CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 4 ottobre 2017
885.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Lavoro pubblico e privato (XI)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2017.
(Doc. LVII. n. 5-bis, Allegati e Annesso).

PROPOSTA DI PARERE DELLA RELATRICE

  La XI Commissione,
   esaminati, per le parti di competenza, la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2017 (Doc. LVII, n. 5-bis), l'annesso, recante la relazione presentata ai sensi dell'articolo 6, comma 5, della legge 24 dicembre 2012, n. 243, e i documenti allegati;
   osservato che la Nota di aggiornamento costituisce l'ultimo documento di programmazione di bilancio della presente legislatura e reca, pertanto, una sintesi dell'andamento delle variabili macroeconomiche e delle finanze pubbliche, anche alla luce degli interventi di politica economica realizzati nel corso degli ultimi anni;
   considerato che, sul versante dell'andamento dell'economia, la Nota registra il consolidamento dei progressi del sistema produttivo italiano, che, in un contesto di crescita più dinamico sia a livello europeo sia a livello globale, ha portato ad una crescita del prodotto interno lordo in termini reali a un ritmo congiunturale dello 0,4 per cento in ciascuno degli ultimi tre trimestri e a un tasso di crescita tendenziale, nel secondo trimestre dell'anno in corso, di 1,5 punti percentuali;
   rilevato che la Nota evidenzia che vi sono le condizioni per un ulteriore rafforzamento della crescita, che potrebbe manifestarsi già nel corso del terzo trimestre dell'anno in corso, grazie al positivo andamento della produzione industriale e di alcuni settori dei servizi, quali, in particolare, i trasporti e il turismo;
   preso atto che, in considerazione di tale evoluzione del quadro macroeconomico, la Nota rivede al rialzo le previsioni tendenziali contenute nel Documento di economia e finanza 2017, che, come evidenziato già a suo tempo, avevano carattere prudenziale, e, in particolare, incrementa di 0,4 punti percentuali la previsione di crescita del prodotto interno lordo in termini reali per l'anno in corso, che, quindi, crescerebbe di 0,6 punti percentuali rispetto all'anno 2016;
   osservato con favore che il maggior dinamismo della nostra economia si riflette positivamente anche sulle previsioni tendenziali per gli anni successivi e che, per ciascuno degli anni 2018 e il 2019, la crescita del prodotto interno lordo sarebbe pari all'1,2 per cento, a fronte delle previsioni contenute nel DEF di una crescita dell'1 per cento nel 2018 e dell'1,1 per cento nel 2019, mentre per il 2020 la crescita tendenziale del prodotto interno lordo sarebbe pari all'1,3 per cento, a fronte dell'1,1 per cento stimato dal DEF per il medesimo anno;
   considerato che, a fronte di tale quadro in via di progressivo miglioramento, il Governo intende perseguire direttrici di politica economica coerenti con la linea seguita nel corso degli ultimi anni, che ha inteso coniugare l'esigenza di ridurre il disavanzo e proseguire nel percorso di consolidamento fiscale con quella di alimentare la ripresa e superare la fase di recessione seguita alla crisi manifestatasi a partire dal 2008;
   osservato che, secondo quanto rappresentato nella relazione presentata dal Pag. 176Governo ai sensi dell'articolo 6, comma 5, della legge n. 243 del 2012, il Governo ha indirizzato una lettera alla Commissione europea in cui sottolinea l'importanza di bilanciare adeguatamente gli obiettivi della sostenibilità fiscale e del sostegno alla ripresa economica, evidenziando che un'eccessiva restrizione fiscale metterebbe a rischio la crescita economica e la coesione sociale;
   condivisa tale impostazione delle politiche di bilancio che, anche alla luce degli orientamenti della Commissione europea, intende sfruttare i margini di flessibilità consentiti dalle regole del patto di stabilità e crescita al fine di consolidare la fiducia e la ripresa economica seguendo un percorso più graduale di riduzione del debito e dei disavanzi pubblici;
   rilevato, in particolare, che l'aggiustamento strutturale di bilancio nel 2018 sarà ridotto dallo 0,8 per cento previsto dal DEF allo 0,3 per cento e che il nuovo percorso programmatico di avvicinamento al pareggio strutturale di bilancio prevede un indebitamento netto pari, in termini nominali, all'1,6 per cento nel 2018, allo 0,9 per cento nel 2019 e allo 0,2 per cento nel 2020;
   considerato che, per effetto dell'impostazione sostanzialmente espansiva della politica di bilancio, le previsioni programmatiche del prodotto interno lordo in termini reali registrerebbero una dinamica costantemente superiore a quella tendenziale e la crescita, stimata in misura pari all'1,5 per cento per l'anno in corso, si manterrebbe sul medesimo livello anche nei due anni successivi, per poi rallentare leggermente nel 2020, quando raggiungerebbe l'1,3 per cento;
   rilevato che la Nota e la relazione di cui all'articolo 6, comma 5, della legge n. 243 del 2012 indicano sinteticamente le linee essenziali delle misure di politica economica e di bilancio che il Governo intende introdurre con la prossima legge di bilancio, per fornire un ulteriore impulso alla crescita e al lavoro e irrobustire la fiducia e gli investimenti, evidenziando che, in primo luogo, si intendono sterilizzare le clausole di salvaguardia che prevedono l'incremento del prelievo IVA per destinare le residue risorse disponibili, limitate dall'esigenza di stabilizzare le finanze pubbliche e di accelerare il processo di riduzione del debito, a interventi selettivi volti a sostenere l'occupazione, con particolare riferimento a quella giovanile, attraverso la riduzione degli oneri contribuitivi, a potenziare gli investimenti pubblici e a promuovere quelli privati, nonché a rafforzare gli strumenti di lotta alla povertà e di sostegno alle famiglie;
   osservato che, sul versante del reperimento delle risorse, la Nota di aggiornamento prefigura la realizzazione, nel corso del prossimo anno, di una manovra di valore pari a circa lo 0,5 per cento del prodotto interno lordo, che si articolerà in una riduzione strutturale della spesa pubblica per circa lo 0,15 per cento del PIL e in misure sul versante delle entrate per il restante 0,35 per cento del PIL;
   evidenziato che la riduzione delle spese dovrebbe realizzarsi essenzialmente grazie all'integrazione nel ciclo di programmazione di bilancio del processo di revisione della spesa, mentre sul versante delle entrate il Governo intende intensificare la lotta all'evasione e all'elusione fiscale, con particolare riferimento all'imposta sul valore aggiunto;
   rilevato che, per quanto attiene all'andamento dell'occupazione, la Nota evidenzia che per effetto della ripresa il numero di occupati ha superato la quota di 23 milioni di unità, soglia superata solo nel 2008, prima del manifestarsi degli effetti della crisi economica, e che negli ultimi tre anni il numero di occupati è cresciuto di circa 900.000 unità;
   considerato che, in questo contesto, il tasso di disoccupazione presenta un andamento positivo, riducendosi nell'anno 2017 all'11,2 per cento, con un calo dello 0,5 per cento rispetto all'anno 2016, e, secondo le previsioni programmatiche, raggiungerebbe il 10,7 per cento nel 2018, il 10 per cento nel 2019 e il 9,5 per cento nel 2020;Pag. 177
   ritenuto che il processo di riduzione della disoccupazione avviato in questi anni, pur essendo apprezzabile, debba essere ulteriormente rafforzato e accelerato, al fine di superare le conseguenze sul sistema produttivo della crisi economica, tenendo anche conto della circostanza che le stime riferite all'ultimo anno del periodo di previsione sono ancora distanti dal tasso del 6,7 per cento registrato nel 2008;
   rilevato che anche nei dati più recenti, che pure mostrano segnali di miglioramento, si riscontra la permanenza di un elevato tasso di disoccupazione giovanile, pari, per i giovani tra i quindici e i trentaquattro anni di età, a oltre il 20 per cento, che sale a circa il 35 per cento per i giovani nella fascia fino ai ventiquattro anni;
   evidenziato, altresì, che permangono preoccupanti divaricazioni a livello territoriale dei tassi di disoccupazione, essendo il dato riferito all'Italia meridionale pari a oltre il 19 per cento, oltre otto punti percentuali al di sopra della media nazionale e oltre dodici punti al di sopra della misura registrata nell'Italia del nord;
   osservato con favore che la Nota registra un costante miglioramento del tasso di occupazione dei soggetti tra 15 e 64 anni di età, che nell'anno in corso dovrebbe raggiungere il 58,1 per cento, con un incremento di 0,9 punti percentuali rispetto all'anno 2016, mentre le previsioni programmatiche per gli anni successivi indicano un tasso di occupazione del 58,7 per cento nel 2018, del 59,5 per cento nel 2019 e del 60,2 per cento nel 2020;
   espresso apprezzamento per il fatto che nel corso dei prossimi anni dovrebbe essere superato il livello massimo del tasso di occupazione registrato nel terzo trimestre del 2008, quando risultò pari al 58,8 per cento;
   rilevata, tuttavia, l'esigenza di compiere ulteriori sforzi per consolidare le tendenze già in atto, accelerandone la dinamica, anche alla luce degli obiettivi individuati nell'ambito della Strategia Europa 2020, che prevedono per l'Italia il raggiungimento di un tasso di occupazione, per la popolazione compresa tra i 20 e i 64 anni, pari al 67-69 per cento;
   segnalata, in particolare, la necessità di rafforzare gli interventi volti alla creazione di nuova occupazione di qualità nel nostro Paese, attraverso misure che, in linea con quanto rappresentato nella Nota, siano tese a favorire, da un lato, il rinnovamento del sistema produttivo, in particolare attraverso la crescita degli investimenti, anche nell'ambito del Piano nazionale «Impresa 4.0» e, dall'altro, a sostenere la creazione di nuovi posti di lavoro stabili;
   ricordato che con la risoluzione Marchi ed altri n. 6-00331, approvata dalla Camera dei deputati il 26 aprile 2017, al termine dell'esame del Documento di economia e finanza 2017, si è impegnato il Governo a favorire l'incremento dell'occupazione giovanile anche attraverso la predisposizione di interventi selettivi sul cuneo fiscale e che nella Nota e nella relazione presentata ai sensi dell'articolo 6, comma 5, della legge 24 dicembre 2012, n. 243, si indicano espressamente, tra le misure da introdurre nella prossima legge di bilancio, «interventi per promuovere la crescita occupazionale, in particolare dei giovani»;
   evidenziata l'esigenza che gli interventi di promozione dell'occupazione giovanile siano indirizzati ad una riduzione di carattere strutturale del carico contributivo per i nuovi contratti di lavoro subordinato a tempo indeterminato, che non incida sull'adeguatezza delle future prestazioni pensionistiche;
   ritenuto che le misure volte al consolidamento della crescita dell'occupazione debbano contemplare adeguati interventi finalizzati a sostenere la partecipazione femminile al mondo del lavoro, considerato che, sulla base dei dati più recenti, nel nostro Paese il tasso di occupazione delle donne di età compresa tra i 15 e i 64 anni, pur essendo in aumento, Pag. 178supera di poco il 49 per cento, con un risultato che, nell'ambito europeo, è superiore solo a quello della Grecia e che, nell'anno 2016, registrava un divario negativo di 13,2 punti percentuali rispetto alla media europea;
   ricordato che la richiamata risoluzione Marchi ed altri n. 6-00331 ha richiesto l'impegno del Governo a promuovere interventi finalizzati a rafforzare la presenza femminile nel mondo del lavoro, proseguendo nell'introduzione di misure volte a favorire la condivisione dei carichi familiari e la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, nonché ampliando e rafforzando il Sistema integrato di educazione e di istruzione per l'infanzia e i servizi alla famiglia, in particolare nelle aree del Mezzogiorno;
   osservato che anche nella raccomandazione del Consiglio europeo dell'11 luglio 2017 sul Programma nazionale di riforma 2017 dell'Italia e che formula un parere del Consiglio sul Programma di stabilità 2017 dell'Italia (2017/C 261/11) si evidenzia che il potenziale connesso alla partecipazione delle donne al mercato del lavoro rimane in gran parte sottoutilizzato, osservandosi, in proposito, che alcune caratteristiche del sistema fiscale continuano a scoraggiare la partecipazione alla forza lavoro del secondo percettore di reddito, che l'accesso a servizi di assistenza a prezzi accessibili per i bambini e gli anziani resta limitato, con ampie disparità regionali, e che il congedo di paternità è tra i più bassi dell'Unione;
   richiamate, altresì, le considerazioni espresse nel documento finale approvato dalla Commissione, a norma dell'articolo 127 del Regolamento, sulla comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni: «Un'iniziativa per sostenere l'equilibrio tra attività professionale e vita familiare di genitori e prestatori di assistenza che lavorano» (COM(2017) 252 final) e sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa all'equilibrio tra attività professionale e vita familiare per i genitori e i prestatori di assistenza e che abroga la direttiva 2010/18/UE del Consiglio e relativo allegato (COM(2017) 253 final e COM(2017) 253 final – Annex 1) (Doc. XVIII, n. 88);
   ritenuto che, ai fini di promuovere un più efficace incontro tra domanda e offerta di lavoro e di favorire, in questo modo, l'accesso al mondo del lavoro dei giovani e il ricollocamento di quanti abbiano perso l'occupazione, assuma carattere strategico il rafforzamento del sistema delle politiche attive del lavoro e dei servizi per l'impiego, in linea con le direttrici di intervento tracciate dalle deleghe di cui alla legge 10 dicembre 2014, n. 183, e dal decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 150, che reca disposizioni per il riordino della normativa in materia di servizi per il lavoro e di politiche attive;
   rilevata, in questo contesto, l'esigenza di dare compiuta attuazione al quadro ordinamentale disegnato dal decreto legislativo n. 150 del 2015, con particolare riferimento alla definizione dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di servizi per il lavoro e di politiche attive, e di promuovere un progressivo rafforzamento delle risorse destinate alle politiche attive del lavoro, garantendo altresì la disponibilità di un livello adeguato di risorse di personale, individuate anche valorizzando le professionalità attualmente in servizio con contratti di lavoro di carattere temporaneo;
   osservato che, per quanto attiene alla previdenza, la Nota di aggiornamento reca, come di consueto, un focus dedicato alle tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico italiano e delle spese pubbliche connesse all'invecchiamento;
   considerato che l'evoluzione della spesa previdenziale sulla base dei più recenti scenari delineati dall'ISTAT con base 2016, anche tenendo conto delle misure introdotte dalla legge di bilancio per il 2017 volte a incrementare i trattamenti pensionistici di importo minore attraverso la cosiddetta quattordicesima e a facilitare Pag. 179in via sperimentale l'accesso anticipato al pensionamento, mostra una dinamica in linea con quella stimata nei passati esercizi;
   osservato, peraltro, che la Nota evidenzia che le nuove previsioni demografiche dell'ISTAT e gli scenari definiti in sede europea per le previsioni della spese connesse all'invecchiamento della popolazione, funzionali alla valutazione della sostenibilità delle finanze pubbliche, rivedono in senso peggiorativo le principali variabili considerate ai fini della stima dell'incidenza della spesa pensionistica nel lungo periodo, con particolare riferimento alla produttività totale dei fattori e alle variabili demografiche;
   rilevato che, sulla base di tale nuove previsioni, il rapporto tra spesa pensionistica e prodotto interno lordo si incrementerebbe ulteriormente di circa due punti percentuali nel 2035, di 2,6 punti percentuali intorno al 2045, di circa 1,2 punti percentuali nel 2060 e di 0,5 punti percentuali nel 2070;
   evidenziato che, come già rilevato in occasione dell'esame di precedenti documenti di programmazione, ai fini di una adeguata comparazione a livello internazionale, occorre considerare che i dati relativi all'incidenza della spesa previdenziale sul prodotto interno lordo sono comprensivi delle imposte dovute su tali redditi, che nel nostro Paese sono più gravose che in altri Stati e ammontano complessivamente a oltre 40 miliardi di euro;
   condivise le considerazioni contenute nella Nota, secondo cui i nuovi scenari dovranno essere attentamente considerati nella definizione delle politiche pubbliche, al fine di individuare interventi che sostengano un più elevato ritmo di crescita del prodotto interno lordo, favoriscano un aumento dei tassi di attività e una risalita dei tassi di fecondità;
   evidenziato che la Nota sottolinea come il contrasto alla povertà e alle disuguaglianze rappresenti un elemento cardine della strategia di politica economica del Governo, richiamando in particolare l'istituzione, a decorrere dal 1o gennaio 2018, del reddito di inclusione, in attuazione della delega di cui alla legge 15 marzo 2017, n. 33;
   ritenuto che attraverso il Piano nazionale per la lotta alla povertà e all'esclusione sociale, previsto dalla normativa istitutiva del reddito di inclusione, si dovrà progressivamente pervenire, grazie allo stanziamento delle necessarie risorse finanziarie, all'estensione della misura fino all'integrale copertura di tutti i nuclei familiari in condizioni di povertà e all'aumento della misura del beneficio economico;
   osservato che, con riferimento al pubblico impiego, la Nota evidenzia che i redditi da lavoro dipendente delle pubbliche amministrazioni, al termine di una lunga fase di riduzione degli stanziamenti, dovrebbero tornare a crescere su base nominale per circa 1,7 punti percentuali nel 2017, per effetto dei rinnovi contrattuali, comprensivi della quota di arretrati, mentre, sulla base della legislazione vigente, nel 2018 la spesa ritornerebbe a contrarsi dello 0,2 per cento, per poi riprendere a crescere, con un ritmo dello 0,2 per cento annuo nel biennio 2019-2020;
   considerato che, sulla base della legislazione vigente, il rapporto tra la spesa per redditi da lavoro dipendente delle pubbliche amministrazioni e prodotto interno lordo continuerebbe a contrarsi progressivamente, passando dal 9,8 per cento del 2016 al 9,7 per cento del 2017, al 9,4 per cento del 2018, al 9,2 per cento del 2019 e all'8,9 per cento del 2020;
   ricordato che il 30 novembre 2016 Governo e organizzazioni sindacali hanno sottoscritto un accordo nel quale, per la parte economica, si garantisce che, con le leggi di bilancio, saranno stanziate risorse finanziarie che consentano di definire incrementi contrattuali in linea con quelli riconosciuti mediamente ai lavoratori privati e, comunque, non inferiori a 85 euro mensili medi;Pag. 180
   osservato che con la legge di bilancio per il 2017 per il pubblico impiego sono stati complessivamente stanziati circa 1,9 miliardi di euro per l'anno 2017 e 2,6 miliardi di euro a decorrere dall'anno 2018, destinati anche alla copertura degli oneri derivanti dalla contrattazione collettiva relativa al triennio 2016-2018;
   preso atto con favore che nell'ambito della Nota si evidenza che con la prossima manovra di bilancio si completerà il quadro complessivo delle risorse che consentiranno di proseguire i negoziati e gli incontri finalizzati ai rinnovi contrattuali nel pubblico impiego;
   ritenuto che, al fine di realizzare un'efficace riqualificazione dell'azione delle pubbliche amministrazioni, in linea con gli obiettivi perseguiti dalla riforma avviata con la legge 7 agosto 2015, n. 124, le misure di carattere organizzativo e ordinamentale debbano essere accompagnate da un investimento, anche sotto il profilo finanziario, sul personale pubblico, con interventi volti, in particolare, a completare i rinnovi contrattuali e a rinnovare e ad aggiornare le professionalità esistenti, anche grazie alla progressiva riattivazione delle procedure concorsuali, con il superamento delle limitazioni previste per le nuove assunzioni,

  esprime

PARERE FAVOREVOLE

  con le seguenti osservazioni:
  con riferimento agli interventi volti a promuovere la crescita occupazionale, in particolare dei giovani, indicati tra i contenuti della prossima manovra, si rappresenti l'esigenza che siano adottati interventi di carattere strutturale e di misura costante nel tempo volti a ridurre l'ampiezza del cuneo contributivo per le nuove assunzioni con contratti di lavoro a tempo indeterminato, indirizzati in primo luogo ai giovani in cerca di occupazione;
  si indichi l'esigenza di perseguire un progressivo rafforzamento degli interventi di politica attiva del lavoro, in linea con le direttrici della riforma di cui alla legge n. 183 del 2014, verificando, in particolare, l'opportunità di adottare nuove iniziative normative e di prevedere ulteriori finanziamenti per interventi specificamente dedicati alle ristrutturazioni delle imprese e ai piani di reindustrializzazione e ad assumere, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, iniziative per garantire un incremento delle risorse per il Fondo per le politiche attive del lavoro, con l'obiettivo di aumentare e rendere l'offerta di tali politiche coerente con la platea dei potenziali beneficiari, nonché per consentire all'Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro di svolgere adeguatamente le proprie funzioni e per valorizzare le professionalità attualmente in servizio, con contratti di lavoro di carattere temporaneo, nel sistema delle politiche attive del lavoro;
  al fine di perseguire l'obiettivo di una maggiore partecipazione delle donne al mondo del lavoro e di una più equilibrata condivisione delle responsabilità e dei lavori di cura e di assistenza familiare all'interno delle coppie, in conformità anche con le indicazioni che emergono dalle raccomandazioni delle Istituzioni europee, si segnali l'esigenza di:
   a) rendere permanente e ampliare ulteriormente in termini di durata il congedo di paternità riconosciuto fino all'anno 2018 dalla legge di bilancio del 2017;
   b) rendere permanente la disciplina relativa al riconoscimento, in alternativa al congedo parentale, di voucher per l'acquisto di servizi di baby sitting oppure di contributi per fare fronte agli oneri della rete pubblica dei servizi per l'infanzia o dei servizi privati accreditati;
   c) dare continuità ai finanziamenti destinati a sostenere i contratti collettivi di secondo livello che prevedono istituti volti a favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro;

  si segnali l'opportunità che, in un contesto produttivo nel quale permangono gli Pag. 181effetti sul piano occupazionale della profonda e prolungata crisi economica degli ultimi anni, testimoniati dagli oltre centocinquanta tavoli di crisi ancora aperti presso il Ministero dello sviluppo economico, nella disciplina degli ammortizzatori sociali siano introdotti elementi di maggiore flessibilità, anche con riferimento alla durata degli interventi, specialmente nelle aree di crisi complessa e per le imprese in via di ristrutturazione;
  con riferimento agli interventi in materia previdenziale, si indichi la necessità di:
   a) adottare iniziative volte a rinviare al 30 giugno 2018 il termine per l'emanazione del decreto direttoriale di cui all'articolo 12, comma 12-bis, del decreto-legge n. 78 del 2010, convertito, con modificazioni dalla legge n. 122 del 2010, al fine di valutare eventuali interventi che ricalibrino il meccanismo al fine di tenere conto delle oscillazioni che si riscontrano nell'andamento della speranza di vita, testimoniate dalla riduzione registrata nell'anno 2015, e delle difformità esistenti nelle speranze di vita delle diverse categorie di lavoratrici e di lavoratori;
   b) svolgere un attento monitoraggio delle domande di accesso ai benefici previsti dalla legge di bilancio 2017 in materia di anticipo del pensionamento e di riduzione dei requisiti contributivi per il pensionamento anticipato dei cosiddetti lavoratori precoci al fine di valutare l'introduzione di eventuali correttivi alla normativa vigente, anche allo scopo di consentire a tutti i richiedenti in possesso dei requisiti previsti di accedere ai medesimi benefici;
   c) tenere conto degli indirizzi per la cosiddetta «fase due», contenuti nel verbale siglato il 28 settembre 2016 da Governo e sindacati e ulteriormente precisati nell'ambito del confronto svolto negli ultimi mesi, prestando particolare attenzione a interventi specifici volti a valorizzare e a riconoscere a fini previdenziali i lavori di cura, anche alla luce degli esiti dell'indagine conoscitiva svolta dalla XI Commissione sull'impatto in termini di genere della normativa previdenziale e sulle disparità esistenti in materia di trattamenti pensionistici tra uomini e donne;
  considerata la presenza di una significativa differenza tra il numero stimato dei beneficiari della cosiddetta «ottava salvaguardia» e quello delle domande accolte o giacenti, si evidenzi l'esigenza di verificare la sussistenza e la consistenza di economie, anche in via prospettica, rispetto ai limiti di spesa previsti dai provvedimenti di salvaguardia, al fine di definire i contenuti di possibili interventi legislativi in materia sociale o previdenziale finanziati a valere sulle risorse destinate a confluire nel Fondo sociale per occupazione e formazione ai sensi dell'articolo 1, comma 211, della legge di bilancio 2017;
  si rappresenti l'esigenza, in conformità all'obiettivo di sostenere i redditi delle famiglie più povere, indicato dalla Nota di aggiornamento e dalla relazione di cui all'articolo 6, comma 5, della legge 24 dicembre 2012, n. 243, di definire un percorso di progressivo incremento delle risorse destinate al finanziamento del Reddito di inclusione, al fine di procedere, attraverso il Piano nazionale per la lotta alla povertà e all'esclusione sociale, nella direzione dell'estensione della misura fino all'integrale copertura dei nuclei familiari in condizioni di povertà e dell'incremento dell'importo del beneficio economico fino alla copertura della differenza tra il reddito disponibile e la soglia di uscita dalla povertà assoluta;
  si segnali la necessità che, in linea con quanto rappresentato nella Nota di aggiornamento, nella prossima legge di bilancio siano stanziate le risorse finanziarie necessarie a consentire il completamento del confronto in corso per il rinnovo dei contratti collettivi per il pubblico impiego riferito al triennio 2016-2018, valutando altresì l'esigenza di superare le limitazioni alle assunzioni previste dalla legislazione vigente ed avviare conseguentemente procedure di reclutamento, anche attingendo alla graduatorie ancora vigenti e garantendo Pag. 182l'assorbimento del personale precario nei termini previsti dall'articolo 20 del decreto legislativo 25 maggio 2017, n. 75;
  anche alla luce dei dati riportati negli allegati III e IV, relativi alle attività di contrasto all'evasione contributiva svolta dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali e dall'Ispettorato nazionale del lavoro, nonché degli ambiziosi obiettivi ivi indicati in materia di contrasto del caporalato, dell'interposizione fittizia di manodopera e della retribuzione dei lavoratori a livelli inferiori rispetto alle previsioni dei contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni maggiormente rappresentative, si rappresenti l'esigenza di individuare misure volte a integrare l'organico degli ispettori in servizio a livello territoriale, che nell'anno 2016 ha registrato una riduzione di circa 2,7 punti percentuali.

Pag. 183

ALLEGATO 2

Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2017.
(Doc. LVII. n. 5-bis, Allegati e Annesso).

PROPOSTA ALTERNATIVA DI PARERE DEI DEPUTATI DALL'OSSO, TRIPIEDI, CIPRINI, CHIMIENTI, COMINARDI E LOMBARDI

  La XI Commissione,
   esaminata la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2017;
   premesso che:
    secondo i dati ISTAT, nel secondo trimestre del 2017 la crescita dell'occupazione è proseguita registrando l'aumento di 78.000 unità (+0,3 per cento rispetto al primo trimestre), sintesi di un significativo incremento dei lavoratori dipendenti (+149.000 unità, +0,9 per cento) e di un calo degli indipendenti (-71.000 unità, –1,3 per cento); tale aumento del lavoro dipendente corrisponde quasi esclusivamente alla crescita del lavoro a termine (+123.000 unità, +4,8 per cento); la rilevazione fa emergere che la crescita occupazionale è stata trainata principalmente dalle donne e dai giovani (15-34 anni) mentre un calo significativo è stato registrato nella fascia d'età tra 35 e 49 anni;
    nello stesso periodo gli incentivi fiscali all'assunzione, attraverso misure ad hoc o sperimentali, hanno interessato circa 100.000 posizioni lavorative, delle quali circa un terzo nell'ambito del programma «Garanzia Giovani» e le rimanenti in relazione alla misura «Occupazione Sud»;
    dalla rilevazione ISTAT emerge che la concentrazione delle situazioni occupazionali più sfavorevoli si trova nel Mezzogiorno, dove per il 50 per cento dei sistemi locali (per un corrispettivo del 60 per cento circa della popolazione residente al sud) si registra un basso tasso di occupazione e valori alti o medio-alti del tasso di disoccupazione. Tali realtà si segnalano in particolare in Calabria, Sicilia, Puglia e Campania. Al contrario, sistemi di lavoro locali che mostrano un elevato tasso di occupazione e un basso tasso di disoccupazione risultano essere quasi il 52 per cento di quelli del Nord-ovest e poco oltre il 71 per cento di quelli del Nord-est. Nel Centro invece appena il 6,7 per cento;
    la Nota di aggiornamento rivede le previsioni relative alle tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico, osservando come le nuove proiezioni evidenziano «rischi di salita della spesa pensionistica nei prossimi decenni»; in tal senso, infatti, i parametri demografici registrano rispettivamente il calo del tasso di fecondità, l'aumento della speranza di vita, il ridimensionamento del flusso migratorio netto; la produttività totale dei fattori si stima pressoché nulla nel prossimo decennio e il tasso di disoccupazione strutturale è stimato in crescita; ciò di fatto conduce ad una previsione in peggio delle principali componenti di spesa pubblica age-related in rapporto al PIL e, in particolare, della spesa pensionistica;
    il livello della spesa pensionistica in rapporto al PIL, infatti, aumenta di circa il 2 per cento nel 2035, per raggiungere l'incremento massimo del 2,6 per cento nel 2045, riducendosi all'1,2 per cento nel 2060. Contemporaneamente, secondo le medesime previsioni, la spesa sanitaria in relazione all'invecchiamento fa registrare un trend ulteriormente peggiorativo poiché Pag. 184nel medesimo periodo 2020-2060 essa continua a crescere, seppur più lentamente, a dimostrazione del fatto che l'aspetto meramente numerico dell'aumento della speranza di vita andrebbe combinato con l'elemento qualitativo rappresentato dall'indice di benessere generale e dal livello di qualità della vita;
    la Raccomandazione del Consiglio dell'Unione europea per il 2017 prevede il coinvolgimento delle parti sociali e il rafforzamento del quadro della contrattazione collettiva, al fine di permettere contratti collettivi che tengano maggiormente conto delle condizioni locali, assicurare efficaci politiche attive del mercato del lavoro e incentivare il lavoro dei secondi percettori di reddito. Nel DEF 2016 il Consiglio dell'Unione europea raccomandava l'attuazione della riforma delle politiche attive del mercato del lavoro, in particolare rafforzando l'efficienza dei servizi per l'impiego e incentivando il lavoro delle persone che costituirebbero la seconda fonte di reddito;
    con riguardo alle politiche attive del lavoro nella Nota di Aggiornamento si segnala l'avvio della sperimentazione dell'assegno di ricollocazione che su una platea selezionata di 29.000 soggetti ha visto al momento l'effettiva attribuzione del beneficio a soli 3.000 soggetti, appena un decimo. L’ assegno di ricollocazione consiste in una sorta di «buono» destinato a chi percepisce l'indennità di disoccupazione NASpI da almeno quattro mesi. Il soggetto interessato non percepisce alcuna somma ma il «buono» è inoltrato direttamente all'ente (agenzia per il lavoro o centro per l'impiego) scelto dallo stesso soggetto per riceverne i servizi di assistenza alla ricerca di lavoro. Secondo la recente rilevazione dell'Osservatorio dei Consulenti del lavoro vi sarebbe il rischio per circa 200.000 soggetti di non poter accedere al beneficio dell’ assegno di ricollocazione poiché non avrebbero i requisiti richiesti a norma di legge;
   considerato che:
    come rilevato dall'Ufficio parlamentare di bilancio, il trend occupazionale, nonostante siano state ridotte le agevolazioni alle assunzioni, ha mantenuto «un'intonazione positiva nella media del primo semestre rispetto allo stesso periodo del 2016»; l'incremento degli occupati registrato ad agosto risulta comunque in lieve rallentamento rispetto al mese precedente e appare ancora meno rilevante se si considerano le tipologie di assunzione: nella media gennaio-luglio si è registrato un incremento tendenziale dei rapporti di lavoro a tempo determinato e di apprendistato, con una flessione progressiva delle assunzioni a tempo indeterminato;
    l'effetto precarizzante sul mercato del lavoro da parte delle misure del cosiddetto Jobs Act emerge anche dai dati dell'Osservatorio INPS sul precariato che per il periodo gennaio-luglio 2017 rileva un aumento costante tra il 2015 e lo stesso periodo del 2017 dei licenziamenti, ciò in buona parte a causa del ben più blando assetto sanzionatorio introdotto dal decreto attuativo sul contratto a tutele crescenti con riguardo al licenziamento illegittimo. In tal senso la Nota di Aggiornamento non prevede alcun correttivo di sorta;
    l'adeguamento dell'età pensionabile alla aspettativa di vita, secondo le disposizioni vigenti, non può rappresentare uno strumento adeguato, nel lungo periodo, per contenere la spesa e garantire la sostenibilità finanziaria del sistema previdenziale, di quello sociale e sanitario. A fronte di un percorso lavorativo più lungo e quindi deteriorante può corrispondere, infatti, un abbassamento dei livelli e della qualità di vita che potrebbero condurre all'erogazione di maggiori e più durature prestazioni socio-sanitarie con il paradossale effetto che una permanenza prolungata a lavoro non produrrà risparmi o contenimenti di spesa ma, al contrario, un aumento incontrollato della stessa;
    sempre con riguardo alle misure previdenziali la Nota di aggiornamento non prevede alcun intervento a favore delle donne che lavorano, soprattutto non prevede alcun intervento per la proroga Pag. 185della cosiddetta «opzione donna» che permetterebbe alle lavoratrici l'accesso al trattamento pensionistico anticipato in presenza dei prescritti requisiti contributivi ed anagrafici, a condizione che tali soggetti optino per il sistema di calcolo contributivo, riconoscendo alle donne di vedere valorizzato, almeno in maniera limitata, il proprio impegno in famiglia;
    tra le misure assistenzialistiche e meri sussidi a tempo la Nota di aggiornamento richiama anche l'anticipo pensionistico di cui alla legge di bilancio 2017 che nel migliore dei casi – quello sociale – è rivolto a una platea ristretta e con particolari disagi oppure, nel peggiore dei casi – quella volontaria –, è un'autotassazione finalizzata a beneficiare di un proprio diritto: la pensione. Anche per quanto riguarda queste misure meramente sperimentali il Governo è giunto in ritardo nell'adottare i decreti attuativi, non rispettando i termini previsti dalle disposizioni di legge;
    il ritmo di crescita del nostro Paese è ancora al di sotto di quello dei principali stati membri europei, il tasso di disoccupazione, sebbene in diminuzione, rimane ancora elevato, le riforme adottate dal Governo non hanno dimostrato approcci e aspetti critici solo parzialmente correggibili, gli investimenti nel settore privato sono ancora al di sotto dei livelli pre-crisi, nonostante stiano registrando una tendenza positiva, di converso gli investimenti nel settore pubblico necessitano di ulteriori risorse per l'auspicato rilancio;
    la raccomandazione di rafforzamento dei servizi per l'impiego è stata sistematicamente disattesa laddove il Governo si è rivolto maggiormente alle agenzie private per il lavoro tralasciando invece la rete dei centri pubblici per l'impiego che dovrebbero rappresentare la priorità in termini di investimenti e rafforzamento. Si ricorda che nella primavera 2017 la Camera ha approvato una mozione che impegna il Governo a intervenire sui Centri per l'impiego pianificandone il potenziamento al fine di incrementarne la presenza, efficienza e qualità sul territorio nazionale; definire standard minimi di prestazione dei servizi da erogare, per dare una chiara definizione delle competenze che il personale deve possedere per erogare servizi orientati alla persona; adeguare i livelli formativi del personale operante al fine di garantire il possesso delle competenze e delle esperienze necessarie;
    il rafforzamento dei servizi per l'impiego raccomandato dal Consiglio dell'Unione europea non appare finora avviato e ciò appare ancora più evidente considerando l'assegno di ricollocazione di cui all'articolo 23, comma 1, del decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 150. La misura richiamata dalla Nota di aggiornamento, così come disegnata dal Governo, rischia di ampliare di fatto il divario di performance tra i centri pubblici per l'impiego e le agenzie private. I primi depauperati e sostanzialmente abbandonati appaiono oggi privi delle competenze, delle strutture e dell'organizzazione adeguate per l'effettivo funzionamento della misura di ricollocazione, a differenza delle agenzie private del lavoro. Nel corso del mese di aprile 2017 la Camera ha approvato una mozione in cui si impegna il Governo a intervenire a favore dei Centri per l'impiego pianificandone il potenziamento al fine di incrementarne la presenza, l'efficienza e la qualità sul territorio nazionale. Il Governo, secondo il dispositivo della mozione, è inoltre impegnato a definire standard minimi di prestazione dei servizi da erogare al fine di dare una chiara definizione delle competenze che il personale dei centri pubblici per l'impiego deve possedere per erogare servizi orientati alla persona; nonché ad adeguare i livelli formativi del personale operante al fine di garantire il possesso delle competenze e delle esperienze necessarie. Tutto questo non risulta ancora essere stato avviato;
    con riguardo al reddito di inclusione, misura di cui alla legge 15 marzo 2017, n. 33, la Nota di aggiornamento segnala l'approvazione del decreto legislativo dello scorso 29 agosto. Alla data di Pag. 186esame del documento il decreto legislativo non risulta ancora entrato in vigore. Secondo i recenti dati diffusi dall'Istat, in Italia nel 2016 si stimano in 1 milione e 619mila le famiglie in condizione di povertà assoluta (circa il 6 per cento di quelle residenti). In termini di individui si tratta di 4 milioni e 742mila persone (circa l'8 per cento dell'intera popolazione). Le famiglie più vulnerabili sono quelle con stranieri o di soli stranieri, che risultano essere circa un quarto, al pari di quelle con tre o più figli minori. Nel 2016 le persone in povertà assoluta sono salite 8 milioni 465 mila individui (il 14 per cento dei residenti). Al tempo stesso la povertà relativa ha colpito le famiglie giovani. In questo quadro generale così fosco il Governo ha adottato il ReI che è in sostanza una misura basata su condizioni categoriali limitate e arbitrarie, strumentalmente presentata e definita come una misura «universale». L'INPS ha avuto modo di segnalare come alcune disposizioni del reddito di inclusione escludano la platea di disoccupati di lunga durata under 55, di lavoratori over 55, in disoccupazione a seguito di scadenza del termine finale di un contratto a tempo determinato e i collaboratori over 55, nonché i giovani che vivono in famiglia, se non rientrano tra le categorie previste, basti pensare che secondo i dati ISTAT i giovani (18-34 anni) non coniugati che vivono con uno o più genitori corrispondono a circa il 64 per cento. La finta misura universale, quindi, non potrebbe in alcun modo raggiungere la totalità della popolazione che versa in condizioni di fragilità economica e sociale. L'errore di fondo del Rei è l'applicazione di approcci e misure tradizionali e obsolete che puntano al mantenimento di un livello minimo di sussistenza di quei soggetti che non dispongono di fonti alternative di reddito, di fatto imitando, malamente, una misura effettivamente di portata universale quale il reddito di cittadinanza proposto dal Movimento 5 Stelle. Universale e rivoluzionaria perché si pone l'obiettivo ambizioso ma realistico di riformare il quadro generale dello Stato sociale, combinando forme concrete di protezione sociale con misure efficaci di sostegno al consumo superando il mero approccio «assistenzialistico» adottato dal Governo,

  esprime

PARERE CONTRARIO.

Pag. 187

ALLEGATO 3

Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2017.
(Doc. LVII. n. 5-bis, Allegati e Annesso).

PARERE APPROVATO

  La XI Commissione,
   esaminati, per le parti di competenza, la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2017 (Doc. LVII, n. 5-bis), l'annesso, recante la relazione presentata ai sensi dell'articolo 6, comma 5, della legge 24 dicembre 2012, n. 243, e i documenti allegati;
   osservato che la Nota di aggiornamento costituisce l'ultimo documento di programmazione di bilancio della presente legislatura e reca, pertanto, una sintesi dell'andamento delle variabili macroeconomiche e delle finanze pubbliche, anche alla luce degli interventi di politica economica realizzati nel corso degli ultimi anni;
   considerato che, sul versante dell'andamento dell'economia, la Nota registra il consolidamento dei progressi del sistema produttivo italiano, che, in un contesto di crescita più dinamico sia a livello europeo sia a livello globale, ha portato ad una crescita del prodotto interno lordo in termini reali a un ritmo congiunturale dello 0,4 per cento in ciascuno degli ultimi tre trimestri e a un tasso di crescita tendenziale, nel secondo trimestre dell'anno in corso, di 1,5 punti percentuali;
   rilevato che la Nota evidenzia che vi sono le condizioni per un ulteriore rafforzamento della crescita, che potrebbe manifestarsi già nel corso del terzo trimestre dell'anno in corso, grazie al positivo andamento della produzione industriale e di alcuni settori dei servizi, quali, in particolare, i trasporti e il turismo;
   preso atto che, in considerazione di tale evoluzione del quadro macroeconomico, la Nota rivede al rialzo le previsioni tendenziali contenute nel Documento di economia e finanza 2017, che, come evidenziato già a suo tempo, avevano carattere prudenziale, e, in particolare, incrementa di 0,4 punti percentuali la previsione di crescita del prodotto interno lordo in termini reali per l'anno in corso, che, quindi, crescerebbe di 0,6 punti percentuali rispetto all'anno 2016;
   osservato con favore che il maggior dinamismo della nostra economia si riflette positivamente anche sulle previsioni tendenziali per gli anni successivi e che, per ciascuno degli anni 2018 e il 2019, la crescita del prodotto interno lordo sarebbe pari all'1,2 per cento, a fronte delle previsioni contenute nel DEF di una crescita dell'1 per cento nel 2018 e dell'1,1 per cento nel 2019, mentre per il 2020 la crescita tendenziale del prodotto interno lordo sarebbe pari all'1,3 per cento, a fronte dell'1,1 per cento stimato dal DEF per il medesimo anno;
   considerato che, a fronte di tale quadro in via di progressivo miglioramento, il Governo intende perseguire direttrici di politica economica coerenti con la linea seguita nel corso degli ultimi anni, che ha inteso coniugare l'esigenza di ridurre il disavanzo e proseguire nel percorso di consolidamento fiscale con quella di alimentare la ripresa e superare la fase di recessione seguita alla crisi manifestatasi a partire dal 2008;
   osservato che, secondo quanto rappresentato nella relazione presentata dal Pag. 188Governo ai sensi dell'articolo 6, comma 5, della legge n. 243 del 2012, il Governo ha indirizzato una lettera alla Commissione europea in cui sottolinea l'importanza di bilanciare adeguatamente gli obiettivi della sostenibilità fiscale e del sostegno alla ripresa economica, evidenziando che un'eccessiva restrizione fiscale metterebbe a rischio la crescita economica e la coesione sociale;
   condivisa tale impostazione delle politiche di bilancio che, anche alla luce degli orientamenti della Commissione europea, intende sfruttare i margini di flessibilità consentiti dalle regole del patto di stabilità e crescita al fine di consolidare la fiducia e la ripresa economica seguendo un percorso più graduale di riduzione del debito e dei disavanzi pubblici;
   rilevato, in particolare, che l'aggiustamento strutturale di bilancio nel 2018 sarà ridotto dallo 0,8 per cento previsto dal DEF allo 0,3 per cento e che il nuovo percorso programmatico di avvicinamento al pareggio strutturale di bilancio prevede un indebitamento netto pari, in termini nominali, all'1,6 per cento nel 2018, allo 0,9 per cento nel 2019 e allo 0,2 per cento nel 2020;
   considerato che, per effetto dell'impostazione sostanzialmente espansiva della politica di bilancio, le previsioni programmatiche del prodotto interno lordo in termini reali registrerebbero una dinamica costantemente superiore a quella tendenziale e la crescita, stimata in misura pari all'1,5 per cento per l'anno in corso, si manterrebbe sul medesimo livello anche nei due anni successivi, per poi rallentare leggermente nel 2020, quando raggiungerebbe l'1,3 per cento;
   rilevato che la Nota e la relazione di cui all'articolo 6, comma 5, della legge n. 243 del 2012 indicano sinteticamente le linee essenziali delle misure di politica economica e di bilancio che il Governo intende introdurre con la prossima legge di bilancio, per fornire un ulteriore impulso alla crescita e al lavoro e irrobustire la fiducia e gli investimenti, evidenziando che, in primo luogo, si intendono sterilizzare le clausole di salvaguardia che prevedono l'incremento del prelievo IVA per destinare le residue risorse disponibili, limitate dall'esigenza di stabilizzare le finanze pubbliche e di accelerare il processo di riduzione del debito, a interventi selettivi volti a sostenere l'occupazione, con particolare riferimento a quella giovanile, attraverso la riduzione degli oneri contribuitivi, a potenziare gli investimenti pubblici e a promuovere quelli privati, nonché a rafforzare gli strumenti di lotta alla povertà e di sostegno alle famiglie;
   osservato che, sul versante del reperimento delle risorse, la Nota di aggiornamento prefigura la realizzazione, nel corso del prossimo anno, di una manovra di valore pari a circa lo 0,5 per cento del prodotto interno lordo, che si articolerà in una riduzione strutturale della spesa pubblica per circa lo 0,15 per cento del PIL e in misure sul versante delle entrate per il restante 0,35 per cento del PIL;
   evidenziato che la riduzione delle spese dovrebbe realizzarsi essenzialmente grazie all'integrazione nel ciclo di programmazione di bilancio del processo di revisione della spesa, mentre sul versante delle entrate il Governo intende intensificare la lotta all'evasione e all'elusione fiscale, con particolare riferimento all'imposta sul valore aggiunto;
   rilevato che, per quanto attiene all'andamento dell'occupazione, la Nota evidenzia che per effetto della ripresa il numero di occupati ha superato la quota di 23 milioni di unità, soglia superata solo nel 2008, prima del manifestarsi degli effetti della crisi economica, e che negli ultimi tre anni il numero di occupati è cresciuto di circa 900.000 unità;
   considerato che, in questo contesto, il tasso di disoccupazione presenta un andamento positivo, riducendosi nell'anno 2017 all'11,2 per cento, con un calo dello 0,5 per cento rispetto all'anno 2016, e, secondo le previsioni programmatiche, raggiungerebbe il 10,7 per cento nel 2018, il 10 per cento nel 2019 e il 9,5 per cento nel 2020;Pag. 189
   ritenuto che il processo di riduzione della disoccupazione avviato in questi anni, pur essendo apprezzabile, debba essere ulteriormente rafforzato e accelerato, al fine di superare le conseguenze sul sistema produttivo della crisi economica, tenendo anche conto della circostanza che le stime riferite all'ultimo anno del periodo di previsione sono ancora distanti dal tasso del 6,7 per cento registrato nel 2008;
   rilevato che anche nei dati più recenti, che pure mostrano segnali di miglioramento, si riscontra la permanenza di un elevato tasso di disoccupazione giovanile, pari, per i giovani tra i quindici e i trentaquattro anni di età, a oltre il 20 per cento, che sale a circa il 35 per cento per i giovani nella fascia fino ai ventiquattro anni;
   evidenziato, altresì, che permangono preoccupanti divaricazioni a livello territoriale dei tassi di disoccupazione, essendo il dato riferito all'Italia meridionale pari a oltre il 19 per cento, oltre otto punti percentuali al di sopra della media nazionale e oltre dodici punti al di sopra della misura registrata nell'Italia del nord;
   osservato con favore che la Nota registra un costante miglioramento del tasso di occupazione dei soggetti tra 15 e 64 anni di età, che nell'anno in corso dovrebbe raggiungere il 58,1 per cento, con un incremento di 0,9 punti percentuali rispetto all'anno 2016, mentre le previsioni programmatiche per gli anni successivi indicano un tasso di occupazione del 58,7 per cento nel 2018, del 59,5 per cento nel 2019 e del 60,2 per cento nel 2020;
   espresso apprezzamento per il fatto che nel corso dei prossimi anni dovrebbe essere superato il livello massimo del tasso di occupazione registrato nel terzo trimestre del 2008, quando risultò pari al 58,8 per cento;
   rilevata, tuttavia, l'esigenza di compiere ulteriori sforzi per consolidare le tendenze già in atto, accelerandone la dinamica, anche alla luce degli obiettivi individuati nell'ambito della Strategia Europa 2020, che prevedono per l'Italia il raggiungimento di un tasso di occupazione, per la popolazione compresa tra i 20 e i 64 anni, pari al 67-69 per cento;
   segnalata, in particolare, la necessità di rafforzare gli interventi volti alla creazione di nuova occupazione di qualità nel nostro Paese, attraverso misure che, in linea con quanto rappresentato nella Nota, siano tese a favorire, da un lato, il rinnovamento del sistema produttivo, in particolare attraverso la crescita degli investimenti, anche nell'ambito del Piano nazionale «Impresa 4.0» e, dall'altro, a sostenere la creazione di nuovi posti di lavoro stabili;
   ricordato che con la risoluzione Marchi ed altri n. 6-00331, approvata dalla Camera dei deputati il 26 aprile 2017, al termine dell'esame del Documento di economia e finanza 2017, si è impegnato il Governo a favorire l'incremento dell'occupazione giovanile anche attraverso la predisposizione di interventi selettivi sul cuneo fiscale e che nella Nota e nella relazione presentata ai sensi dell'articolo 6, comma 5, della legge 24 dicembre 2012, n. 243, si indicano espressamente, tra le misure da introdurre nella prossima legge di bilancio, «interventi per promuovere la crescita occupazionale, in particolare dei giovani»;
   evidenziata l'esigenza che gli interventi di promozione dell'occupazione giovanile siano indirizzati ad una riduzione di carattere strutturale del carico contributivo per i nuovi contratti di lavoro subordinato a tempo indeterminato, che non incida sull'adeguatezza delle future prestazioni pensionistiche;
   ritenuto che le misure volte al consolidamento della crescita dell'occupazione debbano contemplare adeguati interventi finalizzati a sostenere la partecipazione femminile al mondo del lavoro, considerato che, sulla base dei dati più recenti, nel nostro Paese il tasso di occupazione delle donne di età compresa tra i 15 e i 64 anni, pur essendo in aumento, Pag. 190supera di poco il 49 per cento, con un risultato che, nell'ambito europeo, è superiore solo a quello della Grecia e che, nell'anno 2016, registrava un divario negativo di 13,2 punti percentuali rispetto alla media europea;
   ricordato che la richiamata risoluzione Marchi ed altri n. 6-00331 ha richiesto l'impegno del Governo a promuovere interventi finalizzati a rafforzare la presenza femminile nel mondo del lavoro, proseguendo nell'introduzione di misure volte a favorire la condivisione dei carichi familiari e la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, nonché ampliando e rafforzando il Sistema integrato di educazione e di istruzione per l'infanzia e i servizi alla famiglia, in particolare nelle aree del Mezzogiorno;
   osservato che anche nella raccomandazione del Consiglio europeo dell'11 luglio 2017 sul Programma nazionale di riforma 2017 dell'Italia e che formula un parere del Consiglio sul Programma di stabilità 2017 dell'Italia (2017/C 261/11) si evidenzia che il potenziale connesso alla partecipazione delle donne al mercato del lavoro rimane in gran parte sottoutilizzato, osservandosi, in proposito, che alcune caratteristiche del sistema fiscale continuano a scoraggiare la partecipazione alla forza lavoro del secondo percettore di reddito, che l'accesso a servizi di assistenza a prezzi accessibili per i bambini e gli anziani resta limitato, con ampie disparità regionali, e che il congedo di paternità è tra i più bassi dell'Unione;
   richiamate, altresì, le considerazioni espresse nel documento finale approvato dalla Commissione, a norma dell'articolo 127 del Regolamento, sulla comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni: «Un'iniziativa per sostenere l'equilibrio tra attività professionale e vita familiare di genitori e prestatori di assistenza che lavorano» (COM(2017) 252 final) e sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa all'equilibrio tra attività professionale e vita familiare per i genitori e i prestatori di assistenza e che abroga la direttiva 2010/18/UE del Consiglio e relativo allegato (COM(2017) 253 final e COM(2017) 253 final – Annex 1) (Doc. XVIII, n. 88);
   ritenuto che, ai fini di promuovere un più efficace incontro tra domanda e offerta di lavoro e di favorire, in questo modo, l'accesso al mondo del lavoro dei giovani e il ricollocamento di quanti abbiano perso l'occupazione, assuma carattere strategico il rafforzamento del sistema delle politiche attive del lavoro e dei servizi per l'impiego, in linea con le direttrici di intervento tracciate dalle deleghe di cui alla legge 10 dicembre 2014, n. 183, e dal decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 150, che reca disposizioni per il riordino della normativa in materia di servizi per il lavoro e di politiche attive;
   rilevata, in questo contesto, l'esigenza di dare compiuta attuazione al quadro ordinamentale disegnato dal decreto legislativo n. 150 del 2015, con particolare riferimento alla definizione dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di servizi per il lavoro e di politiche attive, e di promuovere un progressivo rafforzamento delle risorse destinate alle politiche attive del lavoro, garantendo altresì la disponibilità di un livello adeguato di risorse di personale, individuate anche valorizzando le professionalità attualmente in servizio con contratti di lavoro di carattere temporaneo;
   osservato che, per quanto attiene alla previdenza, la Nota di aggiornamento reca, come di consueto, un focus dedicato alle tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico italiano e delle spese pubbliche connesse all'invecchiamento;
   considerato che l'evoluzione della spesa previdenziale sulla base dei più recenti scenari delineati dall'ISTAT con base 2016, anche tenendo conto delle misure introdotte dalla legge di bilancio per il 2017 volte a incrementare i trattamenti pensionistici di importo minore attraverso la cosiddetta quattordicesima e a facilitare Pag. 191in via sperimentale l'accesso anticipato al pensionamento, mostra una dinamica in linea con quella stimata nei passati esercizi;
   osservato, peraltro, che la Nota evidenzia che le nuove previsioni demografiche dell'ISTAT e gli scenari definiti in sede europea per le previsioni della spese connesse all'invecchiamento della popolazione, funzionali alla valutazione della sostenibilità delle finanze pubbliche, rivedono in senso peggiorativo le principali variabili considerate ai fini della stima dell'incidenza della spesa pensionistica nel lungo periodo, con particolare riferimento alla produttività totale dei fattori e alle variabili demografiche;
   rilevato che, sulla base di tale nuove previsioni, il rapporto tra spesa pensionistica e prodotto interno lordo si incrementerebbe ulteriormente di circa due punti percentuali nel 2035, di 2,6 punti percentuali intorno al 2045, di circa 1,2 punti percentuali nel 2060 e di 0,5 punti percentuali nel 2070;
   evidenziato che, come già rilevato in occasione dell'esame di precedenti documenti di programmazione, ai fini di una adeguata comparazione a livello internazionale, occorre considerare che i dati relativi all'incidenza della spesa previdenziale sul prodotto interno lordo sono comprensivi delle imposte dovute su tali redditi, che nel nostro Paese sono più gravose che in altri Stati e ammontano complessivamente a oltre 40 miliardi di euro;
   condivise le considerazioni contenute nella Nota, secondo cui i nuovi scenari dovranno essere attentamente considerati nella definizione delle politiche pubbliche, al fine di individuare interventi che sostengano un più elevato ritmo di crescita del prodotto interno lordo, favoriscano un aumento dei tassi di attività e una risalita dei tassi di fecondità;
   evidenziato che la Nota sottolinea come il contrasto alla povertà e alle disuguaglianze rappresenti un elemento cardine della strategia di politica economica del Governo, richiamando in particolare l'istituzione, a decorrere dal 1o gennaio 2018, del reddito di inclusione, in attuazione della delega di cui alla legge 15 marzo 2017, n. 33;
   ritenuto che attraverso il Piano nazionale per la lotta alla povertà e all'esclusione sociale, previsto dalla normativa istitutiva del reddito di inclusione, si dovrà progressivamente pervenire, grazie allo stanziamento delle necessarie risorse finanziarie, all'estensione della misura fino all'integrale copertura di tutti i nuclei familiari in condizioni di povertà e all'aumento della misura del beneficio economico;
   osservato che, con riferimento al pubblico impiego, la Nota evidenzia che i redditi da lavoro dipendente delle pubbliche amministrazioni, al termine di una lunga fase di riduzione degli stanziamenti, dovrebbero tornare a crescere su base nominale per circa 1,7 punti percentuali nel 2017, per effetto dei rinnovi contrattuali, comprensivi della quota di arretrati, mentre, sulla base della legislazione vigente, nel 2018 la spesa ritornerebbe a contrarsi dello 0,2 per cento, per poi riprendere a crescere, con un ritmo dello 0,2 per cento annuo nel biennio 2019-2020;
   considerato che, sulla base della legislazione vigente, il rapporto tra la spesa per redditi da lavoro dipendente delle pubbliche amministrazioni e prodotto interno lordo continuerebbe a contrarsi progressivamente, passando dal 9,8 per cento del 2016 al 9,7 per cento del 2017, al 9,4 per cento del 2018, al 9,2 per cento del 2019 e all'8,9 per cento del 2020;
   ricordato che il 30 novembre 2016 Governo e organizzazioni sindacali hanno sottoscritto un accordo nel quale, per la parte economica, si garantisce che, con le leggi di bilancio, saranno stanziate risorse finanziarie che consentano di definire incrementi contrattuali in linea con quelli riconosciuti mediamente ai lavoratori privati e, comunque, non inferiori a 85 euro mensili medi;Pag. 192
   osservato che con la legge di bilancio per il 2017 per il pubblico impiego sono stati complessivamente stanziati circa 1,9 miliardi di euro per l'anno 2017 e 2,6 miliardi di euro a decorrere dall'anno 2018, destinati anche alla copertura degli oneri derivanti dalla contrattazione collettiva relativa al triennio 2016-2018;
   preso atto con favore che nell'ambito della Nota si evidenza che con la prossima manovra di bilancio si completerà il quadro complessivo delle risorse che consentiranno di proseguire i negoziati e gli incontri finalizzati ai rinnovi contrattuali nel pubblico impiego;
   ritenuto che, al fine di realizzare un'efficace riqualificazione dell'azione delle pubbliche amministrazioni, in linea con gli obiettivi perseguiti dalla riforma avviata con la legge 7 agosto 2015, n. 124, le misure di carattere organizzativo e ordinamentale debbano essere accompagnate da un investimento, anche sotto il profilo finanziario, sul personale pubblico, con interventi volti, in particolare, a completare i rinnovi contrattuali e a rinnovare e ad aggiornare le professionalità esistenti, anche grazie alla progressiva riattivazione delle procedure concorsuali, con il superamento delle limitazioni previste per le nuove assunzioni,

  esprime

PARERE FAVOREVOLE

  con le seguenti osservazioni:

  con riferimento agli interventi volti a promuovere la crescita occupazionale, in particolare dei giovani, indicati tra i contenuti della prossima manovra, si rappresenti l'esigenza che siano adottati interventi di carattere strutturale e di misura costante nel tempo volti a ridurre l'ampiezza del cuneo contributivo per le nuove assunzioni con contratti di lavoro a tempo indeterminato, indirizzati in primo luogo ai giovani in cerca di occupazione, introducendo disposizioni finalizzate ad escludere un utilizzo meramente strumentale dei benefici contributivi;
  si indichi l'esigenza di perseguire un progressivo rafforzamento degli interventi di politica attiva del lavoro, in linea con le direttrici della riforma di cui alla legge n. 183 del 2014, verificando, in particolare, l'opportunità di adottare nuove iniziative normative e di prevedere ulteriori finanziamenti per interventi specificamente dedicati alle ristrutturazioni delle imprese e ai piani di reindustrializzazione e ad assumere, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, iniziative per garantire un incremento delle risorse per il Fondo per le politiche attive del lavoro, con l'obiettivo di aumentare e rendere l'offerta di tali politiche coerente con la platea dei potenziali beneficiari, nonché per consentire all'Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro di svolgere adeguatamente le proprie funzioni e per valorizzare le professionalità attualmente in servizio, con contratti di lavoro di carattere temporaneo, nel sistema delle politiche attive del lavoro;
  al fine di perseguire l'obiettivo di una maggiore partecipazione delle donne al mondo del lavoro e di una più equilibrata condivisione delle responsabilità e dei lavori di cura e di assistenza familiare all'interno delle coppie, in conformità anche con le indicazioni che emergono dalle raccomandazioni delle Istituzioni europee e del Comitato per l'eliminazione della discriminazione contro le donne (CEDAW), si segnali l'esigenza di:
   a) rendere permanente e ampliare ulteriormente in termini di durata il congedo di paternità riconosciuto fino all'anno 2018 dalla legge di bilancio del 2017;
   b) rendere permanente la disciplina relativa al riconoscimento, in alternativa al congedo parentale, di voucher per l'acquisto di servizi di baby sitting oppure di contributi per fare fronte agli oneri della rete pubblica dei servizi per l'infanzia o dei servizi privati accreditati;Pag. 193
   c) dare continuità ai finanziamenti destinati a sostenere i contratti collettivi di secondo livello che prevedono istituti volti a favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro;

  si segnali l'opportunità che, in un contesto produttivo nel quale permangono gli effetti sul piano occupazionale della profonda e prolungata crisi economica degli ultimi anni, testimoniati dagli oltre centocinquanta tavoli di crisi ancora aperti presso il Ministero dello sviluppo economico, nella disciplina degli ammortizzatori sociali siano introdotti elementi di maggiore flessibilità, anche con riferimento alla durata degli interventi, specialmente nelle aree di crisi complessa e per le imprese in via di ristrutturazione;
  con riferimento agli interventi in materia previdenziale, si indichi la necessità di:
   a) adottare iniziative volte a rinviare al 30 giugno 2018 il termine per l'emanazione del decreto direttoriale di cui all'articolo 12, comma 12-bis, del decreto-legge n. 78 del 2010, convertito, con modificazioni dalla legge n. 122 del 2010, al fine di valutare eventuali interventi che ricalibrino il meccanismo al fine di tenere conto delle oscillazioni che si riscontrano nell'andamento della speranza di vita, testimoniate dalla riduzione registrata nell'anno 2015, e delle difformità esistenti nelle speranze di vita delle diverse categorie di lavoratrici e di lavoratori;
   b) svolgere un attento monitoraggio delle domande di accesso ai benefici previsti dalla legge di bilancio 2017 in materia di anticipo del pensionamento e di riduzione dei requisiti contributivi per il pensionamento anticipato dei cosiddetti lavoratori precoci al fine di valutare l'introduzione di eventuali correttivi alla normativa vigente, anche allo scopo di consentire a tutti i richiedenti in possesso dei requisiti previsti di accedere ai medesimi benefici;
   c) tenere conto degli indirizzi per la cosiddetta «fase due», contenuti nel verbale siglato il 28 settembre 2016 da Governo e sindacati e ulteriormente precisati nell'ambito del confronto svolto negli ultimi mesi, prestando particolare attenzione a interventi specifici volti a valorizzare e a riconoscere a fini previdenziali i lavori di cura, anche alla luce degli esiti dell'indagine conoscitiva svolta dalla XI Commissione sull'impatto in termini di genere della normativa previdenziale e sulle disparità esistenti in materia di trattamenti pensionistici tra uomini e donne;

  considerata la presenza di una significativa differenza tra il numero stimato dei beneficiari della cosiddetta «ottava salvaguardia» e quello delle domande accolte o giacenti, si evidenzi l'esigenza di verificare la sussistenza e la consistenza di economie, anche in via prospettica, rispetto ai limiti di spesa previsti dai provvedimenti di salvaguardia, al fine di definire i contenuti di possibili interventi legislativi in materia sociale o previdenziale finanziati a valere sulle risorse destinate a confluire nel Fondo sociale per occupazione e formazione ai sensi dell'articolo 1, comma 211, della legge di bilancio 2017;
  si rappresenti l'esigenza, in conformità all'obiettivo di sostenere i redditi delle famiglie più povere, indicato dalla Nota di aggiornamento e dalla relazione di cui all'articolo 6, comma 5, della legge 24 dicembre 2012, n. 243, di definire un percorso di progressivo incremento delle risorse destinate al finanziamento del Reddito di inclusione, al fine di procedere, attraverso il Piano nazionale per la lotta alla povertà e all'esclusione sociale, nella direzione dell'estensione della misura fino all'integrale copertura dei nuclei familiari in condizioni di povertà e dell'incremento dell'importo del beneficio economico fino alla copertura della differenza tra il reddito disponibile e la soglia di uscita dalla povertà assoluta;
  si segnali la necessità che, in linea con quanto rappresentato nella Nota di aggiornamento, nella prossima legge di bilancio siano stanziate le risorse finanziarie necessarie a consentire il completamento del Pag. 194confronto in corso per il rinnovo dei contratti collettivi per il pubblico impiego riferito al triennio 2016-2018, valutando altresì l'esigenza di superare le limitazioni alle assunzioni previste dalla legislazione vigente ed avviare conseguentemente procedure di reclutamento, anche attingendo alla graduatorie ancora vigenti e garantendo l'assorbimento del personale precario nei termini previsti dall'articolo 20 del decreto legislativo 25 maggio 2017, n. 75;
  anche alla luce dei dati riportati negli allegati III e IV, relativi alle attività di contrasto all'evasione contributiva svolta dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali e dall'Ispettorato nazionale del lavoro, nonché degli ambiziosi obiettivi ivi indicati in materia di contrasto del caporalato, dell'interposizione fittizia di manodopera e della retribuzione dei lavoratori a livelli inferiori rispetto alle previsioni dei contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni maggiormente rappresentative, si rappresenti l'esigenza di individuare misure volte a integrare l'organico degli ispettori in servizio a livello territoriale, che nell'anno 2016 ha registrato una riduzione di circa 2,7 punti percentuali.

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ALLEGATO 4

Deleghe al Governo in materia di sperimentazione clinica di medicinali, nonché disposizioni per l'aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza, per il riordino delle professioni sanitarie e per la dirigenza sanitaria del Ministero della salute (Nuovo testo C. 3868 Governo, approvato dal Senato, e abb.).

PARERE APPROVATO

  La XI Commissione,
   esaminato, per quanto di competenza, il nuovo testo del disegno di legge C. 3868, approvato dal Senato della Repubblica, recante deleghe al Governo in materia di sperimentazione clinica di medicinali, nonché disposizioni per l'aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza, per il riordino delle professioni sanitarie e per la dirigenza sanitaria del Ministero della salute;
   preso atto che l'articolo 1-bis prevede l'istituzione, presso l'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), del Centro di coordinamento nazionale dei comitati etici territoriali per le sperimentazioni cliniche sui medicinali, con la contestuale riduzione del numero attuale dei Comitati etici territoriali;
   rilevato che l'articolo 3 introduce modifiche alla disciplina degli Ordini delle professioni sanitarie, prevedendo la trasformazione degli attuali collegi delle professioni sanitarie e delle rispettive federazioni nazionali in ordini, accorpando professioni tra loro omogenee e compatibili, e disponendo la costituzione di albi per le professioni sanitarie;
   osservato che l'articolo 3-bis dispone l'istituzione dell'area delle professioni sociosanitarie, all'interno della quale sono individuati nuovi profili professionali sociosanitari;
   ritenuto, su un piano generale, che l'istituzione di nuovi ordini professionali debba essere attentamente considerata al fine di evitare che possano determinarsi ingiustificate limitazioni allo svolgimento delle attività professionali;
   segnalata l'esigenza di riconoscere ai diplomi di massofisioterapista rilasciati a seguito di corsi biennali autorizzati a livello regionale e dalla Croce rossa italiana tra il 1996 e il 1998 il valore di titolo abilitante allo svolgimento della relative attività, al fine di evitare una dequalificazione dei lavoratori interessati;
   considerato che l'articolo 14 modifica la disciplina vigente relativa al ruolo della dirigenza sanitaria del Ministero della salute, istituendo un unico livello ed estendendo ai dirigenti sanitari del Ministero gli istituti giuridici ed economici previsti per la dirigenza sanitaria del Servizio sanitario nazionale,

  esprime

PARERE FAVOREVOLE.