CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 14 maggio 2014
234.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Attività produttive, commercio e turismo (X)
COMUNICATO
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INCONTRI CON DELEGAZIONI STRANIERE

  Mercoledì 14 maggio 2014.

Incontro con una delegazione del Parlamento della Repubblica di Croazia.

  L'incontro informale si è svolto dalle 9.05 alle 10.10.

COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE

  Mercoledì 14 maggio 2014. — Presidenza del presidente Ettore Guglielmo EPIFANI

  La seduta comincia alle 13.50.

Sulla Riunione dei Presidenti delle Commissioni competenti per la produzione, il commercio e gli affari marittimi dei Parlamenti dell'Unione europea, svoltasi ad Atene il 17 marzo 2014.

  Ettore Guglielmo EPIFANI, presidente, ricorda che lo scorso 17 marzo, una delegazione delle Commissioni Attività produttive, Finanze e Trasporti ha effettuato una missione ad Atene per partecipare alla riunione delle Commissioni competenti in materia di produzione, commercio e affari marittimi dei Parlamenti dell'Unione europea.
  In esito allo svolgimento della missione, il vicepresidente Abrignani, componente Pag. 129della delegazione, ha quindi presentato una relazione sui temi oggetto della predetta riunione (vedi allegato).

  Marco DI MAIO (PD), componente della delegazione in rappresentanza della Commissione Finanze, molto sinteticamente ricorda come la riunione abbia affrontato i temi dell'Economia Blu che, con la Presidenza greca ha assunto un ruolo centrale, della politica europea dei trasporti, dell'accesso ai finanziamenti per le piccole e medie imprese. Esprime rammarico per la mancata adozione di un documento conclusivo al termine della riunione interparlamentare che rappresentasse una posizione comune dei Paesi partecipanti sui temi affrontati. Auspica pertanto che gli incontri interparlamentari che si terranno nell'ambito del semestre italiano possano concludersi con l'approvazione di documenti condivisi che rendano più efficaci le posizioni manifestati dai singoli Paesi membri.

  La Commissione prende atto.

  La seduta termina alle 14.

ATTI DEL GOVERNO

  Mercoledì 14 maggio 2014. — Presidenza del presidente Ettore Guglielmo EPIFANI.

  La seduta comincia alle 14.

Schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva 2012/27/UE sull'efficienza energetica, che modifica le direttive 2009/125/CE e 2010/30/UE e abroga le direttive 2004/8/CE e 2006/32/CE.
Atto n. 90.

(Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 143, comma 4, del regolamento, e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame dello schema di decreto in oggetto, rinviato nella seduta del 30 aprile 2014.

  Gianluca BENAMATI (PD), relatore, sottolinea che la scorsa settimana si è concluso il ciclo di audizioni svolte congiuntamente alla 10a Commissione del Senato che hanno fornito un contributo qualificato per l'approfondimento della complessa materia oggetto del provvedimento in esame. Ricorda che ad oggi non sono ancora pervenuti il parere della Conferenza Unificata e i rilievi della V Commissione Bilancio e che, pertanto, non è ancora possibile procedere alla deliberazione del parere da parte della Commissione.

  Andrea VALLASCAS (M5S) interviene, a nome del proprio gruppo, allo scopo di illustrare una serie di considerazioni critiche e di proposte di modifica sullo schema di decreto in esame.
  Sottolinea innanzitutto come alcune disposizioni siano già presenti nel nostro ordinamento, quali quelle relative ai contatori e agli obblighi di fatturazione, con specifiche di maggior tutela dei consumatori e, in generale, più avanzate rispetto alle indicazioni europee. Per tali argomenti, il Governo, sembra abbia semplicemente recepito il testo della direttiva 2012/27/UE, contribuendo a incrementare la confusione normativa e a rendere più complessa l'attività del regolatore nazionale. Inoltre, ha anche dato la possibilità di ottenere termini di scadenza più lunghi.
  Sottolinea che fino ad oggi lo schema di decreto legislativo è stato presentato e discusso in questa Commissione in assenza del parere della Conferenza Unificata, che avrebbe potuto prevedere per le regioni un maggiore impegno sulle politiche per l'efficienza energetica.
  Ritiene che nel provvedimento in esame sia ulteriormente favorita la politica a favore degli inceneritori, in particolare per gli impianti per cui non sia possibile attribuire l'esatta percentuale di frazione organica. In sostanza, sarà possibile considerare efficienti anche gli impianti di incenerimento tradizionali, equiparando di fatto il 50 per cento del calore di scarto da Pag. 130incenerimento dei Rifiuti Solidi Urbani (RSU) alla combustione di biomasse e al calore cogenerato.
  Lamenta inoltre la discussione è stata affrontata in maniera assolutamente astratta, non potendo la Commissione visionare la bozza di Piano d'Azione Nazionale per l'Efficienza Energetica (PAEE) preparata da Enea, secondo quanto indicato dall'articolo 17 dello schema in esame.
  Passando ad illustrare alcune proposte di modifica e di miglioramento del testo, con riferimento all'articolo 2, lettera b,) del decreto legislativo 8 febbraio 2007, n. 20, che definisce il consumo di energia primaria come «il consumo interno lordo di energia, ad esclusione degli usi non energetici», propone di allineare la definizione di energia primaria a quella riportata sui documenti legislativi vigenti. Alla lettera c) del medesimo articolo 2, laddove si parla di consumo reale o di consumo calcolato andrebbe specificato il tipo di consumo, così come la differenza intesa tra energia finale ed energia primaria e come si calcola l'energia finale, anche in relazione alle fonti energetiche rinnovabili.
  Alla lettera h), propone di sostituire la definizione di condominio prevedendo almeno quattro unità immobiliari in luogo di due, in analogia a quanto già sperimentato dalla regione Piemonte. Alla lettera o) suggerisce di sostituire la figura dell'auditor energetico, non presente in altre norme, con quella di «referente della diagnosi energetica». Rileva che alla lettera cc) i compiti assegnati all'ente privato CTI (Comitato termotecnico italiano), dovrebbero piuttosto essere assegnati ad un soggetto pubblico quale ad esempio l'Enea. Analogo ragionamento vale per le competenze assegnate dalla lettera ff) a FIRE (Federazione italiana per l'uso razionale dell'energia). Alla lettera ii) sarebbe opportuno valutare una modifica dell'utilizzo del termine energia termica. Alla lettera ll), osserva che avere inserito la possibilità di ottenere la qualifica di «efficiente» agli impianti di teleriscaldamento efficienti che utilizzino il 50 per cento di una combinazione tra calore di scarto, fonti rinnovabili e calore cogenerato (dove per quest'ultima fonte è prevista invece una percentuale del 75 per cento) espone al rischio di veder nascere impianti ibridi, realizzati al solo scopo speculativo di diminuire l'ultima percentuale.
  Con riferimento all'articolo 3 dello schema di decreto, rileva che sarebbe opportuno inserire tra gli obiettivi nazionali di risparmio energetico quello dell'efficienza energetica in termini percentuali.
  Con riferimento all'articolo 4 evidenzia che la Commissione non ha potuto discutere circa i contenuti del PAEE nazionale che in base all'articolo 17, sarebbe dovuto essere approvato e trasmesso dai Ministeri competenti entro il 30 aprile 2014 e comunque preparato dall'Enea prima di tale data. Di conseguenza, non è stato possibile valutare in alcun modo le azioni recate all'articolo 2, per le quali, oltretutto, non è previsto un controllo successivo da parte del Parlamento.
  Sottolinea che gli obiettivi indicati dall'articolo 5 dovrebbero rappresentare un traguardo minimo per Stato membro. Dall'articolo 5, al contrario, sembrerebbe non risultare il ruolo «esemplare» che la direttiva assegna agli edifici pubblici nel processo di transizione verso un miglioramento delle performance energetiche e ambientali dell'edilizia. Osserva che appare confuso il comma 2, soprattutto per la mancanza di compiti chiari e delineati ad Enea e al GSE e che non sono state previste sanzioni alle PA centrali che risultassero inadempienti sia per la nomina del responsabile del procedimento (comma 4) che per la trasmissione e realizzazione del programma di interventi di miglioramento. Sempre con riferimento all'articolo 5, evidenzia come siano stati posti a carico della collettività i costi relativi all'ammodernamento del parco edifici pubblici della pubblica amministrazione. Paventa quindi che spariranno gli incentivi al settore privato per la riqualificazione energetica e si provvederà a finanziare gli interventi sul pubblico con prelievi in bolletta e non sulla fiscalità generale.Pag. 131
  Con riferimento all'articolo 6, propone di eliminare la lettera b) del comma 4, in quanto non si comprende come mai la pubblica amministrazione centrale dovrebbe acquistare un immobile per poi rivenderlo senza avvalersene per propri fini.
  In ordine all'articolo 7, propone la soppressione del comma 8, in quanto a forte rischio di doppio conteggio dei risparmi energetici (vedi comma 12 articolo 7 della direttiva) e perché non legati ad alcun obiettivo preciso di miglioramento. Sottolinea altresì che la norma potrebbe diminuire eccessivamente il contributo in capo ai distributori di energia, come rilevato anche dall'AEEGSI nel corso della sua audizione presso le Commissioni riunite. Rileva inoltre che, la Direttiva, all'articolo 7, al comma 7, prevede espressamente la finalità sociale degli obblighi, prioritariamente a favore delle famiglie soggette alla precarietà energetica e degli alloggi sociali. Ritiene pertanto doveroso riprendere il dettato della Direttiva nello schema di decreto. In relazione al comma 5, ribadisce la necessità di instaurare un sistema di misura, controllo e scostamento dagli obiettivi (anche regolamentari e normativi) introdotti con la Direttiva che abbia cadenza annuale, così da evitare ritardi nella correzione di eventuali scostamenti negativi. A questo proposito, invita a definire meglio le caratteristiche della relazione di cui al comma 2 dell'articolo 17 del decreto. Al comma 11, riterrebbe opportuno incrementare il valore assegnato all'Enea per i controlli di cui ai commi 5 e 6, portandolo ad almeno il doppio, così da rendere più efficace il meccanismo ivi previsto. Infine, in relazione all'articolo 7, evidenzia come non sia stata valutata in alcun modo la possibilità di ricorre a meccanismi alternativi a quelli considerati, quali ad esempio la «carbon tax» prevista dal testo della Direttiva all'articolo 7, comma 9, lettera a).
  Con riferimento all'articolo 8, osserva che al comma 1 e al comma 2, si prevede una transizione verso i soggetti certificati UNI 11352, UNI 11339 e ulteriori norme di cui all'articolo 1, comma 3. Al comma 1, chiede di sopprimere le parole «o EN ISO 14001» o, in alternativa, di inserire «a condizione che il sistema di gestione in questione includa un audit energetico realizzato in conformità ai dettati di cui all'Allegato 2 al presente decreto». Ritiene opportuno altresì prevedere nel testo un'attività di sensibilizzazione delle famiglie ai benefici delle diagnosi energetiche attraverso servizi di consulenza adeguati, così come previsto dall'articolo 8, comma 3.
  Sottolinea che lo schema di decreto, all'articolo 9, recepisce quanto disposto dalla Direttiva senza modificarne il contenuto. Questa formulazione, tuttavia, introduce modifiche che vanno a peggiorare la normativa recata dal decreto-legge «Destinazione Italia». Chiede quindi di mantenere le norme previste nel citato decreto-legge, confermando le scadenze ivi previste per i contatori.
  Con riferimento all'articolo 10, non risulta chiaro il motivo per cui la predisposizione del rapporto di cui al comma 1 sia stato attribuita al GSE invece che all'Enea. Propone, subordinatamente alla verifica dei costi di tali attività, di affidare ad Enea la redazione dello studio e di inserirla tra le attività di controllo annuale di cui al comma 2 dell'articolo 17. Inoltre, al comma 16, propone di ridurre a 12 mesi il termini di 24 mesi previsto per l'emanazione dei provvedimenti da parte dell'AEEGSI, perché esso incide negativamente sulla possibilità di raggiungere efficacemente gli obiettivi di risparmio fissati.
  Propone di trattare la materia dell'articolo 11 in un diverso provvedimento legislativo. In subordine, propone la riscrittura dell'articolo 11, stralciando le disposizioni che non trovano alcun aggancio con l'articolo 15 della direttiva. In particolare, chiede di sopprimere le lettere e) ed f) in quanto non recepiscono alcun punto della Direttiva. Propone inoltre di eliminare il comma 2 in quanto la modifica del sistema tariffario da progressivo a lineare imporrebbe un confronto con le parti sociali che in realtà non c’è stato.Pag. 132
  Con riferimento all'articolo 12, chiede di espungere i riferimenti a CTI e FIRE, in quanto soggetti privati. Propone altresì di sopprimere i commi 4 e 5.
  Ritiene che all'articolo 13 siano previste risorse estremamente limitate rispetto agli obiettivi da perseguire. Lamenta altresì che non è prevista alcuna formazione per quei soggetti professionali che dovranno ottenere le necessarie qualifiche a operare secondo l'articolo 1. Rileva che prevedere la copertura per i soli servizi, senza considerare il personale impiegato, vorrà dire distoglierlo da attività di ricerca e istituzionale. Osserva che al comma 1, i singoli professionisti (o le loro associazioni) non sono menzionati.
  Condivide il contenuto dell'articolo 14, pur manifestando perplessità per l'adozione dello strumento del decreto interministeriale per l'approvazione delle linee guida di cui al comma 4.
  Osserva che l'articolo 15 istituisce il Fondo nazionale per l'efficienza energetica senza specificare le modalità con cui lo stesso si inserirà, integrandosi, con gli strumenti già in essere di promozione dell'efficienza energetica: i certificati bianchi, la detrazione fiscale (che dovrebbe essere richiamata e stabilizzata fino al 2020) e il conto termico.
  Rileva che all'articolo 16 non sono previste sanzioni per le pubbliche amministrazioni che non riqualifichino ogni anno almeno il 3 per cento delle superfici degli edifici esistenti di proprietà, secondo quanto previsto dall'articolo 5. Sollecita a prevedere sanzioni specifiche per quegli operatori che violano il dettato dell'articolo 14, comma 7, in merito ai comportamenti scorretti o di ostacolo verso il mercato di servizi energetici.
  In merito all'articolo 17, lamenta che la Commissione non ha potuto prendere visione della bozza di Piano predisposta secondo l'articolo 17, comma 1. Propone di specificare con maggiore dettaglio i contenuti della relazione annuale, di cui al comma 2 dell'articolo 17, relativamente al quale propone di aggiungere dopo la parola «europea» le seguenti «dopo averne illustrati i contenuti al Parlamento». Osserva infine che la complessità e numerosità delle scadenze e attività previste dal provvedimento in esame ha necessariamente bisogno di una cabina di controllo unica e definita a priori. A tale scopo, suggerisce di destinare parte delle risorse di cui all'articolo 13 per il monitoraggio delle attività della Direttiva.

  Raffaello VIGNALI (NCD) osserva che lo schema di decreto in esame privilegia gli interventi di efficienza energetica negli edifici pubblici e privati. Ritiene che il settore delle direttive europee abbia scontato in questi anni di implementazione delle direttive europee in gap negativo, non contribuendo in modo adeguato al raggiungimento degli obiettivi. Al contempo, come segnalato nella Strategia energetica nazionale, la mancanza di competenza e attenzione nei settori industriali, soprattutto nel settore delle aziende medio-piccole, è stata segnalata da più parti come una criticità per il raggiungimento degli obiettivi in questo settore. Sottolinea che il contributo già registrato e potenzialmente sviluppabile da parte dell'industria di medio o grande dimensione continuerà ad essere decisivo nell'incrementare il risparmio energetico e la riduzione delle emissioni di CO2. Ricorda che l'Italia si è posta obiettivi di risparmio energetico molto ambiziosi soprattutto negli anni 2015-2016. Nel triennio 2011-2013 lo sforzo incrementale annuale era di circa 1 milione di tonnellate equivalenti di petrolio (Mtep) per anno, nel 2014 lo sforzo dovrà essere di 2 milioni 240 m ila Mtep/anno per raggiungere quasi 3 Mtep/anno nel 2016. Aggiunge che l'allegato 5, comma 1, lett. b), della direttiva 2012/27/UE stabilisce la necessità, nella valutazione di interventi di efficienza energetica, di tenere conto anche di fattori come l'incremento dell'occupazione. Ritiene quindi opportuno riconoscere una premialità nell'emissione dei certificati bianchi agli impianti industriali innovativi già riconosciuti nella categoria dei grandi progetti (superiori a 35 mila Mtep/anno), come stabilito dall'Autorità per l'energia elettrica e il gas. Pag. 133Al fine di contenere l'impatto sugli oneri di sistema, la misura proposta è particolarmente rigorosa nell'individuare criteri selettivi per il riconoscimento della premialità. In particolare, si fa riferimento a grandi progetti impiantistici che producono significativi benefici dal punto di vista dell'efficienza energetica, dell'ambiente, della riduzione delle emissioni climalteranti e della salvaguardia dell'occupazione. Osserva che questa forma di incentivazione, oltre ad essere compatibile con la normativa europea in materia di aiuti di Stato, rappresenta un intervento necessario per tutelare i diritti costituzionalmente garantiti come la salute, l'ambiente, l'occupazione in vaste aree particolarmente colpite dalla crisi economica. Chiede quindi al relatore di prevedere nella proposta di parere una condizione volta ad aggiungere all'articolo 14, dopo il comma 7, il seguente: «Al fine di conseguire gli obiettivi nazionali di efficienza energetica, per i soli anni 2015 e 2016, i progetti di efficienza energetica di valore superiore ai 35 mila Mtep/anno, che scadono entro il 31 dicembre 2014, sono prorogati nei loro effetti, previa autorizzazione del Ministero dello sviluppo economico, purché rispondano ai seguenti criteri: siano collegati a nuovi investimenti in impianti energeticamente efficienti installati nel medesimo sito industriale e avviati entro il 2015; contribuiscano a produrre nuova efficienza energetica in impianti collegati alla medesima filiera produttiva anche in siti diversi; rispondano a rigorosi criteri di sostenibilità ambientale e di riduzione di CO2; consentano interventi di risanamento ambientale e di protezione della salute nei siti di interesse nazionale di cui all'articolo 252 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152; permettano di salvaguardare l'occupazione».

  Guido GALPERTI (PD) intende svolgere tre osservazioni sul testo in esame. In primo luogo, con riferimento all'articolo 4, ritiene che le incentivazioni per la riqualificazione energetica degli edifici debbano essere prorogate almeno fino al dicembre 2016. Con riferimento all'articolo 9, in materia di misurazione e fatturazione dei consumi energetici, rileva che i contatori individuali, di cui devono dotarsi i condomini entro il 31 dicembre 2016, hanno un costo di circa 1.600 euro ciascuno e che la singola multa per la mancata installazione va dai 500 ai 2 mila euro. Ritiene pertanto opportuno approfondire gli oneri richiesti alle famiglie italiane, in un momento di seria difficoltà economica, per ottemperare alle normative europee. Lamenta inoltre che nel provvedimento in esame si registra un'impostazione per così dire punitiva nei confronti del teleriscaldamento che, a suo avviso rappresenta uno delle frontiere più avanzate nel panorama del risparmio energetico. Infine, in relazione all'articolo 9, comma 5, lettera d), dichiara di non comprendere le ragioni per cui il recepimento di una direttiva europea debba entrare nel merito di ripartizione delle spese condominiali che sono regolate in Italia da disposizione del codice civile, peraltro recentemente modificate.

  Marco DA VILLA (M5S) sottolinea che il dibattito in corso contiene spunti e sollecitazioni rilevanti e che sarebbe pertanto opportuna la presenza del Governo.

  Luigi LACQUANITI (SEL) rileva che nel prosieguo della discussione presenterà al relatore sue osservazioni nel merito del testo in esame.

  Gianluca BENAMATI (PD) ringrazia i colleghi intervenuti e assicura che terrà delle loro osservazioni nella formulazione del parere, molte delle quali sono peraltro emerse anche nel corso delle audizioni effettuate in congiunta con la 10a Commissione del Senato. Aggiunge che il Governo ha seguito attentamente il dibattito svoltosi in Commissione intervenendo anche con contributi e risposte a domande specificamente formulate in altra sede sul testo in esame.

  Ettore Guglielmo EPIFANI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 14.30.

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SEDE REFERENTE

  Mercoledì 14 maggio 2014. — Presidenza del presidente Ettore Guglielmo EPIFANI.

  La seduta comincia alle 14.30.

Disposizioni per la promozione e la disciplina del commercio equo e solidale.
C. 75 Realacci, C. 241 Rubinato e C. 811 Baretta.
(Seguito dell'esame e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 7 maggio 2014.

  Leonardo IMPEGNO (PD), relatore, nello scusarsi di non aver potuto svolgere personalmente la realizzazione nella precedente seduta per rilevanti impegni istituzionali, ritiene che si possano ad approfondire i contenuti delle proposte di legge in esame prevedendo eventualmente anche un breve ciclo di audizioni informali con i soggetti operanti nel settore del commercio equo e solidale. Preannuncia la disponibilità ad elaborare, un testo unificato delle proposte in esame, soprattutto in considerazione del fatto che le proposte C. 241 Rubinato e C. 811 Baretta sono di identico contenuto.

  Gianluca BENAMATI (PD) concorda con la proposta del relatore di elaborare un testo unificato dei provvedimenti titolo che salvaguardi le reali esigenze del settore.

  Leonardo IMPEGNO (PD) ricorda che nella precedente legislatura si è lavorato molto sulla materia del commercio equo e solidale. È necessario approfondire ulteriormente la materia anche perché, da sue informazioni, il settore sarebbe stato notevolmente penalizzato dalla crisi.

  Ettore Guglielmo EPIFANI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 14.40.

COMITATO RISTRETTO

  Mercoledì 14 maggio 2014.

Disciplina degli orari di apertura degli esercizi commerciali.
C. 750 Dell'Orco, C. 947 Iniziativa popolare, C. 1042 Benamati e C. 1279 Abrignani.

  Il Comitato ristretto si è riunito dalle 14.40 alle 15.15.

ERRATA CORRIGE

  Nel Bollettino delle Giunte e delle Commissioni parlamentari, n. 232, del 12 maggio 2014, a pagina 34, prima colonna, quinta riga, dopo la parola «italiana», aggiungere le seguenti «(C. 1454 Senaldi)».

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