CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 11 ottobre 2016
707.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Trasporti, poste e telecomunicazioni (IX)
COMUNICATO
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SEDE CONSULTIVA

  Martedì 11 ottobre 2016. — Presidenza del presidente Michele Pompeo META. – Interviene il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti Umberto Del Basso De Caro.

  La seduta comincia alle 13.05.

Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2016.
Doc. LVII, n. 4-bis, Allegato I e Annesso.

(Parere alla V Commissione).
(Seguito dell'esame e conclusione – Parere favorevole).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in oggetto, rinviato nella seduta del 5 ottobre 2016.

  Michele Pompeo META, presidente, constatata la presenza della collega Magda Culotta, esprime a nome della Commissione vive felicitazioni per la sua maternità.
  Propone che la pubblicità dei lavori sia assicurata anche mediante impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  Non essendovi obiezioni, così rimane stabilito.

  Franco BORDO (SI-SEL) preannuncia, a nome del proprio Gruppo, l'intendimento di presentare una proposta alternativa di parere.

  Pierdomenico MARTINO (PD), relatore, formula una proposta di parere favorevole (vedi allegato 1).

  Franco BORDO (SI-SEL) illustra la proposta alternativa di parere presentata dal proprio Gruppo (vedi allegato 2).

  Il sottosegretario Umberto DEL BASSO DE CARO concorda con la proposta di parere favorevole del relatore ed esprime Pag. 103parere contrario sulla proposta alternativa di parere contrario del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà.

  Michele Pompeo META, presidente, precisando di non voler entrare nel merito della questione, desidera comunque osservare come la proposta alternativa di parere sembra muoversi su linee politiche in parte confliggenti con quelle espresse dai presentatori in altre sedi. Ricorda ad esempio i dibattiti svolti in riferimento ai procedimenti di privatizzazione di Ferrovie dello Stato o di Poste italiane. Proprio con riguardo a tale ultima azienda sarebbe stato auspicabile un esplicito apprezzamento per la scelta della Commissione di non rendere il parere sull'atto che ne configurava la cosiddetta seconda tranche di privatizzazione prima di avere elementi certi sulla sua reale attuazione. Invece con riferimento a Ferrovie dello Stato occorre rimarcare la positiva azione di internazionalizzazione del Gruppo e di costruzione di asset intermodali che assicura un potenziale di crescita notevole.
  Pone quindi in votazione la proposta di parere del relatore, avvertendo che, in caso di approvazione, risulterà preclusa la proposta alternativa di parere.

  La Commissione approva la proposta di parere favorevole del relatore (vedi allegato 1).

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo interinale in vista di un accordo di partenariato economico tra la Comunità europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la parte Africa centrale, dall'altra, con Allegati, fatto a Yaoundé il 15 gennaio 2009 e a Bruxelles il 22 gennaio 2009.
C. 3945 Governo, approvato dal Senato.
(Parere alla III Commissione).
(Esame e conclusione – Parere favorevole).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

  Franco BRUNO (Misto), relatore, ricorda che la Commissione è chiamata a esaminare, in sede consultiva, il disegno di legge concernente l'Accordo interinale in vista di un accordo di partenariato economico tra la Comunità europea e i suoi Stati membri da una parte, e la parte Africa centrale dall'altra (ovvero Camerun, Repubblica centrafricana, Ciad, Repubblica democratica del Congo, Congo Brazzaville, Guinea equatoriale, Gabon, Sao Tomé e Principe, riuniti nella CEMAC).
  L'Accordo interinale comprende 108 articoli suddivisi in otto titoli, nonché due appendici, tre allegati e un protocollo.
  Appare opportuno evidenziare che siffatti accordi interinale hanno una doppia natura: da una parte essi recano impegni effettivi e dall'altro la prospettiva di negoziati che consentano di giungere a un accordo di partenariato economico completo, in conformità all'accordo di Cotonou. In questo testo si esplicita l'obiettivo di pervenire ad un accordo di partenariato economico che promuova l'integrazione regionale e contribuisca a ridurre la povertà in Africa centrale, potenziando altresì in questa regione le capacità produttive e di esportazione e l'attrattività per gli investimenti esteri.
  Il testo concerne quindi il partenariato per lo sviluppo e la modernizzazione nell'Africa centrale delle infrastrutture di base, dell'agricoltura, dell'industria, nonché il regime commerciale dei prodotti.
  Ulteriori disposizioni sono altresì dedicate alla liberalizzazione progressiva, del diritto di stabilimento e del commercio dei servizi.
  Per quanto di interesse e competenza della Commissione si segnala che fra i servizi dei quali si promuove un incremento quantitativo e qualitativo della produzione e dell'esportazione, in Africa centrale vi sono i trasporti e le comunicazioni.
  Passando all'esame del disegno di legge di autorizzazione alla ratifica dell'Accordo in oggetto, già approvato dal Senato il 28 giugno scorso, esso si compone, dei rituali articoli contenenti l'autorizzazione alla ratifica (articolo 1), l'ordine di esecuzione (articolo 2), l'entrata in vigore, nonché la Pag. 104copertura finanziaria degli oneri valutati nella misura di 17.504 euro annui con decorrenza dal 2016.
  Considerato che tale accordo è sostanzialmente diretto al libero scambio ed è volto a favorire la conclusione di un accordo di partenariato economico, rileva che gran parte delle disposizioni concernono profili doganali e comunque estranei alla competenza diretta della Commissione.
  Propone pertanto di esprimere parere favorevole.

  Vincenzo FOLINO (SI-SEL) evidenzia come l'Unione Europea, anche a motivo della crisi economica, persegua una politica sempre più aggressiva per forzare i paesi ACP (Africa, Caraibi, Pacifico) a firmare gli Accordi di partenariato economico (EPA), dopo una trattativa che va avanti da un decennio.
  Ricorda che le relazioni commerciali tra l'Unione europea e i paesi ACP sono state regolate dalla Convenzione di Lomé (1975-2000) e poi di Cotonou (2000-2020) con la clausola che i prodotti ACP – prevalentemente materie prime – potessero essere esportati nei mercati europei senza essere tassati. Questo però non valeva per i prodotti europei esportati nei paesi ACP, che dovevano invece sottostare a un regime fiscale di tipo protezionistico.
  L'Unione europa chiede ai paesi ACP di eliminare le barriere protezionistiche in nome del libero scambio perché così richiede il WTO (l'Organizzazione Mondiale del Commercio) che persegue la politica di totale liberalizzazione del mercato. Con gli EPA, infatti, le nazioni africane saranno costrette a togliere sia i dazi che le tariffe oltre ad aprire i loro mercati alla concorrenza. La conseguenza sarà drammatica per i paesi ACP: l'agricoltura europea (sorretta da 50 miliardi di euro all'anno) potrà svendere i propri prodotti sui mercati dei paesi impoveriti. I contadini africani, infatti, (l'Africa è un continente al 70 per cento agricolo) non potranno competere con i prezzi degli agricoltori europei che potranno svendere i loro prodotti sussidiati. E l'Africa sarà ancora più strangolata e affamata in un momento in cui l'Africa pagherà pesantemente i cambiamenti climatici.
  L'Unione europea aveva intenzione di concludere in fretta questo negoziato vista l'importanza strategica dell'accordo soprattutto per il rincaro delle materie prime che fanno molta gola alle potenze emergenti (i BRICS), in particolare Cina, India e Brasile già così presenti in Africa. Ma i Paesi e le organizzazioni sovranazionali africane hanno rinviato più e più volte la conclusione degli accordi.
  Per di più gli EPA aprirebbero nuovi mercati per i prodotti europei, ma anche nuovi spazi per investimenti e servizi.
  Il tentativo dell'Unione Europea di siglare gli EPA con i 6 organismi regionali coinvolti – Comunità dei Caraibi (Cariforum), Africa Centrale (CEMAC), Comunità dell'Africa Orientale (EAC) e Corno d'Africa, Africa Occidentale (ECOWAS), Comunità di sviluppo dell'Africa Australe (SADC) e infine i paesi del Pacifico – sta conoscendo significativi ostacoli. Al momento, l'Unione europea ha firmato un accordo definitivo solo con i quindici stati dei Caraibi. Le altre aree si sono rifiutate di firmare in blocco e l'Unione europea ha perseguito la politica di firmare EPA provvisori con i singoli paesi: 21 hanno finora siglato gli accordi anche se pochi hanno ratificato, dando un chiaro segnale della inaccettabilità degli accordi e della fallibilità diplomatica dell'Unione europea su questo fronte, e che sin dalla Conferenza di Lisbona si doveva presagire. In questo clima il Coordinamento per i Negoziati EPA, promosso dall'Unione Africana (UA), ha invitato tutti a non firmare per ora gli accordi EPA.
  In un'Africa già così debilitata, questi accordi costituirebbero un colpo mortale per l'agricoltura africana, in particolare per l'industria della trasformazione e della lavorazione dei prodotti agricoli, che può e deve arrivare a sfamare la propria gente. Questi i punti principali sostenuti da varie organizzazioni e usciti anche in appello che aveva la prima firma di Padre Alex Zanotelli, Vittorio Agnoletto, Monica di Sisto ed altri: l'eliminazione dei dazi doganali Pag. 105nei paesi ACP, che costituiscono una bella fetta del bilancio statale, metterebbero in crisi gli stati ACP; gli accordi fatti dall'Unione europea con i singoli stati d'Africa hanno la conseguenza di spaccare le unità economiche regionali essenziali per una seria crescita dell'Africa; non è vero che sia il WTO a esigere gli EPA, che sono invece frutto delle spinte neoliberiste di Bruxelles; l'Unione europea deve rendersi conto che l'Africa sta guardando ai BRICS, in particolare a Cina, Brasile e India come partner più allettanti che l'Europa.
  In definitiva gli accordi EPA così come formulati sono deleteri per gli Stati e le economie africane e seguono la logica esclusiva di apertura del libero mercato a discapito dello sviluppo reale delle popolazioni.

  Franco BRUNO (Misto), relatore, si limita in questa sede a replicare come negli operatori europei sia viva la sensazione secondo cui i prodotti provenienti dal continente africano rappresentano una pericolosa competizione sul piano dei costi. In questo senso l'apertura dei mercati europei a tali beni rappresenta a suo avviso principalmente una scelta politica supportata dall'interesse ad attrarre nell'ambito economico europeo i paesi africani evitando che su di essi si estendano mire espansionistiche di altre aree economiche e politiche.

  Michele Pompeo META, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, apprezzate le circostanze, pone in votazione la proposta di parere favorevole del relatore.

  La Commissione approva la proposta di parere favorevole del relatore.

  La seduta termina alle 13.25.

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