CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 19 luglio 2017
855.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Interrogazione n. 5-04782 Sibilia: Sul rientro in Italia di un bambino italo-filippino affetto da una grave cardiopatia.

TESTO DELLA RISPOSTA

  La Farnesina ha prestato costante attenzione a questa vicenda, seguendo, non solo nel pieno rispetto della legge, le procedure per gli accertamenti sullo status civitatis del bambino nato nelle Filippine nel giugno 2014, ma anche sin da subito le questioni di salute del minore stesso e la possibilità per il medesimo di accedere ai servizi sanitari in loco.
  L'Ambasciata d'Italia a Manila, contattata dal padre che aveva segnalato le particolari condizioni di salute del figlio Emilio, si è interessata da subito alla questione. In parallelo, si era comunque attivata anche per effettuare i dovuti accertamenti sulla documentazione presentata, come da prassi in casi di questo tipo.
  L'Ambasciata d'Italia a Manila, conformemente a quanto previsto dalle disposizioni di legge vigenti, aveva provveduto a trasmettere al Comune di Latina l'atto di nascita del minore (ed un atto di riconoscimento reso dal sig. Renato MAFFIA);
  Ricevuti i predetti atti, il Comune di Latina aveva richiesto chiarimenti all'Ambasciata delle Filippine in Roma in merito alla valida sussistenza di un rapporto di filiazione tra il minore Emilio e il sig. Renato MAFFIA in quell'ordinamento.
  Solo recentemente, anche a seguito dell'interessamento della Farnesina, si è appreso che, con Ordinanza del 16 giugno 2016, il Tribunale di Latina ha disposto la trascrizione dell'atto di nascita di Maffia Emilio Natad secondo le risultanze del succitato certificato emesso dallo Stato estero, riconoscendone la validità anche per l'ordinamento italiano.
  In ragione di tanto, l'Ufficiale dello stato civile ha trascritto l'atto in questione nei registri di nascita del Comune di Latina in data 17 giugno 2016 dandone contestualmente comunicazione all'Ambasciata d'Italia a Manila.
  Quest'ultima, nel rendersi disponibile a fornire assistenza per gli eventuali successivi adempimenti amministrativi a beneficio del minore italiano, ha reso noto che, nel periodo successivo alla trascrizione dell'atto di nascita, non è pervenuta alcuna richiesta di rilascio del passaporto, o di qualunque altro documento nazionale, in favore del minore.

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ALLEGATO 2

Interrogazione n. 5-08150 Pinna: Sulla condizione in Italia dei titolari del cosiddetto «passaporto grigio» emesso dalle autorità dell'Estonia.

TESTO DELLA RISPOSTA

  1. Pur trattandosi di una problematica prevalentemente legata alle dinamiche di politica interna Estone (dinamiche che come vedremo presentano recenti sviluppi positivi) nonché alle relazioni bilaterali tra Paesi Baltici e Federazione Russa, la Farnesina segue attentamente la questione. Sia nei fora multilaterali competenti (alla luce degli aspetti ad essa connessi, legati alla tutela dei diritti umani ed al rispetto delle norme e principi in materia di cittadinanza europea) che a livello bilaterale attraverso la nostra Ambasciata.
  2. Il trattamento della minoranza di lingua e cultura russa, o russofona, residente in Estonia – pari a circa il 25 per cento della popolazione totale a fronte del 68 per cento di etnia estone ed in gran parte concentrata nella capitale e nella contea orientale di Ida-Viru – ha subito un'evoluzione significativa negli ultimi decenni.
  3. Nel 1995 una legge sulla cittadinanza ha modificato il precedente disposto che attribuiva la cittadinanza solo alle famiglie che ne erano in possesso prima dell'invasione sovietica. È stata quindi contemplata la naturalizzazione anche per altre categorie di residenti ma soltanto previo esame di conoscenza della lingua estone. Quest'ultimo requisito ha costituito per molto tempo, a causa della complessità della lingua estone, un ostacolo significativo all'acquisizione della cittadinanza da parte della popolazione di etnia russa, soprattutto quella di età più avanzata. Da questo è scaturito il fenomeno dei residenti russofoni apolidi in territorio estone. Secondo stime del Ministero dell'interno estone, a gennaio 2016 essi sono circa 82 mila su una comunità russa complessiva di circa 300 mila persone: il resto di tale comunità o ha la cittadinanza russa o quella estone.
  4. Tuttavia, a partire dalla fine degli anni Novanta, anche a seguito delle pressioni della comunità internazionale e delle proteste russe, il governo estone ha affrontato il problema dell'integrazione della minoranza apolide con maggiore impegno ed efficacia: una recente riforma della legge sulla cittadinanza ha alleggerito le difficoltà dei test linguistici per gli «over 65» (con l'abolizione tout court della prova scritta, quella oggettivamente più difficile) e previsto la concessione automatica della cittadinanza agli individui di età inferiore ai 15 anni o nati dopo il primo gennaio 2016, anche senza l'assenso dei genitori – i quali possono sempre chiederne però la revoca.
  5. Dal punto di vista strettamente giuridico, la limitazione dei diritti fondamentali, civili e politici per gli apolidi in Estonia riguarda soltanto l'elettorato attivo e passivo per il Parlamento, mentre è ammessa la partecipazione alle elezioni amministrative. Nessun ostacolo, invece, alla libera attività imprenditoriale o all'accesso ad educazione scolastica, assistenza sanitaria, diritti di proprietà, eccetera.
  6. La questione continua ad essere un «irritante» nelle relazioni tra Tallinn e Mosca. Quest'ultima infatti considera la situazione come una violazione dei diritti umani, risolvibile soltanto con la concessione automatica del passaporto estone a tutti i residenti di etnia e lingua russe, indipendentemente dalla loro età e dalle loro circostanze famigliari. Di conseguenza Pag. 74Mosca saluta favorevolmente le modifiche espansive delle norme sulla cittadinanza estone, ma non ritiene quanto fatto ancora sufficiente.
  7. Per quanto riguarda i più recenti sviluppi di politica interna legati al tema della composizione etnica del Paese, si segnala che il nuovo governo guidato dal Primo Ministro Ratas, insediatosi il 23 novembre scorso e sostenuto in primis, dopo molti anni, dal Partito di centro (partito di riferimento della comunità russa nel Paese), sembra avere la sensibilità giusta per facilitare una soluzione, aprendo la strada ad un appianamento delle frizioni sociali interne al Paese e ad un ridimensionamento dell'annoso problema degli apolidi. In questo senso, risulta emblematica la proposta di Ratas, espressa nel gennaio 2017, di estendere la cittadinanza a chiunque avesse vissuto e lavorato regolarmente in Estonia negli ultimi 25 anni, indipendentemente dall'estrazione etno-linguistica. Tale progetto, tuttavia, è stato accolto con freddezza da più parti dello spettro politico estone e dunque risulta non di facile attuazione, quantomeno nell'immediato.
  8. Quanto alla possibilità di azioni/iniziative in sede UE, si osserva che l'articolo 20 TFUE stabilisce che: «È istituita una cittadinanza dell'Unione. È cittadino dell'Unione chiunque abbia la cittadinanza di uno Stato membro. La cittadinanza dell'Unione si aggiunge alla cittadinanza nazionale e non la sostituisce». Il godimento dei diritti e dei doveri che discendono dalla cittadinanza europea derivano pertanto dall'attribuzione o meno della cittadinanza estone a determinate persone residenti sul proprio territorio da parte dell'Estonia in applicazione delle proprie leggi.
  In ambito infine OSCE invece la questione del trattamento delle minoranze russofone nei Paesi Baltici (non solo l'Estonia) è sempre al centro del dibattito politico tra Mosca e questi ultimi nei vari fori di dialogo, in particolare in occasione dello Human Dimension Implementation Meeting che si tiene ogni anno a Varsavia (sede dell'ODIHR – Ufficio per le Istituzioni Democratiche e i Diritti Umani). La questione viene sollevata sia dai rappresentanti governativi della Federazione Russa sia da alcune ONG che intervengono durante le sessioni dei lavori. Della vicenda è stato interessato in passato l'Alto Commissario OSCE per le Minoranze Nazionali (HCNM).
  9. Il Ministro degli Esteri e della Cooperazione Internazionale, continuerà pertanto a seguire attentamente la questione, sostenendo nelle Sedi multilaterali competenti le eventuali iniziative condivise a tutela delle minoranze in oggetto. Analogamente potranno essere valutate possibili attività di sensibilizzazione in occasione di incontri bilaterali con Autorità estoni al fine di incoraggiare il dialogo e sostenere il percorso che sembra avviato verso una progressiva soluzione della questione.
  10. Sul piano interno, in base a quanto comunicato dal Viminale in merito al quesito dell'interrogazione, la Direzione Centrale dell'Immigrazione e della Polizia della Frontiere ha posto in essere modalità operative atte ad agevolare le Questure che si trovano a trattare tali categorie di persone, ai fini del rilascio del necessario permesso di soggiorno, sul territorio di loro giurisdizione.

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ALLEGATO 3

Interrogazioni nn. 5-08675 Manlio Di Stefano, 5-11233 Scotto e 5-11345 Cristian Iannuzzi: Sulla tutela dei diritti e delle libertà democratiche in Turchia.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Il governo italiano, insieme alle Istituzioni europee e agli Stati Membri dell'UE, segue con grande attenzione l'evolversi della situazione interna in Turchia. In ogni occasione di incontro con le autorità turche viene espressa dal Governo preoccupazione per le conseguenze del perdurante stato di emergenza, prorogato di altri tre mesi in questi giorni, che sta comportando numerose forzature degli standard internazionali in tema di diritti fondamentali e di Stato di diritto. Riteniamo necessario mantenere la risposta al tentativo di colpo di Stato all'interno delle procedure di legge, nel pieno rispetto dei diritti umani, delle libertà fondamentali e del diritto ad un equo processo.
  La situazione dei diritti dei cittadini, delle minoranze e delle opposizioni parlamentari è seguita, oltre che sul piano dei rapporti bilaterali, anche in ambito multilaterale. Assieme agli altri partner europei, monitoriamo la situazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali in Turchia, incluse le libertà di espressione e di stampa, come testimonia del resto anche la Dichiarazione dell'Alto rappresentante Mogherini e del Commissario Hahn in occasione del primo anniversario del fallito golpe, rilasciata il 14 luglio scorso.
  In particolare, la situazione in Turchia è oggetto di scrutinio da parte dell'Assemblea Parlamentare del Consiglio d'Europa, che ha deciso lo scorso aprile il reinserimento di Ankara tra i Paesi sottoposti alla procedura di monitoraggio, a cui la Turchia era stata già soggetta dal 1996 al 2004. Tale procedura di monitoraggio permetterà di seguire con attenzione ancora maggiore la situazione interna, con spirito costruttivo e collaborativo.
  Il monitoraggio in ambito multilaterale avviene anche nell'ambito della «Commissione di Venezia», che ha formulato nel marzo scorso un proprio parere sulla riforma costituzionale turca. Secondo tale commissione, la riforma non risponderebbe ad un modello di sistema presidenziale democratico basato sulla separazione dei poteri, in particolare per le criticità legate all'assenza di meccanismi di controllo, equilibrio e salvaguardia discendenti dalla riforma.
  Con riferimento alla specifica questione dell'arresto dei parlamentari dell'HDP ricordo che il Governo italiano è stato tra i primi in Europa a reagire agli arresti in Turchia. Abbiamo sottolineato che il contrasto alle azioni del PKK non può giustificare la negazione dei diritti delle opposizioni parlamentari e che gli arresti sono misure che rischiano di pregiudicare ogni dialogo democratico e costruttivo con la componente curda della Nazione. Il Governo ha fatto appello alle autorità turche affinché tutelino adeguatamente le libertà civili, democratiche e lo stato di diritto, essenziali per la prosecuzione del percorso europeo del Paese.
  Gli arresti della leadership dell'HDP, che seguono quelli anche di giornalisti, con la chiusura di testate giornalistiche, sono particolarmente gravi, perché investono direttamente uno dei nodi della crisi turca: la possibilità o meno che si attivi un percorso politico per risolvere la questione curda.Pag. 76
  Per quanto riguarda la cessazione degli attacchi turchi in Siria e Iraq contro le formazioni curde che combattono contro Daesh e l'istituzione di una no-fly zone nel nord della Siria e nel nord dell'Iraq, il dialogo tra Amministrazione USA e Turchia resta aperto, intenso e talvolta teso, essendo di fatto basato su un «agreement to disagree» su questo aspetto. Varie ipotesi di istituire «no-fly zone» sul territorio siriano sono state in passato evocate e scartate, a causa dei rischi che esse comporterebbero. Peraltro, eventuali iniziative NATO dovrebbero comunque essere adottate all'unanimità dai 29 Alleati, dunque anche con il consenso della Turchia. Per parte nostra, riteniamo che lo strumento migliore per contenere le tensioni turco-curde, e perseguire l'obiettivo prioritario della sconfitta di Daesh, resti quello del dialogo con Ankara.
  Quanto alla possibile ripercussione di tale questione sull'attuazione delle intese UE-Turchia, citato dall'On. Di Stefano, mi preme sottolineare che i fondi stanziati dall'Unione Europea e dagli Stati Membri attraverso la cosiddetta Facility for Refugees in Turkey sono destinati a sostenere progetti umanitari e socioeconomici che hanno come beneficiari i rifugiati siriani presenti sul territorio turco. Peraltro i fondi stanziati non vengono corrisposti direttamente al governo turco, ma ad organizzazioni non governative incaricate della realizzazione dei singoli programmi.
  In conclusione, nell'attuale complesso frangente riteniamo importante mantenere aperto con Ankara un canale di dialogo e di confronto. La Turchia resta un alleato strategico nella regione, in particolare nei settori delle migrazioni, dell'energia, della lotta al terrorismo, del commercio. Ed il percorso europeo della Turchia rappresenta per noi un'ipotesi da tenere aperta nel rispetto delle regole europee che sono molto chiare e corrispondono a valori di libertà, di rispetto dello Stato di diritto e di tutela dei diritti umani.

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ALLEGATO 4

Interrogazioni nn. 5-11143 Sgambato e 5-11787 Quartapelle Procopio: Sulle violazioni dei diritti umani delle persone LGBTI in Russia.

TESTO DELLA RISPOSTA

  La Farnesina ha seguito sin dall'inizio con particolare preoccupazione le notizie diffuse circa le gravi violazioni dei diritti umani in Cecenia motivate dall'orientamento sessuale delle vittime. Da sempre, infatti, il Governo italiano lavora con grande convinzione per l'attuazione degli strumenti internazionali a favore della promozione dei diritti umani. I diritti umani sono universali, richiedono il rispetto di tutte le persone, indipendentemente dal loro orientamento sessuale. Anche la Federazione Russa, come gli altri Paesi, è vincolata in tal senso sul piano internazionale.
  Proprio per il carattere universale di tali diritti, fin dall'inizio abbiamo ritenuto che il modo migliore e più efficace per fare piena luce sui casi denunciati dai media russi fosse quello di condividere e sostenere le iniziative avviate sia a livello internazionale che in ambito UE.
  Sul piano internazionale abbiamo rivolto, assieme ad altri Paesi, un appello pressante alle autorità federali russe, affinché conducano un'inchiesta indipendente e credibile sulle voci di detenzione arbitraria, torture e assassini di omosessuali ad opera dei servizi di sicurezza e di altre autorità governative nella Repubblica di Cecenia. Il ministro Alfano ha recentemente sostenuto e aderito a una dichiarazione congiunta nell'ambito della Equal Rights Coalition, organizzazione della quale siamo parti assieme a vari altri Paesi e che è impegnata nella promozione dei diritti umani in ambito LGBTI. Con lo stesso strumento abbiamo esortato il Governo russo, qualora queste notizie fossero confermate, a prendere le misure necessarie per garantire il rilascio di chiunque sia stato illegittimamente detenuto ed assicurare alla giustizia i responsabili.
  In ambito europeo, continuiamo a sostenere con forza il mantenimento di canali di dialogo diretti fra la Delegazione UE a Mosca e il Difensore Civico russo. Continuiamo inoltre ad incoraggiare contatti della UE con il Consiglio Presidenziale per i Diritti Umani, principale organo consultivo per la materia dell'amministrazione presidenziale russa.
  Riteniamo sia importante utilizzare il binario dell'Unione Europea poiché esso ha maggiori chance di produrre risultati. L'UE, infatti, diversamente da ogni singolo Stato membro, può iscrivere gli interventi di sensibilizzazione in un quadro più ampio e più incisivo. Non a caso, tale questione è stata inserita in agenda e trattata nel corso del colloquio che l'Alto Rappresentante Mogherini ha avuto con il Ministro Lavrov a Mosca lo scorso 24 aprile. I contatti fra l'Alto Rappresentante e il Ministro degli Esteri russo, di recente riavviati, potranno consentire anche in futuro un confronto diretto su questo tema, permettendo di mantenere un canale di dialogo costante con le Autorità russe e di continuare a sensibilizzare queste ultime.
  Vorrei concludere assicurando che la Farnesina continuerà a prestare la massima attenzione al tema sollevato dagli Onorevoli Interroganti e, più in generale, a promuovere i diritti umani in ambito LGBTI. Tengo a ribadire anche l'impegno della Farnesina a tutelare i connazionali che promuovono i diritti LGBTI all'estero. Ricordo da ultimo l'azione, promossa su Pag. 78istruzione del Ministro Alfano, delle nostre Rappresentante in Russia per il rapido rilascio del connazionale Yuri Guaiana, che lo scorso maggio era stato sottoposto in stato di fermo dalle Autorità russe mentre stava consegnando alla Procura Generale di Mosca le firme raccolte a favore dell'apertura di un'inchiesta proprio sui casi oggetto di questa interrogazione.