CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 15 aprile 2014
218.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Difesa (IV)
COMUNICATO
Pag. 143

SEDE CONSULTIVA

  Martedì 15 aprile 2014. — Presidenza del presidente Elio VITO. – Interviene il sottosegretario di Stato per la difesa, Gioacchino Alfano.

  La seduta comincia alle 13.

Documento di economia e finanza 2014.
Doc. LVII, n. 2 e Allegati.

(Parere alla V Commissione).
(Esame ai sensi dell'articolo 118-bis, comma 1 del Regolamento, e conclusione. – Parere favorevole, con osservazioni).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto.

  Elio VITO, presidente, avverte che è pervenuta la richiesta affinché della seduta odierna sia data pubblicità mediante l'attivazione degli impianti audiovisivi a circuito chiuso. Non essendovi obiezioni, ne dispone l'attivazione.
  Ricorda che il Documento in titolo è disciplinato dalla legge 7 aprile 2011, n. 39, che ha aggiornato la legge di contabilità pubblica, che fissa al 10 aprile di ciascun anno la data di presentazione alle Camere. Il DEF costituisce il principale strumento di programmazione economica e finanziaria ed è esaminato dalle Camere in tempo utile per l'invio, entro il 30 aprile, al Consiglio dell'Unione europea. Conseguentemente, il calendario dei lavori dell'Assemblea prevede che l'esame del Documento abbia luogo nella giornata di giovedì 17 aprile. Segnala, quindi, che le Commissioni di settore dovranno concluderne l'esame in sede consultiva entro la Pag. 144giornata odierna, come espressamente annunciato dalla Presidente della Camera presso l'Assemblea lo scorso 10 aprile.

  Salvatore PICCOLO, relatore, osserva innanzitutto che il Documento di Economia e Finanza (DEF), approvato nella riunione del Consiglio dei Ministri dello scorso 8 aprile, costituisce il principale atto di programmazione della politica economica nazionale ed è articolato in tre sezioni: il Programma di Stabilità (Sezione I); Analisi e tendenze della Finanza pubblica (Sezione II) e il Programma Nazionale di Riforma (Sezione III).
  Segnala, inoltre, che tale documento s'inquadra al centro del processo di coordinamento ex ante delle politiche economiche degli Stati membri dell'Unione europea – ossia il semestre europeo – ed è presentato alle Camere entro il 10 aprile di ciascun anno, al fine di consentire al Parlamento di esprimersi sugli obiettivi programmatici di politica economica in tempo utile per l'invio al Consiglio dell'Unione europea e alla Commissione europea, entro il successivo 30 aprile, del Programma di Stabilità e del Programma Nazionale di Riforma (PNR).
  Fa presente, quindi, che il DEF 2014 illustra in modo organico «le iniziative concrete che danno corpo alla volontà e all'impegno del Paese ad imprimere una forte accelerazione al processo di riforma strutturale dell'economia, per una nuova e sostenibile ripresa della crescita e dell'occupazione». Peraltro, esso è corredato anche da sei allegati: il Rapporto sullo stato di attuazione della riforma della contabilità e finanza pubblica; le tabelle sulle spese dello Stato nelle Regioni e nelle Province Autonome; la Relazione del Ministro dell'ambiente sullo stato di attuazione degli impegni per la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra; la Relazione sui fabbisogni annuali di beni e servizi della Pubblica Amministrazione e sui risparmi conseguiti con il sistema delle convenzioni Consip; il Programma delle infrastrutture strategiche e la Relazione del Ministro dello sviluppo economico sugli interventi nelle aree sottoutilizzate.
  Evidenzia, inoltre, che nella premessa al documento viene specificato che il carattere distintivo e innovativo del Documento in esame è costituito dall'obiettivo prefissato di consolidare in via definitiva l'uscita dalla crisi finanziaria attraverso un serrato e preciso cronoprogramma che impegna il Governo in scadenze ravvicinate, con interventi normativi rapidi e certi. In questo senso, ritiene ampiamente condivisibile l'idea di prevedere un sistematico monitoraggio dei decreti ministeriali e degli atti conseguenti che rendono operative le misure programmate.
  Sottolinea, quindi, che nel Programma nazionale di riforma – suddiviso in due parti, la prima dedicata alla strategia nazionale e la seconda riferita agli squilibri nazionali – viene inquadrato, in un percorso di programmazione comune con gli altri paesi membri dell'Unione europea, l'insieme delle riforme annunciate dal Presidente del Consiglio alle Camere all'atto dell'insediamento del Governo che prevede il passaggio fondamentale dallo stato di gestione della crisi ad una politica di cambiamento riassumibile in due concetti: il consolidamento fiscale sostenibile e l'accelerazione sulle riforme strutturali per favorire la crescita.
  L'ampio piano di riforme strutturali, delineato per avviare una profonda e positiva trasformazione del Paese, interviene su tre settori fondamentali.
  Il primo riguarda le istituzioni e prevede una nuova legge elettorale capace di garantire la governabilità, l'abolizione delle Province, la revisione delle funzioni del Senato e la riforma del Titolo V della Costituzione.
  Il secondo interessa l'economia e intende realizzare un cambiamento stabile dei meccanismi di spesa pubblica, utilizzando i risparmi derivanti dalla piena attuazione del processo di Revisione della spesa (circa 4,5 miliardi di euro nell'anno in corso, e fino a 17 miliardi per il 2015 e 32 miliardi per il 2016) principalmente per la riduzione del cuneo fiscale, accelerare l'attuazione del programma di privatizzazione avviato dal precedente Esecutivo Pag. 145e, infine, completare il pagamento dei debiti commerciali arretrati da parte delle Pubbliche Amministrazioni.
  L'ultimo settore riguarda il lavoro e si mira a proporre un miglioramento e una semplificazione del mercato del lavoro attraverso il Jobs Act, al fine di conseguire un aumento strutturale dell'occupazione, soprattutto giovanile, e della produttività del lavoro, a realizzare la riforma della Pubblica Amministrazione e la semplificazione burocratica.
  A tali proposte strutturali si affiancano, inoltre, misure immediate, alcune già attive, volte a dare risposte concrete ai cittadini. Tra queste segnala, in particolare, il Piano scuola, il Piano casa, il sostegno alla ricerca e la formazione professionale.
  Si sofferma, quindi, sul programma di stabilità che illustra il quadro macroeconomico complessivo e gli obiettivi di politica economica dell'Italia, evidenziando l'interruzione – dopo nove trimestri consecutivi di contrazione – della recessione iniziata nella seconda metà del 2011. Per effetto del dato relativo all'ultimo trimestre del 2013, il Prodotto Interno Lordo (PIL) del 2013 si è ridotto dell'1,9 per cento, sostanzialmente in linea con le stime diffuse a ottobre nel Documento Programmatico di Bilancio (-1,8 per cento). Tuttavia, le condizioni del mercato del lavoro sono rimaste deboli e l'occupazione è diminuita dell'1,9 per cento. Unitamente alla flessione degli occupati, il tasso di disoccupazione e’ salito al 12,2 per cento, con quello giovanile drammaticamente cresciuto al 40 per cento. Le prospettive sono di un moderato aumento del PIL nel primo trimestre e di una ripresa più sostenuta nei trimestri successivi ed inducono a far prevedere una crescita del PIL per l'anno in corso stimata allo 0,8 per cento, in lieve ribasso rispetto all'1,1 per cento previsto nelle stime di ottobre. La ripresa risulterà più pronunciata nel 2015, con una crescita pari all'1,3 per cento. Nel triennio successivo l'incremento risulterà, invece, pari in media all'1,7 per cento.
  Quanto, invece, all'analisi ed alle tendenze della finanza pubblica, il DEF evidenzia che l'indebitamento netto delle Amministrazioni Pubbliche per l'anno 2013 è in linea (3,0 per cento del PIL) con il valore indicato nella Nota di aggiornamento presentata nel mese di settembre 2013 e riconfermato nella nota illustrativa al disegno di legge di stabilità 2014. Le nuove previsioni, pur in presenza di una crescita economica inferiore a quella considerata nella legge di stabilità, confermano il livello di indebitamento netto per l'anno 2014 che è previsto attestarsi al 2,6 per cento del PIL per poi scendere all'1,8 per cento nel 2015 e allo 0,9 per cento nel 2016. Il bilancio strutturale dovrebbe, quindi, raggiungere già nel 2015 un sostanziale equilibrio (- 0,1 per cento) per poi conseguire pienamente l'obiettivo di pareggio nel 2016, nel rispetto dei regolamenti europei ed in linea con quanto previsto dalla normativa nazionale di recepimento delle disposizioni dettate a livello europeo.
  Passando ad illustrare i profili di competenza della Commissione, rileva innanzitutto che, tra i vari settori oggetto del piano organico di intervento per la riduzione della spesa pubblica, figura anche la revisione delle spese per la Difesa. Il Ministero della difesa si conferma, infatti, uno dei tre ministeri a più alta spesa pubblica registrando, assieme ai Ministeri della giustizia e dell'interno, un fabbisogno pari al 72 per cento del totale della spesa per beni e servizi.
  Al riguardo rammenta che, al fine di ridurre il debito pubblico e migliorare l'efficienza complessiva del sistema economico italiano, il Governo – con la legge di stabilità 2014 e con il recente decreto-legge n. 4 del 2014 – si è impegnato in un profondo processo di revisione della spesa volto ad assicurarne complessivamente una riduzione non inferiore a 0,5 miliardi di euro nel 2014, a 4,4 miliardi nel 2015, a 8,9 miliardi nel 2016 e a 11,9 miliardi a decorrere dal 2017.
  Con riferimento all'Amministrazione della difesa, il programma nazionale di riforma evidenzia come le misure di razionalizzazione richiamate dal DEF 2014 attengano sia al settore del personale e Pag. 146delle infrastrutture della difesa, sia al campo delle spese militari, che dovranno essere riviste anche all'esito della predisposizione di un apposito libro bianco, «tenendo conto che l'ampio debito pubblico consente all'Italia investimenti più limitati anche in questo settore».
  Altro elemento da menzionare si rinviene nella necessità di provvedere, nell'ambito del completamento del programma di privatizzazioni, alla sdemanializzazione del patrimonio immobiliare non più utilizzato per finalità istituzionali dal Ministero della difesa, prevedendo strumenti giuridici che assicurino tempi certi e rapidi per la valorizzazione urbanistica di tali immobili. Come ricordato nel programma di stabilità, già la legge di stabilità per il 2014 ha previsto un programma straordinario di dismissioni degli immobili pubblici, compresi quelli della Difesa, da cui è atteso un miglioramento dell'indebitamento netto per 1,5 miliardi nel triennio 2014-2016.
  Per quanto riguarda, invece, gli interventi già adottati dal Governo, rilevano in primo luogo i decreti legislativi n. 7 e n. 8 del 2014 che hanno avviato il processo di revisione dello strumento militare tracciato dalla legge delega n. 244 del 2012.
  In particolare, il decreto legislativo n. 7 del 2014 mira a realizzare la riorganizzazione dell'assetto strutturale e organizzativo delle Forze armate in termini riduttivi, perseguendo l'obiettivo di conseguire entro sei anni – mediante successivi provvedimenti di soppressione e riconfigurazione di enti, comandi e strutture delle Forze armate – una contrazione delle stesse non inferiore al 30 per cento circa. Inoltre, è stato soppresso l'incarico di Consigliere militare nell'ambito degli uffici di diretta collaborazione del Ministro della difesa e, al contempo, è stato previsto che gli ufficiali in congedo (transitati a seguito di concorso pubblico nella magistratura ordinaria, amministrativa, contabile e militare, nonché nell'Avvocatura di Stato) possano svolgere gratuitamente funzioni di alta consulenza presso il Ministero della difesa, gli stati maggiori di Forza armata e i Comandi generali delle Forze di polizia ad ordinamento militare.
  Il decreto legislativo n. 8 del 2014 è volto, invece, alla riduzione delle dotazioni organiche complessive del personale militare dell'Esercito, della Marina e dell'Aeronautica, a complessive 150.000 unità entro l'anno 2024, nonché a ridurre le dotazioni organiche complessive del personale civile del Ministero della difesa, portandole a 20.000 unità al 1o gennaio 2025. Queste misure si sommano a quelle già disposte per effetto della spending-review, secondo le quali entro il 1o gennaio 2016 l'organico del personale militare complessivo sarà ridotto a 170.000 unità, mentre l'organico del personale civile è stato rideterminato in circa 27.800 unità. I risparmi di spesa derivanti dall'attuazione delle misure di revisione dello strumento militare potranno essere indirizzati al riequilibrio dei settori di spesa del Ministero della difesa, al fine di conseguire un più efficiente, efficace ed equilibrato impiego delle risorse assegnate. Sempre in attuazione della spending review è stato adottato il regolamento di riorganizzazione delle scuole militari e degli istituti militari di formazione dell'Esercito, della Marina, dell'Aeronautica e dell'Arma dei carabinieri.
  Con riguardo, invece, alla legge di stabilità 2014, ricorda che questa ha autorizzato contributi ventennali di 40 milioni a decorrere dal 2014, di 110 milioni a decorrere dal 2015 e di 140 milioni a decorrere dal 2016, finalizzati al mantenimento della capacità nel settore marittimo, nonché al consolidamento dell'industria navalmeccanica ad alta tecnologia, mentre due ulteriori contributi ventennali, rispettivamente di 30 milioni a decorrere dal 2014 e di 10 milioni a decorrere dal 2015 sono previsti per il finanziamento dei programmi di ricerca e sviluppo delle industrie operanti nel settore aeronautico e che partecipano a programmi in collaborazione internazionale.
  Infine, rammenta che il decreto-legge n. 69 del 2013, nell'introdurre la disciplina della cooperazione con altri Stati per i Pag. 147materiali di armamento prodotti dall'industria nazionale ha previsto la possibilità che il Ministero della difesa, nell'ambito degli accordi di cooperazione o di reciproca assistenza tecnico-militare stipulati con gli altri Stati, svolga attività contrattuale per la vendita di materiali di armamento prodotti dall'industria nazionale, ovvero fornisca il necessario supporto tecnico amministrativo agli Stati.
  In conclusione, non rintracciando nel Documento profili problematici per la Commissione, propone di esprimere un parere favorevole con osservazioni, che illustra, sottolineando che dalle riforme in programma il Paese attende positivi sviluppi per la crescita e per il superamento degli squilibri macroeconomici (vedi allegato 1).

  Il sottosegretario Gioacchino ALFANO, richiamando l'ormai lunga esperienza maturata in sede parlamentare nell'esame di provvedimenti analoghi a quello in titolo, sottolinea che l'amministrazione della Difesa ha già da tempo autonomamente intrapreso un percorso volto alla razionalizzazione delle spese ed alla riduzione degli sprechi, cui di recente si sono aggiunte le misure previste a livello generale dalla spending review. Ciò premesso, manifesta la disponibilità del Dicastero a proseguire nella direzione tracciata, auspicando un'ampia condivisione sul Documento di economia e finanza 2014, anche alla luce di quanto messo in evidenza dall'approfondito esame svolto dal relatore.
  Precisa, quindi, che nell'ambito del completamento del programma di dismissione del patrimonio immobiliare non più utilizzato per finalità istituzionali dal Ministero della difesa è necessario innanzitutto predisporre gli strumenti idonei a consentirne un'adeguata valorizzazione.
  Per quanto riguarda, invece, l'esigenza di un maggior coordinamento tra le forze di polizia, fa presente che tale obiettivo non muove nella logica di realizzare una fusione dei vari Corpi, ma intende esclusivamente evitare che si possano verificare sovrapposizioni che, comunque, andrebbero risolte a prescindere dalla circostanza che diano, o meno, luogo a sprechi.
  Infine, conferma che dalla predisposizione del libro bianco della difesa potrà derivare un decisivo contributo non solo ai fini della definizione del nostro modello di difesa ma di un forte sostengo alla nostra azione in sede europea.

  Elio VITO, presidente, avverte che il gruppo del Movimento Cinque Stelle ha presentato una proposta alternativa di parere a quella del relatore (vedi allegato 2).

  Massimo ARTINI (M5S) osserva che almeno sin dal Governo Prodi i provvedimenti programmatici come quello in titolo hanno sempre dichiarato di perseguire il pareggio del bilancio, senza che tale traguardo sia mai stato effettivamente conseguito.
  Esprime, quindi, un giudizio critico sul Documento che ritiene manchi di coraggio poiché, a parte il riferimento al libro bianco, non evidenzia contenuti innovativi. In particolare, lamenta che il Documento non faccia alcun riferimento alle missioni militari internazionali, né a quali siano le intenzioni del Governo in merito ai programmi d'armamento oppure in quale direzione si debba procedere per operare la riduzione del bilancio della difesa. Domanda, inoltre, per quale ragione il Governo non abbia detto nulla riguardo al servizio dell'ausiliaria che da sola consentirebbe nel 2015 un risparmio di circa 420 milioni di euro, pari all'impegno finanziario previsto per gli F35. Nel preannunciare, quindi, un voto contrario da parte del Movimento Cinque Stelle sulla proposta del relatore, illustra la proposta alternativa di parere a quella del relatore, formulata dal suo gruppo.

  Donatella DURANTI (SEL) osserva che la politica di tagli nella Difesa si è tradotta soprattutto in misure, come quelle che hanno interessato il rinnovo dei contratti per gli appalti delle pulizie e della manutenzione degli Arsenali di Taranto e di La Spezia, nonché presso altre strutture della Marina militare, che sono finite per ricadere Pag. 148sugli anelli più deboli, ossia su migliaia di lavoratori rimasti senza più occupazione. Ritiene che su tale problematica, riguardante anche la programmazione economico-finanziaria del Comparto alla luce dei ripetuti richiami operati dal Governo alla priorità della lotta contro la disoccupazione, sia pertanto opportuno svolgere un'audizione del Segretario generale della Difesa.
  Preannuncia, quindi, un voto contrario da parte del gruppo di SEL sulla proposta di parere del relatore in quanto, nonostante gli annunci più volte fatti in varie sedi, nel DEF 2014 non c’è alcuna traccia di ridimensionamento del programma per l'acquisizione degli aerei F-35, di riduzione degli stipendi dei vertici militari e nemmeno viene prefigurato un termine entro il quale dovrà essere predisposto il libro bianco della difesa, mentre risultano ben quantificati i sacrifici che dovrà sopportare il personale militare e quello civile della Difesa. Si riserva una valutazione in ordine all'opportunità di esprimere un voto favorevole sulla proposta di parere alternativa, predisposta dai colleghi del Movimento 5 stelle.

  Elio VITO, presidente, segnala l'opportunità che la richiesta di audizione del Segretario generale della Difesa, avanzata dalla collega Duranti, sia sottoposta alla valutazione dell'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi.

  Gian Piero SCANU (PD) manifesta apprezzamento per le considerazioni della collega Duranti riguardo al contenimento delle spese per gli armamenti, al riequilibrio delle percentuali del bilancio della difesa in direzione dei parametri del 50 per cento per il personale, 25 per cento per gli investimenti e 25 per cento per l'esercizio, nonché all'eliminazione degli spechi e dei privilegi.
  Osserva, infatti, che su tutti questi temi si è sempre registrata ampia condivisione da parte del Partito Democratico, come anche emerge dai lavori dell'indagine conoscitiva sui sistemi d'arma, in vista del Consiglio europeo di dicembre 2013, su cui è in corso la discussione del documento conclusivo.
  Ritiene, tuttavia, che la disamina svolta dal relatore ed il parere da questo proposto siano altrettanto apprezzabili, soprattutto alla luce delle osservazioni inserite che, in un certo qual modo, raccolgono le fila del lavoro svolto dalla Commissione negli ultimi tempi. Sottolinea, infatti, come si debba considerare il libro bianco della difesa non come una panacea che risolva tutti i mali della Difesa, ma come uno strumento proposto dal Governo al Parlamento affinché questo lo possa valutare e, successivamente, poter prendere le determinazioni che saranno più opportune. Su questo punto ritiene che il parere, inequivocabilmente, precisi come il libro bianco non potrà prescindere dalle conclusioni cui perverrà la Commissione nell'ambito della citata indagine conoscitiva.
  Sottolinea, infine, come il parere contenga un preciso impegno affinché, nell'ambito del processo per il riequilibrio del bilancio della difesa, tale obiettivo venga conseguito senza provocare alterazioni nel comparto della Difesa e senza pregiudicare l'efficacia e l'efficienza dello strumento militare.
  Per tali ragioni, anche a nome del proprio gruppo, preannuncia un voto favorevole.

  Marco MARCOLIN (LNA) rileva che, malgrado l'imponente mole, il Documento di Economia e Finanza 2014 non sia convincente e, anzi, prosegua il percorso avviato dalla riforma Di Paola, profondamente avversata dal gruppo della Lega.
  Manifesta, inoltre, disappunto per il fatto che nonostante nel Documento in più parti si parli di innovazione, non vi sia traccia alcuna degli strumenti che dovrebbero condurre ai radicali cambiamenti annunciati.
  Ritiene che la collaborazione tra le Forze armate e le forze di Polizia dovrebbe essere estesa anche alle forze di Polizia locale, mentre non comprende quali siano i benefici derivanti dal programma Pag. 149delle dismissioni delle caserme. Osserva anche che il DEF non indica quanti saranno i velivoli F-35 che il Governo intende acquistare in futuro, trattandosi di questione affrontata ormai in soli termini retorici e senza alcuna concretezza, e che nulla viene detto riguardo alla ricerca il cui apporto è tuttavia necessario per capire quali possano essere le prospettive future.
  Manifesta, quindi, il sospetto che il Documento sia stato volutamente stilato per compiacere la Commissione europea ma senza volere risolvere davvero i problemi del Paese. Per queste ragioni preannuncia il voto contrario da parte del suo gruppo.

  Il sottosegretario Gioacchino ALFANO, riguardo all'osservazione dell'onorevole Artini sui ricorrenti contenuti del DEF, rammenta che quanto accaduto 2001 dimostra come soltanto alla storia siano consentiti giudizi su ciò che sarebbe stato o meno utile fare.
  Con riferimento, invece, alla questione sollevata dall'onorevole Duranti sugli appalti per la pulizia e la manutenzione nelle strutture della Marina militare, concorda sul fatto che la problematica rivesta un carattere delicato, anche perché coinvolge soggetti che effettivamente sperimentano un disagio economico e sociale, sottolineando tuttavia che lo stato in cui si trovano le procedure di gara è prossimo alla conclusione e che, comunque, la scelta di prorogare i contratti di gare scadute presenta profili indubbiamente complicati.
  Ribadisce, quindi, che la Difesa aveva già operato una forte razionalizzazione della propria spesa ancora prima che intervenissero i tagli lineari e osserva, in conclusione, che l'indagine conoscitiva sui sistemi d'arma condotta dalla Commissione sembra avere risvolti più ampi del consueto, rilevanti ai fini del libro bianco considerata l'importanza che il Governo riconosce a tutti gli orientamenti che comunque provengono dalla Commissione.

  Salvatore PICCOLO (PD), relatore, rileva che, pur con parole diverse, i concetti delle varie posizioni emerse nel dibattito si presentano affini.
  Fa presente, inoltre, che le osservazioni apposte al parere sono sufficientemente chiare e richiamano temi su cui la Commissione ha ampiamente discusso, rilevando peraltro che non vi è alcun motivo per ritenere che il programma relativo agli F-35 non possa essere incluso fra quelle spese della Difesa che dovranno essere rimeditate.

  Elio VITO, presidente, ricorda di aver già precisato in altre circostanze la natura propria dello strumento dell'indagine conoscitiva che la Commissione all'inizio della legislatura ha deliberato di condurre sui sistemi d'arma. Osserva, invece, che la responsabilità del libro bianco fa capo all'Esecutivo, nonostante possa esserci un adeguato coinvolgimento del Parlamento.

  Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva la proposta di parere favorevole con osservazioni del relatore.

  La seduta termina alle 13.55.

ATTI DEL GOVERNO

  Martedì 16 aprile 2014. — Presidenza del Presidente Elio VITO. – Interviene il sottosegretario di Stato per la difesa, Gioacchino Alfano.

  La seduta comincia alle 13.55.

Schema di decreto ministeriale concernente il piano annuale di gestione del patrimonio abitativo della Difesa per gli anni 2012 e 2013.
Atto n. 91.

(Esame, ai sensi dell'articolo 143, comma 4, del regolamento, e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame dello schema di decreto ministeriale in oggetto.

Pag. 150

  Elio VITO, presidente, avverte che è pervenuta la richiesta affinché della seduta odierna sia data pubblicità mediante l'attivazione degli impianti audiovisivi a circuito chiuso. Non essendovi obiezioni, ne dispone l'attivazione. Ricorda quindi che il provvedimento è stato assegnato il 9 aprile 2014 e che la Commissione è chiamata a rendere un parere entro il prossimo 29 aprile.

  Giovanna PETRENGA (FI-PdL), dovendo prendere parte anche ai contestuali lavori della Commissione Cultura, consegna il proprio intervento ai fini della sua pubblicazione, in allegato, al resoconto della seduta odierna (vedi allegato 3).

  Elio VITO, presidente, non essendovi obiezioni, acconsente alla richiesta formulata dall'onorevole Petrenga.

  Rosa Maria VILLECCO CALIPARI, relatore, osserva che la Commissione difesa è chiamata ad esprimere un parere al Governo in merito all'atteso provvedimento in titolo che, per il biennio 2012 e 2013, provvede a disciplinare il piano annuale di gestione del patrimonio abitativo della Difesa con l'indicazione dell'entità, dell'utilizzo e della futura destinazione degli alloggi di servizio, nonché degli alloggi non più ritenuti utili e, quindi, transitabili in regime di locazione ovvero alienabili, anche mediante riscatto.
  Il decreto è chiamato anche a definire i parametri di reddito – ed è questo uno tra i profili più delicati ed innovativi del provvedimento – sulla base dei quali gli attuali conduttori rientranti nelle fasce protette possono mantenere la conduzione, a condizione che non siano proprietari di altro alloggio abitabile. Tutto ciò è ad oggi previsto dall'articolo 306, comma 2, del codice dell'ordinamento militare, così come novellato dal decreto legislativo n. 7 del 2014, che, tra l'altro, fissa al 31 marzo il termine ordinatorio per l'adempimento di questo onere da parte dell'Esecutivo.
  Il piano annuale di gestione del patrimonio abitativo, che ci si accinge ad esaminare per la prima volta in questa legislatura, si inquadra nel contesto normativo derivante dalla riforma strutturale del modello delle Forze armate che ha comportato la predisposizione di un programma pluriennale per la costruzione, l'acquisto e la ristrutturazione di alloggi di servizio. La questione, come noto, è da ricondurre al superamento della leva obbligatoria e alla conseguente crescita del fabbisogno abitativo, misurato da ultimo nel 2012 in circa 70.000 unità, con la previsione, allora, di realizzarne 51.600.
  Prima di addentrarsi sulle questioni di merito, connesse ai contenuti del decreto ministeriale, esprime soddisfazione per questo primo intervento del Governo sulla materia, ricordando che la Ministra Pinotti, intervenendo davanti alle Commissioni difesa di Camera e Senato lo scorso 12 marzo relativamente alle linee programmatiche del suo Dicastero, ha di propria iniziativa preannunciato il convinto appoggio al Parlamento nella promozione di ogni iniziativa volta ad ampliare già nel 2014 il parco alloggiativo della Difesa. Al riguardo, ritiene che siano senza dubbio un segnale incoraggiante le ulteriori parole del Ministro della difesa sull'esigenza di valorizzare i beni immobili non necessari ai fini istituzionali nel coinvolgimento degli enti territoriali per individuare possibili destinazioni d'uso, anche in risposta alla stagione di emergenza che il Paese sta attraversando.
  Rammenta, inoltre, che, prima di tale occasione, ebbe modo di porre all'allora Ministro della difesa, Mario Mauro, ad avvio del suo incarico, il 15 maggio 2013, la questione del tema degli alloggi ai militari come questione sociale già tematizzata nella legge finanziaria del 2007 del Governo Prodi, senza peraltro ottenere riscontri, almeno in quel contesto. In particolare, fu sottolineato, anche a nome del gruppo, che il tema è, come allora, ancora oggi aperto, non essendo stata prevista alcuna costruzione di alloggi per quelle che ormai sono Forze armate professionali e, anzi, è stato ridotto il numero di quelli usufruibili. Non vi sono dubbi che si sarebbe potuto e dovuto fare di più anche Pag. 151alla luce dello straordinario impegno parlamentare profuso dalle forze politiche di maggioranza e di opposizione, nell'avvicendamento dei diversi Governi.
  La sollecitazione allora rivolta al Ministro Mauro riguardava la proposta di un tavolo tecnico tra Amministrazione ed conduttori assegnatari, anche alla luce della sospensiva allora sancita dal TAR Lazio in seguito a un'azione di rivalutazione di immobili, da cui è derivato un diffuso contenzioso amministrativo. Fu inoltre paventato il rischio che l'Amministrazione continuasse a perdere risorse a fronte della possibilità di procedere alle dismissioni – nonostante il diritto alla prelazione garantito dalla legge stessa ai conduttori – perorando la necessità di risolvere finalmente il problema della costruzione di alloggi, previsto dalla norma del 2007, in maniera da poter conferire dignità e qualità alle condizioni di lavoro e di vita dei nostri militari. Ribadisce che si trattava e si tratta di un tema che rientra a pieno titolo nel principio della specificità sostanziale e non formale delle Forze armate, al di là di ogni non più sostenibile retorica.
  Segnala che da allora si è avviato un lungo percorso negoziale con l'Amministrazione della Difesa, come lo stesso sottosegretario Alfano può confermare, cui va dato atto di una linea di disponibilità e di collaborazione, che ha avuto l'esito oggi al nostro ordine del giorno.
  A metà di questo iter si colloca l'intervento operato mediante il decreto legislativo attuativo dell'articolo 2, comma 1, lettera b), alinea 7), della legge n. 244 del 2012, su cui anche questa Commissione si è espressa in modo favorevole nello scorso mese di dicembre 2013, ponendo articolate condizioni finalizzate ad una rigorosa attuazione del principio di delega relativo ad «una revisione delle procedure per la valorizzazione, la dismissione e la permuta degli immobili militari, nonché per la realizzazione del programma pluriennale degli alloggi di servizio, anche attraverso la loro semplificazione e accelerazione, ferme restando le finalizzazioni dei relativi proventi previste dalla legislazione vigente in materia», prevedendo l'inserimento nel codice dell'ordinamento militare e nel Testo unico delle disposizioni in materia di ordinamento militare di norme per attuare taluni criteri in materia di procedimento di vendita, di usufrutto, di canoni, di fasce protette, di clausola di salvaguardia, nonché relativamente agli immobili non residenziali non più utili alla Difesa.
  Rinviando al parere approvato da questa Commissione il 20 dicembre 2013, ne richiama i contenuti al fine di valorizzare i significativi profili di recepimento che il provvedimento in esame evidenzia.
  Oltre ad invocare la necessità di ridurre il prezzo di vendita degli alloggi occupati non più utili a fini istituzionali al fine di accelerare il processo di dismissione, di ricorrere al metodo di vendita con sistema d'asta con riduzione del prezzo base e destinazione di quota delle risorse ad un fondo di sostegno agli oneri di rilocazione, dell'ampliamento del diritto all'usufrutto al coniuge del titolare, alla famiglia con un portatore di handicap, il parere ha prospettato anche una riconfigurazione del metodo di calcolo dell'aggiornamento dei canoni di concessione degli alloggi di servizio, modificando l'articolo 286, comma 1, del codice dell'ordinamento militare, fissando il limite del tetto massimo a cui adeguare il canone annuale al 75 per cento della variazione annuale dei prezzi al consumo, accertata dall'ISTAT.
  Rileva che in tal modo è stata sancita la necessità di ampliare la fascia di tutela reddituale di un valore percentuale pari al 30 per cento della soglia in vigore, riconoscendo una maggiorazione per ogni figlio a carico di euro 3.500, da applicarsi, in via esclusiva, ai soli conduttori che alla data del 31 dicembre 2010 rientrassero nei requisiti.
  Quanto alle fasce protette, osserva che si è chiesto di ripristinare la situazione antecedente al decreto ministeriale 16 marzo 2011, integrando l'elenco dei soggetti con i coniugi divorziati, ovvero legalmente separati, di personale militare e civile della Difesa titolare di concessione di Pag. 152alloggi di servizio e prevedendo la permanenza nell'alloggio indipendentemente dal tipo di concessione originaria.
  Il parere ha segnalato la priorità nell'accesso al fondo di garanzia ex articolo 1836 del codice dell'ordinamento militare e una clausola di salvaguardia per la vendita. In tema di alloggi non residenziali e non più utili a fini istituzionali, si indicavano le priorità di offerta a specifici soggetti aventi natura di enti pubblici ed impegnati in attività meritevoli di tutela. Si indicava, inoltre, la necessità di sottoporre l'elenco di tali immobili alle Commissioni competenti ai fini del parere in caso di destinazioni con finalità di natura privatistica.
  Passando alla descrizione dei contenuti del provvedimento, che è accompagnato da un'esaustiva relazione illustrativa, evidenzia che l'articolo 1 e i relativi allegati A e B attestano la consistenza del patrimonio abitativo in dotazione nel biennio e cioè al 1o gennaio 2013 e al 1o gennaio 2014, composto dagli alloggi di servizio destinati al personale dipendente, dagli alloggi non più ritenuti utili, dagli alloggi alienabili di cui al decreto direttoriale del 2010, effettivamente venduti ed ulteriormente alienabili. L'allegato A, tabella 1, riporta il numero complessivo degli alloggi di servizio pari a 17.410 unità abitative per il 2012 e 17.071 unità abitative per il 2013, di cui impiegabili 13.608 nel 2012 e 13.375 nel 2013 (rientrando le ulteriori 3802 per il 2012 e 3.696 per il 2013 unità abitative nella categoria degli alloggi non più utili alle esigenze istituzionali). La tabella 2 reca i valori numerici distinti per Forza armata e tipologia di alloggio. La situazione complessiva denota, nel passaggio dal 2011 al 2012, una diminuzione di 86 unità e, nel passaggio dal 2012 al 2013, una diminuzione di 257 unità, quest'ultima dovuta alla revoca di costituzione di ASIR, ASI, AST e ASGC soprattutto a seguito delle vendite. Quanto agli alloggi alienabili, di cui all'allegato B, nel 2012 dei 3.022 dichiarati alienabili ne sono stati venduti 22, mentre nel 2013 dei 2.986 alienabili ne sono stati venduti 296. Al riguardo, la relazione illustrativa segnala che il dato esiguo relativo al 2012 a paragone di quello per il 2013 è da ascrivere alle «difficoltà di carattere burocratico-normativo» dal momento dell'avvio della procedura e legato al controllo preventivo di legittimità degli atti da parte della Corte dei conti, poi superato con una successiva modifica dell'articolo 306 del codice dell'ordinamento militare. Si deve aggiungere, quale ulteriore fattore di ritardo del programma di alienazioni, l'entità del prezzo proposto, in gran parte dei casi non corrispondente al valore di mercato degli immobili, sia in relazione alla categoria catastale applicata che al più che mediocre stato d'uso.
  L'articolo 2 disciplina le condizioni di deroga ai limiti di durata delle concessioni e il pagamento dei canoni di occupazione degli alloggi di servizio per particolari categorie di soggetti meritevoli di tutela con riferimento agli alloggi ASI (alloggi di servizio connessi con l'incarico), AST (alloggi di servizio di temporanea sistemazione per le famiglie dei militari) e ASGC (alloggi di servizio gratuiti per consegnatari e custodi). Oltre a prevedere che il mantenimento nella conduzione degli alloggi ASI, AST e ASGC sia assicurato ai sine titulo nel cui nucleo familiare ci sia un portatore di handicap o che siano coniugi superstiti o altro familiare convivente del personale dipendente deceduto in servizio e per causa di servizio, al comma 2 la norma opportunamente riconosce a tali soggetti il diritto di fare istanza per l'applicazione dell'equo canone, qualora più favorevole all'utente, secondo quanto prevede l'articolo 286, comma 2, del codice.
  L'articolo 3, sulle condizioni di deroga ai limiti di durata delle concessioni per categorie di soggetti meritevoli di tutela, prevede che i coniugi superstiti, o altro familiare già convivente, del personale dipendente deceduto, ai quali il Capo di stato maggiore di Forza armata abbia concesso la proroga alla conduzione dell'utenza sono da considerarsi in titolo alla concessione dell'alloggio. In tal modo si mantiene il medesimo canone anche per i Pag. 153vedovi/e o altro familiare già convivente, del personale militare deceduto e finché resti inalterato tale stato civile.
  Il quarto ed ultimo articolo, sulle condizioni eccezionali di deroga ai limiti di durata delle concessioni e disposizioni relative al pagamento dei canoni di occupazione degli alloggi di servizio per limitate categorie, dispone al comma 1 che limitatamente ai fini del mantenimento della conduzione dell'alloggio e della quantificazione del relativo canone, esclusivamente gli utenti di alloggi non aventi più titolo alla concessione, tali alla data del 31 dicembre 2010, ancorché si tratti di personale in quiescenza o di coniuge superstite, possono mantenerne la conduzione, purché né gli utenti, né i loro familiari conviventi siano proprietari di altro alloggio abitabile sul territorio nazionale e se il reddito annuo lordo complessivo dei componenti il nucleo familiare convivente non supera, per l'anno 2009, l'importo di euro 54.485,73. incrementato di euro 3.500 euro per ogni figlio a carico (ricorda che per l'anno 2011 tale soglia era di circa 40.800 euro, incrementata di 1.280 euro per ogni familiare a carico oltre il terzo, e che per l'anno 2012 la soglia era di circa 41.900 euro, incrementata di 1.314 euro per ogni familiare a carico oltre il terzo). Al comma 2 si integra la categoria dei soggetti protetti con la previsione dei coniugi superstiti non legalmente separati né divorziati, nonché i coniugi di personale militare e civile della Difesa titolare di concessione di alloggi di servizio che, alla data del 31 marzo del 2014, siano divorziati, ovvero legalmente separati. Al riguardo evidenzia l'opportunità che sia corretto il riferimento temporale, fissandolo al momento dell'entrata in vigore del provvedimento. Un ulteriore elemento di novità è quello inserito al comma 3, che «protegge» per un periodo inderogabile di cinque anni dall'entrata in vigore del decreto, i figli e nipoti di personale militare e civile della Difesa concessionario originario di alloggi di servizio, a condizione che siano conviventi con il medesimo negli ultimi dieci anni. A tale condizione è fatta deroga nei casi di premorienza, nel decennio, del concessionario originario. Il comma 4 prospetta la possibilità per i soggetti indicati nei commi precedenti di richiedere l'applicazione del canone già corrisposto alla data del 31 dicembre 2010, se ritenuto conveniente, calcolato sulla base della dichiarazione dei redditi riferita all'anno 2009, fatti salvi gli adeguamenti annuali effettuati sulla base degli indici ISTAT, con decorrenza dal 1 gennaio 2014 e finché permane la conduzione. Al riguardo si evidenzia l'esigenza che sia comunque fatta salva la determinazione del canone in conformità della norma primaria, di cui all'articolo 286, commi 1 e 2, del codice.
  Come evidenzia anche la relazione illustrativa, le norme di cui all'articolo 4 mirano a registrare il contesto di congiuntura economica che, per quanto concerne i familiari dei dipendenti della difesa, fa percepire i suoi effetti anche per il tramite del cosiddetto blocco stipendiale e degli altri interventi in materia economica. Inoltre, esse mostrano di acquisire le iniziative parlamentari miranti a individuare nuovi criteri che rendano i canoni di mercato più sostenibili da parte dei conduttori sulla base del reddito realmente disponibile e a consentire a chi non può esercitare l'opzione per l'acquisto, di permanere nella concessione secondo i criteri di cui alla legge finanziaria per il 2008. Resta in tal senso ancora da affrontare il capitolo della riduzione del prezzo di vendita degli immobili da dismettere, che appare strettamente connesso alla fissazione delle soglie di reddito.
  Il comma 5 fa salve le soglie di reddito, individuate dal decreto del Ministro della difesa 11 giugno 2012, richiamate in materia di alienazione nell'Ordinamento militare, ai fini diversi da quelli di cui al comma 1, quindi senza effetti ai fini dell'esercizio della scelta dell'acquisto dell'usufrutto, salvi gli adeguamenti annuali effettuati sulla base degli indici ISTAT, mentre il comma 6 limita l'applicazione dell'articolo 4 ai soli alloggi delle categorie ASI, AST e ASGC.
  Alla luce di questa sommaria illustrazione, ritiene che vi siano ragioni di soddisfazione per quelle disposizioni contenute Pag. 154nel provvedimento che attestano la dinamica costruttiva tra Governo e Parlamento che si è costruita nel tempo rispetto a queste delicate tematiche.
  Infatti, anche in ottemperanza con il già richiamato parere della Commissione del dicembre scorso, appaiono pienamente reintegrate le cosiddette fasce protette previste prima del decreto ministeriale del 16 marzo 2011, con la novità dell'ampliamento del mantenimento della conduzione anche nei casi di separazione e divorzio vale a dire, secondo quanto chiarisce la relazione illustrativa, nei casi in cui l'alloggio sia occupato da personale non concessionario ma assegnatario in virtù di un provvedimento dell'autorità giudiziaria.
  Alle categorie protette comprensive di nuclei familiari con portatore di handicap, dei coniugi superstiti o altro familiare convivente del personale dipendente deceduto in servizio e per causa di servizio si assicura il mantenimento del trattamento economico più favorevole grazie alla possibilità di accedere al canone ai sensi dell'articolo 286, comma 2, del codice.
  Con riferimento ai cosiddetti «inquilini storici», rientranti nelle categorie protette ad una data antecedente il 31 dicembre 2010, la fascia reddituale è stata ampliata in misura significativamente superiore rispetto al passato, secondo una percentuale del tutto prossima a quella prospettata nel parere della Commissione, e con reperimento della maggiorazione di 3.500 euro per ogni figlio a carico.
  Proprio in riferimento a quest'ultima categoria di inquilini permane quale punto critico, da rilevare, il fatto che all'aumento della fascia reddituale sarebbe dovuto corrispondere il permanere della possibilità di accedere al canone più favorevole, secondo quanto previsto dall'articolo 286, comma 2, del Codice.
  Restano fuori da questa disamina norme in tema di procedimento di vendita e di dismissioni, da cui sono attesi effetti virtuosi ai fini del processo di revisione della spesa pubblica.
  Alla luce di quanto fin qui rilevato, desidera sottolineare che la materia è da lungo tempo oggetto di un'attenzione specifica da parte del Parlamento che, anche in questa legislatura, ha provveduto a richiamare il Governo alle proprie responsabilità mediante la presentazione di atti di sindacato ispettivo e di controllo. Ricorda a tal proposito anche l'ordine del giorno n. 9/1544-A/50, a sua prima firma, presentato nell'ottobre scorso in occasione dell'esame del decreto-legge sull'IMU e accolto dal Governo, finalizzato a chiedere al Governo di sospendere gli atti amministrativi che hanno generato l'ampio contenzioso con i conduttori, al fine di individuare nuovi e diversi criteri utili a rendere i canoni di mercato sostenibili da parte dei conduttori stessi sulla base del reddito familiare disponibile e la proposta di prezzi di vendita che tengono conto delle condizioni reali dell'immobile e della caduta dei valori immobiliari sul mercato, consentendo a chi non ha la possibilità di esercitare il diritto di opzione all'acquisto e di continuare nella concessione secondo i criteri fissati dalla norma primaria di cui alla legge finanziaria del 2008.
  Tutto ciò premesso, nell'intento di dare atto al Governo dell'accoglimento delle istanze espresse in sede parlamentare in tema di emergenza alloggi e gestione del patrimonio abitativo della Difesa, ritiene che lo schema di decreto al nostro esame possa essere valutato favorevolmente pur dovendosi segnalare la necessità di superare le criticità, oltre a quanto potrà emergere dal confronto tra i gruppi parlamentari.

  Il sottosegretario Gioacchino ALFANO osserva, preliminarmente, che il provvedimento sta procedendo parallelamente presso i due rami del Parlamento e che il Governo annette fondamentale importanza al parere che le Commissioni di Camera e Senato si apprestano a rendere.
  Rileva con piacere che la relazione dell'onorevole Villecco Calipari valuta positivamente l'operato dell'Esecutivo negli ultimi tempi segnalando, comunque, che al fine di intervenire su alcune disposizioni è stato necessario operare delle scelte che – seppure non esauriscono tutta l'attività normativa – auspica che possano essere Pag. 155condivise. Richiama quindi il parere espresso dalla Commissione lo scorso 20 dicembre 2013 segnalando come si tratti di materia, peraltro rientrante nella sua delega, assai delicata e che responsabilizza in modo specifico al rigore e alla precisione.
  Ricorda, quindi, che la scadenza del termine prescritto per il parere è fissato al 29 aprile e che non è al momento in grado di assicurare la propria presenza alla seduta prevista per la giornata di domani. Consegna, inoltre, una nota (vedi allegato 4) sottolineando il grande risultato rappresentato da questo provvedimento che costituisce un notevole passo in avanti nel trovare una soluzione al complicato tema degli alloggi di servizio.

  Gian Piero SCANU (PD) ritiene utile il contributo offerto dal Governo nella nota presentata dal sottosegretario Alfano, sottolineando che il Partito Democratico non accetterà soluzioni che non corrispondano agli impegni in precedenza assunti sulla scorta di un'intensa attività concordata.
  Nel condividere, quindi, l'esigenza di concludere i lavori nei termini prefissati, esprime soddisfazione per l'impegno profuso dalla relatrice nel predisporre un accurato lavoro.

  Giuditta PINI (PD) ringrazia la relatrice per aver posto all'attenzione della Commissione gli aspetti positivi contenti nello schema di decreto in esame, per i quali va dato atto al Governo di aver mostrato attenzione alla discussione parlamentare e alle condizioni poste in sede di approvazione dei decreti legislativi della legge n. 244 del 2012, ma anche delle criticità che questo stesso schema ci propone e che occorre superare.
  Osserva, quindi, che il decreto annuale del Ministro della difesa del 31 marzo, nasce per effetto della legge del 24 dicembre 1993, n. 537. In particolare, l'articolo 9, comma 7, prevede che con proprio decreto venga definito un piano annuale di gestione del patrimonio abitativo della Difesa con l'indicazione dell'entità, dell'utilizzo e della futura destinazione di alloggi di servizio, nonché degli alloggi non più utili per l'Amministrazione e, quindi, transitabili in regime di locazione ovvero alienabili anche mediante riscatto. Tale piano indica altresì i parametri di reddito sulla base dei quali gli attuali utenti degli alloggi di servizio, che si tratti di personale in quiescenza o di vedove non legalmente separate ne divorziate, possono mantenere la conduzione, purché non siano proprietari di altro alloggio di certificata abitabilità.
  Come evidente, al decreto ministeriale annuale non viene delegata nessuna capacità di fissare i canoni da corrispondere. La natura e l'entità del canone rimane stabilità da norme primarie.
  Evidenzia, quindi, che questa è la logica conclusione di un lungo periodo in assenza di norme di legge, costellato di sfratti, sospensioni, risoluzioni parlamentari, anche con momenti aspri di tensione sociale – come avvenuto per i fatti della Cecchignola con blocchi stradali e per l'episodio dell'incatenamento sull'altare della Patria – di un continuo braccio di ferro tra l'Amministrazione e gli assegnatari. Finalmente, attraverso una proposta di legge sostenuta da una raccolta di circa 40.000 firme, si addivenne all'approvazione della legge n. 537 del 1993.
  Ricorda, inoltre, che sulla base di questa legislazione al Ministero è riconosciuta la facoltà di fissare la soglia di reddito che consente di proseguire nella conduzione dell'alloggio, mentre alla legge è riservata la facoltà di fissare il canone da corrispondere. Al riguardo segnala che da circa 20 anni il canone da corrispondere è pari a quello derivante dai criteri di calcolo dell'equo canone.
  Ritiene utile questa ricostruzione cronologicamente indispensabile e storicamente comprovata e definita, per chiarire come questa scelta sia da circa 20 anni alla base dei decreti emanati negli anni successivi. Il merito di questo decreto annuale, previsto dalla legge in quella forma e con quei contenuti, ha avuto il merito di salvaguardare con l'equo canone, nel tempo, migliaia di famiglie con redditi complessivi familiari medi e medio bassi e situazioni di handicap gravi. Militari in Pag. 156servizio, in quiescenza, vedove, con l'emanazione ogni anno del decreto, hanno potuto superare situazioni di gravi difficoltà anche con governi diversi, essendo state le norme condivise da maggioranze parlamentari differenti ed anche opposte. Ecco perché ora è essenziale, oltreché doveroso, mantenere ancorato, a norme primarie, tuttora in vigore, il concetto di applicazione dell'equo canone, indicando esplicitamente che il canone dovuto è quello indicato nell'articolo 286, comma 2 del codice dell'ordinamento militare, quale più favorevole all'utente. Cioè, usare per i destinatari delle norme di cui all'articolo 4 del decreto ministeriale la stessa dizione usata per gli utenti indicati all'articolo 2 dello stesso decreto.
  Ritiene che questa formulazione debba essere assunta come condizione irrinunciabile per l'espressione di un parere favorevole. Infatti, l'innalzamento della soglia di reddito senza garantirne esplicitamente le conseguenze e cioè l'applicazione dell'equo canone sarebbe una contraddizione in termini.

  Massimo ARTINI (M5S) manifesta apprezzamento per il lavoro svolto dalla relatrice con la collaborazione del Governo e per l'impegno con il quale il sottosegretario Alfano ha seguito la formazione del provvedimento.
  Evidenzia, inoltre, l'esigenza che la Commissione possa disporre di un tempo ulteriore per un'attenta valutazione del provvedimento.

  Elio VITO, presidente, segnala che il provvedimento è comunque calendarizzato anche nella giornata di domani.

  Rosa Maria VILLECCO CALIPARI (PD), relatore, nel manifestare la propria disponibilità ad ascoltare le proposte che saranno avanzate nel dibattito, auspica che i tempi per la conclusione di questo iter non si allunghino eccessivamente e che sia rispettata la contestualità nei tempi di esame da parte dei due rami del Parlamento.

  Elio VITO, presidente, nessun altro chiedendo intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 14.30.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  L'Ufficio di presidenza si è riunito dalle 14.30 alle 14.50.

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