CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 9 novembre 2017
906.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Cultura, scienza e istruzione (VII)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

5-12334 Manzi: Sullo stato di conservazione dei beni ecclesiastici recuperati nelle chiese e monasteri delle Marche dopo gli eventi sismici del 2016.

TESTO DELLA RISPOSTA

  L'Onorevole Manzi richiede a questo Ministero notizie sullo stato di conservazione dei beni ecclesiastici salvati dalle macerie di chiese e monasteri delle Marche all'indomani del sisma.
  Vorrei precisare, a tale proposito, che l'attività di messa in sicurezza del patrimonio culturale mobile, oltre alla messa in sicurezza in situ con coperture provvisionali o appositi presidi atti a preservare i beni da agenti esterni dannosi, è stata attuata anche con la rimozione e il collocamento dei beni in depositi temporanei.
  La necessaria messa in sicurezza delle opere recuperate dal sisma, con modalità analoghe a quelle già utilizzate in occasione dei precedenti eventi sismici dell'Aquila e dell'Emilia, è infatti uno dei compiti che la Direttiva del 23 aprile 2015 del Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo «Procedure per la gestione delle attività di messa in sicurezza e salvaguardia del patrimonio culturale in caso di emergenze derivanti da calamità naturali» assegna agli Istituti centrali e periferici del Ministero.
  Tale attività è attualmente in corso per l'Umbria nel Deposito di Spoleto, per il Lazio nei depositi di Cittaducale e Rieti e per le Marche nella Mole vanvitelliana di Ancona.
  Nello specifico la gravità dei danni che ha subito il territorio delle Marche, ben si comprende nei numeri sia degli edifici danneggiati che nelle opere mobili recuperate che superano le 10.000 unità.
  Vorrei precisare che il Ministero procede in due direzioni procedendo al recupero e al restauro del beni danneggiati (che in questo sisma sono stati circa 1.000) ma anche alla messa in sicurezza di quei beni che, pur non essendo stati fisicamente deteriorati, sono tuttavia presenti in edifici danneggiati o rimasti isolati o aperti e quindi a rischio di trafugamento (circa 9.000).
  È proprio la quantità delle opere ad aver impedito la possibilità di concentrare tutti i beni recuperati (danneggiati o meno) presso i depositi gestiti direttamente dal Ministero. A quei beni ai quali doveva essere garantita la sicurezza si è comunque assicurato il ricovero.
  In attuazione quindi di quanto previsto al punto 2.1 della Direttiva sopra citata e ai sensi dell'articolo 6 comma 5 del decreto del Presidente della Repubblica 4 febbraio 2005, n. 78 «Esecuzione dell'intesa tra il Ministro per i beni e le attività culturali ed il Presidente della Conferenza episcopale italiana, firmata il 26 gennaio 2005, relativa alla tutela dei beni culturali di interesse religioso appartenenti a enti e istituzioni ecclesiastiche.» e dell'articolo 4 del protocollo attuativo del 4 dicembre 2014, e in considerazione delle condizioni di urgenza dettate dalla situazione emergenziale, molte Diocesi hanno «attivato» una serie di depositi in cui ricoverare i propri beni.
  Non tutti i luoghi individuati effettivamente hanno i requisiti necessari e in ogni caso l'enorme quantità di beni in essi riversati, non sempre permette una corretta conservazione sia pure temporanea del patrimonio.Pag. 54
  Pertanto quanto sopra evidenziato ha determinato il problema di garantire condizioni idonee anche a tutte le opere collocate in depositi non MiBACT.
  Il Segretario generale del MiBACT ha pertanto disposto che, per le Marche, l'Istituto Superiore di Conservazione e Restauro assumesse il compito di partecipare alla sistemazione anche dei depositi individuati dalle diocesi e dagli enti locali in accordo con la Soprintendenza territoriale competente.
  A tale scopo l'Istituto Superiore di Conservazione e Restauro, in stretta sinergia con gli uffici periferici del MiBACT, sta provvedendo, in tali depositi, alla progettazione e sistemazione di idonee infrastrutture (box e scaffalature) e alla ordinata ricollocazione dei beni, secondo criteri che garantiscano la corretta conservazione del patrimonio recuperato.
  Nei depositi marchigiani sono attualmente coinvolte non soltanto professionalità esperte nei ruoli dell'Istituto ma anche restauratori neodiplomati e allievi, con il compito di curare una prima ricollocazione delle opere, l'avviamento delle attività di pronto intervento e la messa in sicurezza delle stesse.
  L'attenzione e la professionalità dei funzionari addetti alle operazione offrono a noi la certezza che si sta facendo bene, Onorevole Manzi, mi permetta quindi rassicurarla a mia volta assicurandole che il presidio della Soprintendenza speciale per le aree colpite dal sisma è attento e competente.

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ALLEGATO 2

5-10978 Marzana: Sul tempo pieno nella scuola primaria.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con l'interrogazione in discussione viene evidenziata la questione delle differenze esistenti tra il nord ed il sud del paese per quanto riguarda la fruizione del tempo pieno nelle scuole primarie statali. In particolare, si chiede di conoscere le ragioni della persistenza di tale divario, oltre a sollecitare l'adozione di misure finalizzate ad assicurare una copertura omogenea su tutto il territorio nazionale del tempo pieno nelle scuole primarie statali.
  A riguardo occorre evidenziare, preliminarmente, che le differenze che si registrano sul territorio rispetto a tale tipologia ordinamentale scolastica sono imputabili anche al fatto che, nel tempo, la richiesta delle famiglie si è in effetti sviluppata, nelle varie regioni d'Italia, in misura alquanto diversa e ciò per motivazioni anche di tipo storico e sociologico.
  Si evidenzia, comunque, che, in base ai dati risultanti al sistema informativo del Ministero, ed in particolare dal rapporto fra classi a tempo pieno e classi totali, si è verificato per quasi tutte le regioni del Centro-sud, a partire dall'anno scolastico 2013/2014 fino al 2017/2018, un trend di crescita con alcuni casi più marcatamente positivi con incrementi del 5,4 per cento in Campania, del 3,3 per cento in Abruzzo e del 2,6 per cento in Calabria.
  Si tratta, indubbiamente, di un primo ma significativa passo che testimonia una tendenza favorevole seppur nell'ambito del quadro di diversità territoriali descritte nell'interrogazione.
  In generale, si ricorda che, in base alla normativa vigente, è compito degli Uffici Scolastici Regionali ripartire la dotazione organica tra le varie province e spetta, quindi, agli Ambiti territoriali degli USR attribuire alle scuole i posti dell'organico, tenendo conto delle proposte dei Dirigenti scolastici e del contingente provinciale di posti di organico.
  Il MIUR ha pertanto il compito di determinare l'organico dell'autonomia e di distribuirlo agli Uffici scolastici Regionali.
  Il riparto della dotazione organica tra le regioni è effettuato sulla base del numero delle classi, per i posti comuni, e sulla base del numero degli alunni, per i posti del potenziamento, e di ulteriori parametri di complessità e di territorialità.
  Nel dettaglio, la singola istituzione scolastica, nell'esercizio dell'autonomia didattica ed organizzativa prevista dal decreto del Presidente della Repubblica n. 275 del 1999, alla luce delle integrazioni e modifiche previste dalla legge n. 107 del 2015, articola il tempo scuola in modo flessibile, individuando le soluzioni più idonee per il migliore impiego delle risorse disponibili.
  La lettera n) del comma 7 dell'articolo 1 della legge n. 107 del 2015 stabilisce che l'istituzione scolastica può valutare l'apertura pomeridiana delle scuole e la riduzione del numero degli alunni e studenti per classe, anche con il potenziamento del tempo scolastico o la rimodulazione del monte orario rispetto a quello previsto. L'attivazione del tempo pieno in ciascuna istituzione scolastica, comunque, deve essere effettuata sempre nei limiti della dotazione organica complessiva autorizzata nell'ambito dell'organico dell'autonomia. Pag. 56
  Ciò posto si rappresenta che il M.I.U.R. è ben consapevole delle esigenze indicate dall'On.le interrogante, nondimeno, posto che le stesse devono essere contenute entro le dotazioni organiche stabilite con l'annuale decreto interministeriale, è costante l'impegno di questa amministrazione per poter corrispondere alle esigenze delle famiglie e garantire a tutte analoghe opportunità.

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ALLEGATO 3

5-11727 Carocci: Sulla scarsa funzionalità del portale SIDI del MIUR per la gestione dei processi amministrativi da parte del personale scolastico.

TESTO DELLA RISPOSTA

  In relazione a quanto rappresentato dall'On.le interrogante si evidenzia che il sistema informativo del MIUR (cosiddetto SIDI) è caratterizzato da un assetto frutto di un processo evolutivo in atto ormai da diversi anni, sia dal punto di vista tecnologico che dei servizi offerti. Nato inizialmente con lo scopo di informatizzare i principali procedimenti amministrativi connessi all'avvio e alla gestione dell'anno scolastico, il sistema oggi garantisce un'ampia gamma di servizi non solo alle istituzioni scolastiche ed agli uffici dell'Amministrazione, ma anche a nuove comunità di utenti come ad esempio il personale docente, quello ATA e le famiglie.
  Si ricordano, a titolo di esempio, tra i servizi: le iscrizioni on-line, l'aggiornamento delle posizioni nelle varie graduatorie, la fruizione della carta del docente. Ciò ha, di fatto, ampliato enormemente la platea dei fruitori delle applicazioni SIDI, coinvolgendo un numero straordinariamente grande di soggetti.
  Inoltre, negli ultimi due anni il sistema ha garantito importantissimi risultati ed adempimenti, molti dei quali previsti dalla legge n. 107 del 2015, come ad esempio il piano assunzionale di decine di migliaia di docenti, il nuovo concorso per il reclutamento degli stessi, la mobilità straordinaria per l'anno scolastico 2015/16 e quella ordinaria del 2016/17, nonché l'aggiornamento triennale delle graduatorie del personale docente ed ATA.
  Si tratta di una mole di attività senza precedenti che, fra l'altro, sarebbe stata impossibile da finalizzare senza il supporto efficace del sistema informativo, oltre che la dedizione ed il prezioso lavoro del personale delle scuole e degli uffici MIUR. Certamente si sono verificati talvolta incidenti di percorso e difficoltà operative, come può accadere in situazioni di lavoro così difficili e nell'ambito di procedimenti amministrativi particolarmente complessi. Sicuramente il sistema può e deve essere migliorato, per far fronte ad esigenze sempre più impellenti e a tempistiche dei procedimenti amministrativi sempre più stringenti e che determinano un affollamento di adempimenti nei mesi che precedono l'avvio dell'anno scolastico.
  A tal proposito l'Amministrazione sta programmando un piano di interventi di ulteriore adeguamento tecnologico e di evoluzione delle funzionalità, che consentano di aggredire quelle parti del sistema informativo più vecchie e che spesso, proprio in virtù della loro obsolescenza, vanno in sofferenza in particolari situazioni di carico. Si tratta di un percorso obbligato per il quale i competenti Uffici centrali stanno assumendo tutte le iniziative del caso, in accordo con le linee guida contenute nel piano triennale per l'informatica nella Pubblica amministrazione, ed anche in funzione della prossima gara per il rinnovo della gestione e sviluppo del sistema informativo.
  Nel frattempo viene garantito il continuo impegno di tutti gli attori coinvolti, non solo per assicurare il successo di tutti i procedimenti in corso, ma per continuare ad arricchire il portafoglio dei servizi disponibili, inglobando nel sistema nuove Pag. 58aree di intervento come, ad esempio, la formazione del personale docente o l'alternanza scuola lavoro.
  Per quanto riguarda l'utilizzo di software a pagamento da parte delle scuole, si sottolinea il fatto che esso non è certo dovuto ai presunti malfunzionamenti del SIDI, in quanto per tutti i procedimenti fondamentali le scuole sono tenute ad utilizzare il sistema del Ministero, ma piuttosto alla necessità di coprire ulteriori aree di informatizzazione dei processi di lavoro della scuola che oggi, per svariati motivi, il sistema informativo non riesce a supportare direttamente, oppure per le quali si è ritenuto opportuno lasciare libera scelta alle istituzioni scolastiche.
  Fra queste aree vi è sicuramente quella del registro elettronico che, tuttavia, per quanto importante, assume una valenza prettamente particolare. Il Ministero ritiene, infatti, che il suo intervento, nel fornire strumenti automatizzati alle scuole, possa rivelarsi più utile laddove si parli di procedimenti complessi e che richiedono piattaforme unificate per raggiungere la massima efficacia ed economicità, pienamente inserite nelle infrastrutture immateriali già previste nell'ambito dell'agenda digitale del Governo. Si pensi, ad esempio, ai temi della fatturazione elettronica e dei pagamenti telematici, in cui il sistema informativo del Ministero mette a disposizione delle istituzioni scolastiche applicazioni apprezzate da tutti e premiate al forum della Pubblica amministrazione.
  In definitiva, il SIDI si presenta oggi come un sistema non solo integrato, ma in grado di dialogare anche con i software locali acquisiti autonomamente dalle scuole, attraverso una serie di interfacce applicative che permettono la condivisione bidirezionale di flussi dati relativi, ad esempio, agli alunni, al bilancio, ai pagamenti, agli esiti degli esami ed altro. Nei prossimi anni la sfida da affrontare è quella di definire una modernizzazione complessiva che consenta di fruire anche dei nuovi paradigmi di computing e delle nuove tecnologie che si stanno velocemente affermando.
  Per quanto attiene al portale unico di cui al comma 136 e seguenti della legge n. 107 del 2015, si informa che lo stesso è già stato rilasciato nel mese di marzo scorso – ed è consultabile all'indirizzo http://dati.istruzione.it/opendata/ – in una prima versione già abbastanza completa e fruibile per quanto riguarda i dataset disponibili in download e le funzionalità di interrogazione. Nei prossimi mesi è prevista anche l'implementazione relativa alla sezione documentale.
  Si precisa, infine, che il Sicoge non è un'applicazione curata dal MIUR, bensì una piattaforma per la gestione della contabilità finanziaria ed economica messa a disposizione di tutte le amministrazioni dal Ministero dell'economia e delle finanze.

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ALLEGATO 4

5-12001 Miotto: Sulla riduzione dei posti per l'accesso ai corsi di laurea delle professioni sanitarie per l'anno accademico 2017/2018.

TESTO DELLA RISPOSTA

  In risposta all'interrogazione a prima firma dell'On. Miotto, si ricorda, anzitutto, che il decreto ministeriale n. 477 del 28 giugno 2017 recante «Modalità e contenuti delle prove di ammissione ai corsi di laurea e di laurea magistrale a ciclo unico ad accesso programmato nazionale per l'anno accademico 2017/2018» e la relativa tabella allegata contengono la definizione dei posti provvisori disponibili per le immatricolazioni ai corsi di laurea delle professioni sanitarie.
  In data 10 agosto 2017, poi, è stato emanato il successivo decreto ministeriale n. 618, con il quale sono stati stabiliti in via definitiva i posti disponibili per l'immatricolazione ai suddetti corsi di laurea.
  Tale decreto ha fatto proprie le proposte, formulate nel corso delle riunioni, tenutesi nei mesi di giugno e luglio, del tavolo tecnico composto dai rappresentanti del MIUR, del Ministero della salute, della Conferenza per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome, dell'Osservatorio delle Professioni sanitarie, della Conferenza dei Presidi delle Facoltà di medicina e chirurgia e dell'ANVUR, nonché la proposta di ripartizione dei posti elaborata nel corso della riunione del 2 agosto 2017 nella quale erano presenti i rappresentati del Ministero della salute, il coordinatore della Commissione salute, il rappresentante della regione Liguria, quello del Presidente dell'Osservatorio delle professioni sanitarie nonché il delegato della CRUI per il settore.
  Si rappresenta che nella proposta di definizione provvisoria dei posti allegata al citato decreto ministeriale n. 477 – in conformità con le indicazioni previste dall'articolo 3, comma 1, della legge n. 264 del 1999 – è stato utilizzato un criterio univoco per tutte le professioni e per tutti gli Atenei.
  In particolare, sono stati seguiti i seguenti principi:

   a) offerta potenziale del sistema universitario, tenendo anche conto del fabbisogno di professionalità del sistema sociale e produttivo;

   b) offerta potenziale comunicata da ciascun Ateneo ed esigenza di equilibrata attivazione dell'offerta formativa sul territorio.

  Pertanto, si è proceduto alla ripartizione definitiva dei posti tenendo conto sia del fabbisogno nazionale determinato dalla Conferenza Stato-regioni del 25 maggio 2017, che dell'offerta formativa degli Atenei.
  Si rappresenta, inoltre, per completezza, che per alcune professioni sanitarie, in particolare: infermieristica, fisioterapista, tecnico radiologo, tecnico di laboratorio, tecnico della prevenzione, dietista, si è ritenuto di accogliere le richieste avanzate dal Coordinamento delle regioni assumendo come dato, oltre al fabbisogno professionale nazionale ed Pag. 60all'offerta formativa, anche lo specifico fabbisogno professionale espresso dalle singole regioni.
  Pertanto, con il sopra citato decreto ministeriale n. 618 è stato disposto, per le Università di Padova e Verona, un incremento dei posti per i corsi di laurea in fisioterapia, tecnico di laboratorio biomedico, tecniche di radiologia medica per immagini e radioterapia, e dietistica.
  Si ricorda, infine, che i bandi di Ateneo sono stati per tempo pubblicati e che l'espletamento delle prove si è già svolto in data 13 settembre 2017.