CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 15 aprile 2015
425.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Politiche dell'Unione europea (XIV)
COMUNICATO
Pag. 81

SEDE CONSULTIVA

  Mercoledì 15 aprile 2015. — Presidenza del presidente Michele BORDO.

  La seduta comincia alle 14.30.

Delega al Governo per la riforma del Codice della nautica da diporto.
C. 2722 Governo, approvato dal Senato.

(Parere alla IX Commissione).
(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del documento in titolo.

  Antonino MOSCATT (PD), relatore, evidenzia che la Commissione avvia oggi l'esame – ai fini del parere da rendere alla IX Commissione Trasporti – del disegno di legge volto a conferire una delega al Governo per la riforma del codice della nautica da diporto (decreto legislativo n. 171/2005).
  Segnala che il provvedimento viene trasmesso dalla Commissione di merito senza alcuna modifica rispetto al testo approvato dal Senato, in quanto tutti gli emendamenti presentati presso la Commissione Trasporti sono stati respinti; ciò anche al fine di consentire un rapido iter del provvedimento.
  La delega ha un termine di ventiquattro mesi dall'entrata in vigore della legge. I Pag. 82decreti legislativi sono emanati su proposta del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con i ministri degli esteri, dell'ambiente, degli affari europei, della pubblica amministrazione, della giustizia, dell'istruzione, dello sviluppo economico e dei beni culturali.
  I decreti, ai sensi del comma 1, dovranno disciplinare le seguenti materie:
   regime amministrativo e navigazione delle unità da diporto, ivi comprese le navi con scafo di lunghezza superiore a 24 metri e comunque di stazza lorda non superiore alle 1.000 tonnellate, adibite in navigazione internazionale esclusivamente al noleggio per finalità turistiche (di cui all'articolo 3 della legge delega n. 172/2003);
   attività di controllo in materia di sicurezza della navigazione da diporto e di prevenzione degli incidenti in prossimità della costa con l'obiettivo della salvaguardia della vita umana in mare e nelle acque interne (con particolare attenzione all'attività subacquea);
   revisione della disciplina sanzionatoria, sulla base della gravità delle violazioni del codice, del pregiudizio da queste recato alla tutela degli interessi pubblici e del pericolo derivante da condotte illecite; deve essere comunque garantita l'effettività delle sanzioni;
   aggiornamento dei requisiti psicofisici necessari per il conseguimento della patente nautica;
   procedure per l'approvazione e l'installazione di sistemi di alimentazione con GPL (gas di petrolio liquefatto), metano e elettrici sulle unità da diporto di nuova costruzione o già immesse sul mercato.

  I principi e criteri direttivi della delega sono definiti dal comma 2, che precisa anche che la delega si pone l'obiettivo di garantire la concorrenzialità del settore nell'ambito della Strategia europea per una maggiore crescita e occupazione nel turismo costiero e marittimo (COM(2014)86).
  In particolare la lettera a) prevede il coordinamento e armonizzazione della normativa in materia di nautica da diporto e di iscrizione delle unità da diporto, al fine di semplificare gli adempimenti formali posti a carico dell'utenza.
  La lettera b) prevede la semplificazione del regime amministrativo e degli adempimenti relativi alla navigazione da diporto, anche ai fini commerciali.
  La lettera c) prevede la revisione, secondo criteri di semplificazione, della disciplina in materia di navigazione temporanea di imbarcazioni e navi da diporto non abilitate e non munite dei prescritti documenti, ovvero abilitate e provviste di documenti di bordo ma affidate in conto vendita o in riparazione e assistenza ai cantieri navali.
  La lettera d) prevede la semplificazione della procedura amministrativa per la dismissione di bandiera.
  La lettera e) prevede la regolamentazione dell'attività in materia di locazione dei natanti.
  La lettera f) prevede, nell'ambito delle strutture ricettive della nautica, un numero congruo di accosti (cioè di approdi) riservati alle unità in transito, con particolare attenzione ai posti di ormeggio per i portatori di handicap.
  La lettera g) prevede la regolamentazione puntuale dei campi di ormeggio attrezzati per le unità da diporto autorizzate alla navigazione, prevedendo una riserva di ormeggi alle imbarcazioni a vela; la finalità della misura è individuata nella tutela dell'ecosistema e nella necessità di vietare l'ancoraggio al fondale nelle aree marine protette all'interno del campo boa (laddove sia presente un'area attrezzata con boe destinate all'ormeggio delle imbarcazioni, viene cioè vietato l'ancoraggio al fondale).
  La lettera h) prevede la destinazione d'uso per la nautica minore delle strutture demaniali, nonché dei pontili, arenili e piazzali che presentino caratteristiche idonee per essere utilizzate come ricovero a secco (dry storage, vale a dire lo stazionamento delle navi a terra nel periodo Pag. 83invernale) di piccole imbarcazioni, garantendo comunque la fruizione pubblica delle aree.
  La lettera i) prevede la revisione della disciplina della mediazione nei contratti di costruzione, di compravendita, di locazione, di noleggio di navi e nei contratti di trasporto marittimo al fine di adattarla alle specifiche esigenze e caratteristiche del settore della nautica da diporto.
  La lettera l) prevede la rivalutazione e semplificazione dei requisiti psicofisici, con particolare riferimento a quelli visivi e uditivi) per il conseguimento della patente nautica e revisione delle procedure di accertamento e certificazione degli stessi.
  La lettera m) prevede l'introduzione di una normativa semplificata della mediazione nel diporto.
  La lettera n) prevede la revisione dei titoli professionali del diporto; si prevede anche l'introduzione di un titolo semplificato per lo svolgimento dei servizi di coperta per unità da diporto. In proposito, la relazione illustrativa al testo iniziale del disegno di legge (A.S. 1167) individua la finalità del principio di delega nella necessità di rendere più agevole l'accesso al lavoro.
  La lettera o) prevede criteri di razionalizzazione ed economia delle risorse istituzionali destinate alle attività di controllo in materia di sicurezza della navigazione; in tale ottica il Corpo delle capitanerie di porto – Guardia costiera viene individuata come autorità competente in via esclusiva per la pianificazione e il coordinamento dei controlli, tenuto conto comunque, delle vigenti attribuzioni istituzionali in tale settore.
  La lettera p) prevede l'adeguamento del decreto legislativo n. 53/2011 di recepimento della direttiva 2009/16/CE in materia di norme internazionali per la sicurezza delle navi a quanto effettivamente previsto dalla direttiva 2009/16/CE in materia di controllo dello Stato di approdo, con particolare riferimento al corretto recepimento della definizione di interfaccia nave-porto e all'ambito di applicazione della normativa riguardante le imbarcazioni da diporto che si dedicano ad operazioni commerciali.
  La lettera q) prevede la revisione della disciplina in materia di sicurezza delle unità e delle dotazioni anche alla luce dell'adeguamento all'innovazione tecnologica.
  La lettera r) dispone l'equiparazione, a tutti gli effetti, alle strutture ricettive all'aria aperta, delle strutture organizzate per la sosta ed il pernottamento di turisti all'interno delle proprie imbarcazioni ormeggiate nello specchio acqueo appositamente attrezzato, secondo i requisiti stabiliti dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, sentiti i Ministeri dei beni e delle attività culturali e del turismo e dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.
  La lettera s) prevede l'inserimento della cultura del mare e dell'insegnamento dell'educazione marinara nei piani formativi scolastici, nel rispetto dei principi costituzionali e della normativa vigente, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, anche attraverso l'attivazione di specifici corsi e l'istituzione della giornata del mare nelle scuole.
  La lettera t) dispone l'istituzione della figura professionale dell'istruttore di vela, nel rispetto dei principi generali della sicurezza nautica e della salvaguardia della vita umana in mare, fatte salve le prerogative costituzionali delle regioni. Si prevede in particolare l'istituzione di un elenco nazionale, aggiornato degli istruttori professionali e si dispone che gli istruttori di vela siano in possesso del brevetto della Federazione italiana vela (FIV) o della Lega navale italiana (LNl).
  La lettera u) prevede la razionalizzazione delle attività di controllo delle unità da diporto, attraverso metodologie di verifiche atte ad evitare forme di accertamenti ripetuti a carico delle stesse unità in ambiti temporali limitati, nel rispetto della sicurezza nautica.
  Con la lettera v) si prevede la revisione della disciplina sanzionatoria per le violazioni commesse mediante l'utilizzo di un'unità da diporto, che dovrà avvenire Pag. 84aumentando l'entità delle sanzioni vigenti di un terzo, sia nel minimo che nel massimo edittale. La delega prevede altresì l'inasprimento delle sanzioni relative all'inosservanza delle velocità minime, anche da parte delle imbarcazioni commerciali, negli specchi d'acqua portuali, nei pressi di campi boa, di spiagge e di lidi, nel passaggio vicino ad imbarcazioni alla fonda e nella navigazione all'interno degli specchi acquei riservati alla balneazione.
  La lettera z) prevede, nell'ambito della revisione della disciplina sanzionatoria di cui alla precedente lettera v), che siano fissate sanzioni più severe a carico di coloro che conducono unità da diporto in stato di ebbrezza o sotto l'effetto di stupefacenti, nonché nei confronti di coloro che utilizzando unità da diporto causano danni ambientali, attraverso misure che, a seconda della gravità della violazione, vadano dal ritiro della patente al sequestro dell'unità da diporto.
  Con il principio di delega della lettera aa) si dispone la semplificazione dei procedimenti per l'applicazione e il pagamento delle sanzioni amministrative pecuniarie al fine di garantire l'efficacia del sistema sanzionatorio, in particolare prevedendo la graduazione delle sanzioni in funzione della gravità delle fattispecie, della frequenza e dell'effettiva pericolosità del comportamento, con l'introduzione anche di misure riduttive dell'entità delle sanzioni in caso di assolvimento dell'obbligo del pagamento in tempi ristretti, nonché l'ampliamento delle fattispecie incidenti nella materia della sicurezza nautica per le quali è prevista la sospensione e la revoca delle patenti nautiche.
  Con la lettera bb) si prevede l'adeguamento del codice alla direttiva 2013/53/UE entrata in vigore il 17 gennaio 2014 e relativa alle imbarcazioni da diporto e alle moto d'acqua e che abroga la precedente direttiva 94/25/CE. Si tratta della direttiva che stabilisce i requisiti per la progettazione e la fabbricazione di imbarcazioni da diporto e moto d'acqua, nonché per alcune tipologie di motori marini e per le unità da diporto oggetto di trasformazione rilevante. Il termine di recepimento fissato dalla direttiva stessa per gli Stati membri è il 18 gennaio 2016.
  Infine la lettera cc) prevede che dovrà essere disposta l'abrogazione espressa delle norme incompatibili.
  Il comma 3 dispone il raggiungimento dell'intesa, sugli schemi dei decreti legislativi di cui al comma 1, con la Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 281/1997.
  Il comma 4 prevede l'espressione del parere, sugli schemi dei decreti legislativi di cui al comma 1, da parte delle Commissioni parlamentari competenti per materia, anche per i profili finanziari.
  Il comma 5 prevede la possibilità per il Governo, di adottare uno o più decreti legislativi contenenti disposizioni correttive e integrative dei decreti legislativi di cui al comma 1, nel termine di diciotto mesi dalla data di entrata in vigore dei decreti legislativi di cui al comma 1, nel rispetto degli stessi princìpi e criteri direttivi previsti dal comma 2 e con le stesse modalità di cui al presente articolo.
  Il comma 6 conferisce al il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti la facoltà di adeguare il Regolamento di attuazione del Codice della nautica da diporto, di cui al decreto ministeriale 146/2008, tramite decreti ministeriali da adottare di concerto con i Ministri interessati ed al fine di assicurare piena compatibilità con le innovazioni introdotte nell'esercizio della delega.
  Il comma 7 contiene la clausola di invarianza finanziaria, disponendo che dai decreti legislativi di cui al comma 1 non dovranno derivare nuovi o maggiori oneri o diminuzioni di entrate a carico della finanza pubblica, né aggravio di spese per i cittadini.

  Rocco BUTTIGLIONE (AP) ringrazia il relatore per l'approfondita relazione e richiama l'attenzione dei colleghi su alcune questioni, meritevoli di approfondimento.
  Si tratta innanzitutto dei contenuti della lettera n), che prevede la revisione dei titoli professionali del diporto, e della lettera t), che istituisce la figura professionale Pag. 85dell'istruttore di vela, in possesso di brevetto nazionale. Occorre verificare che tali disposizioni non determinino una distorsione legislativa nel mercato del lavoro del settore, con riferimento in particolare al mutuo riconoscimento dei titoli in ambito europeo. Sottolinea la delicatezza del tema, sul quale chiede una verifica al relatore.
  Anche con riferimento alla lettera u), che prevede la razionalizzazione delle attività di controllo delle unità da diporto, si rischia facilmente, a suo avviso, di introdurre procedure anticoncorrenziali.
  Bisogna quindi verificare che le disposizioni in esame non si pongano in contrasto con i principi europei in materia di concorrenza, né che misure analoghe siano adottate da altri Stati membri.

  Gea SCHIRÒ (PD) sottolinea a sua volta la questione, sollevata dal collega Buttiglione, delle qualifiche professionali, e rileva come l'approvazione della riforma in esame rivesta particolare urgenza, anche per l'impatto sulla normativa, di derivazione europea, in materia di turismo costiero, già all'esame della XIV Commissione.
  Chiede quindi chiarimenti al relatore circa i temi delle aree di quarantena per le imbarcazioni e della certificazione RINA (Registro Italiano navale), che non sembrano affrontati dal provvedimento.

  Adriana GALGANO (SCpI) si associa alle richieste di chiarimento avanzate dai colleghi.
  In particolare, giudica assai rilevante quanto sottolineato dall'onorevole Buttiglione in ordine alla conformità delle disposizioni in esame con i principi europei in materia di concorrenza e di aiuti di Stato. Ricorda in proposito l'esame in XIV Commissione del decreto legge n. 1 del 2015 relativo all'ILVA di Taranto, sul quale il collega Buttiglione e lei stessa avevano manifestato perplessità in ordine alla conformità con la disciplina europea degli aiuti di Stato. Si apprende in questi giorni che, proprio per il medesimo motivo, imprenditori siderurgici tedeschi avrebbero chiesto alla Commissione europea di svolgere una verifica nei confronti dell'Italia. Ciò dimostra l'importanza del controllo che il Parlamento deve svolgere sulle decisioni assunte in ambito nazionale, se non vuole che le stesse, in sede europea, si ritorcano contro il Paese.
  Invita pertanto i colleghi a prendere coscienza delle scelte operate, che possono tramutarsi in punti di forza o di debolezza del sistema, e ricorda che altri paesi europei – cita il caso della Germania – intervengono in maniera assai più coordinata nel raccordo tra Parlamento, Governo e Istituzioni europee. Deve purtroppo sottolineare una forte carenza culturale su questi temi ed invita l'opposizione a riflettere sull'immagine di debolezza offerta dal Parlamento italiano che si è diviso sul Piano Juncker.

  Florian KRONBICHLER (SEL) ritiene che la divisione delle forze parlamentari sul Piano Juncker non possa in alcun modo essere un elemento negativo agli occhi dei partner europei e sottolinea come, anche in Germania, l'opposizione assuma spesso posizioni divergenti rispetto a quelle della maggioranza di Governo.

  Antonino MOSCATT (PD) si riserva un approfondimento sui rilievi formulati dai colleghi.

  Michele BORDO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

Documento di economia e finanza 2015.
Doc. LVII, n. 3 Governo.

(Parere alla V Commissione).
(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del documento in titolo.

  Michele BORDO, presidente, segnala che l'esame del provvedimento in Assemblea è previsto già a partire dal prossimo Pag. 86giovedì 23 aprile, e che la Commissione dovrà quindi esprimersi al più tardi entro mercoledì 22 aprile.

  Vanessa CAMANI (PD), relatrice, ricorda che il DEF costituisce il principale documento di programmazione della politica economica e di bilancio, che traccia, in una prospettiva di medio-lungo termine, gli impegni, sul piano del consolidamento delle finanze pubbliche, e gli indirizzi, sul versante delle diverse politiche pubbliche, adottati dall'Italia per il rispetto del Patto di Stabilità e Crescita europeo e il conseguimento degli obiettivi di crescita intelligente, sostenibile e solidale definiti nella Strategia Europa 2020. Il DEF enuncia, pertanto, le modalità e la tempistica attraverso le quali l'Italia intende conseguire il risanamento strutturale dei conti pubblici e perseguire gli obiettivi in materia di occupazione, innovazione, istruzione, integrazione sociale, energia e sostenibilità ambientale definiti nell'ambito dell'Unione europea.
  Il documento, che s'inquadra al centro del processo di coordinamento ex ante delle politiche economiche degli Stati membri dell'UE – il Semestre europeo – è presentato alle Camere, per le conseguenti deliberazioni parlamentari, entro il 10 aprile di ciascun anno, al fine di consentire alle Camere di esprimersi sugli obiettivi programmatici di politica economica in tempo utile per l'invio al Consiglio dell'Unione europea e alla Commissione europea, entro il successivo 30 aprile, del Programma di Stabilità e del Programma Nazionale di Riforma (PNR). Ricordo che il calendario comune di bilancio è regolato dal Regolamento UE n. 473/2013 recante disposizioni comuni per il monitoraggio e la valutazione dei documenti programmatici di bilancio e per la correzione dei disavanzi eccessivi negli Stati membri della zona euro.
  Quanto alla struttura, il DEF si compone di tre sezioni e di una serie di allegati. In particolare, la prima sezione espone lo schema del Programma di Stabilità, che deve contenere tutti gli elementi e le informazioni richiesti dai regolamenti dell'Unione europea e, in particolare, dal nuovo Codice di condotta sull'attuazione del Patto di stabilità e crescita, con specifico riferimento agli obiettivi di politica economica da conseguire per accelerare la riduzione del debito pubblico.
  Nella seconda sezione sono indicate le regole generali sull'evoluzione della spesa delle amministrazioni pubbliche, in linea con l'esigenza, evidenziata in sede europea, di individuare forme efficaci di controllo dell'andamento della spesa pubblica.
  La terza sezione reca, infine, lo schema del Programma Nazionale di riforma (PNR) che, in coerenza con il Programma di Stabilità, definisce gli interventi da adottare per il raggiungimento degli obiettivi nazionali di crescita, produttività, occupazione e sostenibilità delineati dalla nuova Strategia «Europa 2020».
  In allegato al DEF sono indicati gli eventuali disegni di legge collegati alla manovra di finanza pubblica, da presentarsi alle Camere entro il mese di gennaio. In base alla legge di contabilità nazionale, inoltre devono essere riportate una serie d'informazioni supplementari: una relazione di sintesi sugli interventi realizzati nelle aree sottoutilizzate e sui risultati conseguiti; il Programma delle infrastrutture strategiche, previsto dalla «Legge obiettivo» e il relativo stato di avanzamento; un documento relativo allo stato di attuazione degli impegni per la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra; un documento recante l'esposizione delle risorse del bilancio dello Stato destinate alle singole regioni; il rapporto sullo stato di attuazione della legge di contabilità e finanza pubblica.
  Con riferimento al quadro complessivo e agli obiettivi di politica economica, il Programma di Stabilità, contenuto nella sezione I del DEF, indica che l'economia italiana nell'ultimo trimestre del 2014 è uscita dalla recessione, in linea con quanto attestato all'interno della Nota di Aggiornamento al DEF 2014. Nella media annua il PIL reale ha ancora avuto una variazione negativa (-0,4 per cento), a fronte di crescita nominale dello 0,4 per cento. Pag. 87
  Nel corso del 2014 gli interventi di politica economica sono stati finalizzati al rilancio dell'economia attraverso azioni mirate al sostegno dei redditi da lavoro, la riduzione del carico fiscale e il completamento dei pagamenti dei debiti commerciali arretrati delle Amministrazioni pubbliche. Nonostante il perdurare di una fase di debolezza ciclica e a dispetto della ulteriore contrazione del PIL, il Governo è riuscito a garantire l'equilibrio dei conti pubblici e il rispetto degli impegni europei.
  L'indebitamento netto nel 2014 è rimasto entro la soglia del 3,0 per cento del PIL, l'avanzo primario continua a collocarsi tra i più elevati nell'Area dell'Euro e la spesa per interessi passivi prosegue un trend discendente.
  L'economia italiana è entrata in una fase di ripresa, contrassegnata in prospettiva da dinamiche abbastanza favorevoli del commercio estero e da una graduale stabilizzazione della domanda interna. Nel corso del 2015 si ritiene che la situazione del mercato del lavoro mostrerà dei primi segnali di miglioramento, anche per effetto delle agevolazioni fiscali e contributive introdotte dai provvedimenti adottati, con una riduzione graduale del tasso di disoccupazione negli anni successivi. Resta elevato, ancora per quest'anno, lo scostamento tra il prodotto interno lordo e il suo valore potenziale. Tale differenza risulta essere superiore rispetto alla soglia considerata rilevante secondo la metodologia europea in condizioni congiunturali normali, configurando la presenza un contesto economico severo.
  Le nuove linee interpretative delle regole previste dal Patto di Stabilità e Crescita consentono in tale situazione una correzione del saldo strutturale ridotta.
  Dall'andamento dei conti pubblici emerge un altro andamento importante. Finalmente si è interrotta la caduta degli investimenti pubblici, da questo punto di vista il recupero nei livelli registrato nel 2015 rappresenta un segnale rilevante. L'accelerazione imposta dal Governo al processo di riforma permette, in base ai criteri europei, l'uso della flessibilità per le riforme strutturali nel 2016, permettendo un percorso di aggiustamento di bilancio più graduale. Le importanti riforme strutturali, annunciate e in parte già avviate, contribuiranno a migliorare il prodotto potenziale dell'economia italiana e comporteranno nel medio periodo un miglioramento strutturale del saldo di bilancio e della sua sostenibilità nel tempo.
  Di conseguenza il Governo, pur potendo raggiungere il pareggio di bilancio in termini strutturali (MTO) già nel 2016, ritiene opportuno confermare l'obiettivo del Draft Budgetary Plan (DBP) conseguendo tale obiettivo nel 2017. Nel triennio 2015-2018 sono pertanto confermati gli obiettivi di indebitamento netto indicati nel DBP 2015, pari al 2,6 per cento del PIL nel 2015, 1,8 per cento nel 2016, 0,8 per cento nel 2017 e un saldo nullo nel 2018. Nel 2019 è atteso un surplus nominale pari allo 0,4 per cento del PIL.
  Nel 2015, lo spazio di manovra rispetto all'indebitamento tendenziale, anche in considerazione del particolare contesto macroeconomico, sarà utilizzato per rafforzare l'implementazione delle riforme strutturali già avviate. Successivamente, nel rispetto degli obiettivi di finanza pubblica indicati, il Governo si impegna a disattivare l'entrata in vigore delle clausole di salvaguardia poste a garanzia dei saldi di finanza pubblica dalle precedenti Leggi di Stabilità, e a proseguire il percorso di avvicinamento all'obiettivo del pareggio di bilancio strutturale con ulteriori interventi di revisione della spesa pubblica e altri risparmi.
  In base all'andamento programmatico, l'avanzo primario in termini nominali aumenterà progressivamente, raggiungendo il 4,0 per cento nel 2019, mentre il rapporto debito/PIL inizierà a ridursi a partire dal 2016, assicurando nel 2018 il pieno rispetto della regola del debito posta dal Patto di Stabilità e Crescita.
  Ricorda infine che le previsioni macroeconomiche del Documento di Economia e Finanza sono sottoposte alla validazione dell'Ufficio Parlamentare di Bilancio (UPB), tenendo presente che lo scenario macroeconomico tendenziale ha già ottenuto la validazione dell'Ufficio. Pag. 88
  Nel Programma Nazionale di Riforma (PNR), contenuto nella Sezione III del DEF, che ha la funzione, tra le altre, di prospettare un'agenda di interventi funzionali al conseguimento degli obiettivi della Strategia Europa 2020 e all'attuazione degli indirizzi sulle politiche pubbliche formulati dalle istituzioni europee nei confronti dell'Italia, sono richiamate le Raccomandazioni del Consiglio UE dell'8 luglio 2014 (CSR – Country Specific Recommendation), a chiusura del semestre europeo 2014, emanate sulla base delle valutazioni della Commissione europea sul PNR e sul Programma di stabilità contenuti nel DEF 2014.
  Ricorda che le Raccomandazioni specifiche per l'Italia si riferiscono ad otto ambiti di intervento: sostenibilità delle finanze pubbliche, sistema fiscale, efficienza e qualità della Pubblica Amministrazione, sistema finanziari, mercato del lavoro, istruzione e formazione, semplificazione e concorrenza, infrastrutture.
  Le indicazioni dell'Unione Europea nei confronti del nostro Paese si basano sulle considerazioni generali rivolte all'insieme degli Stati membri contenute nell'Analisi annuale della crescita per il 2015, nella quale la Commissione illustra le principali caratteristiche del proprio programma per l'occupazione della crescita, individuando le ulteriori misure a livello di Unione che consentano agli Stati membri di ritornare a livelli di crescita più sostenuti e realizzare progressi verso lo sviluppo sostenibile, richiedendo a tal fine un deciso impegno al cambiamento e ad agire diversamente a livello nazionale. Nelle conclusioni la Commissione propone che l'UE miri a un approccio integrato in materia di politica economica che poggia su tre pilastri principali, che dovranno necessariamente essere interconnessi: rilancio degli investimenti, accelerazione delle riforme strutturali e perseguimento di un risanamento di bilancio favorevole alla crescita e responsabile. Gli Stati membri dovrebbero innanzitutto appoggiare il piano di investimenti (Piano Juncker) da 315 miliardi di euro e dovrebbero impegnarsi ad approvare le modifiche normative necessarie per istituire il nuovo fondo proposto entro fine giugno 2015. Gli Stati membri dovrebbero inoltre impegnarsi a raggiungere almeno l'obiettivo di raddoppiare complessivamente l'uso degli strumenti finanziari innovativi utilizzati per attuare progetti nel quadro dei fondi strutturali e di investimento europei nei prossimi tre anni. L'approccio integrato proposto dovrebbe essere attuato a livello nazionale in funzione della situazione di ogni Stato membro e richiede un maggiore coinvolgimento dei parlamenti nazionali, delle parti sociali e delle parti interessate nel semestre europeo. La razionalizzazione del semestre europeo 2015 costituirà un primo passo in questa direzione.
  Contestualmente all'Analisi annuale della crescita per il 2015 la Commissione europea ha pubblicato la Relazione 2015 sul meccanismo di allerta per la prevenzione degli squilibri macroeconomici, nella quale sono riportate le analisi specifiche relative a ciascun paese, prodotte nel marzo 2015. Si tratta di un documento che fa parte del c.d. «pacchetto sulla sorveglianza», che muove dall'Analisi annuale della crescita, prosegue con il Meccanismo di allerta e si conclude, di norma nel mese di luglio, con l'adozione delle Raccomandazioni specifiche per ciascun Stato membro. Al momento la procedura sugli squilibri macroeconomici concerne 16 Paesi.
  Per quanto concerne l'Italia, l'esame approfondito è riportato nella «Relazione per paese relativa all'Italia 2015» del 18 marzo 2015. Quanto ai profili economici, la Relazione muove dalla considerazione che, dopo una prolungata contrazione, la crescita dovrebbe tornare su valori positivi nel 2015, pur rimanendo ben al di sotto della media UE, e il rapporto debito pubblico/PIL dovrebbe aumentare ulteriormente. Di cruciale importanza per la ripresa, trainata dalle esportazioni, sono la domanda esterna e l'andamento dell'inflazione. Il persistere di bassi livelli di crescita della produttività continua tuttavia a perpetuare gli squilibri macroeconomici dell'Italia, ossia il livello molto elevato del debito pubblico e la debolezza della competitività esterna. A sua volta, peraltro, il Pag. 89livello molto elevato del debito pubblico continua a pesare considerevolmente sull'economia italiana e a rappresentare una delle maggiori fonti di vulnerabilità, specialmente in un contesto di prolungata debolezza della crescita. Quanto alla competitività, non si sono ancora registrati miglioramenti: la debole crescita della produttività continua a spingere al rialzo il costo del lavoro per unità di prodotto, mentre i fattori non di costo restano sfavorevoli; gli investimenti, inoltre, sono stati duramente colpiti dalla crisi, il che ha aggravato il deterioramento a lungo termine della loro qualità.
  Per gli aspetti macroeconomico-strutturali e strutturali, la Relazione rileva poi come le carenze della pubblica amministrazione e del sistema giudiziario compromettano la qualità del contesto imprenditoriale e riducano la capacità di attuare efficacemente le riforme. La mancanza di concorrenza sui mercati del prodotto, le carenze infrastrutturali e i bassi livelli di spesa per ricerca e sviluppo, in particolare da parte delle imprese, ostacolano la crescita della produttività. Continua a permanere bassa la partecipazione al mercato del lavoro e le politiche attive del mercato medesimo sono deboli. Il sistema dell'istruzione italiano continua a soffrire di problemi mai risolti, il sistema fiscale ostacola l'efficienza economica e si accentuano le disparità sociali e regionali e, da ultimo, la revisione della spesa (spending review) non fa ancora parte del normale processo di bilancio, e anche il programma di privatizzazioni ha subito ritardi nel 2014.
  In presenza di questa analisi, la Relazione rileva nel contempo alcuni fattori positivi, rilevando come nel complesso l'Italia abbia compiuto qualche progresso nel dar seguito alle raccomandazioni del 2014, in quanto è stato ridotto in misura significativa l'onere fiscale sul lavoro; la riforma in corso del mercato del lavoro potrebbe consentire di risolvere antiche rigidità e di migliorare l'allocazione delle risorse; qualche progresso è stato compiuto nel miglioramento del sistema dell'istruzione, nonché della governance e della resilienza del settore bancario; sono stati presi i primi provvedimenti per semplificare le istituzioni e l'amministrazione e, nel febbraio 2015, il Governo ha adottato un disegno di legge in materia di concorrenza.
  Ne derivano alcune importanti sfide politiche che ricomprendono il risanamento di bilancio favorevole alla crescita; l'attuazione delle riforme strutturali per accrescere la produttività; il superamento delle strozzature infrastrutturali; una maggiore efficienza del sistema fiscale e della pubblica amministrazione, ivi compreso il sistema giudiziario.
  Per completare il quadro delle procedure dell'Unione Europea sulle posizioni di bilancio degli Stati membri, vorrei da ultimo rammentare la procedura per i disavanzi eccessivi ai sensi dell'articolo 126 del Trattato sul funzionamento dell'Unione Europea, in base alla quale la Commissione esamina la conformità alla disciplina di bilancio con riguardo ai due parametri del disavanzo pubblico – con riguardo al valore soglia del 3 per cento – e del rapporto debito/ Pil, con riguardo al valore di riferimento del 60 per cento. Nella Relazione COM(2015)113 final del 27 febbraio 2015, sulla base dei dati esposti nel Documento Programmatico di Bilancio 2015 dell'Italia, la Commissione europea ha valutato che questo espone un dato previsionale di disavanzo per tale anno che si pone all'interno del valore di riferimento del 3 per cento del Pil; quanto al rapporto debito/Pil, pur in presenza di valori che sotto il profilo nominale degli stessi sembrano non soddisfare il parametro di riferimento della riduzione del debito, considerando alcuni fattori significativi che possono incidere positivamente sul parametro medesimo, il criterio del debito risulta attualmente soddisfatto.

  Rocco BUTTIGLIONE (AP) osserva preliminarmente come, sotto il profilo della congruità con la normativa dell'Unione europea, il documento in esame non evidenzi aspetti critici, anche perché è il frutto di una intesa, in sede europea, che si manifesta con una certa tolleranza delle Pag. 90Istituzioni comunitarie nei confronti del nostro Paese.
  Si tratta di un importante risultato politico raggiunto dal Governo, che è riuscito ad ottenere credito da parte dell'Europa; occorre però meritare la fiducia che l'Europa ci concede ed intervenire rapidamente. Sottolinea infatti che se il Paese non sarà capace di stimolare una vera ripresa della produzione, tra pochi anni – quando la «droga» rappresentata dal quantitative easing avrà terminato i suoi effetti sull'economia – l'Italia si ritroverà in una situazione ancora più grave. Occorre perciò essere rigorosi, ed intervenire con misure rapide e incisive.
  Quanto poi al cosiddetto «tesoretto», del quale tanto si parla in questi giorni con diverse ipotesi di destinazione, auspica che tutte le risorse disponibili siano destinate ad investimenti sulla produttività, abbassando il carico fiscale e portando a compimento una riforma della giustizia e, al fine di ridurre il carico burocratico che pesa sulle imprese e sulle famiglie, della pubblica amministrazione.
  Ritiene opportuno che questo tema possa trovare adeguato spazio nella proposta di parere che la Commissione sarà chiamata ad esprimere.

  Elvira SAVINO (FI-PdL) esprime un giudizio negativo sul DEF, condiviso da molti analisti economici, da organismi internazionali quali l'OCSE e dall'Ufficio parlamentare di bilancio.
  Quanto al ’tesoretto’, sottolinea come si tratti di un puro artificio contabile, frutto della differenza tra l'obiettivo programmatico e quello tendenziale del rapporto deficit-PIL, che viene utilizzato dal Governo con finalità puramente elettorali e il cui ammontare dovrà invece essere coperto, una volta superate le elezioni amministrative di fine maggio, con ulteriori prelievi fiscali.
  Auspica che il premier cessi di raccontare favole agli italiani, in un Paese che cresce la metà rispetto agli altri Stati dell'eurozona.

  Florian KRONBICHLER (SEL) rileva come l'illustrazione della relatrice riproduca fedelmente lo spirito enfatico del Documento di economia e finanza, rispetto al quale si pone un problema di credibilità. Il documento è un esempio di incoerenza e di contraddittorietà, poiché le prognosi ottimistiche sono puntualmente contraddette dalla realtà dei fatti. La tecnica usata è quella di evocare crescite future, non facilmente contestabili; il vero problema del DEF è di essere un assembramento di numeri dove il pensiero appare figlio della speranza più che della realtà.

  Paolo TANCREDI (AP) ringrazia la relatrice per l'approfondita analisi svolta e ricorda che il Documento di economia e finanza costituisce un pilastro del Semestre europeo, il processo di coordinamento ex ante delle politiche economiche degli Stati membri dell'UE.
  Richiama quindi il tema della credibilità dell'Italia sollevato dall'onorevole Buttiglione, per sottolineare come in questi ultimi anni il Paese abbia senz'altro fatto grandi passi in avanti in tale ambito, come peraltro alcuni dati contabili dimostrano senza possibilità di smentita. Senz'altro positivo appare, da questo punto di vista, anche il lavoro svolto dal Governo italiano nel corso del semestre di presidenza del Consiglio dell'Unione europea.
  Sottolinea quindi il rilievo del PNR, che non riceve ancora a suo avviso sufficiente attenzione da parte del Governo e del Parlamento. Occorre invece intervenire con forza anche sul fronte del coordinamento nazionale delle politiche europee e, sotto questo profilo, riterrebbe opportuno dare più spazio al ruolo del Comitato interministeriale per gli Affari europei (CIAE), di cui all'articolo 2 della Legge n. 234 del 2012, appena citato nel DEF. Auspica che nel parere possa essere posta maggiore enfasi sulla necessità di coordinare la legislazione nazionale con gli obiettivi europei, al fine di lavorare con efficacia – come tante volte si è detto in XIV Commissione – nella cosiddetta fase ascendente.

  Adriana GALGANO (SCpI) condivide la necessità di porre l'accento sul problema Pag. 91della scarsa produttività dell'Italia rispetto ad altri paesi europei. Sottolinea inoltre come un tema di grande rilievo, che pure non viene mai citato nel Documento di economia e finanza, sia quello della semplificazione normativa, che sarebbe a costo zero e che libererebbe grandi energie. Auspica che il parere che la XIV Commissione dovrà esprimere possa richiamare questo aspetto.
  Quanto, infine, alle previsioni del DEF, osserva come negli ultimi anni non siano mai state rispettate. A fronte di tale aleatorietà invita alla cautela nella elargizione di ipotetici tesoretti: meglio sarebbe – ove vi fossero risorse eccedenti – tenerle da parte per future situazioni di difficoltà.

  Tea ALBINI (PD) ringrazia la relatrice per l'illustrazione svolta, che mette in luce l'apprezzabile azione del Governo. Si tratta tuttavia, per diversi aspetti, di previsioni ancora da verificare, e occorre comprendere se tutte le prospettive saranno confortate da risultati adeguati.
  Anche l'ipotesi di un tesoretto, che nasce da una stima contabile della differenza tra deficit tendenziale e deficit programmato, deve trovare conferma, né appare a suo avviso scongiurato il problema di reperimento delle risorse al fine di non attivare la clausola di salvaguardia. Sul punto ritiene opportuno procedere con molta cautela, sfruttando al meglio i fattori positivi – diminuzione del prezzo del petrolio, quantitative easing, diminuzione dello spread – anche in considerazione della crescita ancora molto misurata del Paese.
  Auspica che tale preoccupazione possa trovare spazio nella proposta di parere.

  Vanessa CAMANI (PD), relatrice, ringrazia gli intervenuti per il contributo offerto al dibattito e, tenuto conto dei ristretti tempi a disposizione della Commissione per l'esame del provvedimento, invita i colleghi a far pervenire le proprie considerazioni, ai fini della formulazione del parere.
  Condivide l'interpretazione data dall'onorevole Tancredi, che ha evidenziato come il DEF mostri in controluce il lavoro svolto dal Governo italiano nel corso del semestre di presidenza del Consiglio dell'Unione europea e dimostri che i margini di flessibilità che l'Europa ci concede rappresentano un importante risultato politico di questo Governo. Ritiene ingenerosi, invece, i giudizi circa l'incapacità di questo Governo di proporre nuovi modelli, anche nei rapporti con l'Unione europea, e ritiene che il documento in esame non sia frutto di facile entusiasmo, quanto della responsabilità che l'Esecutivo assume a fronte di una situazione economica particolarmente complessa.
  Il Governo sta lavorando proficuamente, sfruttando quelle che sono state definite da alcuni colleghi «droghe» dell'economia, con una serie di riforme strutturali, a partire da quella del mercato del lavoro. Occorre che il Parlamento faccia la sua parte, nella consapevolezza che la crisi e le difficoltà economiche della zona Euro non si affrontano solo con tagli della spesa. L'impiego di risorse pubbliche non può essere interpretato come un regalo elettorale, ma deve essere letto nella finalità di un'inversione del trend negativo in atto, nella consapevolezza che i problemi principali dal Paese sono quelli della scarsa produttività e competitività. Ritiene che l'impegno al superamento delle clausole di salvaguardia contenuto nel DEF sia un impegno qualificante del Governo, che sottolineerà nella proposta di parere che si riserva di formulare.

  Michele BORDO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 15.35.

SEDE REFERENTE

  Mercoledì 15 aprile 2015. — Presidenza del presidente Michele BORDO.

  La seduta comincia alle 15.35.

Pag. 92

Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea – Legge europea 2014.
C. 2977 Governo.

(Seguito dell'esame e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in titolo, rinviato nella seduta del 14 aprile 2015.

  Florian KRONBICHLER (SEL) prende atto delle numerose procedure di infrazione a carico dell'Italia e della necessità di recuperare i ritardi accumulati, che espongono il Paese a sanzioni pecuniarie ingenti. Sotto tale profilo si chiede se non sarebbe opportuno un rafforzamento delle strutture di Governo dedicate agli affari europei.

  Michele BORDO, presidente e relatore, ricorda che il Dipartimento per gli Affari europei della Presidenza del Consiglio, e il Sottosegretario con delega agli Affari europei Sandro Gozi, operano con ottimi risultati in tale ambito.
  Condivide certamente la necessità di intervenire maggiormente nella fase ascendente, così come nella fase di recepimento del diritto dell'Unione europea. Sottolinea peraltro come negli ultimi anni l'esame parlamentare dei provvedimenti volti all'adeguamento dell'ordinamento italiano alla normativa dell'UE sia divenuto molto più efficiente, anche a seguito dell'approvazione della legge n. 234 del 2012. Ricorda come fino a pochi anni fa l'esame dei disegni di legge comunitaria fosse caratterizzato da un iter lento e complesso, nel corso del quale i provvedimenti divenivano delle vere e proprie leggi omnibus, occasione per introdurre disposizioni che nulla avevano a che vedere con l'adempimento degli obblighi europei. Da allora molti passi in avanti sono stati fatti, come è dimostrato anche dalla sensibile riduzione del numero di procedure di infrazione. Sottolinea in ogni caso come un rapido esame della Legge europea consentirà, come ha già sottolineato in sede di relazione sul provvedimento, di risolvere diverse procedure di contenzioso a carico dell'Italia.
  Nessun altro chiedendo di intervenire rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea relativa all'anno 2013.
Doc. LXXXVII, n. 2.

(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del documento in oggetto.

  Marco BERGONZI (PD), relatore, rileva che la Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea relativa all'anno 2013 è stata presentata dal Governo alle Camere ai sensi dell'articolo 13, comma 2, della legge n. 234 del 2012.
  In base a tale disposizione, la Relazione dovrebbe essere trasmessa alle Camere, entro il 28 febbraio di ogni anno, «al fine di fornire al Parlamento tutti gli elementi conoscitivi necessari per valutare la partecipazione dell'Italia all'Unione europea» nell'anno precedente. A questo scopo, il documento deve indicare:
   a) gli sviluppi del processo di integrazione europea, con particolare riguardo alle attività del Consiglio europeo e del Consiglio, alle questioni istituzionali, alla politica estera e di sicurezza comune nonché alle relazioni esterne dell'Unione europea, ai settori della giustizia e degli affari interni e agli orientamenti generali delle politiche dell'Unione;
   b) la partecipazione dell'Italia al processo normativo dell'UE e in generale alle attività delle istituzioni europee per la realizzazione delle principali politiche settoriali, con particolare riferimento alle linee negoziali che hanno caratterizzato l'azione italiana;
   c) dati consuntivi e una valutazione di merito della predetta partecipazione, Pag. 93anche in termini di efficienza ed efficacia dell'attività svolta in relazione ai risultati conseguiti;
   d) l'attuazione in Italia delle politiche di coesione economica, sociale e territoriale, l'andamento dei flussi finanziari verso l'Italia e la loro utilizzazione, con riferimento anche alle relazioni della Corte dei conti europea, accompagnati da una valutazione di merito sui principali risultati annualmente conseguiti;
   e) il seguito dato e le iniziative assunte in relazione ai pareri, alle osservazioni e agli atti di indirizzo delle Camere, nonché delle regioni, a livello di giunte e di assemblee.

  In sostanza, a differenza della Relazione programmatica – che indica le grandi priorità e linee di azione che il Governo intende perseguire a livello europeo nell'anno di riferimento – il documento in esame dovrebbe recare un rendiconto dettagliato delle attività svolte e delle posizioni assunte dall'Italia nell'anno precedente, al fine di consentire alle Camere di verificare l'adeguatezza e l'efficacia dell'azione negoziale italiana e la sua rispondenza rispetto agli indirizzi parlamentari.
  Si tratta dunque, secondo l'impianto della legge n. 234 del 2012 del principale strumento per l'esercizio della funzione di controllo ex post del Parlamento sulla condotta del Governo nelle sedi decisionali dell'Unione europea. In particolare, la Relazione dovrebbe consentire al Parlamento di verificare se ed in quale misura il Governo si è attenuto all'obbligo, previsto dall'articolo 7 della medesima legge, di rappresentare a livello europeo una posizione coerente con gli indirizzi espressi dalle Camere in merito a specifici atti o progetti di atti; la medesima disposizione impone al Presidente del Consiglio dei Ministri ovvero il Ministro per le politiche europee di riferire regolarmente alle Camere del seguito dato agli indirizzi parlamentari e, nel caso in cui il Governo non abbia potuto conformarsi agli indirizzi in questione, di riferire tempestivamente alle Camere, fornendo le appropriate motivazioni della posizione assunta.
   La Relazione per il 2013 giunge purtroppo all'esame della Camera, cui è stata trasmessa il 27 marzo scorso, ad oltre un anno dalla scadenza del termine per la sua presentazione, il 28 febbraio 2014. Ciò rende priva di utilità una verifica puntuale dei suoi contenuti perché divenuti obsoleti alla luce dei numerosi ed importanti sviluppi del quadro istituzionale e normativo europeo e nazionale: gran parte dei dossier negoziali richiamati nel documento si sono nel frattempo conclusi e si riferiscono ad una legislatura europea che si è chiusa nell'aprile dello scorso anno; nello scorso novembre è entrata in carica la nuova Commissione europea ed è cambiato il Presidente del Consiglio europeo; si sono succeduti tre turni semestrali di Presidenza del Consiglio, tra cui, da ultimo, quello italiano. E, soprattutto, è cambiato il Governo italiano in carica, per cui l'esame della Relazione non consentirebbe neppure di far valere propriamente alcun meccanismo di responsabilità politica: nei primi quattro mesi dell'anno oggetto della relazione, il 2013, è stato in carica il Governo Monti, nei successivi otto mesi (e fino al 22 febbraio 2014) il Governo Letta.
  L'obiettivo residuo dell'esame della Relazione consuntiva 2013 non può e non deve essere dunque quello di formulare un giudizio «storico» sulla politica europea dei due precedenti Governi ma piuttosto quello di identificare i fattori strutturali di forza e di debolezza della partecipazione italiana alla formazione e all'attuazione della normativa e delle politiche dell'Unione europea.
  Pertanto nella relazione introduttiva, dopo aver richiamato brevemente i principali contenuti del documento, intende soffermarsi soprattutto sulla sua struttura e articolazione, al fine di verificarne la rispondenza alle previsioni della legge n. 234 del 2012, e sugli aspetti metodologici che possono contribuire ad un effettivo miglioramento dell'intervento del nostro Paese nei processi decisionali europei.Pag. 94
  In tal modo l'esame presso la XIV Commissione e la risoluzione che sarà approvata in Assemblea potranno anche concorrere ad un affinamento della Relazione consuntiva per il 2014 che il Governo sta predisponendo e, più in generale, al rafforzamento dei raccordi tra il Parlamento e il Governo stesso.
  La Relazione è articolata – come indicato nella sua premessa – in tre grandi capitoli che seguono lo stesso impianto tematico ed espositivo adottato per la Relazione programmatica 2014.
  Il primo capitolo è dedicato agli sviluppi del processo di integrazione europea e del quadro istituzionale e consta, a sua volta di due parti profondamente eterogenee; nella prima, concernente le questioni istituzionali, si illustrano brevemente le realizzazioni delle due Presidenze semestrali del Consiglio nel 2013 (Irlanda e Lituania) nonché il negoziato sulla proposta di regolamento relativo allo statuto dei partiti politici europei, approvata poi nel corso del 2014, poco prima della scadenza della legislatura europea; nella seconda parte, intitolata «politiche macroeconomiche», si tratta in realtà di tutte le questioni riconducibili lato sensu alle politiche economiche, monetarie, fiscali e di bilancio. Particolare attenzione viene riservata alle proposte relative alla creazione di un'autentica Unione economica e monetaria e di un governo europeo dell'economia, all'avvio della procedura del semestre europeo per il coordinamento ex ante delle politiche economiche che si è poi svolta nel 2014, alla creazione di un'Unione bancaria, nei suoi vari pilastri, al negoziato sul quadro finanziario pluriennale 2014-2020, alle misure adottate in materia di fiscalità e dogane nonché di mercati finanziari e all'attuazione della politica di coesione nel 2013 ed ai flussi finanziari tra Ue e Italia nel medesimo anno.
  Il secondo capitolo della Relazione, intitolato «partecipazione dell'Italia al processo decisionale e all'attività dell'Unione», illustra l'azione svolta dal Governo nell'ambito delle varie politiche settoriali dell'Unione. Si tratta conseguentemente della parte più poderosa e complessa del documento – di cui occupa circa 200 pagine –, ricca di indicazioni dettagliate spesso relative a questioni specialistiche e tecnicamente complesse. Alla luce delle considerazioni svolte in premessa, sarebbe di scarsa utilità in questa sede richiamare quanto riportato dalla relazione per ciascuna politica o settore di attività dell'Unione, trattandosi in massima parte di negoziati già conclusi o di temi ampiamente superati dal dibattito istituzionale successivo.
  Il terzo ed ultimo capitolo della Relazione concerne il funzionamento degli strumenti per la partecipazione dell'Italia al processo di integrazione europea. In tale contesto, sono anzitutto illustrate le attività svolte dal Governo nella fase di formazione della posizione italiana su progetti di atti dell'UE, con particolare riguardo al ruolo del Comitato interministeriale per gli affari dell'UE (CIAE) e dei nuclei di valutazione degli atti europei istituiti dalla legge 234 del 2012.
  Di particolare interesse sono i dati relativi ai flussi di atti e documenti trasmessi dal Governo alle Camere ai sensi dell'articolo 6 della medesima legge: oltre 6.700 progetti di atti dell'UE, di cui poco più di 150 progetti legislativi e 160 documenti prelegislativi segnalati dal Governo stesso in ragione della loro particolare rilevanza; 73 relazioni tecniche su progetti legislativi UE predisposte dalle amministrazioni competenti. Ai sensi dell'articolo 4, comma 3, della legge n. 234 sono state inoltre inoltrate alle Camere nel corso del 2013 163 relazioni e note predisposte dalla Rappresentanza permanente d'Italia presso UE.
  Queste cifre – che peraltro sono cresciute ulteriormente nel 2014 – sembrano indicare un buon livello di attuazione degli obblighi informativi posti in capo al Governo ma anche la complessità dell'opera di selezione dei progetti di atti dell'UE da sottoporre ad esame parlamentare, problema sul quale di recente è stata svolta un'accurata riflessione nell'ufficio di Presidenza della XIV Commissione.
  Il terzo capitolo della Relazione riporta quindi in dettaglio le misure legislative e Pag. 95non legislative poste in essere da Parlamento e Governo per l'attuazione del diritto dell'UE nell'ordinamento italiano nonché per la soluzione delle procedure di infrazione. Si indicano naturalmente dati oramai obsoleti, ma utili al fine di fornire il parametro di riferimento per apprezzare gli ulteriori progressi conseguiti nel corso del 2014 in termini di riduzione delle infrazioni pendenti nei confronti del nostro Paese.
  Infine, nel medesimo capitolo, si dà conto delle iniziative assunte in materia di comunicazione sulle attività dell'Unione e delle modalità di partecipazione delle regioni, delle province autonome e degli enti locali alle attività dell'Unione nelle fasi di formazione e attuazione della normativa europea.
  La Relazione è accompagnata da sette allegati, tra cui l'elenco dei Consigli europei e dei Consigli svoltisi nel corso del 2012, con l'indicazione degli argomenti trattati e l'elenco dei provvedimenti regionali di attuazione di direttive europee.
  La Relazione in esame – fatte salve le considerazioni già formulate in merito alla sua tardiva trasmissione – costituisce un forte progresso rispetto alle Relazioni consuntive precedenti che erano state oggetto di critiche severe nelle risoluzioni approvate dalla Camera, in quanto, in evidente contrasto con il dettato della legge, si risolvevano in una ricostruzione dettagliata e talora disordinata delle iniziative delle Istituzioni europee senza alcuna indicazione delle posizioni assunte dall'Italia e del seguito dato agli indirizzi parlamentari.
  La Relazione per il 2013 invece non si limita ad una cronaca di quanto avvenuto a livello europeo ma, in linea generale, riporta la posizione rappresentata dal Governo nei negoziati sui singoli atti e progetti di atti e richiama gli indirizzi parlamentari, risultando, sia pure con alcune lacune, conforme alle previsioni dell'articolo 13 della legge n. 234.
  Il miglioramento più sensibile rispetto alle Relazioni precedenti concerne soprattutto i primi due capitoli che illustrano in modo molto accurato (e, nel caso del primo capitolo, allo stesso tempo agile) la linea negoziale seguita dal Governo sui principali dossier esaminati nelle sedi decisionali europee nel 2013, evidenziandone in diversi casi anche l'evoluzione a fronte di profili di criticità del negoziato. Ciò consente di verificare la coerenza e l'efficacia dell'azione europea del nostro Paese, oltre che la sua rispondenza agli atti di indirizzo adottati dalla Camera e al Senato con riferimento a specifici progetti o questioni.
  Sarà necessario operare nella relazione per il 2014 un ulteriore salto di qualità, indicando in modo ancor più sistematico e puntuale il contributo degli indirizzi parlamentari alla formazione della posizione italiana.
  In senso negativo va segnalata la mancata menzione delle risoluzioni approvate, da Senato e Camera prima dei Consigli europei che si sono svolti nel corso del 2013, le quali contenevano numerose e importanti indicazioni in merito a questioni e temi di carattere generale, tra cui la nuova governance economica e le iniziative per la crescita. La funzione di questi atti di indirizzo trascende le specifiche riunioni del Consiglio europeo cui si riferiscono, in quanto definiscono le linee generali della politica europea dell'Italia.
  Sarebbe stato pertanto importante darne conto per verificare la coerenza complessiva dell'azione europea del Governo con gli orientamenti del Parlamento. Altrettanto opportuno sarà quindi colmare questa lacuna nella Relazione consuntiva per il 2014, dando conto del seguito dato alle risoluzioni approvate prima delle riunioni del Consiglio europeo soprattutto nella prima parte del documento, dedicata alle questioni istituzionali e ai grandi temi del processo di integrazione europea.
  Per quanto riguarda il terzo capitolo, relativo agli strumenti di partecipazione dell'Italia all'UE, la struttura della relazione risulta complessivamente coerente con le previsioni dell'articolo 13 della legge 234 del 2012. In particolare, è soddisfacente sul piano espositivo la illustrazione dei metodi e degli ambiti di intervento del Comitato interministeriale per gli affari Pag. 96europei (CIAE), dell'adempimento dei richiamati flussi informativi verso le Camere nonché delle iniziative poste in essere per la comunicazione e la formazione.
  Apprezzabile è, infine, lo sforzo operato per rendere più omogenee sul piano redazionale le varie sezioni del documento, soprattutto quelle contenute nel secondo capitolo che, essendo redatte dalle varie amministrazioni competenti, si presentavano in passato asimmetriche e di non agevole lettura.
  La Relazione consuntiva per il 2013 segna, ad un primo esame, un netto miglioramento (pur permanendo alcune lacune e criticità) rispetto alle relazioni precedenti sul piano della tecnica redazionale, dell'accuratezza delle informazioni e dell'attenzione verso il raccordo con il Parlamento.
  Ciò rende ancora più forte il rammarico per la sua tardiva trasmissione alle Camere. La tempestiva predisposizione e trasmissione della relazione consuntiva non è un mero adempimento formale: si tratta invece di un presupposto essenziale per consentire il puntuale funzionamento del rapporto tra Parlamento e Governo in materia europea e, più in generale, dell'intervento del sistema Paese nelle decisioni dell'Unione.
  Questi aspetti sono entrambi decisivi per l'autorevolezza e l'efficacia del ruolo che il nostro Paese intende giocare nel processo di integrazione europea.
  Va in particolare considerato che il riconoscimento ad alcuni parlamenti nazionali, come quello tedesco, di ampi e significativi poteri in merito all'azione europea del rispettivo Governo, crea il rischio di un ulteriore disallineamento tra Stati membri e Parlamenti nazionali dell'Unione europea.
  È infatti evidente che i Paesi in cui il Governo è tenuto acquisire l'assenso preventivo dei rispettivi Parlamenti in merito alla posizione negoziale da rappresentare a livello europeo, hanno ed avranno un potere negoziale maggiore rispetto a quelli in cui le assemblee elettive hanno in materia, un ruolo marginale o formale.
  Si riserva, alla luce del dibattito che si svolgerà in seno alla XIV Commissione e degli eventuali pareri che saranno espressi dalle altre Commissioni, di predisporre una proposta di relazione per l'Aula, nella quale potranno confluire le questioni segnalate in precedenza. La relazione costituirà la base per la risoluzione che sarà sottoposta all'approvazione per l'Assemblea, al fine di indicare al Governo le criticità e le lacune da colmare nella preparazione delle prossime relazioni e, più in generale, nel funzionamento degli strumenti per la partecipazione del nostro Paese all'UE.

  Adriana GALGANO (SCpI) sottolinea l'obsolescenza della Relazione consultiva in esame, che si riferisce all'anno 2013. Rileva tuttavia positivamente come la Relazione abbia tenuto conto di alcuni degli elementi richiamati nella risoluzione sulla Relazione consultiva per l'anno 2012 approvata dall'Assemblea il 31 luglio 2013. Evidenzia in ogni caso la necessità di intervenire con maggiore tempestività.

  Michele BORDO, presidente, sottolinea come l'esame della Relazione consultiva, sulla base di quanto disposto dal Regolamento della Camera, si svolga congiuntamente con quello delle Leggi europee.

  Marco BERGONZI (PD), relatore, ritiene in ogni caso che l'esame della Relazione consultiva riferita all'anno 2013 non sia un esercizio sterile poiché consente al Parlamento di verificare il sensibile miglioramento nella struttura e nella formulazione del documento rispetto alle precedenti relazioni ed è certamente di utilità anche per il futuro.

  Michele BORDO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 16.05.

ATTI DELL'UNIONE EUROPEA

  Mercoledì 15 aprile 2015. — Presidenza del presidente Michele BORDO.

  La seduta comincia alle 16.05.

Pag. 97

Programma di lavoro della Commissione per il 2015 – Un nuovo inizio.
(COM(2014)910 final).

Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea riferita all'anno 2015.
Doc. LXXXVII-bis, n. 3.

Programma di diciotto mesi del Consiglio dell'Unione europea (1o luglio 2014 – 31 dicembre 2015).
(10948/1/14).

(Seguito dell'esame congiunto, ai sensi dell'articolo 127, comma 1, del regolamento, e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame congiunto degli atti in oggetto, rinviato nella seduta del 1o aprile 2015.

  Michele BORDO, presidente, invita i colleghi ad intervenire, ricordando che la relatrice ha illustrato i contenuti degli atti nella seduta dello scorso 1o aprile.
  Nessuno chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 16.10.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 16.10 alle 16.15.