CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 7 agosto 2013
71.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
COMUNICATO
Pag. 18

COMITATO PERMANENTE SUI DIRITTI UMANI

ATTI DELL'UNIONE EUROPEA

  Mercoledì 7 agosto 2013. — Presidenza del presidente Mario MARAZZITI. — Interviene il viceministro degli affari esteri Bruno Archi.

  La seduta comincia alle 14.30.

Orientamenti dell'UE sulla promozione e la tutela della libertà di religione o di credo.
11491/2013.

(Esame istruttorio e rinvio).

  Il Comitato inizia l'esame istruttorio dell'atto in titolo.

  Mario MARAZZITI, presidente, ricorda che, a conclusione dell'esame istruttorio dell'atto in titolo, il Comitato potrà sottoporre alla Commissione l'eventualità di adottare un documento finale, a norma del comma 2 dell'articolo 127 del Regolamento.

  Michele NICOLETTI (PD), relatore, osserva che uno dei punti fondamentali del Trattato di Lisbona riguarda il rafforzamento della politica estera comune dell'Unione, rafforzamento che è stato perseguito attraverso la creazione di un Alto Rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza e un Consiglio per gli affari esteri, costituito dai ministri degli esteri dei diversi Paesi.
  Segnala che il compito di queste istituzioni è dare unità, coerenza ed efficacia all'azione esterna dell'Unione nei settori della politica estera, sicurezza, commercio estero, cooperazione allo sviluppo, aiuti umanitari. A questo scopo il Consiglio definisce delle linee direttive a cui l'azione esterna dell'Unione europea in tutte le sue componenti deve attenersi. In questo quadro si collocano gli orientamenti in materia di promozione e tutela della libertà di religione o di credo adottati dal Consiglio il 24 giugno scorso assieme ad altri orientamenti in materia di diritti delle persone lesbiche, gay, bisessuale e transgender (LGBT).
  Passando all'esame delle fonti normative del documento, ricorda la Dichiarazione Pag. 19Universale dei diritti dell'uomo, la Convenzione Internazionale sui diritti civili e politici, la Carta dei diritti fondamentali dell'unione europea, nonché lo stesso Trattato sull'Unione.
  Fa presente che, ai sensi dell'articolo 2 del Trattato sull'Unione (TUE), l'Unione europea si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell'uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze. L'articolo 3 prevede che nelle relazioni con il resto del mondo l'Unione affermi e promuova i suoi valori e interessi, contribuendo alla protezione dei suoi cittadini. Contribuisce alla pace, alla sicurezza, allo sviluppo sostenibile della Terra, alla solidarietà e al rispetto reciproco tra i popoli, al commercio libero ed equo, all'eliminazione della povertà e alla tutela dei diritti umani, in particolare dei diritti del minore, e alla rigorosa osservanza e allo sviluppo del diritto internazionale, segnatamente al rispetto dei principi della Carta delle Nazioni Unite.
  Sottolinea che nel corso del tempo l'Unione europea ha adottato linee guida specifiche per consentire, se necessario, di assumere azioni comuni e di condurre interventi rapidi e coerenti in caso di violazioni dei diritti umani. Si tratta di linee guida sui diritti umani, dedicate a temi di particolare rilevanza quali ad esempio la pena di morte.
  Ricorda che questi orientamenti sono stati elaborati sulla base di una lunga discussione che ha ripreso un precedente pronunciamento in materia del Consiglio risalente al 2009. Rileva che in tema di tutela dei diritti umani l'Unione europea si è dotata per la prima volta di un quadro unificato di obiettivi, corredato da una serie azioni ad ampio raggio, con il quadro strategico dell'Unione europea su diritti umani e democrazia con annesso piano d'azione, adottato dal Consiglio il 25 giugno 2012. Il quadro strategico definisce principi, obiettivi e priorità finalizzati a migliorare l'efficacia e la consistenza della politica dell'Unione europea nei prossimi dieci anni e fornisce una base concordata per uno sforzo realmente collettivo che coinvolge Stati membri e istituzioni comunitarie.
  Osserva che gli orientamenti sono stati preceduti da un testo approvato dal Parlamento europeo il 13 giugno scorso e tengono conto della discussione che lo ha accompagnato sia nell'aula parlamentare che all'esterno coinvolgendo anche le comunità religiose cristiane ed ebraiche in Europa, nonché le società umaniste e secolariste.
  Venendo ai contenuti del provvedimento in esame, ricorda che le linee guida hanno lo scopo di individuare gli strumenti propri di politica estera, attraverso i quali l'UE intende contribuire a prevenire e affrontare le violazioni della libertà di religione o di credo in modo tempestivo e coerente.
  Il documento si apre con una breve parte introduttiva in cui, tra l'altro,si precisa che «in quanto diritto umano universale, la libertà di religione o di credo tutela il rispetto della diversità. Il suo libero esercizio contribuisce direttamente alla democrazia, allo sviluppo, allo stato di diritto, alla pace e alla stabilità. Le violazioni alla libertà di religione o di credo possono inasprire l'intolleranza e costituiscono spesso segnali precoci di potenziali conflitti e violenze».
  Passando agli orientamenti operativi, sono indicati come principi fondamentali dell'azione: il carattere universale della libertà di religione o di credo; il dato che la libertà di religione o di credo è un diritto individuale che può essere esercitato in comune con altri; il ruolo primario degli Stati nel garantire la libertà di religione o di credo e il collegamento con la difesa di altri diritti umani e con altri orientamenti dell'Unione europea sui diritti umani.
  Segnala che le linee guida indicano una serie di settori prioritari quali: la violenza o le minacce di violenza nella forma di omicidi, esecuzioni, scomparse, torture, violenze sessuali, sequestri di persona e trattamenti inumani o degradanti; la libertà di espressione strettamente interdipendente con la libertà di religione o di Pag. 20credo; la promozione della tolleranza religiosa; la tutela dalla discriminazione diretta e indiretta fondata sulla religione o il credo, indipendentemente dai motivi addotti; le restrizioni al diritto assoluto di cambiare o abbandonare la propria religione o il proprio credo che sono tra le violazioni della libertà di religione o di credo più comuni; la tutela della libertà di manifestare la propria religione o il proprio credo; il sostegno e la tutela dei difensori dei diritti umani, compresi i casi individuali e il sostegno alla società civile.
  Evidenzia che nelle conclusioni del documento si dichiara l'impegno dell'UE a rafforzare ulteriormente la cooperazione con l'Ufficio dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti dell'uomo e con il relatore speciale delle Nazioni Unite sulla libertà di religione o di credo nonché a intensificare i propri scambi con gli organismi regionali sulla libertà di religione o di credo, quali il Consiglio d'Europa, l'Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani (ODIHR) dell'OSCE.
  Nel fare presente di volersi soffermare su alcune questioni politiche a suo avviso rilevanti contenute nel provvedimento in discussione, osserva preliminarmente che esso contiene indicazioni circa le linee di intervento di politica estera dell'Unione europea in grado di assumere, tuttavia, rilievo anche per la politica interna del nostro Paese. Ricorda, inoltre, l'importanza delle affermazioni circa la necessità di tutelare ma anche e soprattutto di promuovere i temi della libertà religiosa e della tutela delle minoranze e delle diversità.
  Manifesta apprezzamento per le indicazioni contenute nelle linee guida riguardo alla questione della dimensione esteriore ed interiore della libertà religiosa nonché della dimensione comunitaria e non solo individuale della stessa. Al riguardo desidera ricordare il tema particolarmente discusso della necessità di conciliare l'affermazione della libertà di istruzione dei genitori nei confronti dei figli con l'esigenza di garantire un'istruzione pubblica e pluralista.
  Sottolinea l'importanza dell'affermazione relativa all'esistenza accanto alla libertà di credere della libertà di non credere o comunque di non pronunciarsi in materia religiosa.
  Segnala inoltre il tema della libertà di abbandonare un credo religioso o di lasciare una comunità religiosa nonché quello della prevalenza del diritto all'integrità personale rispetto al tema dell'appartenenza a una comunità religiosa.
  Evidenzia infine che è stato rilevato il problema dei controlli e delle sanzioni previste anche in atti analoghi quale, ad esempio, l’International Religious Freedom Act adottato dagli Stati Uniti nel 1998.

  Il viceministro Bruno ARCHI, nel ringraziare l'Onorevole Nicoletti per la relazione svolta, manifesta soddisfazione per l'atto in esame che ha richiesto un'attenta analisi e un complesso lavoro negoziale da parte del nostro Paese. Osserva che il documento in discussione può essere considerato sufficientemente bilanciato anche grazie al fattivo contributo fornito dall'Italia. Sottolinea che il Governo ritiene la tutela dei diritti umani una priorità come peraltro testimoniato dalla recente conclusione del Trattato sul commercio delle armi firmato lo scorso giugno a New York. Ricorda che il Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) ha prodotto un regolamento ben strutturato che si occupa di argomenti fondamentali quali la dimensione collettiva della libertà di religione e la considerazione del fattore religioso nei meccanismi internazionali di monitoraggio dei focolai di tensione che possono mettere in pericolo la pace nel mondo e il dialogo interreligioso.
  Ribadisce che l'elaborazione delle linee guida sulla libertà di religione o di credo è stata particolarmente complessa e frutto di un lavoro coordinato delle istituzioni comunitarie e degli Stati membri che, nell'ambito della task force sulla libertà di religione, hanno fornito indicazioni utili per individuare le aree di azione prioritarie. Tornando al ruolo svolto dall'Italia nella definizione delle predette linee guida, desidera evidenziare che il nostro Paese ha Pag. 21particolarmente insistito affinché queste ultime enunciassero anche la dimensione collettiva dell'esercizio della libertà di religione. Al riguardo, rileva che sono state superate le reticenze di alcuni partner europei che volevano affermare, anche in questo campo, l'individualità assoluta dei diritti umani, soprattutto in funzione della tutela delle minoranze religiose per salvaguardare la loro libertà di culto in Paesi dove la religione dominante tende a limitare indebitamente le collettività che fanno riferimento a religioni minoritarie.
  Ricorda che l'Italia continuerà a tutelare le concrete esigenze delle comunità religiose minoritarie in tutte le sedi internazionali, in particolare alle Nazioni Unite dove svolgerà un'azione di impulso anche in occasione dell'imminente sessione dell'Assemblea generale durante la quale si discuterà, con ogni probabilità, dei temi della libertà di religione, dell'intolleranza religiosa e del dialogo interreligioso.
  Conclude facendo presente che il nostro Paese agirà anche sul piano bilaterale perché le violenze contro le comunità religiose cessino e per facilitare il dialogo interreligioso considerato strumento imprescindibile per raggiungere risultati duraturi nel campo della pacifica convivenza tra diversi gruppi religiosi.

  Khalid CHAOUKI (PD), nel ringraziare il collega Nicoletti e il viceministro Archi per gli interventi svolti, segnala che i temi della libertà di culto e del dialogo interreligioso non sono percepiti dall'opinione pubblica come di interesse prioritario dell'azione del Parlamento e del Governo. A suo avviso, pertanto, l'analisi di questo provvedimento può essere una occasione propizia per valorizzare il ruolo italiano nel campo della tutela della libertà religiosa. Nell'evidenziare che l'azione del nostro Paese deve concentrarsi nell'area del bacino del Mediterraneo, sottolinea che l'Italia deve svolgere un'iniziativa specifica e da protagonista su questi temi e che l'Europa deve essere sempre più focalizzata sul terreno della tutela dei diritti delle minoranze e del pluralismo religioso specie nelle zone di conflitto.

  Claudio FAVA (SEL) ritiene opportuno e significativo il provvedimento dell'Unione europea in discussione che si concentra su un tema fondamentale quale quello della tutela delle diversità e delle minoranze, cui si connette la libertà di culto. Ricorda che, proprio con riferimento alla protezione delle minoranze, si sono registrati dei passi indietro in alcuni Paesi, pensando ad esempio all'Ungheria.
  Desidera infine sottolineare due temi di particolare rilievo su cui è necessario concentrare l'azione dell'Unione europea riferendosi sia alla necessità di un maggiore impegno finanziario per favorire la creazione di sistemi di istruzione orientati a insegnare la tolleranza sia ai processi di partenariato dell'Unione europea che deve ispirarsi sempre più ai temi della tutela e del rispetto delle minoranza e delle diversità.

  Mario MARAZZITI, presidente, ringraziando l'Onorevole Nicoletti e il Governo per gli interventi svolti, osserva che è assolutamente necessario che l'Unione europea ponga al centro dei suoi obiettivi il tema della libertà religiosa e della protezione dall'intolleranza religiosa. Evidenzia che un importante campo d'azione dell'Unione europea su queste tematiche potrebbe ad esempio essere quello di prevedere dei programmi sperimentali per definire manuali scolastici di storia comuni ai Paesi dell'Unione. Ciò consentirebbe, a suo avviso, di combattere quella che lui definisce la «patologia» della memoria. Ritiene, altresì, fondamentale che non solo l'Europa ma anche l'Italia focalizzi i rapporti di vicinato e partenariato con i Paesi del Mediterraneo nella promozione del dialogo interreligioso anche in funzione di prevenire i conflitti e di contribuire alla ricostruzione delle comunità colpite dai conflitti stessi.

  Marietta TIDEI (PD), nel ricordare che ha di recente presentato una proposta di legge di autorizzazione alla ratifica di una convenzione internazionale in tema di scomparsa forzata che riguarda temi di interesse del Comitato, chiede al Presidente Pag. 22che il Comitato stesso possa occuparsi quanto prima di questo argomento.

  Mario MARAZZITI, presidente, nel rinviare il seguito dell'esame istruttorio ad altra seduta, avverte che il Comitato tornerà a riunirsi dopo la pausa estiva. Replicando alla collega Tidei, segnala che terrà conto della sua richiesta di approfondire il tema della scomparsa forzata. Evidenzia, altresì, che il Parlamento europeo ha recentemente adottato alcune risoluzioni che potrebbe essere opportuno esaminare quali quelle sull'impatto della crisi finanziaria ed economica sui diritti umani e sullo Stato di diritto in Russia.
  Nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito dell'esame istruttorio ad altra seduta.

  La seduta termina alle 14.55.

COMITATO PERMANENTE SULLA POLITICA ESTERA E LE RELAZIONI ESTERNE DELL'UNIONE EUROPEA

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  Mercoledì 7 agosto 2013.

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 15 alle 15.15.