CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 3 febbraio 2015
380.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Lavoro pubblico e privato (XI)
COMUNICATO
Pag. 57

ATTI DEL GOVERNO

  Martedì 3 febbraio 2015. — Presidenza del presidente Cesare DAMIANO. — Interviene il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali Teresa Bellanova.

  La seduta comincia alle 14.35.

Schema di decreto legislativo recante disposizioni in materia di contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti.
Atto n. 134.

(Seguito dell'esame e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento rinviato nella seduta del 27 gennaio 2015.

  Anna GIACOBBE (PD), svolgendo talune preliminari considerazioni di metodo, ritiene che la Commissione debba limitarsi a verificare la corrispondenza del contenuto dello schema di decreto legislativo ai criteri e ai principi della legge delega, evitando di riaprire discussioni politiche che sono state già affrontate e risolte in modo condiviso in occasione dell'esame della legge n. 183 del 2014. Fa notare, tuttavia, che vi sono margini di negoziato con il Governo e le organizzazioni di rappresentanza per discutere di eventuali modifiche di tipo tecnico al testo in esame, al fine di salvaguardare l'effettivo perseguimento degli obiettivi fissati nella legge delega. Evidenzia, in ogni caso, che il processo di riforma è in itinere e che sarà necessario attendere i successivi provvedimenti di attuazione per valutare il quadro normativo in modo completo.
  Ritiene quindi opportuno che il relatore nella sua proposta di parere si concentri su taluni questioni prioritarie, sulle quali si sofferma diffusamente. Fa riferimento, anzitutto, all'esigenza di mantenere un elemento di deterrenza rispetto alla possibilità di licenziamento del datore di lavoro, considerando anche i vantaggi previsti dalla legge di stabilità per le nuove assunzioni. Ritiene, infatti, importante scongiurare rischi di comportamenti opportunistici da parte delle imprese, laddove il licenziamento fosse reso più conveniente dal punto di vista economico a fronte della previsione di incentivi per le nuove assunzioni.
  Pur rilevando la necessità di intervenire a favore dell'occupazione giovanile, evidenzia quindi l'esigenza di evitare che, con Pag. 58l'introduzione del contratto a tutele crescenti, si determini un avvicendamento generazionale a scapito dei lavoratori più anziani, soprattutto in mancanza di adeguate garanzie previdenziali, auspicando una riflessione della Commissione su tale delicato aspetto. Invita a valutare con attenzione il tema dei licenziamenti collettivi, paventando il rischio che si possano generare forme di discriminazione generalizzata. Si sofferma, quindi, sul tema dei cambi di appalto, che, a suo avviso, pone in gioco problematiche delicate connesse al mantenimento delle condizioni economiche e normative dei lavoratori. Ritiene quindi opportuno ragionare sulla questione dei licenziamenti disciplinari, affinché sia ripristinata una maggiore proporzionalità tra fatto e sanzione, assicurando la reintegrazione nel posto di lavoro nel caso di licenziamenti per comportamenti di poca rilevanza. Ritenuto che la previsione di una riduzione dell'indennizzo anche per le imprese di piccole e medie dimensioni, ovvero al di sotto della soglia dei 15 dipendenti, possa generare pericolosi dualismi, sottolinea, infine, la necessità di fare chiarezza su talune questioni di interpretazione normativa, esplicitando con chiarezza, ad esempio, se le misure previste siano applicabili o meno ai contratti a termine convertiti in rapporti a tempo indeterminato dopo l'entrata in vigore del provvedimento.

  Patrizia MAESTRI (PD) esprime in via preliminare apprezzamento per il fatto che la legge n. 183 del 2014 abbia affermato la centralità del contratto a tempo indeterminato, prefigurando il superamento delle forme contrattuali di tipo precario. Auspica quindi che, anche in considerazione della previsione di significativi incentivi di carattere fiscale ed economico, le imprese possano procedere a numerose nuove assunzioni a tempo indeterminato di disoccupati, più o meno giovani. Quanto al contenuto della delega, ricorda come si sia svolta una ampia discussione in Commissione e in Assemblea sul testo apportato dal Senato, che, al di là delle diverse sensibilità esistenti in materia, ha portato a indubbi miglioramenti del provvedimento. Passando all'esame dello schema di decreto legislativo relativo al contratto a tutele crescenti, paventa in primo luogo il rischio di una ulteriore frammentazione del mondo del lavoro, derivante dal dualismo tra vecchi e nuovi assunti, osservando come timori a questo riguardo siano stati espressi anche dai rappresentanti di Confindustria nel corso della loro audizione. Sollecita, inoltre, una riflessione su specifici aspetti dello schema di decreto, anche al fine di valutare la presenza di possibili casi di eccesso di delega. Richiama, in particolare, l'estensione ai licenziamenti collettivi della nuova disciplina in materia di licenziamenti, nonché il mancato riferimento, per quanto attiene alla definizione delle fattispecie che danno titolo alla reintegrazione nel posto di lavoro nel caso di licenziamenti disciplinari illegittimi, ai casi di licenziamento in presenza di comportamenti per i quali la contrattazione collettiva e i codici disciplinari prevedono sanzioni di tipo conservativo. Parimenti, reputa opportuno elevare a sei mensilità dell'ultima retribuzione globale di fatto l'importo minimo dell'indennizzo nelle imprese di maggiori dimensioni. Pur non paventando il rischio di licenziamenti di massa, ritiene, infatti, che si potrebbe determinare una sproporzione tra il costo dei licenziamenti illegittimi e i benefici corrisposti in relazione alla stipula di nuovi contratti a tempo indeterminato. Invita, inoltre, a considerare le problematiche connesse alla tutela dei lavoratori già in servizio in casi di cambi di appalto o di licenziamenti nel settore dell'edilizia, evidenziando come si tratti di soggetti già particolarmente vulnerabili in considerazione dei frequenti mutamenti che si verificano nei loro rapporti di lavoro. Auspica, conclusivamente, che il Governo possa raccogliere le sollecitazioni rivolte ai fini della stesura definitiva del provvedimento.

  Emanuele PRATAVIERA (LNA) si chiede se il dibattito in corso abbia qualche utilità, tenuto conto che il Governo Pag. 59non sembra propenso ad interloquire, nonostante siano state manifestate molte perplessità sul provvedimento in esame anche dai gruppi di maggioranza. Soffermandosi sul merito del provvedimento, evidenzia, anzitutto, il rischio che si determini un dumping sociale tra imprese e un dualismo tra lavoratori, a seconda della data di assunzione del dipendente, sottolineando, inoltre, la necessità di fare chiarezza circa l'ambito di applicazione del testo, soprattutto con riferimento ai rapporti di lavoro pubblico, rispetto ai quali ritiene che non siano giustificati eventuali trattamenti differenziati. Si chiede, infine, se vi sia una effettiva copertura finanziaria per gli sgravi contributivi previsti per le nuove assunzioni, invitando il Governo a fare luce su tale fondamentale aspetto nell'ottica di una reale efficacia del provvedimento e della garanzia dell'equilibrio finanziario dell'INPS.

  Marco MICCOLI (PD) segnala come non sia questa la sede per riaprire il dibattito sulla delega di cui alla legge n. 183 del 2014, ricordando tuttavia come nel corso dell'esame alla Camera di quel provvedimento siano state introdotte rilevanti modifiche, che hanno raccolto anche importanti sollecitazioni provenienti da emendamenti presentati dall'opposizione, e sia stato assicurato un dibattito ampio anche in Assemblea, evitando il ricorso alla questione di fiducia. Segnala, inoltre, come sia da apprezzare l'obiettivo di favorire il passaggio da forme contrattuali precarizzanti al contratto a tempo indeterminato, che assicura maggiori garanzie, anche attraverso la previsione di opportuni incentivi sul piano fiscale e contributivo. In questo senso, giudica assai incoraggianti i dati sull'occupazione riferiti al mese di dicembre 2014, auspicando che essi possano trovare conferma anche nell'anno in corso, per il quale si attende un saldo attivo nell'apertura di nuove imprese e, secondo gli studi di Confindustria, si prospetta una apprezzabile ripresa del prodotto interno lordo. In questo contesto, sottolineando la rilevanza dei tempi di attuazione della riforma del lavoro, segnala al Governo l'esigenza di una ulteriore riflessione circa la disciplina dei licenziamenti collettivi di cui all'articolo 10, non solo per il rischio di un possibile eccesso di delega, ma anche al fine di escludere l'introduzione di irragionevoli difformità rispetto alla normativa di cui alla legge n. 223 del 1991, che prevede precisi criteri di scelta dei lavoratori da licenziare. Nell'osservare come sarebbe opportuna una riflessione rispetto a un possibile utilizzo opportunistico della disciplina introdotta dal provvedimento in esame e dalle agevolazioni previste dalla legge di stabilità per il 2015, ribadisce l'esigenza di valutare possibili correttivi che si muovano all'interno del perimetro segnato dalla legge delega, senza arrestare il percorso di riforma avviato in materia di lavoro. Segnala come assumano particolare valore, in tale ottica, le disposizioni in materia di monitoraggio degli effetti delle riforme, inserite sia nel decreto-legge n. 34 del 2014 sia nella legge n. 183 del 2014, che potranno consentire eventuali aggiustamenti e correzioni di rotta qualora nell'attuazione degli interventi recati da tali provvedimenti si dovessero evidenziare criticità. Conclusivamente, evidenzia l'opportunità di una valutazione complessiva delle misure contenute nella legge n. 183 del 2014, sottolineando in particolare come le disposizioni degli schemi di decreto già trasmessi alle Camere debbano essere considerate in una cornice unitaria e debbano, pertanto, essere oggetto di un unico giudizio non solo sotto il profilo tecnico, ma anche sotto quello politico.

  Laura VENITTELLI (PD) ritiene che talune considerazioni svolte nel corso del dibattito rispetto a possibili vizi di eccesso di delega del provvedimento non siano fondate, dal momento che la delega conferita dal Parlamento aveva un carattere ampio e ha trovato una sua puntuale declinazione nel presente testo. Evidenzia, quindi, la piena rispondenza ai criteri e principi di delega delle norme sui licenziamenti collettivi, a fronte della loro oggettiva assimilazione ai licenziamenti per motivi economici. Quanto ad una presunta Pag. 60forma di dualismo tra lavoratori, a seconda della data di assunzione, fa notare che l'entrata in vigore di qualsiasi nuova normativa determina necessariamente un cambio di prospettiva nella disciplina dei rapporti, che può anche comportare la presenza di discipline differenziate nella fase iniziale di applicazione, peraltro superabili con la piena entrata a regime della nuova normativa. Invita, in conclusione, la Commissione a soffermarsi su aspetti di tipo tecnico, evitando di tornare a discutere di tematiche politiche già affrontate in precedenza.

  Tiziana CIPRINI (M5S), intervenendo per una precisazione rispetto a quanto già evidenziato nella precedente seduta di esame del provvedimento, sottolinea come l'estensione dell'applicazione del decreto anche ai licenziamenti collettivi determina un evidente dualismo tra vecchi assunti, per i quali, in caso, di violazione delle disposizioni relative alle procedure sindacali e ai criteri di scelta dei lavoratori da licenziare, si applicherebbe la reintegrazione nel posto di lavoro, e nuovi assunti, per i quali sussisterebbe solo una tutela indennitaria. In proposito, ritiene che lo schema operi una discutibile equiparazione tra licenziamenti collettivi e individuali, che, a suo avviso, determina un eccesso di delega. Rappresenta, inoltre, che la normativa europea in materia richiede che le sanzioni in caso di illegittimità dei licenziamenti siano effettive, proporzionate e dissuasive ed evidenzia, pertanto, che la nuova normativa italiana, assai meno garantista di quella vigente, sembra porsi in contrasto con questi principi. Reputa, pertanto, necessaria la soppressione dell'articolo 10 dello schema. Segnala, inoltre, l'esigenza di una tutela per i lavoratori già in servizio nei casi di cambi di appalto, al fine di escludere che alle loro assunzioni nell'impresa subentrante possa applicarsi il contratto a tutele crescenti.

  Walter RIZZETTO (Misto) evidenziato, anzitutto, che gli sgravi contributivi previsti per le nuove assunzioni non coprono tutti gli oneri a carico di un'impresa – tra cui cita, ad esempio, quelli rientranti nella quota da versare all'INAIL – osserva come tali agevolazioni riguardino, in ogni caso, esclusivamente le contribuzioni a carico del datore di lavoro, escludendo la parte che grava sul lavoratore. Chiede poi al Governo se sia previsto un rifinanziamento degli sgravi per le assunzioni avvenute negli anni successivi al 2015 interrogandosi sulla effettiva utilità di un simile intervento in un periodo di crisi come quello attuale, nel quale si registra una oggettiva mancanza di lavoro e di commesse. Fatto notare che non è prevista alcuna misura a favore dei titolari di partite IVA, si chiede, se possano accedere alle agevolazioni contributive le imprese che abbiano già beneficiato di precedenti incentivi, come ad esempio quelli contemplati dalla legge n. 147 del 1990.

  Renata POLVERINI (FI-PdL) ricorda, preliminarmente, la propria ferma contrarietà alla legge n. 183 del 2014, segnalando come nel corso dell'esame del provvedimento di delega avesse votato convintamente a favore di tutte le proposte emendative volte a garantire il mantenimento anche per i nuovi assunti delle tutele in caso di licenziamento previste dalla legislazione vigente e avesse, per questa sua posizione politica, espresso un voto contrario nel voto finale sul provvedimento. Nel ribadire, pertanto, che non sussiste la necessità di un intervento sulla disciplina delle tutele in caso di licenziamento, condivide le perplessità di ordine sistematico espresse dal deputato Miccoli con riferimento alla disciplina dei licenziamenti collettivi, che dividerebbe irragionevolmente in due la platea dei lavoratori interessati dalle procedure di riduzione del personale e di ristrutturazione aziendale, e auspica pertanto la soppressione dell'articolo 10. Su un piano più generale, osserva come l'opportunità per le aziende di assumere nuovi lavoratori con minori tutele e maggiori agevolazioni sul piano contributivo potrebbe spingere, paradossalmente, a considerare le proposte, a lungo ignorate, volte ad introdurre elementi Pag. 61di flessibilità nell'età di accesso al pensionamento. Non ritiene, in proposito, casuale la coincidenza tra l'esame del provvedimento e le recenti dichiarazioni del Ministro Poletti.

  Carlo DELL'ARINGA (PD), intervenendo per una precisazione, giudica improprio continuare ad evocare l'argomento dell'eccesso della delega con riferimento ai licenziamenti collettivi, tenuto conto che su tale delicato aspetto anche i giudizi dei giuristi appaiono divergenti.

  Luisella ALBANELLA (PD) ritiene che la Commissione abbia il pieno diritto di verificare la rispondenza del provvedimento ai criteri e ai principi della legge delega, al fine di preservarne lo spirito originario, emerso dal dibattito parlamentare. Ritiene, quindi, che non ci si possa esimere dal notare una certa estraneità alla delega del tema dei licenziamenti collettivi, argomento sul quale auspica che la Commissione svolga un'approfondita riflessione. Giudica altresì importante valutare con attenzione la questione dei cambi di appalto, nella quale è in gioco il mantenimento delle condizioni economiche e normative dei lavoratori, nonché quella dei licenziamenti disciplinari, richiamando l'esigenza di valutare la reintroduzione di criteri di proporzionalità tra la sanzione del licenziamento e la gravità del fatto commesso dal lavoratore. Auspica, in conclusione, che su tali questioni sia possibile apportare modifiche al testo.

  Davide BARUFFI (PD), intervenendo per una precisazione, segnala che la circolare INPS n. 17 del 2015 ha chiarito che le disposizioni in materia di esenzione contributiva contenute nella legge di stabilità per il 2015 si applicano anche ai datori di lavoro titolari di partite IVA. Per quanto riguarda, invece, i licenziamenti collettivi, sottolinea che, al di là del possibile vizio di eccesso di delega, l'intero dibattito parlamentare sulla legge n. 183 del 2014 testimonia in modo inequivoco che l'intenzione del legislatore fosse quella di intervenire solo sulla disciplina delle tutele in caso di licenziamenti individuali. Ritiene, pertanto, che, qualora si intendesse procedere nel senso di rivedere le disposizioni della legge n. 223 del 1991, occorrerebbe discutere di una loro modifica per tutti i lavoratori interessati dalle procedure di licenziamento collettivo, evitando il rischio di introdurre nuove segmentazioni nell'ambito della disciplina dei rapporti di lavoro.

  Walter RIZZETTO (Misto) fa presente che la propria osservazione relativa alla posizione di svantaggio dei titolari di partite IVA era essenzialmente riferita alla circostanza che, per l'accesso al regime dei minimi, così come disciplinato dalla legge di stabilità per il 2015, si richiede che le spese sostenute per prestazioni di lavoro non superino i 5.000 euro.

  Antonio PLACIDO (SEL) osserva come il provvedimento in esame porti alle estreme conseguenze, in termini negativi per i lavoratori interessati, i presupposti presenti nei criteri di delega di cui alla legge n. 183 del 2014 e rischi, pertanto, di accendere un imponente contenzioso in sede giurisdizionale, come del resto paventato anche dai rappresentanti di Confindustria nel corso della loro audizione. Segnala come le disposizioni del provvedimento confermino i peggiori timori espressi al momento dell'approvazione della legge delega, determinando una irrimediabile compromissione della tutela reale in caso di licenziamento illegittimo. Pur apprezzando i tenaci tentativi dei deputati del gruppo del PD di ridurre il danno derivante dal provvedimento, osserva come risulti evidente che la nuova disciplina non costituisce un adeguato deterrente rispetto a licenziamenti illegittimi e finisce per favorire comportamenti opportunistici da parte dei datori di lavoro. Paventa, pertanto, il pericolo di un avvicendamento generazionale nel mondo del lavoro, che colpirà in prima battuta i lavoratori interessati da cambi di appalto, dal momento che l'articolo 7 non assicura per loro adeguate garanzie in caso di riassunzione dopo l'entrata in vigore del provvedimento in esame. Nel sottolineare criticamente Pag. 62come sia scomparso ogni criterio di proporzionalità tra le violazioni disciplinari e la sanzione del licenziamento, segnala inoltre come l'articolo 1, comma 2, estenda surrettiziamente la nuova disciplina in materia di licenziamenti a lavoratori già in servizio, che, in assenza di tale disposizione, avrebbero beneficiato della tutela reale prevista dall'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Esprime, quindi, un giudizio convintamente negativo sul contenuto del provvedimento, che toglie forza negoziale ai lavoratori e individua risposte sbagliate a una crisi occupazionale che trova la sua causa principale non tanto nelle supposte rigidità del mercato del lavoro quanto piuttosto nel perdurante calo della domanda interna.

  Cesare DAMIANO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame del provvedimento ad altra seduta.

Schema di decreto legislativo recante disposizioni per il riordino della normativa in materia di ammortizzatori sociali in caso di disoccupazione involontaria e di ricollocazione dei lavoratori disoccupati.
Atto n. 135.

(Seguito dell'esame e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento rinviato nella seduta del 27 gennaio 2015.

  Marialuisa GNECCHI (PD), relatore, fa notare che la Conferenza delle regioni e delle province autonome ha trasmesso alla Commissione un documento recante una serie di valutazioni sul provvedimento, proponendo specifiche modifiche al testo, che riguardano, ad esempio, l'esigenza di una revisione delle norme sulla NASpI, sullo stato di disoccupazione, sulla condizionalità e sul contratto di ricollocazione, prospettando altresì la necessità di evitare ogni possibile ingerenza o sovrapposizione di ruoli tra Stato e regioni.
  Evidenzia, quindi, l'esigenza che gli interventi di sostegno al reddito e di ricollocazione professionale siano coerenti con il percorso di modifiche istituzionali in corso di esame alla Camera, a fronte del possibile trasferimento di competenze dalle regioni allo Stato in materia di politiche attive del lavoro.
  Interrogandosi sulla effettiva adeguatezza delle risorse stanziate nel presente schema di decreto legislativo, manifesta quindi talune preoccupazioni circa la possibile incidenza del testo sugli accordi già raggiunti in sede aziendale, che ipotizzano una durata di due anni dei trattamenti di cassa integrazione, che non sarebbe più possibile nel nuovo contesto normativo.
  In attesa di acquisire l'intesa della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano, si dichiara quindi disponibile ad approfondire le tematiche finora emerse, in vista della elaborazione della sua proposta di parere, auspicando che tutti i gruppi offrano il loro contributo al dibattito, presentando ulteriori spunti di discussione.

  Carlo DELL'ARINGA (PD), con riferimento alle disposizioni relative alla NASpI, evidenzia come il provvedimento in esame abbia inteso valorizzare il legame tra contribuzione versata e prestazione resa, ancorché sia improprio ipotizzare una natura puramente contributiva della prestazione, dal momento che essa è parametrata solo alla contribuzione versata negli ultimi quattro anni e non sussiste alcuna corrispondenza tra i versamenti effettuati e le prestazioni rese. Esclude, pertanto, che si possa ipotizzare l'individuazione di una aliquota di equilibrio tra contributi e prestazioni. Nel complesso, rileva che il provvedimento opera una revisione della disciplina dell'ASpI contenuta nella legge n. 92 del 2012, senza realizzare una rivoluzione rispetto ai parametri di riferimento per il riconoscimento dell'assicurazione sociale per l'impiego. Proprio alla luce di tale considerazione, sollecita una riflessione al fine di verificare se, nel contesto di un intervento Pag. 63che comporta in via generale un ampliamento delle tutele riconosciute, si determinino peggioramenti nella situazione di determinate categorie di lavoratori e se tali conseguenze negative siano state oggetto di valutazione da parte del Governo, che potrebbe, se necessario, proporre opportuni correttivi. Segnala, in primo luogo, la situazione dei lavoratori stagionali, per i quali si potrebbe ipotizzare una transizione graduale dalla vecchia alla nuova disciplina. Osserva, altresì, che si potrebbero determinare effetti negativi, sul piano delle prestazioni, anche per i lavoratori con età superiore ai 55 anni che abbiano avuto una carriera contributiva discontinua nel corso degli ultimi anni, rilevando come anche in una prospettiva di lungo periodo, con il possibile aumento della flessibilità in uscita dai rapporti di lavoro, sia opportuno assicurare forme di tutela che tengano conto anche dell'età dei beneficiari. Rileva, del resto, che la NASpI è destinata a sostituire tutele che si applicano ai lavoratori più anziani. Con riferimento all'ASDI, osserva che l'articolo 16 ne collega l'ammontare all'ultimo trattamento percepito ai fini della NASpI, mentre nelle altre esperienze continentali la misura della prestazione è stabilita in valore assoluto, considerata la sua natura di carattere assistenziale. Nel sollecitare una riflessione al riguardo, osserva che l'eventuale revisione della disposizione non determinerebbe ulteriori oneri, considerando che rimarrebbe fermo il tetto di spesa previsto dall'articolo 16. Con riferimento al tema delle risorse, invita in ogni caso a considerare che le somme stanziate dall'articolo 1, comma 107, della legge di stabilità per il 2015 devono finanziare tutti gli interventi previsti dalla delega e, quindi, anche quelli in materia di ridefinizione delle politiche attive, esprimendo la preoccupazione che, come spesso accaduto in passato, si privilegi il finanziamento delle politiche passive, anziché investire nei servizi per l'impiego. Per quanto riguarda il parere della Conferenza delle regioni e delle province autonome e, più in generale, il tema del riparto delle competenze tra Stato e Regioni, invita a considerare che la delega verrà attuata a Costituzione vigente e, pertanto, le modifiche all'articolo 117 della Carta costituzionale, in corso di discussione, non influiranno in questa fase sull'assetto delle competenze, in quanto entreranno in vigore dopo la scadenza della delega di cui alla legge n. 183 del 2014. Auspica, in ogni caso, che le Regioni possano svolgere un ruolo costruttivo nel processo di riforma, superando atteggiamenti volti prevalentemente a rivendicare, come più volte accaduto in passato, competenze e risorse.

  Renata POLVERINI (FI-PdL), facendo riferimento a talune considerazioni svolte dal deputato Dell'Aringa, fa notare che le Regioni sono state spesso costrette ad utilizzare risorse economiche per finanziarie la cassa integrazione in deroga, al fine di fronteggiare le conseguenze della grave crisi economica del Paese. Condivide, in ogni caso, l'esigenza di collocare gli interventi di politica attiva e di sostegno al reddito in un quadro costituzionale e normativo certo, al fine di evitare ogni tipo di ambiguità nella ripartizione di competenze tra Stato e regioni.

  Cesare DAMIANO, presidente, svolgendo talune considerazioni finali, evidenzia la delicatezza della questione del coordinamento tra le misure previste dal presente provvedimento e gli interventi di riforma del riparto delle competenze legislative tra Stato e Regioni, auspicandone un adeguato approfondimento.
  Nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia, quindi, l'esame del provvedimento ad altra seduta.

  La seduta termina alle 16.10.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  Martedì 3 febbraio 2015.

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 16.10 alle 16.15.