XVII Legislatura

III Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 1 di Mercoledì 31 luglio 2013

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Porta Fabio , Presidente ... 3 

Audizione del viceministro degli affari esteri, Bruno Archi (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Porta Fabio , Presidente ... 3 
Archi Bruno (PdL) , Viceministro degli affari esteri ... 4 
Porta Fabio , Presidente ... 11 
Garavini Laura (PD)  ... 11 
Tacconi Alessio (M5S)  ... 13 
Centemero Elena (PdL)  ... 13 
Tacconi Alessio (M5S)  ... 14 
Porta Fabio , Presidente ... 16

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: PdL;
Scelta Civica per l'Italia: SCpI;
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Fratelli d'Italia: FdI;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FABIO PORTA

  La seduta comincia alle 8.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del viceministro degli affari esteri, Bruno Archi.

  PRESIDENTE. Cominciamo a dar seguito agli auspici fatti nel corso dalla seduta di insediamento di questo Comitato.
  L'ordine del giorno reca l'audizione del viceministro degli affari esteri, onorevole Bruno Archi, delegato dal Ministro Bonino per gli italiani nel mondo. Con quest'audizione ha inizio, quindi, formalmente l'attività di questo Comitato per la corrente legislatura.
  Ringrazio il viceministro Archi e saluto l'ambasciatore Cristina Ravaglia, direttore generale della Direzione generale italiani all'estero e le politiche migratorie del Ministero degli esteri.
  Vi ricordo che il viceministro ha già svolto lo scorso 10 luglio, presso il Comitato per le questioni degli italiani all'estero del Senato, comunicazioni sulle politiche per gli italiani all'estero.
  Prima di dare la parola al viceministro, vorrei procedere a un paio di considerazioni, innanzitutto facendo notare al collega e viceministro Archi che questo Comitato ha una sua denominazione che fa riferimento non solo agli italiani nel mondo, ma anche alla promozione del sistema Paese. Ciò significa quanto siamo convinti del fatto che le nostre collettività all'estero rappresentino seriamente e strategicamente un punto di forza del sistema Paese nel mondo. In questo senso vogliamo orientare i lavori del nostro Comitato.
  La seconda considerazione è che l'audizione di oggi cade in un momento particolare. Siamo a pochi giorni dalla notizia della decisione da parte del ministero di chiudere tredici consolati all'estero, decisione che, come Comitato, ci preoccupa più che altro per il metodo. Credo, infatti, che questi comitati, di Camera e Senato, vogliano rappresentare dei riferimenti anche per il Governo rispetto alle decisioni importanti che si prendono in questo senso. Credevamo e crediamo – e l'audizione di oggi forse sarà anche un momento di confronto su questo – che sia necessario confrontarsi sul metodo e sul merito di queste decisioni che penso debbano essere prese nell'ambito dei criteri della spending review.
  Bisogna, quindi, anche capire a quali criteri e a quali politiche far risalire determinate scelte, che credo debbano avere come obiettivo non soltanto un semplice contenimento di spesa, ma anche una ridefinizione, un riorientamento, come è stato definito, della nostra presenza e della sua valorizzazione, della quale la rete diplomatico-consolare costituisce un fulcro, un punto di riferimento essenziale. Questo è, ovviamente, uno degli elementi che credo saranno Pag. 4oggetto del confronto, del dibattito. Spero che rimarrà tempo per le domande e per le risposte.
  Un'altra questione che, ovviamente, ci preoccupa molto è la promozione della lingua e della cultura italiana nel mondo. Anche in quest'ambito siamo in presenza di forti tagli, che stanno penalizzando il contingente dei docenti come quello dei direttori scolastici, così importanti in alcune aree del mondo. Penso al Sudamerica, dal quale provengo e dove sta quasi sparendo questa presenza così importante e così strategicamente essenziale.
  Do la parola al viceministro Archi. In seguito, chiederò ai colleghi di intervenire cercando di distribuire correttamente gli interventi tra i presenti.

  BRUNO ARCHI, Viceministro degli affari esteri. Innanzitutto, buongiorno a tutti voi. Sono molto lieto di essere qui dopo una prima audizione, un primo contatto su queste realtà, circa venti giorni fa in Senato, presso il Comitato per le questioni degli italiani all'estero. Mi fa molto piacere, come ricordava il presidente, che il Comitato alla Camera abbia voluto offrire un marcato interesse alla parte della promozione del sistema Paese, e quindi al sostegno alle imprese.
  Vengo da una missione lunga nel Sud-Est asiatico, dove mi sono occupato esattamente di questo, per cui nella parte dedicata all'azione di valorizzazione delle collettività italiane all'estero, nell'ottica di quanto il Ministro degli esteri, ma soprattutto il Ministro Bonino, intende sviluppare nel prosieguo del tempo, potrò soffermarmi su questo punto specifico che mi sta particolarmente a cuore.
  Il sostegno alle imprese italiane all'estero significa, infatti, avviare un'operazione sinergica non soltanto con le imprese e con i rappresentanti che operano sul posto, ma anche con le collettività di cui è bene sottolineare che molto spesso racchiudono grandi eccellenze sotto il profilo della ricerca scientifica. Nella fattispecie, è quello che ho potuto toccare con mano nel mio viaggio a Singapore, dove sono presenti oltre cinquanta ricercatori italiani. Questa nuova collettività, dunque, vive e respira internazionalizzazione e offre un apporto significativo alle relazioni col Paese in cui è ospitata, ma mantiene un forte collegamento con le imprese d'origine ed è un'eccellenza dell'Italia all'estero.
  Forse è bene che vi dia anche un'idea della suddivisione delle deleghe, come mi fu chiesto in apertura della mia audizione al Senato, perché abbiate anche voi chiarezza delle competenze e della suddivisione delle nostre attività.
  Come ricordava il presidente, dal ministro ho ricevuto la delega per le collettività degli italiani all'estero; per quanto riguarda la parte culturale, la delega è del sottosegretario Mario Giro; per la razionalizzazione della rete diplomatico-consolare, quindi tutte le questioni attinenti al personale che lavora nella nostra rete, responsabile è il viceministro Marta Dassù. Questa è la suddivisione di competenze che va a impattare sulla realtà delle nostre collettività all'estero.
  Adesso, vorrei porre alcune considerazioni che partono dalla presenza delle collettività e vanno a impattare sull'assistenza fornita in loco, da quello che fa la nostra rete diplomatico-consolare, toccando la parte che riguarda, evidentemente, la promozione della lingua e della cultura italiana all'estero. Concluderei, come dicevo poc'anzi, sul discorso delle internazionalizzazioni, della valorizzazione di questo nuovo modello di «espatriato», molto più internazionale rispetto alle tradizionali comunità italiane come inizialmente concepite.
  Ci tengo anche a dire che l'8 agosto sarò a Marcinelle in quanto il ministro mi ha delegato, e ne sono molto lieto, a partecipare alla commemorazione della tragedia che, appunto, ha riguardato diversi decenni or sono i nostri minatori, i quali, come sapete tutti, purtroppo perirono in un gravissimo incidente.
  Partirei dal presupposto che le collettività italiane all'estero non sono senz'altro un gruppo omogeneo. Gli italiani in America Latina hanno storie diverse da Pag. 5quelle in Europa e anche all'interno del nostro continente, le comunità italiane in Paesi come Germania, Svizzera o Belgio non hanno le stesse esigenze dei nostri connazionali che, ad esempio, risiedono in Spagna.
  A livello locale, la rete consolare interagisce quotidianamente con le collettività e con gli organi di rappresentanza e assistenza in loco, ma trova due principali ordini di difficoltà. Da un lato, le risorse, purtroppo, come tutti possono ben immaginare, sono in continuo calo a fronte di oneri in realtà continuamente in crescita. È una questione di interdipendenza; la mobilità dei cittadini, in sostanza la globalizzazione, fa sì che, virtualmente, ogni provvedimento nazionale abbia conseguenze sull'attività dei nostri uffici all'estero, imponendo loro nuovi compiti. Pur forti della conoscenza del territorio, delle comunità stanziali e delle loro esigenze, anche rendere i più tradizionali servizi consolari diventa ogni giorno assai più difficile e arduo nonostante l'ottimizzazione delle risorse e il sempre più intensivo uso dei mezzi informatici, per di più ancora poco diffusi nelle collettività più anziane.
  D'altro lato, la cosiddetta nuova mobilità internazionale rappresenta un fenomeno che, per definizione, esula dai tradizionali strumenti consolari di rilevamento e di assistenza e nei cui confronti è indispensabile un approccio del tutto innovativo. Direi che la questione è, in realtà, triplice: nei confronti delle collettività stanziali e più tradizionali, metodi e strumenti consolari possono essere ancora adeguati, ma non lo sono sempre e ovunque le risorse; nei confronti delle nuove generazioni, dei figli e dei nipoti di coloro che hanno lasciato l'Italia, si incontra spesso un divario, che definirei culturale, generato dalla più profonda integrazione nei Paesi di accoglienza, che impone un sostegno nella stessa direzione eminentemente culturale e inteso a conciliare integrazione e radici anche nell'ottica di non disperdere risorse preziose per l'intero sistema Paese; la nuova mobilità internazionale richiede un adeguamento di metodi e strumenti ancor prima che di risorse.
  L'intero sistema normativo, a cominciare dalla legge sull'AIRE, Anagrafe italiani residenti all'estero, e organizzativo dei servizi consolari rispecchia l'esigenza dell'emigrazione italiana, intesa, se non più come i migranti dei secoli scorsi, almeno come collettività residente e in larga misura stanziale. Viceversa, il cosiddetto nuovo emigrante, spesso mobile, si avvale di diversi mezzi di aggregazione e di conservazione dei legami culturali, linguistici e politici con l'Italia e presenta esigenze e dinamiche che difficilmente trovano soddisfazione con i servizi consolari tradizionali.
  Nel corso dell'assemblea plenaria del CGIE, di circa un mese fa, ho ricevuto a dir poco numerose sollecitazioni riguardanti, in primo luogo, le nostre collettività stanziali nonché rilevato una condivisa e diffusa sensazione che sia molto necessario, direi indispensabile, comprendere gli esatti contorni di una novità ancora poco nota.
  Tra le prime e più sentite sollecitazioni riscontrate, c'era la questione della rappresentanza. È stato condotto un enorme sforzo dai componenti dei COMITES e del CGIE eletti nel 2004 per continuare a esercitare il loro ruolo con grandissimo impegno. L'ultimo provvedimento di rinvio, entro il 2014, delle azioni per il rinnovo dei COMITES ha anche stabilito, per ridurne i costi, che avvengano con modalità elettroniche. È mio impegno, come tengo a ribadire, far sì che l’iter di approvazione del Regolamento per la revisione delle modalità di voto si svolga il più rapidamente possibile.
  Dopo il concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze, il Ministro delegato per l'innovazione tecnologica e lo sviluppo della società dell'informazione e il parere del CGIE, la bozza di Decreto del Presidente della Repubblica sarà sottoposta, come previsto dalla legge n. 118 del 2012, alle Commissioni parlamentari competenti per il parere in vista della Pag. 6sua adozione. In attuazione di questo dettato legislativo, il progetto del Regolamento prevede il voto elettronico sia in seggi presso gli uffici consolari sia, ove naturalmente possibile, in altri locali predisposti dal comitato elettorale, tenuto conto del numero degli elettori, della loro dislocazione, delle disponibilità di personale, nonché la possibilità di un voto da remoto da postazioni informatiche personali dell'elettore.
  Siamo convinti della necessità di provvedere al rinnovo degli organismi rappresentativi anche per consentire ai comitati, una volta rieletti, di riflettere nella loro composizione le modifiche intervenute nelle articolate realtà degli italiani all'estero, dove alla componente tradizionale e stanziale, in cui le generazioni si susseguono e si sovrappongono, si affianca quella più recente caratterizzata, come anticipavo, da una ben diversa mobilità.
  Sempre in tema di rappresentanza degli italiani all'estero, ho riscontrato durante l'assemblea del CGIE molta attesa per i possibili sviluppi, in tema di voto all'estero, delle riforme istituzionali e costituzionali avviate. È indubbio che eventuali riforme del sistema parlamentare non potranno non avere conseguenze anche sul voto degli italiani all'estero, al momento ancora però non decifrabili.
  Dal punto di vista della Farnesina, incaricata dell'attuazione delle operazioni di voto all'estero, posso esprimere una valutazione circa le modalità del voto, senza naturalmente entrare nel merito del sistema o delle circoscrizioni. Il voto per corrispondenza ha mostrato, certamente, limiti che la rete diplomatico-consolare ha cercato di arginare nella misura del possibile, affinando le operazioni condotte sul posto.
  Solo per citare un singolo ma importante aspetto del complesso meccanismo, nessuna norma impone che l'elenco degli elettori risultanti dai dati AIRE comunali sia oggetto di interventi da parte dei consolati. Tuttavia, questi interventi risultano indispensabili poiché, per una serie di ragioni, molti degli indirizzi risultano non aggiornati.
  Nonostante gli interventi di bonifica, gli elenchi non saranno mai totalmente affidabili né possono esserlo, non fosse altro per il semplice motivo che non sempre gli stessi connazionali segnalano, purtroppo, i loro trasferimenti al consolato. Il vulnus così arrecato al voto da tale modalità di invio generalizzato di oltre 3,5 milioni di plichi elettorali è difficilmente calcolabile, ma in ogni caso, anche se i numeri fossero contenuti, difficilmente accettabile.
  Una possibile soluzione sarebbe rappresentata dalla cosiddetta inversione dell'opzione, ipotesi più volte ventilata in disegni di legge presentati in Parlamento e sostenuta anche dal CGIE, mantenendo il voto per corrispondenza. L'istituzione di seggi diffusi, pur ottimale dal punto di vista di segretezza, personalità e libertà del voto, oltre a essere finanziariamente onerosa, presenterebbe problemi di vario tipo: impossibilità di gestire direttamente o controllare l'operato di seggi sparsi sul territorio anche enorme; difficoltà di reperire idonee risorse umane in loco; necessità di autorizzazioni che molti Stati, come Canada e Australia, negherebbero comunque. D'altra parte, i seggi unicamente presso i consolati di prima categoria discriminerebbero quel 75 per cento degli elettori che vivono distanti dall'ufficio consolare.
  Di converso, la mera inversione dell'opzione non presenterebbe tali criticità e si inserirebbe in un meccanismo già rodato che sarebbe reso più sicuro e meno dispendioso: invio del plico a indirizzo certo con forme di consegna personalizzate e in capo a elettori che abbiano manifestato l'interesse a votare.
  Anticipando una considerazione che riguarda maggiormente la nuova mobilità, sottolineo che quest'ultima è attualmente esclusa dal voto all'estero in quanto per definizione non iscritta all'AIRE. Il vigente strumento normativo è tarato sui residenti, ossia su un corpo elettorale definito e noto in anticipo e può essere, Pag. 7con rilevanti difficoltà, esteso ai dipendenti pubblici di cui sono noti a priori le sedi di servizio e la consistenza, ma non a un corpo elettorale per definizione ignoto.
  L'ampliamento a tutti coloro che si trovino all'estero per un determinato periodo di tempo inferiore ai dodici mesi, cui consegue l'iscrizione all'AIRE, imporrebbe una riforma organica dell'intero impianto normativo e non una sua mera estensione a categorie di elettori attualmente non previste.
  Ulteriore polo della rappresentanza, l'associazionismo italiano all'estero, presenta opportunità ed esigenze, rappresenta una ricchezza di tradizione e cultura di innegabile valore. Si tratta di una realtà composita che ha mostrato e deve sempre più mostrare la capacità di adeguarsi alle mutazioni sociali, culturali e generazionali delle collettività di riferimento.
  Accanto al patrimonio di tradizioni da mantenere, occorre sfruttare le opportunità offerte dalle nuove forme di aggregazione e andare oltre il concetto di associazione come luogo meramente fisico. Le nuove generazioni, sia le successive stanziali sia gli espatriati più recenti, frequentano più il web che i circoli. Le norme sull'associazionismo sono orientate principalmente a riconoscerne il ruolo nel sistema di rappresentatività.
  Occorre evidenziare che le associazioni virtuali svolgono una distinta forma di rappresentanza di istanze che non rientrano e forse non vogliono nemmeno rientrare in tale sistema, ma che non per questo devono essere ignorate. In occasione delle ultime elezioni, hanno fatto sentire in più modi la loro voce, dimostrando una maturità organizzativa non ancora riflessa negli impianti normativi. Anche al di là del momento elettorale, dobbiamo prendere atto di un'evoluzione che, pur refrattaria alla costrizione in schemi precostituiti, è portatrice di esigenze concrete.
  Bisogna individuare la figura del nuovo emigrante o, meglio, dell'espatriato. Per la portata di questo fenomeno, al di là dei semplicistici schemi mediatici, i dati dell'ISTAT forniscono un quadro, ampiamente ripreso dagli organi di informazione, incompleto sotto molti aspetti. Sotto l'aspetto temporale, per esempio, riflettono le uniche registrazione esistenti, ossia le cancellazioni per l'estero dalle anagrafi della popolazione residente tenute dai comuni, a loro volta derivanti dall'assegnazione dei consolati.
  All'inevitabile complessità burocratica va sommato il ritardo nelle dichiarazioni presentate dagli interessati al consolato di riferimento, tenuto anche conto che la maggiore mobilità delle nuove generazioni e la possibilità di mantenere assidui contatti con l'Italia scoraggiano il ricorso agli uffici consolari. D'altronde, l'attuale normativa dispone che l'iscrizione all'AIRE sia dovuta e consentita solo in caso di trasferimento all'estero della residenza per un periodo superiore ai dodici mesi, ossia quando la soluzione si consolida almeno in termini di prospettiva individuale e la persona diventa stanziale.
  Tutto ciò fa sì che, da un lato, i dati registrino molte situazioni già cristallizzate e, dall'altro, sfuggano completamente i flussi caratterizzati da maggiore mobilità e quelli relativi a soluzioni più o meno temporanee o come tali percepite e si traducono in rientri, magari seguìti da nuove partenze.
  Sotto l'aspetto sociologico, le anagrafi e gli schedari consolari nascono per adempiere a funzionalità amministrative e non di informazione statistica. Né le une né gli altri registrano per forza i dati necessari a un'analisi socio-demografica. Lo stesso dato del titolo di studio non è tra quelli ritenuti fondamentali ai fini anagrafici. Quanti laureati segnalano il conseguimento del titolo di studio alla propria anagrafe ? Lo stesso avviene per la professione, salvo che non rilevi per l'iscrizione alle liste di collocamento.
  Si devono, quindi, affinare i dati in nostro possesso e, a tal fine, individuare fonti alternative a quelle già disponibili. Per definizione, il giovane che si reca all'estero oggi si avvarrà più di un blogPag. 8che di Comites e associazioni, più delle opportunità offerte all'integrazione europea che dei servizi nazionali. Occorre ottenere la collaborazione dei gruppi informali di espatriati e delle strutture locali di accoglienza e impiego nonché dedicare all'indagine un'apposita sezione dei siti web istituzionali destinati ai visitatori.
  Lo scopo è capire, innanzitutto, le dimensioni e la portata di un fenomeno percepito in contorni e contenuti piuttosto sfocati, per individuare le esigenze di cui possono essere portatori i componenti e valutare come rispondere in loco e centralmente. In loco, gli uffici consolari più interessati dal fenomeno potranno, in base alle risultanze dell'indagine, coinvolgere le strutture del sistema Paese presenti sul territorio, quindi l'ICE, le camere di commercio, le banche, l'Alitalia, gli istituti di cultura, chiedendo di indirizzare le loro attività anche alle esigenze eventualmente emerse. Ove possibile, gli uffici potranno farsi portavoce di eventuali esigenze anche presso le istituzioni locali e concordare forme specifiche di collaborazione.
  Le cause delle circostanze dell'espatrio sono, inoltre, più variegate della semplice ricerca di un impiego, sicché provvedimenti eziologici dovrebbero anche basarsi su una migliore conoscenza di tali dati, in modo da calibrare al meglio gli eventuali interventi che dovessero rivelarsi opportuni. Interventi relativi al soggiorno all'estero, quali modifiche alla legge sull'AIRE, delle norme sulla rappresentanza e rappresentatività degli italiani all'estero, delle operazioni di ricostruzione delle contribuzioni previdenziali e così via.
  Di tali dinamiche dobbiamo cercare di formarci un quadro aggiornato per arrivare a modulare servizi, assistenza e tutela, che servirà a formulare ipotesi di adattamento delle strutture che dovessero rendersi necessarie a seguito delle riforme istituzionali attualmente in discussione anche al fine di valorizzare pienamente l'apporto e le potenzialità di tutte le componenti delle collettività italiane all'estero, anche in chiave di promozione del sistema Paese.
  Come sottolineato diverse volte, la diffusione della lingua italiana rappresenta una delle priorità del Ministero degli affari esteri in quanto lingua di cultura e strumento di promozione di un'immagine dell'Italia di oggi. Siamo perfettamente consapevoli delle problematiche determinate dalla progressiva riduzione delle risorse sui pertinenti capitoli di bilancio oltre che dalla drastica contrazione del personale della scuola all'estero imposto dalla spending review. Al riguardo, va messo in luce l'imponente sforzo di razionalizzazione già intrapreso dall'amministrazione negli anni scorsi e che è proseguito con ancor maggiore vigore nell'anno corrente.
  La Direzione generale competente del Ministero degli affari esteri ha avviato un esercizio di revisione della circolare n. 13 del 7 agosto 2003 che regola l'attribuzione dei contributi agli enti gestori in stretto coordinamento con la rete diplomatico-consolare. Sempre in tale ottica, la stessa Direzione ha fatto presente alla rete l'esigenza di razionalizzare, in una prospettiva di medio periodo, il numero degli enti gestori, tranne laddove specifiche esigenze richiedano la presenza di più enti in una stessa circoscrizione consolare, allo scopo di concentrare le risorse a favore degli enti che per esperienza, struttura ed efficienza possono impiegarle al meglio.
  Si dovrà, inoltre, ove possibile, favorire processi di accorpamento tra enti gestori minori, come già avvenuto per alcune sedi, tra cui l'ambasciata a Washington. Al tal proposito, la concentrazione delle risorse a favore di enti più strutturati e virtuosi consente senz'altro di diminuire l'impatto delle spese fisse grazie a economie di scala, permette una programmazione didattica di più ampio respiro, può diminuire l'incidenza percentuale del contributo ministeriale rispetto alle risorse proprie e favorisce, infine, la condivisione di un maggior numero di diverse esperienze didattiche.Pag. 9
  Sottolineo come l'esortazione alla razionalizzazione degli enti gestori promossa dalla competente Direzione generale del ministero abbia incontrato unanime apprezzamento e sostegno da parte della rete diplomatico-consolare. In sostanza e per concludere su questo punto importante, è vero che le risorse sono drasticamente diminuite, ma è altrettanto vero che vi sono ampi margini di intervento per assicurare una loro gestione più produttiva ed efficiente.
  Circa la situazione del contingente scolastico all'estero, il decreto-legge n. 95 del 6 luglio 2012, appunto la spending review, impone, come dicevo, una riduzione del contingente del personale scolastico da destinare all'estero, il cui limite massimo da raggiungere progressivamente è fissato in 624 unità complessive, dalle 1.024 preesistenti, entro il 2017. Il contingente diminuirà di ulteriori circa sessanta unità ad agosto per effetto dei tagli automatici dovuti alle scadenze di mandato. È in fase di definizione il decreto sul nuovo contingente per l'anno scolastico 2013-2014.
  Tale contrazione sta recando significativi pregiudizi alla tenuta e al monitoraggio delle iniziative scolastiche. Stiamo lavorando insieme al Ministero dell'economia e delle finanze e al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca perché sia approvato un emendamento alla spending review che consenta nuovamente, per alcuni posti prioritari ai fini della nostra politica scolastica, l'invio di personale docente e dirigenziale all'estero.
  Infine, sempre nell'ottica della razionalizzazione delle iniziative sopra evocata, evidenzio come non sia più procrastinabile l'attivazione di un efficace coordinamento tra i diversi soggetti attivi nella promozione della lingua e cultura italiana. In tale ottica, il Ministero degli affari esteri ha ospitato, il 6 dicembre scorso, insieme al MIUR, al CGIE e alle regioni, un seminario sulla diffusione e l'insegnamento della lingua e della cultura italiana all'estero con l'obiettivo di valutare le possibili linee di riforma della normativa in materia e assicurare, quindi, un miglior coordinamento tra gli attori coinvolti attraverso lo scambio costante di informazioni e la condivisione delle iniziative.
  Al seminario hanno partecipato, tra gli altri, l'Accademia della Crusca, le università per stranieri di Siena, Venezia e Perugia, la Società Dante Alighieri, Assocamerestero, Goethe-Institut e Istituto Cervantes. Grazie ai numerosi temi emersi, è stato prodotto un documento congiunto con l'obiettivo di fornire al Parlamento alcuni spunti per una riforma complessiva della materia. So che il segretario generale del CGIE ha provveduto ad inviarvelo.
  Vorrei, infine, sottoporre alla vostra attenzione la questione della sopravvivenza del Museo nazionale dell'emigrazione italiana che, come forse saprete, ho visitato insieme ad alcuni di voi all'inizio di questo mese di luglio. Si tratta di un'iniziativa di grande rilievo per la valorizzazione di un'importante pagina della storia italiana non sempre nota al grande pubblico, che ha riscosso vivissimo apprezzamento, come testimonia il massiccio afflusso di visitatori, tra cui moltissimi gruppi di studenti delle scuole.
  Esistenza e funzionamento del museo negli ultimi due anni sono stati assicurati, non senza grandi difficoltà, grazie all'impegno anche finanziario della Direzione generale degli italiani all'estero del Ministero degli affari esteri e alla straordinaria disponibilità continuamente manifestata dal Ministero dei beni e delle attività culturali e dalla società che gestisce l'allestimento.
  È, quindi, con grande piacere che ho appreso, onorevole Nissoli, dell'avvenuta predisposizione di un disegno di legge per rendere il museo un'istituzione stabile, dotandolo di adeguati e sicuri mezzi finanziari per garantirne il funzionamento. Ovviamente, non posso che chiedere il vostro sostegno in sede parlamentare.
  Mi ricollego, adesso, idealmente all'inizio del mio discorso, quando ho fatto riferimento agli italiani all'estero come Pag. 10insostituibile risorsa per il Paese. Come sapete, il Governo ha un mandato molto preciso su questo punto e priorità delle priorità, dopo anni di grave crisi, è quella di far ripartire la crescita, di imprimere rinnovato impulso alle imprese e creare lavoro per chi non ne ha, in particolare per i tantissimi giovani che non vedono sbocchi ai loro studi e alle legittime aspirazioni professionali. Ovviamente, sapete dell'iniziativa del Governo sulla disoccupazione giovanile, che è stata sostenuta e ha anche trovato grande condivisione in seno alle ultime riunioni del Consiglio europeo a Bruxelles.
  Per un Paese come l'Italia, largamente privo di materie prime e quindi condannato a guardare all'esterno per la propria mera sopravvivenza economica, l'unica possibilità è fare sistema per consentire al nostro apparato produttivo, e penso soprattutto alle piccole e medie imprese che ne costituiscono indubbiamente l'ossatura portante, di essere competitivo nei mercati per consentire ai nostri prodotti, alle eccellenze del made in Italy di essere sempre più richiesti dai consumatori ai quattro angoli del globo.
  Il brand made in Italy, se non vado errato, dovrebbe essere il terzo conosciuto per importanza al mondo. Questo è un elemento fondamentale, sul quale mi fa piacere dilungarmi perché, come Comitato, avete anche questa attenzione essenziale, oggi, alla parte del sostegno all'impresa e alla promozione dell'eccellenza italiana all'estero.
  Ho riscontrato che forse troppo spesso le eccellenze italiane sono identificate con i soliti stereotipi della moda, delle macchine, dell'impianto gastronomico. L'Italia non è solo questo, come tutti sappiamo. Siamo il secondo Paese manifatturiero d'Europa e dobbiamo riuscire a bilanciare una visione assai più complessa. Le nostre imprese all'estero, le piccole come i grandi gruppi, ovviamente già lo fanno, ma il nostro lavoro è fare sistema attraverso cabine di regia o qualunque altra formula, offrendo una visione d'insieme ben più strutturata a tutto quanto abbiamo realizzato fino adesso.
  Nella settimana che ho trascorso nel Sud-Est asiatico ho toccato l'Indonesia, Singapore e il Vietnam: sono realtà le più variegate, le più complesse, ma anche potenzialmente le più straordinarie possibili. Il lavoro è quello, da un lato, in un contesto di collettività italiane all'estero, di valorizzare l'apporto che queste, in seno alle imprese già presenti sul posto, danno e potranno ancora dare nel prossimo futuro; dall'altro, quello di fare sinergia sotto il profilo culturale, ma anche sotto quello della ricerca scientifica con la presenza di nostro personale, di nostre eccellenze.
  A proposito della fuga dei cervelli, la visione del Ministero degli affari esteri in prospettiva è un po’ cambiata. Non si tratta più tanto di lamentare il fenomeno, quanto di sfruttarne le potenzialità valorizzandone le caratteristiche essenziali. In altre parole, può essere utilizzato in sinergia con le attività svolte sul posto nelle istituzioni di ricerca, assai prestigiose nella grande maggioranza dei casi, sparse ai quattro angoli del mondo – ce n'erano anche a Singapore, come ho detto all'inizio del mio discorso – cercando di far capire come l'Italia sia in grado di esportare persone del massimo livello su cui poter puntare oggi e domani.
  Naturalmente, parlo dell'Asia perché ne ho la delega ma lo stesso discorso potrebbe essere applicato, evidentemente, alle altre aree del globo. Quando avrete modo di audire gli altri colleghi del Ministero degli affari esteri, sentirete probabilmente dirvi le stesse cose per le Americhe, per il nord dell'Europa e magari anche per il Medioriente. Ovunque, infatti, esistono qualità italiane in espansione, in grande crescita, anche e soprattutto sotto il profilo della presenza economico-commerciale, ma anche finanziaria. Banche italiane sono presenti all'estero.
  Per tutto questo mondo, che fino adesso è andato avanti in un certo modo con l'aiuto che poteva ricevere dall'Italia, adesso si tratta – questa è l'ottica del Ministero degli affari esteri – di dare un Pag. 11senso più compiuto, più strutturato, più organico nel futuro. Questo è l'impegno del Ministro degli affari esteri, della struttura della Farnesina: cercare di fare sistema meglio di come sia stato fatto in passato.
  So che il termine «coordinamento» incontra, nel nostro Paese, una realtà abbastanza complessa e che molto spesso si cerca di organizzare tavoli per risolvere i problemi, che poi magari non possono essere risolti, ma se esiste qualcosa in cui dobbiamo fare davvero sistema e rinunciare un po’ da parte di tutti all'orticello personale, è proprio la nostra azione all'estero.
  Da un lato, bisogna utilizzare le esperienze delle collettività che risiedono lì e sono già inserite in un contesto economico solido; dall'altro, convincere le nostre piccole e medie imprese, che sono – come tutti sanno – l'asse portante del nostro Paese e che hanno magari difficoltà, soprattutto in periodi di crisi a presentarsi oltre confine, quanto questo sia incentivante per sostenere l'economia.
  Questa è diplomazia della crescita, la priorità delle priorità nell'agenda del Governo. Ed è in quest'ottica che pensiamo di poterci muovere, almeno per quello che mi riguarda ovviamente, sotto il profilo generale delle collettività italiane all'estero, ma soprattutto sotto quello geografico per l'area che mi riguarda.
  Ho in mente altri giri nei prossimi mesi, entro l'anno ed entro gli inizi del prossimo, nell'area per andare a toccare con mano la presenza delle collettività italiane che lavorano in maniera anche oscura e di cui magari sono anche poco noti i contorni e le attività, cercando quindi di valorizzare quello che fanno. Ho notato che si tratta di comunità molto ben integrate nelle realtà locali, dove tra l'altro c’è una grande simpatia per l'Italia e dove il nostro made in Italy, come non mi stancherò mai di ripetere, è una carta su cui dobbiamo continuare a puntare.
  È, infatti, uno strumento essenziale e, se vogliamo far sopravvivere le imprese che, come tutti sanno, chiudono numerose, decine al giorno, è necessario un salto anche di mentalità, a livello psicologico, ossia di essere più proattivi in Italia per far passare messaggi ottimali e far capire alle imprese che ancora non si sono affacciate all'estero che è questo il momento di farlo.
  È chiaro che essere imprenditore in momenti di crisi significa correre anche dei rischi: la nostra sfida, il nostro impegno, del Ministero degli affari esteri ma anche evidentemente del Governo, è supportare questa sfida e questo rischio, nel senso di cercare di garantire l'impegno della rete diplomatica consolare all'estero strutture che lavorano sempre più con una spiccata valenza economico-commerciale ma anche finanziaria nel tentativo di offrire il miglior contributo e aiuto possibile alle collettività residenti.
  Questi erano flash di quanto volevo illustrarvi. Quello dell'internazionalizzazione delle imprese è un discorso in cui credo personalmente molto, al di là di tutto, perché è un elemento che può far davvero compiere un salto di qualità alla nostra struttura produttiva, andando sinergicamente a impattare sulle realtà italiane le più variegate possibili in tutti i settori immaginabili all'estero.
  Resto a disposizione per le vostre domande.

  PRESIDENTE. Ringrazio il viceministro per l'ampia relazione.
  Adesso abbiamo una riunione importante di Commissione che comincia alle 9. Rivolgerei da subito l'invito al viceministro a tornare presso il nostro Comitato, magari anche la prossima settimana. Immagino, infatti, che, cedendo adesso la parola a chi si è iscritto a parlare, non ci sarà tempo per le repliche.
  Darei la parola all'onorevole Garavini e poi ai colleghi Tacconi e Centemero.

  LAURA GARAVINI. Ringrazio il viceministro per la relazione che oggi ci ha illustrato.
  Senz'altro fa piacere sentire la condivisione di alcuni elementi importanti, che le sono già stati segnalati nel corso Pag. 12dell'ultima assemblea del CGIE, per esempio, e che indubbiamente incontrano non soltanto la mia personale, ma credo anche la nostra attenzione. Penso, in particolare, all'esigenza di prevedere tutti quei finanziamenti e tutti quegli strumenti legislativi che consentano di rispettare il rinnovo degli organi di rappresentanza, in particolare i COMITES. Vale anche per la preoccupazione da lei stesso espressa in relazione alle riforme generali, alle quali ci stiamo in qualche modo predisponendo, costituzionali e anche relative all'esercizio del voto degli italiani all'estero.
  Condivido, infatti, e condividiamo – come gruppo del Partito Democratico credo di poterlo esprimere a nome anche dei colleghi – che sarebbe certamente augurabile che si mantenesse l'esercizio del voto per corrispondenza e dunque che si mantenesse anche la circoscrizione estero in quanto tale, con la connessa possibilità di esprimere e di votare esponenti in rappresentanza dei connazionali che vivono all'estero.
  Siamo stati proprio noi, peraltro, gli artefici di questa proposta dell'inversione dell'opzione, per cui non possiamo che sostenerla in pieno. Riteniamo che questa potrebbe essere la soluzione del problema: il mantenimento della circoscrizione estero, il mantenimento dell'esercizio del voto per corrispondenza prevedendone però la messa in sicurezza attraverso una preiscrizione che consenta di ridurre considerevolmente il numero degli aventi diritto. Meglio, si manterrebbe comunque il diritto, nel senso che chi non volesse esprimerlo per corrispondenza potrebbe comunque rientrare e recarsi in Italia per votare materialmente, ma mantenendo la messa in sicurezza del voto attraverso una riduzione consistente del numero degli aventi diritto a ricevere il plico dall'estero.
  Sono, inoltre, sicuramente condivisibili le sue parole di apprezzamento nei confronti dell'associazionismo e dunque anche nuove forme di associazionismo, così come pure apprezzabile e condivisibile è la preoccupazione di prevedere un emendamento alla spending review del 2012. Approfitto, vista la mia assenza nel corso della prima riunione di insediamento, per rinnovare qua gli auguri e le congratulazioni al collega Porta per la sua carica e anche per avere insediato così celermente i lavori di questo Comitato dopo che, appunto, si erano purtroppo, non certo per sua o nostra corresponsabilità, rinviati. Congratulazioni e buon lavoro anche da parte mia.
  Detto questo, condivisibile è l'intenzione di modificare la spending review del 2012. In effetti, stiamo riscontrando e siamo anche noi interessati da una serie di lamentele per le grossissime difficoltà che ci fanno riscontrare non soltanto esponenti sindacali o del corpo docente di vari istituti interessati, appunto, dai tagli al nostro corpo docente italiano all'estero, ma anche associazioni dei genitori, che chiaramente si confrontano quotidianamente con il problema dell'impossibilità di offrire corsi a seguito della riduzione del numero degli insegnanti o anche da un peggioramento della qualità del servizio legato allo stesso motivo.
  Ritengo, dunque, che sia assolutamente importante e prioritario che, anche nel rispetto di quei tagli purtroppo accettati e che siamo stati costretti a deliberare con la spending review nel 2012, si cerchi di rettificare i criteri adottati. Il mancato rinnovo del corpo docente attraverso il mancato reinvio laddove il personale sia andato in pensione o comunque rientrato, purtroppo, non è un requisito sufficiente per garantire la qualità del servizio. In questo senso, credo che sia davvero necessario che il Governo intervenga proprio per cercare di limitare i danni prodotti dal taglio del contingente degli insegnanti di ruolo dell'anno scorso.
  Non posso, però, viceministro, che affrontare con grande preoccupazione il problema legato alle chiusure della rete consolare. Non lo ha trattato. Immagino che dipenda in parte anche dal fatto che non è di sua competenza. È chiaro che il fatto che lei non detenga la delega in materia di ristrutturazione consolare in Pag. 13un certo senso la giustifica, ma ci consenta di esprimerle la nostra grossissima preoccupazione, innanzitutto legata al metodo.
  Purtroppo, infatti, avevamo dovuto abituarci a un metodo di questo tipo, ma ciò non significa che sia il metodo da adottare. Al contrario, lo condanniamo fortemente. Tra l'altro, c'era stato anche un impegno, da parte dell'allora Ministro Terzi, rispetto a un dialogo anche con il Parlamento. Ritengo che come Comitato per gli italiani nel mondo, una volta avviati i nostri lavori, siamo presumibilmente il primo interlocutore, come anche il Parlamento in quanto tale, la Commissione affari esteri e così via.
  All'epoca, c'era stato un impegno vero e proprio da parte dei Ministro degli affari esteri, qualora si fosse tornati sulla moratoria relativa alla ristrutturazione della sede consolare, a un'interlocuzione diretta con il Parlamento, cosa che non c’è stata assolutamente. Così apprendiamo certe notizie dagli organi di informazione e in prossimità della pausa estiva. Anche gli altri organi di rappresentanza, quali il CGIE, non sono stati assolutamente informati né coinvolti in questa serie di chiusure.
  Siamo, peraltro, molto preoccupati dal fatto che si prevedono chiusure e si indicano come soluzione rispetto alla chiusura di determinate sedi, altre sedi già enormemente oberate, in situazioni di enorme difficoltà. Un esempio vale per tutte le singole sedi indicate: Sion dovrà essere coperto dalla struttura consolare di Ginevra, già adesso in uno stato di grande sofferenza, estremamente oberata e in grossa difficoltà proprio per assenza di sufficiente personale. Penso anche a Charleroi, già oberata dalla precedente chiusura di Liegi.
  Si tratta, quindi, di situazioni tutte per le quali ci si chiede come si riuscirà a supplire alla chiusura di questi consolati, sportelli consolari, agenzie consolari. Soprattutto, ci chiediamo in che misura sarà garantita l'offerta di servizi per i nostri connazionali.
  Questo deve essere il punto nodale, cruciale. L'obiettivo, infatti, deve sempre essere quello di mantenere e garantire un minimo di standard, per i nostri connazionali, di recepimento dei servizi. A questo proposito, soprattutto a livello europeo, deve esserci uno sforzo massiccio per cercare di fare sì che, appunto almeno a quel livello, si cerchi di predisporre tutti quegli accordi e quelle norme che ci consentano in misura sempre maggiore di garantire un'offerta dei servizi anche da parte dei Paesi ospitanti. In questo senso, presumibilmente, è stato fatto troppo poco fino a oggi, mentre deve essere un po’ il faro che deve indirizzarci anche nell'acquisizione e nel dotarci di nuovi strumenti normativi almeno a livello europeo.
  Mi scuso per il fatto di dovermi allontanare, ma immagino che i lavori saranno comunque interrotti. Esprimo ancora una volta apprezzamento, ma soprattutto un appello alla sensibilità non soltanto da parte del Governo, ma anche dell'amministrazione – saluto anche la direttrice Ravaglia – proprio perché, in uno stato di sofferenza contingente, quale quello in cui ci troviamo, è necessaria una totale attenzione e sensibilità anche a non effettuare tagli o interventi lineari, ma tenendo sempre presente le caratteristiche delle nostre comunità di provenienza.

  ALESSIO TACCONI. Dal momento che il Presidente ci rassicura che potremo avere un secondo round di questo piacevole incontro, cedo la parola alla collega Centemero, che mi sembra si fosse prenotata prima.

  ELENA CENTEMERO. Ringrazio il collega per avermi ceduto la parola. Ho una riunione in Commissione affari costituzionali di cui sono componente così come della Commissione cultura. Sarò telegrafica su alcuni punti, poi il collega Picchi, che rappresenta il Popolo della Libertà, sarà più specifico su altri temi.
  In tema di lingua e cultura italiana: prima il viceministro parlava di coordinamento Pag. 14cui gli chiedo di dar vita con il Ministero dell'istruzione, così come a uno interno tra la direzione cultura e la direzione dell'insegnamento della lingua italiana all'estero, che è scoordinata. Credo che non possiamo più rimanere in un sistema con scuole italiane all'estero, corsi di lingua inseriti all'interno di scuole straniere, sezioni bilingue. È necessaria una seria riforma organica dell'intero nostro sistema di istruzione all'estero nell'ottica anche di un sistema Paese e della sua eccellenza.
  Si parlava dei tagli apportati al contingente dei dirigenti e dei docenti dalla spending review. Io sono stata la relatrice in Commissione cultura e, tra le condizioni poste, c’è stata proprio quello di considerare questo taglio, per cui serve, però, un'ottica più ampia. Non abbiamo ancora rinnovato i contratti del personale docente e dirigente; il Ministro D'Alia, nelle audizioni in Commissione affari costituzionali, ha iniziato a dar vita a una serie di tavoli di confronto con le associazioni sindacali; si prevede un rinnovo del contratto nel 2015.
  Credo sia necessario anche ripensare all'assegnazione del contingente docente e dirigente all'estero nell'ottica di un nuovo contratto e anche di una ristrutturazione del sistema che prenda in considerazione anche quegli italiani che vivono all'estero e possono insegnare all'interno delle nostre scuole. Questo è un elemento non considerato in questo momento.
  Inoltre, a proposito della riforma del voto italiano all'estero, sono contenta di aver ascoltato la posizione della collega del PD e del viceministro proprio perché su questo saremo impegnati, come Commissione affari costituzionali e stiamo affrontando adesso la legge di istituzione del Comitato che prevede la riforma costituzionale. Il Comitato si occuperà non solo della riforma della parte seconda della Costituzione, ma anche della legge elettorale. È estremamente importante, quindi, in quest'ottica, un raccordo con il Comitato e con il Governo.
  È estremamente importante il tema del voto per gli studenti in Erasmus, ma vorrei chiederle a proposito del ruolo di Expo 2015. Prima ha parlato di internazionalizzazione. Le nostre imprese sono prevalentemente manifatturiere e sono sopravvissute soprattutto nell’export: vorrei conoscere il ruolo che Expo 2015 avrà in tema di internazionalizzazione.
  Infine, nella scorsa legislatura abbiamo dato vita, all'interno della Commissione affari esteri e della Commissione cultura, a un'indagine conoscitiva sugli istituti di cultura italiana e sull'insegnamento della lingua italiana all'estero che non si è conclusa: chiederei al Comitato di poterla riprendere e continuare.
  Mi scuso, ma purtroppo devo abbandonarvi anch'io.

  ALESSIO TACCONI. Ringrazio il signor viceministro per le comunicazioni. Sono molto felice di far parte di questo Comitato. È la prima volta e rappresento la nuova emigrazione e spero di poter, in questo senso, offrire un contributo positivo.
  Per quanto riguarda la comunicazione del viceministro, a me sembra che abbiamo tutti molto chiaro quali siano i principali problemi delle comunità italiane all'estero, per quanto riguarda sia persone fisiche sia attività commerciali e così via. Da quanto traspare dalle sue parole, sembra che gli italiani all'estero e tutta la nostra comunità, la nostra Italia all'estero, siano la prima priorità del Ministero degli affari esteri nonché del Governo.
  Cercherò di non essere troppo polemico, di compiere anche un atto di fiducia verso le vostre parole, ma comunque la realtà dei fatti, la situazione attuale e le politiche degli ultimi Governi dicono altro. Le politiche migratorie sin qui adottate dalla Farnesina, pur se in certa misura comprensibili nell'ottica della riduzione delle spese, hanno fortemente penalizzato le nostre collettività residenti all'estero.
  Sapete meglio di me che per i tagli lineari degli ultimi cinque o sei anni, è venuto meno il 65 per cento degli stanziamenti destinati alla promozione della Pag. 15cultura della lingua italiana, alle attività culturali e ricreative e all'assistenza ai connazionali indigenti. Per questi interventi, le nostre rappresentanze diplomatiche e consolari sono difficilmente in grado di garantire un livello minimo di servizi, con il rischio che ciò comporti lo smantellamento di quanto costruito, in effetti, in passato anche grazie all'associazionismo locale, citato precedentemente.
  Se ai tagli delle risorse finanziarie si aggiungono quelli delle risorse umane, si completa il quadro di una struttura della nostra rete estera che ben difficilmente potrà reggere alle sfide che la situazione delle comunità all'estero impone. Come ha sottolineato la collega Garavini, anche noi siamo abbastanza preoccupati per la chiusura di parecchie sedi consolari già a partire dal 1 dicembre.
  Il metodo sembra anche seguire quelle definite come famose manovre estive, balneari, varate all'ultimo minuto, quando la maggior parte dei cittadini italiani si sta magari rilassando un attimo. Naturalmente, eravamo a conoscenza di questa ristrutturazione di cui si parla da anni, la stavamo aspettando, ma anche i metodi e le modalità, come si diceva, non sono certo quelli ottimali.
  Non è chiaro un dato. Il precedente Ministro degli affari esteri, circa un anno fa o al suo insediamento, asseriva di voler soprassedere in attesa di una riflessione più approfondita sulla questione: ci chiediamo quali siano state, nel frattempo, le novità di tale riflessione visto che sembra che i risultati non siano comunque cambiati rispetto alle intenzioni originarie.
  Pensiamo che i cittadini italiani residenti all'estero abbiano il diritto di aspettarsi tutti i servizi che lo Stato deve ai suoi cittadini e che i lavoratori siano pienamente garantiti. I servizi al cittadino non solo dovranno essere garantiti, ma potenziati anche per venire incontro alle esigenze connesse ai nuovi flussi migratori causati dalla crisi economica che attanaglia il nostro Paese.
  Dei recenti flussi migratori, che sappiamo essere rilevanti, ci sembra di capire che lo Stato non abbia piena contezza. Non sappiamo esattamente quanti sono, quali sono i Paesi di destinazione, quali le loro qualifiche culturali e professionali, quali le difficoltà che incontrano nel primo impatto con i Paesi di accoglimento.
  Lei ha fatto riferimento alla situazione attuale e sottolineava la necessità, per una modifica e un miglioramento della situazione attuale, di una riforma organica dell'intero impianto normativo: se mai cominciamo a mettere mano, purtroppo non raggiungeremo mai la soluzione finale; se non sappiamo dove vanno i nostri giovani connazionali, se sono laureati o meno, qual è la loro età, cosa potranno fare nel Paese di destinazione, sarà difficilmente pensabile anche di poter dar loro una mano in questo senso.
  Inoltre, per tutte queste persone sarebbe utile la creazione, a nostro avviso, di appositi sportelli all'interno delle strutture consolari esistenti che possano farsi carico di un primo orientamento in loco dei nuovi migranti. Ricordo di essere arrivato all'estero in inverno, con tanta neve: non sapevo dove andare, cosa fare e mi sono arrangiato. Un po’ la mia conoscenza della struttura consolare e del vario associazionismo era scarsa – lo ammetto, un po’ la colpa è mia – ma bisogna fare in modo che queste persone, una volta arrivate, accedano alla possibilità di ricevere supporto. Bisogna garantire loro contatti con il mondo del lavoro, fornire informazioni sull'assistenza sanitaria, sul patrocinio legale, assistenza linguistica, dove necessario e possibile, servizi di traduzione a costi accessibili e così via.
  Auspichiamo, in questo senso, che, sull'esempio di altri Paesi, come la Svizzera, lo Stato italiano riesca a ottenere, tramite accordi bilaterali, un regolare flusso di informazioni sui cittadini italiani che vanno e vengono, quindi chiedono permessi di soggiorno o di lavoro, al fine di creare una banca dati utile per i successivi servizi che vogliamo erogare.Pag. 16
  Vigileremo attentamente affinché queste aspettative non siano disattese.
  Speriamo che, come lei stesso auspicava, una nuova votazione, una nuova elezione dei COMITES avvenga molto rapidamente. In tal senso abbiamo presentato una proposta, che naturalmente andrà controcorrente rispetto a quanto tutti voi giudicate opportuno per il prossimo futuro, di modifica della legge n. 286 del 2003. Essa prevede l'abolizione del Consiglio generale degli italiani all'estero, che a noi sembra un organismo reso un po’ pleonastico a seguito dell'istituzione della circoscrizione estero per l'elezione del Parlamento.
  Auspichiamo che, con l'approvazione di tali modifiche, si possano liberare le risorse destinate al CGIE per farle confluire verso il funzionamento dei COMITES, in modo da permettere a questi ultimi di svolgere più incisivamente i compiti che la legge loro assegna.
  Avrei altre riflessioni da porre, come quelle su alcuni riferimenti agli istituti italiani di cultura, ma eventualmente ne riparleremo prossimamente.

  PRESIDENTE. Ringrazio l'onorevole Tacconi. Mi scuso con gli onorevoli Fedi, Picchi, Nissoli, Bueno e Farina, che avevano chiesto di intervenire, ma c’è l'impegno del viceministro Archi a tornare, vediamo se possibile già le prossime settimane, per le risposte e per gli altri interventi.
  Vorrei soltanto aggiungere che, per quanto riguarda la rete consolare, credo sia opportuno coinvolgere le Commissioni esteri di Camera e Senato per un'audizione con il ministro o col viceministro competente.
  Ringrazio e auguro a tutti buon lavoro.
  Rinvio il seguito dell'audizione ad altra seduta.

  La seduta termina alle 9.05.