CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 19 luglio 2016
677.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Cultura, scienza e istruzione (VII)
COMUNICATO
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COMITATO DEI NOVE

  Martedì 19 luglio 2016.

Modifiche alla disciplina in materia di contributi universitari.
C. 1159-A Vacca.

  Il Comitato si è riunito dalle 13 alle 13.10.

AUDIZIONI INFORMALI

  Martedì 19 luglio 2016.

Audizione dell'avv. Gianluca Sole, Commissario straordinario per le Fondazioni lirico-sinfoniche.

  L'audizione informale è stata svolta dalle 13.35 alle 14.20.

SEDE CONSULTIVA

  Martedì 19 luglio 2016. — Presidenza della presidente Flavia PICCOLI NARDELLI.

  La seduta comincia alle 14.20.

Variazione nella composizione della Commissione.

  Flavia PICCOLI NARDELLI (PD) dispone, non essendovi obiezioni, la pubblicità mediante la trasmissione con l'impianto televisivo a circuito chiuso. Comunica che è entrato a far parte della Commissione il deputato Bruno Murgia, cui rivolge un saluto di benvenuto.

  La Commissione si associa.

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Istituzione di una Commissione di inchiesta monocamerale sullo stato della sicurezza e del degrado delle città italiane e delle loro periferie.
Testo unificato Doc. XXII, n. 65 Lupi e Doc. XXII, n. 69 Costantino.

(Parere alla I Commissione).
(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

  Flavia PICCOLI NARDELLI, presidente, comunica che è stato trasmesso stamattina dalla Commissione bilancio il nuovo testo dell'atto Camera 3926, decreto-legge n. 113 del 2016, recante misure finanziarie urgenti per gli enti territoriali e il territorio, trasmissione peraltro non obbligatoria. Specifica di non aver ritenuto di avviare una nuova procedura consultiva, anche alla luce del recepimento della maggior parte delle condizioni apposte al parere reso in data 14 luglio 2016. Sottolinea, al riguardo, che tale decisione non pregiudica in alcun modo la facoltà dei membri della Commissione di presentare emendamenti in Assemblea.

  Maria Grazia ROCCHI (PD), relatrice, afferma che si propone l'istituzione di un'inchiesta parlamentare sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie. In particolare, all'apposita commissione verrebbero affidati compiti di accertamento delle implicazioni sociali e di sicurezza legate anche a una maggiore presenza di stranieri residenti. Gli aspetti oggetto dell'inchiesta proposta, in particolare, sono: la diversa struttura urbanistica e la densità spaziale delle periferie nonché le diverse tipologie abitative, produttive e dei servizi; la composizione sociale dei quartieri periferici; le realtà produttive presenti nei territori delle periferie, nonché i tassi di occupazione, di disoccupazione, di lavoro sommerso e di lavoro precario; le forme di marginalità e di esclusione sociali; i livelli di istruzione e culturali e il fenomeno dell'analfabetismo di ritorno; la distribuzione delle risorse infrastrutturali nel territorio delle aree metropolitane e la situazione della mobilità; la distribuzione dei servizi collettivi, con particolare riguardo alle strutture pubbliche, private e associative, scolastiche e formative, sanitarie, religiose, culturali e sportive; la presenza di migranti, delle loro etnie e delle diverse realtà culturali e religiose, le strutture e le politiche messe in atto dalle realtà locali nei confronti degli stranieri, nonché la presenza di associazioni di migranti e di organizzazioni di volontariato volte alla mediazione culturale e all'inclusione dei migranti; la presenza di forme di criminalità spontanee, organizzate e minorili, nonché la presenza di strutture e le modalità delle Forze di polizia per il controllo del territorio e per la garanzia della sicurezza.
  L'articolo 1, comma 2, lettera c), del testo attualmente disponibile, stabilisce inoltre che l'attività della commissione, anche attraverso l'ausilio delle istituzioni locali, sia finalizzata a favorire la rinascita sociale delle periferie a partire dall'occupazione, dall'istruzione, dai servizi, dalla mobilità, dall'integrazione dei migranti, dalla cultura e dallo sport. Nell'affrontare tale tema, che certamente investe l'interesse della Commissione cultura, è lecito però domandarsi per quale motivo si sia ritenuto di individuare in una commissione d'inchiesta lo strumento più idoneo per affrontare il «rammendo delle periferie». Tale è la suggestiva formula coniata da Renzo Piano, in un articolo apparso tempo fa sul Sole 24 ore, con il quale si ricorda che «siamo un Paese straordinario e bellissimo, ma allo stesso tempo molto fragile. È fragile il paesaggio e sono fragili le città, in particolare le periferie dove nessuno ha speso tempo e denaro per far manutenzione. Ma sono proprio le periferie la città del futuro, quella dove si concentra l'energia umana e quella che lasceremo in eredità ai nostri figli. C’è bisogno di una gigantesca opera di rammendo e ci vogliono delle idee». L'idea non può essere quella di un'inchiesta parlamentare, tenuto conto che proprio in virtù dei poteri che l'articolo 82 della Costituzione le conferisce (ovvero gli stessi Pag. 102poteri e le stesse limitazioni dell'autorità giudiziaria, secondo il c.d. principio del parallelismo, che possono pertanto giungere fino a disporre ispezioni e perquisizioni personali e domiciliari, sequestri, intercettazioni telefoniche, accompagnamento coattivo di testi). Inoltre, la Commissione può acquisire copie di atti e documenti relativi a procedimenti e inchieste in corso presso l'autorità giudiziaria o altri organi inquirenti, nonché copie di atti e documenti relativi a indagini e inchieste parlamentari anche se coperti da segreto (comma 2). Dunque, la proposta della sua istituzione sembra tradire un intento eccessivo rispetto alle finalità che essa dovrebbe perseguire, almeno secondo la lettura testuale delle disposizioni che ne elencano i compiti. La commissione parlamentare d'inchiesta, infatti, è uno strumento con connotati istituzionali molto incisive e i compiti che è chiamata a svolgere in questo caso specifico, la rendono un mezzo sproporzionato e poco idoneo a raggiungere obiettivi che questa proposta, peraltro, non definisce in modo chiaro.
  D'altronde, i dati, le informazioni, i numeri e le dimensioni del fenomeno del degrado delle periferie sono emersi in modo sufficientemente chiaro nella loro dimensione drammatica, in occasione del recente esame di due progetti di legge: quello sul consumo del suolo (C. 2039) e quello recante la delega al Governo per il contrasto della povertà, al riordino delle prestazioni e al sistema degli interventi e dei servizi sociali (C. 3594). Le numerose audizioni svolte dalle Commissioni di competenza che hanno esaminato tali proposte hanno alzato il velo su questa realtà e hanno reso evidente che non c’è bisogno di ulteriori informazioni, ma di proporre soluzioni concrete in termini normativi e, soprattutto, attuativi. Inoltre, l'indagine conoscitiva promossa da questa Commissione sulla dispersione scolastica ha consentito di evidenziare entità del fenomeno, come esso si concentri proprio nelle aree a maggiore marginalità sociale e produca effetti negativi sull'inclusione e sull'occupabilità.
  La ragione profonda del ritardo culturale che caratterizza le nostre periferie andrebbe ricercata, piuttosto, nella mancata realizzazione di progetti forse troppo complessi da elaborare sul piano delle scelte. Nell'assecondare la smania dell'espansione, le amministrazioni locali in molti casi non si sono curate di cercare un modulo unificante rispetto al centro della città. Disordine e incuria si riflettono anche sulla condizione sociale della popolazione che abita in queste zone cittadine. Spesso, infatti, la marginalità delle periferie riflette la marginalità degli individui che vi abitano. Se la comunicazione con il resto della città è ridotta, le iniziative rilevanti di tipo culturale si limitano a toccare solo marginalmente queste aree, il trasporto pubblico le lascia parzialmente isolate, o comunque non servite adeguatamente, l'incidenza della criminalità diventa ovviamente più elevata, se non altro a causa della latitanza delle amministrazioni e per l'isolamento che le periferie vivono. È spinta alla massima cautela sull'istituzione di questa commissione d'inchiesta è la sensazione che la proposta sia inquinata da un pregiudizio ideologico inaccettabile, ovvero che la presenza di stranieri su un territorio sia interpretato come sinonimo di degrado. È lecito pensare che un tale vizio d'origine possa condurre a conclusioni difficilmente utili a rappresentare la complessità delle problematiche connesse alle periferie urbane, tanto meno a definire politiche e linee d'intervento. La presenza degli immigrati non può e non deve essere considerata la principale causa del malessere che si respira in alcuni quartieri. Del resto, per esempio, il degrado di Tor Bella Monaca a Roma e di Scampia a Napoli non è certo determinato in modo esclusivo o prevalente dalla presenza di stranieri o migranti. L'origine dei conflitti è complessa e non semplicisticamente riconducibile alla forte concentrazione di stranieri in un determinato luogo. È rilevante invece la qualità del loro insediamento. Non è la concentrazione in sé a porre un ostacolo all'integrazione, ma le modalità dell'insediamento e le caratteristiche del luogo o Pag. 103del quartiere dove gli immigrati vanno a vivere. Il disagio abitativo, il conseguente ricorso a situazioni alloggiative precarie e ad un uso improprio degli spazi pubblici (che molto spesso riguardano immigrati con regolare permesso e con un lavoro), sono l'elemento principale di sofferenza degli immigrati e la causa più ricorrente di contrasto con la popolazione locale.
  L'articolo 1, comma 2, lettera l), della proposta indica tra i compiti della Commissione anche quello dell'accertamento delle strutture urbanistiche e delle diverse tipologie abitative. Ma è noto a chiunque che i prezzi che gli stranieri pagano per gli immobili affittati sono spesso più alti rispetto al valore di mercato e, per ammortizzarli, diventa per essi inevitabile il ricorso a coabitazioni particolarmente numerose, che costituiscono un'altra fonte di tensioni e conflitti. Al di là delle diverse posizioni su diagnosi e proposte, la centralità argomentativa del coinvolgimento degli immigrati nella criminalità è diventata una sorta di passaggio obbligato nel discorso – politico, istituzionale, anche mediatico – sull'immigrazione. Eppure non ci sono dati che confermano questa tesi.
  L'altra tesi di cui intende dubitare è quella sottostante alla disposizione contenuta all'articolo 1, comma 2, lettera e): ovvero quella che vuole cercare una connessione tra il disagio delle aree urbane ed il fenomeno della radicalizzazione e relativa adesione al terrorismo di matrice religiosa fondamentalista. In merito a questa asserzione, voglio ricordare la strage al Holey Artisan Bakery di Dacca, dove un commando di sette uomini ha ucciso 20 civili di cui nove italiani, oltre a due agenti di polizia. I sette uomini del commando non erano menti semplici e facilmente corruttibili: erano ragazzi di buona famiglia, educati presso le scuole migliori del Paese, ricchi e non certo reclutati tra gli ultimi della società. Resta pertanto aperta ai contributi dei colleghi e, comunque, in attesa che la Commissione affari costituzionali trasmetta il testo risultante dall'approvazione degli emendamenti.

  Flavia PICCOLI NARDELLI, presidente, nessun altro chiedendo di parlare, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 14.35.