CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 27 novembre 2013
129.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Bilancio, tesoro e programmazione (V)
COMUNICATO
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RELAZIONI AL PARLAMENTO

  Mercoledì 27 novembre 2013. — Presidenza del presidente Francesco BOCCIA. — Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Alberto Giorgetti.

  La seduta comincia alle 9.05.

Variazione nella composizione della Commissione.

  Francesco BOCCIA, presidente, comunica che l'onorevole Latronico – al quale porge i migliori auguri di buon lavoro – è entrato a fare parte della Commissione.

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Programma di lavoro recante gli obiettivi e gli indirizzi metodologici dell'attività di revisione della spesa pubblica per il periodo novembre 2014-ottobre 2016.
Doc. XXVII, n. 5.

(Esame ai sensi dell'articolo 124, comma 2, del regolamento e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del Programma di lavoro.

  Luigi BOBBA (PD), relatore, rileva che la necessità di un'analisi puntuale dei meccanismi che incidono sull'andamento della spesa pubblica e l'esigenza di individuare interventi mirati al contenimento e alla sua progressiva riqualificazione assumono, a partire dal 2007, un rilievo via via crescente nelle decisioni di finanza pubblica, divenendo tema fondamentale della politica finanziaria e di bilancio, reso ancor più stringente alla luce del percorso di consolidamento dei conti pubblici necessario ai fini del rispetto degli obiettivi finanziari concordati in sede europea.
  A fronte delle difficoltà riscontrate nel perseguire un raffreddamento delle dinamiche della spesa pubblica, è emersa la necessità di potenziare il monitoraggio dei flussi di finanza pubblica e di elaborare nuovi strumenti, di carattere più strutturale e selettivo, finalizzati a consentire un più penetrante controllo anche qualitativo della spesa.
  In questa prospettiva si colloca l'avvio, sin dalla XV legislatura, di un programma straordinario di analisi e valutazione della spesa, comunemente denominato, sulla base di analoghe esperienze internazionali, «spending review».
  Tale programma – che s'innestava nella cornice di un'estesa riclassificazione in senso funzionale del bilancio dello Stato, articolato in missioni e programmi, operata in via sperimentale dal 2008 e poi messa a regime con l'articolo 21 della nuova legge di contabilità n.196 del 2009 – veniva fin dall'inizio configurato come uno strumento di programmazione economico-finanziaria, volto a fornire una metodologia sistematica per migliorare sia il processo di decisione delle priorità e di allocazione delle risorse, sia la performance delle amministrazioni pubbliche in termini di economicità, qualità ed efficienza dei servizi offerti ai cittadini.
  Tra gli obiettivi sottesi alla spending review vi è quello di superare sia la logica dei tagli lineari alle dotazioni di bilancio, sia il criterio della «spesa storica». In particolare, con il processo di revisione della spesa si intende superare il tradizionale approccio «incrementale» nelle decisioni di bilancio, in base al quale, storicamente, si è registrata la tendenza a concentrarsi sulle nuove iniziative di spesa, ovvero sulle risorse (aggiuntive) da destinare ai programmi di spesa già in atto, piuttosto che sulle analisi di efficienza, efficacia e congruità con gli obiettivi della spesa in essere.
  In particolare, il programma di analisi e valutazione della spesa è stato avviato in via sperimentale dall'articolo 1, comma 480, legge n. 296 del 2006 (legge finanziaria 2007), che ha disposto l'avvio di un programma straordinario pluriennale di analisi e valutazione della spesa pubblica affidato al Ministero dell'economia e finanze, volto a riesaminare in modo sistematico l'insieme dei programmi di spesa delle Amministrazioni centrali, valutandone efficacia, efficienza ed economicità di gestione. Successivamente, la legge finanziaria per il 2008 (legge n. 244 del 2007), al comma 67 dell'articolo 3, ha reso permanente il predetto programma di analisi della spesa, prevedendone la prosecuzione e l'aggiornamento con riferimento alle missioni e ai programmi in cui si articola il bilancio dello Stato. Il comma 68 ha inoltre introdotto una specifica procedura parlamentare in base alla quale, entro il 15 giugno di ciascun anno, ogni Ministro è tenuto a trasmettere alle Camere, ai fini dell'esame da parte delle Commissioni parlamentari competenti per materia, nonché per i profili di coerenza ordinamentale e finanziaria, una relazione (Relazione sullo stato della spesa, sull'efficacia nell'allocazione delle risorse e sul Pag. 60grado di efficienza dell'azione amministrativa) recante elementi conoscitivi in ordine allo stato della spesa.
  I meccanismi di controllo quantitativo e qualitativo della spesa pubblica sono stati in seguito sistematizzati e potenziati, come sopra segnalato, ad opera della nuova legge di contabilità e finanza pubblica, legge n. 196 del 2009, che ha previsto l'istituzionalizzazione del processo di analisi e valutazione della spesa delle amministrazioni centrali – attraverso la costituzione di apposite strutture specializzate – e la sua graduale estensione alle altre amministrazioni pubbliche.
  In particolare, l'articolo 39 della nuova disciplina contabile prevede l'avvio di una collaborazione del Ministero dell'economia e delle finanze – Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato – con le amministrazioni centrali dello Stato, che ha luogo nell'ambito di appositi Nuclei di analisi e valutazione della spesa, finalizzata a garantire il supporto per la verifica dei risultati programmatici rispetto agli obiettivi di finanza pubblica relativi all'indebitamento netto, al saldo di cassa e al debito delle amministrazioni pubbliche, nonché a garantire il supporto per il monitoraggio dell'efficacia delle misure rivolte al loro conseguimento e di quelle disposte per incrementare il livello di efficienza delle amministrazioni.
  Nel corso della XVI legislatura il processo di analisi e revisione della spesa è stato dapprima incorporato e reso permanente nel sistema delle decisioni di bilancio ad opera della nuova legge di contabilità e finanza pubblica, legge n. 196 del 2009, e successivamente rilanciato, anche in ragione delle persistenti esigenze di consolidamento dei conti pubblici, con misure specifiche e nuove modalità operative introdotte in larga parte attraverso provvedimenti d'urgenza.
  Con il decreto-legge 7 maggio 2012, n. 52 (legge n. 94 del 2012) recante «Disposizioni urgenti per la razionalizzazione della spesa pubblica», è stato istituito un Comitato interministeriale per la revisione della spesa pubblica, nonché un Commissario straordinario per la razionalizzazione della spesa per acquisti di beni e servizi, successivamente designato dal Governo nella persona di Enrico Bondi (poi cessato dall'incarico nel gennaio 2013).
  La normativa che attualmente regola l'attività e le funzioni del Commissario straordinario, costituita dall'articolo 49-bis del decreto-legge 21 giugno 2013, n. 69 (Legge n. 98 del 2013), reca una nuova disciplina dell'attività volta alla razionalizzazione della spesa pubblica, che sostituisce – semplificandola e rifondendola in un unico articolo, quello in esame – la disciplina già disposta dagli articoli da 1 a 6 del decreto legge n. 52 del 2012, che vengono conseguentemente abrogati.
  La nuova disciplina conferma gli organi cui è affidata l'attività in esame già previsti dal decreto-legge n. 52 sopradetto, vale a dire il Comitato interministeriale, presieduto dal Presidente del Consiglio dei ministri e composto dal Ministro dell'economia e delle finanze, dal Ministro dell'interno, dal Ministro per i rapporti con il Parlamento e il coordinamento dell'attività di Governo, dal Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione e dal Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio. Il Presidente del Consiglio dei ministri può altresì invitare alle riunioni del Comitato interministeriale altri Ministri, in ragione della rispettiva competenza in ordine alle materie da trattare.
  Il Comitato svolge attività di indirizzo e coordinamento in materia di razionalizzazione della spesa di tutte le amministrazioni pubbliche, degli enti pubblici e delle società controllate direttamente o indirettamente da amministrazioni pubbliche che non emettono strumenti finanziari quotati in mercati regolamentati (vale a dire società per azioni ed altre società che emettono titoli quotati, anche se non azionari). Tale attività dovrà concernere in particolare i trasferimenti alle imprese, la riduzione delle spese per acquisto di beni e servizi, l'ottimizzazione dell'uso degli immobili e le altre materie individuate dalla direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 3 maggio 2012, che si è in precedenza citata o da ulteriori direttive del Presidente del Consiglio dei ministri.Pag. 61
  Il Presidente del Consiglio dei Ministri può altresì nominare un Commissario straordinario, con durata dell'incarico fino a tre anni, con il compito di formulare indirizzi e proposte, anche di carattere normativo, sulle materie oggetto di spending review. Esso, che va scelto tra persone (anche estranee alla pubblica amministrazione) dotate di comprovata esperienza economica ed organizzativa, ha poteri conoscitivi nei confronti di tutte le amministrazioni pubbliche, tra cui l'accesso alle banche dati dalle stesse alimentate, nonché poteri ispettivi, a mezzo degli organi della Ragioneria Generale dello Stato, e può richiedere la collaborazione della Guardia di finanza. Entro venti giorni dalla nomina, il Commissario dovrà presentare al Comitato il proprio programma di lavoro, che va trasmesso anche alle Camere. Per quanto concerne gli oneri derivanti dall'indennità da corrispondersi al Commissario, essi non potranno superare 150 mila euro per l'anno 2013, 300 mila euro per ciascuno degli anni 2014 e 2015 e 200 mila euro per l'anno 2016.
  Com’è noto, il 4 ottobre 2013 è stato nominato il Commissario straordinario per la spending review, nella persona di. Carlo Cottarelli, che ha assunto le relative funzioni a decorrere dal 23 ottobre 2013.
  Il Programma di lavoro si svolgerà con riferimento al periodo triennale previsto dall'articolo 49-bis, operando a decorrere dal novembre 2013 fino all'ottobre 2016. Gli obiettivi di risparmio che esso persegue vengono quantificati con riferimento agli importi definiti dall'articolo 10, comma 32 e comma 35, del disegno di legge di stabilità, che, rispettivamente:
   prevedono, sulla base delle attività del Commissario e delle conseguenti proposte dallo stesso formulate, l'adozione di misure di razionalizzazione e revisione della spesa tali da determinare una riduzione della spesa delle amministrazioni pubbliche non inferiore a 600 milioni di euro per il 2015 e 1.310 milioni di euro per ciascuno degli anni 2016 e 2017;
   dispongono variazioni delle aliquote di imposta e riduzioni delle agevolazioni e detrazioni fiscali tali da conseguire maggiori entrate pari a 3 miliardi di euro per il 2015, 7 miliardi per il 2016 e 10 miliardi a decorrere dal 2017, disponendo nel contempo che non si procederà a tali misure ove entro il 1o gennaio 2015 intervengano provvedimenti normativi che assicurino, in tutto o in parte, i predetti importi in termini di maggiori entrate ovvero di risparmi di spesa derivanti dall'attività di razionalizzazione e revisione della spesa pubblica.

  In relazione a ciò, nel Programma si prefiggono risparmi di 3.6 miliardi nel 2015, 8,3 miliardi nel 2016 ed 11,3 miliardi a decorrere dal 2017. Peraltro viene segnalato come potrebbe essere valutata, in sede politica, l'opportunità di conseguire risparmi aggiuntivi rispetto a tali obiettivi, al fine di accelerare il processo di riduzione fiscale.
  Per quanto concerne l'organizzazione dei lavori, l'intera amministrazione pubblica sarà coinvolta direttamente nei lavori della revisione della spesa e, viene espressamente precisato, il Commissario opererà sulla base delle indicazioni fornite dal Comitato interministeriale e, più in generale, dal Governo, cui spetta l'indirizzo e il coordinamento della revisione della spesa.
  Il Commissario sarà coadiuvato da un ristretto «gruppo di base», già costituito, i cui componenti sono tratti dal settore pubblico. Il gruppo espleta un ruolo di coordinamento delle attività, atteso che si prevede la costituzione, entro il corrente mese di novembre, di gruppi di lavoro per ciascuno dei temi indicati nell'attività: si tratta di temi specifici, organizzati sia «verticalmente» (per centri di spesa, per esempio ministeri) che «orizzontalmente» (per tematiche, per esempio acquisto di beni e servizi).
  Sono esclusi oneri per i componenti dei gruppi: ciò sia per quello di base, i cui componenti già appartengono alla PA, sia per gli altri gruppi, composti da rappresentanti dei centri di spesa della PA medesima Pag. 62e, qualora debba trattarsi di soggetti esterni, solo «se disponibili a titolo gratuito»
  In considerazione dell'ampiezza dei temi trattati, che renderanno necessario utilizzare anche le analisi già prodotte nell'attività di spending review finora svolta, viene stabilito un circostanziato programma dei lavori della struttura, articolato su tre principali scadenze:
   dicembre 2013-febbraio 2014: ricognizione tecnica per definire le misure legislative e amministrative che potrebbero essere approvate già a metà del 2014 e quantificazione dei relativi risparmi di spesa nel 2014 e negli anni successivi;
   marzo-aprile 2014: utilizzo della ricognizione tecnica nell'ambito del Documento di Economia e Finanza 2014 per la formulazione degli obiettivi di spesa complessiva delle amministrazioni pubbliche e di quella dei singoli centri di spesa (ministeri e, a livello aggregato, enti territoriali), che dovranno definire le misure che intendono adottare per raggiungere gli obiettivi stessi;
   aprile 2014: analisi dell'impatto macroeconomico e distributivo delle misure;
   maggio-luglio 2014: implementazione delle misure a livello legislativo, con effetti distribuiti nel 2014 e nel corso del triennio successivo.

  La seconda fase ricalcherà il processo della prima, anche sviluppando temi che non è stato possibile affrontare in precedenza, ed i nuovi obiettivi da essa definiti verranno veicolati mediante la legge di stabilità del 2015.
  Quanto agli anni successivi, nel 2015: verrà preparata la revisione dei programmi e degli indicatori, nel 2016 verrà effettuata l’ attività di formazione per una revisione della spesa basata su programmi e indicatori e nel 2016 verrà preparata la revisione della spesa per il periodo 2017-2019 sulla base della nuova metodologia.
  Quanto ai contenuti ed alle tematiche oggetto dell'attività di revisione della spesa, che dovrà coprire l'intera spesa delle pubbliche amministrazioni e delle società controllate, escluse quelle che emettono titoli, viene precisato che non verrà inclusa la spesa per interessi, e che le cosiddette «spese fiscali» (esenzioni e trattamenti fiscali privilegiati) verranno trattate solo nei casi in cui esista un elevato grado di omogeneità economica rispetto alle spese (a titolo esemplificativo vengono indicati i sussidi).
  I temi dell'attività di revisione, indicati analiticamente nell'Allegato al documento, sono organizzati secondo due differenti criteri, in termini di temi (e gruppi di lavoro) orizzontali e verticali.
  I temi e gruppi orizzontali ricomprendono otto aree:
   Beni e servizi: prezzi di acquisto, escluso il settore sanità, considerato nell'ambito del Ministero della salute e del corrispondente gruppo di lavoro verticale;
   Immobili: razionalizzazione dell'utilizzo;
   Organizzazione amministrativa;
   Pubblico impiego: mobilità del lavoro e armonizzazione del sistema retributivo;
   Fabbisogni e costi standard: promozione nel completamento e applicazione;
   Costi della politica: enti territoriali, finanziamento pubblico ai partiti ed altro;
   Qualità spese di investimento: ottimizzazioni procedure di spesa;
   Società partecipate pubbliche: criteri di affidamento, razionalizzazione, vincoli finanziari, dismissione, riduzione del loro numero.

  I temi e gruppi verticali sono organizzati secondo la distinzione tra amministrazioni centrali e locali, concernendo pertanto:
   la Presidenza del Consiglio dei ministri;
   gli attuali 13 ministeri; Pag. 63
   le amministrazioni territoriali, vale a dire le Regioni (con l'esclusione dei settori della sanità e dei trasporti), le province ed i comuni.

  Vengono poi indicati alcuni temi generali affidati ai gruppi verticali, in aggiunta a quelli loro già spettanti: programmi o attività che possono considerarsi di scarsa importanza; attività pubbliche che potrebbero essere svolte dal privato; quanto una strumentazione adeguata potrebbe consentire di ridurre la spesa per beni e servizi nel settore di competenza; in quali aree il personale è eccedentario rispetto alle funzioni assegnate ed in quali aree esso è invece insufficiente; come si potrebbe riorganizzare la struttura dell'ente di spesa per ridurre i costi di gestione.
  Il Commissario eserciterà altresì, come consentito dalla norma istitutiva dello stesso, iniziative volte ad aumentare gli incentivi ad un uso efficiente delle risorse. Si fa riferimento, in particolare, ad ispezioni e verifiche che potranno essere disposte da parte dell'Ispettorato per la Funzione Pubblica, della RGS e della Guardia di Finanza presso gli enti di spesa che, sulla base di indicatori oggettivi, presentino volumi di spesa anomali; alla pubblicazione di banche dati sulla spesa pubblica e di classifiche che evidenzino i centri di spesa virtuosi e quelli meno efficienti ed, infine ad un sistema di incentivi finanziari che facilitino la collaborazione dei centri di spesa nella individuazione di risparmi di spesa.
  Da ultimo, ai fini dell'istituzionalizzazione del processo di revisione della spesa, vengono indicate alcuni interventi ed azioni (denominati nel Programma come «riforme necessarie») che potrebbero consolidare tale processo, a partire dalla vigente classificazione del bilancio per missioni e programmi, cui sono associati indicatori di performance come guida alla decisione sui programmi di spesa da mantenere, sopprimere o modificare. Tuttavia, al momento, i programmi e gli indicatori, come attualmente definiti, non rappresentano una base adeguata per una attività di revisione. Sembra importante, pertanto, riconsiderare la definizione dei programmi di spesa e dei relativi indicatori. Altri interventi potrebbero concernere:
   l'organizzazione di corsi di formazione per facilitare la diffusione dell'uso di indicatori di e diffondere la metodologia di revisione della spesa anche a livello locale.
   l'aumento della flessibilità gestionale dei dirigenti pubblici e l'organizzazione di programmi di formazione manageriale;
   il potenziamento degli strumenti per valutare il grado di soddisfazione da parte degli utenti di servizi pubblici.

  Infine, ricorda che proprio quest'anno è stata sottolineata la necessità di un maggiore coinvolgimento del Parlamento nei processi decisionali attinenti alla spending review, soprattutto attraverso il lavoro delle Commissioni parlamentari competenti per materia che possono svolgere un ruolo insostituibile nell'individuazione delle priorità di politica economica e degli obiettivi di risparmio nell'ambito dei settori di rispettiva competenza. In questo quadro, è stata adottata una innovativa procedura per svolgere un'approfondita discussione parlamentare sulla spending review, che consiste nell'esame della relazione sullo stato della spesa, sull'efficacia nell'allocazione delle risorse nelle amministrazioni di rispettiva competenza e sul grado di efficienza dell'azione amministrativa svolta nell'anno precedente (di cui all'articolo 3, comma 68, della legge finanziaria per il 2008) da parte delle Commissioni competenti, che trasmettono le proprie valutazioni alla Commissione bilancio anche ai fini dell'adozione di un eventuale atto di indirizzo al Governo.
  In sede di prima applicazione di tale innovativa procedura, tra luglio e ottobre 2013 numerose Commissioni parlamentari hanno proceduto all'esame delle predette relazioni sullo stato della spesa dei Ministeri per l'anno 2012 per le parti di rispettiva competenza, procedendo alla redazione di altrettante relazioni trasmesse alla Commissione bilancio, ai sensi dell'articolo 124, commi 2 e 3, del Regolamento Pag. 64della Camera, in cui vengono espresse specifiche indicazioni riguardanti misure volte alla razionalizzazione della spesa nei vari settori d'intervento pubblico.
  Tornando a soffermarsi più in particolare sul Programma in esame, chiede al Governo quale relazione vi sia tra quanto riportato nel citato programma, che si prefigge risparmi per complessivi 23,2 miliardi di euro nel triennio 2015- 2017 (non sono quantificati espressamente risparmi per il 2014), rispetto a quanto affermato in audizione dal Commissario straordinario, che ha fatto riferimento a risparmi pari a 32 miliardi (equivalenti a circa 2 punti percentuali di PIL). Inoltre, nel disegno di legge di stabilità e secondo quanto affermato dal Commissario straordinario, non sarebbero programmati espressamente risparmi per il 2014. Tuttavia, poiché nella spending review non si parte da zero ma, al contrario, è stato già avviato un percorso pluriennale, quantomeno sul piano metodologico, ritiene opportuno verificare la possibilità di conseguire risultati di razionalizzazione della spesa già nel 2014.
  Per quanto riguarda la destinazione delle risorse rivenienti dalla revisione della spesa, ritiene opportuna prioritariamente una riduzione del cuneo fiscale e contributivo; quindi già dal 2014 si dovrebbe, almeno parzialmente, destinare i risparmi della spending review alla riduzione del cuneo.

  Il sottosegretario Alberto GIORGETTI osserva che il processo di spending review è caratterizzato da un percorso normativo e metodologico stratificatosi nel tempo, a partire dal 2007, prendendo spunto dal criterio contabilistico del cosiddetto bilancio «a base zero» sperimentato in altri ordinamenti, in particolare del Regno Unito.
  Precisa quindi che il Programma del Commissario straordinario sulla revisione della spesa sarà realizzato sulla base degli indirizzi indicati dal relativo Comitato interministeriale e quindi dal Governo.
  Osserva che attualmente, sulla base del lavoro pregresso, già si dispone di una puntuale e dettagliata mappatura della spesa, e che in una successiva seduta fornirà chiarimenti sui passi amministrativi in materia effettuati sino ad oggi.
  In primo luogo, sul piano politico, occorre individuare il quantum di spesa improduttiva su cui si intende incidere e che quindi si intende recuperare, superando la logica dei tagli lineari, che ha mostrato palesemente tutti i suoi limiti. Occorre poi effettuare, di pari passo, una scelta sulle priorità di destinazione delle risorse così risparmiate.
  Invita pertanto la Commissione a individuare possibili linee di indirizzo sulla revisione della spesa da far confluire già in misure normative nella legge di stabilità il cui iter alla Camera inizierà a breve, dal momento che nel corso dell'esame al Senato tale questione non è stata affrontata.
  Infine, ribadisce che dal punto di vista della struttura tecnica e metodologica la procedura di revisione della spesa è già impostata. Bisogna adesso passare alla fase più politica delle scelte concernenti quali spese e quanta parte di esse aggredire, per fare finalmente un salto di qualità rispetto al passato.

  Maino MARCHI (PD), premesso che intende soffermarsi sugli aspetti prettamente politici e non meramente tecnici della spending review, ritiene che un ruolo rilevante di indirizzo spetti anche al Parlamento. Per una effettiva riuscita del processo di revisione della spesa vanno assunte decisioni che spettano al livello politico e attengono a problematiche strutturali, quali la riorganizzazione della struttura amministrativa dello Stato. Si tratta di affrontare aspetti e questioni che ineriscono non solamente al piano finanziario, ma soprattutto al merito dell'organizzazione delle modalità di effettuazione dei servizi nei vari settori e che richiede un adeguato coinvolgimento delle Commissioni competenti per materia.Pag. 65
  Avverte che la revisione della spesa potrebbe, come in passato, non giungere a risultati effettivi e concreti, in mancanza di una visione e di un indirizzo politico condiviso tra il Governo e il Parlamento.
  Pertanto occorre affrontare i problemi specifici dei vari Ministeri nel merito, tenendo conto delle relative peculiarità, come sta facendo attualmente la Commissione congiuntamente alla Commissione Affari sociali, attraverso l'indagine conoscitiva sulla sanità.
  Nel ritenere che una delle scelte da effettuare attenga alla destinazione dei risparmi conseguiti con la spending review, condivide l'indicazione del Governo di voler destinare tali risorse prioritariamente alla riduzione del cuneo fiscale (e quindi del costo del lavoro) e, in parte, anche alla riduzione del debito pubblico.
  Tuttavia, ritiene altresì che una parte, seppur limitata, di tali risparmi debba essere destinata ad incentivi per un uso efficiente delle risorse al personale della pubblica amministrazione, per facilitare l'implementazione della spending review facendo partecipare ai relativi vantaggi anche la macchina amministrativa. Difatti, per una effettiva riuscita del programma di revisione della spesa, occorrerebbe stimolare la più efficace e convinta attuazione delle relative decisioni politiche da parte della struttura della pubblica amministrazione, anche con una destinazione, residuale ma necessaria, dei risparmi derivanti dalla razionalizzazione della spesa.

  Angelo RUGHETTI (PD), nel richiamare l'intervento dell'onorevole Marchi, osserva come il Parlamento sia chiamato a svolgere un essenziale ruolo di indirizzo nel processo di revisione della spesa pubblica, il quale richiede non solo la soluzione di problematiche di tipo tecnico ma anche, e soprattutto, l'adozione di decisioni di carattere politico. A suo avviso, sarebbe opportuno che la spending review possa determinare effetti in termini di risparmio già a decorrere dall'anno 2014 e che le risorse da essa rivenienti siano destinate alla predisposizione di incentivi in favore del personale delle pubbliche amministrazioni. Rappresenta altresì l'opportunità che vengano forniti ulteriori chiarimenti in merito alle modalità di effettuazione della revisione della spesa con riferimento agli enti locali e sulla destinazione dei risparmi che ne conseguono, anche tenuto conto del fatto che le forme di finanziamento degli stessi consistono essenzialmente in trasferimenti erariali o in risorse derivanti dalla loro autonomia impositiva. Rileva, infine, come debba essere oggetto di particolare attenzione il comparto sicurezza e difesa, le cui principali voci di spesa sono rappresentate dalla logistica, dal complesso delle attrezzature e dal personale, quest'ultimo peraltro caratterizzato da una evidente disparità di trattamento economico tra i livelli dirigenziali e quelli operativi. Al riguardo, segnala che un intervento di profonda razionalizzazione dell'organizzazione di tale comparto, il cui funzionamento risulta complessivamente molto oneroso, potrebbe determinare una significativa riduzione dei costi allo stesso riferibili.

  Andrea ROMANO (SCpI) rileva la necessità che vengano introdotti, anche in sede di approvazione della legge di stabilità per l'anno 2014, meccanismi automatici di destinazione dei risparmi alla riduzione della pressione fiscale sul lavoro e sulle imprese, fissando anche degli obiettivi quantitativi riguardo a tale riduzione.

  Rocco PALESE (FI-PdL) osserva come, una volta fissati gli obiettivi macroeconomici del processo di revisione della spesa, sia necessario procedere all'adozione di misure concrete, soprattutto con riferimento al settore sanitario e a quello del pubblico impiego, ritenendo al riguardo di fondamentale importanza il ruolo svolto dal Comitato interministeriale previsto dalla vigente normativa.

  Francesco CARIELLO (M5S), nel concordare con le considerazioni svolte dai colleghi in ordine alla centralità del ruolo Pag. 66di indirizzo del Parlamento nel processo di revisione della spesa, evidenzia come, a suo avviso, l'istituzione del Commissario straordinario appaia di scarsa rilevanza. Fa presente che l'obiettivo principale degli interventi di spending review dovrebbe essere non tanto quello di una mera riduzione della spesa pubblica, quanto piuttosto quello di una sua rimodulazione in termini di maggiore efficienza, quale presupposto per un miglioramento della qualità dei servizi offerti ai cittadini, destinando le risorse generate da tale processo ai settori della spesa pubblica più produttivi.

  Giulio MARCON (SEL) stigmatizza il fatto che la questione della spending review sia affrontata sulla base di un approccio di tipo tecnocratico, a discapito della centralità del ruolo del Parlamento, che dovrebbe invece svolgere un compito più incisivo attraverso scelte di natura politica. Manifesta inoltre perplessità in ordine alla preventiva quantificazione dei risparmi attesi dal processo di revisione della spesa pubblica, pari, secondo quanto dichiarato dal Commissario Cottarelli nel corso dell'audizione svoltasi nella giornata di ieri, a 32 miliardi di euro nel triennio 2014-2016. Ritiene infine che le risorse derivanti dalla spending review debbano essere destinate non esclusivamente alla riduzione della pressione fiscale sui redditi da lavoro, ma anche alla salvaguardia ed al miglioramento dei servizi prestati dallo Stato, con particolare riferimento a quelli inerenti alla scuola, alla sanità e all'assistenza sociale. Al riguardo, si riserva di presentare eventualmente una risoluzione di minoranza a nome dei deputati del suo gruppo.

  Guido GUIDESI (LNA) osserva come il processo di revisione della spesa pubblica non possa prescindere da una seria azione riformatrice, anche in senso federalista, altrimenti esso si configurerebbe, come già avvenuto in passato, quale avvio di un nuovo ciclo di meri tagli lineari. Rappresenta inoltre la necessità che il Commissario straordinario riferisca periodicamente alla Commissione in ordine agli esiti dell'attività svolta.

  Francesco BOCCIA, presidente, fa presente che, a suo avviso, sussistono le condizioni per l'adozione in Commissione di un atto di indirizzo, auspicabilmente unitario, concernente gli obiettivi e le finalità del processo di revisione della spesa pubblica; ciò rappresenterebbe un'importante occasione per il Parlamento di intervenire nelle attività di spending review, anche in vista della definitiva approvazione della legge di stabilità per il 2014. Osserva al riguardo come si potrebbe, per il futuro, ipotizzare una procedura parlamentare analoga a quella prevista per il Documento di economia e finanza, prevedendo un preliminare esame della relazione del Commissario straordinario presso la Commissione bilancio, con i pareri delle altre Commissioni permanenti per gli specifici settori di competenza, e la successiva approvazione da parte dell'Assemblea di un atto di indirizzo. Segnala, tuttavia, che solo nei primi mesi del prossimo anno sarà possibile valutare l'effettiva praticabilità di tale procedura, alla luce dei risultati del lavoro svolto dal Commissario straordinario.
  Invita pertanto il relatore a predisporre uno schema di risoluzione a conclusione della discussione da sottoporre ai gruppi, in modo da giungere all'approvazione di un atto di indirizzo, per quanto possibile, unitario. Nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 9.45.

DELIBERAZIONE DI RILIEVI SU ATTI DEL GOVERNO

  Mercoledì 27 novembre 2013. — Presidenza del Presidente Francesco BOCCIA. – Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Alberto Giorgetti.

  La seduta comincia alle 9.45.

Pag. 67

Schema di decreto del Presidente della Repubblica recante regolamento per l'individuazione delle procedure per l'attivazione dei poteri speciali nei settori della difesa e della sicurezza nazionale.
Atto n. 39.

(Rilievi alle Commissioni I e IV).
(Esame, ai sensi dell'articolo 96-ter, comma 2, del regolamento, e conclusione – Valutazione favorevole con rilievi).

  La Commissione inizia l'esame dello schema di decreto del Presidente della Repubblica in oggetto.

  Bruno CENSORE (PD), relatore, fa presente che lo schema di decreto del Presidente della Repubblica in esame reca il regolamento per l'individuazione delle procedure per l'attivazione dei poteri speciali sulle società operanti nei settori della difesa e della sicurezza nazionale e che il provvedimento, adottato ai sensi dell'articolo 1, comma 8, del decreto-legge n. 21 del 2012, è corredato di relazione tecnico-finanziaria non vidimata dalla Ragioneria generale dello Stato. Per quanto riguarda gli articoli da 1 a 5, recanti poteri speciali nei settori della difesa e della sicurezza nazionale, con riferimento al gruppo di coordinamento di cui all'articolo 2, comma 2, rileva che il testo reca un clausola di non onerosità, ma non esclude espressamente la corresponsione di compensi, indennità e rimborsi spese. Tale esclusione è invece indicata dalla relazione tecnica. Con riguardo alle altre disposizioni del provvedimento, osserva che l'articolo 10 si limita a precisare che le attività previste devono essere svolte nell'ambito delle risorse finanziarie, umane e strumentali disponibili a legislazione vigente. Non ha pertanto osservazioni da formulare, nel presupposto, sul quale ritiene opportuno acquisire una conferma da parte del Governo, che le attività delle amministrazioni coinvolte nell'applicazione della disciplina sull'esercizio dei poteri speciali sulle società operanti nei settori della difesa e della sicurezza nazionale possano effettivamente essere svolte senza oneri per la finanza pubblica e nell'ambito delle risorse disponibili a legislazione vigente.

  Il sottosegretario Alberto GIORGETTI fa presente che le attività delle amministrazioni coinvolte nell'applicazione della disciplina concernente l'esercizio dei poteri speciali sulle società operanti nei settori della difesa e della sicurezza nazionale possono essere effettivamente svolte nell'ambito delle risorse già disponibili a legislazione vigente e, comunque, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.

  Bruno CENSORE (PD), relatore, formula quindi la seguente proposta di parere:
  «La V Commissione Bilancio, tesoro e programmazione,
   esaminato, per quanto di competenza, ai sensi dell'articolo 96-ter, comma 2, del Regolamento, lo Schema di decreto del Presidente della Repubblica recante regolamento per l'individuazione delle procedure per l'attivazione dei poteri speciali nei settori della difesa e della sicurezza nazionale (atto n. 39);
   preso atto dei chiarimenti forniti dal Governo, secondo il quale le attività delle amministrazioni coinvolte nell'applicazione della disciplina concernente l'esercizio dei poteri speciali sulle società operanti nei settori della difesa e della sicurezza nazionale possono essere effettivamente svolte nell'ambito delle risorse già disponibili a legislazione vigente e, comunque, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica;
   rilevata l'opportunità di:
     modificare la lettera c) del comma 2 dell'articolo 2, prevedendo esplicitamente che ai membri del gruppo di coordinamento non siano espressamente corrisposti compensi, indennità e rimborsi spese, in conformità con quanto previsto dalla relazione tecnica;
    integrare la clausola di neutralità finanziaria di cui all'articolo 10, specificando che dall'attuazione dello schema non devono derivare nuovi o maggiori oneri la finanza pubblica;

Pag. 68

VALUTA FAVOREVOLMENTE

  lo schema di decreto del Presidente della Repubblica e formula i seguenti rilievi sulle sue conseguenze di carattere finanziario:
   all'articolo 2, comma 2, sostituire la lettera c) con la seguente: c) istituisce un gruppo di coordinamento presieduto dal responsabile dell'ufficio di cui alla lettera a), o da altro componente indicato dal Presidente del Consiglio, e composto dai responsabili degli uffici di cui alla lettera b), o da altri componenti indicati dai rispettivi Ministri interessati. Il gruppo può essere integrato da rappresentanti di altre strutture o unità al fine di potenziarne le capacità di analisi. Ai componenti del gruppo non spettano compensi, gettoni, emolumenti o indennità comunque denominati, né rimborsi spese. Dall'istituzione e dal funzionamento del gruppo non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.
   all'articolo 10 aggiungere, in fine, le seguenti parole: e, comunque, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica».

  Il sottosegretario Alberto GIORGETTI concorda con la proposta di parere formulata dal relatore.

  La Commissione approva la proposta di parere del relatore.

Schema di decreto legislativo recante disposizioni integrative, correttive e di coordinamento delle disposizioni di cui ai decreti legislativi 7 settembre 2012, n. 155, e 7 settembre 2012, n. 156, tese ad assicurare la funzionalità degli uffici giudiziari.
Atto n. 36.

(Rilievi alla II Commissione).
(Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 96-ter, comma 2, del regolamento, e conclusione – Valutazione favorevole).

  La Commissione prosegue l'esame dello schema di decreto legislativo in oggetto, rinviato nella seduta del 21 novembre 2013.

  Rocco PALESE (FI-PdL), relatore, ricorda che nella precedente seduta erano stati chiesti al rappresentante del Governo alcuni chiarimenti.

  Il sottosegretario Alberto GIORGETTI deposita agli atti della Commissione una nota del Ministero della giustizia contenente i chiarimenti richiesti (vedi allegato).

  Rocco PALESE (FI-PdL), relatore, formula quindi la seguente proposta di parere:
  «La V Commissione Bilancio, tesoro e programmazione,
   esaminato, per quanto di competenza, ai sensi dell'articolo 96-ter, comma 2, del Regolamento, lo Schema di decreto legislativo recante disposizioni integrative, correttive e di coordinamento delle disposizioni di cui ai decreti legislativi 7 settembre 2012, n. 155, e 7 settembre 2012, n. 156, tese ad assicurare la funzionalità degli uffici giudiziari (atto n. 36);
   preso atto dei chiarimenti forniti dal Governo, secondo il quale:
    alla gestione e alla manutenzione della sede del tribunale di Napoli nord e della procura della Repubblica presso il medesimo tribunale si provvede nell'ambito delle risorse già stanziate a legislazione vigente e iscritte nei capitoli 1451, 7200 e 7211 dello stato di previsione del Ministero della giustizia;
    l'istituzione del tribunale di Napoli nord e la ricostituzione del tribunale di Urbino e delle connesse procure della Repubblica, nonché la conservazione del giudice di pace di Aversa non appaiono comunque suscettibili di compromettere la neutralità finanziaria dello schema di decreto in oggetto;

VALUTA FAVOREVOLMENTE

  lo schema di decreto legislativo».

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  Il sottosegretario Alberto GIORGETTI concorda con la proposta di parere formulata dal relatore.

  La Commissione approva la proposta di parere del relatore.

  La seduta termina alle 9.55.

SEDE CONSULTIVA

  Mercoledì 27 novembre 2013. — Presidenza del presidente Francesco BOCCIA. — Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Alberto Giorgetti.

  La seduta comincia alle 9.55.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica di Albania, la Repubblica greca e la Repubblica italiana sul progetto «Trans Adriatic Pipeline», fatto ad Atene il 13 febbraio 2013.
C. 1710 Governo, approvato dal Senato.
(Parere alla III Commissione).
(Esame e conclusione – Parere favorevole)

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto.

  Francesco BOCCIA, presidente, in sostituzione del relatore, fa presente che il disegno di legge in esame – già approvato dal Senato (A.S. 884) – dispone la ratifica e l'esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica di Albania, la Repubblica greca e la Repubblica italiana sul progetto «Trans Adriatic Pipeline», fatto ad Atene il 13 febbraio 2013 e che il disegno di legge è corredato di relazione tecnico-finanziaria, vidimata positivamente dalla Ragioneria dello Stato. Con riferimento agli articoli da 1 a 14, recanti Accordo fra Albania, Grecia e Italia sul progetto Trans Adriatic Pipeline, osserva che l'articolo 7 dell'Accordo prevede, per i Paesi contraenti, l'obbligo di eliminare i rischi per la realizzazione del Progetto qualora gli stessi dovessero verificarsi sul territorio nazionale. Ritiene pertanto necessario acquisire chiarimenti circa l'effettiva neutralità finanziaria della disposizione, affermata nella relazione tecnica, considerato che il ripristino delle condizioni poste a base per la realizzazione e la gestione del Progetto potrebbe comportare interventi onerosi a carico del Paese ospitante. Rileva che, con riferimento agli accordi relativi alla determinazione della base imponibile dell'Investitore del Progetto (cosiddetti advanced pricing agreement), di cui all'articolo 9 dell'Accordo, i cui criteri di computo resteranno vincolanti tra le Parti per un periodo venticinquennale, eventuali riflessi di ordine fiscale sembrerebbero riconducibili all'ipotesi di parziale rinuncia a futuro gettito. Sul punto ritiene necessario acquisire una conferma da parte del Governo. Relativamente alle spese di missione effettuate nell'ambito della Commissione di attuazione, di cui all'articolo 10 dell'Accordo e all'articolo 3 del disegno di legge di ratifica, pur considerando l'esiguità dell'onere, ritiene che andrebbe verificato se la previsione del medesimo già nell'esercizio 2013 sia coerente con i tempi di presumibile entrata in vigore dell'Accordo in esame. Rileva altresì che la relazione tecnica non considera le spese di soggiorno per i membri della delegazione italiana inviati in missione. In ordine ai predetti profili, reputa opportuno acquisire l'avviso del Governo.
  In merito ai profili di copertura finanziaria, con riferimento all'articolo 3, segnala che l'accantonamento del Fondo speciale di parte corrente relativo al Ministero degli affari esteri, del quale è previsto l'utilizzo, reca le necessarie disponibilità. Con riferimento alla formulazione dell'autorizzazione di spesa – relativa a spese di missione per la partecipazione di rappresentanti italiani alle riunioni della Commissione di cui all'articolo 10 dell'Accordo, che si svolgeranno ad Atene e a Tirana – in termini di previsione, segnala che la stessa non è corredata dalla relativa clausola di salvaguardia prevista in attuazione della legislazione contabile vigente. Osserva tuttavia come nella stessa relazione tecnica l'apposizione Pag. 70della suddetta clausola non sia stata ritenuta necessaria, data l'esiguità della somma autorizzata.

  Il sottosegretario Alberto GIORGETTI, con riferimento alle osservazioni relative all'articolo 7 dell'Accordo, precisa che dal testo del medesimo discende esclusivamente l'obbligo, al verificarsi di «qualsiasi evento o situazione che interrompa, ritardi o impedisca qualsiasi aspetto del Progetto», di darne tempestiva informazione e comunicazione alle controparti, utilizzando altresì «ogni ragionevole tentativo per eliminare l'evento o situazione» e «promuovere ogni azione atta a ripristinare ogni aspetto del Progetto coinvolto alla prima occasione utile». Ciò posto, a fronte del verificarsi di eventi eccezionali di particolare gravità, ed in quanto tali non prevedibili e quantificabili ex ante, fa presente che si ricorrerà ad apposito provvedimento normativo recante indicazione e copertura dell'onere eventualmente necessario. Pertanto, conferma che dall'articolo in esame non discendono, allo stato, oneri.
  In merito all'articolo 9 dell'Accordo, conferma che dai cosiddetti «advanced pricing agreements» non derivano effetti finanziari negativi per la finanza pubblica posto che gli stessi, senza generare alcuna minore entrata, conseguono esclusivamente la finalità di definire anticipatamente, per uno specifico periodo di tempo, nel caso in esame 25 anni, il criterio di attribuzione delle entrate e delle uscite «infragruppo» in presenza di più società dello stesso gruppo che operano nell'ambito di più Paesi, al fine di prevenire contenziosi tra una delle stesse società e le autorità fiscali. Fa presente che l'Agenzia delle Entrate, con le proprie dotazioni finanziarie e di personale disponibili a legislazione vigente, provvederà al monitoraggio annuale delle circostanze di fatto e di diritto sulle quali i medesimi accordi si basano. Relativamente alle spese di missione di cui all'articolo 10 dell'Accordo ed all'articolo 3 del disegno di legge di ratifica, rappresenta preliminarmente che laddove l'iter di ratifica parlamentare non dovesse concludersi entro il 2013, la decorrenza dei relativi oneri sarà dall'anno di effettiva entrata in vigore dell'Accordo. Per quanto attiene ai profili di quantificazione degli oneri per missioni, fa presente che non state quantificate spese di soggiorno per i membri della delegazione italiana in quanto si stima che ciascuna singola missione, sia in Grecia che in Albania, così come evidenziato nella relazione tecnico-finanziaria, avrà durata giornaliera, senza necessità di pernottamento.

  Francesco BOCCIA, presidente, in sostituzione del relatore, formula la seguente proposta di parere:
  «La V Commissione,
   esaminato il disegno di legge C. 1710 Governo, approvato dal Senato, recante Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica di Albania, la Repubblica greca e la Repubblica italiana sul progetto “Trans Adriatic Pipeline”, fatto ad Atene il 13 febbraio 2013;
   preso atto dei chiarimenti forniti dal Governo;
  esprime

PARERE FAVOREVOLE

  Il sottosegretario Alberto GIORGETTI concorda con la proposta di parere formulata dal relatore.

  La Commissione approva la proposta di parere del relatore.

  La seduta termina alle 10.

COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE

  Mercoledì 27 novembre 2013. — Presidenza del vicepresidente Barbara SALTAMARTINI.

  La seduta comincia alle 14.25.

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Sulla missione a Bruxelles del 17 novembre 2013 in occasione della riunione interparlamentare organizzata dalla Commissione bilancio del Parlamento europeo, avente per oggetto «Verso una spesa migliore – modelli di controllo parlamentare della spesa».

  Barbara SALTAMARTINI, presidente, ricorda che lo scorso 17 novembre l'onorevole Francesco Cariello ha effettuato una missione a Bruxelles per partecipare alla riunione interparlamentare organizzata dalla Commissione bilancio del Parlamento europeo, avente per oggetto «Verso una spesa migliore – modelli di controllo parlamentare della spesa». Invita, quindi, l'onorevole Cariello a svolgere una relazione sugli esiti della citata riunione.

  Francesco CARIELLO (M5S) rammenta che la riunione interparlamentare «Verso una spesa migliore. Modelli di controllo parlamentare della spesa» si colloca nel contesto degli incontri annuali che si svolgono regolarmente fra la commissione per il controllo sui bilanci del Parlamento europeo (COCOBU) e le commissioni competenti per il controllo dei bilanci dei parlamenti nazionali e che l'incontro, al quale ha partecipato in rappresentanza della Camera dei deputati – ha registrato la partecipazione di 20 parlamentari nazionali provenienti da 14 Stati membri.
  Rileva che, nell'ambito della prima sessione, dedicata ai «Modelli di controllo della spesa nell'UE», si è svolto un dibattito sui meccanismi di controllo da parte dei vari Parlamenti nazionali della spesa, oltre che una riflessione sull'adeguatezza degli strumenti di audit per provvedere ad una sana gestione finanziaria.
  La sessione è stata introdotta da Jolita Vaickiene, Presidente del Comitato di controllo sui bilanci del Parlamento lituano (Paese che attualmente detiene la Presidenza di turno del Consiglio dell'Ue). La relatrice ha descritto la procedura parlamentare di discarico all'interno della Seima lituana, che si conclude con una relazione per la Plenaria e che coinvolge, oltre che il Comitato di controllo sui bilanci, anche le commissioni competenti per settore. Il Comitato di controllo sui bilanci inoltre svolge l'analisi periodica di alcune spese delle istituzioni controllate (quali le spese per missioni, di rappresentanza, per gli esperti indipendenti, nonché le retribuzioni) sulla base di informazioni standardizzate e fornite on-line dalle stesse istituzioni. I risultati di tale attività di analisi, anche a seguito di eventuali audizioni dei dirigenti delle strutture controllate, vengono pubblicati sul sito della Seima. La relatrice ha anche sottolineato il ruolo del Parlamento nel coordinamento e nel controllo degli audit realizzati da strutture statali, attraverso una procedura parlamentare che, anche in questo caso, coinvolge le commissioni di merito e il Comitato di controllo sui bilanci (per l'aspetto dell'efficacia della spesa) e che si conclude con raccomandazioni. Il Comitato di controllo sui bilanci lituani può inoltre selezionare determinati progetti di investimenti pubblici e, rispetto a questi, verificare l'efficacia dell'utilizzo dei fondi ed elaborare raccomandazioni alle autorità competenti. In relazione, infine, ai meccanismi di controllo della gestione dei fondi strutturali, la relatrice ha richiamato le modifiche normative lituane che hanno condotto ad una specifica autorità di revisione, indipendente dagli altri organismi di audit, la quale trasmette al Parlamento relazioni periodiche oggetto di esame da parte del Comitato parlamentare di controllo dei bilanci.
  Nel dibattito sono intervenuti alcuni rappresentanti dei parlamenti nazionali per illustrare le rispettive procedure di bilancio e i meccanismi di controllo della spesa. In particolare, il rappresentante croato ha evidenziato la trasformazione del ruolo della Commissione finanze del Parlamento croato dopo l'adesione della Croazia all'UE; la Commissione non si limita infatti a riceve informazioni dall'organo competente per l'esecuzione dei bilanci (l'Ufficio nazionale di audit), ma può anche chiedere la correzione degli errori. Il rappresentante del Parlamento svedese, oltre ad illustrare la riforma della procedura Pag. 72di bilancio dopo la crisi dell'inizio degli anni ’90, si è soffermato sull'obbligo di revisione annuale del bilancio da parte della Corte dei conti nazionale e sui meccanismi di controllo dell'efficacia della spesa da parte delle singole istituzioni. Il rappresentante del Senato polacco ha espresso apprezzamento per il modello svedese e ha richiamato il ruolo centrale della Commissione bilancio rispetto all'attività di controllo dei bilanci da parte della Corte dei conti polacca. Il rappresentante del Parlamento portoghese ha illustrato i compiti della Commissione bilancio dell'Assemblea portoghese (che in particolare svolge dibattiti trimestrali sull'esecuzione dei bilanci e svolge audizioni della Corte dei Conti nazionale) e l'importante ruolo svolto dall'unità tecnica di supporto della Commissione, che prepara relazioni periodiche sull'esecuzione del bilancio e sull'andamento del debito.
  Sottolinea che l'europarlamentare Grassle (PPE, Germania), anticipando temi più propriamente oggetto della seconda sessione, ha richiamato la relazione della Corte dei conti europea relativa al bilancio 2012 e si è soffermata sull'aumento del tasso di errore stimato per l'insieme della spesa a carico del bilancio UE e sulla necessità di maggiori controlli a livello nazionale, che, secondo la stima della Corte dei conti, avrebbero potuto evitare il 60 per cento degli errori. La parlamentare ha citato come esempio di particolare criticità il caso Italia, che, insieme a Spagna e Grecia, ha registrato il più alto tasso di errore nell'uso dei Fondi regionali e che si è caratterizzata per un’»oscura» gestione dei Fondi assegnati a seguito del terremoto del 2009. L'onorevole Grassle ha concluso con un appello agli Stati membri affinché i controlli siano più efficaci, immaginando anche un meccanismo di riduzione dei fondi rispetto agli Stati che presentano più alti tassi di errore.
  La necessità della riduzione dei tassi di errore, anche attraverso studi mirati da parte della Corte dei conti europea e una maggiore responsabilizzazione degli Stati membri, è stata ripresa dal rappresentante della Tweede Kamer olandese nonché dal parlamentare europeo Mulder (ALDE, Olanda).
  Anche il rappresentante del Senato spagnolo ha ripreso il tema del tasso di utilizzo improprio dei Fondi e ha illustrato la funzione di verifica dell'efficacia della spesa pubblica svolta da una Commissione parlamentare mista Senato-Congresso. Il parlamentare ha anche segnalato la recentissima istituzione in Spagna di un'Autorità indipendente di controllo fiscale, con poteri di verifica dei bilanci a livello nazionale e locale.
  Evidenzia quindi di aver posto, nel contesto di un suo specifico intervento, il problema del disallineamento, ai fini del controllo della spesa pubblica, tra le decisioni del legislatore e quelle di organi tecnici, soffermandosi in particolare sull'alterazione che il nuovo sistema di governance economica ha determinato nei rapporti tra i Parlamenti ed altre istituzioni nazionali. A tal proposito, richiamando l'esperienza italiana, ha ricordato l'istituzione di un «Ufficio parlamentare di bilancio», organismo indipendente per l'analisi e la verifica degli andamenti di finanza pubblica e per l'osservanza delle regole di bilancio. Tale organismo, collocato presso le Camere al fine di assicurare uno stretto raccordo con le Commissioni parlamentari competenti in materia di finanza pubblica, non è ancora operativo, a causa del tentativo di alcune strutture ministeriali e della Banca d'Italia di monopolizzare i servizi di supporto dell'Ufficio ed influenzarne, nella sostanza, le valutazioni. In conclusione, ha ribadito il principio secondo cui spetta ai Parlamenti la valutazione politica degli andamenti di finanza pubblica e della correttezza e buona gestione della spesa da parte degli esecutivi, allorché invece la predisposizione di analisi, statistiche e relazioni tecniche in materia deve essere operata da organismi indipendenti da Governo e Parlamento.
  Rammenta che la seconda sessione, relativa al tema «Le migliori pratiche sulle Pag. 73norme relative ai fondi in gestione con corrente», ha riguardato specificamente le modalità con le quali i Parlamenti e le altre autorità nazionali controllano la spesa nell'ambito della «gestione concorrente», attraverso cui gli Stati membri gestiscono circa i tre quarti degli stanziamenti del bilancio europeo, in particolare, nel settore della politica regionale dell'UE e della politica agricola comune.
  La sessione è stata introdotta da Vitor Manuel da Silva Caldeira, presidente della Corte dei conti europea, il quale ha ripreso il tema dei tassi d'errore stimato, in aumento rispetto al 2012 (dal 3,9 al 4,8 per cento) e riguardante l'80 per cento del bilancio europeo speso per politica agricola e coesione. In proposito, il relatore da un lato ha evidenziato la necessità di un maggiore impegno da parte degli Stati membri per evitare gli errori e, dall'altro, ha ribadito il principio dell’»audit unico» contenuto nel parere della Corte dei conti del 2004 e richiamato dal nuovo regolamento recante disposizioni comuni sulla gestione dei Fondi. Il relatore ha altresì posto la questione della semplificazione – a livello europeo e nazionale – del quadro normativo e di un approccio maggiormente orientato al risultato dei programmi di spesa e al miglioramento dell'efficacia dei controlli. Il presidente Caldeira infine, dopo avere evidenziato la necessità di misure ulteriori per garantire la qualità delle dichiarazioni degli Stati membri, si è soffermato sulla complessità del quadro giuridico in materia di politica agricola comune e sulla necessità, in tale contesto, di atti delegati.
  Nel corso del dibattito, è stata nuovamente sollevata la questione dell'uso del Fondo di solidarietà dell'UE in Italia a seguito del terremoto in Abruzzo. Sono intervenuti l'europarlamentare tedesca Grassle (PPE), che ha chiesto quali iniziative il Parlamento italiano ha adottato in materia, e l'europarlamentare danese Søren Bo Søndergaard (Gruppo confederale della Sinistra unitaria europea – Sinistra verde nordica), relatore sul documento di lavoro della Commissione controllo dei bilanci del Parlamento europeo «Risposta del Fondo di solidarietà dell'Unione europea (FSUE) al terremoto del 2009 in Abruzzo: pertinenza e costo delle operazioni». Quest'ultimo ha sollecitato il Parlamento italiano ad esaminare la relazione speciale della Corte dei conti europea sul caso terremoto in Abruzzo e, nel merito, ha posto la questione del prezzo eccessivo, superiore al 150 per cento rispetto al prezzo di mercato, dei cosiddetti «alloggi CASE», stigmatizzando altresì l'uso del Fondo di solidarietà per la costruzione di alloggi permanenti piuttosto che, come previsto nel regolamento del FSUE, di alloggi temporanei. Al riguardo evidenzia di aver replicato, richiamando il recente comunicato stampa del Commissario Hahn, che in particolare ha giudicato «infondate» le critiche sul possibile uso futuro delle abitazioni del progetto CASE, nonché l'intervento in Commissione Sviluppo regionale del Parlamento europeo del vicedirettore generale della Direzione generale Politica regionale (REGIO) della Commissione europea, Normunds Popens; quest'ultimo ha giustificato il costo finale sulla base del fatto che per avere le abitazioni pronte in brevissimo tempo «si è lavorato 24 ore su 24 con tre turni di lavoro ogni giorno», che «sono stati usati gli standard più alti» ecologici e antisismici, e, infine, che «alcuni materiali avevano subito un aumento di costo del 20 per cento. Ha in ogni caso espresso la disponibilità della Camera dei deputati italiana, e in particolare della Commissione bilancio, ad approfondire la questione.
  Nel corso del suo intervento, inoltre, ricorda di aver affrontato temi ulteriori e di più ampio respiro, tra cui le misure adottate in Italia per il rafforzamento degli strumenti che consentano di prevenire irregolarità ed inefficienze nella spesa dei fondi europei (e, in questo ambito, l'istituzione dell'Agenzia per la coesione) e ha richiamato la riflessione in atto sulla possibilità di imporre una verifica ex ante dell'esistenza di requisiti minimi che le regioni devono possedere Pag. 74per candidarsi alla gestione di programmi e di prevedere un intervento sostitutivo dello Stato a fronte di ritardi o cattiva gestione.
  Ha inoltre evidenziato come, se da un lato, le valutazioni della Corte dei conti europea e delle Corte dei Conti nazionali in merito alla legittimità e alla regolarità dell'esecuzione del bilancio offrono un contributo fondamentale alle funzioni di controllo politico dei Parlamenti, dall'altro tuttavia non sempre il Parlamento ha gli strumenti, la capacità e a volte la volontà politica di dare seguito a tali segnalazioni. Peraltro, tali relazioni giungono spesso ad una certa distanza dalle condotte illegittime ed irregolari o dai casi di cattiva gestione denunciati e quindi consentono al Parlamento di sanzionare politicamente certe condotte ma non di impedire il cattivo o illecito utilizzo delle risorse erogate dall'Unione.
  Ricorda che, in sede di replica, il Presidente della Corte dei Conti europea ha espresso la piena disponibilità della Corte ad illustrare ai parlamenti nazionali le relazioni speciali e, in particolare, al Parlamento italiano la relazione sull'Abruzzo, e ha richiamato anche il meccanismo di trasmissione ai parlamenti delle relazioni annuali. In proposito, la relatrice lituana ha informato che, presso il Comitato di controllo sui bilanci del Parlamento lituano, si svolge regolarmente il dibattito sulla relazione annuale della Corte dei Conti europea.
  Ricorda altresì, nel corso della discussione, sono stati affrontati ulteriori temi, tra cui, da parte del rappresentante croato, la necessità di iniziative volte alla formazione degli amministratori nazionali al fine di una migliore gestione a livello nazionale dei fondi europei e di una riduzione del tasso di errore e, da parte dei rappresentanti austriaco e ceco, l'esigenza di un'ulteriore semplificazione amministrativa e di una più efficace attività di consulenza da parte delle Istituzioni europee nei confronti delle autorità nazionali.
  Evidenzia che, in sede di replica, il Presidente della Corte dei Conti ha ribadito la necessità di uno sforzo da parte degli Stati membri nel senso di modelli efficaci di controllo e sistemi raffrontabili di informazioni e di un'ulteriore semplificazione normativa a livello nazionale, ma anche europeo, dal momento che il nuovo regolamento finanziario non persegue appieno questo obiettivo. Infine, come auspicato dal rappresentante portoghese e al fine di una maggiore efficacia dei sistemi di controllo, ha rilevato l'esigenza di obiettivi chiari rispetto ai singoli programmi, accompagnati da indicatori idonei, che consentano una misurazione concreta dei risultati raggiunti.
  Auspica infine che in futuro sia realizzato sistematicamente un maggiore coordinamento e raccordo tra il Parlamento italiano, con particolare riferimento alla Commissione bilancio, e il Parlamento europeo. Infatti, nel richiamare la relazione speciale della Corte dei conti europea sul terremoto del 2009 in Abruzzo, già fatta oggetto di discussione dal Parlamento europeo, e sulla quale gli europarlamentari italiani avevano già fornito risposte adeguate, ritiene che dovrebbero essere predisposte più efficaci modalità informative che consentano al Parlamento italiano di essere tempestivamente edotto delle problematiche discusse e delle iniziative intraprese a livello europeo.
  Rappresenta infine l'opportunità di avviare un'attività conoscitiva sul tema dei tassi di errore nell'uso dei fondi regionali, volta tra l'altro ad acquisire le informazioni a disposizione degli europarlamentari e maggiori chiarimenti da parte dei componenti della Corte dei conti europea sui rilievi mossi al nostro Paese.

  La Commissione prende atto.

  Barbara SALTAMARTINI, presidente, nel rinviare all'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentati dei gruppi, le valutazioni in merito all'opportunità di avviare l'attività conoscitiva richiesta dal Pag. 75deputato Cariello, dichiara concluse le comunicazioni all'ordine del giorno.

  La seduta termina alle 14.45.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 14.45 alle 15.15.

AVVERTENZA

  Il seguente punto all'ordine del giorno non è stato trattato:

SEDE CONSULTIVA

Disposizioni per il coordinamento della disciplina in materia di abbattimento delle barriere architettoniche.
(Nuovo testo C. 1013 e abb.).

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