XVII Legislatura

VI Commissione

Resoconto stenografico



Seduta pomeridiana n. 2 di Giovedì 6 giugno 2013

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Capezzone Daniele , Presidente ... 3 

Audizione del Direttore dell'Agenzia delle entrate, sulle tematiche relative all'operatività dell'Agenzia (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Capezzone Daniele , Presidente ... 3 
Befera Attilio , Direttore dell'Agenzia delle entrate ... 3 
Capezzone Daniele , Presidente ... 11 
Pelillo Michele (PD)  ... 11 
Gutgeld Itzhak Yoram (PD)  ... 12 
Causi Marco (PD)  ... 12 
Ruocco Carla (M5S)  ... 13 
Capezzone Daniele , Presidente ... 13 
Pesco Daniele (M5S)  ... 13 
Pagano Alessandro (PdL)  ... 14 
Cancelleri Azzurra Pia Maria (M5S)  ... 15 
Paglia Giovanni (SEL)  ... 15 
Colaninno Matteo (PD)  ... 16 
Villarosa Alessio Mattia (M5S)  ... 17 
De Menech Roger (PD)  ... 17 
Capezzone Daniele , Presidente ... 17 
Befera Attilio , Direttore dell'Agenzia delle entrate ... 17 
Causi Marco (PD)  ... 20 
Befera Attilio , Direttore dell'Agenzia delle entrate ... 20 
Capezzone Daniele , Presidente ... 21 
Befera Attilio , Direttore dell'Agenzia delle entrate ... 21 
Villarosa Alessio Mattia (M5S)  ... 23 
Befera Attilio , Direttore dell'Agenzia delle entrate ... 23 
Villarosa Alessio Mattia (M5S)  ... 23 
Befera Attilio , Direttore dell'Agenzia delle entrate ... 23 
Villarosa Alessio Mattia (M5S)  ... 23 
Befera Attilio , Direttore dell'Agenzia delle entrate ... 23 
Villarosa Alessio Mattia (M5S)  ... 23 
Befera Attilio , Direttore dell'Agenzia delle entrate ... 23 
Villarosa Alessio Mattia (M5S)  ... 23 
Befera Attilio , Direttore dell'Agenzia delle entrate ... 23 
Villarosa Alessio Mattia (M5S)  ... 23 
Befera Attilio , Direttore dell'Agenzia delle entrate ... 23 
Pagano Alessandro (PdL)  ... 23 
Befera Attilio , Direttore dell'Agenzia delle entrate ... 23 
Capezzone Daniele , Presidente ... 24 

ALLEGATO: Documentazione consegnata dal Direttore dell'Agenzia delle entrate ... 25

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: PdL;
Scelta Civica per l'Italia: SCpI;
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Fratelli d'Italia: FdI;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero: Misto-MAIE;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DANIELE CAPEZZONE

  La seduta comincia alle 14.40.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Direttore dell'Agenzia delle entrate, sulle tematiche relative all'operatività dell'Agenzia.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione del Direttore dell'Agenzia delle entrate sulle tematiche relative all'operatività dell'Agenzia.
  Saluto e ringrazio il Direttore dell'Agenzia delle entrate, dottor Attilio Befera, ed i suoi collaboratori il dottor Di Capua, il dottor Dodero e la dottoressa Gorret. La Commissione Finanze accoglie il dottor Befera con un risultato positivo appena raggiunto ed un altro in cantiere. Il primo è una risoluzione elaborata, sottoscritta e votata all'unanimità, quindi con un concorso davvero positivo di tutte le forze politiche, che, fermi restando gli obiettivi di efficacia e di efficienza del sistema, impegna il Governo, che si è detto a sua volta assolutamente favorevole, a introdurre elementi, attesi dai cittadini, di rispetto e di civiltà per i contribuenti. Credo che ciò possa aiutare il Paese a ritrovare fiducia nei mezzi a cui lo Stato fa ricorso per l'attività di riscossione. Siamo, dunque, fiduciosi, poiché tutto è pronto, che quel corpus di indicazioni politiche acquisti forza normativa.
  Inoltre, per la prossima settimana abbiamo già programmato un'altra iniziativa che ritengo davvero molto utile, anche in questo caso con un concorso larghissimo delle forze politiche, ossia una risoluzione sulla riscossione degli enti locali, al fine di integrare il lavoro che si è svolto nell'altro ramo del Parlamento e per evitare che vi siano vuoti o soluzioni di continuità.
  Cedo quindi la parola al dottor Befera per la sua relazione.

  ATTILIO BEFERA, Direttore dell'Agenzia delle entrate. Signor Presidente, signori deputati, vi ringrazio per l'opportunità che mi viene concessa di illustrare le attività svolte dall'Agenzia delle entrate negli esercizi passati e l'andamento per l'anno in corso, nonché per rappresentarvi alcune riflessioni sulla legge delega per la riforma del sistema fiscale nazionale.
  Gli ultimi anni, come è noto, sono stati particolarmente difficili per l'economia del nostro Paese. In questo contesto l'Agenzia, in linea con la sua missione istituzionale e attraverso l'azione di compliance e di contrasto all'evasione fiscale, ha offerto un significativo contributo per la tenuta dei conti pubblici. Tra i tanti, voglio citare il dato che, a mio giudizio, riveste un significato particolare: le riscossioni complessive derivanti dall'attività di accertamento e controllo hanno raggiunto, nel corso del 2012, i 12,5 miliardi di euro. Questo risultato è in linea con quello dell'anno precedente e ha fatto registrare una crescita costante fino al 2011; elemento di grande rilievo se lo si contestualizza nel Pag. 4periodo difficile che il Paese sta attraversando negli ultimi anni.
  Non va, inoltre, dimenticato che, grazie all'impegno e alla professionalità di tutto il personale dell'Agenzia, oltre alle somme derivanti dall'attività di accertamento e controllo, nel 2012 sono stati riscossi oltre 385 miliardi di euro a seguito delle ordinarie attività di gestione dei tributi. Dato, quest'ultimo, sostanzialmente in linea con quello degli anni precedenti.
  Ma se molto è stato fatto nel campo del contrasto all'evasione fiscale, molto resta ancora da fare. Ecco perché i risultati ottenuti non rappresentano per l'Agenzia un punto di arrivo, ma costituiscono piuttosto un forte stimolo a proseguire sulla stessa strada, nella consapevolezza che l'azione nei prossimi anni dovrà, ancor più che in passato, coniugare rigore e giustizia sociale, accogliendo le istanze che provengono dai ceti sociali più svantaggiati.
  Sul finire dell'esercizio 2012, come sapete, l'Agenzia si è trovata ad affrontare un nuovo e significativo cambiamento organizzativo. Il decreto-legge n. 95 del 2012 ha, infatti, previsto che, a partire dal 1 dicembre 2012, l'Agenzia delle entrate e l'Agenzia del territorio costituissero una realtà unica.
  L'accorpamento delle due agenzie fiscali è finalizzato ad accrescere l'efficienza delle strutture e a soddisfare la pressante esigenza di riduzione della spesa pubblica, particolarmente forte nel nostro Paese per la situazione critica della finanza statale, che sta imponendo un utilizzo sempre più razionale ed efficiente delle risorse disponibili. Si tratta di un'operazione complessa, la cui effettiva realizzazione è prevista nel medio periodo mediante la riorganizzazione delle strutture centrali e periferiche e la reingegnerizzazione dei processi lavorativi.
  Come previsto dal Ministro pro tempore nella sua relazione al Parlamento, l'integrazione dei processi no core (amministrazione, gestione del personale, audit, comunicazione, nonché quelli relativi all'attività di programmazione, indirizzo, coordinamento e controllo), sarà completata entro il corrente anno; quella dei processi core entro la fine del 2015.
  Una volta ultimato, il processo di razionalizzazione degli uffici permetterà di concretizzare lo snellimento dell'amministrazione, favorendo la redistribuzione del personale e la migliore organizzazione del lavoro, in accordo con i criteri individuati dal decreto-legge n. 95 del 2012.
  Già dalla fine del 2012 l'Agenzia ha avviato la prima fase del processo di riorganizzazione che, in base alle disposizioni della spending review, porterà, entro la fine dell'anno, alla riduzione di circa 180 posizioni dirigenziali e, a regime, di ulteriori 180, per un totale di 360 posizioni dirigenziali, sostituite da nuove figure organizzative di livello non dirigenziale.
  Nel nuovo contesto organizzativo, l'Agenzia si impegna a cogliere le opportunità legate all'incorporazione per consolidare i risultati finora conseguiti dalle due strutture e tendere al loro miglioramento. Fin dalla sua istituzione, l'Agenzia ha operato con crescente impegno al servizio dei cittadini e a presidio della legalità tributaria contro ogni forma di evasione, rappresentando un efficace argine contro tutti i fenomeni che influenzano negativamente le dinamiche del gettito, valutandone la portata e applicando le misure correttive disponibili.
  La migliore sintesi di questo risultato è rappresentata dalle somme riscosse, cui ho già fatto cenno e che dimostrano, al di là di tutti gli altri dati che qualificano l'operato dell'Agenzia, l'efficacia dell'azione realizzata e il contributo diretto che ne deriva alla finanza pubblica, oltre a quello indiretto in termini di adeguamento spontaneo dei contribuenti a seguito dell'azione di prevenzione posta in essere.
  Per il 2012, l'Agenzia aveva un obiettivo di riscossione complessiva di 10 miliardi di euro. Questo obiettivo comprende tutte le riscossioni complessivamente realizzate nell'anno (erariali e non erariali) derivanti dall'attività di accertamento, di controllo formale e di liquidazione automatizzata delle dichiarazioni, con riguardo sia ai versamenti diretti, sia ai ruoli. A fine Pag. 5esercizio, come ho già detto, il risultato complessivo raggiunto è stato pari a circa 12,5 miliardi di euro, in aumento rispetto all'obiettivo prefissato per l'intero anno.
  In materia di riscossione non posso non ricordare come, a partire dal 1 ottobre 2006, l'attività di riscossione nazionale dei tributi sia stata attribuita ex lege all'Agenzia delle entrate, che la esercita per mezzo di Equitalia SpA, una società a totale capitale pubblico, i cui soci sono l'Agenzia delle entrate, per il 51 per cento, e l'INPS, per il 49 per cento. Con questa riforma si è passati dal precedente sistema, basato su 36 società concessionarie private e due rami di banche, che determinava disomogeneità in termini di modelli e approcci operativi, a quello attuale composto dalla capogruppo e da tre agenti della riscossione: Equitalia Nord SpA, Equitalia Centro SpA ed Equitalia Sud SpA.
  Il processo di riorganizzazione, oltre ad aumentare l'efficacia della riscossione, ne ha significativamente diminuito i costi a carico dello Stato, azzerando la cosiddetta «indennità di presidio».
  In particolare, desidero sottolineare che, da quando l'attività di riscossione coattiva è stata ricondotta in ambito pubblico, si è passati dai 3,8 miliardi di euro incassati nel 2005 agli oltre 7,5 del 2012.
  Tutto ciò cercando sempre di contemperare l'interesse degli enti impositori con le esigenze dei cittadini e delle imprese – soprattutto nell'attuale congiuntura – affiancando al recupero delle somme dovute un lavoro di valutazione delle singole fattispecie per mettere il contribuente in condizione di pagare il proprio debito, limitando, di fatto, il ricorso a procedure esecutive solo in casi di persistente morosità.
  È indubbio, tuttavia, come l'attività di riscossione coattiva dei tributi portata avanti da Equitalia sia stata oggettivamente influenzata dal susseguirsi di novità normative che hanno finito per indebolirne la relativa azione. Il decremento che si registra negli incassi da ruoli erariali nel 2012 è comunque contenuto nella misura del 5 per cento rispetto all'anno precedente.
  Tale contrazione può essere spiegata anche sulla base del fenomeno di rateazione delle cartelle di pagamento, che rappresenta un concreto aiuto per tutti quei contribuenti che si trovano in difficoltà. Dal 2008 sono state concesse da Equitalia oltre 1 milione e 900 mila rateazioni, per un importo totale superiore a 22 miliardi di ell'area della prevenzione e del contrasto all'evasione va evidenziato come nel 2012 l'Agenzia abbia puntato al consolidamento dell'efficacia dissuasiva, oltre che repressiva, dei controlli, attuando una strategia finalizzata all'individuazione selettiva delle situazioni a più elevato rischio di evasione e/o di elusione fiscale.
  Ciò è testimoniato dal numero degli accertamenti che, dopo aver subìto negli anni 2003 e 2004, gli effetti del condono, è in costante crescita fino al 2010. Da quest'ultimo anno l'Agenzia ha richiesto alle proprie strutture maggiore impegno sul fronte della qualità e dell'efficacia del controllo, anche a fronte di una diminuzione dei volumi e tenuto anche conto della costante contrazione delle risorse disponibili.
  Ne consegue che gli accertamenti, grazie alla selezione dei soggetti effettuata sulla base dell'analisi del rischio per ciascuna tipologia di contribuente e al forte utilizzo delle banche dati a disposizione dell'Agenzia, stanno diventando sempre più mirati, al punto che, a fronte di un minor numero di accertamenti, si registra un incremento dell'imposta recuperata.
  Per ciascuna macrotipologia di contribuenti, sono state attivate specifiche linee operative che tengono conto delle caratteristiche proprie di ognuna di esse.
  Per i grandi contribuenti, l'istituto del tutoraggio è ormai a regime e si esplica attraverso un'attività di analisi dei rischi, nonché nel controllo, per alcuni aspetti preventivo, volto ad assicurare un elevato grado di correttezza dei comportamenti fiscali posti in essere da questa particolare e significativa platea di contribuenti.
  Per le imprese di medie dimensioni, per quelle di minori dimensioni e per i lavoratori autonomi, sono stati realizzati presìdi specifici e appositi piani di controllo, Pag. 6anch'essi basati sulla valutazione approfondita del rischio di evasione nonché, con particolare riguardo alle imprese di minori dimensioni e ai lavoratori autonomi, sull'utilizzo mirato degli strumenti presuntivi di ricostruzione delle basi imponibili.
  Per le persone fisiche sono stati attuati piani di controllo basati sull'accertamento sintetico del reddito complessivo mediante l'utilizzo di elementi che segnalano la capacità contributiva del nucleo familiare convivente, anche sulla base di precise disposizioni normative.
  Con riferimento agli enti non commerciali, al fine di migliorare qualitativamente i risultati dell'attività di controllo, sono state adottate le iniziative idonee per individuare tutte le forme di abuso nella fruizione dei regimi agevolativi.
  Accanto a queste specifiche iniziative è stato assicurato il rafforzamento dell'azione di contrasto ai fenomeni aventi connotazione fraudolenta e il più ampio utilizzo possibile degli istituti definitori.
  Tutte queste iniziative sono state affiancate da forme di collaborazione con i principali soggetti istituzionali coinvolti non solo in ambito nazionale (ad esempio: la Guardia di finanza, l'INPS, i comuni), ma anche in ambito internazionale, attraverso proficui scambi di informazioni con le strutture degli altri Stati membri dell'Unione europea, nonché con quelle dei Paesi terzi interessati, nel campo della fiscalità diretta e indiretta.
  Le suddette strategie e le proficue sinergie operative di cui ho appena parlato hanno concorso alla buona performance di risultati realizzata nello scorso esercizio e nei primi mesi di quello in corso.
  L'attività di accertamento ai fini delle imposte dirette, dell'IVA, dell'IRAP e del Registro ha prodotto nel 2012 oltre 400 mila controlli sostanziali, a fronte dei quali sono state accertate complessivamente maggiori imposte per oltre 28 miliardi di euro.
  Gli interventi esterni hanno dato luogo a 9.900 verifiche e controlli mirati, con risultati soddisfacenti, sia in termini maggiore imposta IVA accertata, pari a oltre 750 milioni di euro, sia di rilievi constatati ai fini delle imposte dirette e dell'IRAP, pari, rispettivamente, a 8,1 miliardi di euro e a 6,2 miliardi di euro.
  Per quanto riguarda le attività volte a reprimere i fenomeni di frode in materia di IVA, gli interventi realizzati dall'Ufficio centrale antifrode e dagli uffici regionali sono stati oltre 520. È stata constatata, complessivamente, una maggiore imposta IVA per oltre 800 milioni di euro, mentre i rilievi constatati ai fini delle imposte dirette e dell'IRAP superano, rispettivamente, 1,6 miliardi di euro e 1,3 miliardi di euro.
  Di particolare rilevanza, infine, è stato l'utilizzo degli istituti deflattivi del contenzioso. Oltre 245 mila accertamenti (compresi gli accertamenti parziali automatizzati) sono stati definiti per adesione e per acquiescenza, con una maggiore imposta definita di oltre 3,6 miliardi di euro.
  L'Agenzia ha, inoltre, rivolto particolare attenzione alla gestione del contenzioso tributario per consolidare le posizioni espresse in sede interpretativa e di controllo.
  A decorrere dal 1 aprile 2012, è stato introdotto l'istituto della mediazione obbligatoria, che prevede la presentazione di una istanza, che anticipa il contenuto del ricorso, per tutti gli atti dell'Agenzia notificati di valore non superiore a 20 mila euro. L'introduzione della mediazione evita le lungaggini e i costi del contenzioso, consentendo di alleggerire il lavoro delle commissioni tributarie.
  Il buon andamento dell'istituto è testimoniato dal fatto che, delle 23.395 istanze esaminate nel merito al 31 dicembre 2012 (a fronte delle 47.740 presentate), ne sono state definite 11.658, pari a quasi il 50 per cento di quelle esaminate.
  In materia di servizi ai contribuenti e alla collettività, nel 2012 sono state attivate diverse iniziative volte ad agevolare e semplificare gli adempimenti richiesti ai contribuenti. L'Agenzia, infatti, ritiene che il recupero dell'evasione fiscale vada perseguito anche con la semplicità e la trasparenza. Una normativa tributaria complessa Pag. 7e intricata moltiplica, infatti, le possibilità di aggirare le regole e rende anche più difficili i controlli.
  In quest'ottica, le attività finalizzate alla semplificazione dei rapporti con i contribuenti rappresentano un importante fattore di successo per il conseguimento del massimo livello di adesione spontanea agli adempimenti tributari.
  È per questo che voglio subito ricordare come nel 2012 sia stato costituito un gruppo di lavoro con l'intento di individuare gli adempimenti posti a carico dei cittadini per l'assolvimento degli obblighi fiscali e di valutarne la relativa onerosità. Scopo del gruppo di lavoro è quello di suggerire iniziative di normazione primaria e secondaria volte alla semplificazione degli adempimenti e alla riduzione degli oneri per il cittadino, attraverso l'eliminazione di quegli adempimenti che non danno valore aggiunto all'amministrazione.
  Per quanto riguarda i servizi resi direttamente ai cittadini, nel 2012 ne sono stati erogati quasi 9,5 milioni presso gli sportelli degli uffici territoriali dell'Agenzia. Tra le varie tipologie di servizi erogati, quelli più rilevanti in termini numerici hanno riguardato la registrazione di atti e denunce di successione, che sono stati oltre 2,8 milioni.
  L'Agenzia, oltre a garantire un'elevata qualità dei livelli di assistenza presso i front office, ha intrapreso iniziative finalizzate al potenziamento dell'assistenza online, che contribuisce alla diminuzione della richiesta di assistenza diretta presso gli uffici e, quindi, a una maggiore fruibilità dei servizi che devono necessariamente essere erogati presso i front office.
  L'offerta di servizi telematici rappresenta da sempre un obiettivo prioritario per l'Agenzia. Grazie alla tecnologia, nel corso del tempo, si è proceduto non solo alla progressiva dematerializzazione di tutte le dichiarazioni fiscali, ma i contribuenti sono stati posti anche in grado di pagare telematicamente i tributi e di consultare online la propria posizione.
  Questa scelta ha prodotto concreti vantaggi, sia per l'Agenzia, sia per l'utenza. Il recupero di capacità operativa rende, infatti, più efficiente la macchina fiscale, consentendo il perseguimento di un miglior livello di servizio. Per tutti gli utenti, invece, il vantaggio più evidente è la riduzione dei tempi di attesa e di erogazione, nonché la semplificazione dell'accesso al servizio.
  In tema di assistenza online, voglio ricordare il canale telematico Civis, che è stato ulteriormente rafforzato nel 2012, anno in cui si è continuato a registrare un incremento delle richieste di assistenza, che sono passate dalle 270 mila del 2010 alle 410 mila del 2011, fino alle oltre 440 mila del 2012.
  Questa crescita evidenzia il buon livello di soddisfazione dell'utenza verso questo strumento che, nato nel 2009 per consentire agli intermediari di richiedere assistenza sulle comunicazioni di irregolarità direttamente in rete attraverso il canale Entratel, nel 2010 è stata estesa anche agli utenti di Fiscoonline. Dal 2011 gli utenti possono richiedere assistenza anche per le cartelle di pagamento che scaturiscono dal controllo automatizzato delle dichiarazioni.
  Anche l'attività di gestione dei tributi, con particolare riferimento ai controlli automatizzati delle dichiarazioni e dei versamenti eseguiti, è stata costantemente migliorata. Nell'esercizio 2012 la liquidazione delle dichiarazioni ha interessato quelle relative all'anno d'imposta 2010, ossia quelle presentate nel 2011, e, in parte, quelle – presentate nello stesso 2012 – relative all'anno d'imposta immediatamente precedente, ossia il 2011.
  Questo risultato assume un rilevante significato, perché permette ai contribuenti di conoscere gli esiti della liquidazione entro l'inizio del periodo di presentazione delle dichiarazioni relative all'anno successivo e consente di assicurare una più rapida erogazione dei rimborsi fiscali.
  Al riguardo segnalo che, con l'introduzione dei controlli preventivi sulle compensazioni dei crediti IVA, le operazioni illecite si sono sensibilmente ridotte e l'ammontare delle suddette compensazioni Pag. 8è passato da 18,7 miliardi di euro nel 2009 a circa 13 miliardi di euro nel 2010 e nel 2011.
  Nel 2012 sono stati erogati, per imposte dirette e indirette, rimborsi per complessivi 16,5 miliardi di euro e sono state effettuate compensazioni per oltre 23 miliardi di euro, di cui IVA per circa 14 miliardi.
  A questo proposito, desidero ricordare che nell'anno in corso l'Agenzia, tenendo conto delle istanze che pervengono dagli operatori economici, i quali lamentano forti difficoltà finanziarie, ha promosso un'accelerazione delle attività di rimborso. Nei primi 5 mesi dell'anno sono stati erogati in conto fiscale a circa 19.500 imprese oltre 4,8 miliardi di euro ed entro la fine dell'anno saranno rimborsati tutti i crediti d'imposta richiesti fino al 31 dicembre 2012.
  I Centri di assistenza multicanale dell'Agenzia hanno gestito oltre 2 milioni di telefonate e hanno fornito più di 80 mila risposte in forma scritta (sms e web mail). Anche questo tipo di servizio, dopo anni di crescita costante, ha consolidato la propria performance, offre assistenza sulle più ricorrenti problematiche di natura fiscale per la correzione delle comunicazioni di irregolarità e gli sgravi fiscali e consente di fissare appuntamenti presso gli sportelli dell'Agenzia.
  L'Agenzia contribuisce al miglioramento del rapporto tra Fisco e contribuenti, anche attraverso l'attività di interpretazione delle norme, in un'ottica di sempre maggiore certezza e trasparenza reciproche. Con l'istituto dell'interpello si è impresso un forte impulso a tale attività, che risponde non solo all'esigenza di affermare la legalità dell'azione amministrativa, ma anche all'obiettivo di incrementare il livello di compliance. Per l'Agenzia, l'interpretazione delle norme rappresenta una fase importante nell'attività degli uffici, sempre più coinvolti nell'assistere il contribuente nell'applicazione delle norme tributarie.
  Anche nello scorso esercizio l'Agenzia ha proseguito nell'attuazione di politiche di cost saving, contenendo i costi di funzionamento, continuando a investire in tecnologia e ponendosi quale agente del cambiamento culturale che identifica nell'evasione fiscale un danno per la collettività e per il Paese. In particolare, è proseguito il progetto «Fisco e scuola», che diffonde tra le nuove generazioni la cultura della legalità fiscale, rendendole consapevoli del loro ruolo di futuri cittadini e contribuenti.
  Nella consapevolezza del difficile momento che il nostro Paese sta attraversando e della complessità del sistema fiscale, la delega per la riforma del sistema fiscale può rappresentare una concreta occasione di cambiamento. Già in una precedente occasione di incontro, proprio sul tema del disegno di legge delega per la riforma del sistema fiscale, ho espresso il mio apprezzamento per il progetto di riformare in maniera significativa l'attuale sistema fiscale, frutto, come è noto, del sovrapporsi e dello stratificarsi di ripetuti interventi normativi che lo hanno ridisegnato pesantemente rispetto all'assetto originario.
  Ho già avuto modo di sostenere che la legge delega per la revisione del sistema fiscale costituisce una nuova e strategica tappa del lungo percorso volto a costruire un rapporto leale e sereno tra Fisco e contribuenti, che conduca a quello che continuo a ritenere un obiettivo imprescindibile, ossia la conquista di una cultura della legalità fiscale che troppo spesso è mancata nel nostro Paese fino a questo momento.
  Proprio alla luce delle riflessioni che si è già avuto modo di riservare al tema, non intendo soffermarmi oltre sulle motivazioni di fondo e sullo spirito che anima i progetti di legge in materia e che ha guidato intensi lavori di revisione dell'originario testo, quanto dedicare qualche breve riflessione a quanto resta da fare in questo auspicato percorso di costruzione di un rapporto leale di trasparenza, prendendo spunto dalla mia esperienza alla guida dell'amministrazione più coinvolta da questo ambizioso progetto di riforma.
  È mia intenzione soffermarmi su tre punti nevralgici che dovrebbero integrare Pag. 9gli attuali contenuti della delega. Parlo della riforma delle sanzioni amministrative, che già il legislatore della delega ha individuato come uno degli obiettivi essenziali di questo progetto di riforma; della tanto sospirata attuazione dell'abuso di diritto, che va guidata e curata prestando particolare attenzione ad analoghi progetti a livello comunitario; infine, della revisione del testo unico delle imposte sui redditi.
  L'articolo 8 dell'originario testo del disegno di legge delega prevede, quale criterio guida per la revisione del sistema sanzionatorio, il principio di proporzionalità della sanzione rispetto all'effettiva gravità dei comportamenti, con l'intento di ridurre il carico sanzionatorio nei casi di inadempimenti di minore gravità. L'idea di fondo, nell'ottica più generale del deflazionamento della misura penale, è quella di riservare il trattamento sanzionatorio punitivo per eccellenza, quello penale, ai casi connotati da un particolare disvalore giuridico, oltre che etico e sociale, più in particolare in presenza di comportamenti artificiosi, fraudolenti, simulatori, come la creazione e l'utilizzazione di documenti falsi.
  Se tutto questo è patrimonio acquisito e condiviso, vorrei invece dedicare solo qualche breve riflessione agli ulteriori sviluppi cui induce, a mio giudizio, l'analisi del principio della proporzionalità nel contesto della riforma dell'impianto sanzionatorio amministrativo. Due premesse sono doverose, l'una di carattere sostanziale e l'altra di carattere apparentemente redazionale, ma finalizzata pur sempre alla chiarezza del sistema normativo. Sotto un profilo sostanziale, mi pare che sia importante spingere nella direzione di concentrare l'attenzione sulle sanzioni propriamente dette, evitando, in particolare, di utilizzare le regole di determinazione della base imponibile con finalità punitive. Mi riferisco, nello specifico, al problema delle cosiddette «sanzioni improprie», ossia di tutte quelle misure in genere sub specie di indeducibilità di componenti negativi, che non sottendono tanto l'irrilevanza reddituale del componente, ma rispondono all'esigenza di punire determinate condotte.
  Vero è che, negli ultimi anni, l'evoluzione normativa è andata proprio in questa direzione. Prova ne è il caso dei costi derivanti da operazioni intercorse con Paesi black list non indicati in dichiarazione, originariamente indeducibili e che, invece, oggi sono rilevanti ai fini della determinazione della base imponibile, ma soggetti all'applicazione di una specifica sanzione. È anche il caso delle minusvalenze di ingente importo non comunicate all'amministrazione finanziaria, che in origine erano ugualmente non deducibili. Ritengo, tuttavia, che, in un momento di così decisivo cambiamento, sia opportuno tenere bene a mente la distinzione tra sanzioni proprie e improprie, evitando di individuare sulle seconde il trattamento punitivo.
  La seconda premessa, quella che ho definito di carattere redazionale, attiene alla circostanza che un nuovo intervento legislativo sulla disciplina delle sanzioni non può prescindere dallo sforzo di ricondurre a unità, possibilmente in una sorta di testo unico delle sanzioni amministrative, tutte quelle che oggi restano ancora fuori dal quadro tracciato dai decreti legislativi nn. 471 e 473 del 1997, con i quali pur si era tentato di costruire un sistema tendenzialmente unitario delle violazioni in materia di imposte dirette, di IVA, di imposte in materia di tributi sugli affari, sulla produzione e sui consumi, nonché di altri tributi indiretti.
  Questa riconduzione a unità equivale a certezza e chiarezza del diritto, in quanto significa, oltre che agevole reperimento di tutte le fattispecie incriminatrici in un unico testo, condivisione di princìpi generali e regole, ad esempio quelle di determinazione delle sanzioni, quelle relative ai procedimenti di irrogazione, quelle concernenti la possibilità di ravvedimento o il cumulo giuridico, che non possono che essere unitari.
  C’è anche di più nell'attuazione del principio di proporzionalità cui la delega ha pensato: l'attuale decreto legislativo Pag. 10n. 472 del 1997, che in tempi non troppo lontani ha già provveduto a un primo, significativo riordino dei principi generali sulle sanzioni amministrative tributarie, contiene alcune regole che costituiscono importanti corollari del principio di proporzionalità tra sanzione e condotta, come la non punibilità delle violazioni meramente formali, la conseguente distinzione tra violazioni che arrecano pregiudizio all'azione di controllo e quelle che incidono sulla determinazione della base imponibile o dell'imposta, o che incidono sul versamento del tributo, ai criteri di determinazione delle sanzioni, i quali contemplano necessariamente la gravità della violazione, desunta anche dalla condotta dell'agente, e prevedono la possibilità che la sanzione sia ridotta in situazioni eccezionali di manifesta sproporzione tra l'entità del tributo cui la violazione si riferisce e la sanzione applicabile.
  Credo che, in linea di assoluta continuità rispetto a questo impianto, il nuovo legislatore della delega debba esplorare meglio i riflessi dell'attuazione del principio di proporzionalità, imponendo un ridimensionamento delle sanzioni collegate a violazioni di inadempimenti formali che non arrecano, se non in misura limitata, un danno all'erario. L'idea del danno effettivo o della condotta simulata o artificiosa, elaborata in prima battuta per una ridefinizione dei rapporti tra sanzioni penali e sanzioni amministrative, può rappresentare un utilissimo criterio di rimodulazione dell'entità delle stesse sanzioni amministrative.
  Solo per citare qualche esempio, ritengo che l'entità della sanzione debba essere ben diversa tra la condotta di occultamento dei ricavi, che impone una complessa e faticosa attività di accertamento e ricostruzione della capacità economica del soggetto, anche e soprattutto attraverso dati esterni, e l'esposizione di costi privi del requisito di inerenza, che, trovando esplicita evidenza in dichiarazione, sono più agevolmente controllabili nella loro consistenza ed esistenza.
  Inoltre, credo sia necessaria un'attenta riflessione sul trattamento sanzionatorio degli errori derivanti dall'applicazione del principio di competenza che, nei limitati spazi a disposizione dell'interprete, è stato già ridimensionato, a cominciare dalle indicazioni contenute nella nostra circolare n. 23/E del 2010, ma che troppo spesso rischia di condurre, se interpretato in maniera eccessivamente rigorosa e formalistica, all'applicazione di sanzioni sproporzionate rispetto all'effettivo danno allo Stato.
  Come ho detto a proposito delle sanzioni amministrative, anche l'abuso del diritto è un tema non nuovo della delega per la riforma del sistema fiscale. Preceduto da un vivacissimo dibattito non ancora sopito sulla sua utilità, l'abuso, che è entrato ormai a pieno titolo nel nostro ordinamento, ancora prima della sua codificazione, è oggi più che mai un istituto in attesa di esplicito riconoscimento e, soprattutto, di regolamentazione.
  Non mi soffermerò a definire la condotta abusiva, che mi pare sostanzialmente connotata da due elementi, lo scopo prevalente di conseguire vantaggi indebiti e la mancanza di ragioni extrafiscali sostanziali, né ripeterò quanto ormai ritengo posizione consolidata dell'amministrazione, e cioè che della codificazione c’è assoluto bisogno, tanto per dare certezza alle scelte comportamentali dei privati, quanto per attribuire fondamento incontestabile ai rilievi dell'amministrazione finanziaria. A distanza, però, di qualche mese dall'ultima occasione di dibattito sul tema in sede di Commissione Finanze alla Camera dei deputati, intendo soffermarmi su quegli elementi sopravvenuti che, a mio giudizio, rendono quanto mai indispensabile un'integrazione dei criteri della delega in materia di abuso del diritto.
  Mi riferisco, in particolare, alle recenti iniziative assunte in ambito internazionale, tanto da parte dell'OCSE, quanto da parte della Commissione europea, che ci danno fin da subito l'idea di come l'abuso del diritto non sia un problema solo italiano e, come tale, non possa essere gestito e affrontato in un'ottica squisitamente nazionale.Pag. 11
  Il 6 dicembre 2012, la Commissione europea ha pubblicato un piano di azione per il contrasto alle frodi e all'evasione fiscale nell'ambito dell'Unione europea e nei rapporti con i Paesi terzi, facendo seguito all'invito del Consiglio europeo del 2 marzo 2012 a lavorare in tal senso. Come parte di questa iniziativa, la Commissione ha rivolto una Raccomandazione agli Stati membri affinché adottino specifiche misure volte al contrasto delle forme di pianificazione fiscale aggressiva. A tal fine, gli Stati membri sono stati invitati a introdurre nei propri ordinamenti una norma generale antiabuso nel settore delle imposte dirette, applicabile sia ai rapporti nazionali, sia a quelli transnazionali.
  Lo schema di questa norma è contenuto nella medesima Raccomandazione e, nella sua articolazione, costituisce espressione di come la Commissione europea guardi all'abuso del diritto. La ratio dello schema di norma proposto dalla Commissione europea è quella tipica delle norme antiabuso di carattere generale: evitare formulazioni che possano rivelarsi a posteriori inadeguate al manifestarsi di sempre nuove forme di pianificazione fiscale e garantire che, attraverso un'adozione uniforme, si scongiuri il rischio di arbitraggi connessi all'assenza di norme antiabuso negli Stati membri, tanto con riferimento alle operazioni domestiche, quanto a quelle transfrontaliere.
  Si tratta di due moniti, dunque, di cui fare assolutamente tesoro in questo momento di costruzione della norma: elasticità della fattispecie e tendenziale allineamento al modello comunitario di clausola antiabuso, in modo da garantire unità di risposta da parte di tutti gli Stati membri di fronte alle condotte abusive.
  Infine, per quanto riguarda la revisione della disciplina del testo unico delle imposte sui redditi, mi preme segnalare come l'evoluzione della disciplina fiscale e il sovrapporsi di interventi normativi dal momento dell'entrata in vigore dell'ultima riforma rendano necessario apportare delle modifiche muovendosi su tre parole d'ordine: semplificazione, eliminare cioè complessità superflue, semplificando il testo normativo e le modalità di applicazione delle disposizioni in esso contenute; ordine e coerenza, attraverso l'eliminazione di quelle disposizioni che presentano profili di incoerenza rispetto ai principi che hanno orientato la redazione del testo del TUIR e, come per le sanzioni, unicità, al fine di ricondurre nel predetto testo unico le disposizioni sulle imposte dei redditi contenute attualmente in altri provvedimenti legislativi.
  Quest'ultimo tema, come ho già detto, è a me molto caro, perché solo in questo modo le altre linee direttrici (semplificazione, ordine e coerenza) possono trovare una compiuta attuazione. Unicità significa condivisione dei principi generali delle modalità applicative, maggiore conoscibilità delle regole, fondamento certo alle scelte dei privati e all'operato dell'amministrazione.
  In conclusione, voglio esprimervi il mio convincimento che, pur perdurando una fase congiunturale così difficile per la nostra economia, l'Agenzia continuerà come sempre a sostenere il Paese, contrastando con vigore l'evasione fiscale, che continua a rappresentare un fattore di ostacolo alla leale concorrenza e alla competitività delle imprese. Sotto quest'aspetto, contrastare l'evasione significa, oltre che dare un sostegno indispensabile alla tenuta del bilancio pubblico, tutelare le imprese sane e contribuire al rilancio economico del Paese. Grazie per l'attenzione.

  PRESIDENTE. Grazie a lei per questa relazione.
  Do ora la parola agli onorevoli colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  MICHELE PELILLO. Ringrazio il Direttore per la sua interessante relazione.
  Voglio soffermarmi su un argomento in particolare: nelle ultime due legislature la normativa è stata altalenante per quanto riguarda gli strumenti di contrasto all'evasione. Questo è un momento in cui è necessario fare il punto su tale argomento, perché la congiuntura economica ce lo Pag. 12impone. Oltretutto, come ha giustamente ricordato, siamo alla vigilia della nuova discussione del progetto di legge recante una delega al Governo per riformare il sistema fiscale e quindi è importante fare il punto della situazione.
  Sulla scorta dell'esperienza di questi ultimi sette anni – limitandoci alle ultime due legislature – quali spunti dall'esperienza avuta sul campo può trasmetterci per operare al meglio ? In particolare, le pongo un quesito su alcune questioni, riferendomi anche alle recenti conclusioni della Corte dei conti su questo argomento: ritiene ancora necessario, per esempio, l'obbligo di comunicazione dei dati dei consumatori finali oltre i 3.600 euro ? Inoltre, gli strumenti della mediazione fiscale e l'attenuazione del sistema sanzionatorio in materia di acquiescenza e adesione all'accertamento sono ben calibrati o hanno ridotto la deterrenza per quanto riguarda l'adempimento spontaneo ?

  ITZHAK YORAM GUTGELD. Ringrazio il Direttore per la sua relazione. Riprenderò anch'io il tema dell'evasione fiscale. Faccio un calcolo rapido che, francamente, mi sarei aspettato facesse lei. Se leggo bene i numeri contenuti nel rapporto allegato, tra gettito spontaneo e incassi da recupero di evasione, tra il 2009 e il 2012, avete aumentato il gettito complessivo di circa il 2 per cento, ossia circa 6 miliardi di euro.
  In questo periodo il PIL nominale è aumentato del 2 per cento, ma è stato aumentato in misura rilevante il carico fiscale attraverso l'aumento dell'IMU, dell'IRPEF e dell'IVA. Non ho fatto il calcolo – non sono in grado di farlo in tempo reale – per sapere a quanto ammonti tale aumento, ma a mio avviso si tratta almeno del 5 per cento. Mettendo a confronto questi due valori, deduco che, a parità del resto, l'evasione fiscale è aumentata in questi anni e in misura anche consistente. I calcoli andrebbero fatti in modo molto più approfondito ma, sulla base di questa affermazione, sorge la domanda su cosa bisogna fare per combattere in modo più efficace l'evasione, sia dal punto di vista normativo pro futuro – mi riferisco anche alle osservazioni della Corte dei conti che avrà letto – sia, ovviamente, in riferimento alla normativa attuale. Cosa può fare l'Agenzia per contrastare questo fenomeno ?

  MARCO CAUSI. Anch'io ringrazio il Direttore. Come sempre le sue audizioni sono delle miniere che andrebbero poi esplorate con molta attenzione, anche se non credo che oggi riusciremo ad affrontare tutti i temi sollevati.
  Il dottor Befera ha giustamente affrontato di petto il tema della delega fiscale, quindi avremo modo di approfondirlo anche con lui nelle prossime settimane, poiché la Commissione Finanze intende incardinare nuovamente la discussione della proposta di legge in materia, appena avrà ultimato l'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge sull'IMU.
  Vorrei porre quattro domande molto sintetiche. In primo luogo: qual è il report che può fornirci sul nuovo assetto organizzativo a seguito della riunificazione tra Agenzia delle entrate e Agenzia del territorio, anche in merito alle problematiche che stanno sorgendo ? Vorrei sapere se continua a ritenere che questa unificazione non metta a rischio la riforma dei valori catastali, perché il fatto che la stessa Agenzia sia l'ente che definisce la base imponibile e che poi accerta quella base imponibile potrebbe forse, a proposito di delega fiscale, inserire una sorta di candelotto di dinamite pronto a esplodere sotto il processo di riforma del catasto.
  In secondo luogo – vengo a un punto che è già stato sollevato – abbiamo letto con molto interesse negli ultimi giorni l'analisi che la Corte dei conti fa nel Rapporto 2013 sul coordinamento della finanza pubblica e vorremmo un suo parere in proposito. Infatti, ci pare di capire che nell'opinione della Corte dei conti emerga che alcuni degli strumenti di accertamento induttivo di tipo statistico siano criticati, mentre si sollecita il legislatore a concentrarsi maggiormente sugli strumenti legati alla fatturazione elettronica, alla tracciabilità e così via. Vorrei Pag. 13sollecitare, pertanto, un suo parere in merito a questo.
  La terza domanda è la seguente: a che punto siamo con le banche dati antievasione che la più recente legislazione ha messo nelle mani dell'Agenzia delle entrate, in particolare per quanto riguarda le movimentazioni bancarie ? Qualche giorno fa, in Commissione Finanze, abbiamo interrogato il Governo con un apposito question time e la sua risposta in tale occasione è stata molto insoddisfacente. Visto che abbiamo direttamente lei qui presente, le chiedo se possa fornirci qualche indicazione, anche perché questa Commissione esaminerà il nuovo decreto sull'ISEE e ci segnalano che uno dei problemi sarà, oltre che il potenziamento dei controlli, quello di sciogliere pienamente le questioni di interoperabilità tra banche dati ISEE e banche dati dell'Agenzia delle entrate ai fini del controllo dell'ISEE.
  Infine, l'ultima domanda riguarda Equitalia. Non voglio riaprire la questione relativa ad Equitalia, ma pongo un'unica questione, dato che dovremo discutere una risoluzione apposita: lei ritiene, anche sulla base dei pro e dei contro dell'esperienza di questi anni, che sia possibile rivedere le procedure organizzative e le modalità – adesso non ho in mente le norme – per la riscossione dei crediti di piccolo importo ? Alla fine sono giunto alla convinzione che la questione relativa agli enti locali sia legata al fatto che i processi organizzativi sono molto diversi se si deve riscuotere un piccolo importo rispetto a una grande cifra.
  Sul piccolo importo, come fanno, ad esempio, i gestori telefonici o qualsiasi gestore di servizi, potrebbe funzionare il fare una telefonata ? Si immagini, ad esempio, che qualcuno mi chiami, non essendo pervenuto il pagamento dell'ultima bolletta di un'utenza, per avvertirmi di ciò prima che mi venga staccata la corrente, in modo che io possa pagarla. Un ripensamento anche organizzativo e procedurale, poi necessariamente anche normativo, sulla riscossione dei crediti di piccolo importo potrebbe aiutarci anche a uscire dalle secche di una problematica molto pesante.

  CARLA RUOCCO. Vorrei rivolgere una domanda relativamente all'IMU e all'aggiornamento delle rendite catastali. Lei ha parlato di 5 anni come arco temporale utile per la revisione delle rendite catastali: poiché la riforma dell'IMU è, appunto, scottante, anche per le coperture, ed è un problema molto sentito da questo Governo, ritiene che, nelle more, si possano utilizzare, ad esempio, i valori dell'Osservatorio del mercato immobiliare e una valutazione catastale, eventualmente anche basata sulla differenziazione della localizzazione degli immobili ? Un immobile che si trova in una grande città potrebbe essere considerato, ovviamente, come una base imponibile differente rispetto a uno situato in un piccolo centro.
  Un'altra questione riguarda le categorie di contribuenti da controllare. È lampante la sfiducia dei cittadini nei confronti della classe politica attuale. A volte questo è anche dovuto al fatto che si ha l'impressione che alcune forme di controllo si concentrino sempre sui soliti noti, non coinvolgendo alcune categorie particolari. Lancio una sfida che sicuramente potrà essere raccolta: si potrebbero concentrare i controlli fiscali sulla classe politica, non tanto per polemizzare o controllare con vigore una classe piuttosto che l'altra, ma semplicemente per fare riacquisire proprio questo rapporto di fiducia ai cittadini ?

  PRESIDENTE. Immagino che lei parli sia di candidati, sia di non candidati.

  DANIELE PESCO. Avrei da porre due domande, una delle quali sui rapporti con l'estero. So che non siete voi a siglare le norme dei Trattati internazionali, ma vorrei chiedervi se, a vostro giudizio, sia ancora alta la fetta di tasse evase attraverso i capitali o i dividendi che vengono portati all'estero. Mi riferisco, in particolare, a una Convenzione che andremo a ratificare la settimana prossima, con la quale a un italiano che vorrà eludere il Pag. 14fisco basterà aprire una società a San Marino e portare i propri dividendi in tale società per pagare lo zero per cento di tasse. Siamo abbastanza preoccupati al riguardo. In sintesi, è stato «mercanteggiato» un delta di informazioni in più sui trasferimenti bancari con queste norme che, a nostro avviso, vanno contro una giusta distribuzione delle imposte.
  Un'altra questione che vorrei sollevare riguarda le false fatturazioni: ritenete che ci sia ancora molto da fare in merito ad esse ? Secondo noi sono uno strumento ancora molto in voga, ma che forse penalizza in modo irrisorio chi lo utilizza.

  ALESSANDRO PAGANO. Ringrazio il Direttore. Il suo è stato un intervento, come sempre, qualificante e qualificato. Le mie domande saranno poche, ma per forza di cose devo fare alcune brevi premesse, altrimenti si cade in una sorta di Rischiatutto e questo non va bene. Il tema che voglio affrontare è quello del crollo delle entrate registrate nell'ultimo periodo: 21 miliardi in meno, frutto del tracollo della produzione, e quindi del gettito. Sollevo la questione, Direttore, perché possiamo dire di prendere, nonché prendere, tutte le iniziative che vogliamo, percorrere la strada del rigore e della giustizia sociale, come è giusto che sia, ma alla fine – mi collego anche alla domanda di uno stimato collega – purtroppo, talvolta l'evasione è fisiologica.
  Quando la pressione fiscale raggiunge livelli inauditi non possiamo pensare – ovviamente, non mi rivolgo al Direttore, che applica le leggi – che le imprese marginali ce la facciano. O chiudono o evadono. È ormai sistemica l'evasione che dobbiamo continuare a combattere. L'Agenzia fa bene il suo lavoro e dobbiamo rivolgervi i nostri complimenti per il management veramente straordinario, per i numeri, che parlano per voi, e per le incredibili capacità di recupero. Tuttavia, il problema non è in capo alle buone performance dell'Agenzia delle entrate, ma al fatto che il sistema è improntato ad una pressione fiscale insostenibile.
  Quindi, partendo dal presupposto che bisogna sicuramente lavorare su questo tipo di scelte, che sono di ordine culturale, perché la conquista della legalità fiscale, per citare le parole del Direttore, va costruita anche su sistemi sostenibili, cosa di cui sicuramente oggi non possiamo vantarci, vorrei arrivare invece agli elementi di critica che attengono ad un tema da lei trattato poc'anzi come l'abuso del diritto.
  Direttore, mi trovo assolutamente in disaccordo con la sua impostazione. All'idea stessa indicata dalla sua autorevole fonte, che bisogna regolamentare questa fattispecie, con la giustificazione che si tratterebbe di un problema europeo, non mi emoziono per niente, come mi accade ormai con riferimento a tutto ciò che ha a che fare con l'Europa, poiché si tratta di un sistema rigido, persecutorio, legato alle formalità, attento più alle dimensioni del cetriolo (come dicevamo l'altro giorno a mo’ di battuta) che non alla sostanza e alla difesa del cittadino.
  Sono terrorizzato, quindi, che altri margini di libertà siano eliminati in tale contesto. L'abuso del diritto o è esercizio di un diritto o non lo è. Spetta al legislatore codificare e dire come stanno le cose, dopodiché il contribuente, all'interno di questo binario stabilito dalla legge, ci deve stare e deve starci interamente. Non mi emoziona per niente il fatto che ci dobbiamo allineare, come asserisce nella sua relazione, a modelli comunitari perché, lo ribadisco, non ho più fiducia e soprattutto, sono convinto che, nel caso specifico, i risultati andrebbero a decremento ulteriore della nostra produzione e, di conseguenza, del gettito fiscale.
  Sul principio di proporzionalità, invece, devo convenire che le sue osservazioni sono pertinenti e, secondo il mio modesto parere, questo Parlamento e questa Commissione hanno l'esigenza e il dovere di farle proprie. La punibilità delle violazioni meramente formali deve essere eliminata, perché sono una perdita di tempo per voi.
  D'altronde, ha dimostrato con funzionalità ed efficacia davvero non indifferenti che svolgete bene il vostro lavoro. I numeri forniti non possono che essere l'anticamera Pag. 15della prossima frontiera, ossia la necessaria eliminazione di ulteriori perdite di tempo da parte vostra. Sulla non punibilità, dunque, condivido pienamente la sua posizione e sicuramente il gruppo del PdL sposerà questa logica. La conseguente distinzione tra violazioni che recano reale pregiudizio e quelle che, invece, non lo fanno, è buonsenso, prima ancora che diritto, quindi mi fa piacere che si faccia questo tipo di considerazioni.
  C’è, tuttavia, un elemento ulteriore che induce a leggere il suo intervento in termini di governance: i dirigenti territoriali, che devo ammettere sono bravi ed hanno stipendi non indifferenti rispetto alle medie attuali, devono entrare nella logica di assumersi anche responsabilità ben precise a fronte di casi conclamati di esagerazione da parte della macchina burocratica.
  Cito l'esempio che feci nel corso di un convegno a Palermo, del quale le inviai anche il testo, arrivando a formulare la mia domanda, che è molto concreta: la legge ci consente di rateizzare le somme quando il contribuente capisce di essere rimasto indietro nei suoi adempimenti. Secondo la legge, inoltre, anche un solo giorno di ritardo rispetto alla prima rata produce la perdita di tale diritto, ma la macchina burocratica lo scopre, nel caso specifico – sarà accaduto migliaia di volte –, ben nove mesi dopo che il soggetto ha pagato la rata con un giorno di ritardo, con la conseguente applicazione di sanzioni, interessi e, chi più ne ha, più ne metta.
  Secondo il buonsenso, oggi un manager vero che agisce sul territorio, e con lo stipendio che guadagna, deve per forza intervenire, per cui chiediamo, oltre che una legge che vada in questa direzione, anche l'assunzione delle responsabilità da parte degli uffici a livello territoriale. I casi devono essere risolti attraverso l'intervento diretto della direzione locale. Vorrei conoscere il suo parere in tal senso, che sarebbe di conforto nella nostra attività legislativa.

  AZZURRA PIA MARIA CANCELLERI. In realtà i contenuti del mio intervento sono già stati esplicitati da altri colleghi, ma ne approfitto per scendere un po’ più nel particolare. Mi ricollego all'intervento dell'onorevole Causi, quando faceva riferimento al Rapporto 2013 sul coordinamento della finanza pubblica della Corte dei conti, che evidenzia come alcune iniziative della passata legislatura abbiano fatto aumentare gli adempimenti, e quindi i costi a carico dei contribuenti, aumentando la loro propensione al nero. Scendendo più nello specifico, vorrei fare riferimento allo spesometro e chiederle se le informazioni che avete ottenuto da questo strumento abbiano fornito risultati concreti per le operazioni di controllo e se, in linea più generale, ritenete che la strategia degli ultimi cinque anni vada ripensata ed, eventualmente, come.

  GIOVANNI PAGLIA. Innanzitutto vorrei ringraziare il Direttore per l'utile contributo, che credo ci permetterà anche di approfondire ulteriormente il lavoro che dovremo svolgere nei prossimi mesi. Mi permetterete di partire da una nota metodologica: credo che in questa sede si debba sempre tenere presente che né la crisi economica, né l'eccesso di pressione fiscale potranno mai diventare in alcun modo un alibi per pratiche di evasione o di elusione.
  A mio avviso, il nostro patrimonio diffuso di consapevolezza deve essere il fatto che proprio la lotta all'evasione può diventare l'unico strumento efficace per abbassare la base imponibile. È dal recupero dell'evasione che si trovano le risorse per un'equa redistribuzione del sistema fiscale, e non viceversa. Diversamente, resteremo in un campo opaco, che non consentirà mai a questo Paese di avere un sistema fiscale equo e razionale.
  Oltretutto, abbiamo approvato, proprio in questa Commissione e anche con il nostro voto, una risoluzione che impegna il Governo a procedere a un alleggerimento delle procedure di riscossione e ad una dilazione dei tempi. Credo che il provvedimento che il Governo sicuramente Pag. 16prenderà, raccogliendo l'indirizzo della Commissione, dovrà viaggiare di pari passo con la delega fiscale che approveremo.
  Mi spiego: anche in virtù del rapporto della Corte dei conti – che mette in guardia rispetto al rischio, forse già verificatosi, di un allentamento rispetto alle capacità di produrre risultati nella lotta all'evasione fiscale – noi possiamo continuare ad alleggerire da quel punto di vista solo se, contemporaneamente, diamo maggiori strumenti e rafforziamo molto la lotta preventiva all'evasione fiscale. Nel momento in cui rafforziamo la possibilità che non si produca, possiamo anche, in parallelo, andare ad alleggerire la pressione sulla riscossione in caso di eventuali irregolarità. Se non facessimo questo faremmo un grave errore e sicuramente non ci potrebbe essere la nostra collaborazione.
  Formulo le due domande che volevo porre e che sono le seguenti: in primo luogo, rispetto alla prassi diffusa, e in aumento, della rateizzazione dei pagamenti, qual è lo stato di effettivo recupero ? La rateizzazione favorisce un maggior recupero effettivo, maggiori incassi, o è invece uno strumento che produce un'immediata dilazione, ma in realtà si interrompe rapidamente nei pagamenti e diventa, di fatto, un altro credito incagliato per lo Stato ?
  In secondo luogo, possiamo ragionare anche sull'introduzione di strumenti più forti, anche all'interno del ragionamento che condurremo sulla delega fiscale, per avvicinare i termini di accertamento a quelli di recupero effettivo ?

  MATTEO COLANINNO. Ringrazio e saluto il Direttore nell'Agenzia, dottor Befera. Vorrei fare una considerazione e, al termine di questa, una domanda.
  Il quadro di fronte al quale ci troviamo è ben noto a tutti, ma vorrei puntualizzarlo nuovamente per fare un ragionamento: da una parte, vi sono la caduta del PIL, il tasso di disoccupazione e l'indice di fallibilità delle imprese, che pongono, quindi, la questione relativa alla situazione economica, produttiva e finanziaria del Paese; dall'altra, vi sono lo stock di debito, la questione della credibilità del nostro Paese, e le derivate di tutto questo, ossia le limitazioni e il basso margine che abbiamo con la finanza pubblica.
  Inoltre, c’è il livello della pressione fiscale, come è stato ricordato e, dall'altra parte, un dato stridente, ancora molto pesante, ossia un ordine di grandezza dell'evasione fiscale e dell'imposta netta evasa che, purtroppo, è una piaga pesantissima per il nostro Paese, sia per il bilancio, sia per la necessaria ripresa di una totale credibilità della nostra azione politica e di affidabilità anche verso i nostri partner internazionali.
  Giustamente ha ricordato, in termini di numeri, i risultati del suo lavoro e delle persone che qui rappresenta, ha sottolineato che questi risultati sono arrivati anche a fronte di una diminuzione dei volumi e a una contrazione delle risorse disponibili, ed ha sottolineato che è avvenuta una selezione dei soggetti in base ad analisi di rischio per ciascuna tipologia, con controlli che stanno diventando sempre più mirati.
  Mi chiedo questo: il buon lavoro che avete svolto necessariamente dovrà continuare, sia in termini di numeri e di volumi, ma, mi permetto di dire, anche in termini di costruzione di una diversa coscienza di lealtà fiscale dei concittadini italiani. Dietro ai numeri che avete presentato ed al lavoro che state effettuando, infatti, c’è anche una progressiva ricaduta positiva, in termini di conquista di una maggiore lealtà, e una maggiore disponibilità alla coscienza fiscale del Paese.
  Ora, di fronte ai numeri che ho brutalmente ricordato, alla crisi, a un modello diverso che lei stesso ha qui rappresentato (minori risorse, maggiore efficacia, quindi controlli più selettivi), come intendete proseguire nel lavoro, operando, da una parte, una maggiore aggressione di questa massa incredibile di evasione fiscale e, dall'altra, assicurando – mi perdoni il termine – che i tanti contribuenti onesti e leali di questo Pag. 17Paese possano considerarsi non disturbabili ? Questa è, infatti, l'altra faccia della medaglia.
  Avete un compito straordinario in termini di recupero e di contrasto all'evasione e, d'altro canto, anche quello di costruire – è questa la parte più difficile e complicata, ma io l'ho percepita, da cittadino italiano – una diversa coscienza fiscale. Non si può non essere leali col Fisco e, d'altro canto, il cittadino dovrà essere sempre più consapevole che la sua lealtà troverà uno Stato e i suoi rappresentanti che si occupano di questo – in questo senso, lei è la persona con le maggiori responsabilità – dovrà sentirsi tranquillo e avere la certezza di non essere disturbato.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Vista l'enorme dimensione economia delle operazioni online (Amazon, Facebook, Google e quant'altro, solo per fare alcuni esempi), vorrei chiedere se avete informazioni riguardo all'evasione o elusione fiscale che questi attori operano nel mercato.
  Inoltre, è recente la notizia che negli Stati Uniti Apple ha eluso il fisco per circa 9 miliardi di dollari in un anno. Si tratta di cifre davvero spaventose, senza parlare di Amazon, e-Bay ed altri. So che incontrate grossi problemi nel contrasto a questo tipo di elusione, quindi quello che vi chiedo è se sia possibile avere informazioni sulla entità di questo fenomeno e come possiamo mettere in campo iniziative legislative che possano aiutarvi nel contrastare tali tipologie di fenomeni.

  ROGER DE MENECH. Inizio da una considerazione per arrivare a chiedere un parere al Direttore, che ringrazio. Nell'ampia riorganizzazione dell'Agenzia, con la fusione con l'Agenzia del territorio, state di fatto imprimendo una impronta anche organizzativa alla macchina che conducete e sempre più sono presenti canali di rapporti molto stretti con le autonomie locali. Non ritiene opportuna una maggiore codifica, un maggior rapporto di stretta collaborazione tra l'Agenzia e le amministrazioni locali ?
  Dico questo perché un altro dato interessante rispetto a quanto detto dai colleghi in precedenza, è che, chiaramente, più le imposte, le tasse e le tariffe vengono avvicinate al territorio, più il cittadino ha l'impressione che queste siano, da una parte, giustificate e, dall'altra, controllate, e minore è l'evasione fiscale e l'evasione delle tariffe. Questo è un dato ormai consolidato.
  Su questo fronte si tratta di una richiesta di prospettiva organizzativa dell'Agenzia rispetto al rapporto con gli enti locali, e quindi al rapporto, anche molto forte, rispetto alle attività di riscossione (mi riferisco ad Equitalia). È evidente, infatti, che in un momento in cui, da una parte, dobbiamo combattere l'evasione fiscale e, dall'altra, abbiamo, di fatto, delle emergenze sociali forti, un'attenzione particolare rispetto alla vera evasione fiscale e alla vera emergenza sociale possa essere realizzata solo con enti e istituzioni vicini al territorio.
  Vorrei allora conoscere il parere del Direttore, perché questo non è ininfluente rispetto all'attività di riorganizzazione generale che state conducendo sul territorio, anche nella prospettiva che questa possa comprendere una parte attiva degli enti locali a tutto tondo, non soltanto quindi i comuni, ma tutti gli enti che lavorano sul territorio.

  PRESIDENTE. Ringrazio tutti i colleghi.
  Do la parola al Direttore Befera per la replica.

  ATTILIO BEFERA, Direttore dell'Agenzia delle entrate. Per quanto riguarda l'obbligo di comunicazione delle informazioni per il cosiddetto spesometro per spese superiori a 3.600 euro, ogni volta che l'Agenzia delle entrate promuove qualche azione o che c’è una norma innovativa in termini di lotta all'evasione, ovviamente ci sono i pro e i contro, chi è favorevole e chi è contrario.
  Questa norma ci offre, però, la possibilità di avere una serie di informazioni importanti – per le spese superiori ai 3600 Pag. 18euro – ai fini dell'accertamento sintetico, che stiamo rilevando sia attraverso lo spesometro, sia attraverso azioni di recupero delle informazioni o dalle nostre banche dati, che sono ricchissime. Pertanto, molte delle informazioni sulle spese sostenute dai cittadini sono reperite dalle banche dati o attraverso azioni di ricognizione che facciamo sul territorio.
  Si è detto che questa disposizione indurrebbe al nero. Io direi che forse bisogna ripensarla in relazione alla tracciabilità del contante sopra i 1.000 euro. Forse è più la tracciabilità, se vogliamo parlare di spese, a spingere verso il nero. Siamo un po’ incoerenti quando diciamo che segnalare la spesa superiore a 3.600 euro favorisce il nero, mentre ciò non avviene con l'impossibilità di spendere in contanti più di 1.000 euro.
  Credo che il nero in Italia esista: 120 miliardi di euro di economia sommersa – l'Unione europea ha parlato recentemente di 180 miliardi – e vi sono numerosi strumenti che spingono a una maggiore fedeltà fiscale. Lo spesometro, l'accertamento sintetico ed altri svolgono un'azione preventiva, non sono una forma di repressione. Si tratta, cioè di strumenti che avvertono del controllo nel caso di determinate azioni e quindi, ribadisco che sono assolutamente più di prevenzione che di repressione. In effetti, su questo qualche dubbio personalmente lo nutro.
  Per quanto riguarda la mediazione fiscale, essa è un istituto che esiste in tutti i Paesi occidentali. Noi siamo gli ultimi ad averla introdotta. Oltretutto, nella maggior parte di questi Paesi, la mediazione fiscale opera all'interno dell'amministrazione finanziaria, così come prevista dal legislatore ed applicata da noi. Il suo vantaggio è dato dal fatto di chiudere controversie e contenziosi di importo non particolarmente rilevante, che intasano inutilmente le aule delle commissioni tributarie e addirittura anche della Cassazione. Si può, infatti, arrivare a trovare, anche attraverso l'economicità dell'azione amministrativa, quindi anche attraverso il vantaggio che lo Stato ha nella mediazione, un punto di consolidamento.
  Ma quello che all'Agenzia – interessa molto è sgonfiare il contenzioso tributario e con la mediazione tributaria si vedono i primi risultati. Dopo non più di un anno la riduzione è nell'ordine di 50 mila contenziosi presso le commissioni tributarie. Questo risultato, credo – offra la possibilità al legislatore di intervenire sul processo tributario, che presenta problemi molto rilevanti in questo momento, dovuti proprio a un intasamento delle commissioni, con giudici non professionisti. Forse riportare il livello delle controversie nella media europea – siamo abbondantemente sopra – potrebbe dare la possibilità di ripensare le commissioni tributarie, che potrebbero occuparsi, soltanto di controversie di valore significativo.
  Per quanto riguarda l'attivazione del sistema sanzionatorio dovuto agli istituti deflattivi, abbiamo, in effetti, un sistema – ne ho parlato in merito alla legge delega – che va assolutamente rivisto. Personalmente, però, mi permetto di sostenere che forse andrebbero rivisti anche gli istituti deflattivi del contenzioso. Vi sono, infatti: l'acquiescenza, l'adesione al verbale, l'accertamento con adesione, la conciliazione giudiziale, la mediazione. Si tratta di – una serie di strumenti che forse andrebbero ricondotti a unità e che dovrebbero avere una graduazione del sistema sanzionatorio in relazione al momento in cui si accetta l'istituto definitorio, in una logica per cui se lo si fa subito si paga di meno e, se lo si fa più tardi, si paga di più, assicurando coerenza tra il sistema sanzionatorio dell'istituto definitorio e il sistema sanzionatorio in base alla proporzionalità in generale.
  Per quanto riguarda l'evasione fiscale, ho qui dati di vario tipo: l'Agenzia delle entrate misura da qualche anno l'evasione fiscale e lo fa, sostanzialmente, sull'IVA, perché è l'imposta che reagisce subito all'evasione. Dal 1980 al 2010 – ma il 2011 ha lo stesso andamento del 2010 – il tax gap dell'IVA ha avuto un andamento di trend (quello che noi misuriamo) in diminuzione. Nel 1980 eravamo intorno al 35 per cento e si è mantenuto più o meno uguale fino al 1994, ha avuto un picco nel Pag. 191996 e poi ha cominciato a diminuire. Dal 2008 è diminuito, come nel 2010 e nel 2011, e continua a diminuire.
  I nostri dati sul tax gap dell'IVA, quindi, e sulla differenza tra l'IVA potenziale e quella dichiarata, ci dicono che c’è una diminuzione. Abbiamo l'impressione che nel 2012 si stia riallargando, ma per motivi di carenza di liquidità. Stiamo notando, infatti, dichiarazioni che non hanno come seguito il pagamento. Questa non è evasione, ma è un'evasione da difficoltà. Sono dati che ho a disposizione e, se interessano, posso fornire.
  Per quanto riguarda il nuovo assetto organizzativo, onorevole Causi, all'onorevole Pagano non piace che parli d'Europa, ma in Europa nessuno ha quattro agenzie. Normalmente sono una o due, e spesso le dogane sono fuori per motivi organizzativi. Non credo esista un grande problema di messa a rischio della riforma del catasto, tema sul quale invece vorrei dirle che stiamo accelerando e, comunque, stiamo ragionando e cercando di eliminare gli elementi critici, ipotizzando che la legge delega sia approvata e che il catasto sia riformato.
  Non credo che rappresenti un problema rilevante il fatto che la stessa Agenzia, presso due strutture diverse, proceda alla valutazione della rendita, che comunque è comunicata al contribuente, che dispone di tutti gli strumenti per non accettarla, e poi quella rendita sia utilizzata ai fini della definizione della base imponibile. Oltretutto si tratta di uffici diversi. Dal punto di vista organizzativo, invece, l'unificazione sta dando risultati in termini di efficientamento della pubblica amministrazione.
  Condivido pienamente il parere della Corte dei conti sulla fatturazione elettronica, che rappresenterebbe un enorme passo in avanti nella prevenzione all'evasione. Il problema è che credo l'Unione europea non ci consenta di renderla obbligatoria nella fatturazione tra privati. Mentre ci consente, ed è prevista, l'obbligatorietà di tale modalità nei confronti della pubblica amministrazione, non è prevista e non è accettata l'obbligatorietà tra privati. Bisognerebbe, a livello governativo, che si intervenisse in sede europea per capire se può essere estesa.
  È chiaro che, però, un vantaggio esiste. Le imprese che saranno obbligate a fatturare in via elettronica nei confronti dello Stato avranno, infatti, due sistemi di fatturazione, oppure a mano a mano si sposteranno sull'elettronico. Sarebbe illogico fatturare in via elettronica allo Stato e tenere la fatturazione cartacea per i privati, salvo evasione. Mi auguro, tra l'altro, che se ne acceleri ancora di più l'entrata in funzione, anche perché riduce enormemente i costi delle pubbliche amministrazioni, al di là dei vantaggi in termini di evasione.
  Sulla tracciabilità, vorrei dire che già significativi passi in avanti sono stati compiuti. Sarebbe opportuno promuovere degli strumenti – lo dico come Direttore dell'Agenzia sotto il profilo fiscale, ma forse andrebbe visto da un punto di vista più generale – come l'uso della monetica, attraverso incentivi o, comunque, misure che non sta a me stabilire. Al di là, infatti, delle proibizioni, se si riesce ad incrementare l'uso della monetica, si riducono i costi per il sistema Italia. Il contante non è gratuito, ma è, al contrario, lo strumento di pagamento più costoso in assoluto. In quel modo, si velocizzerebbero i sistemi di pagamento, rendendoli più sicuri e, ovviamente, indirettamente si preverrebbe l'evasione.
  Per quanto riguarda la banca dati anagrafe dei conti, siamo pronti, abbiamo ricevuto tutte le autorizzazioni dal Garante, abbiamo creato il sistema SID (il sistema di trasmissione supercontrollato per evitare utilizzi impropri delle informazioni), per cui a brevissimo arriveranno i primi dati e saremo in grado di partire. Tenete conto che, però, ai fini dell'attività di accertamento, l'Agenzia delle entrate può utilizzare questi dati – a partire dai controlli sulle dichiarazioni del 2011, quindi dal nostro punto di vista c’è tutto il tempo per utilizzarle e per farlo bene.
  Ovviamente, quanto all'interscambio con l'ISEE, per quanto riguarda l'anagrafe dei conti correnti bancari, occorre una Pag. 20norma specifica. Non possiamo nemmeno utilizzare l'anagrafe dei conti correnti bancari per i controlli, ma solo per la selezione dei soggetti da controllare. È chiaro che potrebbe essere un vantaggio anche ai fini ISEE, così come lo è la riforma del catasto.
  Per i crediti di piccoli importi esiste una norma del 2011 secondo la quale, per i crediti fino a 2 mila euro, sostanzialmente per lo più dei comuni, Equitalia non può effettuare alcuna azione, se non dopo due solleciti, da effettuare a distanza di 6 mesi l'uno dall'altro. Questa norma è stata rettificata recentemente e la cifra è stata portata a 1.000 euro. È chiaro che in questa situazione chiunque proceda alla riscossione (noi, Equitalia, privati o direttamente i comuni) avrà difficoltà a riscuotere, perché non sono possibili azioni esecutive. L'azione esecutiva, che era stata pensata al momento della creazione di Equitalia, era il preavviso di fermo amministrativo dell'autovettura, che è uno strumento di cautela. Con il preavviso, infatti, la legge non impedisce all'autovettura di esistere, né di circolare, cosa che può avvenire solo con il fermo. Il preavviso, dunque, garantiva la possibilità al contribuente di organizzarsi. Forse questi strumenti vanno rivisti.
  Non vedo altri strumenti coercitivi. Tra quelli cautelari, potrebbe esserci questo. Un intervento di altra natura, come in Inghilterra, per determinate tipologie di importi, ad esempio piccoli importi con interventi svolti, tuttavia, da società di recupero crediti, con tutti i problemi che ciò comporta, potrebbe essere anche la telefonata, ma si tratta di milioni di crediti. Ricordo, onorevole Causi, che il comune di Roma commina 1.200.000 contravvenzioni all'anno, o almeno 900 mila arrivavano ad Equitalia: è impensabile un tale numero di telefonate. Il problema, dunque, esiste, ma io userei più gli strumenti cautelativi, come il preavviso di fermo, piuttosto che altri strumenti.

  MARCO CAUSI. Ne fa 1,5 milioni in forma automatizzata e 600-700.000 tramite i vigili urbani.

  ATTILIO BEFERA, Direttore dell'Agenzia delle entrate. Mi sembra che la metà di esse venissero pagate e metà andassero in riscossione coattiva, per cui il numero è tale che si sarebbe costretti a lavorare in modo massivo.
  Per l'IMU, onorevole Ruocco, è chiaro che servono 5 anni, anche accelerando al massimo. Mi permetto di ricordare che della riforma del catasto si parla da 10 anni e da 10 anni si dice che ne servono 5: se l'avessimo approvata 10 anni, l'avremmo già portata a termine.
  Per quanto riguarda l'utilizzo di altri valori, siccome è un utilizzo di natura presuntiva, non esiste nessuna preclusione, ma occorre una legge specifica che individui quale sia il valore da utilizzare, se sia, ad esempio, il valore dell'OMI (che però non è presente su tutto il territorio e per tutte le fattispecie). Quindi, si può ragionare su questo in via provvisoria, in attesa di arrivare alla revisione del catasto, ma serve un impegno del Parlamento per un'esatta individuazione che garantisca anche la possibilità al soggetto passivo dell'imposizione, se non ci si ritrova, di intervenire attraverso la commissione censuaria o altri strumenti.
  Per quanto riguarda le categorie dei controlli che effettuiamo, essi sono previsti per grandi, medi e piccoli contribuenti, persone fisiche ed enti non commerciali. Credo che la categoria specifica che lei citava debba essere individuata dal Parlamento e che io non possa farlo da me, per ovvi motivi.
  Per quanto riguarda San Marino, invece, la domanda è interessante. Mi pare che San Marino stia facendo un'operazione di riallineamento di notevole importanza agli indirizzi OCSE e alle normative internazionali per non essere più classificata nella black list. Da almeno due anni, se non ricordo male, procede allo scambio di informazioni con noi. Mentre, infatti, prima chiedevamo a San Marino e loro accettavano soltanto la rogatoria e non rispondevano neanche a quella, da due anni a questa parte a domanda rispondono e in alcuni casi è San Marino ad indicarci casi di evasione o similari. Al Pag. 21momento, quindi, vedo un San Marino diverso, ma abbiamo contatti e continuiamo a lavorare. Direi che, finché ci trasmettono tutte le informazioni, va benissimo. Abbiamo fatto accertamenti anche rilevanti su società apparentemente di San Marino. Credo che la Banca d'Italia – questo non è compito mio – abbia comunque trovato un punto di accordo per l'attività di riciclaggio.
  Onorevole Pagano, per quanto riguarda l'abuso del diritto, al di là delle raccomandazioni OCSE – non Unione europea, poiché è l'OCSE che sta spingendo per una lotta alla pianificazione fiscale aggressiva – reputo tuttavia opportuna una norma che dia certezza al soggetto passivo, cioè all'imprenditore e anche all'amministrazione, su cosa sia l'abuso del diritto e su cosa può fare e cosa non può fare. Oggi, infatti, siamo in mano al contribuente truffatore o all'amministrazione che, non sapendo bene, talvolta esagera pure. Trovare, innanzitutto, una via procedurale e una via di individuazione dell'abuso significa uscire dall'incertezza. Uno dei grossi problemi, sollevato anche dall'onorevole Colaninno, se non sbaglio, è che il nostro sistema fiscale genera incertezza. Se non facciamo questa riforma, se non passa la delega, il nostro sistema fiscale creerà problemi agli investitori in Italia e all'amministrazione, perché noi stessi abbiamo delle incertezze.
  Allora, il problema fondamentale è mettere dei punti che consentano di fare chiarezza nel rapporto. Se non facciamo questo anche per l'abuso di diritto, ma non solo, continueremo ad avere un Fisco che, a differenza di quanto asseriva Franklin, ossia che «due cose nella vita sono certe: la morte e le tasse», noi avremo certa solo la morte, perché le tasse non lo sono. Questo crea enormi problemi anche nei rapporti tra Fisco e contribuenti.

  PRESIDENTE. A volte è ammesso il cumulo dei due aspetti.

  ATTILIO BEFERA, Direttore dell'Agenzia delle entrate. Inoltre, né Equitalia, né l'Agenzia delle entrate ha una distribuzione dei premi. Noi non distribuiamo denari ai nostri dipendenti sulla base di quanto hanno incassato dall'attività di accertamento. Una piccola parte di quanto è incassato dall'attività di accertamento è data all'Agenzia delle entrate, che la distribuisce non in base al risultato della attività di lotta all'evasione, quindi su quanto incassato, ma in base al risultato della lotta all'evasione, al numero di servizi erogati ai contribuenti, al miglioramento della qualità del lavoro e ai rimborsi pagati, ossia in base a tanti aspetti. Allo stesso modo si comporta Equitalia. Non esiste, quindi, una relazione tra la caccia all'evasore e il guadagno: non è una taglia. I premi si riferiscono principalmente alla quantità e, se guardate le convenzioni che firmiamo con il Ministro, dove sono indicati i nostri obiettivi, vedrete che sono tantissimi e assolutamente non limitati alla lotta all'evasione.
  Per quanto riguarda il giorno di ritardo nel pagamento di una rata, avete perfettamente ragione. A tale proposito sto per emanare una circolare, perché tutti i casi che posso, li risolvo da solo. È impensabile, infatti, che in questo Paese, per un giorno di ritardo o per un euro pagato in meno, salti l'accordo e si debba pagare tutto, con sanzione piena. A tal riguardo ho deciso di assumermi personalmente la responsabilità ed emanerò la circolare a breve, augurandomi che il Parlamento mi sostenga e preveda la norma.
  Sullo spesometro credo di aver risposto indirettamente anche all'onorevole Cancelleri. Onorevole Paglia, le rateazioni stanno funzionando. La maggior parte di coloro che chiedono la rateazione paga. Credo che gli inadempimenti siano sotto al 20 per cento, una percentuale un po’ più elevata rispetto al mondo bancario, ma qui chiaramente si parla di un momento di crisi, per cui in parte è giustificata. Con la norma che ha fatto il Parlamento un anno fa, comunque, concediamo nuovamente la rateazione a chi ha difficoltà. Alcuni imbrogliano, chiedono la rateazione per non Pag. 22pagare, pagano una rata e poi si fermano. Tale atteggiamento, però, è fisiologico e lo combattiamo.
  Per quanto riguarda l'avvicinamento dei tempi di accertamento a quelli del recupero effettivo, il Parlamento ha eliminato la cartella di pagamento dopo l'accertamento. In Italia, in passato, c'era l'avviso di accertamento, poi, trascorso un certo periodo, in caso di mancata acquiescenza, veniva dato mandato ad Equitalia, che mandava una cartella di pagamento al contribuente. Si facevano, quindi, due notifiche: dell'avviso di accertamento e della cartella di pagamento.
  Giustamente, il Parlamento si è adeguato al resto del mondo e adesso, in caso di accertamento, e di mancato pagamento o mancato ricorso entro 60 giorni, parte l'accertamento esecutivo, un modo per risparmiare risorse ed evitare contenziosi di notifiche inutili, ma anche di avvicinare i due momenti. Purtroppo, però, in sede parlamentare, alla fine, i due momenti sono stati allungati, per cui il contribuente ha 270 giorni, 180 più i 90 normali, per essere sottoposto all'azione esecutiva, mentre prima, con le cartelle di pagamento, dopo 150, 145, 120 giorni si partiva con l'azione esecutiva.
  Questo è un problema. Bisogna forse lavorare per ridurre i termini, ma tutti abbiamo problemi sui tempi fiscali. Siamo l'unico Paese al mondo che fa presentare la dichiarazione dei redditi nove mesi dopo la chiusura dell'esercizio nonostante siano tutte telematiche.
  L'onorevole Colaninno ha sollevato il problema, se mi consente, che più di tutti non mi fa dormire. Non accade che io non dorma per i pochi o molti risultati ottenuti. Il problema vero è quello di individuare esattamente i soggetti che evadono e lasciare in pace gli imprenditori sani.
  Abbiamo messo a punto tanti strumenti. Con uno di questi oggi emerge, a livello provinciale, la pericolosità fiscale in base a, se non sbaglio, oltre 100 indizi. Riusciamo già ad arrivare a livello di settore, ma non riusciamo ad arrivare ancora direttamente alla persona. È proprio questo, però, il nostro grande problema, ossia la selezione esatta del rischio. Devo dire che fino a tre o quattro anni fa la selezione del rischio era abbastanza aleatoria. Ho la sensazione che alle volte si facesse in modo molto approssimativo. Oggi abbiamo degli strumenti e stiamo selezionando i contribuenti.
  È chiaro che può avvenire l'errore, che i nostri dirigenti e i nostri funzionari a volte sbaglino. Ho scritto numerose lettere ai nostri uomini per spiegare loro come operare ed abbiamo tenuto corsi di formazione. Anche questo è un passaggio culturale. Veniamo da una cultura in cui la lotta all'evasione si faceva, ma in maniera relativa, e l'evasore era considerato un furbo. Oggi la lotta all'evasione è un po’ più seria e l'evasore forse, finalmente, comincia a non essere più considerato tale. In ogni caso, ribadisco che questo è il vero grande problema.
  Per quanto riguarda tutto il mondo online, stiamo lavorando – in questo momento è più la Guardia di finanza che se ne sta occupando – e stiamo seguendo l'evoluzione della discussione che, a livello internazionale, si sta svolgendo per questo tipo di tassazione, molto particolare da attuare. È difficile, innanzitutto, definire dove è avvenuta la prestazione. Su questo mi aspetto che proprio le azioni messe in campo dagli Stati Uniti siano portate a livello internazionale e si arrivi ad un accordo internazionale sulla tassazione di questi soggetti. In ogni caso, stiamo operando proprio su alcuni di loro con alcuni primi risultati positivi, ma contrastare questi fenomeni in assenza di un accordo internazionale è difficilissimo.
  Sapete che gli Stati Uniti hanno messo in piedi la procedura FACTA, per la quale dobbiamo trasmettere al Governo americano le informazioni di tutte le movimentazioni finanziarie dei cittadini statunitensi nel nostro Paese e in tutti i Paesi del mondo. La procedura FACTA è importantissima, perché è stata messa a punto per le informazioni finanziarie dei cittadini statunitensi, ma non è detto, una volta realizzato il sistema, che non possa essere utilizzato per ricevere, al contrario, tutte le informazioni dei cittadini italiani o di Pag. 23altri Paesi. Questa è la linea di percorso internazionale che stiamo seguendo. Partecipiamo a tutti gli accordi internazionali proprio perché si vada avanti su di essa.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Vorrei chiederle se disponete anche di dati sull'entità del giro d'affari.

  ATTILIO BEFERA, Direttore dell'Agenzia delle entrate. Possiamo sicuramente fornirveli perché sono pubblici. Sulla entità della nostra azione ?

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Sul volume del giro d'affari.

  ATTILIO BEFERA, Direttore dell'Agenzia delle entrate. Credo siano dati pubblici della camera di commercio, ma possiamo comunque fornirveli. Parliamo, ovviamente, delle branch italiane.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. No, di quelle straniere.

  ATTILIO BEFERA, Direttore dell'Agenzia delle entrate. In questo caso, forse i dati si trovano su Internet. Google è situata negli Stati Uniti, dov’è il bilancio. Amazon Italia...

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. La sede è in Olanda.

  ATTILIO BEFERA, Direttore dell'Agenzia delle entrate. Credo che Amazon abbia una società in Italia, comunque le fornirò tutti i dati.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Il fatto è che c’è un problema di conflitto di interessi. Loro operano con una fiscalità agevolata in conflitto di interessi nei confronti delle aziende italiane.

  ATTILIO BEFERA, Direttore dell'Agenzia delle entrate. Più che di conflitto, parlerei di concorrenza sleale.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Sì, mi scusi, intendevo esattamente quella.

  ATTILIO BEFERA, Direttore dell'Agenzia delle entrate. Ha ragione. Su alcune di queste aziende abbiamo in corso procedure di ruling, con le quali si valuta il trasferimento di ricavi dall'Italia verso Paesi esteri, con risultati che cominciano a essere interessanti.

  ALESSANDRO PAGANO. In ogni caso, Direttore, io sostengo da sempre che il grosso delle percentuali di evasione è proprio su casi di questo genere, estero su estero.

  ATTILIO BEFERA, Direttore dell'Agenzia delle entrate. Sicuramente si tratta di una fetta rilevante. Per quanto riguarda i rapporti con gli enti locali, mi auguro che ciò di cui parla, onorevole, vada sempre più avanti. Oggi esiste una norma che sta dando i primi risultati positivi: quella che assegna il 100 per cento del risultato della lotta all'evasione al comune che ha segnalato il caso specifico.
  Questo sta portando ad alcuni risultati, ma il problema è che non tutti i comuni sono attrezzati o si stanno attrezzando per farlo. È chiaro, però, che la lotta all'evasione non può essere portata avanti dall'Agenzia delle entrate o dalla Guardia di finanza da sole. È vero che collaboriamo con la Guardia di finanza, con l'INPS, e quindi ormai c’è uno scambio di informazioni costante e questo semplifica molte cose, ma la conoscenza dell'evasione, specialmente nei piccoli e medi centri, è più appannaggio dell'ente locale che nostro. Un rapporto più stretto è importantissimo per la lotta all'evasione.
  È evidente che serve un centro nazionale che coordini. Non possiamo fare turismo fiscale, ma un maggior coinvolgimento – non so dirle in che forma – potrebbe avvenire, onestamente. Noi siamo presenti nei comuni, diamo il massimo supporto, cerchiamo di avere un proficuo scambio di informazioni, abbiamo fatto con alcuni di essi interventi anche insieme alla polizia municipale, abbiamo sviluppato questa azione, ma ancora è coinvolto un numero limitato di soggetti e forse dovremmo creare ulteriore cultura e sollecitare Pag. 24nuove esperienze. Potrebbe darsi che, con la crisi sofferta anche dai bilanci comunali, saranno loro stessi a spingere in questo senso.

  PRESIDENTE. Ringrazio il dottor Befera, i suoi collaboratori e i colleghi che sono intervenuti.
  Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dal Direttore dell'Agenzia delle entrate (vedi allegato) e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 16.20.

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