CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 6 settembre 2017
871.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi
ALLEGATO

ALLEGATO

QUESITI PER I QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA DELLA COMMISSIONE (dal n. 639/3096 al n. 641/3098)

  ANZALDI. – Alla Presidente e al Direttore generale della Rai – Premesso che:
   nella riunione dello scorso 23 giugno il consiglio di amministrazione della Rai ha votato il rinnovo per quattro anni del contratto a Fabio Fazio per la conduzione della sua trasmissione «Che Tempo che fa» per un importo totale che secondo notizie di stampa supererebbe gli 83 milioni di euro;
   sul contratto votato dal consiglio di amministrazione è stata aperta un'indagine da parte della Corte dei conti del Lazio, che ha affidato il fascicolo al sostituto procuratore Massimiliano Minerva, mentre l'Autorità Nazionale Anticorruzione con una lettera ha chiesto chiarimenti ai consiglieri della Rai;
   a quanto risulta da notizie di stampa non smentite, l'accordo con Fazio dovrà essere formalizzato entro il prossimo 30 luglio, mentre il contratto con la società esterna, cui viene appaltata parte della produzione, sarà formalizzato entro il 20 settembre;
   tale società, che al momento del via libera da parte del consiglio di amministrazione lo scorso 23 giugno non era stata costituita, risulterebbe ascrivibile per il 50 per cento allo stesso conduttore e per il restante 50 per cento alla società Magnolia, di proprietà di Vivendi, azionista Mediaset;
   la trasmissione «Che tempo che fa» va in onda dagli studi Rai di Milano situati in via Mecenate, studi che non sono di proprietà del servizio pubblico ma che vengono presi in affitto da una società privata;
   si chiede di sapere:
    se risponda al vero che presso gli studi di via Mecenate sono iniziati dei lavori di ristrutturazione che per costi e tipo di impegno si possono definire faraonici, e che sono finalizzati ad unificare i tre studi (M1, M2, M3) presenti nel capannone 1 in un unico maxi studio da circa 1.500 metri quadri, quasi il doppio dell'attuale studio di «Che Tempo che fa»;
   se risponda al vero che tali lavori sono a carico della Rai;
   quale tipo di strategia vi sia dietro la decisione di finanziare lavori faraonici in uno studio di proprietà di un'altra azienda, con la conseguenza che quando il contratto con la Rai si chiuderà il risultato dell'innovazione resterà ai proprietari e non alla Rai stessa;
   perché la dirigenza della Rai non abbia deciso di valorizzare i tanti centri di produzione di proprietà, come a Torino e Napoli, invece di rinnovare a proprie spese un capannone in affitto;
   se e come l'azienda si sia tutelata di fronte al rischio che tale esborso di denaro possa configurarsi come danno erariale, visto che il beneficio dei lavori pagati dalla Rai andrà a vantaggio di un privato e non delle strutture del servizio pubblico;
   se sia corretto e legittimo procedere con lavori costosi e «a fondo perduto», quando i contratti con Fazio e con la sua costituenda società di produzione non sono stati ancora formalizzati. (639/3096)

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  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si informa di quanto segue.
  In relazione al programma «Che tempo che fa» (che a partire dalla stagione 2017/2018 sarà collocato su Rai 1) si è ritenuto che lo studio che aveva ospitato il programma nelle precedenti edizioni su Rai 3 non fosse idoneo – a causa delle ridotte dimensioni – per realizzare un programma adeguato al profilo editoriale della prima rete.
  Sono state pertanto identificate due possibili soluzioni operative:
   adeguare le strutture di Via Mecenate attraverso l'unione degli studi M2 e M3, con un costo una tantum di 120 mila euro;
   ricorrere all'utilizzo di studi esterni, con costi di affitto quantificabili nell'ordine di alcune centinaia di migliaia di euro a stagione.

  Nello scenario sopra sintetizzato si è pertanto ritenuto di gran lunga preferibile procedere secondo la prima ipotesi; la configurazione più ampia dello studio, peraltro, consentirà di ospitare al suo interno – oltre alla prime serate di «Che tempo che fa» – anche le seconde serate del programma di Fazio e il programma settimanale di Rai 3 di Gramellini.

  BOCCADUTRI. – Al Direttore generale della Rai - Premesso che:
   la Camera ha approvato mercoledì 26 luglio la legge che taglia i vitalizi proposta dal Pd, primo firmatario e relatore il deputato Pd Matteo Richetti;
   il via libera alla legge è stato reso possibile dal voto favorevole dei deputati Pd, altrimenti la legge sarebbe stata bocciata;
   nell'edizione serale successiva all'approvazione della legge, il Tg1 ha proposto ai telespettatori un'intervista, sulla questione vitalizi, all'esponente del Movimento 5 stelle Luigi Di Maio, che nell’iter parlamentare della norma non risulta aver avuto alcun ruolo, non è stato relatore né risulta essersene occupato, a differenza di altri suoi colleghi di partito; lo spazio a Di Maio ha addirittura preceduto lo spazio dato allo stesso autore della legge, Richetti;
   il Tg1 è stato l'unico telegiornale Rai a decidere di intervistare Di Maio, mentre Tg2 e Tg3 hanno dato spazio all'esponente M5s nel suo intervento in Aula;
   si chiede di sapere:
    quale sia la logica giornalistica che sta dietro la decisione di intervistare un esponente che non ha avuto alcun ruolo nell'approvazione della legge sui vitalizi;
    come si sia arrivati alla decisione di intervistare l'onorevole Di Maio;
    se i vertici della Rai ritengano errata la valutazione del Tg1 di intervistare Di Maio o quella di Tg2 e Tg3 di non averlo fatto;
    se i vertici della Rai non ritengano che sia stata fornita un'informazione gravemente fuorviante ai telespettatori, mettendo sullo stesso piano, e anzi con una preminenza temporale per Di Maio, il legittimo autore della legge, ovvero l'onorevole Richetti, e un esponente politico che non ha avuto alcun ruolo nel procedimento legislativo. (641/3098)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si informa di quanto segue.
  In coerenza con il Contratto di Servizio, la Rai è tenuta ad assicurare «la qualità dell'informazione quale imprescindibile presidio di pluralismo, completezza e obiettività, imparzialità, indipendenza e apertura alle diverse forze politiche nel sistema radiotelevisivo...» oltre ad «un contraddittorio adeguato, effettivo e leale».
  Nel quadro sopra sintetizzato il TG1 nell'edizione delle 20 del 26 luglio ha dato ampio spazio all'approvazione da parte della Camera del disegno di legge sul taglio dei vitalizi con più servizi. Il primo era basato sul racconto della giornata parlamentare con la votazione finale del provvedimento mettendo in evidenza le posizioni dei gruppi; a questo sono seguite due interviste ai principali protagonisti del dibattito: l'On. Di Maio del Movimento 5 Stelle (per un tempo di 51») e l'On. Richetti del Partito Democratico (per un tempo di 1'13).