XVII Legislatura

III Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 3 di Mercoledì 11 settembre 2013

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Porta Fabio , Presidente ... 2 

Seguito dell'audizione del viceministro degli affari esteri, Bruno Archi (Ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Porta Fabio , Presidente ... 2 
Fedi Marco (PD)  ... 2 
Farina Gianni (PD)  ... 4 
Cirielli Edmondo (FdI)  ... 6 
Porta Fabio , Presidente ... 7 
Archi Bruno (PdL) , Viceministro degli affari esteri ... 7 
Porta Fabio , Presidente ... 11

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: PdL;
Scelta Civica per l'Italia: SCpI;
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Fratelli d'Italia: FdI;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.

Testo del resoconto stenografico
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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FABIO PORTA

  La seduta comincia alle 8.30.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Seguito dell'audizione del viceministro degli affari esteri, Bruno Archi.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito dell'audizione del viceministro degli affari esteri, onorevole Bruno Archi, che ringrazio per la disponibilità a proseguire l'audizione.
  Il viceministro è delegato dal Ministro degli affari esteri, Emma Bonino, per le questioni relative agli italiani nel mondo. Ricordo che la precedente seduta del 31 luglio scorso era stata aperta dalla relazione del viceministro, alla quale avevano fatto seguito gli interventi degli onorevoli Garavini, Centemero e Tacconi.
  Voglio ringraziare quindi il viceministro Archi, che è accompagnato dall'Ambasciatore Cristina Ravaglia, che pure ringrazio per la disponibilità. Come sapete, l'Ambasciatore Ravaglia è il Direttore generale della Direzione generale per gli italiani all'estero e le politiche migratorie.
  Nelle scorse settimane abbiamo discusso sul provvedimento relativo al riorientamento della rete diplomatica e consolare, c’è stata un'audizione dell'altro viceministro degli affari esteri, Marta Dassù, un'audizione che doveva essere congiunta Camera e Senato ma che, a causa della coincidenza del voto alla Camera, è stata svolta soltanto al Senato. I nostri uffici mi hanno comunque confermato che la prossima settimana il viceministro Dassù riferirà qui alla Camera in un'audizione congiunta Camera e Senato sul tema della riorganizzazione della rete diplomatica e consolare.
  Come sapete, è un tema che sta molto a cuore a questo Comitato, perché la presenza sul territorio della rete diplomatica e consolare è una questione direttamente attinente alla vita delle nostre grandi comunità residenti all'estero.
  Proporrei quindi di riprendere il dibattito che non era stato ultimato la scorsa volta, dando la parola nell'ordine in cui mi era stata chiesta.

  MARCO FEDI. Signor presidente, anch'io desidero ringraziare il viceministro Archi per la sua disponibilità a continuare questa azione di approfondimento e di ampia analisi di alcune scelte già compiute dal Ministero degli affari esteri e l'Ambasciatrice Ravaglia che, con la sua preziosa presenza, sarà sicuramente in grado di fornirci ulteriori elementi di chiarezza.
  Vorrei iniziare proprio con la straordinarietà del momento, un momento in cui una crisi economica, a nostra memoria tra le più pesanti, colpisce il nostro Paese, l'Europa e il mondo in generale. Viviamo una situazione di governo di larghe intese che è assolutamente straordinaria, viviamo una situazione politica nel nostro Paese anch'essa assolutamente straordinaria; naturalmente l'elemento di straordinarietà coincide anche con qualche anomalia rispetto ad altri Paesi democratici a noi Pag. 3vicini, ma non è questo il merito dalla discussione di oggi.
  Rispetto a questa situazione assolutamente straordinaria e a una serie di proposte di riforma che negli anni le comunità italiane all'estero hanno presentato ai vari Governi che si sono succeduti, e quindi anche al Governo Letta attualmente in carica, assistiamo invece a scelte assolutamente ordinarie, che ripercorrono sentieri già tracciati.
  Mi riferisco al riorientamento della rete diplomatica e consolare nel mondo che, non solo riprende scelte già fatte senza una consultazione – peraltro annunciata dall'allora Ministro Terzi, che avrebbe dovuto vedere immediatamente coinvolte le Commissioni esteri di Camera e Senato – ma non tiene neppure conto di una serie di elementi nuovi emersi in questi anni.
  Questo mi porta alla prima considerazione di carattere politico, chiedendole se lei, viceministro, non ritenga che lo spacchettamento delle deleghe, e quindi la scelta di affidare ad altri una delega importante come quella che riguarda la rete consolare nel mondo, l'innovazione tecnologica e tutto ciò che attiene a una parte importante dei servizi per gli italiani nel mondo, sia stato un errore.
  Spero che il viceministro che oggi si occupa delle comunità italiane nel mondo e che ha deleghe per una serie di questioni non sia stato tagliato completamente fuori dalla decisione perché, se ciò fosse, sarebbe molto grave. Se invece è stata una decisione collegiale del Governo, ci chiediamo in che misura vengano valutate le questioni che riguardano i servizi e la priorità assoluta che è la presenza della nostra diplomazia nel mondo e quindi la possibilità che il nostro Paese sia ben rappresentato in tutte le aree strategiche, inclusa l'Asia Pacifico.
  Se infatti guardo l'Australia, penso a due consolati, Brisbane e Adelaide, in cui rischiamo di non avere più una presenza diplomatica e di non riuscire più a garantire i servizi a comunità di oltre 14.000 iscritti all'Anagrafe dei cittadini italiani residenti all'estero (AIRE), per cui mi pongo qualche domanda. La prima questione è dunque di carattere politico e, se questo coordinamento ci sarà da parte del ministro, vorrei sapere in che modo avverrà, perché abbiamo un serio problema di risorse.
  So bene quante volte in questa Commissione abbiamo parlato della carenza di risorse per la Farnesina, però in questo momento le scelte che la Farnesina compie internamente non sono sottoposte ad alcun tipo di analisi o confronto politico e soprattutto, cosa che ci preoccupa maggiormente, privilegiano alcune aree a scapito di altre, quindi privilegiano i costi interni, amministrativi della Farnesina a scapito dei servizi per i nostri connazionali.
  In merito a queste questioni le avevamo inviato una lettera perché, incerti sul futuro di questa seconda parte dell'audizione, le segnalavamo anche questioni attinenti al futuro dei capitoli di bilancio per gli italiani nel mondo. Le sottopongo, ad esempio, in maniera molto chiara la questione di come l'ulteriore taglio ai Ministeri, previsto per la copertura dell'IMU, colpirà il Ministero degli affari esteri, per comprendere in che misura il Ministero compirà scelte analoghe, di nuovo privilegiando i costi interni, amministrativi e sacrificando i capitoli dei servizi e quindi degli italiani nel mondo.
  La questione non appare peregrina, visto il clima che abbiamo vissuto nei cinque anni del Governo Berlusconi, in cui il primo obiettivo è stato proprio tagliare i capitoli per gli italiani nel mondo.
  Passo brevemente alla questione dei diritti e della partecipazione, perché credo che in questo momento il Governo debba dare anche una risposta collegiale su un tema fondamentale come quello del rinnovo dei COMITES e del CGIE. Mi rendo conto della necessità di riflettere su questi organismi e di pensare al loro futuro assetto anche dopo la riforma costituzionale che spero si riesca a realizzare in questa legislatura, dando maggiore organicità al nostro Parlamento e ripensando la rappresentanza italiana nel mondo, Pag. 4però condivido le ragioni di chi chiede di procedere al più presto al rinnovo di questi organismi.
  Vorrei sapere quindi quali passi il nostro Ministero stia compiendo affinché questo impegno assunto anche dal Ministro Bonino possa concretizzarsi.
  Altra questione riguarda le modalità di voto, di cui il Governo ha parlato in ripetute occasioni. Non c’è stato un momento di confronto con le Commissioni parlamentari ma mi pare d'aver capito che questo progetto di voto elettronico è fermo in qualche cassetto. Sarebbe utile confrontarci su questo tema, capire esattamente in che misura questo meccanismo evolutivo di partecipazione possa essere applicato per le nostre comunità e che risparmio autentico produrrà.
  Noi abbiamo qualche perplessità e vorremmo discutere con voi anche dei meccanismi per quanto riguarda il voto degli italiani all'estero in proiezione anche dell'elezione per il Parlamento italiano. Queste erano le questioni più urgenti che intendevo sottoporle. Speriamo di avere un'occasione per presentare una proposta di riorganizzazione della rete consolare e di condividerla con il viceministro Dassù che ha le deleghe per la rete consolare e l'innovazione.

  GIANNI FARINA. Saluto il viceministro Archi, cui auguro buon lavoro, e l'Ambasciatrice Ravaglia che è il riferimento diretto degli organismi elettivi dell'emigrazione: Consiglio generale degli italiani all'estero e COMITES.
  Sono molto combattuto e cercherò di esprimermi con la franchezza e il rispetto necessari anche per le riflessioni e le critiche che sono tenuto a portare in questa importante occasione. Viviamo uno strano momento in Europa e lo dico con un senso di orgoglio ma anche di amarezza. Il Governo Letta in Europa gode di una straordinaria popolarità presso l'opinione pubblica locale e non c’è posto in Europa, da Berlino a Parigi o a Zurigo, in cui non si guardi all'attuale situazione italiana con preoccupazione, ma anche con il rispetto e persino lo stupore di vedere come questo strano Paese che è l'Italia sappia anche portare al vertice delle istituzioni degli uomini che dimostrano di essere degli statisti.
  È per questo motivo che io vivo questo sentimento di orgoglio per un'Italia che recupera questo suo ruolo importante in Europa, ma anche di amarezza per il trattamento riservato alla estesa comunità italiana.
  Vorrei liquidare in poche righe questi due problemi che mi sembrano essenziali per il recupero di una certa credibilità. Il primo riguarda la questione dei COMITES, degli organismi elettivi della migrazione, in quanto non è possibile continuare così: dopo dieci anni, ormai nell'emigrazione si ironizza su come questi organismi si siano installati come i senatori a vita, proseguendo la loro attività sino all'esaurimento, come succede anche nel CGIE.
  Ogni volta che partecipo alla riunione di quel Consiglio c’è la necessità di commemorare un nostro ex collega che nel frattempo ci ha abbandonato. Sono cose naturalmente tristi che fanno parte della vita, ma dimostrano anche come quell'organismo abbia ormai superato ogni previsione e ci sia l'urgente necessità di rinnovarlo. Le modalità devono essere discusse.
  Il voto elettronico può essere un aiuto, un sostegno alla partecipazione, ma nient'altro. Si vuole risparmiare, ma pongo un problema: quegli organismi nel passato furono istituiti e costituiti con il voto diretto, con una partecipazione e un contributo straordinario e volontario della comunità italiana, che si organizzò, propose comitati e presidenti di seggio, e furono straordinari momenti di partecipazione.
  Si studino quindi tutte le possibilità, ma il 2014 deve essere il momento in cui questi organismi vengono rinnovati: ne va della credibilità di questi organismi ma anche del nostro Paese!
  L'altra questione è l'IMU. Io, che non sono più molto giovane e ho vissuto la straordinaria epopea dell'emigrazione dagli anni Sessanta in poi, ho percepito in tutti quegli anni lo straordinario orgoglio di questa nostra collettività – parlo sempre Pag. 5dell'Europa – che lavorava in condizioni di straordinaria difficoltà, isolamento, emarginazione.
  I nostri emigranti risparmiavano all'osso per portare quei pochi soldi in Italia e costruirsi un nido, una casa, laddove soprattutto nel sud Italia ma non solo (allora anche il Veneto era terra di emigrazione) tutte le case sono state costruite con il sacrificio di questa collettività, e adesso sono tutte seconde case generalmente sfitte, che creano solo difficoltà di manutenzione, non danno alcun beneficio e servono unicamente a mantenere un rapporto tra la collettività italiana all'estero e i parenti rimasti in patria.
  Questa situazione va risolta e noi faremo naturalmente una battaglia in Parlamento perché in questo mese arriverà il decreto-legge sull'IMU, ma occorre che le autorità di Governo qui presenti siano consapevoli di questo dramma che i nostri emigrati non capiscono. Non voglio spendere ulteriori parole sull'argomento, ma a suo tempo il Governo Prodi dentro il problema trovò il modo di risolverlo con dignità e con il rispetto che si deve a questa straordinaria collettività.
  Veniamo infine al caso attuale, alla ristrutturazione consolare. Quando due anni fa venne annunciata la chiusura di una serie di consolati italiani nel mondo, io che vivo in Europa mi trovai di fronte a due colpi di coda che mi annichilirono. Si chiusero allora le sedi di Losanna e Coira, e si trasferì la sede di Losanna con tutto il personale a Ginevra, che è Repubblica e Cantone della Confederazione elvetica, è praticamente Francia, è un cuneo dentro l'esagono, lontano chilometri dalla vita politica svizzera e della nostra comunità.
  Si chiuse Losanna, fu una tragedia, io mi impegnai al massimo e cercai di sensibilizzare perché, essendo noto come un modesto dirigente politico che ha un rapporto di grandissimo rispetto verso le nostre rappresentanze diplomatiche, cercai in ogni modo di evitare il disastro, di evidenziare che si stava allontanando la rappresentanza diplomatica da uno straordinario pezzo della nostra comunità nazionale, portando tutto a Ginevra in uno stabile che è praticamente una villa.
  Vi supplico quindi con tutto il rispetto necessario, essendo anche un rappresentante di questo Parlamento che osa sperare nella continuazione di un'attività di Governo per me molto positiva per la gente, per il Paese, per i nostri emigrati, di rivedere quella posizione. Losanna va riaperta in un certo modo, è capitale olimpica, è il centro più importante della collettività francofona in quel Paese che rappresenta il 27 per cento di tutta l'espressione umana della Confederazione elvetica, bisogna riaprire Losanna nell'interesse non solo della nostra comunità, ma anche dell'Italia.
  Lì ci sono rappresentanze internazionali, mentre a Ginevra non c’è bisogno, perché c’è già una serie di ambasciatori, di grandi organizzazioni. Rivedete questa soluzione, perché riaprendo la sede di Losanna dareste un forte esempio di come l'Italia sia capace di correggere gli errori.
  Si stanno chiudendo queste rappresentanze e io non sono in assoluto contrario alla chiusura. Il Ministro Bonino all'Assemblea del CGIE utilizzò espressioni bellissime come «rivedere», «ristrutturare», «percorrere un nuovo percorso», e va benissimo, lo facciamo insieme, ma riaprire Losanna significherà anche far risparmiare ingenti somme al nostro Paese.
  Io ho fatto un'interrogazione parlamentare, naturalmente ci metto sempre un po’ di poesia perché sono un Don Chisciotte per natura, vengo da una cultura sbagliata, sono retrò, però vivo con sentimento la passione e l'amore per questo Paese, non solo per gli emigrati che fanno parte della mia storia.
  A Coira c'era un'agenzia consolare, perché avevamo detto «basta consolati» ed era sufficiente una piccola agenzia, ma anche questa è stata chiusa. Dissi a Alfredo Mantica allora sottosegretario agli affari esteri, e di cui ho pieno rispetto per le funzioni ricoperte (cerco sempre di misurare le parole nelle critiche) che, essendo milanese, avrebbe dovuto sapere quali sono gli interessi dell'Italia in quell'area Pag. 6e che chiudere Coira era un disastro, perché è il centro del turismo mondiale; tutta Milano è lassù, non ha più una rappresentanza e deve andare sul lago di Costanza.
  Vi chiedo quindi di riconsiderare la questione, attendo una risposta e il Ministro Bonino oggi è in visita a Neuchatel dove riceverà sicuramente una richiesta di incontro con i rappresentanti della nostra collettività per porre questi problemi, ma ribadisco che riaprire quelle due sedi è negli interessi dell'Italia.
  Scusandomi per la lunghezza, presidente, devo dire che una persona purtroppo scomparsa con cui avevo un rapporto di amore fraterno, l'ambasciatore Carla Zuppetti, uno straordinario servitore dello Stato, essendo profondamente sensibile si era accorta di questo grave errore e sicuramente avrebbe fatto tutto il possibile per rimediare.
  Adesso parlerò con l'Ambasciatore Risi e vedremo cosa fare, ma sono fiducioso che saprete rivedere criticamente questi provvedimenti.

  EDMONDO CIRIELLI. Desidero innanzitutto ringraziare il presidente per il piglio e l'intensità che ha voluto dare all'inizio dei nostri lavori, ritengo doveroso che il Parlamento segua le vicende della nostra comunità all'estero anche in una chiave, oltre che culturale e comunitaria, nostrana e quindi giustamente economica, atteso che i milioni di persone di origine italiana sono sicuramente un legame che può dare grandi possibilità di sviluppo al nostro Paese.
  Non attribuendo, per ora, responsabilità a questo Governo, sebbene dal punto di vista delle leggi finanziarie messe in campo si possa già dare un'indicazione di carattere, sappiamo tutti che il nostro Stato sta vivendo una ridefinizione e una riduzione della spesa pubblica, una spending review, per modulare un intervento adeguato alle necessità.
  L'Italia non è un Paese povero, è un Paese in crisi come tanti Paesi occidentali, una crisi dovuta alle speculazioni finanziarie, non una crisi reale ma una crisi finanziaria che si è poi imposta su quella reale, quindi è necessario rimodulare i fondi, anche quelli delle politiche estere ma bisogna scegliere delle priorità.
  Un Paese che spende tanto può spendere come vuole, ma neanche gli Stati Uniti, che in vari aspetti delle politiche estere spendono tantissimo, spendono «a casaccio». Vieppiù un Paese che spende poco deve spendere bene e con priorità, scegliere se lesinare 500.000 euro per ristrutturare un'Ambasciata o 20.000 euro per rilanciare un corso di italiano in Sud America o evitare di spendere adeguatamente per far sì che le elezioni degli italiani all'estero non siano una farsa come avvenuto recentemente, facendo una brutta figura internazionale. Se infatti il sistema delle elezioni mette in ridicolo l'Italia per la sua fallacia agli occhi di tanti connazionali, su questo bisogna riflettere e spendere adeguatamente.
  È assurdo che oggi l'Italia mantenga un sistema di aiuti economici poco chiaro. Nei giorni scorsi ho letto che l'Italia si è impegnata a stanziare oltre 25 milioni di euro di aiuti in Siria, non entro nel merito perché la crisi militare siriana e la crisi umanitaria si riverberano direttamente e indirettamente anche sull'Italia, ma è un problema di strategia, di quantità, così come – lo dico con la massima chiarezza – attacco frontalmente il sistema delle ONG.
  Sebbene i fondi siano stati drasticamente ridotti negli anni, oggi rappresenta un sistema finanziario che lo Stato non può permettersi per quello che ha deciso di spendere in politica estera. Se si decide di spendere miliardi, ci si può permettere tutto, anche di dare lavoro a tante persone italiane che svolgono queste attività, atteso che gli interventi umanitari delle Forze armate, a parità di intervento, costano molto meno delle ONG.
  Ricordo bene tutte le polemiche sulla scuola, secondo le quali la scuola pubblica deve essere il centro e non si può dare fondi alle scuole private, per cui non si capisce perché in questo quadro finanziario Pag. 7i fondi delle politiche estere debbano essere dati ad associazioni non governative.
  Invito quindi il Governo a fare un monitoraggio delle priorità delle spese, delle quantità, un'analisi costi/benefici, perché bisogna capire cosa porti all'Italia 1 euro dato alla Società Dante Alighieri piuttosto che per rimettere in piedi l'Ambasciata italiana, 1 euro per un aiuto a una situazione umanitaria come quella siriana piuttosto che a un'organizzazione non governativa o alle Forze armate presenti in Afghanistan.
  Ritengo che il Ministero abbia il dovere di valutare come vengano spesi i soldi e quale sia l'effetto, e di portare una relazione dettagliata illustrando i risultati di una serie di studi, di approfondimenti, di valutazioni che ha effettuato. Certo non si può creare un modello matematico, ma credo che con l'organizzazione di grande qualità del Ministero degli affari esteri dovremmo essere in grado di dare al Parlamento una visione chiara dei ritorni economici e politici per l'Italia.
  Questo si coniuga con il problema degli italiani nel mondo, che considero una delle priorità assolute che lo Stato dovrebbe avere in politica estera perché sono cittadini italiani, senza poi calcolare tutti quelli di origine italiana. Non voglio fare valutazioni paradossali, ma altri Stati combattono guerre per i concittadini presenti in altri Paesi; noi dobbiamo fare guerre culturali, identitarie, comunitarie. Esiste però una via di mezzo tra posizioni iper-nazionaliste e posizioni menefreghiste, e credo che con una nuova politica si possa iniziare un nuovo percorso.

  PRESIDENTE. Ringrazio tutti i colleghi che sono intervenuti in questa e nella seduta precedente e non aggiungo altro, anche perché i problemi sollevati stanno a cuore anche al presidente di questo Comitato. Desidero solo ribadire l'urgenza del rinnovo degli organismi di rappresentanza laddove, al di là del sistema e delle risorse che saranno impiegate, come diceva lo stesso Ministro degli affari esteri all'ultima Assemblea del CGIE, si tratta di una legge che deve essere applicata.
  L'onorevole Farina citava la questione attuale dell'IMU, sulla quale immagino che ci saranno interventi in questi giorni, e in particolare con riferimento alla nuova service tax cercheremo di trovare una soluzione adeguata alla problematica.
  Non torno sulla questione della rete consolare, rispetto alla quale ci sarà un'audizione specifica del viceministro. Negli interventi di oggi non abbiamo affrontato il tema del contingente scolastico italiano all'estero, ma l'onorevole Garavini, che oggi non ha potuto essere presente, aveva fatto, nella scorsa seduta, un intervento in merito. Nel rispetto del principio della spending review, infatti, vogliamo salvaguardare anche il diritto allo studio e alla qualità dello studio e quindi siamo preoccupati.
  Do adesso la parola al viceministro per la replica.

  BRUNO ARCHI, Viceministro degli affari esteri. Grazie molte, presidente, grazie a tutti gli onorevoli intervenuti. Cercherò di rispondere in ordine analitico alle domande che mi sono state poste, però prima vorrei citare un dato generale, un cappello introduttivo, sul quale poi bisognerà fare importanti discussioni, sulle disponibilità attuali del Ministero degli affari esteri.
  La scorsa settimana ero in Commissione affari esteri al Senato per l'approvazione del rendiconto di bilancio per l'anno 2013. Sono entrato nella carriera diplomatica circa venticinque anni fa e il Ministero degli affari esteri non ha mai inciso sul bilancio dello Stato in misura particolarmente elevata, ma vedere che siamo allo 0,21 per cento del bilancio dello Stato è preoccupante.
  Quando sono entrato, circa venticinque anni fa, non era molto più elevata, però è progressivamente scesa, per cui ricordo uno 0,31, poi uno 0,27, fino allo 0,21 attuale. Questo è il dato macroeconomico, consentitemi questo termine, sul quale ragionare e con cui dobbiamo fare i conti.Pag. 8
  Certo, si potrebbe discettare e discutere per anni e forse anche più sul perché alla politica estera si sia dato poco o troppo poco, ma non è questo lo spazio per approfondire questo tema, che peraltro però rimane di irrinunciabile riferimento per qualsiasi tipologia di discussione che si voglia affrontare su temi che vanno a impattare sulla ristrutturazione della rete consolare, sull'invio dei dirigenti scolastici all'estero, sul rinnovo delle elezioni. Questo è il dato con il quale purtroppo oggi dobbiamo fare i conti.
  Per quanto riguarda lo spacchettamento delle deleghe naturalmente eravamo consapevoli, onorevole Fedi, di quello che sarebbe stato. Innanzitutto il ministro coordina e con il ministro ci coordiniamo e ci coordiniamo tra colleghi, viceministri e sottosegretari, titolari di queste tre deleghe distinte: io gli italiani nel mondo, il viceministro Dassù la ristrutturazione della rete consolare, il sottosegretario Giro la cultura.
  È evidente quindi che c’è un coordinamento di fondo e non camminiamo nel vuoto, non andiamo ognuno per conto proprio, ma si tratta di tre temi enormi che richiedono un continuo contatto con una serie di Ministeri, perché sono deleghe che vanno a impattare non solo sul Ministero degli affari esteri ma su una serie di Ministeri (il Ministero dell'interno, il Ministero dell'economia e delle finanze).
  Si tratta quindi di realizzare una sorta di coordinamento generale presso il Ministero degli affari esteri, e il raccordo istituzionale interno è ovviamente la Direzione che l'Ambasciatore Ravaglia presiede, e di darvi impulso.
  C’è un coordinamento generale e il Ministero degli affari esteri è l'interfaccia con gli italiani nel mondo e con tutte le problematiche che ne derivano. Per rispondere quindi in merito al discorso dello spacchettamento delle deleghe, si è anche voluta dare un'attenzione supplementare a problematiche enormi che presentano caratteristiche distinte, per cui attribuire a un'unica persona cose di tale importanza sarebbe stato oltremodo complesso.
  È infatti necessario fare un coordinamento con tutte le singole istituzioni in Italia ma anche all'estero e quindi sarebbe stato un lavoro improbo, fermo restando che il coordinamento è l'unico strumento utilizzabile in queste circostanze.
  Sul riorientamento, come il Presidente evidenziava, probabilmente la prossima settimana il viceministro Dassù fornirà in audizione ulteriori dettagli. Su questo però posso dirvi una cosa in termini di carattere generale, pur se spetterà al viceministro entrare nei dettagli.
  Il problema è ben chiaro al Ministero degli affari esteri, fermo restando che le parole del Ministro Bonino, che l'onorevole Farina citava giustamente prima, all'Assemblea del CGIE restano il punto di riferimento. Lei si rivolse all'Assemblea in maniera sincera, senza peli sulla lingua, come giustamente è abituata a fare. Dobbiamo fare i conti con quello che abbiamo (sempre lo 0,21 per cento) e lavorare con questi dati.
  La Direzione generale da quando c’è stata la riunione del CGIE ha avviato un'analisi caso per caso sulle situazioni in loco, per valutare in maniera approfondita, senza lasciare ombre, cercando anche di analizzare le reali necessità dei nostri connazionali, per salvaguardare al massimo (questo è l'impegno che ribadisco qui oggi) le esigenze dei connazionali, delle nostre collettività all'estero, riducendo al minimo gli eventuali, inevitabili disagi che si creano e si creeranno viepiù nella ristrutturazione.
  In merito al discorso delle chiusure raccolgo l'invito dell'onorevole Farina per quanto riguarda il discorso di Losanna, problema che l'Ambasciatore Ravaglia conosce benissimo. È in corso un'analisi approfondita anche su questo tema. Si tratta però, come diceva anche la Ministro Bonino, di valutare quello che sta succedendo oggi nel mondo. Lei diceva prima della partecipazione degli italiani alle elezioni, negli anni passati, dei COMITES e mi veniva da dire, lo commentavo con il presidente, che erano anche altri tempi.
  Oggi, purtroppo o per fortuna, abbiamo a che fare con una nuova categoria di Pag. 9emigrati, con questi nuovi espatriati, e anche su questo il Ministero intende porre attenzione, perché nel tutelare le collettività italiane di più antica generazione bisogna saper trattare adeguatamente questo nuovo fenomeno per valorizzarlo al meglio, senza il luogo comune della cosiddetta «fuga dei cervelli».
  Questi cervelli saranno infatti usciti dall'Italia ma, se poi possono ben rappresentare l'Italia all'estero, ci chiediamo perché non sottolineare questo aspetto anziché lamentarsi sempre del fatto che qui non abbiano trovato opportunità. Se riescono a trovare spazi e riconoscimenti all'estero, questo dà anche lustro all'Italia e deve essere tenuto in adeguata considerazione, rovesciando il problema.
  C’è quindi l'impegno della Farnesina a tutelare al massimo le esigenze dei connazionali, facendo un'analisi caso per caso e limitando al massimo i disagi. È vero che si pensa a ristrutturare la rete diplomatico-consolare e che questo comporterà probabilmente lavori e ipotesi di chiusura, ma è altrettanto vero che, per tenere in considerazione le nuove priorità di politica estera, stiamo aprendo altrove.
  È vero che ci sono problemi in Australia e in Svizzera, ma i problemi ci sono e ci saranno ovunque perché ognuno di voi è portatore di istanze delle comunità locali e giustamente le rappresenta, ma dobbiamo considerare che a livello planetario abbiamo una rete enorme, estesa, perché le collettività di italiani nel mondo erano e sono tuttora estese.
  Dobbiamo però sempre fare i conti con quel dato fondamentale, limitando al massimo i disagi che ne deriveranno, fermo restando che come Ministero siamo pronti a discutere, collaborando con il Parlamento e non agendo unilateralmente, ma cercando quindi di coinvolgere il Parlamento.
  Per quanto riguarda le elezioni dei COMITES, anche qui c’è l'impegno a effettuarle nel 2014, come ha detto il Ministro Bonino e ho ribadito anch'io nelle mie audizioni precedenti sia al Senato sia qui con voi il 31 luglio, anche perché lo schema di Regolamento è andato al concerto interministeriale, lo stiamo seguendo e monitorando.
  Il nostro lavoro è quindi quello di far sì che si chiuda tutto il pacchetto nel 2014, perché giustamente arriveremo a dieci anni e il discorso dei senatori a vita è un po’ forte, però è sintomatico, descrive una situazione che ormai si protrae da troppo tempo, laddove è ovvio che questi organismi alla fine si cristallizzino e la cristallizzazione non è mai una cosa ottimale perché rende statiche le posizioni e toglie alle persone coinvolte gli impulsi necessari per rendersi più dinamiche e portatrici di nuove iniziative e nuove istanze.
  Queste invece servono, anche perché il Ministero, così come la nostra azione internazionale, ha bisogno del contributo di persone che, vivendo sul posto, siano portatrici di punti di vista talvolta differenti, che è sempre utile considerare.
  Questo mi porta a parlare della questione dei tagli previsti per l'anno futuro e quindi anche al discorso non toccato nei vostri interventi sul contingente dei dirigenti scolastici all'estero. Per il 2014 non ci risultano tagli consistenti per il momento, sono minimali e lineari per tutti i capitoli di bilancio del Ministero degli affari esteri.
  È chiaro che i tagli imposti al Ministero degli affari esteri sono imposti a tutti gli altri Ministeri e il nostro obiettivo è quello di lavorare, lo stiamo facendo e lo faremo sempre di più, con il Ministero dell'economia e delle finanze affinché questi tagli non siano maggiormente consistenti e, monitorando la redistribuzione interna e la gestione delle risorse, possano provocare un impatto negativo minimo sulle esigenze a tutela delle nostre collettività.
  Per quanto riguarda il discorso del contingente dei dirigenti scolastici all'estero c’è una buona notizia perché questa estate l'Ambasciatore Ravaglia e la sua direzione sono riusciti a ottenere una deroga alla spending review. Questo significa che nelle prossime settimane sarà possibile predisporre l'invio all'estero di un nuovo contingente di dirigenti scolastici che adesso non possiamo quantificare.Pag. 10
  Non è molto, ma noi dobbiamo sempre lavorare con quello che abbiamo e non con quello che vorremmo avere, quindi non dobbiamo mai confondere le illusioni con la realtà e lavorare con questi dati che al momento attuale ci consentono di fare questo. Sarà poca cosa e ognuno valuta a seconda del proprio metro di giudizio, però è qualcosa che viene fatto in avanti e non con una politica del gambero, tornando indietro.
  Sulle elezioni l'impegno rimane. Il voto elettronico è previsto esclusivamente per le elezioni dei COMITES, e questo è un dato di fatto. È vero che non era così nei tempi andati, ma è altrettanto vero che esigenze di spesa ci suggeriscono e quasi ci costringono a differenziare le elezioni politiche generali, per le quali rimarrà il sistema di voto attuale, dalle elezioni dei COMITES. Rimane comunque l'impegno del Ministero a farlo.
  Per quanto concerne l'IMU sulle seconde case, non so quale fosse il provvedimento del Governo Prodi che lei citava, ma mi viene in mente che l'uguaglianza di diritti e doveri per tutti i cittadini italiani, dovunque essi siano, è sancita dalla Costituzione. Quindi raccolgo il suo invito anche se è materia di stretta competenza del Ministero dell'economia e delle finanze, fermo restando che il Ministero degli affari esteri è coinvolto perché si tratta delle collettività italiane all'estero di cui ha la competenza.
  La decisione se far pagare o meno una cosa è del Governo, ma di specifica competenza del Ministero dell'economia e delle finanze. Attualmente non sono in grado di dirvi di più, perché ci sembra difficile che possano essere prese in considerazione deroghe particolari, anche se è una materia che possiamo valutare con il Ministero dell'economia e delle finanze per capire come ci si possa muovere.
  Per quanto riguarda Losanna e Coira, l'Ambasciatore Ravaglia ne è perfettamente consapevole, oggi la Ministro Bonino è in Svizzera, dove avrà un incontro con le collettività residenti che saranno sicuramente portatrici di queste istanze. Credo che, come sempre, la ministro saprà rispondere in maniera adeguata, e non solo sulla Svizzera – perché ognuno conosce le istanze di casa propria ma i problemi sono i più variegati a livello generale – per dare un impulso nella direzione giusta.
  L'onorevole Cirielli si è assentato ma rispondo comunque alla sua domanda riguardo le priorità delle spese. In linea generale è un concetto condivisibile, perché ogni singolo Ministero è tenuto a fare un monitoraggio delle risorse a propria disposizione e soprattutto a gestire al meglio, in maniera diligente le poche risorse disponibili.
  Sulla scelta di riservare maggiore attenzione, sotto il profilo delle risorse, ad una tipologia di intervento piuttosto che ad un'altra non posso che raccogliere questo invito, di cui prendo atto e che avremo modo di valutare. Credo però che al Ministero degli affari esteri, che non ha molte risorse a disposizione, non sia mai sfuggita l'importanza di fare, per quanto possibile, una più precisa valutazione dell'esistente e di utilizzarlo al meglio.
  Credo di non discostarmi dal vero nel dire che in tutti questi anni la rete diplomatico-consolare all'estero ha cercato di svolgere al meglio delle proprie possibilità il proprio lavoro, fornendo collaborazione alle collettività anche in condizioni di estremo disagio e di estremo pericolo, perché riferendomi alle collettività italiane all'estero parlo anche dell'azione dell'Unità di crisi, che svolge comunque un'azione a tutela degli italiani all'estero. Credo che sia unanimemente riconosciuto l'impegno che il Ministero e questa specifica Unità dedicano alla tutela di connazionali che versano in condizioni di estremo disagio e pericolo rischiando la vita.
  Questo monitoraggio viene fatto, possono esserci scelte opinabili e criticabili quanto si desidera, però si può approfondire la questione collegialmente, in maniera condivisa.
  Vorrei dire due parole sul Museo dell'emigrazione, perché la scorsa volta era stata messa in evidenza l'opportunità che il Museo dell'emigrazione, che ho visitato Pag. 11insieme a più di qualcuno di voi ai primi di luglio scorso, possa essere messo in rete con altri musei, creando un polo museale.
  È un'iniziativa lodevole, degna del massimo rispetto, però prima di procedere a questa seconda fase bisognerebbe consolidare la prima fase, ovvero trovare una legge che garantisca la stabilità e il diritto di esistenza in vita del Museo dell'emigrazione, che è un punto irrinunciabile della nostra vita collettiva.
  L'8 agosto ero a Marcinelle con il Presidente della Camera dei deputati e abbiamo toccato con mano l'importanza del luogo, la commozione che ha coinvolto tutti. In quell'occasione è stato citato più volte il ruolo che questo museo comunque svolge, perché all'interno del museo c’è un'ampia sezione dedicata alla tragedia di Marcinelle.
  L'idea era quella di coinvolgere maggiormente le scuole italiane a visitare il Museo dell'emigrazione e credo che la Presidente della Camera, che si è fatta carico anche di questa iniziativa, svolgerà i passi necessari. E lo faremo noi come Governo, perché far conoscere alle giovani generazioni quello che gli italiani hanno fatto e il sacrificio che hanno subìto è cosa doverosa e merita profondo rispetto. Lo dobbiamo alle famiglie di tutti gli italiani che vivono all'estero, in particolare a coloro che hanno perso i propri cari nell'adempimento del proprio dovere facendo un mestiere lontano dall'Italia per cause di forza maggiore.
  Credo di aver risposto a tutte le vostre domande, scusatemi se non sono stato dettagliato a sufficienza, ma rimango a disposizione anche in futuro per riaffrontare questi temi e fare un nuovo punto della situazione. Grazie.

  PRESIDENTE. Ringrazio il viceministro e l'Ambasciatore Ravaglia e faccio alcune brevissime considerazioni finali. Una mi pare d'obbligo anche rispetto all'intervento dell'onorevole Farina e alla risposta del viceministro Archi sulle elezioni dei COMITES.
  Prendendo atto delle dichiarazioni del Ministro Bonino e oggi del viceministro Archi che ovviamente apprezziamo e ricordando il duro intervento del Segretario generale del CGIE, che nei giorni scorsi ha minacciato le dimissioni se non fossero state confermate queste elezioni, crediamo che probabilmente questo stesso Comitato dovrà approfondire termini, risorse e modalità di questo voto, anche perché parlare di voto elettronico può voler dire tutto e niente, quindi bisognerebbe capire meglio le modalità e confrontarci con lo stesso Consiglio generale degli italiani all'estero in tempi rapidi.
  Una seconda considerazione relativa ai lavori di questo Comitato: il viceministro ha ricordato che, oltre alla questione della rete consolare che sarà affrontata dal viceministro Dassù, c’è un'altra delega importante, quella della cultura, che fa capo al sottosegretario Giro, e quindi credo che anche quella sia un'audizione da mettere in campo. Voglio anche ricordare che questo Comitato si chiama «Italiani nel mondo e promozione del sistema Paese», quindi dobbiamo realizzare degli incontri anche in tale direzione.
  Qualche giorno fa ho incontrato un imprenditore brasiliano (non cito il nome del personaggio perché si tratta di cifre significative) con cittadinanza italiana che negli ultimi cinque anni ha acquistato attrezzature in Italia per un valore complessivo di 500 milioni di euro, pari a non so quante volte il bilancio di questa Direzione generale. Questo per dirvi come la promozione del sistema Paese collegata alla valorizzazione della presenza degli italiani nel mondo sia un termine non retorico, ma molto concreto.
  Riprendo le considerazioni finali del viceministro perché è un tema a cui tengo molto ed ero presente con la Presidente Boldrini a Marcinelle, ovvero la questione non solo del museo ma anche dell'insegnamento della storia della nostra emigrazione nelle scuole, rispetto alla quale esiste un progetto di legge qui alla Camera. Spero che nelle prossime settimane potremo affrontare questo tema di attualità anche per l'integrazione delle varie comunità straniere in Italia.Pag. 12
  Concludo ricordando una bella pagina. Abbiamo parlato di rete diplomatico-consolare e oggi commemoriamo i quaranta anni dal golpe di Pinochet in Cile, per cui ricordiamo che la nostra Ambasciata ha accolto centinaia di rifugiati cileni ma anche brasiliani, argentini spesso con cittadinanza italiana. È un momento che mi pare importante ricordare, anche perché tra un mese a Roma inizierà un processo sul «Piano Condor», che farà giustizia per le tante vittime, spesso di origine italiana o con cittadinanza italiana, di quelle dittature. La violenta repressione del regime di Pinochet iniziò come pagina brutta di quel continente, poi superata anche grazie a una partecipazione della nostra rete diplomatico-consolare.
  Nel ringraziare il viceministro Archi e l'Ambasciatore Ravaglia, dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.35.