, le coincidenze temporali destano sospetti, ma io sto alle cose che lei dice e non metto in dubbio la sua parola. Ciò detto, la sua frase sul fatto che in questa Commissione, nei suoi uffici, lei deve continuamente ricevere persone e lavoratori della RAI che vengono a porle questioni sconcerta. Delle due l'una: o sono questioni...

  ALBERTO AIROLA. Non avete mai ascoltato le segnalazioni dei lavoratori...

  PRESIDENTE. Uno alla volta, Airola. Uno alla volta.

  SALVATORE MARGIOTTA. Per cortesia, lei stia zitto, perché concluderò su di lei.
  Dopodiché, delle due l'una: o sono questioni personali, quelle che volgarmente si chiamano raccomandazioni, nel qual caso lei ha il diritto di ascoltarle e naturalmente di tenerle per sé, salvo poi magari evitare di criticare gli altri. Se invece sono questioni generali, se ci sono questioni generali che i lavoratori pongono al presidente alla Commissione di vigilanza, il presidente ne deve informare la Commissione. Non è un rapporto one to one. Anche da questo punto di vista credo che quella frase meriti di essere chiarita, perché è stata infelicissima. Io l'ho ascoltata in diretta, rinunciando a vedere Juventus-Milan, e l'ho trovata assolutamente...

  PRESIDENTE. Grazie dell'importanza che mi attribuisce.

  SALVATORE MARGIOTTA. Ho inviato un SMS anche a Peluffo, che è tifoso della Juventus; invece io avevo già perso con la mia Inter il giorno prima.
  Concludendo, l'affermazione di Airola si commenta da sé. Io le ho detto, e mi ha fatto piacere che lei poi sia intervenuto, che noi siamo abituati a un lavoro di Aula. La Commissione in piccolo non fa altro che ricalcare il lavoro d'Aula, a maggior ragione quello della Commissione bicamerale, che ha una dignità tutta particolare. Quando un collega offende gli altri colleghi, anche se è del proprio partito, il presidente gli toglie la parola, o quanto meno lo interrompe.
  Se qualcuno sostiene che in quest'aula non ci sono persone che hanno dirittura morale si esprimono giudizi etici che fanno scadere nell'insulto e noi non possiamo accettare gli insulti. Anche da questo punto di vista le chiedo di essere più attento, qualora lei decidesse di non dimettersi, secondo la richiesta che le rivolge Scelta Civica, nella conduzione dei lavori di questa Commissione.

  BRUNO MOLEA. Avevo concordato col collega Marazziti che parlasse lui a nome di Scelta Civica e non avevo alcuna intenzione di intervenire, ma, a questo punto lo faccio, fermo restando che condivido tutti gli interventi che mi hanno preceduto, tranne ovviamente quello dal quale ho ricevuto insulti e offese.Pag. 9
  Mi aspettavo, Presidente, che lei prendesse la parola e riconducesse il dibattito entro canali di regolarità e di rispetto reciproco delle persone, ma questo non è avvenuto, e mi dispiace molto. Per questo motivo ho deciso di intervenire.
  Presidente, sono sicuramente un neofita di questa Commissione, come lo sono dal punto di vista politico, perché questa è la mia prima legislatura. Tuttavia, non permetto a nessuno di esprimere giudizi sulla mia moralità, soprattutto in questa Commissione. Lei ha il diritto-dovere di tutelare la mia persona, non l'ha fatto e questo mi dispiace molto.
  Non credo di essere un lottizzatore. Il gruppo politico a cui appartengo è nuovo tanto quanto me. Questa è la prima legislatura anche per il mio gruppo politico e quindi sentirmi dire determinate cose, francamente, mi offende profondamente. Non le nascondo che sto ripensando al fatto di continuare a rimanere in questa Commissione, se questo è il suo livello. La invito fortemente e caldamente, se lei decidesse di non rassegnare le dimissioni, a modificare il suo atteggiamento nella conduzione della Commissione, perché non mi soddisfa assolutamente.
  La ringrazio e chiedo scusa al direttore Gubitosi del tempo che gli stiamo facendo perdere.

  MIRELLA LIUZZI. Volevo riflettere sul suo ruolo, Presidente, dato che la conversazione del giorno riguarda questo. Credo che, da quando siamo qui, da quando è riunita la vigilanza RAI, ormai da giugno, abbiamo ottenuto risultati in quanto a trasparenza mai raggiunti in passato. Le interrogazioni che vengono presentate dai commissari sono sempre inviate da lei e dalla segreteria della Commissione a tutti i commissari come anche le relative risposte della RAI. Sono stati resi pubblici alcuni appalti esterni, circostanza che non si era mai verificata da quando è nata la RAI, peraltro. È una situazione del tutto innovativa. Le dirette streaming sono fondamentali e avvengono in tutte le sedute di questa Commissione. Credo che la trasparenza sia il punto fondamentale della sua presidenza e che sia stata rispettata in toto. Lo dimostrano i fatti, come quelli che ho appena elencato.
  In realtà, il suo ruolo dovrebbe essere quello di garanzia dei partiti, ma anche dei cittadini. Non dobbiamo dimenticare che c’è un grosso malcontento nei confronti della RAI, del servizio pubblico, che non viene evidentemente del tutto svolto. Se c’è un 30 per cento di evasione del canone, ci sarà qualche motivo. Evidentemente non vengono tutelati la libertà e il pluralismo dell'informazione, come tutti i dati che ci vengono inviati dall'Osservatorio di Pavia dimostrano.
  Recarsi in RAI – ci sono andata anch'io quel giorno – voleva significare rappresentare tutti i cittadini che sentono leso un proprio diritto a informarsi. Oltre alle attività folcloristiche, che spesso avvengono in questa Commissione, abbiamo un piano industriale che è stato presentato la scorsa volta per due ore. Posso continuare ?

  PRESIDENTE. Silenzio. Il dibattito non è a due. Airola: con calma.

  MIRELLA LIUZZI. Se posso continuare, mi aspetto che quello che è appena successo qui succeda anche in Commissione bilancio del Senato. Il presidente della Commissione bilancio è infatti indagato per 150 milioni di fondi pubblici che ha veicolato per la costruzione di un porto nella città dov'era sindaco, Molfetta. Mi aspetto quindi che tutti coloro che sono insorti oggi, per una visita in RAI, contro il Presidente Fico, che, come dimostrato nei fatti, sta, per quanto mi riguarda, tutelando tutti i cittadini, insorgano anche in Commissione bilancio per un fatto gravissimo che coinvolge...

  PAOLO BONAIUTI. Non è stato accertato. Di che cosa stiamo parlando ?

  MIRELLA LIUZZI. Se posso continuare a esprimere la mia opinione...

  PRESIDENTE. Non è a due. Continui, Liuzzi, e concluda.

Pag. 10

  MIRELLA LIUZZI. Grazie, Presidente. Purtroppo, è molto difficile cercare di esporre i fatti. È stato indagato. Indagato non significa condannato. Riporto una notizia che è su tutti i giornali: mi aspetto quindi che avvenga la stessa cosa in Commissione bilancio.

  AUGUSTO MINZOLINI. Vorrei riportare la calma, anche perché, secondo me, non stiamo dando una grande immagine di noi. Penso che gli argomenti che sono stati sollevati non siano marginali. Non me ne voglia il Presidente, ma è una questione su cui dovremo confrontarci, anche perché vedo che il dibattito esprime tanti elementi su cui noi non abbiamo mai ragionato. Si parla di cittadini e di partiti, come se i partiti fossero altro dai cittadini. Entriamo in meccanismi molto interessanti, su cui dovremmo dibattere e che potrebbero avere sicuramente una conseguenza nel rapporto con il servizio pubblico.
  È anche vero però che, se noi abbiamo qui, essendo una Commissione vigilanza, il vigilato – mi scusi l'espressione, direttore – è assurdo affrontare un argomento del genere ora. È quasi paradossale, per alcuni versi. Preferirei, e avanzo questa proposta, andare avanti con l'audizione del direttore generale della RAI e affrontare questo argomento successivamente, o subito dopo, se si ritiene importante farlo anche nei tempi, oppure convocando in tempi brevi una riunione ad hoc della Commissione.
  Penso che questa sia la scelta più logica. Anche la gente che ci vede fuori, secondo me, non capisce più nulla. Dobbiamo parlare di un piano, ma stiamo parlando di altro e, soprattutto, di argomenti importanti a spizzichi e bocconi, quasi con sfoghi personali, in cui molto spesso si dicono parole pesanti senza forse neanche rendersene conto.

  ANTONIO FABIO MARIA SCAVONE. Visto che mi trovo in coda, svolgo una brevissima considerazione. Ho apprezzato molto il senso dell'impostazione che il direttore generale ha voluto imprimere alla sua organizzazione e alla sua visione della RAI, eliminando fondamentalmente il trash. Rischiamo di celebrare il trionfo della volgarità in una Commissione che si dovrebbe occupare d'altro.
  Presidente, la vicenda che è avvenuta è una gaffe. La possiamo commettere tutti, la commettiamo a volte in buona fede e a volte con minore buona fede. Non sta a me valutare quello che è avvenuto. Certamente è una gaffe. Credo che lei si potrebbe sottrarre al ruolo di gaffeur, così come le è stato chiesto, facendo ammenda di un comportamento consistito in un'irruzione inopportuna nel sistema di comunicazione, peraltro in una trasmissione con un ruolo che forse avrebbe dovuto suggerire a lei maggiore prudenza.
  L'aspetto inaccettabile però è che i toni della volgarità con cui qualche avvocato difensore ha ritenuto di sostenere le ragioni della sua presenza sottolineano, tradendosi con le parole proferite, l'intento del partito a cui appartiene il commissario che ha fatto l'intervento, e che ora è uscito, da cui, peraltro, ho sentito anche espressioni che sembrerebbero veramente da stadio. Le ho sentite in Commissione e sono veramente sorpreso per il livello al quale rischiamo di cadere. Le parole di questo collega tradiscono la volontà del partito a cui appartiene quel commissario di occupare ciò che ha ritenuto sia stato in maniera padronale occupato nel passato.
  Se ha senso che noi, con grande esperienza o con nessuna esperienza, partecipiamo ai lavori di questa Commissione, abbiamo il dovere, per l'onore che dobbiamo garantire a noi stessi, di tutelare la nostra dignità, il nostro ruolo e, fondamentalmente, la RAI.

  PRESIDENTE. Abbiamo chiuso gli interventi. Svolgerò un intervento di un minuto per chiarire alcuni punti, per dare poi subito la parola al direttore Gubitosi e non protrarre troppo avanti il discorso.
  Cercherò di affrontare tutte le questioni che sono state poste. La prima è che l'invito alla trasmissione di Fazio avviene precedentemente, come lo stesso Fabio Fazio ha scritto in un tweet. L'invito era riferito a settembre e non aveva nulla a Pag. 11che fare con la manifestazione che il mio gruppo parlamentare ha voluto organizzare. Questa è una questione importante.
  In secondo luogo, come presidente di vigilanza, molti gruppi mi vengono a trovare, sempre in questo posto, sempre nei miei uffici. Qualsiasi documento che abbia un senso e sia importante, che sia chiaro, è protocollato in Commissione e viene spedito e trasmesso a tutti per e-mail. Non c’è niente che io faccia in segreto. Quello che mi viene consegnato viene passato immediatamente, due minuti dopo, a tutti i commissari. Non agirei mai in modo diverso, perché la tutela è importante. Io mi sento sempre di garantire in modo sereno e intellettualmente onesto tutti i commissari che sono qui dentro. Non c’è mai una mia dichiarazione che vada contro i singoli commissari o contro la Commissione.
  Sostengo anche io che è la Commissione, ed è una cosa per cui mi sto battendo, la sede istituzionale per porre le questioni, per cercare di applicare la trasparenza. Non sono i giornali. Noi già conoscevamo, per esempio, dai giornali alcuni appalti e alcune società, ma abbiamo voluto sentirlo qui, lo abbiamo voluto accertare qui, perché questo è il luogo: questa è la Commissione di vigilanza, che deve fare bene il suo lavoro e controllare il vigilato.
  Penso che in questi mesi questo lavoro sia stato fatto e che sia stata data, in modo innovativo, la possibilità a tutti i commissari di lavorare al meglio, in un rispetto tra di noi che credo davvero molto forte.
  Per quanto riguarda l'intervento di Airola, mi sento tranquillamente di dire, e l'ho detto durante il suo intervento – ognuno ha la foga che ha e qui non c’è la possibilità di spegnere il microfono togliendo la parola, come avviene nelle Assemblee di Camera e Senato – che non bisogna offendere i commissari presenti.
  Non si può però nemmeno prescindere dalle storie politiche del Paese, che sono diverse. Tuttavia, tutti i commissari vanno tutelati: nessuno deve offendere. La dignità personale e la morale di ognuno vanno rispettate. Su questo non c’è dubbio e mi sembra – mi rivolgo al collega Molea, che ha posto la questione – che in questi mesi abbiamo sempre lavorato in questo modo specifico.
  Non voglio fare nessuna polemica ulteriore su questo tema, altrimenti apriamo un altro filone. Vorrei ricordare però a tutti i commissari e alle persone che hanno fatto interventi che negli ultimi mesi abbiamo assistito a manifestazioni che potevano sfociare anche proprio nell'essenza della Costituzione, ovvero, per esempio, nella divisione dei poteri dello Stato tra legislativo, esecutivo e giudiziario. Quando un potere va verso un altro potere e io non sento alzarsi scudi e muri, vorrei che almeno ci fosse l'onestà intellettuale da parte di tutti di non avere due pesi e due misure.
  Il mio gruppo parlamentare ha voluto organizzare questa manifestazione, ma i temi che sono stati posti in quel contesto sono i temi che noi qui, noi commissari al nostro interno, abbiamo posto e che continuiamo a porre. Una manifestazione rimane un caso isolato, lascia il tempo che trova, ma il lavoro costante, quotidiano e faticoso che impegna e tutela i commissari che vogliono lavorare per il bene collettivo, per il bene comune, per un'informazione libera e per i cittadini, avviene qui dentro, in questa sede istituzionale. Da questo punto io non mi sono mai svincolato. Ascolto tutti, sentiamo tutti: tutti i commissari qui possono lavorare al meglio.
  Anche io sono neofita, Molea. Anch'io non c'ero prima. Sono in Parlamento da sei mesi. Siamo nella Commissione dal 6 giugno e il mio impegno è stato massimo non solo per fare operazioni all'esterno in materia di trasparenza, ma anche per concedere la possibilità a chi vuole faticare in questa Commissione di lavorare al meglio, perché tutti insieme possiamo lavorare al meglio. Non c’è qualcuno che può andare per la sua strada all'interno della Commissione. La Commissione può lavorare insieme nel modo migliore se tutti facciamo uniti il lavoro che siamo chiamati a svolgere. Chiedo dunque a tutti, nell'onestà intellettuale massima e con la serenità massima, di non fare nella propria Pag. 12vita politica due pesi e due misure. Capisco che questa è la Commissione di vigilanza, ma è una questione molto importante. Se vogliamo continuare e riprendere questa discussione anche a margine, in un'altra seduta, lo possiamo fare senza problemi. Possiamo anche stabilire che la situazione non sia ancora chiusa. Io non rassegnerò le mie dimissioni, non ho questa intenzione, lo dico in modo sereno e onesto.
  Vorrei continuare adesso con le domande al dottor Gubitosi. Poi possiamo riprendere il discorso.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Intervengo sull'ordine dei lavori, in venti secondi, per procedere come da ordine del giorno all'audizione.
  Proprio per senso delle Istituzioni e per rispetto delle Istituzioni che lei, Presidente, rappresenta – voglio ricordarle che le rappresenta – le voglio preannunciare che, ascoltato questo suo ultimo intervento e in ragione del dibattito che c’è stato, è evidente che c’è una diversità di vedute. Continuiamo a ritenere che il presidente di una Commissione di garanzia, di vigilanza e di indirizzo non possa partecipare a una manifestazione nella quale si produce una pressione nei confronti dell'azienda che deve essere vigilata e indirizzata. C’è un punto di fondo su come si interpreta il proprio ruolo. Per questo motivo, alla luce di quello che è stato detto oggi e delle considerazioni che lei adesso ha ribadito, registriamo che c’è un punto di vista diverso, che attiene a come si intende la presidenza e la gestione della Commissione.
  Di conseguenza le preannuncio, come Gruppo del PD, valutando la questione anche con gli altri Gruppi, eventualmente, che noi scriveremo ai Presidenti di Camera e Senato per sollevare questo punto. In questa Commissione si è prodotto, a seguito del fatto della settimana scorsa, un punto di vista diametralmente opposto rispetto a come si interpretano la funzione di presidente di questa Commissione e la funzionalità dei lavori.

  MARIO MARAZZITI. Ascoltandola con grande attenzione, devo registrare che il punto centrale, con riferimento al fatto di non aver percepito da parte sua una forte infrazione all'istituto di garanzia che lei è e rappresenta e che lei abbia utilizzato, forse inconsciamente, ma comunque con tutto il suo peso, tale peso istituzionale per esercitare una pressione sulla RAI quando noi dobbiamo vigilare sull'indirizzo, è che sembra che lei non ne abbia coscienza. A me questo sembra un fatto ancora più grave del fatto compiuto, perché lei non ha fatto riferimento a questo nelle sue risposte.
  Il problema dunque esiste, è molto grave e non è una differenza di vedute tra partiti legittima, anzi legittimissima. Ognuno opera, come partito e come gruppo, nella maniera in cui ritiene. Il suo ruolo, che lei lo sappia o non lo sappia però è un altro. Se lei lo sa, è un problema. Se lei non lo sa, noi ci saremmo attesi, e ci attendiamo ancora, una fortissima autocritica che le permetta, nel caso, di recuperare parte della nostra fiducia concessale all'inizio, perché lei rappresenta noi, non il suo partito. Rappresenta gli italiani e i gruppi che l'hanno eletta come elemento di garanzia.
  Ciò detto, anche noi porremo il problema ai Presidenti di Camera e Senato e chiederemo lumi.

  PRESIDENTE. Su questo le dico, e glielo dico onestamente, che intendo il mio ruolo e lo comprendo benissimo. Sono convinto che questo mio ruolo, quando agisco e mi muovo da Presidente della Commissione di vigilanza RAI, della Commissione bicamerale, debba essere un ruolo istituzionale a garanzia della Commissione, dei lavori della Commissione, del buon ordine dei lavori dei commissari e di tutti, senza esercitare alcun tipo di pressione in alcun altro luogo. Questo punto è chiarissimo. Ho partecipato alla manifestazione del mio gruppo parlamentare, organizzata dal mio gruppo parlamentare, che ha voluto porre alla RAI alcune questioni.Pag. 13
  A mio avviso, è molto più serio da parte di un gruppo parlamentare porre alcune questioni e non venirle per forza a porle a me in vigilanza. Ha voluto fare una manifestazione. A quella manifestazione io ho partecipato come parlamentare deputato del Movimento 5 Stelle.

  PAOLO BONAIUTI. Mi perdoni, Presidente, se le dico con bonomia, senza astio, che questa favoletta del dottor Jekyll e mister Hyde non funziona. Lei non può, onestamente, venire qui e dirci che è il buon dottor Jekyll che all'interno della Commissione fa tutte le cose belle e favorisce la trasparenza e poi trasformarsi in un mister Hyde che invade la RAI insieme al leader del suo partito.
  Dia retta a me: faccia un'autocritica per ciò che è avvenuto. Non può esimersi dal farlo, perché ciò che è stato fatto ha violato ogni canone e non c'entra niente con quello che si fa qui giorno per giorno.

  PRESIDENTE. Non volevo tornare ancora su questo punto: Bonaiuti, anch'io, in modo veramente serenissimo e pacifico, le dico anche che una manifestazione sotto le aule dei tribunali svolta da chi dovrebbe essere garanzia di governo, ossia Ministro dell'interno e Vicepresidente del Consiglio...

  PAOLO BONAIUTI. Che c'entra, scusi ?

  PRESIDENTE. Se lei chiede a me questa autocritica serena, che io posso serenamente fare, chiedo anch'io a lei però di non avere due pesi e due misure su questo tema, perché è molto importante, secondo me.

  PAOLO BONAIUTI. Mi perdoni, ma vedo che è senza speranza il fatto che possa venire accolto il mio invito alla ragionevolezza.

  PRESIDENTE. Sto dicendo che io la faccio l'autocritica...

  PAOLO BONAIUTI. Ciò che lei sta dicendo non c'entra assolutamente niente con la Commissione di vigilanza, così come quando la collega prima ha ricordato il caso del senatore Azzollini. Questa è una Commissione di vigilanza e noi ci dobbiamo attenere ai lavori della Commissione di vigilanza.
  Capisco che lei e il suo partito vogliate continuamente impartirci lezioni morali, ma chi vuole lezioni morali, se è cristiano, va in chiesa a sentirle, se è laico, se le fa nel forum della sua coscienza. Non siamo qui per ascoltare lezioncine. Non mischi i piani. Va bene finché fa dottor Jekyll e mister Hyde, ma adesso sta facendo Starsky e Hutch. Basta.

  PRESIDENTE. Oltretutto, un ottimo telefilm. In ogni caso, secondo me, se succedono alcune cose in Commissione di vigilanza, non si può guardare il mondo e rimanere una setta chiusa nella vigilanza stessa.

  MAURIZIO GASPARRI. Di manifestazioni ne ho viste e ne ho fatte tante e quindi alla fine osservo con grande pragmatismo e disincanto la questione, ma c’è una differenza nel paragone che lei ha fatto. Lei è il presidente della vigilanza e ha partecipato a quella manifestazione, ma quella che era una sorta di occupazione, pacifica e democratica, per carità, della sede della RAI, si è conclusa con un colloquio a cui lei ha partecipato col qui presente direttore generale, vigilato da lei. O lei vigila sulla RAI, o va a fare la manifestazione. Non ha creato alcuna lesione fisica o democratica a nessuno, ma poi il vigilato, se sa che il presidente della vigilanza, se non è d'accordo, occupa la sede e si reca sul posto...lei avrebbe dovuto evitare di partecipare a quel colloquio. Ho visto alcune fotografie. È quello l'errore che lei ha commesso. Da militante politico del suo gruppo poteva anche essere andato in RAI, ma poi lei ha partecipato al colloquio, in cui mi pare di aver visto che ci fossero Grillo e lei, che è il presidente della vigilanza.
  Le due cose non vanno bene. La militanza combattiva, se non sfocia in reati, è comprensibile, ma le due cose contestualmente Pag. 14non funzionano, perché il vigilato, che adesso non voglio chiamare in causa e che non è certo persona che si faccia intimidire, ritengo, si trova in una condizione singolare. Se il presidente di coloro che vigilano si arrabbia, se noi siamo scontenti e andiamo alla RAI tutti insieme e il dottor Gubitosi ci deve ricevere, possono farlo anche quelli che non sono della vigilanza. Perché discriminare i nostri colleghi non componenti della Commissione di vigilanza: la questione è questa. Avere una lunga militanza politica comporta anche il saper distinguere i momenti di lotta e di governo.

Seguito dell'audizione del direttore generale della Rai, dottor Luigi Gubitosi.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito dell'audizione del direttore generale della RAI, dottor Luigi Gubitosi, che nella seduta dello scorso 26 settembre ha illustrato alla Commissione il nuovo piano industriale della RAI e la relazione semestrale. Cedo quindi la parola ai colleghi perché possano rivolgere le proprie domande e richieste di chiarimento al dottor Gubitosi.

  SALVATORE MARGIOTTA. Purtroppo, i tempi sono strozzati dalla precedente discussione, peraltro assolutamente inevitabile, e quindi sarò molto sintetico nel mio intervento, che invece nelle mie intenzioni, avrebbe dovuto essere un po’ più articolato.
  Ho ascoltato la lunga esposizione del piano industriale da parte del direttore generale due settimane fa e ho trovato il piano interessante e convincente sotto molti aspetti, nonché molto ambizioso. I tre macro-obiettivi che si pone, quello dell'eccellenza dell'offerta, dell'avanguardia della tecnologia e dell'equilibrio economico-finanziario, sono tutti fortemente ambiziosi. Se poi si pensa, come vedo dal piano industriale, di tenerli tutti e tre insieme, l'impresa...

  PRESIDENTE. Chiedo un po’ di attenzione e di silenzio, altrimenti non si riesce ad ascoltare bene.

  SALVATORE MARGIOTTA. ...se poi si pensa di tenerli tutti insieme, come fa il piano industriale, l'impresa rischia di essere titanica. Noi però abbiamo fiducia che i tre obiettivi possano essere centrati e, nel rispetto del ruolo della Commissione di vigilanza, proveremo a fare il nostro lavoro in questa direzione. Le pongo quindi singole domande anche su aspetti, se vuole, minori, ma che mi sembra importante chiarire.
  Il primo riguarda il talkshow politico. Tutti i talkshow hanno cali di ascolto, anche quelli che vanno meglio degli altri, per esempio Porta a porta e Ballarò, mentre va malissimo Virus di Nicola Porro. Il talk appare quindi un genere saturo e troppo sfruttato.
  In un'intervista a Giovanni Valentini su La Repubblica lei testualmente dice che: «Il talkshow è un format che si sta certamente logorando. È quel circolo vizioso che riflette la politica, alimentandone le divisioni, in cui imperversa un linguaggio sempre più distruttivo». Sono d'accordissimo con quest'affermazione. Mi chiedo però rispetto a questo che idea abbia la RAI nel futuro. Se è vero che il genere perde e se sono vere le notazioni critiche che lei fa, tenuto conto che il talkshow desta comunque interesse e piace ai giovani – basta vedere sui social network come vengono commentati i passaggi delle diverse personalità invitate – le chiedo di capire come pensa la RAI di rinnovare strategicamente l'offerta e quali potrebbero essere le nuove formule per comunicare la politica su tutte le piattaforme, considerato che la cosiddetta crossmedialità è stata una dei fili conduttori della sua relazione.
  La seconda domanda riguarda la questione dei sottotitoli e del cosiddetto LIS, ossia il servizio di interpretariato per i non udenti sensoriali. A me è capitato di ricevere un'associazione che pone questo tema, ossia il fatto che vi sia un'insufficienza nella proposta RAI di servizi sottotitolati o con la finestrella con l'interprete dei segni. Certamente tale servizio è presente in maniera molto inferiore rispetto ad alcune altre grandi televisioni Pag. 15europee. Soprattutto mi viene riferito che anche alcuni servizi di informazione, come Ballarò, Porta a porta, Chi l'ha visto, non possono essere visti e che quindi questa parte di popolazione risulta essere anche meno informata dell'altra.
  Mi si pone anche il tema del digitale, dei canali dedicati, che, come abbiamo visto dagli ultimi dati, crescono sempre di più. Crescono molto anche i canali dedicati RAI, come RAI 4, RAI 5, RAI Movie e RAI Yoyo per i bambini. Mi è stato fatto notare, e lo dico non per determinare un momento di commozione, che, per esempio, i non udenti non possono vedere RAI Yoyo, dove si trasmettono i cartoni animati che tutti gli altri amici di classe magari vedono e si sentono in difficoltà anche rispetto a questo.
  La terza questione riguarda RAI teatro. È molto buono il lavoro che è stato fatto. Anche all'interno di RAI 5, come lei diceva, ci sarà molto spazio per RAI teatro. In merito le chiederei, ma siamo soltanto agli inizi, di osare un po’. Proprio perché si sceglie di fare un'operazione di nicchia e di qualità, si può andare alla ricerca anche di teatro minore, di teatro indipendente, anziché trasmettere soltanto programmi che comunque si vedono. In questo modo il servizio pubblico riuscirà a essere ancora più esaltato.
  Lascio la domanda sull'Expo a Milano ai colleghi di Milano e pongo infine la questione degli esuberi. Lei ci disse già nella prima audizione che aveva lavorato a un accordo per avere 600 esuberi e successivamente provvedere a una serie di assunzioni. Mi interesserebbe sapere a che punto è nell'applicazione la politica del raggiungimento dei 600 esuberi e a che punto è il reclutamento delle professionalità che dovranno sostituirli. Chiedo anche se questo momento di esuberi, in mancanza delle sostituzioni, stia determinando difficoltà nel sovralavoro di altri dipendenti.

  MAURIZIO ROSSI. Mi dispiace di non aver assistito alla prima parte, ma l'aereo era in ritardo per il temporale su Genova, ragion per cui non mi esprimo e non prendo alcuna posizione. Mi astengo sulla questione di cui si è parlato prima.
  Direttore, io ho letto il piano industriale e mi complimento veramente per come è stato redatto. Mi creda, visto che poi muoverò invece alcune critiche, non sto scherzando nel sostenere che è veramente un lavoro straordinario. Lei sa da quanti anni mi occupo del settore. Vedo che lei ha analizzato molti temi, ma io, purtroppo, devo partire completamente da un altro presupposto.
  Ritengo che il problema principale sia che lei sta predisponendo un piano industriale senza tener conto della scadenza della Convenzione del 6 maggio 2016, che potrebbe vedere la RAI non più titolare della concessione per il servizio pubblico nella sua complessità, o per alcune parti del servizio pubblico radiofonico, televisivo e web.
  Lei non conosce a oggi gli elementi fondamentali della futura convenzione sulla base dei quali lei possa costruire un piano industriale. È una difficoltà oggettiva, non gliene faccio certo una colpa, che va oltre il 6 maggio 2016, capire che cosa si debba intendere per servizio pubblico, televisivo, radiofonico e web, quanti canali televisivi con la futura concessione potranno essere considerati di servizio pubblico, se uno, tre o cinque, e quale sarà il valore del canone chiesto a ogni abbonato con la nuova convenzione, se 30, 50 o 113 euro e quindi l'ammontare totale. Per fare un piano industriale lei ha bisogno di dati anche dei ricavi, al fine di capire l'entità degli introiti complessivi su base annua.
  Colui che vincerà l'appalto per il servizio pubblico, oppure coloro che vedranno assegnata una parte di tale servizio, qualora ci saranno diversi bandi per l'assegnazione, potranno avere ricavi unicamente dal canone o anche dalla pubblicità ? Questo aspetto cambia di nuovo completamente i numeri, ragion per cui non capisco come si facciano a fare gli investimenti.
  Ribadisco, forse questo ragionamento andava fatto qualche anno fa e oggi si sarebbe dovuto elaborare un piano che va a dieci anni, ma oggi lei non può fare un Pag. 16piano che vada oltre il 6 maggio 2016. Lei non conosce questi dati e pertanto le chiedo come abbia fatto a concepire questo riservatissimo piano, che vedremo oggi, perché l'abbiamo potuto ritirare oggi. Penso obiettivamente che sia lei, sia il consiglio di amministrazione della RAI vi assumiate una responsabilità anche personale e che nessuno a oggi possa permettersi di prendere impegni oltre il 6 maggio anche per rispetto dovuto alle istituzioni che saranno chiamate a decidere su quanto sopra esposto.
  Avrei anche altre domande da porre, per esempio se è vero che sono stati nominati quest'estate altri 50 dirigenti e se è vero che vi sono a bilancio 122 milioni di euro con 2.000 contenziosi di lavoro su 2,6 miliardi di euro di ricavi, pari al 10 per cento del fatturato. Sappiamo che la RAI pensa di avere dal Parlamento un contratto del valore di 50 miliardi di euro, i famosi 2,5 miliardi all'anno per vent'anni. Questa è l'ipotesi immaginata da RAI, ma che non è assolutamente passata dal Parlamento. Oggi la RAI costa 8 milioni di euro al giorno, tanto per fornirvi qualche dato, e circa 300.000 euro all'ora, compresi gli orari di repliche notturne ed estive.
  Vi annuncio che da oggi è online, in modo propositivo, un sito che si chiama www.cambiamolarai.it, che rappresenterà la prima consultazione pubblica sul servizio pubblico di informazione in Italia. Attraverso questo sito vorrei offrire la possibilità ai cittadini italiani, in particolare agli abbonati RAI, di esprimere le loro opinioni su che cosa sia per loro il servizio pubblico, non solo televisivo, ma anche radiofonico, web e a mezzo carta stampata. Chi ha detto infatti che anche la carta stampata non fornisca servizio pubblico ?
  Personalmente, ritengo che la scadenza della Convenzione del 6 maggio 2016 rappresenti un'occasione per affrontare il tema dell'intero assetto dell'informazione del Paese, non solo televisiva, e per ridefinire che cosa sia il servizio pubblico d'informazione nel suo complesso, sulla base di quanto si aspettano i cittadini, che sono i fruitori di tale servizio e che sono quindi chiamati a pagare un canone e dovrebbero avere per questo il servizio migliore al costo inferiore.
  All'interno del sito ho messo a disposizione anche una serie di informazioni e di documenti utili e ho inserito una sezione dedicata ai commenti e alle segnalazioni. La consultazione sarà articolata su quattro questionari tematici: cosa definiresti essere il servizio pubblico di informazione ? da quali mezzi ritieni di ricevere informazioni di servizio pubblico ? cosa definiresti essere il servizio pubblico televisivo ? cosa definiresti essere il servizio pubblico radiofonico e web ? Sarò lieto di condividere con i colleghi commissari, con il Viceministro con delega alle comunicazioni Catricalà e col direttore gli esiti del sondaggio a mano a mano che saranno disponibili.
  La mia domanda dunque è la prima che ho posto: come ha fatto a redigere un piano industriale che va oltre il 6 maggio 2016, non avendo la certezza dei ricavi ?

  ALBERTO AIROLA. Volevo chiederle se è possibile, alla luce dell'illustrazione del programma, ricevere i curriculum vitae dei dirigenti e dei capi struttura della RAI. Abbiamo avanzato altre richieste che sembrano coperte da una necessaria privacy e riservatezza. Riteniamo invece che su questo aspetto ci si possa confrontare per valutare le competenze degli attuali dirigenti che operano in RAI...

  LUIGI GUBITOSI, direttore generale della RAI. Per valorizzarli...

  ALBERTO AIROLA. Per valorizzare chi merita di essere valorizzato. Anch'io porto, inoltre, come il collega, la richiesta di numerose associazioni su un'accessibilità per non udenti a determinata programmazione. Chiudo qui e lascio spazio agli altri colleghi.

  MARIO MARAZZITI. Volevo intervenire sul tema del piano industriale. Capisco che sia un dovere degli amministratori della RAI e una necessità per noi, per Pag. 17esaminare le linee di riforma e di sviluppo interno della RAI nella situazione data. Capisco tutte le difficoltà che l'attuale vertice della RAI può avere, non avendo lo scenario completamente chiaro, come osservava il senatore Rossi.
  A differenza del senatore Rossi però apprezzo fortemente lo sforzo compiuto, perché mi sembra uno sforzo di buonsenso, all'interno di una situazione di dati conosciuti e di un ragionamento ragionevole su come evitare irrazionalità organizzative nella RAI e favorire un'evoluzione che permetta un più efficace servizio pubblico.
  Quando esamineremo il nuovo Contratto di servizio pubblico, noi, come Commissione di vigilanza, porteremo il nostro contributo forte per indicare quale contenuto di servizio pubblico riteniamo sia doveroso per la RAI all'interno dell'attuale convenzione. La RAI sarà meglio strutturata per rispondere a questa domanda.
  È chiaro che, se noi chiederemo migliaia di ore di informazione regionale, potrebbe addirittura accadere che l'organizzazione della RAI attuale sia insufficiente. Se chiederemo poche centinaia di ore di informazione regionale, probabilmente l'attuale struttura della RAI sarà sovrabbondante.
  Pertanto, poiché il piano industriale è stato redatto ancora prima che noi possiamo fornire queste linee di indirizzo, abbia tutta la mia partecipazione per lo sforzo ragionevole contenuto in questo piano industriale.
  Rispetto al sito web di consultazione popolare sul futuro della RAI l'iniziativa del senatore Rossi è interessante. È una sua iniziativa. Sarò anch'io molto interessato ai risultati.
  Ciò detto, entrando nel merito del piano che lei ci ha presentato, volevo soffermarmi solo su tre punti. Mi sembra che mettiate seriamente in rilievo quanto l'offerta RAI web sia totalmente dispersa e come sia quindi necessaria, in un piano industriale serio, una forte convergenza verso il web unico. Mi sembra un elemento giusto e saggio e mi sento di spingere in questa direzione. Non ha proporzione il fatto che la RAI tuttora raggiunga attraverso i canali di informazione e televisivi il maggior numero di italiani rispetto ad altre centrali editoriali, mentre la forza del web RAI sia totalmente irrisoria rispetto a quella dei concorrenti.
  Pertanto, credo che la convergenza sul web unico e il pensare anche in maniera digitale l'offerta dei prodotti sia indispensabile. Chiedo quindi al direttore generale se si pensa di fare qualcosa in questo senso per arrivare a nuovi risultati anche relativi all'offerta della RAI per l'Italia all'estero.
  La RAI ha subìto tagli consistenti del contributo pubblico su questo terreno dalla Presidenza del Consiglio, ma l'Italia all'estero è per noi una forte priorità, perché abbiamo la possibilità non solo di fare politica estera, ma anche di esportare il prodotto Italia nella forma migliore all'estero. In questo senso il web unico potrebbe essere una chiave anche per un tipo di offerta nuova per l'Italia all'estero, con canali digitali e web che possano essere meno costosi e più efficaci.
  Passo alla terza osservazione. Se si guardano i macromodelli produttivi e l'offerta news RAI, si vede la quantità di centrali produttive RAI, che è, anche visivamente, fortemente diversa da quella di BBC, di TVE e degli altri partner europei. Mi chiedo se, per esempio, la posizione privilegiata di contiguità della RAI, per la sua presenza a Roma, con un pontificato come questo, di grande forza e interesse internazionale, non possa spingere a un maggiore coordinamento e a una maggiore concentrazione per un'offerta unitaria, di valenza mondiale e internazionale della RAI nel campo dell'informazione religiosa, che coinvolga anche le altre confessioni religiose.
  Concludo con un apprezzamento per lo sforzo che si compie sul discorso di RAI Teatro. Mi risulta che ci sia in programma – sta per partire – un'ora di storia al giorno. Questa mi sembra, se non sufficiente per parlare di nuovo servizio pubblico, comunque un'iniziativa molto significativa, perché questo è un paese che ha bisogno di memoria e non può rimanere Pag. 18semplicemente nella superficie del click immediato. Lo dico per tutti noi, perché è un problema per le nuove generazioni, anzi per tutte le generazioni.
  Infine, chiedo che cosa la RAI pensa di fare per riequilibrare anche nei contratti di appalto il fatto che la maggior parte di tali contratti con società esterne sia concentrata al Centro-Nord e non nel Centro-Sud. La maggior parte degli appalti a società di produzioni esterne è con soggetti che hanno sede nel Centro-Nord e non nel Centro-Sud. Questo è un elemento, secondo me, molto importante. Non è in radice per nulla sbagliato che la RAI utilizzi soggetti esterni qualificati, perché in questo modo svolge un'altra funzione di servizio pubblico, che è quella di essere motore di nuovi talenti e di società di produzione anche nel mondo privato. In questo senso credo ci sia una grande qualità di capacità produttiva, innovativa e ideativa di autori, produttori e realizzatori, anche con nuove tecniche, anche nel Centro-Sud. Suggerisco pertanto di valutare questo elemento. In questo senso i documentari e i corti possono forse trovare uno spazio importante come quello della storia.

  PRESIDENTE. Per richiesta del direttore generale, che vorrebbe iniziare a rispondere a queste prime quattro domande, gli do la parola, perché gli argomenti sono molti. Continueremo poi a porre le altre domande.

  LUIGI GUBITOSI, direttore generale della RAI. Vado in ordine di domanda e vorrei innanzitutto fare una precisazione. Il senatore che si è allontanato chiedeva se il nostro sia un piano riservato o non riservato. In teoria questo sta al vostro buon cuore. Siamo l'unica azienda in Italia che consegna il suo piano industriale all'esterno, il che è piuttosto inusuale e bizzarro. A me piacerebbe vedere quello di Mediaset e quello di Sky. Se li avete, magari ce ne passate una copia.
  Abbiamo scritto «riservato» e il nome della persona perché speriamo che non lo passiate ai giornali, ai competitor. Evidentemente questo fa parte dell'etica di ognuno. In passato, peraltro, la RAI non ha mai presentato il piano industriale pubblicamente però in un'ottica di maggior...

  PRESIDENTE. Trasparenza.

  LUIGI GUBITOSI, direttore generale della RAI. Non è una questione di trasparenza, perché raccontare il proprio piano è agire come l'allenatore che rivela la formazione tre giorni prima: è stupido. Non è trasparenza, francamente, Presidente. È una questione tesa a cercare di lavorare di più con la Commissione e di mettervi in condizione di capirci meglio. Raccontare i nostri segreti industriali fuori o il modo in cui lavoriamo ai concorrenti francamente non serve. Soprattutto se l'obiettivo è quello di vigilanza e di indirizzo, non ce ne sarebbe bisogno. Tuttavia, ci ha fatto piacere permettervi di capire meglio la RAI e anche mostrarvi che non abbiamo particolare timore di nascondere alcunché.

  PRESIDENTE. È anche trasparenza nei rapporti con la Commissione, per agevolarne i lavori. È trasparenza anche in quel senso.

  LUIGI GUBITOSI, direttore generale della RAI. Infatti, se la Commissione lo tiene per sé, è meglio. Evidentemente partiamo dal presupposto che poco di quello che c’è in RAI riesce a rimanere all'interno dell'azienda e quindi non ci dovrebbero essere particolari problemi.
  Passo alle domande. Iniziamo dalle prime. Lei ha citato tre obiettivi. Credo che quello di avere i conti in equilibrio sarebbe un obiettivo facile, se si decidesse di non investire in tecnologia o di non migliorare l'offerta. Se tagliamo tutto e smettiamo di comprare le Olimpiadi o altre manifestazioni, ce la facciamo. Credo che i conti in ordine siano un prerequisito per il nostro obiettivo. Dobbiamo ricordarci che quello che fa la differenza con i concorrenti commerciali è il fare servizio pubblico, fare una televisione di qualità e Pag. 19portarla in ordine. Ieri sono stato a Cagliari e ho trovato una bella redazione, con persone che hanno voglia di fare bene, ma con investimenti mancanti da molti anni. Dobbiamo spendere, dobbiamo fare un upgrade tecnologico ? Mi dispiace che non sia stato fatto prima. Credo che i tre obiettivi debbano essere un tutto unico, perché ci sono tante situazioni. Ogni volta che vedo qualcosa che non funziona avverto un colpo al cuore, ma questo ci offre l'opportunità di migliorare. Dovremo quindi conciliare l'obiettivo di rigore con quello di crescita. È una storia che avete già sentito in altri contesti, perché è applicabile anche al Paese, ma sicuramente non ci può essere rigore nei conti senza crescita, almeno per quanto ci concerne.
  Passiamo al talkshow. I talkshow stanno avendo un doppio problema. Il primo è che tutte le formule, dopo un po’ di tempo, si logorano. Vi ricorderete che i reality andavano molto di moda un tempo e che adesso non si fanno più. Ci sono cose che vanno d'accordo, in un dato momento, con gli spettatori, ma poi l'eccesso di offerta a volte può provocare un senso di stanchezza. Ci sono anche troppi talk, tutti relativamente molto simili, ma noi stiamo pensando a una soluzione. Che cosa succede in questi casi ? Poiché c’è frammentazione, i brand più forti, quelli più stabili, quelli che hanno una forte credibilità come pubblico, vanno meglio. Ballarò è una corazzata in questo campo. Tutti lo conoscono, è diventato un appuntamento fisso, ha una sua struttura che si è assestata negli anni, ma non ha iniziato così forte. Floris l'ha fatto crescere nel corso degli anni: adesso va bene. I prodotti più giovani invece hanno più difficoltà non solo nelle nostre reti, ma un po’ dovunque. Quest'estate abbiamo fatto un esperimento interessante, con una trasmissione che si chiamava Petrolio, il cui nome forse non era troppo convincente, ma che ha rappresentato una maniera di fornire informazioni interessanti.
  A me piace moltissimo una trasmissione che fanno in America da 46 anni. Si chiama 60 Minutes: dateci sessanta minuti e vi daremo il mondo. A me piacerebbe che anche noi studiassimo un programma del genere. Lo stiamo studiando, speriamo di riuscire a farlo, ma c’è un problema di offerta. Soprattutto, credo che quello che debba cambiare un po’ nel talk non sia solamente il formato, ma anche i toni. Ci dovrebbero essere, secondo me, toni più garbati, molto civili.
  La direzione generale detta alcune linee generali, ma non precisa quello che deve fare ognuno. Credo sia giusto così, anzi deve essere giusto così. Non diamo indicazioni d'imperio su che cosa devono fare e chi devono invitare i talk. Per esempio, la scelta di invitare il Presidente Fico è stata compiuta da Fazio in totale libertà, così come per altri ospiti. Nessuno riceve da noi indicazioni. Ricevono, in alcuni casi, indicazioni a stare attenti all'equilibrio e a riequilibrare, ove necessario, ma mai con riferimento a singoli ospiti o a come comportarsi. Sono solamente indicazioni di natura generale.
  Sui non udenti, che ha citato lei e anche qualcun altro, il solerte staff mi faceva notare che abbiamo realizzato 13.100 ore di sottotitoli rispetto alle 5.000 del 2007. È un numero importante. Anche i talkshow sarebbero – ovviamente io non l'ho verificato di persona, me lo stanno scrivendo – sottotitolati nel durante. Me lo conferma lo staff. Detto questo, guarderò la questione, perché, mentre su tanti temi possiamo dibattere e magari essere in disaccordo, su questo non c’è argomento di dibattito. La protezione dei non vedenti, come degli ipoudenti e delle altre categorie più disagiate, è uno dei nostri doveri di base, su cui non c’è possibilità di discussione. Mi ha colpito chi ha citato RAI Yoyo. Questo non deve succedere e basta. Lo verificheremo immediatamente e, se del caso, lo metteremo a posto.
  Sul teatro il 28 ottobre, con i ministri competenti, apriremo un tavolo, invitando alcuni dei maggiori esperti di teatro – come sempre, quando si invitano alcuni esperti, ce ne potrebbero essere altri altrettanto degni – per studiare una strategia di come la RAI possa aiutare il pubblico a riavvicinarsi al teatro. Abbiamo già detto che RAI 5 si trasformerà – inizieremo, Pag. 20penso, dal giorno della diretta della Scala – nel canale delle performing arts, ossia musica, teatro e balletto, tutto dal vivo.
  La sperimentazione sicuramente deve far parte del piano, ma, quando si tenta di fare divulgazione, la sperimentazione a volte è capita da pochi. Questo è un dibattito che abbiamo fatto molto con gli addetti ai lavori. Mi spiego: per esempio, con la musica, se facciamo Brahms, Beethoven o Mozart, abbiamo un pubblico più vasto. Se andiamo sulla musica dodecafonica del Novecento e su Philip Glass, la vedono in pochi. L'obiettivo sarà all'inizio di allargare la platea e far sì che la gente si interessi nuovamente ad alcuni argomenti. Faremo anche un po’ di sperimentazione, ma, se esageriamo, rischiamo di avere un pubblico meno vasto.
  Ci sono ancora due elementi. Uno è l'Expo Milano-Roma, una polemica che francamente trovo un po’ sterile, nel senso che mi sembra che questi temi siano stati risolti 152 anni fa, con l'Unità d'Italia. La RAI è sia a Roma, sia a Milano, sia in altre città e sarà dovunque. Il motivo per cui la base è a Roma è perché lo scopo è quello di entrare in tutte le nostre trasmissioni, ma il TG che seguirà l'Expo è quello di Milano per definizione. Ci saranno persone con base a Milano che non faranno altro e ci sarà anche una rubrica settimanale del TGR sull'Expo. Dovunque c’è RAI, per usare uno slogan, ci sarà Expo. Non sarà una questione di Milano o Roma.
  Infine, lei mi chiedeva degli esuberi. Stiamo andando in linea. Credo che 500-600 colleghi abbiano già lasciato l'azienda quest'anno a vario titolo e sono fiducioso sul fatto che arriveremo al numero di 600, come dicevo. Abbiamo assunto alcuni giornalisti. Domani si installa la Commissione per il concorso interno sui giornalisti, volto anche a stabilizzare alcune, impropriamente dette, partite IVA. Parteciperanno interni a partita IVA che vogliono diventare giornalisti. Poi partirà il concorso nazionale. Abbiamo assunto, sempre con concorso, alcuni ingegneri. Potrò essere più preciso in altre audizioni, o, se vuole, le fornirò anche una risposta scritta.

  PRESIDENTE. Domani parte la Commissione interna.

  LUIGI GUBITOSI, direttore generale della RAI. Domani si installa la Commissione e il concorso dovrebbe essere il 15. Vado a memoria. Domani c’è il test scritto. Il 15 dovrebbero iniziare gli esami orali. I test scritti servono a ridurre il numero a un livello gestibile. Chiuderei su questo tema. Alle sue domande mi sembra di aver risposto a tutto.
  Passerei ora alle osservazioni del senatore Rossi. In prima pagina noterà che c’è scritto «2013-15». Poiché il 2015 viene prima del 6 maggio 2016, il piano non dovrebbe suscitare sue preoccupazioni, comprese quelle sulla mia personale incolumità economica, per le quali la ringrazio. Detto questo, francamente continueremo a pianificare ben oltre il 2015 e il 2016. Gli investimenti si pianificano su un orizzonte temporale lungo. Le Olimpiadi, di cui abbiamo acquistato i diritti da Sky, come ricorderete, sono nel 2016. Credo che sarebbe assolutamente incosciente e un po’ folle stabilire di finire al 2015 e poi quello che succede, succede. Potrei anche utilizzare come limite non il 6 maggio, ma il 17 luglio 2015, il giorno in cui io lascio. Potrei lasciare tranquillamente, ma non sarà così. La mia opinione, totalmente personale, è che il tema non è se ci sarà la RAI o se non ci sarà. Secondo me, in fondo in fondo non lo pensa neanche il senatore Rossi. Il tema è come sarà la RAI e che tipo di servizio pubblico offrirà. Su questo, secondo me, ci sarà un intenso dibattito.
  Credo che, come tutto, il dibattito dipenderà poi anche da chi lo conduce. Se il sito del senatore sarà su come cambiare la RAI, sono d'accordo. Se invece sarà su come smantellare la RAI, evidentemente non mi trova in accordo. È chiaro che noi abbiamo un conflitto di interessi, lo dico senza acrimonia, perché la sua fortuna economica dipende dalla sfortuna economica Pag. 21della RAI e quindi finché non si risolve questo problema, secondo me, il suo non sarà del tutto credibile, come sito di consultazione.
  I 50 miliardi, secondo me, sono stati citati da qualcuno sotto l'effetto di sostanze illegali, perché non esiste un numero di 50 miliardi di canone neanche su cinque anni. Non ho capito il contratto di cui parlava il senatore Rossi, di 50 miliardi. È un numero bellissimo, ma o sono vecchie lire, oppure c’è stato probabilmente, lo dico scherzando, un uso di sostanze illegali.
  Non commenteremo nemmeno sui contributi alle TV locali. Ci deve essere una sana competizione e credo che arricchisca il Paese avere un contributo alle TV locali e uno alla RAI. Pensare di sostituire l'una alle altre sarebbe sbagliato per entrambe.
  Con il senatore Airola mi permetto di fare una precisazione. Io ero presente durante il vostro dibattito, vi confesso anche con un po’ di disagio, perché non mi compete entrare in questi temi, ma ha citato una questione. Lei ha detto una cosa di cui abbiamo parlato anche con Beppe Grillo e con voi all'interno. Io accetto, fa parte del mio lavoro, che voi mi critichiate e anche che chiediate le mie dimissioni. Adesso è comune chiedere le dimissioni, come vede, Presidente. Credo che sia corretto dal vostro punto di vista criticare il consiglio di amministrazione – anch'io lo faccio quando è utile – o che critichiate la presidente Tarantola, ma quello che è inaccettabile è l'insulto per l'insulto alla RAI.
  Dire che la RAI è lottizzata significa dire che 13.000 persone che ogni mattina vanno a lavorare sono tutte lottizzate. La prego di non offendere i dipendenti, che meritano rispetto. Sino a quando lei sostiene che alla RAI succede questo e che la RAI è lottizzata...

  ALBERTO AIROLA. È un fatto.

  LUIGI GUBITOSI, direttore generale della RAI. No, non è un fatto. Se lei ha dei fatti, li denunci alla magistratura, ma smetta di dire che la RAI è corrotta e che i suoi dipendenti sono tutti ladri. Ditelo di me, piuttosto.

  ALBERTO AIROLA. Non ho detto corrotta, ho detto lottizzata.

  PRESIDENTE. Senza dibattito a due.

  LUIGI GUBITOSI, direttore generale della RAI. Io non mi sento lottizzato da nessuno. I colleghi che ho nominato non sono lottizzati. Credo che voi abbiate opinioni diverse qui dentro, ma credo che il lavoro inizierà a diventare migliore quando si capirà che la RAI è un asse del Paese e che dobbiamo renderla migliore. Demonizzarla non è l'approccio giusto. Se c’è una persona corrotta e lottizzata, segnalatela, ovviamente se sono io, denunciatemi. Sarò il primo a voler questo soggetto fuori dall'azienda. Le assicuro che su questo fronte, e chi conosce la mia storia lo sa. Non usiamo però luoghi comuni e smettiamola di dire che la RAI è un luogo di corruzione e di lottizzazione. Se l'ho interpretato in questo modo e lei non voleva dirlo...

  ALBERTO AIROLA. Non ho detto «corruzione».

  PRESIDENTE. Airola, se poi riusciamo a fare un altro giro di interventi, parlerà. Adesso non dibattete a due.

  LUIGI GUBITOSI, direttore generale della RAI. Se ho interpretato male il suo intervento, sono io che le chiedo scusa, ma ci tenevo a dire che in futuro sulla RAI dovremmo esprimerci dicendo «Questo non va bene, questa persona ha sbagliato, questo è disequilibrato». In tal caso, va bene. Se diciamo che sono tutti così, è sbagliato.
  Sui curriculum la risposta potrebbe essere molto veloce ed è no, semplicemente perché la valorizzazione dei dipendenti la devo fare io, non la deve fare lei. Se questa Commissione si occupa di nomine, stiamo sbagliando tutto, torniamo al passato. Devono essere il presidente, il consiglio e il direttore generale e non Pag. 22esponenti politici a valutare i curriculum, senatore. Non va bene. Questo è l'errore di vent'anni.
  Lei dice di essere in buona fede intellettuale, ma anche gli altri magari pensavano di esserlo. Tutti la pensano di scegliere nell'interesse del Paese, ma c’è un ruolo del direttore generale, uno del presidente, uno del consiglio e uno della Commissione vigilanza, che non è quello di valutare chi deve essere nominato: questo non è il vostro compito e, finché io sarò direttore generale, non ve lo farò fare. Punto.
  Non voglio essere aggressivo o tranchant, ma questo è un punto fondamentale. Non vi dovete occupare, non voi del 5 Stelle, ma nessun partito, di questo argomento. Non dovete, è sbagliato. Non vi dò i curriculum, ma non perché non ve li voglia dare. Questo è un punto fondamentale. Ci sarebbe un problema a fornirvi i curriculum ? No, ma, se lo scopo è quello di entrare nelle nomine, allora dobbiamo fare il punto di non darveli, perché non dovete entrare nelle nomine.

  ALBERTO AIROLA. Ho diritto di replica.

  LUIGI GUBITOSI, direttore generale della RAI. Tutti avete diritto di replica. Il direttore del TG lo devo proporre io per legge. Quando cambierà la legge e lo nominerà la Commissione di vigilanza, ci sarà un altro direttore generale e quella sarà la legge, ma oggi non è così. Secondo me, quando lei dice che dobbiamo tenere i partiti fuori dalla RAI, avete preso questa come una battuta, e tale voleva essere: è stato scherzoso per rompere il ghiaccio, ma anche voi dovete restare tutti fuori.
  Poiché questa era l'unica domanda del senatore Airola, passerei al prossimo intervenuto. Poi magari continuiamo. Onorevole Marazziti, sicuramente ci saranno effetti sull'organizzazione. Il sito web non è ottimizzato in questo momento, ma ne lanceremo a breve uno nuovo.
  Sulla multimedialità una notizia che avete letto sui giornali oggi e che ci fa molto piacere. La nostra – con il Corriere della sera, peraltro – Indigo Production «Una mamma imperfetta» è stata acquistata dalla Disney. È la prima volta che la Disney acquista un formato italiano per diffonderlo in America. Abbiamo fatto dunque una bella figura su un prodotto innovativo, di cui siamo molto contenti.
  Sulla storia vedrete, per esempio, due ore, non una, in prima serata su RAI 3 su Verdi. Il 10, giovedì, anniversario di Verdi, si installa un comitato di storici, che assisterà la RAI. Come per il teatro, abbiamo costituito un comitato scientifico di storici, in cui ci sono alcuni tra i più grandi storici italiani. Partono tra breve le trasmissioni di storia giornaliere: questa tematica continuerà a far parte – lo è sempre stato, per la verità, abbiamo sempre fatto belle trasmissioni – dell'attività della RAI.
  Sugli appalti e sul Centro-Nord francamente non so. Vale quanto ho detto per i 152 anni di storia d'Italia: non facciamo troppo caso se tali soggetti sono al Nord o al Centro. È chiaro che ci farà piacere essere un po’ presenti su tutto il territorio. In questo senso quello che facciamo è diffondere più produzioni sul territorio.
  Per esempio, il nuovo talent letterario di RAI 3, Masterpiece, sarà girato a Torino e alcune trasmissioni saranno realizzate a Napoli. Questo porterà indirettamente un po’ più di lavoro a Torino e a Napoli, ma non c’è una targetizzazione specifica per far lavorare un'area piuttosto che un'altra: è totalmente casuale. Tra l'altro, essendo ente pubblico, dobbiamo emanare bandi di gara e, di conseguenza, non saremmo in grado, neanche volendo, di favorire un'area piuttosto che un'altra.

  PRESIDENTE. Andiamo avanti fino alle 11 per completare il giro di domande e risposte con il direttore. Chiedo a tutti di essere sintetici al massimo e vi ringrazio anticipatamente.

  FEDERICO FORNARO. Cerco di rispettare questa disposizione, ma oggettivamente commentare e ragionare di un piano industriale di queste dimensioni, di questa profondità e di questa serietà in poche battute non è semplicissimo.Pag. 23
  Vorrei esprimere un apprezzamento forte per l'impostazione del piano. Nella mia vita professionale ne ho visti diversi e credo che sia da apprezzare il sano realismo con cui esso affronta la situazione, evitando di disegnare per gli anni futuri risultati fantasmagorici, di cui poi sarà qualcun altro a dover rispondere. Da questo punto di vista credo che questo sia un elemento importante.
  Va bene il confronto europeo, ma mi permetto di suggerire, il che non vuol essere una critica, rispetto alla suggestione della trasformazione in prospettiva della RAI in una media company del servizio pubblico la necessità di un upgrade di questo piano industriale su una parte un po’ più visionaria, di vision, cioè su che cosa sarà la televisione del 2020.
  I cambiamenti tecnologici che sono segnalati in maniera molto forte stanno producendo molti effetti. Siamo dentro una rivoluzione e quindi riuscire a capire dove tale rivoluzione porterà è essenziale per fare investimenti giusti adesso, altrimenti il rischio è di fare investimenti che poi alla fine non saranno coerenti con il risultato finale.
  È molto positiva l'evidenziazione degli elementi e dei settori critici della RAI, dalla radio, al web, alla pubblicità. Vado velocissimo e pongo due questioni.
  In primo luogo, è trattato nel piano industriale, ma credo che vada risottolineato, il tema del mancato switch-off completo su tutto il territorio nazionale. Il tema della ricezione è molto presente in diverse aree. Vorrei chiedere se uno dei cantieri che erano stati annunciati dal direttore generale riguarda proprio questo tema.
  Ringrazio anche della pronta risposta all'interrogazione che ho presentato per quanto riguarda la ricezione in Piemonte. Il segnale riconosce un problema di ricezione e di interferenze per oltre 500.000 utenti della regione e quindi è un tema importante.
  Quanto alla questione dei centri di produzione, nella sua illustrazione della volta scorsa, che ho ritrovato nel piano industriale, lei ammette una situazione oggettiva di sottoutilizzazione sia del centro di produzione di Torino, sia di quello di Napoli e si pone come prospettiva quella di migliorare il loro utilizzo.
  Segnalo che, e questo non c’è evidentemente nel piano, occorrerebbe per ogni singolo centro di produzione disegnare il percorso per poterlo fare. Personalmente, conosco un po’ di più il centro di Torino, dove si pone un tema di investimenti tecnologici. Volevo capire quali produzioni – una l'ha appena citata – si pensa di portare a Torino e soprattutto evidenziare che c’è un problema di risorse. Oggi in questo centro di produzione ci sono alcuni uffici che non hanno più i dipendenti e che espongono fuori un cartello con scritto di chiamare un numero telefonico per le emergenze. Credo che sia un tema molto forte.
  Allo stesso modo, sottolineo la necessità, e ne chiedo le tempistiche, degli investimenti tecnologici sulle troupe esterne. Abbiamo un gap molto forte con la concorrenza, gap che sta lasciando soprattutto a Sky vantaggi competitivi che, viste le dimensioni e il carattere di servizio pubblico di RAI, sono francamente inaccettabili.
  È molto positivo il fatto che nel piano industriale si segnali la necessità degli investimenti tecnologici, ma sarebbe importante capire quale scansione hanno e soprattutto, visto che le risorse non sono infinite, quale priorità intende attribuire l'azienda rispetto ai diverse settori in merito agli investimenti tecnologici.
  Ci sarebbero da dire molte altre cose, ma mi adeguo alla richiesta del Presidente.

  AUGUSTO MINZOLINI. Il piano che avete presentato è interessante, ma è talmente grande che alla fine è difficile affrontarlo. Vorrei porle alcune domande più precise su determinati argomenti.
  Innanzitutto mi riferisco alla situazione della raccolta pubblicitaria. Mi dica se è vero o meno, perché mi arrivano alcuni dati. Nel giugno 2013, da quanto mi risulta, c’è stato un meno 15 per cento – è un dato Nielsen – nel luglio 2013 un meno 5 per cento e nell'agosto, da quanto mi Pag. 24riferiscono, siamo arrivati al meno 19 per cento. C’è un rialzo nel settembre del 2013, anche perché nello scorso anno, come lei sa, le cose non andavano molto bene.
  Un'altra cosa che volevo chiederle è come sta andando la raccolta per Carosello. Lei ne ha parlato come di un fiore all'occhiello la volta scorsa, ma non so se poi questa offerta abbia avuto una domanda da parte delle agenzie pubblicitarie.
  Le facevo questo discorso anche perché vorrei capire se tutte le notizie che ci sono state sul contratto di Crozza siano vere. Teniamo conto che, partendo da questo, è evidente che difficilmente arriviamo ai 670 milioni di euro che erano stati dichiarati come obiettivo. Vorrei vedere se, per caso, lei può fare una precisazione rispetto all'andamento e se quella cifra si abbassa o meno. Ho letto sui giornali l'ipotesi di un contratto per Crozza di circa 20 o 30 milioni...

  PRESIDENTE. Anch'io ho letto 30 milioni.

  AUGUSTO MINZOLINI. Tenendo conto che il budget, per esempio, del TG 1 dovrebbe essere di 10-11 milioni l'anno, almeno ai tempi miei era questo, mi sembra una cifra molto alta e quindi vorrei sapere se è vera.
  Parlando poi della necessità di far entrare nuove culture alla RAI, è vera la decisione di assumere a chiamata diretta dalla scuola di Perugia 35 giornalisti ? Non capisco perché, se un'operazione del genere viene fatta, perché non debba essere invece bandito un concorso che riguardi tutte le università.
  Come ultima questione, c’è il discorso dei pensionati che non devono essere riutilizzati. C’è stata tutta la vicenda Minoli, di cui vi ricorderete. Per quale motivo mi riferiscono che è stata ripresa una persona che ha lavorato in RAI, e che è stata pensionata, come Rizzo Nervo, quale direttore della scuola di Perugia ?
  Finisco qui. Sono domande precise, senza alcun intento polemico.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Consegno alcune domande, perché i tempi sono quelli che sono. Se è possibile avere una risposta scritta, va benissimo.
  Ascoltando le domande, ho visto che c’è una proliferazione di siti che danno conto dell'attività della Commissione. In merito siamo impegnati nel lavoro di cui abbiamo parlato la scorsa volta.
  Non dico nulla anche perché, quando ho sollevato la questione di Raiwatch in merito al fatto che era stata pubblicata una risposta alla mia interrogazione che conteneva dati sensibili, ho visto che Brunetta ha chiesto il giurì d'onore. Non vorrei che oggi anche il senatore Rossi me lo chiedesse al Senato. In questo modo farei il bicameralismo perfetto: prenderei un giurì d'onore alla Camera e uno al Senato.
  Sull'Expo...

  MARIO MARAZZITI. Peluffo, facciamo una convergenza anche dei siti sulla RAI e creiamone uno solo.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Va bene. Sull'Expo – l'accennava Margiotta e c’è stata una parte di risposta – ho depositato un'interrogazione, ragion per cui più che una domanda sollecito una risposta, come di solito viene fatto, di dettaglio.
  La seconda questione riguarda il GR Parlamento, visto che già a luglio l'Assemblea aveva sollecitato e chiesto a questa Commissione, ai commissari, di capire quale sia il percorso che l'azienda pensa di intraprendere in termini di unificazione, in che direzione e con quali tempi.
  La terza questione riguarda RAI Yoyo e credo che corrisponda a quanto diceva il direttore in premessa al piano industriale. Vi è la necessità per l'azienda di essere riconoscibile nel mare magnum del digitale. A me sembra che RAI Yoyo sia uno dei canali che più immediatamente riescono a essere riconosciuti.
  Quanto al riferimento all'ipotesi che non ci sia più pubblicità su RAI Yoyo, da genitore le dico che questo, per esempio, mi aiuterebbe molto, perché le richieste Pag. 25che vengono da mia figlia, soprattutto adesso che inizia il periodo degli astucci, sono continue. Avete anche la corazzata di Peppa Pig, che sfonda qualunque resistenza. La domanda però è questa: immagino che la scelta di non avere pubblicità non significhi diminuire gli investimenti. La sollecitazione è in questo senso.
  Infine, nella presentazione del piano industriale c’è un riferimento, che credo sia una novità, che sarebbe interessante anche poi, nel corso dell'implementazione, capire effettivamente che cosa significhi. Mi riferisco alla valutazione del costo di trasmissione, come lei lo definiva.
  In merito ho una domanda legata all'attualità di questi giorni. Su quello che è accaduto, la tragedia di Lampedusa, se non ho capito male, ci sarebbe stata la possibilità di svolgere una serie di occasioni di approfondimento informativo, anche con trasmissioni che avrebbero potuto essere realizzate in loco. Tuttavia, questioni legate ai costi di produzione non hanno consentito tale approfondimento, che credo sarebbe stato interessante e utile.
  Vorrei capire dove si ferma il tema della valutazione del costo di trasmissione e dove esso incoccia invece con le opportunità di approfondimento informativo e giornalistico.

  RAFFAELE RANUCCI. Direttore, le pongo alcune domande dirette.
  Sulla radio e sul posizionamento di Radio RAI, voi nel piano industriale la posizionate tra le radio parlate, con un ascolto soprattutto da parte della popolazione istruita e anziana. La radio è un punto in cui dobbiamo recuperare sulla redditività. Che cosa pensate di fare per spostare le radio della RAI in una fascia più appetibile commercialmente e quindi per ringiovanirle ?
  La seconda domanda riguarda Sipra. Nel piano industriale lei parla di una maggiore relazione tra Sipra e palinsesti, in relazione a comunicazione e cambiamenti dei palinsesti. Sappiamo che questo, direttore, è un problema che esiste da sempre. Se lei riuscirà a risolverlo, sarà bravo.
  Le voglio chiedere se pensa finalmente di costituire un tavolo interno alla RAI col direttore generale, con Sipra e con i responsabili dei palinsesti, non solo per la comunicazione. Molto spesso la pubblicità coglie la sensibilità del cliente e quindi cerca e chiede posizioni di prodotti che possano essere venduti nel miglior modo. Si pensa di realizzare questo e in che modo ?
  La terza domanda è sui diritti sportivi. Giustamente il piano industriale si ferma al 2015, ma ci sono poi il 2016 e il 2018. Nel 2016, come lei ha ricordato, ci saranno le Olimpiadi e nel 2018 i campionanti mondiali. Qual è la vera strategia della RAI ? Chiaramente ci sono Sky e Mediaset che fanno una concorrenza importante, ma lo sport ha due funzioni. Una è sicuramente quella commerciale, ma c’è anche quella di servizio pubblico. Come riuscire a bilanciare questo aspetto ?
  Passo alla quarta domanda. Nel piano 2014-15 prevedete la vendita di immobili, nonché una plusvalenza di 20 milioni nel 2014 e di 22 nel 2015. Quali sono gli immobili che pensate di vendere ? Se sono immobili Sipra, se li vende la Sipra ? Se invece li deve far confluire all'interno della RAI, in quanto all'epoca avevano una valutazione diversa e quindi avrebbero una tassazione, se sono stati rivalutati nel tempo e hanno una tassazione diversa, qual è la strategia immobiliare generale ?
  Era stato emanato un bando per costruire una nuova RAI in un nuovo posto, ma non si capiva perché, quando forse a Saxa Rubra c’è moltissimo spazio. Come ho sentito, rimarrete a viale Mazzini, nonostante il problema dell'amianto ? Se questo è vero, ne è prevista la ristrutturazione nel piano ?
  Come ultima questione, lei parla di musica, e ne sono felice, e parla di teatro. Direttore, vada avanti, perché teatro e musica sono importanti. Fate una trasmissione straordinaria, per i miei gusti, ma credo anche per molti giovani, che è Sostiene Bollani su RAI 3. Si tratta di un Pag. 26percorso valido, ma credo che la musica vada sostenuta nel suo complesso, non soltanto la musica classica, ma anche la musica pop e jazz, altrettanto importanti. È una trasmissione importante e quindi potete sostenere il teatro in modo forte, come volete fare, ma vi chiedo di sostenere anche la musica in generale.

  MAURIZIO GASPARRI. Sarò telegrafico. Porterò a casa il piano industriale e non lo divulgherò, ma, direttore, il numero di copie distribuito mi fa immaginare che presto sarà in diretta streaming. Sono solidale con lei, perché non c’è la par condicio rispetto alle altre aziende che non possiamo convocare. Temo però che – ho la mia copia, che mi porterò a casa e che non porterò neanche ai miei collaboratori – la riservatezza sia limitata. La sua disponibilità è un merito ulteriore dell'azienda.
  Sollevo tre questioni rapide, perché alcune sono state già poste. Sulla questione dei costi di Crozza credo che il collega Minzolini abbia già parlato, così come forse sulla questione di Rizzo Nervo. In merito insisto però per capire la scelta dell'azienda di fare pensionamenti, in alcuni casi anche agevolati, e pre-pensionamenti, quando alcuni dirigenti sono alle soglie della pensione. Non conosco l'età di Rizzo Nervo e la sua condizione previdenziale – svolgo questa premessa – ma questa mi è sembrata una scelta molto politica, visto che Rizzo Nervo era stato nel consiglio di amministrazione della RAI e aveva assunto anche posizioni pubbliche, fortemente polemiche in molti passaggi, anche successivamente alla sua presenza nel consiglio. Si è trattato di una scelta che non ho capito, molto politica. Vorrei qualche chiarimento proprio rispetto alla filosofia generale che lei sta seguendo in altri campi. I dirigenti vengono pre-pensionati e gli amministratori tornano. Rizzo Nervo era un esterno a tutti gli effetti, sicuramente con competenze professionali, perché ha fatto quel mestiere. Vorrei capire però come è nata la scelta.
  Passo all'ultimo punto e ho finito. Sulla questione delle conduzioni si è deciso che chi ha incarichi nell'azienda non debba condurre. Poi però senza fare nomi, perché non voglio fare liste di proscrizione, vedo che alcuni dirigono e conducono, un po’ meno di prima, ma conducono, mentre altri non conducono più e altri fanno rubriche. Si sono creati casi giornalistici con rubriche di cultura che la RAI manda in onda perché sono apprezzate, i cui conduttori poi scompaiono, restano nell'ombra. Ci sono nella notte rubriche senza le presenze a cui eravamo abituati. Credo che su questa direttiva che fu emanata dovreste svolgere una riflessione, perché ad alcuni si è applicata e ad altri no. In alcuni casi oggettivamente è un po’ ridicola. Se ci sono volti legati a questa o a quella trasmissione, o la RAI non vuole fare più la trasmissione, ma, se la fa, francamente farla in contumacia, senza il conduttore, genera un sistema quasi surreale. Ieri sera un noto conduttore è ricomparso, perché hanno trasmesso giustamente – vede che quelle trasmissioni servono ? – un'intervista di Carlo Lizzani che era stata fatta anni fa in quella rubrica. Giustamente la RAI l'ha rimandata in onda ieri sera a tarda notte per ricordare Carlo Lizzani e quindi il noto conduttore è ricomparso. Non potevano farlo sparire. Con i computer si potrebbe fare anche quello, far sparire dal video il conduttore. Mi riferisco in questo caso a Marzullo, ma non voglio fare un intervento ad personam. Del resto, se ne è occupato Aldo Grasso, c’è un dibattito giornalistico su questo. Tuttavia, la questione può riguardare tanti altri esponenti, giornalisti e vicedirettori, che conducono la testata X e vicedirettori che non conducono più la testata Y. Ci sono anche direttori e dirigenti. Il giornalista che fa Voyager, di cui non ricordo il nome, è un vicedirettore di rete. Quella trasmissione è sua. O uno la conduce, o la RAI decide che non la vuole fare più e non la fa, ma fare la trasmissione e non farla condurre a lui perché è vicedirettore è paradossale. Ci sono alcuni format che sono legati al personaggio. Chiedo spiegazioni al riguardo, senza fare il patrocinio di nessuno. Ieri sera scherzavo perché è ricomparso Pag. 27Marzullo, in quanto trasmettendo l'intervista a Lizzani, essendo un materiale di repertorio, lui era in video.

  GIORGIO LAINATI. Direttore, io avevo avuto modo, due settimane fa, quando lei ha illustrato il piano industriale 2013-15 con le slide in questa sala, di esprimerle il mio compiacimento per il lavoro svolto, compiacimento che può essere solo ribadito alla luce della consegna del volume che racchiude l'illustrazione già fatta. Erano molti anni, oggettivamente – poi ognuno pensi quello che vuole – che non avveniva un'illustrazione così completa, direttore, di un piano industriale della televisione pubblica.
  Le domande che le hanno posto in particolare i colleghi Marazziti e Peluffo sono questioni in cui mi riconosco pienamente e dunque non intendo certo, Presidente Fico, ripetermi. Tuttavia, la risposta che il direttore generale ha fornito al capogruppo del Movimento 5 Stelle sulla questione dei curricula mi stimola a ricordare al Presidente Fico, a noi stessi e a chi non c'era nella scorsa legislatura che questa Commissione, nel giugno scorso, ha raccolto 300 curricula, non 3, ma 300, di rappresentanti del mondo della comunicazione, dell'editoria, dell'informazione e dei mass media per selezionare i possibili candidati a membri del consiglio di amministrazione della RAI, visto che li abbiamo eletti noi, alla fine. Se ci limitiamo a parlare dei curricula dei possibili membri del consiglio di amministrazione della RAI, vorrei che fosse noto a tutti che questo è stato fatto su espressa volontà del Presidente della Commissione, senatore Sergio Zavoli, al quale riconfermo la stima per la decisione che egli assunse nella scorsa legislatura. Peraltro, sto parlando di pochi mesi fa.
  Non è dunque estranea, Presidente, a questa Commissione la pratica, che non si era mai fatta prima, di selezionare e acquisire una serie di curricula. A me pare improbabile la richiesta che è stata avanzata invece di avere il curriculum dei dirigenti della RAI, perché sono due questioni nettamente distinte e separate, anche alla luce di quanto è accaduto nel giugno e nel luglio scorsi, in occasione della scelta e dell'elezione dei membri del consiglio di amministrazione della RAI.

  PRESIDENTE. Prendo la parola per fare anch'io una domanda anche rispetto a quello che abbiamo detto all'inizio.
  In questa Commissione, circa dieci giorni fa, è venuta una delegazione di tutte le scuole di giornalismo, accompagnate anche dal presidente dell'ordine dei giornalisti. Avete ricevuto tutti l’e-mail con i documenti che mi hanno consegnato. È stato anche tutto protocollato in Commissione. Il verbale dell'accordo sindacale è stato protocollato e mandato per e-mail.
  Da parte di queste centinaia di ragazzi, che hanno scritto una lettera alla RAI, alla Commissione di vigilanza, intestata a me, pongo questa domanda che a loro davvero premeva tantissimo. Sono tutti ragazzi delle scuole di giornalismo d'Italia e chiedono quanto segue: «Nel verbale di accordo dello scorso 28 giugno, firmato da RAI e Usigrai e assistito dalla Federazione nazionale della stampa, inerente alle misure sulla gestione delle risorse umane al centro delle politiche di rinnovamento e di sviluppo della RAI si programmano procedure di reclutamento di personale giornalistico esterno all'articolo 2 e misure di riassetto delle competenze tecnico-professionali. All'interno dell'articolo 3, al punto b), l'azienda si dichiara disponibile a utilizzare 35 nuove risorse qualificate provenienti dalle scuole – tengono a sottolineare la parola «scuole» al plurale – di giornalismo, secondo prassi aziendale».
  Le chiedo di conoscere, sempre al fine di rendere totalmente trasparente – e non avendo nulla contro i ragazzi che sono stati assunti; anzi, assumere giovani giornalisti in RAI è un'ottima cosa – a terzi l'azione che l'azienda concessionaria di servizio pubblico che opera con fondi pubblici in generale, come opera la prassi aziendale di selezione direttamente delle scuole di giornalismo, ovvero in base a quali esigenze di valutazione si sceglie di reclutare personale in questa modalità, piuttosto che per concorso pubblico anche Pag. 28per queste risorse. Per esempio, perché queste 35 assunzioni alla vigilia di un concorso annunciato a breve ?
  Più in particolare, in riferimento alle ultime 35 assunzioni, quali sono stati i criteri che hanno portato a coinvolgere in questa procedura di reclutamento la scuola di Perugia, escludendo le altre scuole d'Italia, che, lo ricordiamo, sono tutte parificate tra di loro e quindi pagano e hanno lo stesso diritto in generale, realizzando così effettivamente un'evidente disparità di trattamento tra giovani che hanno effettuato lo stesso percorso formativo ed escludendo tutte le altre scuole ?
  Nell'intervista al videoforum del quotidiano La Repubblica del 6 settembre alla stessa domanda lei rispondeva che «storicamente con Perugia c’è un rapporto privilegiato. La RAI è socio di riferimento e determina criteri di ammissioni e linee di insegnamento e pertanto per prassi da sempre si riferisce alla scuola di Perugia».
  Tuttavia, l'accordo del 28 giugno che abbiamo mandato protocollato a tutta la Commissione e che ci hanno portato i ragazzi, parla di «scuole» al plurale, facendo riferimento evidentemente a tutte le scuole di giornalismo. Inoltre, i criteri selettivi improntati dalla prassi a uno storico canale privilegiato senza confini chiari e imparziali probabilmente non si addicono all'azione di un'azienda totalmente pubblica. O la scuola di Perugia si configura formalmente come scuola aziendale, con tutto ciò che questa definizione comporta ai fini dei rapporti con gli altri interlocutori – ordine dei giornalisti, università, sindacati – e, quando un giovane sceglie dove iscriversi, ha la chiarezza delle alternative; oppure è equiparata alle altre scuole, come allo stato attuale, e, come tale, non è pensabile che i suoi studenti abbiano canali preferenziali solo perché la RAI collabora in varie forme al suo funzionamento.
  Questo punto è molto importante: voglio portare il sentimento di questi ragazzi, che ho incontrato e che si sono sentiti discriminati. Hanno sentito come se il loro corso di studi fosse meno pesante, meno valido del percorso dei ragazzi della scuola di Perugia. Anche loro hanno detto che non vogliono nessun tipo di concorrenza con i ragazzi della scuola di Perugia, ma tutti vogliono avere parità di dignità e di accesso per lavorare in RAI.

  ANTONIO FABIO MARIA SCAVONE. Mi sono un po’ perso, Presidente. Ho sentito questa sua lettura molto bella, come il candore con cui è stata letta. Avrebbe potuto trasmetterci il sentimento e anche fotocopiarcela, in maniera tale che avremmo potuto acquisire direttamente il disappunto di chi si forma.

  PRESIDENTE. Ha ricevuto tutto sulla sua e-mail, protocollato in Commissione. Ha tutta la documentazione.

  ANTONIO FABIO MARIA SCAVONE. Sono pronto a fare ammenda delle mie disattenzioni. Non l'ho vista e quindi la leggerò. La ringrazio anche per questa precisazione. Stiamo continuando ? Avevo capito che alle 11.00 avremmo chiuso.

  PRESIDENTE. Chiudiamo alle 11.20.

  ANTONIO FABIO MARIA SCAVONE. Benissimo, grazie. Mi era sfuggito probabilmente anche questo e le chiedo scusa. Tu non c'eri, collega, quando ho ricordato che le gaffe si recuperano chiedendo scusa.

  PRESIDENTE. Andiamo avanti. È tardi. Per favore, silenzio.

  ANTONIO FABIO MARIA SCAVONE. Presidente, io le chiedo scusa. Ho completato la scuola nel 1975, brillantemente, come tutto il resto del mio percorso scientifico e professionale, e quindi non sono più abituato ad avere suggerimenti da didatti.
  Per quanto riguarda il piano industriale, vengo, come è giusto, al merito del ragionamento che stiamo facendo qui in Commissione. Tributo il mio plauso a un lavoro ponderoso e importante, che è stato presentato con passione dal direttore generale e che ha, almeno nei propositi, alcuni elementi molto significativi, che Pag. 29sono stati sottolineati e ripresi dal direttore generale nella sua interlocuzione a metà del dibattito e che quindi non ripercorro, se non per cenni. Mi riferisco all'investimento sul web unico e all'attenzione dedicata alle forme di espressione dello spettacolo, a partire dal teatro.
  Qualcuno ha ricordato la grande produzione di corti, la gran parte dei quali però arriva all'attenzione della televisione con una disomogeneità di provenienza dal territorio. Io, che vengo da un'area centro-meridionale, ho salutato con favore il lavoro che abbiamo fatto sul decreto cultura, che presenta alcuni elementi di novità e di attenzione verso queste forme.
  Sottolineo anche l'importanza di recuperare l'attenzione e la «screenatura» di forme di spettacolo di piccolo teatro che ci sono nella periferia del nostro Paese e che sono le forme più spontanee e vere di cultura che nascono dal territorio. Sarò grato se questa attenzione verrà posta dalla direzione generale e dal suo staff di management.
  L'innovazione tecnologica, anche se per formazione mi occupo di altro, è la base del lavoro con cui mi esprimo. L'investimento in tecnologia, come è stato anche affermato, deve, da una parte, recuperare i ritardi – mi sembra che lei, nella sua relazione, abbia sottolineato quanti ritardi da un punto di vista tecnologico ci sono ancora in RAI – e, dall'altra, deve anche anticipare forme di comunicazione che forse oggi riusciamo appena a prevedere, perché questo servizio pubblico sia più competitivo di quanto non lo sia adesso.
  Dalle letture che ho potuto fare, quelle che non mi sono sfuggite – recupererò quelle che mi sono sfuggite nella mia e-mail – vedo che vi è una riduzione della raccolta pubblicitaria, che probabilmente è legata a tanti fattori. È stato anche ricordata in Commissione e continua.
  Mi è sembrato di percepire un po’ di disordine nella programmazione di alcune reti fondamentali e anche di alcuni aspetti, come quelli dell'intrattenimento. Condividiamo il fatto che la televisione debba proporre programmi di ottima qualità e certamente anche di ascolto. Mi sembra, ricordando a caso, che ci sia un programma pomeridiano, che credo si chiami La vita in diretta – non ho molta possibilità di vedere la televisione; recupererò anche correttamente le trasmissioni – che ha avuto in questo periodo un taglio diverso, con la scelta di un nuovo conduttore, ma con una perdita di ascolto importante. Oggi leggo che questo programma è molto al di sotto anche del programma concorrente su Canale 5. Comunque, mi sembra che, al di là della scelta che è stata fatta, esso abbia intrattenuto a lungo gli spettatori con i matrimoni, in particolare con quello di Belen, e con argomenti importanti come i Teleratti, che non so che cosa siano, onestamente. Quando facevo ricerca scientifica sui ratti, loro avevano la dignità di attenzione della mia formazione di studente, che allora se ne occupava e che ora non ha più la possibilità di farlo.
  Vedo anche che ci sono programmi partiti con un ritardo mostruoso. Mi riferisco a Ballando con le stelle.

  PRESIDENTE. Le chiedo di concludere, perché le votazioni sono quasi in corso.

  ANTONIO FABIO MARIA SCAVONE. Sono d'accordo. Quando ritiene, mi toglierà la parola, Presidente. Mi indichi, per favore, qual è il tempo che ho a disposizione.
  Ballando con le stelle parte, leggo, con quattro settimane di ritardo. Se facessi questo nell'avvio della TAC-PET o della risonanza in ospedale, il mio direttore generale mi taglierebbe la testa. Il programma parte dunque con quattro settimane di ritardo ed è vergognosamente al di sotto di una trasmissione fotocopia che viene realizzata da un altro canale. Le amiche del sabato sono sotto l'11 per cento, quando l'anno scorso erano sopra il 15. Tra l'altro, direttore generale, mi sembra che ci sia di fatto una sorta di cannibalizzazione di programmi della stessa RAI...

  PRESIDENTE. Devo invitarla veramente a concludere, perché sono le 11.19. Pag. 30Mi dispiace, ma ci sono cinque minuti di intervento.

  ANTONIO FABIO MARIA SCAVONE. Concludo, Presidente, se me ne offre la possibilità. Capisco la scelta di promuovere al lunedì e al mercoledì fiction come quella di Montalbano, ma trasferire una trasmissione che si occupava di politica al venerdì, quando questo spazio è di altri, rischia veramente di non far comprendere le scelte che si compiono in questo momento in questa rete, che mi sembra male organizzata. Concludo dicendo che ho colto con favore il fatto che vi sia un'opera di svecchiamento, ma anche di razionalizzazione del personale, con 300 esuberi mandati in pensione. Mi colpisce però che all'interno di 13.500 dipendenti non si trovino capistruttura giovani che possano essere assunti e che si sia fatto ricorso a capistruttura ultracinquantenni presi dall'esterno.

  PRESIDENTE. Sarò velocissimo. Vorrei solo comunicare che abbiamo una prossima audizione già fissata per il Contratto di servizio il 23 e che quindi poiché non c’è più tempo e dobbiamo andare in Aula, chiudiamo con due domande di un minuto del collega Anzaldi. Organizzeremo le risposte in quella seduta, anticipandola di una mezz'ora. Inizieremo alle 13.30 e partiremo dalle risposte del direttore che abbiamo lasciato inevase oggi.

  MICHELE ANZALDI. La mia non è una domanda, ma solo un'osservazione al Presidente e ai funzionari. Volevo capire come un incontro tanto importante con gli studenti e con il presidente dell'ordine dei giornalisti non sia stato allargato alla Commissione, o almeno all'Ufficio di presidenza, considerando che è addirittura sfociato in una domanda e che quindi non era un incontro privato, ma ufficiale. Ne possiamo parlare.

  PRESIDENTE. Saranno comunque ascoltati anche sul Contratto di servizio, quando faremo l'Ufficio di presidenza. Quello citato era un incontro esclusivamente di consegna di lettera, formale da un punto di vista, perché è stato svolto in ufficio e poi allargato immediatamente a tutta la Commissione, su tutti i documenti che sono pervenuti. In Ufficio di presidenza infatti dobbiamo stabilire se invitarli e chiedere approfondimenti: è da due settimane che tutto è stato trasmesso per e-mail.
  Ci vediamo domani per la Commissione con il consigliere Catricalà sul Contratto di servizio e, al termine, per l'Ufficio di presidenza, che spostiamo a domani.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 11.20.