CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 16 aprile 2015
426.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Finanze (VI)
COMUNICATO
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INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

  Giovedì 16 aprile 2015. — Presidenza del presidente Daniele CAPEZZONE. – Interviene il sottosegretario per l'economia e le finanze Enrico Zanetti.

  La seduta comincia alle 13.30.

  Daniele CAPEZZONE, presidente, avverte che, ai sensi dell'articolo 135-ter, comma 5, del regolamento, la pubblicità delle sedute per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata è assicurata anche tramite la trasmissione attraverso l'impianto televisivo a circuito chiuso. Dispone, pertanto, l'attivazione del circuito.
  Informa quindi che i deputati Gebhard e Sberna hanno chiesto che le interrogazioni a loro firma n. 5-05349 e n. 5-05352 siano svolte in altra seduta.

5-05350 Causi: Controlli ai fini antiriciclaggio sull'afflusso di banconote da 500 euro negli istituti di credito italiani.

  Marco CAUSI (PD) rinuncia a illustrare la propria interrogazione.

  Il sottosegretario Enrico ZANETTI risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 1).

  Marco CAUSI (PD) ringrazia il Sottosegretario per la risposta, la quale, soprattutto nell'ultima parte, ha consentito di sciogliere una sorta di enigma che aleggiava sulla questione da circa un anno, da quando, cioè, era stata discussa presso la Commissione Bilancio la risoluzione n. 7-00374 Boccadutri, la quale segnalava, a sua volta, i rischi di riciclaggio derivanti dall'uso di banconote di grosso taglio.Pag. 87
  Rileva, infatti, come la risposta fornita indichi, per il periodo 2010-2014, una riduzione dei prelievi netti di banconote, a fronte di una sostanziale costanza dei versamenti effettuati: in forza di tale dinamica si evidenzierebbe un rilevante divario tra tali due dati, più elevato per le banconote da 500 euro rispetto a quanto avviene per gli altri tagli. Si riserva quindi di verificare, attraverso la fonte informativa richiamata dalla stessa risposta, se tale fenomeno si riscontri anche per gli anni precedenti al 2010, preannunciando, laddove tale analisi non fosse possibile, l'esigenza di ottenere dal Governo i dati relativi.
  Qualora la predetta ipotesi ricostruttiva del fenomeno risultasse fondata, ritiene importante monitorare attentamente lo smobilizzo delle riserve di valore costituite da banconote da 500 euro, nonché di compiere le conseguenti valutazioni di politica della liquidità spettanti alla Banca d'Italia ed al Ministero dell'economia e delle finanze, al fine di individuare le modalità attraverso le quali intercettare e portare ad emersione tali capitali, che potrebbero contribuire in modo significativo alla ripresa dell'economia nazionale.

5-05351 Busin: Revisione del sistema di imposizione sugli immobili.

  Filippo BUSIN (LNA) rinuncia a illustrare la propria interrogazione.

  Il sottosegretario Enrico ZANETTI risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 2).

  Filippo BUSIN (LNA) rileva di aver presentato l'interrogazione al fine di comprendere quale sia l'orientamento del Governo in merito alla prospettata riforma dell'imposizione immobiliare locale, nonché per compiere un'opera di sensibilizzazione nei confronti dell'Esecutivo relativamente alle scelte che dovranno essere compiute in tale delicata materia.
  Evidenzia, nei fatti, come, a partire dal Governo Monti, si sia realizzato un continuo aggravio del prelievo sulla proprietà immobiliare, giustificato, secondo il Governo, dall'esigenza di alleggerire l'imposizione sul lavoro. Tale impostazione di politica tributaria, sostenibile in linea teorica, risulta tuttavia contraddetta dalla realtà dei fatti, in quanto, mentre il carico tributario sugli immobili è più che raddoppiato, gli sgravi tributari sul lavoro sono risultati molto meno significativi, riducendosi sostanzialmente all'introduzione del bonus degli 80 euro.
  Sottolinea come tali scelte impositive dell'Esecutivo risultino totalmente sbagliate, in primo luogo in una prospettiva economica, in quanto l'investimento immobiliare fornisce un impatto positivo diretto sulla crescita dell'economia e sugli stessi redditi da lavoro, evidenziando inoltre come la casa sia considerata storicamente dagli italiani un bene primario, nel quale investire prioritariamente i loro risparmi. Rileva pertanto come il settore immobiliare rivesta una funzione economica centrale, per le sue ricadute sia sul comparto dell'edilizia, sia su quello dell'industria dell'arredamento, la quale rappresenta una delle eccellenze produttive del paese.
  La politica seguita dai Governi che si sono succeduti negli ultimi anni ha avuto invece l'effetto di «uccidere» tali comparti produttivi, dimenticando inoltre come la tassazione immobiliare non incida esclusivamente sui contribuenti appartenenti alle fasce di reddito più elevate, ma, per la maggior parte, su cittadini che non possono certamente dirsi particolarmente abbienti.
  Auspica pertanto che il Governo, nella sua progettata azione di definizione di una nuova local tax, tenga conto di tali considerazioni, delle peculiarità che caratterizzano il Paese, nonché delle forti connessioni esistenti tra il settore immobiliare e le prospettive di crescita dell'economia nazionale, disegnando un nuovo sistema di imposizione sugli immobili che consenta di ridurre il carico tributario sui piccoli e medi proprietari di immobili, nonché sulle imprese operanti in tale settore.

Pag. 88

5-05353 Ruocco: Definizione del concetto di autonoma organizzazione ai fini del non assoggettamento all'IRAP dei professionisti, degli artisti e dei piccoli imprenditori.

  Carla RUOCCO (M5S) rinuncia a illustrare la propria interrogazione.

  Il sottosegretario Enrico ZANETTI risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 3).

  Carla RUOCCO (M5S) ringrazia il Sottosegretario per la risposta fornita, evidenziando peraltro come l'Esecutivo non abbia dato alcuna risposta concreta alla questione posta dalla sua interrogazione, limitandosi a ripercorrerne l’iter logico e a ricordare che, in base all'articolo 1, comma 2, lettera a), della legge n. 34 del 2015, è stato prorogato il termine di esercizio della delega per la riforma del fisco contenuta dalla legge n. 23 del 2014, senza indicare dunque quando sarà effettivamente risolta la questione interpretativa relativa alla definizione di «autonoma organizzazione» ai fini della non assoggettabilità all'IRAP dei professionisti e dei piccoli imprenditori.
  Auspica quindi che, entro il previsto termine di esercizio della delega, ora fissato al 26 giugno 2015, tale tematica venga affrontata e risolta dal Governo.

5-05354 Paglia: Effetti della liquidazione del TFR in busta paga sulla spettanza del bonus degli 80 euro.

  Giovanni PAGLIA (SEL) rinuncia a illustrare la propria interrogazione.

  Il sottosegretario Enrico ZANETTI risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 4).

  Giovanni PAGLIA (SEL) ringrazia il Sottosegretario per la risposta, la quale chiarisce come il reddito derivante dal percepimento di una quota di TFR in busta paga per i contribuenti che hanno aderito all'opzione in materia prevista dal comma 26 dell'articolo 1 della legge di stabilità 2015 incida sull'ammontare dell'imposta dovuta da tali soggetti, determinando quindi effetti positivi ai fini della spettanza del bonus di 80 euro introdotto dalla stessa legge di stabilità 2015.
  Sottolinea infatti come ciò costituisca un rilevante ampliamento della platea dei beneficiari del predetto bonus e come sia quindi opportuno che il Governo provveda a porre in essere iniziative perché i potenziali beneficiari abbiano contezza di tale situazione.

  Daniele CAPEZZONE, presidente, dichiara concluso lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.

  La seduta termina alle 14.

SEDE CONSULTIVA

  Giovedì 16 aprile 2015. — Presidenza del presidente Daniele CAPEZZONE. – Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Enrico Zanetti.

  La seduta comincia alle 14.

Documento di economia e finanza 2015.
Doc. LVII, n. 3 e Allegati.
(Parere alla V Commissione).
(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

  Marco DI MAIO (PD), relatore, rileva come la Commissione sia chiamata a esaminare, ai fini dell'espressione del parere alla V Commissione Bilancio, il Documento di economia e finanza 2015 (Doc. LVII, n. 3 e Allegati).
  Considerata l'ampiezza delle tematiche affrontate dal DEF e la densità dei contenuti di quest'ultimo, segnala come, in questa sede, si limiterà a una sintetica illustrazione degli aspetti generali del Documento, Pag. 89nonché dei principali profili di specifica rilevanza per la Commissione Finanze.
  Innanzitutto ricorda come il Documento di economia e finanza (DEF) costituisca lo strumento di programmazione economica e finanziaria delineato dalla legge n. 296 del 2009, di riforma della contabilità pubblica, che ha sostituito il Documento di programmazione economico-finanziaria (DPEF) ed il successivo Documento di finanza pubblica (DFP) previsto dalla precedente disciplina contabile.
  Rammenta, infatti, che dal gennaio 2011 ha preso avvio il cosiddetto «semestre europeo», in base al quale la sorveglianza multilaterale dei bilanci nazionali si articola in una serie di fasi che prevedono, tra l'altro, la presentazione contestuale – entro il 10 aprile di ciascun anno – da parte degli Stati membri, dei programmi di stabilità o di convergenza (PSC) e dei programmi nazionali di riforma (PNR), i quali divengono i principali documenti della programmazione economico-finanziaria dei singoli Stati.
  In tale contesto il DEF traccia, in una prospettiva di medio-lungo termine, gli impegni, sul piano del consolidamento delle finanze pubbliche, e gli indirizzi, sul versante delle diverse politiche pubbliche, adottati dall'Italia per il rispetto del Patto di Stabilità e Crescita europeo e il conseguimento degli obiettivi di crescita intelligente, sostenibile e solidale definiti nella Strategia Europa 2020. Il Documento enuncia, pertanto, le modalità e la tempistica attraverso le quali l'Italia intende conseguire il risanamento strutturale dei conti pubblici e perseguire gli obiettivi in materia di occupazione, innovazione, istruzione, integrazione sociale, energia e sostenibilità ambientale definiti nell'ambito dell'Unione europea.
  L'esame e l'approvazione da parte delle Camere del DEF è propedeutica all'invio, da parte del Governo, al Consiglio dell'Unione europea e alla Commissione europea, entro il 30 aprile, del Programma di Stabilità e del Programma Nazionale di Riforma (PNR).
  Conformemente al quadro europeo in materia, il DEF è composto da tre sezioni:
  la Sezione I – Programma di stabilità dell'Italia (PS), che costituisce l'atto fondamentale di programmazione economico-finanziaria, il quale contiene tutti gli elementi e le informazioni richiesti dai regolamenti dell'Unione europea e, in particolare, dal nuovo Codice di condotta sull'attuazione del Patto di stabilità e crescita, con specifico riferimento agli obiettivi di politica economica da conseguire per accelerare la riduzione del debito pubblico;
  la Sezione II – Analisi e tendenze della finanza pubblica (corredata da una Nota metodologica sui criteri di formulazione delle previsioni tendenziali), la quale contiene una serie di dati e informazioni che il Governo era in passato tenuto a fornire nell'ambito della Relazione sull'economia e la finanza pubblica e, in misura minore, nella Decisione di finanza pubblica;
  la Sezione III – Programma Nazionale di Riforma, il quale indica:
   lo stato di avanzamento delle riforme avviate, con indicazione dell'eventuale scostamento tra i risultati previsti e quelli conseguiti;
   gli squilibri macroeconomici nazionali e i fattori di natura macroeconomica che incidono sulla competitività;
   le priorità del Paese, con le principali riforme da attuare, i tempi previsti per la loro attuazione e la compatibilità con gli obiettivi programmatici indicati nel Programma di stabilità;
   i prevedibili effetti delle riforme proposte in termini di crescita dell'economia, di rafforzamento della competitività del sistema economico e di aumento dell'occupazione.
  Tali riforme sono funzionali al conseguimento degli obiettivi della Strategia Europa 2020 e all'attuazione degli indirizzi sulle politiche pubbliche che le istituzioni comunitarie, nel quadro della nuova governance economica europea, hanno diretto all'Italia. I predetti indirizzi sono Pag. 90individuabili nelle Raccomandazioni (CSR – Country Specific Recommendation) rivolte all'Italia dal Consiglio UE l'8 luglio 2014, a chiusura del semestre europeo 2014, sulla base delle valutazioni della Commissione sul PNR e sul Programma di stabilità contenuti nel DEF 2014.
  Segnala quindi come le Raccomandazioni si riferiscano a otto ambiti di intervento:
   1. Sostenibilità delle finanze pubbliche
   2. Sistema fiscale.
   3. Efficienza e qualità della Pubblica Amministrazione.
   4. Sistema finanziario.
   5. Mercato del lavoro.
   6. Istruzione e formazione.
   7. Semplificazione e concorrenza.
   8. Infrastrutture.
  Fa inoltre presente che al DEF sono allegati 6 allegati:
   il rapporto sullo stato di attuazione della riforma della contabilità e finanza pubblica (Allegato I);
   il documento sulle spese dello Stato nelle regioni e nelle province autonome (Allegato II);
   la relazione sullo stato di attuazione degli impegni per la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra (Allegato III);
   la relazione sui fabbisogni annuali di beni e servizi della pubblica amministrazione e sui risparmi conseguiti con il sistema delle convenzioni Consip (Allegato IV);
   la relazione sugli interventi nelle aree sottoutilizzate (Allegato V);
   il programma delle infrastrutture strategiche (Allegato VI).
  Passando a esaminare i contenuti specifici del DEF 2015, con riferimento al quadro macroeconomico, il documento evidenzia come nella seconda metà del 2014 siano emersi i primi segnali di stabilizzazione del quadro economico italiano; nel quarto trimestre dell'anno, in particolare, si è interrotta la caduta dei livelli generali d'attività dopo tre flessioni trimestrali consecutive.
  Nel complesso, tuttavia, nel 2014 il PIL ha registrato una contrazione dello 0,4 per cento, su cui ha inciso, in maniera rilevante la debolezza della domanda interna, ed in particolare degli investimenti. Un apporto positivo è, invece, disceso dalla domanda estera. Le esportazioni hanno infatti beneficiato della favorevole dinamica della domanda mondiale e del miglioramento di competitività indotto, a fine 2014, dal deprezzamento dell'euro.
  Con riferimento alle prospettive di crescita, il DEF evidenzia come nel 2015 l'economia italiana sia entrata in una fase di moderata ripresa.
  I dati congiunturali disponibili confermano – come osserva il Governo – il superamento del punto di minimo del ciclo economico e l'avvio di una fase ciclica moderatamente espansiva, che sta beneficiando di diversi fattori quali il deprezzamento dell'euro e l'ampia flessione del prezzo del petrolio. Inoltre, nel medio termine, il complesso delle misure espansive implementate dalla BCE dovrebbe favorire una ripartenza del credito al settore privato e, conseguentemente, la crescita di consumi e investimenti, e una graduale risalita dell'inflazione al consumo verso l'obiettivo di medio termine. I livelli degli indicatori di fiducia, in particolare, si sono portati nel corso degli ultimi mesi su livelli storicamente elevati.
  In considerazione di ciò, segnala come il DEF fissi le stime tendenziali di crescita del PIL allo 0,7 per cento per il 2015 e all'1,3 per cento per il 2016, al rialzo rispetto alle previsioni programmatiche indicate ad ottobre 2014 nel Documento programmatico di bilancio (DPB).
  Per gli anni successivi, il DEF prevede una crescita tendenziale del PIL più contenuta, pari nel 2017 all'1,2 per cento e pari in media dell'1,1 per cento nel biennio successivo. Tale flessione, tuttavia, non discenderebbe da considerazioni negative circa l'andamento dell'economia italiana, Pag. 91ma riflette – secondo quanto illustrato nel DEF – un principio di cautela circa la valutazione delle principali variabili di finanza pubblica. In particolare, sottolinea come il Governo abbia sottratto dalla previsione del tasso di crescita tendenziale del PIL l'impatto positivo sulla crescita che il Governo stima provenire da alcune riforme strutturali.
  Tale impatto è stato, invece, considerato nella formulazione delle previsioni programmatiche di crescita a partire dal 2018.
  Lo scenario previsivo tendenziale è, infatti, affiancato nel DEF dallo scenario programmatico che, ferme restando le componenti derivanti dagli andamenti economici internazionali (vale a dire le cosiddette «esogene internazionali» considerate nel quadro tendenziale: commercio internazionale, prezzo del petrolio e cambio dollaro/euro), include gli effetti sull'economia prodotti dalle politiche governative previste nel Documento.
  Ne deriva un andamento programmatico che per il primo anno del periodo di previsione – il 2015 – conferma il risultato del tendenziale, mentre risulta più elevato per il periodo successivo, rispettivamente di 0,1, 0,3, 0,3 e 0,2 punti percentuali di PIL per ciascuno degli anni 2016-2019.
  L'incremento del PIL deriva da un andamento più positivo, rispetto al tendenziale, di pressoché tutte le componenti, che si riflette su una più favorevole dinamica dell'occupazione e su un minor livello di disoccupazione nel periodo considerato. Risulta più sostenuta, tranne che nell'anno terminale, la dinamica dei prezzi.
  Considera particolarmente significativi, non solo sul piano numerico, ma soprattutto sotto il profilo politico, tali dati, che avranno impatti positivi anche sui temi di diretta competenza della Commissione Finanze.
  Per quanto concerne, in particolare, il mercato del lavoro, il DEF evidenzia come nel corso del 2014 l'andamento dell'occupazione abbia rappresentato una sorpresa positiva: l'occupazione misurata in termini di unità di lavoro (ULA) nel 2014 è infatti aumentata dello 0,2 per cento. Dopo la consistente perdita di posti di lavoro nel 2012 e nel 2013, il numero degli occupati si è dunque sostanzialmente stabilizzato nel 2014. Anche il tasso di disoccupazione è tuttavia aumentato nel 2014, al 12,7 per cento (dal 12,2 per cento del 2013), in conseguenza di una maggiore partecipazione al mercato del lavoro. A partire dal 2015, il DEF prevede una ripresa del tasso di occupazione (+0,6 per cento nel 2015 e +0,9 per cento nel 2016) ed una graduale riduzione del tasso di disoccupazione, dal 12,3 per cento del 2015 fino al 10,9 di fine periodo. Tuttavia, il miglioramento delle prospettive di occupazione e di ripresa cui dovrebbe conseguire un incremento più deciso della partecipazione al mercato del lavoro, potrebbe portare ad una discesa più contenuta del tasso di disoccupazione rispetto a quella sperata.
  Quanto al quadro di finanza pubblica, evidenzia come i dati riportati nel DEF relativi al consuntivo 2014 espongano un risultato dell'indebitamento netto pari al 3 per cento del PIL, in lieve incremento rispetto all'anno precedente ma comunque in linea con l'obiettivo programmatico esposto nelle stime contenute nella Nota di aggiornamento del DEF 2014 dello scorso settembre (poi confermate dalla Nota tecnico-illustrativa – NTI – alla legge di stabilità 2015).
  Rispetto all'anno precedente il modesto peggioramento del rapporto indebitamento/PIL deriva da una dinamica delle entrate che pur in crescita di 0,1 punti percentuali in quota PIL è stata inferiore a quella delle spese finali, aumentate di 0,2 punti percentuali.
  La dinamica della spesa è determinata prevalentemente dal consistente incremento della voce relativa alle prestazioni sociali, aumentata di 0,4 punti di PIL (dal 19,9 del 2013 al 20,3 dell'anno in esame) solo parzialmente compensata dalla minor spesa per interessi, diminuita di circa 2,7 miliardi, e dalla riduzione della spesa (per circa 1 miliardo) per i redditi da lavoro dipendente. Precisa peraltro che il suddetto incremento deriva in larga parte Pag. 92dalla contabilizzazione in tale categoria di spesa del bonus IRPEF riconosciuto ai lavoratori a basso reddito introdotto dal decreto-legge n. 66 del 2014.
  Rimane invece stabile in quota PIL la spesa di conto capitale, che non inverte il suo trend discendente iniziato dal 2010, quando era diminuita di un punto percentuale (dal 5,2 al 4,2) rispetto all'anno precedente. All'interno di tale categoria va tuttavia evidenziato il calo della spesa per investimenti, ridotti del 6 per cento (0,2 punti in quota PIL) facente seguito ad un analogo calo avvenuto l'anno precedente, che è tuttavia compensato sul piano contabile da una riclassificazione di spesa che ha incluso nella categoria medesima alcune tipologie di crediti fiscali.
  Il calo della spesa per interessi e per i redditi da lavoro ha in parte contenuto la diminuzione dell'avanzo primario, che dopo essere già calato nel 2013 all'1,9 per cento di PIL rispetto ai 2,2 punti dell'anno precedente, scende ulteriormente nel 2014 all'1,6 per cento, riflettendo un andamento dell'economia meno favorevole di quanto preventivato in corso d'anno.
  Le previsioni per il quinquennio 2015-2019 a legislazione vigente espongono una progressiva riduzione della spesa primaria, che nel periodo di previsione passa dal 46,3 al 43,2 per cento di PIL, per effetto principalmente della spesa corrente primaria, che cala di 2,6 punti percentuali.
  Fa quindi presente che tale andamento interessa tutte le principali categorie di spesa, vale a dire:
   le spese di personale, che riducono la loro incidenza sul PIL di oltre 1 punto percentuale (dal 10,1 al 9 per cento): rileva peraltro come, non considerando il rapporto al PIL, la categoria registri un incremento (1,4 per cento, distribuito tra i vari anni), in relazione al venir meno di alcuni fattori di contenimento della stessa previsti a legislazione vigente che cesseranno nel corso del periodo, quali le norme del decreto – legge n. 78 del 2010 sul contenimento dei trattamenti economici individuali e sul blocco delle progressioni di carriera, nonché all'operare di altri fattori che aumentano la spesa, quali la creazione del fondo per la «buona scuola» nella legge di stabilità 2015 e l'attribuzione dell'indennità di vacanza contrattuale per il triennio 2016-2018; ritiene pertanto presumibile che la diminuzione della spesa in questione in quota PIL sia dovuta prevalentemente all'incremento del PIL previsto nel quadro macroeconomico;
   le spese per consumi intermedi scendono di oltre mezzo punto percentuale di PIL, per effetto dell'attività di controllo della spesa da tempo operante per tale categoria;
   le prestazioni sociali registrano, dopo un incremento nel primo anno di previsione per la messa a regime del cosiddetto bonus di 80 euro già citato, un profilo discendente in quota PIL fino a 0,6 punti percentuali nel 2019: si tratta peraltro di un andamento riconducibile prevalentemente alla crescita prevista nel quadro macroeconomico, atteso che la spesa per prestazioni sociali in denaro, che assomma la quasi totalità dell'importo della categoria in esame, è prevista avere un incremento medio annuo di circa il 2 per cento nel periodo;
   le spese in conto capitale mantengono un profilo di decremento che le caratterizza da alcuni anni, passando in quota PIL dal 3,7 al 3,2 per cento.
  Per quanto riguarda le entrate totali il DEF indica che esse sono aumentate nel 2014 dello 0,6 per cento in termini nominali rispetto al 2013, attestandosi al 48,1 per cento del PIL con un incremento di 0,1 punti percentuali.
  Le entrate correnti hanno registrato un aumento dello 0,9 per cento, riflettendo la crescita delle imposte indirette (3,5 per cento) legata al maggiore gettito IVA e delle accise, e dei contributi sociali (0,5 per cento).
  In dettaglio, la variazione positiva, pari a 4.259 milioni, riguarda: l'aumento delle entrate IVA (+1.789 milioni); l'incremento delle imposte di registro, bollo e sostitutiva (+493 milioni) e delle entrate dall'imposta sulle successioni e donazioni (+19 milioni); Pag. 93l'aumento del gettito dell'imposta sugli oli minerali (+1.837 milioni), dell'imposta sull'energia elettrica (+580 milioni) e dell'accisa sul gas metano (+421 milioni).
  Parimenti in aumento risultano le entrate derivanti dal Lotto (+132 milioni), mentre si riducono le entrate dei Monopoli (–18 milioni)
  Tali aumenti sono parzialmente assorbiti dal calo delle imposte dirette (–1,4 per cento).
  In dettaglio specifica come, nell'ambito delle imposte dirette, l'IRPEF abbia registrato un calo di 1.023 milioni, determinato principalmente dalla riduzione delle entrate per ritenute sui dipendenti, dei versamenti a saldo e in acconto per autotassazione, nonché delle ritenute di acconto sui redditi di lavoro autonomo, mentre l'IRES ha registrato una sostanziale flessione di 7.093 milioni, riconducibile principalmente ai versamenti per l'autotassazione in acconto e a saldo in particolare per quanto riguarda al settore bancario e assicurativo, nonché al rafforzamento dell'aiuto alla crescita economica (ACE). Sempre in calo risultano le ritenute sui redditi da capitale (–656 milioni), derivante per lo più dall'andamento dell'imposta sostitutiva sugli interessi, delle ritenute sui depositi bancari e di quelle sulle obbligazioni.
  Le imposte in conto capitale sono diminuite in modo significativo, per il venir meno del versamento una tantum nel 2013 dell'imposta sostitutiva dell'IRES e dell'IRAP per il riallineamento dei valori contabili (IAS).
  Rispetto alle previsioni contenute nel precedente Documento di economia e finanza, le stime prevedono una crescita delle entrate totali, raggiungendo il 47,9 per cento alla fine del periodo di previsione. Tale crescita è sostenuta dall'aumento delle entrate tributarie, in particolare da quelle indirette, che si attesterebbero al 15,9 per cento del PIL nel 2019.
  In termini tendenziali le entrate totali delle Amministrazioni pubbliche in rapporto al PIL si riducono al 48,0 per cento nel 2015, per poi aumentare di 0,5 punti percentuali nel 2016 per effetto dell'incremento delle aliquote IVA disposto dalla legge di stabilità per il 2015. Nel 2017 e 2018 presentano una modesta riduzione, per poi calare di 0,4 punti percentuali nel 2019, anche per il venir meno delle maggiori entrate connesse al reverse charge sul settore energetico.
  Per quanto attiene specificamente alle entrate derivanti dal settore dei giochi, il DEF indica che negli anni 2015-2019 sono attese maggiori entrate per circa 8 miliardi, derivanti, in particolare, da misure che prevedono:
   l'affidamento del servizio di raccolta del gioco del lotto e degli altri giochi a quota fissa a concessionari individuati mediante procedure ad evidenza pubblica (0,8 miliardi);
   la riduzione dei compensi e degli aggi per gli operatori che agiscono nel settore della raccolta del gioco, mediante apparecchi AWP e VLT, per conto dello Stato (2,5 miliardi);
   disposizioni volte a favorire la regolarizzazione dei soggetti che operano senza concessione e non sono collegati al totalizzatore nazionale dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli (4,7 miliardi).
  Per quanto riguarda la pressione fiscale nel 2014, rileva come essa sia risultata pari al 43,5 per cento, in leggero rialzo (0,1 punti percentuali) rispetto al 2013, riflettendo principalmente l'aumento delle imposte indirette.
  Rispetto alle stime basate sul SEC 95 del precedente Documento di economia e finanza che la collocavano al 44,0 per cento, la pressione fiscale è risultata in calo di 0,5 punti percentuali. Tale scostamento sarebbe correlato sia alla maggiore debolezza delle grandezze macroeconomiche alla base del gettito tributario e dei contributi sociali, sia alla rivalutazione del PIL in seguito all'applicazione dei nuovi criteri contabili.
  Segnala al riguardo che la Nota di aggiornamento al DEF 2014 stimava la pressione fiscale costante nel 2014 (43,3 per cento) rispetto al 2013, e in leggero aumento nei due anni successivi (43,4 nel Pag. 942015 e 43,6 nel 2016) per poi tornare al livello precedente nel 2017 (43,3 per cento) e quindi diminuire lievemente nel 2018 (43,2 per cento).
  Per quel che concerne le stime del Governo sulla pressione fiscale negli anni successivi al 2015, esse riflettono, tra l'altro, gli effetti delle misure sul gettito contenute nelle più recenti leggi di stabilità. Da un lato, le stime scontano la disattivazione della clausola di salvaguardia prevista dalla legge di stabilità 2014 che, se applicata, avrebbe comportato una riduzione delle detrazioni ed agevolazioni fiscali, pari a 3 miliardi nel 2015, con un conseguente aumento del gettito tributario (restano invece fermi gli aumenti previsti per gli anni successivi, pari a 3,3 miliardi nel 2016 e 6,3 miliardi dal 2017).
  Dall'altro, le stime incorporano l'aumento del gettito, pari a 12,8 miliardi nel 2016, 19,2 nel 2017 e circa 22,0 miliardi nel 2018, atteso dall'entrata in vigore della nuova clausola di salvaguardia, che prevede aumenti delle aliquote IVA e delle accise sugli oli minerali per 0,8 punti percentuali di PIL, introdotta dalla legge di stabilità 2015.
  Nel 2015 la pressione fiscale rimane invariata rispetto al 2014 (43,5 per cento), mentre sale al 44,1 per cento negli anni 2016 e 2017, per riscendere – rispettivamente – al 44 e al 43,7 per cento nel 2018 e nel 2019.
  In tale ambito fa presente che, secondo quanto emerge nel focus Pressione fiscale: un profilo decrescente, tale andamento della pressione fiscale risulterebbe peggiore rispetto a quello che si dovrebbe realizzare effettivamente, non solo per l'impegno assunto dal Governo a disattivare le citate clausole di salvaguardia, ma anche in considerazione dei criteri di classificazione contabile della misura relativa al riconoscimento del bonus 80 euro. Infatti, mentre ai fini della contabilità nazionale gli effetti finanziari delle minori ritenute applicate sul trattamento economico dei lavoratori dipendenti sono registrati tra le spese delle Amministrazioni pubbliche nella categoria delle prestazioni sociali, di fatto questi sgravi si traducono in una minore pressione fiscale sui redditi da lavoro dipendente. Assumendo quindi tali ipotesi (disattivazione della clausola di salvaguardia e classificazione del bonus 80 euro come detrazione e non come spesa), il profilo della pressione fiscale risulterebbe pertanto decrescente, attestandosi nel 2019 al 41,6 per cento, un livello pari al risultato del 2011, come evidenziato nella tabella seguente:

Pressione fiscale al netto del bonus fiscale e delle clausole di salvaguardia (in % del PIL)

2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019
legislazione
vigente

41,6

43,5

43,4

43,5

43,5

44,1

44,1

44,0

43,7
netto bonus
e clausole

43,1

42,9

42,6

42,1

41,9

41,6

  In relazione alle clausole di salvaguardia tale ipotesi comporterebbe, ovviamente, la sostituzione delle medesime con misure di equivalente valore finanziario (ad esempio, come prospettato dal Governo, misure di revisione della spesa pubblica).
  L'operatività del percorso programmato di riduzione della pressione fiscale è in ogni caso affidata a successivi interventi normativi, culminanti nella prossima legge di stabilità.
  Nel complesso evidenzia pertanto come la disattivazione delle vigenti clausole di salvaguardia, nonché le altre misure di sostegno tributario già realizzate o previste dal DEF, consentano di evitare aumenti del prelievo, interrompendone la dinamica Pag. 95crescente, incentivando conseguentemente gli investimenti pubblici e privati, nonché determinando, attraverso la ripresa della crescita del PIL, una riduzione del rapporto percentuale relativo al debito pubblico.
  In relazione quindi, al quadro programmatico di finanza pubblica, il DEF espone un percorso di conseguimento dell'obiettivo di medio termine (MTO) previsto per l'Italia dalle regole europee vale a dire il pareggio strutturale del bilancio, che utilizza i margini di flessibilità consentiti dalle riforme strutturali in corso.
  A tal fine, pur risultando conseguibile l'obiettivo di medio termine già dal 2016, anno in cui sussisterebbe uno spazio di bilancio per portare al pareggio il saldo strutturale, viene invece confermato l'obiettivo in questione al 2017, confermando la previsione contenuta nel Documento programmatico di bilancio (DBP).
  Il quadro programmatico, quindi, rispetto al quadro tendenziale, determina un peggioramento dei saldi – con riguardo sia all'indebitamento netto sia al saldo primario – di 0,1 punti di PIL nel 2015; 0,4 punti di PIL nel 2016; 0,6 punti di PIL nel 2017 e 0,5 punti di PIL in ciascun anno dell'ultimo biennio.
  In tale ambito il DEF sottolinea come tale peggioramento corrisponda a un'azione espansiva di pari valore che, cifrata in termini assoluti (rispetto al PIL nominale stimato per gli anni di riferimento), si sostanzia in circa 1,6 miliardi di euro per il 2015, 6,7 miliardi di euro per il 2016, 10,4 miliardi di euro per il 2017) e 9,0 miliardi di euro nel 2018.
  In relazione a tale aspetto nel DEF viene precisato, quanto ai due anni (2015 e 2016) di avvicinamento all'obiettivo del pareggio strutturale di bilancio, che:
   per il 2015 viene comunque assicurato un miglioramento dell'indebitamento netto strutturale di 0,2 punti percentuali di PIL rispetto al dato 2014 (da –0,7 a –0,5 per cento), così da essere coerente, unitamente ad una riduzione media per il biennio 2014-2016 dell'aggregato di spesa rilevante in sede europea ai fini della regola della spesa di 0,6 punti percentuali, con l'aggiustamento fiscale richiesto agli Stati Membri ad alto debito in presenza di condizioni economiche severe;
   anche per il 2016, pur in presenza di una revisione al rialzo (–0,4 per cento) dell'indebitamento netto rispetto al quadro tendenziale, viene comunque previsto un miglioramento (0,1 punti percentuali di PIL) dell'indebitamento netto strutturale; per tale anno viene inoltre segnalato come il Governo intenda avvalersi della possibilità offerta dalla flessibilità prevista dalle regole di bilancio definite dal Patto di stabilità e crescita per gli Stati che stanno attuando riforme strutturali importanti, con effetti diretti positivi di lungo periodo sul bilancio.
  Quanto al debito si evidenzia quindi come, dopo un'ulteriore crescita nel 2015 che ne porta il livello al 132,5 per cento del PIL – dato comunque inferiore al 133,1 per cento stimato nel Documento programmatico di bilancio (DBP), sulla base di una serie di fattori esposti nel DEF – dal 2016 si avvii la fase di discesa, con una prima riduzione di 1,6 punti percentuali rispetto all'anno precedente: la discesa prosegue nel 2017 e nel 2018, rispettivamente per circa 3,5 e 4 punti di PIL, fino a raggiungere il livello del 120 per cento nell'anno terminale del periodo di previsione, con una riduzione complessiva nel periodo medesimo di oltre 12 punti percentuali.
  In proposito, il DEF rileva come tale andamento sia coerente con il rispetto della regola del debito per il triennio 2015-2018, precisando nel contempo come tale risultato sia condizionato al conseguimento degli avanzi primari indicati nel quadro programmatico e ad introiti da privatizzazioni per gli anni dal 2015 al 2018 pari rispettivamente a 0,4, 0,5, 0,5 e 0,4 punti di PIL.
  Passando ai contenuti del Programma nazionale di riforma (PNR) recato nella Sezione III del DEF, per quanto attiene ai profili di competenza della Commissione Finanze, ricorda che la Raccomandazione n. 2 della Commissione europea suggerisce di proseguire nell'opera di trasferimento Pag. 96del carico fiscale dai fattori produttivi ai consumi, ai beni immobili e all'ambiente. A tal fine viene auspicata la conferma della riduzione del cuneo fiscale, la verifica delle agevolazioni fiscali dirette e l'allargamento della base imponibile, in particolare sui consumi; una più efficace imposizione ambientale, anche nel settore delle accise, insieme con l'eliminazione delle sovvenzioni dannose per l'ambiente; l'attuazione della legge delega di riforma fiscale entro marzo 2015, in particolare approvando i decreti che riformano il sistema catastale onde garantire l'efficacia della riforma sulla tassazione dei beni immobili; l'adozione di misure in favore del rispetto degli obblighi tributari, rafforzando la prevedibilità del fisco, semplificando le procedure, migliorando il recupero dei debiti fiscali e modernizzando l'amministrazione fiscale; il proseguimento della lotta all'evasione fiscale e misure aggiuntive per contrastare l'economia sommersa e il lavoro irregolare.
  In risposta a tale Raccomandazione, il DEF 2015, nella Sezione III del predetto PNR, ricorda, in materia di tassazione, oltre ai provvedimenti volti ad alleggerire l'imposizione sul lavoro (bonus 80 euro, deduzione del costo del lavoro dei dipendenti a tempo indeterminato dall'IRAP, decontribuzione per nuovi assunti), l'introduzione di un nuovo regime agevolato dei minimi rivolto agli esercenti attività di impresa, arti e professioni in forma individuale, con imposta sostituiva del 15 per cento; l'anticipo del TFR in busta paga per i lavoratori dipendenti del settore privato; il credito d'imposta per le attività di ricerca e sviluppo; il regime opzionale di tassazione agevolata per i redditi derivanti da opere dell'ingegno, brevetti e marchi d'impresa (cosiddetto patent box); il prolungamento delle agevolazioni fiscali per i lavoratori qualificati che rientrano in Italia; le detrazioni per gli interventi di recupero del patrimonio edilizio, di riqualificazione energetica, e in funzione antisismica.
  Rammenta inoltre come altri interventi in materia fiscale abbiano riguardato l'abolizione dell'addizionale IRES nei confronti delle grandi società che operano nel settore petrolifero, nel settore dell'energia elettrica e nel trasporto e distribuzione del gas naturale (cosiddetta Robin Tax) ad opera della Corte costituzionale; l'incremento dell'aliquota di tassazione dei redditi di natura finanziaria dal 20 al 26 per cento; i crediti d'imposta per gli esercizi ricettivi che investono nella digitalizzazione e nella riqualificazione edilizia delle strutture, per interventi a favore della cultura e dello spettacolo (il cosiddetto Art-Bonus), per l'innovazione e lo sviluppo nel settore agricolo, nonché per le nuove reti di impresa di produzione alimentare; alcune agevolazioni fiscali in favore dell'edilizia, tra cui ricorda la riduzione al 10 per cento della cedolare secca per i contratti a canone concordato; il recepimento della direttiva 2008/8/UE in materia di luogo di tassazione delle prestazioni di servizi a fini IVA.
  In relazione all'attuazione della delega fiscale, il Documento rileva in primo luogo come essa rappresenti una delle venti azioni del Cronoprogramma del PNR.
  Al riguardo il DEF richiama i citati decreti legislativi già emanati in attuazione della delega stessa.
  In merito alle semplificazioni tributarie introdotte dal decreto legislativo n. 175 del 2014, rammenta che il fisco rientra tra i cinque settori strategici di intervento dell'Agenda per la semplificazione 2015-2017, con l'obiettivo di ridurre i tempi e i costi amministrativi derivanti dagli adempimenti fiscali, a partire dall'attuazione della dichiarazione precompilata e delle altre misure di semplificazione recentemente approvate.
  In tale ambito il Governo punta sulle seguenti azioni principali:
   dichiarazione dei redditi precompilata per dipendenti e pensionati entro aprile 2015;
   dichiarazione dei redditi precompilata con l'indicazione delle spese sanitarie: le spese mediche effettuate presso le farmacie saranno inserite direttamente sulla dichiarazione dei redditi entro aprile 2016;Pag. 97
   presentazione telematica della dichiarazione di successione: dopo una fase sperimentale da avviare entro dicembre 2015, si stima la messa a regime entro dicembre 2017.
  Il Documento richiama poi lo schema di decreto legislativo sulla certezza del diritto nei rapporti tra fisco e contribuente approvato in via preliminare dal Consiglio dei Ministri del 24 dicembre 2014. Lo schema disciplina l'abuso del diritto, prevede la revisione del sistema sanzionatorio e istituisce il regime dell'adempimento collaborativo, per le aziende dotate di un sistema di gestione e controllo del rischio fiscale.
  Al riguardo, nel Cronoprogramma del PNR, il Governo si impegna a disciplinare l'abuso del diritto con l'obiettivo prioritario di tutelare i diritti del contribuente e non di difendere le pretese di accertamento dell'Amministrazione finanziaria. La revisione del sistema sanzionatorio ridefinirà il rapporto tra gravità dei comportamenti e sanzioni comminate, secondo un criterio più stretto di proporzionalità, nello spirito originario che aveva ispirato il decreto di riforma dei reati tributari. Il raddoppio dei termini di accertamento si verificherà solo in presenza dell'invio della segnalazione all'Autorità giudiziaria entro il termine di decadenza dell'accertamento.
  Il DEF segnala altresì come il termine per l'esercizio della delega sia stato prorogato dalla legge di conversione del decreto-legge n. 4 del 2015 di tre mesi (fino al 26 giugno 2015), prevedendo che, qualora il termine per l'espressione dei pareri parlamentari scada nei trenta giorni che precedono la scadenza della delega, questi ultimi sono prorogati di novanta giorni (26 settembre 2015). Entro tale data saranno pertanto adottati tutti i decreti legislativi non ancora emanati, elencati nel Cronoprogramma del PNR:
   valori catastali;
   disciplina dell'abuso del diritto e dell'elusione fiscale;
   riscossione degli enti locali;
   imposizione sui redditi d'impresa;
   monitoraggio, tutoraggio per l'adempimento fiscale;
   fatturazione elettronica per l'IVA;
   misure di semplificazione per i contribuenti internazionali;
   tassazione in materia di giochi pubblici;
   revisione del contenzioso tributario e del sistema sanzionatorio.
  Sempre in attuazione della delega fiscale, con riguardo alla struttura del sistema tributario, è prefigurata – nell'ambito dei programmi di revisione della spesa – la creazione di un sistema di tracciabilità telematica delle transazioni commerciali e la razionalizzazione delle tax expenditure.
  Allo scopo di limitare l'incentivo a introdurre nuove detrazioni fiscali (tax expenditure) e di procedere ad una razionalizzazione di quelle esistenti, il Documento di economia e finanza preannuncia l'adozione – in attuazione della delega fiscale – di un provvedimento diretto ad introdurre stabilmente nel processo di decisione di bilancio la razionalizzazione delle agevolazioni fiscali (entro il 2015, secondo quanto riportato nel Cronoprogramma del PNR). In particolare, rileva come il Governo si impegni a predisporre un rapporto annuale sulle detrazioni fiscali da allegare al disegno di legge di bilancio, basato su una relazione programmatica da allegare alla Nota di aggiornamento del DEF. Tale rapporto dovrà identificare le detrazioni non giustificate da esigenze sociali o economiche o che costituiscono una duplicazione al fine di eliminarle o riformarle, salvaguardando tuttavia la tutela dei redditi da lavoro dipendente e autonomo, dei redditi di imprese minori e dei redditi di pensione, della famiglia, della salute, delle persone economicamente o socialmente svantaggiate, e di altre priorità. Con il medesimo decreto saranno, infine, disciplinate le modalità di inserimento del rapporto e dell'implementazione delle sue proposte nell'ambito del Pag. 98processo di bilancio e di definizione della manovra di finanza pubblica, integrandone i dati con i relativi programmi di spesa.
  Per quanto riguarda la riforma del catasto, attraverso l'allineamento dei valori catastali ai valori economici reali il Governo intende correggere i problemi di equità orizzontale e verticale che il sistema attuale ha generato in materia di imposizione di immobili. Il sistema si baserà su due sole classificazioni di fabbricati, «ordinari» e «speciali». A ogni unità immobiliare sarà attribuita una rendita e un relativo valore patrimoniale.
  In linea con le azioni dell'Agenda digitale e l'esigenza di dematerializzazione dei processi amministrativi e contabili, sarà incentivata la progressiva adozione, a partire dal 1o gennaio 2017, della fatturazione elettronica e dei metodi di tracciabilità dei pagamenti nei rapporti tra privati.
  Il Governo ha stabilito la data del 31 marzo 2015 per l'obbligo di fatturazione elettronica nei rapporti commerciali con tutte le pubbliche amministrazioni, inclusi gli enti territoriali. Peraltro Ministeri, Agenzie fiscali ed enti nazionali di previdenza non possono più accettare fatture emesse o trasmesse in forma cartacea già da giugno 2014.
  Grazie ai nuovi flussi elettronici incrociabili con le informazioni disponibili presso l'Anagrafe tributaria, il ruolo dell'Amministrazione finanziaria potrà evolvere verso un modello cooperativo funzionale a fornire un supporto attivo al contribuente anche nella fase pre-dichiarativa, per favorire una spontanea emersione di basi imponibili.
  Il Governo si impegna quindi a promuovere un fisco che incentivi l'attrazione di investimenti esteri, attraverso – tra l'altro – la riduzione degli adempimenti delle imprese e dei costi amministrativi, consentendo alle imprese di minori dimensioni di determinare il reddito e il valore della produzione netta secondo il criterio di cassa (e non più di competenza), nonché allineando l'aliquota per le società di persone a quella delle società di capitali, con l'intento di rendere neutrale il sistema tributario rispetto alla forma giuridica.
  Per quanto riguarda gli obiettivi di modernizzazione dell'amministrazione fiscale e tax compliance, il Documento di economia e finanza ricorda l'accordo sottoscritto con gli USA sul Foreign Account Tax Compliance Act (FATCA), in materia di scambio automatico d'informazioni su basi di reciprocità; l'iniziativa «early adopters» in materia di trasparenza e scambio automatico d'informazioni a fini fiscali, che prevede l'implementazione del nuovo standard globale; il CRS (Common Reporting Standard) approvato il 15 luglio 2014 dal Consiglio OCSE e che ha ricevuto l’endorsement del G20 (introdotto nella legislazione comunitaria con la direttiva 2014/107/UE durante il semestre di presidenza italiana); a tale proposito, il Governo ritiene urgente l'approvazione del disegno di legge, (A.S. 1719) che comprende FATCA e CRS e può rappresentare la base per gli atti di recepimento della nuova direttiva europea: infatti esso introduce in via generale gli obblighi che gli intermediari italiani dovranno espletare.
  In questo nuovo contesto internazionale si inseriscono: l'accordo con la Svizzera sullo scambio di informazioni in materia tributaria e finanziaria firmato nel febbraio 2015 e gli analoghi accordi con il Liechtenstein (26 febbraio), il Principato di Monaco (2 marzo) e lo Stato Città del Vaticano (aprile), basati sul modello dell'OCSE Tax Information Exchange Agreement (TIEA), che consentono lo scambio di informazioni su richiesta relativamente a tutte le imposte; il recepimento, ad opera del decreto legislativo n. 29 del 2014, della direttiva 2011/16/UE relativa alla reciproca assistenza fra le autorità competenti degli Stati membri in materia di imposte dirette e di altre imposte; la legge n. 186 del 2014, in materia di emersione e rientro di capitali detenuti all'estero (cosiddetta voluntary disclosure), che trova applicazione anche per le irregolarità riguardanti attività detenute in Italia, nell'ambito della quale segnala l'introduzione del reato di autoriciclaggio; Pag. 99l'obbligo, per il Governo – previsto dal decreto legge n. 66 del 2014 – di presentare annualmente alle Camere un rapporto sulla realizzazione delle strategie di contrasto all'evasione fiscale, sui risultati conseguiti e su quelli attesi, con riferimento sia al recupero di gettito derivante da accertamento di evasione (pari a 14,2 miliardi di euro nel 2014, secondo il Documento di economia e finanza, con un incremento dell'8,4 per cento rispetto al 2013) sia a quello attribuibile alla maggiore propensione all'adempimento da parte dei contribuenti; l'istituzione, con la legge di stabilità 2014, del Fondo per la riduzione della pressione fiscale, cui sono destinate le risorse permanenti derivanti dall'attività di contrasto all'evasione fiscale. Viene ricordato che la legge di stabilità 2015 ha destinato quota parte del Fondo, pari a 331,5 milioni, per l'anno 2015, a copertura delle misure previste, tra cui la riduzione del cuneo fiscale.
  Rileva inoltre come nel Cronoprogramma il Governo si impegni a sviluppare le linee guida della cooperative compliance proposte dall'OCSE e a prevedere sistemi di gestione e controllo interni dei rischi fiscali da parte dei grandi contribuenti (come previsto dalla delega fiscale).
  In relazione alla quantificazione dell'evasione fiscale, il Documento di economia e finanza ricorda che la legge delega in materia fiscale prevede l'istituzione di una commissione di esperti che su base indipendente effettui sistematicamente una stima ufficiale dell'ammontare delle risorse sottratte al bilancio pubblico dall'evasione fiscale e contributiva, a partire dalla misurazione dell'economia non osservata.
  Nel complesso, secondo quanto riportato nel DEF, la stima dell'economia sommersa conduce a un valore di circa 187 miliardi di euro, che nel 2011 pesava per l'11,5 per cento del PIL. In tale contesto segnala come, sommando la componente delle attività illegali (stimata nello 0,9 per cento del PIL), si ottenga un'incidenza dell'economia non osservata pari al 12,4 per cento. Tale stima rappresenta la base di riferimento per quantificare la misura del valore complessivo degli imponibili sottratti a tassazione (tax gap medio su base annua, cioè differenza tra le basi imponibili potenziali, desunte dagli aggregati di contabilità nazionale, e le basi imponibili dichiarate), che risulta pari a 91 miliardi di euro (7 per cento del PIL).
  Rammenta poi che il DEF richiama il piano per la tax compliance, introdotto dall'articolo 6 del decreto-legge n. 66 del 2014 e basato su una maggiore collaborazione tra le amministrazioni finanziarie nazionali e internazionali, ma anche sulla revisione di alcuni degli attuali strumenti di compliance.
  Secondo quanto riportato nel DEF, partendo dall'analisi della tax compliance, la dimensione e l'evoluzione nel tempo dei fenomeni evasivi in Italia si possono ricondurre a cinque principali fattori: i) il livello della pressione tributaria; ii) l'esigenza di riforma strutturale del sistema dei tributi; iii) l'efficienza dell'Amministrazione finanziaria; iv) una cultura intrisa di renitenza da parte dei contribuenti rispetto agli obblighi tributari e v) la complessità delle norme. I problemi di compliance costituiscono una costante di lungo periodo del sistema tributario italiano, nonostante i numerosi interventi di manutenzione legislativa per migliorare l'efficienza del sistema impositivo nel suo complesso.
  Nell'ottica di un rafforzamento delle misure di contrasto all'evasione e di un miglioramento della tax compliance, rileva quindi come il Governo intenda: i) focalizzare l'azione di controllo sulle diverse macro-tipologie di contribuenti (grandi e medie imprese, piccole imprese e lavoratori autonomi, enti non commerciali, persone fisiche); ii) adottare metodologie di intervento differenziate per ciascuna macro-tipologia e coerenti con altrettanto distinti sistemi di analisi e valutazione del rischio di evasione e/o di elusione da sviluppare tenendo anche conto delle peculiarità che connotano ciascuna realtà territoriale ed economica.
  Tra gli strumenti proposti per raggiungere i predetti obiettivi, vengono citati: i) la sinergia operativa tra le diverse componenti Pag. 100dell'amministrazione fiscale; ii) l'utilizzo sinergico delle banche dati; iii) la diffusione degli strumenti di pagamento tracciabili, della fatturazione elettronica, della trasmissione telematica dei corrispettivi; iv) una maggiore educazione fiscale.
  Il contrasto all'evasione verrà perseguito, da un lato, rafforzando gli strumenti di controllo, dall'altro ponendo le premesse per il miglioramento del rapporto di fiducia e collaborazione reciproca tra Amministrazione fiscale e contribuente.
  In tale ambito, in tema di rafforzamento dei controlli, rileva come il Governo stimi che, attraverso l'adozione generalizzata degli strumenti della fatturazione elettronica e della trasmissione telematica dei corrispettivi, insieme al più generale potenziamento della tracciabilità delle transazioni, strumenti peraltro già previsti dalla legge di delega fiscale, sarà possibile realizzare una drastica riduzione degli adempimenti per le imprese, con conseguenti riduzioni di costi e incentivare la prevenzione dei fenomeni evasivi attraverso l'utilizzo delle informazioni a disposizione dell'amministrazione finanziaria.
  Sul fronte del miglioramento del rapporto di fiducia e collaborazione reciproca tra amministrazione fiscale e contribuente, il Governo si pone l'obiettivo di modificare le disposizioni antielusive attualmente vigenti, in coerenza con i contenuti della Raccomandazione della Commissione Europea sulla pianificazione fiscale aggressiva, e di pervenire a una convergenza del concetto di abuso del diritto di derivazione comunitaria con quello di elusione fiscale.
  Tra le misure volte a favorire la compliance, il DEF ricorda quindi l'ampliamento della rateizzazione delle cartelle esattoriali, nonché la collaborazione tra i Comuni e l'Agenzia delle entrate, in tema di accertamento dei tributi statali, grazie anche alla sottoscrizione di un nuovo Protocollo d'intesa tra l'Agenzia stessa, l'ANCI, l'IFEL e la Guardia di Finanza. Ricorda inoltre che, da ultimo, l'articolo 10, comma 12-duodecies del decreto-legge n. 192 del 2014 ha disposto che fino al 2017 venga riconosciuto ai comuni il 100 per cento delle maggiori somme riscosse per effetto della partecipazione dei comuni stessi all'azione di contrasto all'evasione.
  Nel Cronoprogramma del PNR figura inoltre la riforma della tassazione locale (da attuare entro il 2015).
  Per semplificare il quadro dei tributi locali sugli immobili e ridurre i costi di compliance per i contribuenti e la complessità amministrativa, il Governo si impegna a introdurre entro il 2015 una nuova local tax, che unifichi IMU e TASI e semplifichi il numero delle tasse comunali, mediante un unico tributo/canone in sostituzione delle imposte e tasse minori e dei canoni esistenti.
  Tra gli strumenti finalizzati a coniugare la spinta per la competitività con il risanamento della finanza pubblica, segnala altresì come il Cronoprogramma del PNR richiami la valorizzazione e la dismissione del patrimonio pubblico che, una volta ultimate le procedure amministrative per le privatizzazioni annunciate, nel 2015 porterebbe proventi pari a circa lo 0,4 per cento del PIL.
  In particolare, il Governo intende avviare un processo di valorizzazione degli immobili non utilizzati, unitamente all'Agenzia del Demanio e agli Enti territoriali; accelerare il passaggio degli immobili gestiti dal Ministero della difesa, non più utilizzati per fini istituzionali, al patrimonio disponibile; coinvolgere gli enti territoriali nei processi di valorizzazione e dismissione, anche attraverso l'effettiva implementazione degli strumenti «premiali» di tipo monetario oggi previsti; implementare politiche di razionalizzazione dell'utilizzo degli spazi relativi ad immobili in uso ad Amministrazioni dello Stato, degli enti pubblici e degli enti territoriali, volte a conseguire: a) la liberazione di immobili da destinare ad operazioni di valorizzazione e dismissione; b) la riduzione dei costi per locazioni passive; c) il risparmio sulle spese di manutenzione e sui consumi energetici.
  Nel Cronoprogramma viene chiarito che si tratta di un processo a medio-lungo termine, il quale richiede un piano di azione pluriennale e una revisione organica della normativa per quanto attiene Pag. 101alle modalità di vendita, agli aspetti fiscali, a quelli attinenti alle regolarizzazioni urbanistica, edilizia e catastale. I tempi di realizzazione si protraggono quindi fino al 2017.
  Ulteriori misure riguarderanno la razionalizzazione degli immobili utilizzati dalle amministrazioni, in attuazione del decreto-legge n. 66 del 2014.
  Al fine di rendere più efficiente la loro presenza sul territorio, le amministrazioni centrali devono predisporre – entro giugno 2015 – un piano di razionalizzazione degli spazi utilizzati, anche attraverso la condivisione di immobili. Il piano punta a realizzare una riduzione pari almeno al 50 per cento della spesa per locazioni e al 30 per cento degli spazi utilizzati.
  Inoltre, il Governo intende concentrare la presenza fisica dello Stato «periferico», oggi molto frammentata, in un singolo sito cittadino (federal building). Il processo sarà governato dall'agenzia del Demanio a partire dai piani di razionalizzazione delle singole amministrazioni previsti nel decreto-legge n. 66 del 2014.
  In tal modo si intende recuperare efficienza nella gestione degli immobili della PA, facilitare un miglior livello di servizio ai cittadini attraverso la concentrazione fisica delle sedi pubbliche, conseguire risparmi logistici e di manutenzione.
  Il termine per l'attuazione di tale azione è fissata al settembre 2015.
  Per quanto concerne l'impatto finanziario delle nuove misure del PNR 2015, il DEF indica, sulla base delle simulazioni effettuate, che l'insieme delle misure in materia di fisco (principalmente il bonus degli 80 euro e la deducibilità integrale della componente lavoro relativa ai dipendenti a tempo indeterminato dalla base imponibile IRAP), produce un impatto positivo sul PIL, rispetto allo scenario di base, dello 0,2 per cento nel 2020.
  Inoltre, per quanto riguarda la riduzione delle agevolazioni fiscali, rileva come sia stato ipotizzato un risparmio di 0,15 punti percentuali di PIL dal 2016 in poi.
  Il Documento di economia e finanza, alla luce della situazione finanziaria del settore privato e dello status delle imprese finanziarie, dedica poi specifica attenzione agli interventi di riforma del settore bancario: facendo riferimento a misure già varate dall'Esecutivo, iniziative in itinere e a ipotesi allo studio nel breve periodo, elaborate anche con l'ausilio degli operatori di settore, allo scopo di recepire le indicazioni fornite dall'UE in materia e far fronte alle principali problematiche.
  Sono inoltre illustrate le iniziative intraprese autonomamente dal sistema bancario italiano e gli interventi della Banca d'Italia in qualità di autorità di vigilanza e regolamentazione.
  Al riguardo rammenta che la Raccomandazione n. 4 indirizza l'Italia verso il rafforzamento della resilienza del settore bancario, affinché possa gestire e liquidare le attività deteriorate per rinvigorire l'erogazione di prestiti all'economia reale. Viene raccomandato dunque di promuovere l'accesso delle imprese, soprattutto di quelle di piccole e medie dimensioni, ai finanziamenti non bancari; di promuovere e monitorare pratiche efficienti di governo societario in tutto il settore, con particolare attenzione alle grandi banche cooperative (banche popolari) e al ruolo delle fondazioni, al fine di migliorare l'efficacia dell'intermediazione finanziaria.
  In tale contesto ricorda che la Relazione della Commissione UE del marzo 2015, con riferimento all'Italia, ha effettuato un'analisi specifica sul settore bancario italiano nell'attuale contesto di bassa crescita prolungata, analizzando lo stretto legame tra il settore bancario ed il sistema imprenditoriale italiano, costituito essenzialmente da imprese di limitata dimensione facenti ricorso alla leva finanziaria. In merito la UE rileva come la crisi economica e il contesto di bassa crescita abbiano ampliato il divario esistente tra grandi e piccole imprese, in particolare con riferimento alle condizioni di credito praticate da banche e intermediari, a svantaggio delle imprese di minori dimensioni. La Commissione ha rilevato poi che il deterioramento della qualità dei finanziamenti alle imprese ha causato un brusco aumento dei prestiti deteriorati e l'erosione della redditività delle banche. È stato Pag. 102sottolineato come, in particolare, la gestione dello stock di crediti deteriorati costituirà una «sfida fondamentale» per l'Italia negli anni a venire. In merito, la Commissione rileva che la recente riforma della governance delle banche popolari potrebbe avviare un processo di consolidamento tale da rafforzare la capacità del settore bancario di riassorbire i prestiti deteriorati.
  Sempre in merito alle tematiche relative al sistema bancario italiano, il Documento di economia e finanza rammenta che gli interventi della BCE nel 2012 e l'azione di vigilanza della Banca d'Italia hanno indirizzato il settore creditizio verso una graduale ricapitalizzazione in vista del passaggio al Meccanismo di vigilanza unico, che ha armonizzato le regole in materia di vigilanza bancaria a partire da novembre 2014; l'introduzione del nuovo sistema di vigilanza è stato preceduto da una valutazione approfondita (Comprehensive Assessment) dello stato di salute delle principali banche dell'area dell'euro, costituito da un'analisi della qualità degli attivi (Asset Quality Review) e da una prova di resilienza agli shock dei bilanci bancari (stress test), condotta con riferimento a uno scenario di base e uno avverso.
  I risultati del Comprehensive Assessment, diffusi il 26 ottobre 2014, hanno mostrato una sostanziale adeguatezza del livello di patrimonializzazione delle banche italiane. Nel complesso, per il sistema bancario italiano è emersa una necessità di ricapitalizzazione di 2,9 miliardi, corrispondenti allo 0,2 per cento del PIL, e concentrata in due banche (Banca Monte dei Paschi di Siena e Banca Carige).
  Nel contesto delle misure a sostegno del sistema bancario, il DEF ricorda quindi la politica monetaria della BCE, che ha portato i tassi d'interesse su livelli prossimi allo zero, ha accordato una più ampia liquidità agli intermediari condizionata al finanziamento di attività produttive (Targeted Longer-Term Refinancing Operations, T-LTRO) ed ha portato avanti programmi di acquisto di covered bonds e di asset-backed securities, ampliando inoltre la gamma dei prestiti bancari utilizzabili a garanzia del rifinanziamento presso l'Eurosistema.
  Secondo l'ultimo rapporto sulla stabilità finanziaria della Banca d'Italia, nel 2014 si sono rafforzate le condizioni di liquidità delle banche italiane in conseguenza del miglioramento della congiuntura finanziaria e della crescita dei depositi. A giugno, le 15 banche italiane incluse nel Comitato di Basilea rispettavano il livello di liquidity coverage ratio previsto per il 2015. Segnali positivi sui bilanci bancari vengono anche dal funding gap, che misura l'esposizione delle banche a rischi di liquidità, che ha registrato una significativa diminuzione (al 9,9 per cento in settembre). Il ricorso delle banche operanti in Italia al credito dell'Eurosistema è salito a 171 miliardi all'inizio di novembre, il 34 per cento del rifinanziamento dell'area.
  Tali misure hanno contribuito a rallentare la caduta dei prestiti al settore privato, che, nella seconda metà del 2014, ha registrato una tendenza al miglioramento, sebbene la dinamica su base annua rimanga ancora negativa sia per le imprese non finanziarie (–2,8 per cento nel confronto anno su anno) sia per le famiglie (–0,5 per cento nel confronto anno su anno).
  Alla luce delle persistenti tendenze deflazionistiche, il 9 marzo 2015 la BCE ha avviato il Quantitative Easing, ossia un programma di acquisto di titoli di Stato, ad un ritmo mensile di 60 miliardi fino a settembre 2016 (per un totale di 1040 miliardi).
  In tale ambito vengono richiamate anche le iniziative programmatiche del Governo in materia di crediti deteriorati (non performing loans), all'attenzione dell'analisi UE. In merito il DEF riferisce che sono allo studio alcuni strumenti per consentire lo smobilizzo delle partite anomale. Secondo quanto riferito dal Governo nel DEF, tali ipotesi sono volte a facilitare la cessione da parte degli intermediari di una rilevante quota delle sofferenze nei confronti Pag. 103delle imprese. Viene indicato, quale termine per l'implementazione di tali misure, il mese di giugno 2015.
  La Relazione UE in proposito rileva come l'Italia abbia compiuto qualche progresso nel riassorbimento delle attività deteriorate, ma che l'attenzione è stata concentrata solo sulle grandi banche.
  Per quanto riguarda le attività di rafforzamento svolte autonomamente dal sistema bancario italiano, il DEF ricorda lo sforzo complessivo di ricapitalizzazione sostenuto dagli istituti di credito nell'anno 2014, con particolare riferimento ai grandi gruppi bancari.
  In particolare, il DEF rileva come il sistema bancario italiano abbia proceduto, dal 2009 al 2014, a effettuare oltre 40 miliardi di incremento di capitale, tra operazioni realizzate e in corso; in particolare, la prima metà del 2014 è stata segnata da un'intensa attività di ricapitalizzazione da parte delle banche italiane. I principali gruppi bancari hanno annunciato o effettuato aumenti di capitale per un ammontare complessivo superiore a 10 miliardi.
  Per quanto riguarda le iniziative intraprese in merito dalla Banca d'Italia, il DEF segnala l'ampliamento della gamma dei prestiti che le banche possono utilizzare a garanzia delle operazioni di finanziamento con l'Eurosistema, con lo scopo di incentivare il credito alle piccole e medie imprese e alle famiglie, ritenendo che il nuovo collaterale faciliterà anche la partecipazione delle banche alle prossime operazioni di rifinanziamento della BCE (T-LTRO).
  Il DEF richiama inoltre altre disposizioni emanate dalla Banca d'Italia in tema di governo societario degli istituti di credito (circolare n. 285 del 17 dicembre 2013, come modificata nel tempo, illustrata nella scheda n. 38 del PNR) per il recepimento in via amministrativa di alcune norme del cosiddetto CRD Package, ovvero delle norme europee che danno attuazione all'accordo di Basilea 3 sui requisiti di capitale delle banche e procedono, più in generale, al complessivo riassetto della legislazione europea in materia bancaria.
  In particolare, il regolamento UE n. 575/2013 relativo ai requisiti prudenziali per gli enti creditizi e le imprese di investimento e la direttiva 2013/36/UE sull'accesso all'attività degli enti creditizi e sulla vigilanza prudenziale sugli enti creditizi e sulle imprese di investimento hanno recepito a livello UE l'accordo di Basilea 3 sui requisiti patrimoniali delle banche, procedendo ad un più generale riassetto, in un corpus normativo organico, della legislazione europea in materia.
  Con il provvedimento del 6 maggio 2014 la Banca d'Italia ha dettato disposizioni in materia di governo societario degli istituti bancari. Tali disposizioni, che trovano applicazione nei confronti di banche italiane e società capogruppo di gruppi bancari, sono volte a garantire la sana e prudente gestione degli istituti di credito e, più in generale, la stabilità del sistema nel suo complesso.
  Sul punto, il Documento di economia e finanza ricorda che – per le parti del CRD package che richiedono modifiche alle vigenti disposizioni di rango primario – è stato presentato dal Governo alle Camere lo schema di decreto legislativo di recepimento della direttiva 2013/36/UE, facente parte del pacchetto di disposizioni europee (Atto n. 147), sul quale la Commissione Finanze della Camera ha espresso parere favorevole, il 9 aprile 2015, formulando una condizione e numerose osservazioni.
  Il DEF richiama poi la riforma delle banche popolari operata con il decreto-legge n. 3 del 2015 che, tra l'altro, ha introdotto limiti dimensionali per l'adozione della forma di banca popolare, con l'obbligo di trasformazione in società per azioni delle banche popolari con attivo superiore ai limiti di legge. È stata uniformata la disciplina delle vicende straordinarie (fusioni e trasformazioni) che coinvolgono le banche popolari. Sono stati inoltre allentati i vincoli sulla nomina degli organi di governo societario, attribuendo maggiori poteri agli organi assembleari. Infine sono stati introdotti alcuni limiti al Pag. 104voto capitario. Il Cronoprogramma del Governo prevede la completa attuazione della riforma per il secondo semestre 2016.
  In tale contesto segnala l'iniziativa, non richiamata dal DEF, intrapresa dal Consiglio nazionale di Federcasse (ovvero l'organismo rappresentativo delle banche di credito cooperativo e delle casse rurali italiane) che nel marzo 2015 ha approvato all'unanimità una delibera con la quale sono individuate alcune linee per un'autoriforma di tali istituti, volta a adeguare la qualità complessiva della governance del sistema al nuovo contesto normativo determinatosi con l'Unione bancaria europea, assicurando una più efficiente allocazione delle risorse disponibili e individuando la modalità più opportuna per consentire l'accesso di capitali esterni.
  Il Documento dedica specifica attenzione anche ai temi delle fondazioni bancarie.
  Nella citata Relazione della Commissione UE era rilevata la mancanza di interventi specifici nel settore delle fondazioni bancarie; nel DEF il Governo menziona, tra le iniziative in itinere che vedono coinvolti congiuntamente l'esecutivo e gli operatori del settore, la recente elaborazione (marzo 2015) del Protocollo d'intesa tra il Ministero delle Finanze e l'associazione rappresentativa delle fondazioni bancarie (ACRI), che l'ha approvato all'unanimità.
  Rileva quindi come, una volta perfezionato il processo di adozione del Protocollo, le fondazioni si impegnino a modificare i loro statuti secondo i contenuti del medesimo sotto due profili:
   il primo, relativo alla gestione del patrimonio delle fondazioni bancarie, allo scopo di ridurre i rischi, evitare forme di indebitamento non giustificate da esigenze di liquidità e non ricorrere, salvo che per casi specifici, a contratti e strumenti finanziari derivati;
   il secondo, relativo alla governance delle fondazioni, per disciplinare puntualmente gli organi di governo societario (con riferimento ai corrispettivi economici, alla permanenza in carica, alle regole di incompatibilità e di trasparenza dei membri di tali organi).
  Il Governo indica che il completamento di tale revisione avverrà entro il 2015.
  In merito agli interventi sull'accesso delle imprese ai capitali non bancari la Commissione UE, nella relazione sugli squilibri macroeconomici, ha riconosciuto che progressi notevoli sono stati compiuti per quanto riguarda l'agevolazione e la diversificazione dell'accesso delle imprese ai finanziamenti, evidenziando tuttavia che la conoscenza delle misure da parte delle PMI è ancora piuttosto limitata, presumibilmente a causa della crescente frammentazione delle politiche.
  Segnala come, in merito, il Documento di economia e finanza rechi un'ampia rassegna delle iniziative intraprese, la maggior parte delle quali sono confluite nei due decreti legge n. 91 del 2014 e 133 del 2014. Dette misure sono già legislativamente definite e già attuate, ovvero in corso di attuazione: esse hanno investito la normativa sul credito alle imprese, così come il loro regime finanziario, civile e fiscale.
  Sotto il profilo dell'erogazione diretta del credito alle imprese da parte di soggetti non bancari, si è consentito alle imprese di assicurazione (anche senza residenza fiscale in Italia) ed alle società di cartolarizzazione italiane di concedere finanziamenti diretti alle imprese.
  Analogo mandato è stato recentemente attribuito a Cassa Depositi e Prestiti, direttamente o tramite SACE, ovvero tramite una diversa società controllata (decreto-legge n. 3 del 2015).
  In merito all'attività di CDP, il DEF richiama le attività e iniziative svolte o in itinere in cui quest'ultima è coinvolta a sostegno dell'economia italiana:
   giugno 2014: CDP ha autorizzato un impegno d'investimento nel capitale sociale del Fondo Europeo per gli Investimenti (FEI) per rafforzare l'impegno a sostegno delle PMI;
   agosto 2014: CDP e ABI hanno siglato la Convenzione «Piattaforma Imprese», Pag. 105con la quale si attivano strumenti in favore delle imprese, apportando ulteriori 5 miliardi alle misure di CDP per l'economia e raggruppando in uno strumento organico i «Plafond» dedicati a favorire l'accesso al credito;
   settembre 2014: il decreto-legge n. 133 del 2014 ha introdotto norme volte ad ampliare l'operatività della CDP, sia della gestione separata (finanziata con risparmio postale e titoli assistiti da garanzia statale) sia della gestione ordinaria (finanziata con risorse tratte sul mercato);
   novembre 2014: KfW (la banca statale tedesca per lo sviluppo) e CDP hanno sottoscritto un accordo da 500 milioni finalizzato al sostegno delle PMI italiane e alla realizzazione di infrastrutture nell'ambito dell'efficientamento energetico;
   fine 2014: CDP, l'ABI, SACE e Simest hanno siglato l'accordo di proroga di un anno della Convenzione relativa al sistema «Export Banca», a sostegno dell'export e dei processi di internazionalizzazione delle imprese italiane;
   CDP contribuirà al Piano Juncker con investimenti pari a 8 miliardi su diverse iniziative, articolate nei settori previsti dal Piano stesso, ed in particolare per favorire il credito alle PMI, la Digital economy, il sistema delle infrastrutture di trasporto e dell'energia.
  Alcune misure fiscali adottate per sostenere la liquidità delle imprese hanno avuto un'implementazione autonoma: tra di esse, sia la Commissione UE sia il DEF ricordano in particolare:
   il potenziamento delle agevolazioni fiscali per investimenti in capitale di rischio (ACE – Aiuto alla crescita economica), di cui è stata esteso l'ambito operativo soggettivo ed oggettivo;
   il cosiddetto patent box, che consiste in una agevolazione fiscale sui proventi derivanti da opere dell'ingegno, da brevetti industriali, da marchi d'impresa, come pure da processi, formule e informazioni relativi ad esperienze acquisite nel campo industriale, commerciale o scientifico giuridicamente tutelabili: sul punto, il DEF rammenta che si è in attesa delle disposizioni secondarie di attuazione;
   la nuova disciplina del credito d'imposta per spese di ricerca e sviluppo, contenuto nella legge di stabilità 2015. Anche la piena operatività di entrambe le norme è subordinata, come rammenta il DEF, all'approvazione del relativo decreto attuativo.
  La Commissione UE ricorda altresì le misure fiscali che hanno invece corredato le innovazioni relative al mercato dei capitali (agevolazioni per l'investimento in strumenti finanziari delle PMI ed in particolare i cosiddetti mini-bond; agevolazioni sui project bond).
   In tal senso, il Documento di economia e finanza rileva che sono state realizzate oltre 92 emissioni di mini-bond per un totale di circa 4,8 milioni, di cui 73 emissioni da parte di PMI e 19 emissioni di grandi imprese. Inoltre, è stata estesa l'azione del Fondo Centrale di Garanzia anche alle emissioni di Mini-bond sottoscritte da fondi di credito. Viene ricordata altresì la creazione del segmento AIM Italia di Borsa Italiana, che si contraddistingue per il suo approccio regolamentare equilibrato, per un'elevata visibilità a livello internazionale, per un processo di ammissione flessibile, meno costoso e semplice, costruito su misura per le necessità di finanziamento delle PMI italiane nel contesto competitivo globale. Attualmente sono 57 le PMI quotate su AIM di Borsa italiana, un segmento in crescente espansione considerato che, nel solo 2014, ci sono state 22 IPO (Initial Public Offering) con un incremento del 47 per cento rispetto al 2013, di cui 8 appartengono al settore della Green economy.
   Per quanto concerne le ulteriori misure di natura finanziaria di sostegno alle imprese, il DEF 2015 dedica appositi approfondimenti ai seguenti interventi:
   la disciplina delle imprese innovative, start up e PMI, cui è dedicata una specifica disciplina agevolativa di settore (da ultimo contenuta nel decreto-legge n. 3 del 2015); Pag. 106
   l'avvio dell'operatività dei portali di equity crowdfunding, che consentono alle imprese innovative di reperire con modalità innovative le risorse finanziarie;
   il Piano per la promozione straordinaria del Made in Italy e l'attrazione degli investimenti in Italia, per la cui realizzazione sono stati stanziati 260 milioni di euro;
   il programma Smart&Start, contenuto nel decreto ministeriale del 6 marzo 2013 (implementato nel 2014) che ha previsto un nuovo regime di aiuto finalizzato a promuovere la nascita di nuove imprese nelle Regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia e del cratere aquilano;
   il Fondo per la Crescita sostenibile, il Fondo Strategico italiano e il Fondo Italiano di Investimento.
  Accanto alle misure fiscali e finanziarie, il Governo ha inteso facilitare ulteriormente l'attività delle imprese, specie le piccole e medie, mediante importanti modifiche al diritto societario. Gli interventi hanno riguardato, tra l'altro:
   la costituzione di società (ad esempio la riduzione del capitale sociale minimo per la costituzione di SpA);
   la nuova definizione dimensionale delle PMI emittenti azioni quotate;
   le modifiche alla disciplina delle offerte pubbliche di acquisto.
  Ulteriori disposizioni hanno inteso incentivare gli investitori professionali all'ingresso nel capitale delle PMI quotate, nonché consentire alle società quotate e quotande di prevedere – in via statutaria – l'attribuzione di diritti di voto maggiorato.
  Per quel che concerne le iniziative in itinere a tutela della clientela bancaria, il Governo ricorda le novità del disegno di legge sulla concorrenza 2015 (A.C. 3012) assegnato in sede referente alle Commissioni riunite VI e X della Camera dei deputati, che contiene misure riguardanti:
   la facilitazione dell'accesso del cliente ai servizi di assistenza, mediante il contenimento dei costi delle relative chiamate telefoniche;
   la predisposizione di strumenti per favorire il confronto tra servizi bancari, in coerenza con la disciplina europea;
   il potenziamento della trasparenza, in occasione di vendita di polizze assicurative accessorie a contratti di finanziamento e mutui.
  Il Cronoprogramma del Governo fissa a giugno 2015 l'implementazione delle predette misure per favorire la concorrenza.
  Relativamente al settore assicurativo, il Documento di economia e finanza concentra la propria attenzione su tre aspetti:
   le misure volte ad assicurare una maggiore concorrenzialità nel mercato delle assicurazioni (e, di riflesso, a migliorare la tutela del consumatore);
   il ruolo delle imprese assicurative nel sostegno all'economia;
   la solidità patrimoniale e la governance delle imprese assicurative.
  In merito al primo profilo, ricorda che con la Raccomandazione n. 7 la Commissione europea ha invitato l'Italia – tra l'altro – a promuovere l'apertura del mercato e rimuovere gli ostacoli rimanenti e le restrizioni alla concorrenza nel settore delle assicurazioni.
  In tale contesto il citato disegno di legge in materia di concorrenza (A.C. 3012) reca disposizioni in materia assicurativa volte a ridurre i costi di sistema, attraverso una maggiore certezza del diritto e un più efficace contrasto alle frodi, nonché a promuovere la trasparenza e la mobilità dei consumatori. La Relazione della Commissione UE di marzo 2015 segnala che dette misure sono particolarmente incisive.
  Relativamente al ruolo delle imprese di assicurazione a sostegno all'economia, tra le iniziative varate dal Governo il DEF rammenta la creazione di un nuovo canale di credito non bancario mediante la concessione, Pag. 107alle imprese di assicurazione (anche senza residenza fiscale in Italia) ed alle società di cartolarizzazione italiane, della facoltà di concedere finanziamenti diretti alle imprese.
  Relativamente alla governance ed all'assetto patrimoniale delle imprese operanti nel settore, il Documento di economia e finanza rammenta che il Governo ha presentato alle Camere lo schema di decreto legislativo (Atto n. 146), di recepimento della direttiva 2009/138/CE, cosiddetta Solvency II, sulla vigilanza prudenziale, i requisiti patrimoniali e la governance delle imprese assicurative, sul quale la Commissione Finanze della Camera ha reso parere favorevole Il 9 aprile 2015, formulando numerose osservazioni.
  Sottolinea quindi complessivamente come il DEF risponda pienamente all'esigenza di sostenere la ripresa dello sviluppo economico del Paese, in un quadro di rispetto degli obblighi stabiliti in sede UE, consentendo in tal modo all'Italia di disporre di maggior forza negoziale e autorevolezza politica nelle sedi comunitarie.

  Daniele CAPEZZONE, presidente, ricorda che la discussione in Assemblea sul DEF inizierà nella seduta di giovedì 23 aprile prossimo, e che dunque Commissione dovrà concluderne l'esame in sede consultiva entro il primo pomeriggio di mercoledì 22 aprile. In tale contesto ritiene che il relatore potrebbe formulare, nella giornata di martedì 21, la sua proposta di parere sul Documento, la quale sarà posta in votazione nella seduta del 22.

  Marco DI MAIO (PD), relatore, condivide l'organizzazione dei lavori prospettata dal Presidente, dichiarandosi disponibile a trasmettere ai componenti della Commissione la sua proposta di parere nella giornata di martedì 21 aprile.

  Daniele CAPEZZONE, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito dell'esame a una seduta da convocare nella giornata di mercoledì 22 aprile prossimo.

  La seduta termina alle 14.10.

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