CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 6 luglio 2017
850.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Attività produttive, commercio e turismo (X)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

DL 99/2017: Disposizioni urgenti per la liquidazione coatta amministrativa di Banca Popolare di Vicenza SpA e di Veneto Banca SpA. C. 4565 Governo.

PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE

   La X Commissione,
   esaminato per quanto di competenza il disegno di legge recante «Conversione in legge del decreto-legge 25 giugno 2017, n. 99, recante disposizioni urgenti per la liquidazione coatta amministrativa di Banca Popolare di Vicenza S.p.A. e di Veneto Banca S.p.A.»;
   rammentato che – a seguito dell'accertamento, in data 23 giugno 2017, della condizione di dissesto delle suddette banche da parte della Banca centrale europea e della decisione, in pari data, del Comitato di risoluzione unico circa la non sussistenza delle condizioni per l'applicazione della procedura di risoluzione di cui alla direttiva BRRD – si è reso necessario per gli istituti di credito in argomento il ricorso alla liquidazione coatta amministrativa, ai sensi dell'articolo 80 del testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia, di cui al decreto legislativo 1 settembre 1993, n. 385;
   sottolineato altresì che – come annotato in sede di Relazione illustrativa del disegno di legge – «l'ordinaria procedura di liquidazione in forma atomistica determinerebbe gravissimi pregiudizi per l'economia: è quindi opportuno individuare una soluzione che consenta di gestire la crisi dei due gruppi con strumenti aggiuntivi rispetto a quelli previsti dal testo unico bancario. Infatti, in assenza di misure pubbliche di sostegno, la sottoposizione delle Banche a liquidazione coatta amministrativa potrebbe comportare una distruzione del valore delle aziende bancarie coinvolte, con conseguenti gravi perdite per gli operatori non professionali creditori chirografari, che non sono protetti né preferiti, e imporrebbe un'improvvisa cessazione dei rapporti di affidamento creditizio per imprese e famiglie, con conseguenti forti ripercussioni negative sul tessuto produttivo e sociale nonché occupazionali»;
   rammentato, ancora, che gli interventi pubblici che il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad effettuare a sostegno dell'operazione sono, ai sensi dell'articolo 4 del provvedimento:
    concessione di garanzie statali, per un massimo di circa 12 miliardi di euro, sul finanziamento della massa liquidatoria da parte del soggetto individuato (articolo 3, comma 3) secondo una procedura, anche se svolta prima dell'entrata in vigore del decreto, «aperta, concorrenziale, non discriminatoria di selezione dell'offerta di acquisto più conveniente, nonché avendo riguardo agli impegni che esso dovrà assumersi ai fini del rispetto della disciplina europea sugli aiuti di Stato», soggetto cui i commissari liquidatori (articolo 3, comma 1) «in conformità con quanto previsto dal decreto adottato ai sensi dell'articolo 2, comma 1, provvedono a cedere (...) l'azienda, suoi singoli rami, nonché beni, diritti e rapporti giuridici individuabili in blocco, ovvero attività e passività, anche parziali o per una quota di ciascuna di esse, di uno dei soggetti in liquidazione o di entrambi»;
    supporto finanziario in favore del cessionario pari a circa 4,8 miliardi di Pag. 91euro per fabbisogno di capitale generato dall'operazione di cessione (fino a 3.500 milioni di euro) e per misure di ristrutturazione aziendale assunte dal cessionario per il rispetto della disciplina sugli aiuti di stato (fino a 1.285 milioni di euro);
   richiamato altresì che, ai sensi dell'articolo 5, comma 1, il Ministro dell'economia e delle finanze «con proprio decreto prevede che i commissari liquidatori procedano alla cessione alla Società per la Gestione di Attività – S.G.A. S.p.A. (...) di crediti deteriorati e altri attivi non ceduti ai sensi dell'articolo 3 o retrocessi ai sensi dell'articolo 4, unitamente ad eventuali altri beni, contratti e rapporti giuridici accessori o connessi ai crediti ceduti alla SGA»;
   evidenziato poi che, come emerge dalla Relazione tecnica di accompagnamento del provvedimento:
    la garanzia dello Stato sul finanziamento da parte del cessionario commisurato allo sbilancio di cessione ammontante a 5,351 miliardi di euro trova integrale capienza nel previsto realizzo dell'attivo della liquidazione; lo sbilancio di cessione è elevabile per effetto della due diligence per un importo massimo di 1 miliardo di euro comportante un valore della garanzia di Stato di circa 300 milioni di euro;
    il valore della garanzia dello Stato per obblighi di riacquisto dei crediti retrocedibili al soggetto in liquidazione per un importo massimo di 4 miliardi di euro ammonta a 300 milioni di euro, secondo la quantificazione di Banca d'Italia ottenuta «moltiplicando la probabilità di default media di tale portafoglio (17 per cento) per una misura del rischio del recupero crediti (40 per cento) sulla base dei dati disponibili presso l'Istituto»;
    l'ammontare delle garanzie statali a copertura di obblighi d'indennizzo è stimato da Banca d'Italia in 124 milioni di euro;
    il supporto finanziario in favore del cessionario ammonta a circa 4,8 miliardi di euro;
   segnalato, al riguardo, che – come ancora emerge dalla Relazione tecnica – a fronte di un importo lordo dei crediti deteriorati rientranti tra gli attivi della liquidazione pari a circa 17,8 miliardi di euro, l'ipotesi di realizzo – con incasso dell'80 per cento delle somme recuperabili al quinto anno e del 98 per cento all'ottavo anno – si attesta intorno agli 11,6 miliardi di euro con impegni per circa 10,6 miliardi di euro;
   richiamate le misure di ristoro a favore degli investitori, di cui all'articolo 6, comportanti l'accesso al «Fondo di solidarietà per l'erogazione di prestazioni in favore degli investitori», istituito dalla legge di stabilità per il 2016, da parte di detentori – rispondenti a determinati requisiti – di strumenti finanziari di debito subordinato emessi dalle banche poste in liquidazione;
   richiamati, ancora, i dati salienti sulla situazione del mercato del credito illustrati nel rapporto 2016 di Banca d'Italia su «L'economia del Veneto», ove, tra l'altro, così si annota: «I finanziamenti erogati dalle banche e dalle società finanziarie alle imprese, comprensivi delle sofferenze, sono diminuiti del 3,2 per cento alla fine del 2015. (...) Il miglioramento della situazione di liquidità delle imprese e condizioni di offerta delle banche ancora caute verso quelle più rischiose hanno contribuito alla sensibile contrazione delle aperture di credito in conto corrente e per anticipi su crediti commerciali. (...) L'incidenza delle garanzie resta significativamente più elevata per i finanziamenti alle piccole imprese (75,7 per cento) e per il comparto delle costruzioni (76,6 per cento). Nel corso del 2015 si è mantenuta sostanzialmente invariata la suddivisione tra garanzie reali e personali. Tra queste ultime, la quota di garanzie rilasciate da soggetti pubblici è ulteriormente cresciuta all'8,4 per cento (era il 3,9 per cento nel 2007)»;
   segnalata, conseguentemente, l'opportunità di:
    strutturate sedi di confronto – aperte, tra l'altro, alla partecipazione ed al Pag. 92contributo delle associazioni d'impresa – per il monitoraggio dell'impatto sul mercato del credito delle aree territoriali di riferimento dei processi di liquidazione coatta amministrativa di «Banca Popolare di Vicenza S.p.A». e di «Veneto Banca S.p.A.» e di ristrutturazione delle loro reti nell'ambito degli assetti operativi del cessionario «Intesa Sanpaolo S.p.A.» (ad esempio, confluenza di posizioni già multiaffidatarie all'interno del perimetro operativo del medesimo soggetto creditizio a seguito dell'acquisizione da parte del cessionario delle attività degli istituti posti in liquidazione e attivazione da parte del cessionario dell'annunciato plafond di 5 miliardi di euro per linee di credito);
    azioni di mobilitazione e rafforzamento della filiera della garanzia mutualistica nei mercati territoriali del credito maggiormente incisi dai già richiamati processi di liquidazione e ristrutturazione degli istituti bancari veneti;
    indirizzi operativi ed assetti organizzativi della «S.G.A. S.p.A.» tali da agevolare, a salvaguardia del tessuto socio-economico territoriale, la conciliazione tra il conseguimento degli obiettivi attesi di recupero degli attivi posti in liquidazione e la continuità operativa – ad esempio, sulla base di concordati piani di recupero – della clientela morosa (8,4 miliardi di euro di inadempienze probabili, di cui 2,8 miliardi di euro stimati come migranti verso il «bonis»),

  delibera di esprimere

PARERE FAVOREVOLE.

Pag. 93

ALLEGATO 2

5-11645 Benamati: Sospensione delle procedure di recupero crediti coattive nei confronti di imprese in crisi.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con riferimento all'argomento oggetto dell'interrogazione e, specificamente, in merito alla richiesta di un intervento normativo per la sospensione dei recuperi di somme indicati in oggetto, con riguardo, in particolare, alle micro e piccole imprese che hanno usufruito di mutui a tassi agevolati ai sensi delle leggi 28 febbraio 1986 n. 44 e 29 marzo 1995 n. 95 e del decreto legislativo n. 185 del 2000, faccio presente quanto segue.
  Come evidenziato anche dagli Onorevoli Interroganti, per la disciplina normativa di cui al citato decreto legislativo n. 185 del 2000 e i relativi regolamenti attuativi, il soggetto gestore è Invitalia, al quale fanno capo, in particolare, le iniziative connesse al recupero del credito derivante dalla concessione dei finanziamenti agevolati.
  Al riguardo, anche alla luce del difficile periodo di congiuntura economica, Invitalia riferisce di aver lavorato alla stesura di un aggiornamento delle Linee Guida per la gestione dei crediti in sofferenza e in contenzioso, già approvate nel 2007 e volte a coniugare l'esigenza di un corretto recupero del credito (derivante dalla concessione di finanziamenti pubblici) con quella della continuità operativa delle iniziative imprenditoriali finanziate con il sopracitato decreto legislativo n. 185 del 2000.
  Tali Linee Guida, recentemente condivise con il Ministero dello sviluppo economico e con il Ministero del lavoro, sono state rese operative a partire dalla metà di giugno corrente anno.
  Nel dettaglio le modifiche apportate hanno formalizzato le seguenti azioni dirette a favore dei beneficiari:
   Un allungamento del periodo di dilazione per le rate scadute (max. 4 semestrali), da 36 a 72 mensilità, nonché – nella fase precontenziosa e in quella contenziosa – la possibilità, da parte dell'azienda beneficiaria, di avanzare una proposta transattiva avente ad oggetto lo stralcio dei soli interessi di mora maturati, a fronte del contestuale versamento di un anticipo del 25 per cento del debito scaduto e successivo allungamento del periodo di dilazione da 36 a 72 mensilità;
   Un allungamento del periodo di dilazione per le rate scadute (fino a 4 rate trimestrali) da 18 a 48 mensilità, nonché, in caso di risoluzione del contratto di finanziamento o revoca dell'intero contributo concesso (comprensivo di Fondo perduto) o a seguito dell'avvio del recupero coattivo mediante ingiunzione di pagamento, la possibilità da parte dell'impresa beneficiaria di avanzare una proposta transattiva avente ad oggetto un importo non inferiore al maggiore tra la quota capitale del finanziamento agevolato concesso e non rimborsato ed il 50 per cento dell'intera esposizione debitoria da restituire, in un massimo di 48 rate mensili.
  Inoltre, faccio presente che, nelle more del ricorso a Equitalia (con cui Invitalia ha un'apposita convenzione per il recupero del credito), è previsto, nel caso di mancato pagamento a seguito di ingiunzione, che i beneficiari possano usufruire di una dilazione di massimo 60 mensilità sull'intera posizione debitoria.Pag. 94
  Preciso infine che, Invitalia ha la facoltà di rinegoziare la durata dei mutui agevolati – accesi entro il 31 dicembre 2008 – ai sensi della legge n. 244 del 2007.
  A tal proposito, potranno essere valutati interventi legislativi per l'estensione di detta normativa anche ai mutui accesi in un periodo successivo.

Pag. 95

ALLEGATO 3

5-11646 Alfreider: Impatto del piano industriale 2015-2019 di Leonardo sulle aziende pugliesi del settore aerospaziale.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con riferimento alla interrogazione in parola, la società Leonardo ha reso noto che il Piano Industriale è finalizzato alla creazione di condizioni per un effettivo rilancio delle realtà produttive territoriali, ivi compresi i presidi industriali di Leonardo in Puglia. Lo sviluppo del patrimonio industriale, tecnologico ed umano costituisce, infatti, una direttrice imprescindibile per costruire un'impresa più forte e più competitiva, che continui a fungere da volano per il tessuto produttivo e sociale su cui insiste.
  Con specifico riferimento alla Divisione Elicotteri, a seguito delle attuali prospettive commerciali, è emersa la necessità di una ripianificazione delle attività produttive e dei correlati carichi di lavoro. Pertanto, anche presso il sito di Brindisi, i volumi produttivi sono stati adeguati alla contrazione delle attività con conseguenti ripercussioni, in via prioritaria, sulle risorse interne.
  Il Governo, al contrario di quanto affermato dagli onorevoli interroganti, non resta indifferente alle criticità derivanti da questo processo di riorganizzazione della società, in particolar modo nelle province di Brindisi e Taranto, e sta operando al fine di individuare soluzioni utili al mantenimento degli attuali livelli occupazionali oltre che consolidare e accrescere la presenza delle imprese nei settori ritenuti strategici, quale quello dell'aerospazio.
  Faccio presente altresì che il Governo è impegnato a sostenere con apposite dotazioni finanziarie (anche in questa fase di complessità economica del Paese) il comparto con il Piano operativo imprese e competitività 2014-2020.
  Tale Piano mira a sostenere e potenziare investimenti anche nella space economy definendo le linee strategiche d'intervento in grado di consentire all'Italia di trasformare il settore spaziale nazionale in uno dei propulsori della nuova crescita nazionale.
  Infine, con specifico riferimento alla società Tecnomessapia, a dimostrazione dell'attenzione da parte del Governo e mia personale, faccio presente che a seguito della richiesta delle organizzazioni sindacali in data 23 giugno scorso, e dell'avvio della procedura di licenziamento comunicata dall'azienda il 24 giugno, ho provveduto, il giorno 28 giugno, a convocare un tavolo di confronto per il prossimo 12 luglio, con istituzioni e parti sociali, per una attenta disamina della situazione della società.

Pag. 96

ALLEGATO 4

5-11647 Crippa: Contenuti dell'accordo di cessione degli impianti del gruppo Ilva.

TESTO DELLA RISPOSTA

  In merito all'interrogazione in argomento, faccio presente quanto segue.
  Con decreto del 5 giugno 2017, il Ministro dello sviluppo economico, all'esito della procedura di gara avviata nel gennaio 2016, ha autorizzato i Commissari straordinari del Gruppo Ilva in amministrazione straordinaria a procedere alla aggiudicazione all'offerta vincolante presentata da Am Investco Italy S.r.l. dei complessi aziendali facenti capo alla società Ilva S.p.A. e alle collegate Ilva Servizi Marittimi S.p.A., Ilvaform S.p.A., Taranto Energia S.r.l., Socova S.a.S. e Tillet S.a.S. in amministrazione straordinaria
  Non costituiscono oggetto della cessione, gli asset delle società Sanac e Innse Cilindri, per le quali si è ritenuto di procedere ad autonome e separate procedure di vendita.
  Con riferimento all'entità economica dell'intera operazione di cessione, il corrispettivo offerto da AM, si compone di una parte relativa al prezzo di acquisto, pari a euro 1.800 milioni, e di una parte relativa al canone di affitto annuo, pari a euro 180 milioni.
  L'offerta di AM prevede investimenti per circa 2.400 milioni di euro di cui 1.250 milioni di euro di investimenti tecnologici e 1.150 milioni di euro di investimenti ambientali.
  L'efficacia della cessione è subordinata alla realizzazione di tre condizioni sospensive, rappresentate dall'accordo sindacale, dalla autorizzazione dell'Autorità europea Antitrust e dalla adozione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, che modifica il Piano ambientale approvato con decreto del Consiglio dei ministri del 14 marzo 2014.
   La tempistica relativa a tale ultimo adempimento è fissata direttamente dalle norme di riferimento, entro il termine del 30 settembre 2017.
  Preciso, inoltre, che con lo stesso decreto del 5 giugno 2017, il Ministro dello sviluppo economico ha individuato gli obiettivi di carattere prioritario sui quali impostare la fase di negoziazione in esclusiva con l'aggiudicatario.
  Tali obiettivi sono:
   il miglioramento dell'offerta sotto il profilo della tutela occupazionale,
   la massima compressione dei tempi delle procedure da espletare a seguito dell'aggiudicazione (in particolare: modifica del piano ambientale e procedura antitrust);
   la definizione di clausole contrattuali idonee a garantire la piena esecuzione degli impegni contenuti nell'offerta vincolante, anche nell'ipotesi di imposizione di vincoli e limitazioni da parte della competente autorità antitrust;
   il rafforzamento e la specificazione delle iniziative sul territorio previste nell'offerta, con particolare riferimento alla realizzazione di un centro di ricerca nel sito di Taranto;
   l'adeguata finalizzazione dell'impegno offerto da AM ad individuare e perseguire le soluzioni tecnologiche più sostenibili ed efficienti e con il minor impatto ambientale, anche valutando l'impiego della tecnologia DRI e le condizioni della sua sostenibilità economica;Pag. 97
   la riduzione dei tempi previsti in offerta per la realizzazione degli interventi di copertura dei parchi primari.

  Faccio presente che, in data 16 giugno 2017, all'esito della negoziazione svolta dai Commissari con l'aggiudicatario, è stato sottoscritto il contratto di cessione dei complessi aziendali, nel quale sono stati apportati i miglioramenti indicati nel decreto di aggiudicazione.
  In particolare, per quanto riguarda il tema della tutela occupazionale, l'acquirente si è impegnato ad impiegare e mantenere al lavoro per l'intera durata del piano industriale nell'ambito del Gruppo, un numero complessivo di prestatori di lavoro pari ad almeno 10.000 unità, alle condizioni che saranno convenute nell'accordo sindacale.
  Sottolineo infine che, i lavoratori che non verranno assunti dall'acquirente rimarranno in capo all'amministrazione straordinaria per tutta la durata del programma la cui scadenza coinciderà, per espresso disposto normativo, con il termine di ultimazione del Piano ambientale di ILVA (ossia il 2023).
  Fino a tale termine, è previsto l'impiego dei predetti lavoratori (o di parte di essi) nelle attività di bonifica e decontaminazione che saranno eseguite dalla procedura ai sensi del decreto-legge n. 243 del 2016 e la procedura di amministrazione straordinaria potrà comunque far ricorso alla cig straordinaria.
  Con specifico riferimento alla condizione sospensiva della positiva conclusione del procedimento di autorizzazione da parte dell'Autorità di Concorrenza, rendo noto che l'offerente si è contrattualmente impegnato a non rinunciare all'operazione in conseguenza di vincoli e prescrizioni imposti dalla predetta Autorità e a non proporre né accettare alcuna condizione che abbia come effetto un impatto sui limiti produttivi dei rami d'azienda o sui livelli occupazionali previsti nel piano industriale.
  Colgo, infine, l'occasione per far presente che è stato appena convocato, per il giorno 20 luglio 2017 presso il Ministero dello sviluppo economico, un tavolo di confronto tra il gruppo aggiudicatario, l'Amministrazione Straordinaria, le Organizzazioni sindacali e le amministrazioni interessate, sui temi relativi al piano industriale, occupazionale e ambientale.

Pag. 98

ALLEGATO 5

5-11648 Galgano: Funzionamento dell'impianto a ciclo combinato di Pietrafitta.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Rispondo all'interrogazione presentata dagli onorevoli Galgano e Bombassei relativa alla questione della centrale termoelettrica di Pietrafitta.
  Innanzitutto vorrei sottolineare che il settore elettrico sta attraversando una fase di trasformazioni molto incisive ed è noto che da alcuni anni è in corso un processo di razionalizzazione della potenza di generazione, per impianti ritenuti dai produttori meno competitivi e/o sovra dimensionati.
  In particolare la Società Enel ha definito un programma di chiusura totale o parziale degli impianti, tra cui la centrale termoelettrica di Pietrafitta (comune di Piegaro, Perugia).
  La centrale è costituita da 2 gruppi turbogas a ciclo aperto (denominati PF3 e PF4) da 88 MW ciascuno, alimentati a gasolio, costruiti ed entrati in funzione tra il 1978 e il 1980, e da 1 gruppo turbogas in ciclo combinato (denominato PF5) da 365 MW alimentato a gas naturale ed entrato in esercizio nel 2003.
  In data 24.12.2003, l'Enel ha chiesto l'autorizzazione a mettere definitivamente fuori servizio i gruppi più vecchi PF3 e PF4.
  Acquisita la valutazione di TERNA, la Direzione competente del MISE, in data 10 marzo 2014, ha espresso il nulla osta alla messa fuori servizio definitiva dei due gruppi, demandando modalità e termini alle valutazioni del Ministero dell'Ambiente, fermo restando l'avvio immediato dei primi interventi di messa in sicurezza dell'impianto.
   Resta invece ancora autorizzato all'esercizio il restante gruppo a ciclo combinato (PF5).
  Quanto al quesito posto dall'Onorevole interrogante sull'attuale numero di ore di funzionamento dell'ultimo gruppo della centrale di Pietrafitta, si fa presente che l'attività di produzione di energia elettrica dell'impianto (così come per gli altri impianti ubicati sul territorio nazionale) è assoggettata alle logiche del mercato elettrico, che determina prezzi e quantità offerte ed accettate dal mercato, portando ciascun produttore, compresa la Società Enel, a determinare le proprie strategie di mercato.
  Il notevole ridimensionamento nell'utilizzazione del gruppo negli ultimi anni è da ricondurre pertanto alle citate regole di mercato e alle sue caratteristiche tecniche (tipologia di impianto, efficienza, ubicazione etc.); di contro le stesse regole di mercato e differenti caratteristiche tecniche hanno invece favorito una maggiore utilizzazione della centrale di Santa Barbara e spinto la Società Enel a investire su alcuni gruppi della centrale di Montalto di Castro.
  Si ricorda infine che, per il sito di Pietrafitta e più in generale per tutti quelli interessati da chiusure, l'Enel ha attivato il «progetto FUTUR-E» per l'individuazione di potenziali nuove destinazioni dei siti produttivi dismessi; in proposito risultano già partiti i primi concorsi di idee per la riqualificazione dei siti.

Pag. 99

ALLEGATO 6

5-11759 Ricciatti: Continuità produttiva dello stabilimento CEME di Carugate.

TESTO DELLA RISPOSTA

  In merito al quesito posto dagli onorevoli interroganti, si fa presente che il Ministero dello sviluppo economico è a conoscenza della problematica sollevata e ha già provveduto a convocare un tavolo di confronto per il giorno 24 luglio prossimo.
  In quella sede saranno analizzate tutte le possibili soluzioni con l'obiettivo di salvaguardare gli attuali livelli occupazionali ed evitare ripercussioni negative sul tessuto economico-sociale del territorio.
  Il Mise, alla luce del preannunciato incontro, avrà cura di informare il Parlamento sugli esiti dello stesso.

Pag. 100

ALLEGATO 7

5-11760 Civati: Ripristino delle commissioni esaminatrici competenti per il rilascio dei certificati di abilitazione per l'esercizio della professione di manutentore di ascensori e montacarichi.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Rispondo all'interrogazione in argomento rappresentando quanto segue.
  Il Ministero dello sviluppo economico è a conoscenza della questione posta dagli onorevoli interroganti, relativa alla esigenza rappresentata dal mercato (in primis ANIE e Assoascensori) di reintrodurre presso le Prefetture le commissioni che devono esaminare i soggetti al fine di valutare l'idoneità al rilascio del certificato di abilitazione alla manutenzione di ascensori. Risulta in effetti che il venir meno di queste Commissioni abbia di fatto comportato un blocco o comunque un rallentamento del servizio dei manutentori del parco ascensori.
  Pertanto, si concorda sulla opportunità di ripristinare la previsione e l'operatività delle suddette commissioni esaminatrici.
  Al riguardo, si evidenzia che presso questa X Commissione della Camera dei deputati, nella recente seduta del 4 luglio scorso di esame in sede consultiva del DDL Legge Europea 2017, il Governo ha espresso parere favorevole all'introduzione nel citato DDL dell'articolo aggiuntivo 12-bis, recante «Disposizioni per l'integrale attuazione della direttiva 2014/33/UE relativa agli ascensori ed ai componenti di sicurezza degli ascensori nonché per l'esercizio degli ascensori». Tale articolo, rispondendo all'esigenza di reintrodurre le sopracitate commissioni esaminatrici, prevede testualmente che «il certificato di abilitazione di cui all'articolo 15, comma 1 del decreto del Presidente della Repubblica 30 aprile 1999, n. 162, è valido su tutto il territorio nazionale ed è rilasciato dal Prefetto in seguito all'esito favorevole di una prova teorico-pratica innanzi ad apposita commissione esaminatrice, dal medesimo nominata e composta da cinque funzionari, in possesso di adeguate competenze tecniche, dei quali almeno uno, oltre al presidente, fornito di laurea in ingegneria, designati rispettivamente dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, dal Ministero dello sviluppo economico, dall'Istituto nazionale per gli infortuni sul lavoro (INAIL) e da una Azienda sanitaria locale, ovvero dall'ARPA, ove le disposizioni regionali di attuazione del decreto-legge 4 dicembre 1993, n. 496, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 gennaio 1994, n. 61, attribuiscono a tale Agenzia le competenze in materia».