CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 29 luglio 2015
492.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Lavoro pubblico e privato (XI)
COMUNICATO
Pag. 170

INTERROGAZIONI

  Mercoledì 29 luglio 2015. — Presidenza del presidente Cesare DAMIANO. — Interviene la sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali Franca Biondelli.

  La seduta comincia alle 14.25.

5-05905 Lombardi: Tutela dei livelli occupazionali nell'ambito dell'affidamento dell'appalto di global service scolastico di Roma Capitale.

  La sottosegretaria Franca BIONDELLI risponde all'interrogazione nei termini riportati in allegato (vedi allegato 1).

  Roberta LOMBARDI (M5S) si dichiara non soddisfatta della risposta della sottosegretaria, Pag. 171in primo luogo perché non si comprende per quale motivo l'assistenza ai bambini che frequentano le scuole comunali non possa rientrare tra le attività istituzionali propriamente comunali. A suo avviso, pertanto, non sussisterebbero ostacoli all'internalizzazione nella società AMA dell'appalto di global service scolastico di Roma Capitale. Tale opzione sarebbe peraltro sostenuta anche dalla raccolta di 3.500 firme di cittadini romani e comporterebbe un miglioramento della qualità del servizio e un risparmio per il comune quantificabile in circa 10 milioni di euro. In secondo luogo, si dichiara insoddisfatta anche perché dal capitolato di appalto emerge che, se applicata, la clausola di cui all'articolo 4, che prevede il passaggio del personale esecutivo nella società che si aggiudica l'appalto, provocherebbe l'esubero di circa 2.500 lavoratori. A tale proposito, fa anche presente che il bando di gara per l'affidamento dell'appalto di global service scolastico rischia di mettere in crisi anche le imprese aderenti a Confindustria, Legacoop e ad altre associazioni datoriali, in quanto verrebbero penalizzate rispetto ad aziende che non hanno alcun obbligo di riassunzione del personale proveniente dalla azienda cedente. Si dichiara, conclusivamente, convinta che solo con un'occupazione di qualità, compresa quella relativa all'igiene e alla sicurezza didattica, si possa garantire la cosiddetta buona scuola e quindi ogni forma di liberalizzazione, opportunamente comparata con la modalità di gestione in house, in termini di efficacia, efficienza ed economicità.

5-06027 Tinagli: Monitoraggio degli effetti degli incentivi per le nuove assunzioni di cui all'articolo 4, commi da 8 a 11, della legge n. 92 del 2012.

  La sottosegretaria Franca BIONDELLI risponde all'interrogazione nei termini riportati in allegato (vedi allegato 2).

  Irene TINAGLI (PD), ringraziando la sottosegretaria per la risposta, sottolinea l'importanza di acquisire dati il più possibile disaggregati, che possano indicare nel dettaglio, ad esempio, in quale categorie di soggetti svantaggiati, in quali fasce di età, per quali settori economici e quali tipologie di attività gli incentivi sono maggiormente efficaci, al fine della migliore l'utilizzazione delle risorse pubbliche.

  Cesare DAMIANO, presidente, dichiara concluso lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.

  La seduta termina alle 14.40.

ATTI DELL'UNIONE EUROPEA

  Mercoledì 29 luglio 2015. — Presidenza del presidente Cesare DAMIANO.

  La seduta comincia alle 14.40.

Programma di lavoro della Commissione per il 2015 – Un nuovo inizio.
COM(2014)910 final.

Programma di diciotto mesi del Consiglio dell'Unione europea (1o luglio 2014-31 dicembre 2015).
10948/1/14.

Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea riferita all'anno 2015.
Doc. LXXXVII-bis, n. 3.

(Parere alla XIV Commissione).
(Seguito dell'esame congiunto e conclusione – Parere favorevole con osservazioni).

  La Commissione prosegue l'esame congiunto dei documenti, rinviato nella seduta del 28 luglio 2015.

  Irene TINAGLI (PD), relatrice, illustra la propria proposta di parere, soffermandosi in particolare sulle osservazioni in essa contenute. Fa riferimento, in primo luogo, all'opportunità di sfruttare l'attuale occasione di revisione della Strategia Europa 2020 per aggiornare gli obiettivi, divenuti irrealistici alla luce degli effetti della crisi economico finanziaria, e per Pag. 172definire strumenti maggiormente efficaci. Sottolinea anche l'importanza di sostenere il dossier relativo alla riforma del sistema EURES, arrivato in fase di avanzato esame presso le istituzioni europee, per la circolazione e la condivisione delle informazioni relative alla domanda e all'offerta di lavoro, in relazione alle competenze e alle qualifiche. Parimenti, reputa importante il sostegno all'attuazione del piano di investimenti strategici presentato dalla Commissione, soprattutto per fare in modo che vengano selezionati i progetti con il migliore impatto in termini di occupazione. Dal punto di vista nazionale, sottolinea la necessità di proseguire nelle riforme strutturali ed auspica la riduzione degli oneri fiscali e contributivi sul costo del lavoro nonché la stabilizzazione degli incentivi all'occupazione stabile, introdotti dall'articolo 1, comma 118, della legge n. 190 del 2014.

  Nessuno chiedendo di intervenire, la Commissione approva la proposta di parere della relatrice (vedi allegato 3).

  La seduta termina alle 14.50.

ATTI DEL GOVERNO

  Mercoledì 29 luglio 2015. — Presidenza della presidente Cesare DAMIANO.

  La seduta comincia alle 14.50.

Schema di decreto legislativo recante disposizioni di razionalizzazione e semplificazione delle procedure e degli adempimenti a carico dei cittadini e delle imprese e altre disposizioni in materia di rapporto di lavoro e pari opportunità.
Atto n. 176.

(Seguito dell'esame e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame dello schema di decreto legislativo, rinviato, da ultimo, nella seduta del 28 luglio 2015.

  Cesare DAMIANO, presidente, nessuno chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame del provvedimento ad altra seduta.

Schema di decreto legislativo recante disposizioni per il riordino della normativa in materia di servizi per il lavoro e di politiche attive.
Atto n. 177.

(Seguito dell'esame e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame dello schema di decreto legislativo, rinviato, da ultimo, nella seduta del 28 luglio 2015.

  Silvia CHIMIENTI (M5S) sottolinea preliminarmente l'importanza del ruolo dei servizi per l'impiego nell'ambito delle politiche attive del mercato del lavoro, messo in luce anche nella strategia europea per l'occupazione. Rileva in proposito che i servizi per l'impiego in questi anni hanno subìto un profondo processo di modernizzazione che ha portato al mutamento del concetto di collocamento, che non costituisce più una funzione pubblica, ma un vero e proprio servizio, in quanto tale finalizzato a sostenere le iniziative di politica attiva del lavoro e di promozione della occupazione in generale. A fronte delle modifiche intervenute, dalla cosiddetta «legge Biagi» alla «riforma Fornero», che hanno condotto, da un lato, al superamento del principio del monopolio pubblico nell'incontro tra domanda e offerta di lavoro e, dall'altro, a un significativo grado di decentramento amministrativo, istituzionale e normativo del sistema di collocamento, non si è registrato tuttavia un apprezzabile miglioramento del mercato del lavoro, anche in ragione delle scarsità di risorse economiche dedicate alle politiche attive; dall'assenza di un reddito di cittadinanza; dalla mancata definizione di adeguati livelli essenziali delle prestazioni, da sempre di competenza del livello centrale; dal mancato investimento nel monitoraggio e valutazione delle performance dei servizi per il lavoro, affidandone la conduzione a un soggetto pubblico Pag. 173di ricerca, in grado di garantire terzietà e autorevolezza del processo valutativo; dalla mancata costruzione di una dorsale informativa in grado di porre in trasparenza tutta l'offerta dei servizi di politica attiva, gli esiti in termini occupazionali, la qualità dell'occupazione e il rapporto tra costi e benefici. Per tali ragioni, la qualità dei servizi offerti dai centri per l'impiego italiani è nel complesso ampiamente insoddisfacente, nonostante alcune positive eccezioni, collocate in particolari aree del Paese, come dimostrato dai dati ISTAT. Osserva, in particolare che le difficoltà dei centri per l'impiego sono riconducibili alla grave carenza di personale, a un quadro di competenze normative e amministrative disarticolato, strutturato su tre livelli – Stato, regioni e Province – e, soprattutto, segnato dalla mancanza di un soggetto a livello nazionale con funzioni di coordinamento dell'intero sistema, alla scarsa interoperabilità degli uffici, alla mancanza di un efficace raccordo con gli altri operatori pubblici (scuola, università) e privati (agenzie per il lavoro e sistema della bilateralità). Osserva che la Commissione europea ha richiesto all'Italia un impegno mirato al miglioramento di tali realtà e che le modifiche alle disposizioni sui licenziamenti introdotte fin dalla legge delega n. 183 del 2014 necessitavano di un corposo intervento di politiche attive del lavoro, che consentissero a disoccupati di essere presi in carico da un sistema di politiche attive che li coinvolgesse efficacemente in nuove occupazioni. Sottolinea che lo schema di decreto si fonda su tre linee direttrici, che riguardano la governance pubblica dell'ANPAL; la collaborazione tra pubblico e privato nella fornitura dei servizi al lavoro e, infine, l'introduzione di un nuovo strumento di politica attiva, l'assegno di ricollocazione.
  Rileva quindi diverse criticità nello schema di decreto, in primo luogo, sotto il profilo di costituzionalità. Fa riferimento, in particolare, agli articoli 1 e 2, in materia di gestione del ruolo politico e di organizzazione delle politiche attive e dei relativi servizi per il lavoro sul territorio, che, nel attuale quadro di incertezza istituzionale, potrebbero dare luogo a contenziosi. A suo avviso, inoltre, sarebbe opportuno affidare allo Stato la definizione e la garanzia dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di servizi per l'impiego e di politiche attive per il lavoro sul territorio nazionale allo Stato, intesi non come prestazioni minime ma come elementi di omogeneità della prestazione sul territorio e di integrazione delle competenze tra livello centrale e livelli territoriali.
  In relazione agli articoli da 4 a 9, riguardanti la costituzione dell'ANPAL, osserva che l'istituzione dell'ennesima agenzia, la cui effettiva utilità è tutta da verificare, sembra contraddire le finalità di ridurre gli appesantimenti burocratici, come previsto dalla legge delega. In ogni caso, auspica la piena valorizzazione delle professionalità presenti in ISFOL, la definizione di un percorso di riqualificazione professionale che coinvolga anche i dipendenti dei centri per l'impiego, l'apertura di un tavolo di confronto anche con le categorie interessate per fissare quanto meno un crono-programma finalizzato prevalentemente, in questa prima fase, alla salvaguardia dei livelli occupazionali e delle professionalità dei lavoratori coinvolti, il rilancio dell'ente pubblico di Ricerca ISFOL, quale soggetto terzo in grado di garantire alla stessa Agenzia, studi, ricerche, valutazioni e monitoraggi delle politiche e degli strumenti, attraverso cui le stesse si attuano. Stigmatizza, infine, la mancanza di risorse finanziarie aggiuntive a disposizione dell'ANPAL ostacolo insormontabile per lo sviluppo di politiche attive efficaci, prefigurando il rischio di pregiudicare già sul nascere la ricostruzione dei servizi all'impiego.
  Osserva poi che la progressiva privatizzazione della gestione dell'offerta di servizi di politica attiva del lavoro, senza la previsione di un contestuale rafforzamento della componente pubblica dei centri per l'impiego, determinerà un inesorabile arretramento dello Stato a favore dei privati su un tema e su una funzione che non può essere condizionata dalla asimmetrica logica del mero profitto.Pag. 174
  Critica anche la previsione, per la definizione dei servizi, di specifiche convenzioni con le Regioni e le province autonome, in quanto, prefigurando un sistema di decentramento flessibile, appare essere finalizzata al mantenimento in capo agli enti territoriali delle risorse e degli strumenti impegnati, pregiudicando lo sforzo di omogeneizzazione del territorio nazionale e di vera definizione e totale rispetto almeno dei livelli essenziali delle prestazioni. Auspica inoltre una definizione più dettagliata delle questioni inerenti l'accreditamento, osservando che sarebbe opportuno prevedere un unico sistema di accreditamento e non diversi sistemi a livello nazionale e regionale e diversificati tra le Regioni stesse.
  In relazione all'articolo 15, ritiene che andrebbe salvaguardata la natura privatistica dei fondi interprofessionali per la formazione continua, escludendoli dalla disciplina relativa ad obblighi e divieti a carico dei soggetti che a qualsiasi titolo beneficiano di contributi pubblici per lo svolgimento di attività formativa.
  Con riferimento alla disciplina relativa ai centri per l'impiego, recata dal Titolo II dello schema in esame, mette in luce una serie di criticità riguardanti, ad esempio, il mancato investimento statale nei servizi pubblici per l'impiego, il mancato potenziamento di risorse umane ed economiche, l'assenza della previsione di una distribuzione che tenga in considerazione i territori più svantaggiati e le relative dotazioni infrastrutturali. A suo avviso, invece, sarebbe importante che i Centri per l'impiego potessero usufruire della possibilità di incentivare le assunzioni dopo un percorso fatto con il lavoratore e di risorse dedicate all'orientamento scolastico e professionale.
  Ritenendo inaccettabile che una parte significativa e qualificata degli operatori dei servizi per l'impiego siano lavoratori precari, reputa indispensabile individuare modalità e risorse per la loro assunzione stabile.
  Sull'articolo 18, a suo avviso andrebbe attuato un significativo investimento statale nel monitoraggio e nella valutazione della qualità dei servizi per il lavoro offerti dai servizi per l'impiego, affidandone la valutazione a un soggetto pubblico di ricerca, in grado di garantire terzietà e autorevolezza nel processo valutativo.
  In relazione all'articolo 23, osserva preliminarmente che l'assegno di ricollocazione dovrebbe essere garantito a tutti i lavoratori entro i primi tre mesi di disoccupazione, indipendentemente dalla durata del periodo in questione, ma critica l'esiguità degli stanziamenti, pari 60 milioni di euro, sufficienti per circa 20 mila persone, a fronte di oltre 3,4 milioni di disoccupati.
  Auspica poi l'abrogazione dell'articolo 24, che la riduzione dal 50 per cento al 20 per cento della misura del contributo mensile, spettante al datore di lavoro che assume, senza esserne tenuto, a tempo pieno ed indeterminato un lavoratore che fruisca del trattamento NASpI, destinando la rimanente quota del 30 per cento al Fondo per le politiche attive del lavoro al fine di finanziare l'assegno di ricollocazione. A suo avviso, la norma incide negativamente su una misura che favorisce la diretta ricollocazione dei lavoratori presso le imprese a fronte di un assegno per la ricollocazione che, al contrario, è una misura che coinvolge gli intermediari e non direttamente le imprese.
  Giudica positivamente la previsione dell'articolo 32 che introduce incentivi all'assunzione per l'apprendistato per la qualifica e il diploma professionale, il diploma di istruzione secondaria superiore e il certificato di specializzazione tecnica superiore, quali strumenti utili per favorire la diffusione di un reale sistema di alternanza scuola lavoro e auspica la stabilizzazione dello sgravio contributivo totale per le assunzioni di apprendisti in aziende fino a nove dipendenti, attualmente riconosciuto per le assunzioni effettuate fino al 31 dicembre 2016.
  Critica, infine, l'impianto dello schema di decreto che appare escludere la platea del lavoro autonomo e della piccola impresa.
  Conclude, quindi, sottolineando che lo schema di decreto risulta insoddisfacente Pag. 175riguardo alla costituzione di una solida struttura informativa pubblica capace di rendere trasparente e monitorabile l'intera offerta dei servizi di politica attiva, con riferimento agli esiti in termini occupazionali, alla qualità dell'occupazione e al rapporto tra costi e benefici, nonché a un significativo incremento di risorse da destinare ai servizi pubblici per l'impiego, in modo da rendere finalmente efficace il sistema nazionale di politiche attive. Per tali motivi, preannuncia un orientamento contrario del proprio gruppo sullo schema di decreto in esame.

  Cesare DAMIANO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame del provvedimento ad altra seduta.

Schema di decreto legislativo recante disposizioni per la razionalizzazione dell'attività ispettiva in materia di lavoro e legislazione sociale.
Atto n. 178.

(Seguito dell'esame e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame dello schema di decreto legislativo, rinviato, da ultimo, nella seduta del 28 luglio 2015.

  Cesare DAMIANO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame del provvedimento ad altra seduta.

Schema di decreto legislativo recante disposizioni per il riordino della normativa in materia di ammortizzatori sociali in costanza di rapporto di lavoro.
Atto n. 179.

(Seguito dell'esame e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame dello schema di decreto legislativo, rinviato, da ultimo, nella seduta del 28 luglio 2015.

  Claudio COMINARDI (M5S) sottolinea preliminarmente che la crisi economica in atto ha reso evidenti le debolezze dell'attuale sistema degli ammortizzatori sociali, che, pur attuando il principio enunciato dall'articolo 38, comma 2, della Costituzione, risulta, sotto molteplici aspetti, iniquo, come risulta dai dati ISTAT. Infatti, a fronte di una platea di lavoratori potenzialmente interessati a forme di integrazione salariale di circa 9,8 milioni di lavoratori dipendenti, nel 2013, anno di maggiore contrazione per l'economia italiana, sono state interessate all'utilizzo di forme di integrazione salariale, circa 440 mila posizioni lavorative dipendenti, corrispondenti al 4 per cento delle posizioni dipendenti totali, suddivise tra lavoratori coinvolti nella CIG ordinaria (121 mila), CIG straordinaria (122 mila), CIG in deroga (119 mila) e in contratti di solidarietà (78 mila). Passa quindi a evidenziare le maggiori criticità dello schema di decreto, osservando che, se da un lato viene significativamente migliorato il sistema di ammortizzatori sociali in caso di disoccupazione, con l'estensione a 24 mesi della durata massima della NASpI e la messa a regime dell'ASDI, dall'altro lato la maggiore spesa connessa a tali miglioramenti è finanziata anche con la riduzione delle durate complessive dei trattamenti di cassa integrazione. Con particolare riferimento a NASpI e ASDI, è critico sulla limitazione delle erogazioni ai lavoratori per i quali siano stati versati unicamente contributi figurativi, ovvero nei casi di interruzione o riduzione dell'attività lavorativa che danno luogo all'erogazione della cassa integrazione guadagni, a contratti di solidarietà, ma anche all'indennità di disoccupazione e di mobilità. A suo avviso, inoltre, la salvaguardia per il 2015 delle prestazioni NASpI per i lavoratori del turismo dovrebbe essere estesa ai lavoratori stagionali di tutti gli altri settori. Per tale ultima categoria di lavoratori, inoltre, il sistema di calcolo dell'indennità, cui si unisce la progressiva riduzione con il passare del tempo, risulta penalizzante. A suo avviso, inoltre, sarebbe opportuno utilizzare quale parametro reddituale per la prosecuzione dell'ASDI non l'assegno sociale, pari a 5.800 euro annui, bensì il livello di povertà relativa, fissato dall'ISTAT Pag. 176a 7.200 euro annui. Un altro punto meritevole di critica è, a suo avviso, l'utilizzo dei risparmi derivanti dalla riduzione delle durate complessive dei trattamenti di cassa integrazione a copertura parziale degli oneri relativi alla NASpI e all'ASDI. Auspica, pertanto, l'introduzione di uno strumento davvero universale, quale il reddito minimo di cittadinanza che avrebbe anche il vantaggio di raggiungere strati della popolazione attualmente privi di qualsiasi tutela reddituale.
  Passando quindi all'esame delle norme relative al contratto di solidarietà, osserva che sarebbe preferibile mantenere il limite attuale di durata, in quanto maggiormente rispondente alle esigenze delle aziende e a quelle del contenimento dei costi, a causa del ricorso oculato che queste ne farebbero. A suo avviso, inoltre, andrebbe eliminato o, almeno, fortemente ridotto, il contributo addizionale previsto per tale istituto e si dovrebbe intervenire sui massimali, secondo lo schema già adottato dalla legge n. 92 del 2012. A suo avviso, inoltre, il mancato riferimento, nell'articolo 21, ai contratti di solidarietà espansivi, induce a temere che il Governo sia intenzionato a sopprimere tale istituto. Inoltre, la volontà, sottesa allo schema di decreto, di riportare integralmente nell'alveo delle integrazioni salariali straordinarie i contratti di solidarietà difensivi dimostrerebbe la volontà del Governo di eliminare la distinzione tra le due tipologie di intervento. In tal modo, pertanto, i contratti di solidarietà non rappresenteranno più un'alternativa alle altre tipologie di intervento ma saranno sostanzialmente equiparati CIGS e, come per la CIGS, l'integrazione salariale sarà sottoposta ai tetti massimi mensili e, infine, gravata dal citato contributo addizionale. Ritiene pertanto preferibile creare delle reali condizioni di vantaggio per incentivare il ricorso al contratto di solidarietà, differenziandolo dagli altri istituti straordinari sia dal punto di vista del costo per le imprese sia dal punto di vista delle indennità da erogare ai lavoratori, prevedendo semmai interventi di modernizzazione dell'istituto in parola, al fine di favorire la crescita occupazionale e il ricambio generazionale.
  Venendo quindi alla disciplina della Cassa integrazione guadagni, osserva che il parziale allargamento della platea di beneficiari comporta, a suo avviso, in realtà un peggioramento generalizzato della quantità e della qualità delle prestazioni. Stigmatizza il fatto che finora siano stati distribuiti ampi finanziamenti alle aziende, senza prevedere meccanismi di premialità a favore di quelle che non ricorrono alla delocalizzazione degli impianti. Infatti, l'integrazione salariale ordinaria può essere richiesta senza che l'impresa si impegni a decidere provvedimenti, investimenti, strategie e innovazioni per affrontare la crisi. Appare inoltre eticamente inaccettabile che il datore di lavoro, che non rispetti la dotazione della cassa integrazione, possa incorrere in una modesta sanzione, mentre i lavoratori sono estromessi dal mercato del lavoro. I lavoratori sono costretti ad accettare misure per così dire aleatorie, quali la CIGS e gli altri ammortizzatori sociali, laddove preferirebbero beneficiare di uno strumento universale, quale il reddito di cittadinanza. Quanto agli interventi correttivi, auspica, in primo luogo, un costante monitoraggio dell'andamento delle gestioni, anche al fine rivedere ulteriormente le aliquote contributive o, in subordine, prevedere – come sostenuto da più parti – l'istituzione di un fondo di riserva che intervenga nella gestione delle situazioni di crisi aziendali di più difficile soluzione. In secondo luogo, suggerisce l'introduzione di strumenti innovativi di supporto alla crisi, quali, ad esempio, sgravi fiscali, finanziamenti di sinergie con strutture locali, finanziamento di piani formativi ad hoc per la riqualificazione, per favorire l'innovazione anche delle piccole aziende sotto i quindici dipendenti, e dei professionisti. Ritiene, inoltre, necessario prevedere la deducibilità, per i lavoratori autonomi e i piccoli imprenditori, delle spese per formazione e per investimenti in innovazione e sviluppo del networking, così come anche l'inserimento, tra le causali della CIGS, della ristrutturazione aziendale. Pag. 177
  Con riguardo alla disciplina sui fondi di solidarietà non condivide la previsione in base alla quale, per le prestazioni erogate da tali fondi, la contribuzione figurativa è posta a carico del fondo stesso e, quindi, dei datori di lavoro e dei lavoratori, determinando una disparità fra aziende e lavoratori soggetti alla normativa CIGS, per i quali la contribuzione figurativa è a carico della Gestione interventi assistenziali e di sostegno alle gestioni previdenziali e, quindi, dello Stato. Critica anche la previsione della limitazione dell'entità della prestazione erogata entro la misura di quattro volte la contribuzione effettivamente versata, contraria, a suo avviso, allo spirito con cui sono stati istituiti i fondi di solidarietà e alle finalità mutualistiche che debbono caratterizzare tutti gli interventi di sostegno al reddito. Tale impostazione, tra l'altro, impedirebbe alle piccole imprese di raggiungere un accantonamento sufficiente per l'erogazione di una prestazione di integrazione del reddito. A suo avviso, sarebbe pertanto necessario prevedere l'erogazione di risorse pubbliche, a integrazione di quelle private, almeno per i Fondi che abbiano esteso la platea dei beneficiari oltre i limiti previsti dallo schema di decreto in esame e introdurre l'obbligo della condizionalità dell'utilizzo dei fondi per le aziende con più di cinque dipendenti, per evitare che i finanziamenti siano privi di prospettiva.
  Conclude auspicando una maggiore valorizzazione di strumenti, quali il contratto di solidarietà espansiva o l'istituzione di un fondo di solidarietà per il prepensionamento, che possano incentivare la cosiddetta staffetta generazionale. Con riferimento più puntuale al testo dello schema in esame, chiede l'introduzione di meccanismi di premialità che leghino la concessione dei benefici all'impegno dell'impresa ad assumersi il rischio e l'impegno della ripresa, escludendo, ad esempio, il ricorso alla delocalizzazione degli impianti. All'articolo 21, inoltre, auspica un chiarimento in merito al rischio di sovrapposizione tra le competenze del Ministero del lavoro e delle politiche sociali e quelle del Ministero per lo sviluppo economico. Infine, pur apprezzando l'ampliamento della tipologia delle prestazioni erogate dai Fondi di solidarietà, avrebbe preferito l'estensione diretta di tutti gli istituti di tutela del reddito, per porre fine al dualismo che vede, da una parte, un sistema di welfare pubblico e, dall'altra, un altro interamente finanziato da imprese e lavoratori. Per tali motivi, preannuncia l'orientamento contrario del proprio gruppo sullo schema di decreto in esame.

  Cesare DAMIANO, presidente, nessuno chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame del provvedimento ad altra seduta.

  La seduta termina alle 15.15.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  Mercoledì 29 luglio 2015.

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 15.15 alle 15.50.

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