CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 15 novembre 2017
910.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Interrogazione n. 5-12690 Cimbro: Sulle condizioni di salute di Abdullah Öcalan, detenuto nel carcere di Imrali in Turchia.

TESTO DELLA RISPOSTA

  In merito alle condizioni di salute del leader curdo Öcalan, che ricordo essere stato arrestato nel 1999 dopo un periodo di permanenza in Italia, sulla base delle informazioni in nostro possesso, l'ultima visita da parte di un famigliare (il fratello) risale a settembre 2016. Il Comitato per la prevenzione della tortura (CPT) del Consiglio d'Europa ha potuto visitare il carcere di Imrali regolarmente fino all'aprile 2016; la più recente richiesta di visita inoltrata in occasione della missione effettuata in Turchia dal Comitato a maggio 2017 è stata respinta dalle Autorità turche.
  L'ultimo rapporto del CPT disponibile, pubblicato lo scorso 17 ottobre dopo il via libera di Ankara, è relativo alla visita compiuta in Turchia a giugno 2015.
  Sulla pubblicazione dei due rapporti pendenti, relativi alle visite effettuate dal CPT in Turchia nel 2016, pesa ancora il veto delle Autorità turche, mentre il rapporto relativo alla mancata visita del maggio 2017 non risulta essere stato ancora completato (dovrebbe esserlo verso fine anno).
  In effetti per tutto l'ultimo anno si sono susseguite varie ipotesi (peraltro mai confermate) sulla salute di Öcalan: poche settimane dopo il golpe del luglio 2016 si erano addirittura diffuse voci di un bombardamento dei golpisti sul carcere di Imrali, nel corso del quale il leader curdo sarebbe stato ucciso, notizia evidentemente smentita dalla successiva visita compiuta dal fratello nel settembre dello stesso anno.
  Il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, anche attraverso la nostra Ambasciata ad Ankara, sostiene costantemente l'azione della rappresentanza del Consiglio d'Europa in Turchia e quella della Delegazione UE nei rispettivi appelli rivolti alle Autorità turche per il pieno rispetto dei diritti dei detenuti (incluso lo stesso Öcalan).
  Finora da parte turca si è mantenuta una posizione di forte rigidità esplicitata nel seguente modo:
   Abdullah Öcalan è un cittadino turco, condannato da un tribunale turco per crimini ritenuti gravissimi, per i quali sta scontando la pena comminatagli (peraltro tramutata da pena di morte in ergastolo dopo l'abolizione della pena capitale nel Paese nel 2002): in tale quadro Ankara respinge qualsiasi ingerenza internazionale in quella che è considerata una vicenda giudiziaria e di sicurezza interna;
   il PKK, di cui Öcalan è leader, è un'organizzazione terroristica messa al bando non solo dalla Turchia, ma anche da UE e Stati Uniti, che per oltre 30 anni ha condotto attività terroristiche in Turchia, costate la vita a decine di migliaia di civili;
   anche negli ultimi due anni il PKK, per il tramite di quella che il Governo turco dell'AKP, il partito nazionalista e larga parte dell'opinione pubblica considerano una sua emanazione (il TAK), è stato responsabile di alcuni tra i più sanguinosi attentati terroristici verificatisi in Turchia, in particolare nelle principali aree metropolitane causando decine di vittime.

  La Farnesina continuerà pertanto a sensibilizzare i propri interlocutori in Turchia Pag. 59e nei fora multilaterali sul tema del rispetto dei diritti umani in generale e sulla vicenda di Öcalan in particolare, auspicando la pubblicazione dei due rapporti pendenti del CPT, nonché l'accoglimento delle richieste formulate dalle delegazioni del CPT in occasione delle loro visite in Turchia.

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ALLEGATO 2

Interrogazione n. 5-12691 Quartapelle Procopio: Sull'attuazione della «Strategia per la promozione all'estero della formazione superiore italiana».

TESTO DELLA RISPOSTA

  Desidero innanzitutto ringraziare l'On. Quartapelle per avere sollevato un tema che riveste grande importanza per il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale.
  L'internazionalizzazione del sistema universitario nazionale rappresenta una priorità di politica estera in un'ottica di sviluppo e di proiezione esterna del Paese. Sempre di più l'istruzione è un settore di grande rilevanza e dagli importanti risvolti economici per alcuni Paesi, nonché uno strumento di soft power straordinariamente efficace. L'Italia ha moltissime potenzialità in questo settore.
  Promuovere una politica di internazionalizzazione non vuol dire soltanto attrarre «talenti» verso l'Italia. Vuol dire anche formare i quadri futuri degli altri Paesi, che dialogheranno più volentieri con il nostro e con le sue aziende. Stiamo parlando quindi di una eccellente leva e di un ottimo strumento di cooperazione e collaborazione che va valorizzato adeguatamente e utilizzato pienamente.
  Per questo motivo abbiamo presentato lo scorso 28 marzo il piano strategico predisposto assieme al MIUR per il quadriennio 2017/2020, a dimostrazione di quanto questo tema sia prioritario non solo per la nostra politica estera ma per il nostro Paese in generale.
  Con gli Stati Generali, e con il lancio della Strategia, abbiamo cercato di sistematizzare gli sforzi fatti finora e di farli convergere, coinvolgendo nell'esercizio tutti gli attori interessati nel sistema della formazione superiore: i Ministeri competenti, le università, le associazioni e anche il mondo delle imprese perché crediamo che sia importante lavorare insieme a chi dovrà un giorno assumere i giovani laureati.
  Il Piano Strategico ha avuto il merito principale di identificare le nostre priorità geografiche e stabilire un piano di lavoro. La Strategia ha l'obiettivo in definitiva di rendere più attraente e soprattutto maggiormente visibile la nostra offerta formativa.
  Tra le principali proposte operative contenute nella Strategia per la promozione all'estero della formazione superiore italiana 2017/2020, vi è la promozione, a cura del MAECI e del MIUR, di Roadshow di presentazione delle nostre istituzioni di formazione superiore nei Paesi riconosciuti di prioritario interesse per il sistema della formazione superiore italiana.
  Ed è proprio sulla realizzazione dei Roadshow che abbiamo deciso di partire in questi primi mesi. Riteniamo che sia la maniera ottimale per presentare al mondo la nostra offerta formativa di eccellenza in Paesi che abbiamo riconosciuto essere di interesse prioritario.
  Attraverso la realizzazione di questi eventi vogliamo avvicinarci ai potenziali studenti internazionali interessati a studiare nel nostro Paese, presentando loro la nostra offerta formativa, il nostro sistema di formazione superiore, le sue modalità di accesso e le opportunità di finanziamento a disposizione, come, ad esempio, il programma di borse di studio per studenti stranieri gestito annualmente dalla Farnesina e dalla sua rete diplomatico-consolare all'estero. In tutti gli appuntamenti cerchiamo Pag. 61anche di coinvolgere cittadini locali che hanno compiuto il proprio corso di studi in Italia e che oggi sono imprenditori e dirigenti di successo nei loro rispettivi Paesi.
  Ad oggi, il Gruppo di lavoro ha deciso di organizzare Roadshow in Cina, in India, e negli Stati Uniti.
  Ciò è stato e sarà possibile anche grazie alla disponibilità del Fondo per il potenziamento della promozione della cultura e della lingua italiana all'estero, istituito nello stato di previsione del MAECI dalla legge di bilancio 2017.
  Il MAECI ha messo a disposizione della rete diplomatico-consolare coinvolta nell'organizzazione dei Roadshow, rispettivamente, 50.000 euro per le iniziative in Cina, 50.000 euro per le iniziative in India, e 100.000 euro per le iniziative negli Stati Uniti.
  Il primo Roadshow si è tenuto dal 21 al 29 ottobre in Cina, nel contesto della China Education Expo 2017, la principale fiera nazionale dell'istruzione che attrae ogni anno centinaia di migliaia di studenti. Il Roadshow in questione, che abbiamo deciso di denominare « Italian Days on Higher Education » ha fatto tappa a Pechino, Chengdu, Guangzhou e Shanghai.
  Il prossimo Roadshow si terrà invece in India dal 24 al 28 novembre, in concomitanza della nota fiera universitaria QS, e farà tappa a Mumbai, Kolkata, Bangalore e New Delhi.
  Il Roadshow negli Stati Uniti d'America è invece in programma dal 27 maggio al 1o giugno 2018, e si inquadrerà nell'ambito dell'edizione 2018 della NAFSA, la più importante fiera al mondo nel settore della formazione superiore che l'anno prossimo si terrà a Filadelfia. Da primi contatti avviati con la CRUI, con Uni-Italia e con varie realtà italiane coinvolte nelle edizioni passate della NAFSA è emerso il forte interesse, da parte degli atenei, dei conservatori e delle accademie di belle arti italiane ad aderire all'iniziativa. Di questo siamo molto contenti. Si tratterà sicuramente di una ottima opportunità per il nostro sistema di presentarsi nel migliore dei modi alle potenzialità del mercato statunitense.
  C’è ancora tanto da fare. Siamo solo all'inizio di un percorso e speriamo di essere sulla buona strada.

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ALLEGATO 3

Interrogazione n. 5-11182 Tofalo: Sulla sigla da parte dell'Italia del Memorandum of Understanding per la istituzione di un Centro europeo per il contrasto alle minacce ibride.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Raccogliendo le sollecitazioni rivolte agli Stati Membri nella Comunicazione Congiunta della Commissione e del SEAE del 6 aprile 2016, la Finlandia si è dichiarata pronta a sostenere l'istituzione di un «Centro di Eccellenza per il contrasto alle minacce ibride», basato ad Helsinki.
  I lavori preparatori sono iniziati nel novembre del 2016 nella capitale finlandese, ed erano finalizzati alla definizione delle funzioni, delle strutture e dei contributi attesi dai partecipanti potenzialmente interessati all'iniziativa. In un primo momento, questi ultimi sono stati individuati dalle Autorità di governo finlandesi.
  L'Italia ha figurato tra i Paesi invitati alla prima riunione, cui ha partecipato tramite l'Ambasciata d'Italia ad Helsinki, ed è stata presente anche alle successive.
  Questa fase preparatoria è stata ultimata nello scorso aprile, con la firma del Memorandum tra i Paesi che hanno deciso di aderire sin da ora all'iniziativa finlandese.
  Al momento, risultano aderire al Centro 12 Paesi (oltre alla Finlandia, Svezia, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Francia, Germania, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti). Gli Stati Membri dell'Unione Europea e della NATO possono aderire successivamente, previa corresponsione delle quote annuali di partecipazione, che al momento si attestano a circa 70.000 Euro. NATO e UE ne fanno parte a titolo di osservatori.
  Il Governo è particolarmente attento al contrasto delle minacce ibride, che rappresentano un fenomeno complesso con una pluralità di riflessi da considerare, in costante evoluzione. In linea generale, sosteniamo le iniziative tese a rafforzare la resilienza degli Stati e ad intensificare la cooperazione tra l'Unione Europea e la NATO – ferma restando la necessità di evitare duplicazioni di strutture tra le due Organizzazioni – nel campo delle minacce ibride, in linea con la Dichiarazione Congiunta adottata dal Vertice NATO di Varsavia del luglio 2016 e del Common Set of Proposals.
  La partecipazione dell'Italia al Centro di Eccellenza è auspicata dalla Finlandia, anche perché contribuirebbe ad equilibrare, e allargare, il « focus» geografico, portandovi la sensibilità alle sfide di sicurezza provenienti dalla regione mediterranea, incluse quelle attinenti la radicalizzazione via web, il contrasto all'estremismo violento e il controterrorismo.
  Anche e soprattutto per quest'ultima considerazione, nonché tenendo conto dell'auspicio recentemente espresso dalle Commissioni Esteri e Affari Costituzionali della Camera in occasione dell'esame della Relazione sull'attuazione del Quadro congiunto per contrastare la minacce ibride presentata dalla Commissione europea e dall'Alta Rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza, il Governo è orientato a valutare favorevolmente la sottoscrizione da parte dell'Italia del Memorandum di adesione.

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ALLEGATO 4

Interrogazione n. 5-12342 Cristian Iannuzzi: Sulla situazione in Catalogna a seguito del referendum del 1o ottobre 2017.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Il Governo segue con grande attenzione l'evolversi della situazione in Spagna in relazione alla vicenda catalana, in particolare dopo il voto del 1o ottobre scorso, che aveva reso evidente la grave frattura sociale e politica creatasi all'interno di uno dei principali Paesi dell'Unione Europea.
  Da allora è proseguita, fortunatamente senza gravi episodi di violenza, l’escalation sfociata nella dichiarazione di indipendenza del Parlament catalano e la successiva applicazione dell'articolo 155 della Costituzione spagnola, o cosiddetto «commissariamento» della Catalogna. Il 27 ottobre scorso, il Governo spagnolo ha infatti proceduto a: sospendere dalle funzioni il Presidente del Governo catalano e i Ministri, poi incriminati per reati di ribellione, sedizione e malversazione di fondi pubblici; limitare le funzioni del Parlament catalano; indire il voto regionale anticipato al 21 dicembre prossimo. Il Governo Rajoy ha quindi mantenuto la tesi di fondo della totale illegittimità costituzionale della dichiarazione di indipendenza catalana.
  In relazione a tali eventi, desidero innanzitutto ribadire, come già dichiarato anche dal Ministro Alfano in Aula, che il Governo italiano non intende entrare nel merito di una questione interna spagnola. In varie occasioni abbiamo espresso la nostra convinzione che il Governo spagnolo sarà pienamente in grado di proteggere il legittimo ordine costituzionale e, conseguentemente, assicurare il rispetto dei diritti di tutti i cittadini spagnoli, catalani inclusi.
  Nell'associarci alla posizione assunta dall'Unione europea, non possiamo riconoscere la dichiarazione unilaterale di indipendenza della Catalogna. Al tempo stesso, manteniamo l'auspicio che si possa ripristinare un dialogo inclusivo, nel rispetto della Costituzione spagnola.
  Siamo certi che tutte le forze democratiche in Spagna lavoreranno insieme al fine di garantire il superamento della crisi in Catalogna, salvaguardando l'unità del Paese e rispettando le prerogative di autonomia previste dalla Costituzione spagnola.
  Siamo certi inoltre che le elezioni catalane del 21 dicembre si svolgeranno, com’è abitudine per una democrazia europea matura come quella spagnola, nel rispetto delle garanzie di libertà di espressione e che il processo elettorale sarà inclusivo e regolato in modo trasparente ed equo.
  Permettetemi di concludere ricordando la vicinanza culturale e i solidi rapporti di amicizia che ci legano alla Spagna, Paese con il quale condividiamo un dialogo profondo, che viene da lontano e con il quale siamo uniti da un comune, storia, identità, religione in larga misura condivisa. Se esiste una cosa di cui l'Europa ha veramente bisogno oggi è l'unità, non divisione e frammentazione.

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ALLEGATO 5

Interrogazione n. 5-09995 Sibilia: Sulla posizione del Governo in materia di non proliferazione delle armi nucleari.

TESTO DELLA RISPOSTA

  La questione del disarmo nucleare è seguita con grande attenzione dal Governo nel complesso quadro degli impegni internazionali assunti dal nostro Paese. Nei consessi internazionali di riferimento, l'Italia intende continuare a promuovere l'obiettivo di un mondo privo di armi nucleari, da raggiungere attraverso un «approccio progressivo» e inclusivo al disarmo.
  Tale approccio è associato al riconoscimento della centralità del Trattato di Non Proliferazione nucleare, alla sua universalizzazione e all'interdipendenza dei suoi tre pilastri (disarmo, non-proliferazione e uso pacifico delle tecnologie nucleari). Su queste basi, assieme ai Paesi che condividono la nostra posizione, l'Italia continua a promuovere e sostenere delle iniziative che costituiscono i tasselli di un percorso, graduale e realistico, atto a favorire un processo di disarmo nucleare irreversibile, trasparente e verificabile.
  Gli obiettivi di queste iniziative sono l'entrata in vigore del Trattato sulla messa al bando totale degli esperimenti nucleari; la conclusione di un Trattato sulla messa al bando del materiale fissile idoneo alla fabbricazione di armi nucleari; l'approfondimento degli strumenti e del ruolo delle verifiche nei processi di disarmo nucleare, in un'ottica inclusiva che preveda il coinvolgimento di Paesi non militarmente nucleari; la creazione di Zone libere da armi nucleari, soprattutto in Medio Oriente; una maggiore trasparenza degli Stati militarmente nucleari.
  Tale posizione ha ispirato la Presidenza italiana della riunione dei Ministri degli esteri del G7, tenutasi a Lucca il 10 e 11 aprile scorsi, il cui Comunicato Congiunto menziona i principali elementi dell'approccio progressivo e ricorda l'obiettivo di un mondo senza armi nucleari.
  L'anno precedente, peraltro, l'Italia aveva sostenuto la Dichiarazione di Hiroshima dei Ministri degli esteri del G7 che, con forte valenza simbolica, riaffermava l'impegno a creare le condizioni di un mondo privo di armi nucleari, in un quadro di stabilità internazionale, e la piena applicazione del Trattato di Non Proliferazione in tutte le sue componenti, disarmo incluso.
  Inoltre, l'Italia partecipa al processo preparatorio della Conferenza di riesame del Trattato di Non Proliferazione del 2020 che, avviatosi a inizio maggio a Vienna, è occasione per riaffermare la centralità del Trattato e il merito di un approccio progressivo al disarmo.
  A seguito della Risoluzione « Taking forward multilateral disarmament negotiations» adottata dalla 71a Assemblea Generale delle Nazioni Unite, è stata avviata la Conferenza delle Nazioni Unite per negoziare uno strumento giuridicamente vincolante sulla proibizione delle armi nucleari. Il processo negoziale si è concluso il 7 luglio a New York con l'adozione del Trattato per la Proibizione delle Armi Nucleari.
  Pur mantenendo aperto un canale di dialogo costante con alcuni dei promotori di tale accordo, su tutti l'ICAN – International Campaign to Abolish Nuclear Weapons, vincitrice del premio Nobel per la Pace nel 2017 e incontrata da ultimo a livello di Presidente dal Sottosegretario Della Vedova, coerentemente con la propria Pag. 65posizione ispirata al cosiddetto approccio progressivo al disarmo, l'Italia non ha partecipato alla Conferenza. Si è infatti è ritenuto che l'iniziativa fosse suscettibile, da un lato, di portare ad una forte contrapposizione in seno alla Comunità Internazionale su una questione che richiede un impegno universale e il pieno coinvolgimento anche dei Paesi militarmente nucleari e, dall'altro, di erodere politicamente il quadro giuridico internazionale esistente in materia di disarmo e nonproliferazione nucleare, oltre che la credibilità dell'approccio progressivo.
  Alcune sue disposizioni sollevano dubbi circa la reale capacità del Trattato di porsi quale strumento di disarmo nucleare irreversibile, trasparente e verificabile.
  Vorrei fare al riguardo qualche esempio: il Trattato prefigura standard di verifiche minime inferiori rispetto a quelli che si stanno affermando nel quadro del TNP, dell'Agenzia Internazionale dell'Energia Atomica e, da ultimo, dell'accordo sul programma nucleare iraniano; esso non chiarisce a sufficienza i rapporti tra il nuovo strumento e il vigente Trattato di non proliferazione nucleare, lasciando libero uno Stato di aderirvi dopo essersi ritirato dal Trattato di Non Proliferazione Nucleare stesso e di sottrarsi, così, a controlli internazionali più stringenti; il divieto di esperimenti nucleari incluso nel Trattato non contempla alcun sistema di controllo e verifiche analogo a quello previsto dal Trattato per la messa al bando totale degli esperimenti nucleari, diminuendo paradossalmente le prospettive di auspicata entrata in vigore di quest'ultimo.

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ALLEGATO 6

Interrogazione n. 5-11564 Tacconi: Sulla gestione dello stabile denominato «Casa d'Italia» a Lucerna.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Razionalizzare le proprietà immobiliari dello Stato all'estero è una delle priorità che la legge ha assegnato alla Farnesina. Una priorità che comporta obiettivi impegnativi che coinvolgono il MAECI nel raggiungimento dei previsti saldi di finanza pubblica e nella riduzione del debito, imponendo esplicitamente una revisione della politica sugli immobili demaniali.
  Dapprima, la legge di stabilità 2016 ha stabilito che il MAECI versi all'entrata del bilancio dello Stato 20 milioni di euro per il 2016 e 10 milioni di euro sia per il 2017 sia per il 2018 tramite operazioni di dismissione immobiliare di beni non più utili per le finalità istituzionali. Successivamente, la legge di bilancio 2017 ha incrementato tali cifre, stabilendo che il MAECI dovrà conseguire dalle dismissioni immobiliari proventi per 26 milioni di euro per ciascuno degli anni 2017 e 2018, mentre per il 2019 è stato inserito un target di 16 milioni di euro. La manovra deve essere accompagnata, in un'ottica di riduzione delle spese fisse, da una politica di razionalizzazione degli immobili demaniali attraverso accorpamento di uffici, condivisione di servizi, inclusi quelli relativi alla sicurezza, e realizzazione di aree comuni.
  Con le medesime disposizioni, la legge ha altresì previsto che, nel caso di mancato raggiungimento dei suddetti obiettivi, siano decurtati i fondi, per un ammontare corrispondente, destinati all'Agenzia Italiana per la Cooperazione alla Sviluppo. Poiché a nessuno sfugge l'importanza che l'attività di cooperazione ha per la politica di questo Ministero, si comprende come la dismissione del patrimonio immobiliare abbia conseguenze ben più ampie di quanto si possa immaginare.
  In merito alla situazione di Casa d'Italia a Lucerna, a seguito dello scadere della concessione stipulata con la «Fondazione Casa d'Italia» e al fine di definire le possibili soluzioni per il suo utilizzo, lo scorso 27 gennaio l'immobile è tornato nella disponibilità del Consolato Generale a Zurigo.
  Nel marzo del 2017, nel corso di una riunione in Ambasciata, i rappresentanti della Collettività lucernese avanzarono alcune proposte in merito al futuro della Casa d'Italia facendo emergere, in particolare, due ipotesi:
   la prima ipotesi prevedeva il rinnovo della concessione legata ad un progetto di rilancio finanziario sostenibile;
   la seconda ipotesi contemplava l'acquisto dell'immobile da parte della collettività mediante la costituzione di una fondazione espressamente istituita a tale scopo.

  Dopo un lungo e approfondito dibattito interno, nel giugno del 2017 i rappresentanti della collettività di Lucerna resero noto di propendere per la seconda ipotesi mediante costituzione di una cooperativa che avesse lo scopo di acquistare e ristrutturare l'immobile attraverso la vendita di quote di partecipazione. A tale fine, i rappresentanti della collettività hanno chiesto un periodo di tempo congruo alla Pag. 67raccolta dei fondi e di non dare avvio alla procedura di vendita prima del 31 marzo 2018. Parallelamente, hanno avanzato la richiesta di una nuova stima del valore dell'edificio.
  La Farnesina, nei limiti consentiti dalla legge, che impone lo svolgimento di determinate procedure, terrà in conto le esigenze manifestate dai rappresentanti della comunità italiana a Lucerna.

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ALLEGATO 7

Interrogazione n. 5-10821 Manlio Di Stefano: Su un caso di sottrazione di minori tra Italia e Algeria.

TESTO DELLA RISPOSTA

  La Farnesina e l'Ambasciata d'Italia ad Algeri hanno seguito con grande attenzione la vicenda segnalata dall'On. Interrogante, svolgendo una costante azione di assistenza in favore del minore fino all'epilogo positivo del settembre scorso quando il bambino è finalmente rientrato in Italia.
  Il minore è nato nel 2012 dal matrimonio di un connazionale con una cittadina algerina. Nel giugno del 2013 la madre decise di stabilirsi con il bambino in Algeria e, poche settimane dopo, venne raggiunta dal marito, il quale rimase nel Paese fino al principio del 2014, quando decise dapprima di trasferirsi in Spagna e poi di rientrare definitivamente in Italia.
  Rimasta in Algeria con il figlio, la Signora chiese il divorzio dal connazionale. Il Tribunale di Orano affidò il bambino alla madre, concedendo al padre il diritto di visita nei fine settimana. Tali condizioni vennero poi confermate in appello.
  Il connazionale, tuttavia, ha spesso incontrato molti ostacoli al sereno svolgimento degli incontri e dei contatti con il figlio a causa della accesa conflittualità con l'ex coniuge.
  Negli anni, l'Ambasciata d'Italia ad Algeri ha assistito sotto il profilo consolare il padre del bambino tentando più volte una composizione bonaria tra i genitori. L'Ambasciata inoltre ha sempre tenuto i contatti con la madre per acquisire informazioni aggiornate sul minore e ha svolto alcune visite consolari nel domicilio di Orano per appurare le condizioni di vita e salute dello stesso. Gli esiti delle visite consolari sono sempre stati puntualmente riferiti al padre.
  Inoltre, la nostra Rappresentanza ha più volte sensibilizzato le Autorità locali circa il rispetto del diritto di visita del connazionale.
  L'attività svolta dall'Ambasciata in raccordo con la Farnesina e d'intesa con il legale del connazionale è infine giunta, come sopra accennato, ad un positivo epilogo: le parti hanno infatti raggiunto un accordo in base al quale madre e bimbo sono rientrati in Italia lo scorso mese di settembre, con grande soddisfazione del connazionale.
  Quest'ultimo ha tenuto a ringraziare il Ministero degli Esteri per la costante assistenza ricevuta e per il fattivo contributo nella definizione della vicenda.

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ALLEGATO 8

Interrogazione n. 5-12413 Spadoni: Sul bando di gara effettuato dall'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo vinto dalla società Egyptian Holding Company for Silos and Storage.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Rispondo all'interrogazione sulla base delle informazioni fornite dall'Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo.
  In primo luogo, per quanto riguarda le informazioni relative allo stato del bando di gara citato dall'On. Interrogante, desidero precisare che il sito istituzionale dell'AICS riporta nella sezione «Opportunità/bandi profit» una serie di annunci di gare e procedure di selezione di fornitori legate a iniziative di cooperazione finanziate dalla Cooperazione italiana.
  Generalmente queste procedure non sono svolte dalla sede di Roma ma gestite, monitorate o pubblicizzate, a seconda dei casi, dagli uffici locali AICS all'estero.
  Molto spesso, tuttavia, gli annunci della sezione «Opportunità/bandi profit» sono riportati nel sito nazionale AICS solo per dare opportuna diffusione delle notizie presso eventuali fornitori nazionali potenzialmente interessati, ma rinviano a link esterni perché, come nel caso del programma di conversione del debito definito tra Italia e Egitto nel 2012, la cui titolarità dei fondi è passata alle Autorità egiziane, la responsabilità delle gare, la loro gestione amministrativa e tutto il processo non sono nella titolarità dell'Agenzia.
  È infatti esattamente questo il caso del bando con scadenza 17 gennaio 2016, relativo a una iniziativa in cui la responsabilità della gara e della procedura è dell’Egyptian Holding Company for Silos and Storage.
  Il link relativo rinviava a siti esterni e attualmente non è attivo per il semplice motivo che la gara in questione è stata annullata dalle autorità egiziane per le motivazioni che spiegherò tra poco. Ribadisco che tale decisione non è nella disponibilità AICS e non vi è obbligo dell'Ente responsabile della gara di avvertire AICS della rimozione o disattivazione del link di riferimento sul proprio sito cui, evidentemente, il collegamento rinviava.
  Passando alla seconda parte del quesito, riguardante la richiesta di un inquadramento più ampio dell'iniziativa cui si riferisce la gara e alle motivazioni dell'annullamento, ricordo trattarsi di un'attività di implementazione dell'Accordo di conversione del debito che l'Italia ha firmato nel maggio 2012 con l'Egitto, per un importo complessivo di 100 milioni di Dollari.
  La titolarità dei fondi è passata all'Egitto in seguito all'accordo di conversione. I progetti finanziati da queste risorse vengono approvati, di volta in volta, da un Comitato misto locale – il Management Committee – cui partecipano l'Ambasciatore d'Italia al Cairo e il Ministero della cooperazione internazionale e degli Investimenti egiziano.
  L'Accordo finanziava (con un fondo alimentato da rate in scadenza dal 2012 al 2021 provenienti da crediti di aiuto erogati in passato in Egitto) progetti nei seguenti settori:
   sicurezza alimentare/nutrizione (per un 45 per cento del totale) destinati al Ministry of Supply and Internai Trade;
   istruzione (13 per cento) destinati al Ministero dell'istruzione e Ministero dell'istruzione superiore;Pag. 70
   agricoltura (15 per cento) destinati al Ministero dell'agricoltura;
   ambiente e patrimonio culturale (15 per cento) destinati al Ministero dell'ambiente e al Ministero dell'antichità;
   società civile (10 per cento) destinato a ONG italiane ed egiziane.

  Ad oggi, nel settore sicurezza alimentare, il Management Committee ha approvato un solo progetto che vede come Ente proponente «l'Egyptian Holding Company for Silos and Storage», affiliato al «Ministry of Supply and Internal Trade». Il valore del progetto proposto è pari a 128.368.235 Pound Egiziani, equivalenti a circa 6 milioni di euro (e non all'importo di 100 milioni cui sembra riferirsi l'interrogazione). Esso riguarda la costruzione di 4 silos orizzontali per lo stoccaggio del grano. Di questo importo circa il 40 per cento (50 mln di Pound Egiziani) è stato trasferito quale prima rata dell’Egyptian Holding Company for Silos and Storage, che ha erogato sino ad oggi 290.000 Pound Egiziani (circa 15.000 Euro) per attività di consulenza e pubblicazione bando.
  Per quanto riguarda la gara oggetto della interrogazione, la stessa è stata annullata (su raccomandazione dello Steering Committee del programma) in quanto è stata ricevuta una sola offerta. A seguito di questa decisione, il nuovo Ministro dell'Approvvigionamento e Commercio Interno egiziano ha proposto di modificare la tipologia di silos da acquistare richiedendo silos verticali di minore capacità al posto di silos orizzontali precedentemente previsti.
  Si è ora in attesa della presentazione di un apposito studio di fattibilità per valutare la possibilità o meno di accettare la richiesta del Ministro e, in caso positivo, eventualmente procedere al lancio di una nuova gara.
  Consentitemi, infine, di precisare che le attività finanziate dalla cooperazione italiana allo sviluppo in Egitto – così come in altri Paesi – hanno per obiettivo di sradicare la povertà, ridurre le disuguaglianze, migliorare le condizioni di vita delle popolazioni beneficiarie e promuovere lo sviluppo sostenibile. Esse sono pertanto indirizzate in primo luogo alle fasce più svantaggiate della popolazione egiziana. Per quanto riguarda il doloroso caso Regeni, citato dall'On. Interrogante, come ribadito dal Ministro Alfano in Aula lo scorso 4 ottobre, abbiamo rinviato il nostro ambasciatore al Cairo con la missione precisa di agevolare la cooperazione giudiziaria e raggiungere l'obiettivo, speriamo in tempi molto rapidi, della verità su questa terribile tragedia.

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ALLEGATO 9

Interrogazione n. 5-12564 Scagliusi: Sulla condanna a morte del medico e ricercatore iraniano Ahmadreza Djalali.

TESTO DELLA RISPOSTA

  La Farnesina, anche per il tramite dell'ambasciata italiana a Teheran, segue con attenzione il caso del dottor Djalali, cittadino iraniano residente in Svezia che in passato ha collaborato anche con l'Università Statale del Piemonte Orientale; segue la sua situazione sin dal gennaio 2017, quando è giunta la notizia del suo arresto in Iran, nell'aprile 2016, con l'accusa di attività sovversiva e spionaggio.
  Abbiamo sollevato il caso più volte con le autorità iraniane, sia a livello diplomatico, con il nostro ambasciatore, che a livello politico, come Farnesina, e continueremo a sensibilizzare Teheran al riguardo. La Farnesina ha affrontato anzitutto, per la prima volta, il tema con l'ambasciatore iraniano a Roma il 7 febbraio scorso. Successivamente, la Ministra Fedeli ha sollevato la questione nel corso della sua missione in Iran, il 19 e 20 aprile, così come io stesso, in visita a Teheran dal 2 al 4 maggio scorso. A giugno, l'Ambasciatore d'Italia a Teheran ha svolto un passo con il Segretario generale del Consiglio supremo dei diritti umani, Javad Larijani. Ho nuovamente ricordato il caso al Viceministro iraniano Ravanelli nel corso della mia missione a Teheran il 5 e 6 agosto scorsi, auspicandone una positiva soluzione in uno spirito umanitario e nel rispetto dell'ordinamento interno iraniano.
  Malgrado tali interventi, cui si aggiungono quelli condotti dai partner dell'Unione europea, in primis della Svezia, che, in base alla propria normativa nazionale è tenuta a fornire protezione consolare anche agli stranieri residenti sul suo territorio, il 24 ottobre scorso il procuratore generale di Teheran ha dichiarato pubblicamente che Djalali è stato condannato a morte per spionaggio a favore di Israele e contrasto alla volontà di Dio.
  La questione è stata immediatamente discussa in loco dai capi missione dell'Unione europea, e il 28 ottobre scorso l'ambasciata d'Italia si è associata al passo congiunto effettuato dall'ambasciatore della Bulgaria (Paese che rappresenta in loco la Presidenza del Consiglio dell'Unione europea) presso il Dipartimento dei diritti umani del Ministero degli esteri iraniano. In tale occasione sono stati ripercorsi i passaggi essenziali del caso Djalali ed evidenziata la preoccupazione dei Paesi e delle pubbliche opinioni dell'unione Europea per la sentenza a morte recentemente comminata. Sono state altresì ricordate la contrarietà dell'Unione europea alla pena di morte e l'espresso auspicio che si svolga un giusto processo e che vengano consentite visite regolari al detenuto da parte di conoscenti e familiari.
  Da parte iraniana è stato osservato che, sulla base delle informazioni ricevute dal potere giudiziario, si tratta di una questione di estrema sensibilità che attiene alla sicurezza nazionale. Sono state ricordate le dichiarazioni del procuratore generale di Teheran, il quale ha accusato il ricercatore di aver fornito al Mossad informazioni sui siti nucleari e militari della Repubblica islamica, nonché il suo presunto coinvolgimento nell'uccisione di alcuni scienziati iraniani negli anni scorsi. Gli interlocutori iraniani hanno peraltro sottolineato che si tratta di una sentenza di primo grado e che Djalali potrà far Pag. 72ricorso, aggiungendo che, per i casi di condanna a morte, sono previsti meccanismi di tutela aggiuntivi che contemplano anche l'intervento del capo del potere giudiziario. Le autorità iraniane hanno inoltre assicurato che è in fase di organizzazione un incontro tra l'ambasciata interessata e il Consiglio supremo dei diritti umani del potere giudiziario per approfondire le denunce della famiglia del detenuto in base alle quali egli non avrebbe potuto beneficiare di un giusto processo né gli sarebbe stato concesso di essere difeso dal suo avvocato di fiducia. Il Governo continuerà, in stretto raccordo con i Paesi partner dell'Unione europea, a sollevare la questione con le autorità di Teheran, ponendo enfasi sul legame tra il ricercatore e il nostro Paese e sui risvolti umanitari della vicenda.