CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 4 giugno 2013
32.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Bilancio, tesoro e programmazione (V)
COMUNICATO
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UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  Martedì 4 giugno 2013.

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 12.05 alle 12.15.

ATTI DELL'UNIONE EUROPEA

  Martedì 4 giugno 2013. — Presidenza del presidente Francesco BOCCIA.

  La seduta comincia alle 12.20.

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio – Verso un'Unione economica e monetaria autentica e approfondita. Creazione di uno strumento di convergenza e di competitività. (COM(2013) 165 def.).
Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio – Verso un'Unione economica e monetaria autentica e approfondita. Coordinamento ex ante delle grandi riforme di politica economica previste. (COM(2013) 166 def.).
(Esame congiunto, ai sensi dell'articolo 127, comma 1, del Regolamento, e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame delle proposte della Commissione all'ordine del giorno.

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  Maino MARCHI (PD), relatore, osserva che le due comunicazioni in esame presentano una forte rilevanza in quanto costituiscono il primo e forse più delicato passaggio per dare attuazione dalla tabella di marcia per la realizzazione di un'autentica Unione economica e monetaria, approvata dal Consiglio europeo del 13-14 dicembre 2012 ed, in particolare, alla futura «cornice integrata di politica economica» dell'UE. Fa presente che la creazione di questa cornice integrata, secondo l'impostazione della tabella di marcia, costituirebbe uno dei tre pilastri di un sistema di governance economico rafforzato, unitamente al rafforzamento di «un quadro integrato di bilancio», attraverso la piena attuazione del cosiddetto six pack e del cosiddetto two pack e ad una cornice finanziaria integrata, mediante l'attuazione del meccanismo unico di vigilanza bancaria e il completamento dei suoi sistemi. Rileva che alla maggiore condivisione di sovranità a livello europeo, che l'attuazione dei tre pilastri sopra richiamati comporterà, dovrebbe accompagnarsi, sempre secondo la tabella di marcia, un rafforzamento della legittimità democratica della governance economica europea, mediante un adeguato coinvolgimento, ai rispettivi livelli di governo, dei Parlamenti nazionali e del Parlamento europeo.
  Osserva che la decisione di procedere alla creazione di un coordinamento forte, a livello europeo, delle politiche economiche nazionali, costituisce un significativo avanzamento dopo una lunga fase in cui le istituzioni dell'Unione hanno privilegiato il rafforzamento di regole e procedure a presidio della finanza pubblica. Rileva che, anche grazie all'impulso del Governo italiano, si è preso atto che non è più sostenibile il disallineamento, nell'area euro, tra una politica monetaria «federale e vincoli stringenti di finanza pubblica, da un lato, e l'assenza di strumenti effettivi per una politica economica comune, dall'altro. Fa presente come, per un verso, questo disallineamento abbia consentito, l'acuirsi, dopo la creazione della moneta unica, dei fortissimi differenziali tra i Paesi dell'eurozona in termini di competitività e crescita – con particolare riguardo alla produttività, alla bilancia commerciale, agli investimenti in innovazione – che hanno dato luogo, a loro volta, a squilibri macroeconomici rilevanti per la stabilità dell'intera eurozona e per l'Unione europea nel suo complesso; per altro verso, come esso abbia costituito una delle ragioni della inefficacia e del ritardo della risposta europea alla crisi economica e alle pressioni speculative dei mercati del debito sovrano, rallentando l'adozione di una strategia e di misure comuni volte al rilancio di crescita e occupazione.
  Segnala che, in questo contesto, l'obiettivo delle due comunicazioni della Commissione è quello di avviare una consultazione in merito alle diverse modalità con le quali attuare, a Trattati vigenti, due degli elementi essenziali della «cornice integrata di politica economica» delineata dal Consiglio europeo: il coordinamento delle riforme economiche e l'istituzione di uno strumento per sostenere gli Stati membri in difficoltà economico-finanziarie ad intraprendere le riforme necessarie in tempi rapidi. Osserva che, a questo scopo, i due documenti, pur illustrando chiaramente la linea di intervento e le preferenze della Commissione, pongono una serie di quesiti, identificando opzioni alternative.
  Rileva che gran parte delle soluzioni ipotizzate dalla Commissione europea, prospettando una condivisione delle sovranità degli Stati membri in materia, potrebbero avere conseguenze rilevanti in termini di compressione dei margini per le scelte di politica economica nazionale nonché di alterazione degli equilibri tra gli Stati membri e le istituzioni europee e tra gli stessi Stati membri. Segnala che ciò rende quanto mai necessario e urgente l'esame delle due comunicazioni da parte delle Camere che si inserisce in una fase precoce del processo decisionale europeo, in cui le varie opzioni regolative non si sono ancora consolidate ed è, pertanto, possibile incidere sulla definizione dei contenuti delle future proposte legislative.Pag. 39
  Rileva altresì che, sulla base degli esiti della consultazione svolta sulle due comunicazioni e di ulteriori discussioni con il Parlamento europeo e il Consiglio dell'UE, la Commissione presenterà proposte legislative formali in materia nel corso del 2013. Fa presente che l'intervento della Camera non dovrà, naturalmente, essere inteso a fornire una risposta puntuale e diretta a ciascuno dei quesiti formulati dalla Commissione, ma dovrà piuttosto stabilire, in stretto raccordo con il Governo, una posizione chiara in merito ai presupposti, all'oggetto e alla portata dei nuovi meccanismi di coordinamento.
  Nel far presente che le due comunicazioni concernono due elementi di carattere complementare, evidenzia che lo strumento di convergenza e di competitività, oggetto della prima comunicazione, dovrebbe, secondo la Commissione, sostenere gli Stati membri in difficoltà economico-finanziarie per intraprendere le riforme economiche, oggetto della seconda comunicazione. Fa presente, inoltre, che ciascuna delle due comunicazioni pone peraltro quesiti e profili problematici specifici che richiedono una apposita considerazione.
  Riguardo allo strumento di convergenza e di competitività, fa presente che esso sarebbe finalizzato, secondo quanto prospettato dalla Commissione europea, ad offrire un sostegno finanziario per l'attuazione delle riforme negli Stati membri in difficoltà economico-finanziarie. Rileva che, a questo scopo, gli Stati membri interessati si impegnerebbero mediante accordi contrattuali, ad attuare, secondo un calendario concordato, le misure necessarie per attuare le riforme in questione. Segnala come la comunicazione prospetti diverse opzioni in merito alla individuazione degli Stati che possono accedere allo strumento, ai presupposti per l'accesso, all'ambito delle riforme da finanziare e alla procedura da seguire allo scopo, ponendo appositi quesiti ai fini della consultazione. Con riguardo al primo profilo, rileva che, secondo la Commissione, lo strumento dovrebbe riguardare tutti gli Stati membri della zona euro, tranne quelli oggetto di un programma di aggiustamento macroeconomico ai sensi della nuova disciplina del two pack e gli Stati membri che si preparano ad aderire all'euro, tenendo conto anche della fase preparatoria.
  Per quanto attiene ai presupposti per l'intervento dello strumento, segnala che la Commissione prospetta invece tre alternative: lo strumento sarebbe a disposizione di tutti gli Stati membri partecipanti, ed interverrebbe quindi quando uno di essi lo richieda; lo strumento interverrebbe solo nel caso in cui uno Stato partecipante sia oggetto della procedura per squilibri macroeconomici – in tal caso andrebbe stabilito se la partecipazione debba essere volontaria o obbligatoria; lo strumento interverrebbe previo invito della Commissione a uno Stato partecipante.
  Fa presente che, in merito alla tipologia delle riforme da sostenere, ad avviso della Commissione, lo strumento di convergenza dovrebbe intervenire solo per sostenere riforme che rispondano a due requisiti: abbiano potenziali ripercussioni su altri Stati membri, sulla zona euro e sull'UE considerata nel suo insieme; non sarebbero state intraprese in condizioni normali, non potrebbero essere intraprese in un determinato periodo a causa del loro costo per lo Stato membro interessato o sarebbero intraprese solo in una fase successiva, con maggiori costi per lo Stato membro in questione, per la zona euro e per l'intera UE.
  Segnala che, in relazione a ciascuno dei tre possibili presupposti di intervento del meccanismo sopra illustrati, la Commissione prospetta diverse opzioni per la concreta attuazione dello strumento: ove si prevedesse la partecipazione volontaria, gli Stati membri potrebbero presentare un piano di riforme concrete, con un calendario ben preciso, in applicazione delle pertinenti raccomandazioni specifiche per Paese ricevute nel quadro del semestre europeo; nel caso in cui si stabilisse che il nuovo strumento si applica agli Stati della zona euro nell'ambito del braccio preventivo della procedura per gli squilibri macroeconomici, le riforme proposte dovrebbero Pag. 40comprendere le raccomandazioni formulate nell'ambito della procedura stessa, in particolare le misure volte a promuovere la competitività e la stabilità finanziaria nonché a migliorare il funzionamento dei mercati del lavoro, dei prodotti e dei servizi; ove infine si prevedesse l'applicazione dello strumento agli Stati della zona euro oggetto della procedura per gli squilibri eccessivi, il piano di azione correttivo, obbligatorio, sostituirebbe l'accordo contrattuale per evitare di sovrapporre gli strumenti di sorveglianza. Fa presente che in questo caso lo strumento di convergenza e di competitività accelererebbe la correzione degli squilibri.
  Per quanto concerne la procedura per la stipulazione e l'attuazione degli accordi contrattuali, rileva che la comunicazione prospetta la seguente articolazione: la Commissione valuterebbe i piani di riforme degli Stati membri in conformità con i sistemi di monitoraggio e sorveglianza previsti dalla normativa vigente; sulla base di tale valutazione la Commissione negozierebbe i particolari del piano con lo Stato membro e proporrebbe formalmente al Consiglio di approvare l'accordo contrattuale relativo al piano stesso; il Consiglio approverebbe, apportando eventualmente modifiche, le azioni specifiche proposte unitamente al calendario concordato. Fa presente che, in caso di disaccordo fra lo Stato membro che propone le azioni e la Commissione, o qualora il Consiglio non approvi l'accordo contrattuale, questo non sarà concluso e, di conseguenza, non sarà erogato alcun sostegno finanziario. Fa presente, inoltre, che la Commissione sorveglierebbe l'attuazione dell'accordo nell'ambito del semestre europeo e gli Stati membri riferirebbero annualmente sui progressi nei programmi nazionali di riforma; in caso di necessità, la Commissione e lo Stato membro potrebbero proporre modifiche all'accordo contrattuale in base alle quali sarebbe avviato un nuovo processo negoziale.
   Ricorda come la previsione del ricorso ad accordi contrattuali bilaterali costituisca l'elemento di maggiore problematicità dell'impostazione proposta dalla Commissione per almeno quattro motivi: in primo luogo, come segnalato anche dal Parlamento europeo, non appare chiaro quale sarebbero la natura e il valore giuridico di tali accordi contrattuali, che sembrano evocare strumenti di diritto privato; in secondo luogo, il ricorso a strumenti negoziati di natura bilaterale anziché a regole erga omnes, potrebbero non garantire l'unitarietà e la coerenza complessiva delle strategie da perseguire, in tal modo paradossalmente inficiando l'obiettivo che si intende perseguire, del più stretto coordinamento in ragione delle ricadute di alcune scelte adottate da ciascun Paese sull'area euro e sull'Unione nel suo complesso; in terzo luogo, non appaiono chiare le ragioni per cui gli obiettivi da perseguire potrebbero essere più efficacemente realizzati mediante ricorso a tali accordi anziché attraverso le procedure vigenti per il coordinamento ex ante delle strategie macroeconomiche nell'ambito del Semestre europeo, le quali individuano indirizzi comuni per tutti i Paesi, ferma restando l'adozione di apposite raccomandazioni per ciascun Paese; da ultimo, occorre chiedersi se, stante il carattere bilaterale degli accordi, le condizioni in essi previste possano dipendere dalla diversa «capacità negoziale» di ciascun Paese nei confronti delle istituzioni europee.
  Osserva che, con riguardo al finanziamento e all'erogazione dello strumento finanziario, la Commissione considera le seguenti opzioni: tutti gli Stati membri partecipanti contribuirebbero al un meccanismo di sostegno indipendentemente dal fatto che ne richiedano o meno l'intervento; il meccanismo potrebbe basarsi su contributi specifici, da calcolare in base al Reddito Nazionale Lordo (RNL) di ciascun Paese partecipante, o sui proventi di nuove risorse finanziarie specifiche ad esso destinate. Fa presente che, in ogni caso, il meccanismo dovrebbe essere incluso nel bilancio dell'UE come entrata esterna con destinazione specifica, che quindi non rientrerebbe nei massimali fissati nel regolamento sul quadro finanziario pluriennale; il meccanismo sarebbe oggetto di un nuovo atto giuridico che Pag. 41definirebbe i beneficiari potenziali, limitandoli ad esempio agli Stati membri che contribuiscono, e autorizzerebbe la spesa; l'entità del meccanismo inizialmente sarebbe limitata, e potrebbe successivamente essere aumentata se l'esperienza dovesse rivelarsi un modo efficace di promuovere le riforme; il nuovo strumento dovrebbe essere coerente e complementare con gli strumenti esistenti, come i Fondi strutturali; il sostegno finanziario potrebbe essere erogato a scadenze regolari collegate al calendario concordato per le riforme. Ricorda, inoltre, che la Commissione potrebbe rivolgere avvertimenti agli Stati membri che non rispettino il contratto, chiedendo loro di correggere la deviazione, anche con un nuovo calendario, e – in caso di inadempienza – verrebbe ritirato.
  Rileva che anche le soluzioni prospettate in merito allo strumento finanziario presentano diversi profili problematici; ricordando in particolare, che l'Italia, già contribuente netto nei confronti dell'UE, ha partecipato in misura rilevante, con una quota inferiore soltanto a quelle di Germania e Francia – per un importo pari a 125,3 miliardi di euro – alla capitalizzazione dell'ESM (European Stability Mechanism) senza tuttavia aver usufruito dei programmi di assistenza finanziaria a carico dello stesso.
  Osserva come un ultimo aspetto considerato dalla comunicazione attenga alla necessità che, a fronte di un maggior coinvolgimento dell'UE nei processi decisionali relativi alle grandi riforme, sia assicurata la partecipazione attiva e tempestiva dei parlamenti, a livello europeo e nazionale. Rileva che, secondo la Commissione: le assemblee parlamentari nazionali dovrebbero essere coinvolte prima che i rispettivi Governi presentino i piani di riforme, e in ogni caso prima che il Consiglio approvi gli accordi contrattuali. Evidenzia che, ove pertinente e opportuno, bisognerebbe attivare un dialogo politico sull'applicazione dello strumento tra i Parlamenti nazionali ed i rappresentanti della Commissione e che il Parlamento europeo dovrebbe essere associato al processo per garantire la legittimità e la responsabilità democratiche a livello di UE, assicurando, anche in questo caso il dialogo politico con i rappresentanti della Commissione europea, del Consiglio dell'UE e degli Stati membri. Evidenzia infine che, ove ne fosse ravvisata l'opportunità, e in funzione della natura specifica delle riforme previste, dovrebbero essere coinvolte anche le parti sociali.

  Rocco PALESE (PdL), relatore, fa presente che la comunicazione sul coordinamento ex ante delle riforme economiche, analogamente a quello sullo strumento di competitività, illustra le linee di intervento della Commissione europea in merito a vari profili ponendo appositi quesiti ai partecipanti alla consultazione. Evidenzia come, ad avviso della Commissione, il nuovo meccanismo di coordinamento si applicherebbe solo ai piani nazionali di grandi riforme economiche, al fine di garantire che nel processo decisionale nazionale siano tenute in considerazione le possibili ricadute delle grandi riforme sugli altri Stati membri e/o sulla zona euro e sull'intera UE. Fa presente che le riforme da coordinare riguarderebbero: i mercati dei prodotti, dei servizi e del lavoro e alcune riforme tributarie che possono incidere sull'occupazione e sulla crescita nello Stato membro che le attua e, di conseguenza, sulla domanda di prodotti e servizi di altri Stati membri; i mercati finanziari, considerato che le riforme in questo settore possono avere ricadute rilevanti per l'area euro quando aumenta la capacità dello Stato interessato di resistere agli shock esterni e viene limitato il pericolo di contagio dei premi di rischio in caso di timori circa la sostenibilità del debito.
  Segnala come la Commissione prospetti peraltro un livello differenziato di partecipazione al quadro di coordinamento per gli Stati dell'eurozona e dell'UE: il coordinamento sarebbe vincolante per gli Stati della zona euro, tenuto conto della forte interdipendenza fra i medesimi; sarebbe assicurato comunque il coinvolgimento degli altri Stati membri dell'Unione; sarebbe prevista una partecipazione su base volontaria Pag. 42al meccanismo di coordinamento degli Stati membri che, seguendo un programma di aggiustamento macroeconomico, sono già soggetti a obblighi di segnalazione e a un monitoraggio rigoroso da parte della Commissione europea.
   Fa presente che la Commissione, con riferimento alla procedura da seguire, rilevato che le prassi decisionali adottate da ciascuno Stato per l'adozione delle riforme a livello nazionale sono diverse, propone che: la piattaforma principale per il coordinamento sarebbe costituita dai programmi nazionali di riforma, fatta eccezione per le situazioni di particolare urgenza, nonché per l'insediamento di un nuovo governo, per le quali si potrebbe ipotizzare una procedura ad hoc; la Commissione valuterebbe i piani ricevuti e adotterebbe un parere in merito entro un termine ragionevolmente breve, suggerendo eventuali modifiche. Sottolinea in proposito che il parere della Commissione riguarderebbe anche le misure di accompagnamento eventualmente necessarie per ridurre al minimo le potenziali ripercussioni sociali negative delle riforme e gli altri possibili effetti negativi a breve termine. Fa presente che nel processo decisionale verrebbero associati i Parlamenti nazionali e le parti sociali e che la valutazione ed il parere della Commissione sarebbero presentati al Consiglio dell'UE e all'Eurogruppo, con la possibilità per il Consiglio di proporre modifiche al piano nazionale di riforma quando ciò sia giustificato dagli effetti previsti sugli altri Stati membri e sul funzionamento dell'UEM. Rileva, infine, che la Commissione evidenzierebbe le riforme (o gli elementi delle riforme) che considera pertinenti per altri Stati membri, fornendo una valutazione comparativa e agevolando lo scambio di buone prassi.
  In merito alla legittimità democratica del processo di coordinamento, sottolinea come la Commissione rilevi che l'articolazione da essa proposta rispetta pienamente le prerogative decisionali nazionali, perché la decisione sul piano di riforme spetta comunque allo Stato membro ed è assicurato l'intervento, in particolare, dei parlamenti nazionali.
  Per quanto concerne la posizione del Parlamento europeo, ritiene opportuno ricordare che sui temi oggetto delle comunicazioni all'esame si è pronunciato, il 23 maggio scorso, il Parlamento europeo approvando a larga maggioranza (484 voti favorevoli, 107 contrari e 13 astensioni) una risoluzione sulle future proposte relative all'Unione economica e monetaria. Evidenzia quindi che, per quanto riguarda, in particolare, la comunicazione sul coordinamento ex ante delle principali riforme di politica economica, il Parlamento europeo: ritiene che la Commissione debba stabilire nelle prossime proposte legislative la predisposizione di dati consolidati sui bilanci pubblici dell'UE e degli Stati membri, nonché degli enti locali e regionali, affinché il coordinamento possa beneficiare di un fondamento statistico adeguato; auspica un dialogo sociale che coinvolga le parti interessate affinché svolgano un ruolo centrale ed esplicito nelle discussioni sul coordinamento ex ante; raccomanda che la Commissione europea abbia la possibilità di formulare osservazioni sulle riforme in programma in anticipo rispetto alla relativa adozione finale; chiede che il nuovo strumento di coordinamento sia integrato nel processo del semestre europeo e che al Parlamento europeo sia attribuita la facoltà di intervenire a garanzia della responsabilità democratica.
  Per quanto concerne invece lo strumento di convergenza e competitività, rileva come il Parlamento europeo, oltre alle perplessità già ricordate in merito al ricorso ad accordi bilaterali, ritenga che: il nuovo strumento debba essere lanciato soltanto a seguito dell'individuazione degli squilibri sociali e delle esigenze in termini di grandi riforme strutturali a lungo termine favorevoli a una crescita sostenibile, con l'opportuno coinvolgimento del Parlamento europeo, del Consiglio dell'UE e dei Parlamenti nazionali; le misure adottate non dovrebbero avere un impatto negativo sull'inclusione sociale, sui diritti dei lavoratori, Pag. 43sull'assistenza sanitaria e su altre questioni sociali, nemmeno nel breve termine; sia necessario evitare sovrapposizioni dello strumento di convergenza e competitività con i fondi della politica di coesione.
  Relativamente alle proposte per la prosecuzione dell'esame, in considerazione delle complesse implicazioni delle due comunicazioni, considera opportuno procedere ad acquisire, mediante le opportune attività conoscitive, ulteriori elementi di conoscenza e di valutazione.
  Al tempo stesso, segnala l'esigenza che l'esame si svolga in tempi rapidi, in modo da assicurare che le indicazioni che saranno formulate dalla Commissione bilancio siano effettivamente prese in considerazione dal Governo e dalle istituzioni dell'UE, anche in vista della predisposizione delle proposte legislative in materia.
  Ricorda, al riguardo, che il Consiglio europeo del 27-28 giugno prossimo potrebbe formulare alcuni indirizzi di carattere generale in materia, anche sulla base dell'esame di una relazione che sarà sottoposta dal Presidente Van Rompuy, in stretta cooperazione con il Presidente della Commissione. Fa presente, in particolare, che la relazione dovrebbe contenere una tabella di marcia concernente il coordinamento delle riforme strutturali a livello nazionale, la dimensione sociale dell'UEM, incluso il dialogo con le parti sociali, la fattibilità e le modalità operative degli «accordi individuali di natura contrattuale», finalizzati a rendere più forte il coordinamento, la convergenza e l'attuazione delle politiche strutturali, meccanismi di solidarietà che possano supportare gli sforzi profusi dagli Stati membri per realizzare gli obiettivi di tali accordi.
  Alla luce di queste considerazioni, al fine di acquisire ulteriori elementi conoscitivi in merito alle due comunicazioni, ritiene che la Commissione debba svolgere una una breve indagine conoscitiva al riguardo.

  Francesco BOCCIA (PD), presidente, nessuno chiedendo di intervenire, nel riservarsi di sottoporre la proposta di svolgimento di tale indagine conoscitiva all'attenzione dell'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, rinvia l'esame del provvedimento ad altra seduta.

  La seduta termina alle 12.40.

SEDE CONSULTIVA

  Martedì 4 giugno 2013. — Presidenza del presidente Francesco BOCCIA. — Interviene il viceministro dell'economia e delle finanze Luigi Casero.

  La seduta comincia alle 12.40.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Lituania in materia di rappresentanze diplomatiche, fatto a Vilnius il 21 febbraio 2013.
C. 841 Governo.

(Parere alla III Commissione).
(Esame e conclusione – Parere favorevole).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto.

  Giampiero GIULIETTI (PD), relatore, fa presente che il provvedimento in esame non presenta profili problematici dal punto di vista finanziario, dal momento che, come risulta dalla relazione tecnica allegata al provvedimento stesso, dall'attuazione dell'accordo non derivano nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio dello Stato.

  Francesco BOCCIA, presidente, in attesa dell'arrivo del rappresentante del Governo, non essendovi obiezioni, sospende la seduta.

  La seduta, sospesa alle 12.45, riprende alle 12.55.

  Il viceministro Luigi CASERO fa presente che non vi sono motivi ostativi al prosieguo dell'esame del disegno di legge.

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  Giampiero GIULIETTI (PD), relatore, formula la seguente proposta di parere:
  «La V Commissione,
   esaminato il progetto di legge C. 841, recante Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Lituania in materia di rappresentanze diplomatiche, fatto a Vilnius il 21 febbraio 2013;
   considerato che la relazione tecnica allegata al provvedimento afferma che «dall'attuazione dell'Accordo e per tutta la durata della sua vigenza non derivano nuovi o maggiori oneri per il bilancio statale italiano»,
  esprime

PARERE FAVOREVOLE».

  La Commissione approva la proposta di parere del relatore.

  La seduta termina alle 13.

ATTI DEL GOVERNO

  Martedì 4 giugno 2013. — Presidenza del presidente Francesco BOCCIA. — Interviene il viceministro dell'economia e delle finanze Luigi Casero.

  La seduta comincia alle 13.

Schema di decreto del Presidente della Repubblica concernente regolamento recante modifiche e integrazioni delle norme per l'amministrazione e la contabilità della Commissione di garanzia dell'attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali.
Atto n. 13.
(Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 143, comma 4, del Regolamento, e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame dello schema di decreto all'ordine del giorno, rinviato nella seduta del 29 maggio 2013.

  Luigi BOBBA (PD), relatore, ricorda che il Governo dovrebbe chiarire se l'entrata in vigore del regolamento in esame determini o meno la cessazione dell'incarico eventualmente in corso del coordinatore generale.

  Il viceministro Luigi CASERO chiede di rinviare l'esame del provvedimento in attesa dei chiarimenti da parte della Presidenza del Consiglio dei ministri.

  Francesco BOCCIA (PD), presidente, nessuno chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame del provvedimento ad altra seduta.

  La seduta termina alle 13.05.

AVVERTENZA

  I seguenti punti all'ordine del giorno non sono stati trattati:

SEDE CONSULTIVA

Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra la Repubblica italiana e la Repubblica di San Marino per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le frodi fiscali, con Protocollo aggiuntivo, fatta a Roma il 21 marzo 2002, e del relativo Protocollo di modifica, fatto a Roma il 13 giugno 2012.
C. 875 Governo e abb.

SEDE REFERENTE

DL 35/2013: Disposizioni urgenti per il pagamento dei debiti scaduti della pubblica amministrazione, per il riequilibrio finanziario degli enti territoriali, nonché in materia di versamento di tributi degli enti locali.
C. 676-B Governo, approvato dalla Camera e modificato dal Senato.