CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 15 giugno 2017
839.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Attività produttive, commercio e turismo (X)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

5-11570 Galgano: Rispetto degli impegni assunti dal gruppo IGreco nei confronti dei lavoratori di Alimentitaliani Srl.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Dopo lunghe trattative, il 13 aprile 2017, il Ministero dello sviluppo economico, la regione Lazio, la regione Umbria, le segreterie nazionali delle organizzazioni sindacali e l'azienda, hanno siglato una ipotesi di accordo che successivamente è stata approvata dai lavoratori di Alimentitaliani e Fattorie Novelli.
  L'Accordo richiama il piano industriale che prevede investimenti negli allevamenti avicoli per 17 milioni e 200 mila euro e investimenti nella panificazione per 8 milioni e 230 mila euro nel sito di Amelia, e 5 milioni nel sito di Cisterna di Latina.
  Sul fronte occupazionale, l'Accordo conferma l'impegno ad agire per la massima salvaguardia dell'occupazione pur riconoscendo la necessità di operare un efficientamento delle produzioni attraverso la riorganizzazione del lavoro.
  L'accordo prevede anche l'affidamento a una società terza dei servizi amministrativi e commerciali che ne riassorbirà le risorse impiegatizie, mentre l'internalizzazione della logistica sarà gestita da un società del Gruppo.
  Circa la riduzione del costo del lavoro, tale aspetto è stato anch'esso contemplato, attraverso l'azzeramento dei superminimi, benefit e assegni ad personam, nonché, ad eccezione dei salari al di sotto dei 1.500 euro, la rideterminazione del valore economico degli scatti di anzianità.
  La Società dovrà garantire un incentivo all'esodo per cessazione consensuale del rapporto di lavoro per 75 esuberi, con l'impegno a verificare preliminarmente la possibile assunzione presso altre aziende del Gruppo per un periodo di 3 anni.
  Inoltre, in data 15 maggio presso il Ministero del lavoro la società Alimentitaliani e le Organizzazioni sindacali di categoria hanno sottoscritto un accordo concernente il ricorso alla cassa integrazione guadagni straordinaria ai sensi dell'articolo 44 comma 11-bis del Decreto Legislativo n. 148 del 2015 relativo all'Aziende operanti in area industriale di crisi complessa.
  Il trattamento è stato richiesto in favore di un numero massimo di 44 unità lavorative, di cui 39 in forza presso il sito di Terni e 5 in forza presso il sito di Amelia con inizio dall'8 maggio 2017.
  Il Ministero dello sviluppo economico continua a monitorare l'andamento delle aziende della società Alimentitaliani e l'applicazione dell'Accordo con successivi incontri con i titolari della società, le sigle sindacali e le ulteriori parti coinvolte.
  Per quanto riguarda lo stabilimento di Muggiò (Milano), si sono svolti presso il Ministero dello sviluppo economico incontri con la procedura fallimentare di Panem Italia e la Società Alimentitaliani.
  Il 27 aprile 2017 il Gruppo Novelli è stato dichiarato fallito presso il Tribunale di Terni. Curatore fallimentare è stato nominato il commercialista di Orvieto Marco Bartolini.
  Si ricorda che il Consiglio di Amministrazione del Gruppo Novelli aveva presentato domanda di concordato preventivo nell'aprile del 2013, ottenendone l'omologa nel novembre dello stesso anno.
  Il 6 giugno scorso il curatore fallimentare del Gruppo Novelli ha fatto richiesta di revocatoria dell'atto di cessione d'azienda Pag. 113del 22 dicembre 2016 tra Gruppo Novelli e Alimentitaliani, dichiarando che tale atto fosse passibile di inefficacia e/o di nullità nei confronti della Curatela del Fallimento Gruppo Novelli.
  Il Ministero dello sviluppo economico ritiene, pertanto, di convocare nuovamente le istituzioni territoriali competenti e la curatela del Gruppo Novelli per monitorare gli sviluppi della vicenda.

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ALLEGATO 2

5-11571 Ricciatti: Salvaguardia degli assetti industriali e occupazionali connessi all'operazione di fusione tra TLC Wind e Tre.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Rispondo al quesito posto dagli Onorevoli Interroganti in merito all'intenzione della Società Wind Tre di esternalizzare il servizio di Customer care, anche sulla base di quanto riferito dalla stessa Società.
  Wind Tre è un operatore di comunicazioni elettroniche, titolare di licenze individuali per l'installazione di una rete di telecomunicazione allo scopo di prestare i propri servizi alla clientela. Nel mercato mobile italiano, Wind Tre ha 30,9 milioni di clienti, pari a una quota di mercato di circa il 37 per cento. Nella telefonia fissa ha circa 2,7 milioni di clienti.
  L'Azienda è nata a seguito della fusione tra Wind e H3G.
  Dalla fusione delle due società sono scaturite delle sovrapposizioni strutturali, anche in termini di risorse. Fino a oggi Wind Tre ha gestito il processo di integrazione ed efficientamento degli organici, successivo alla fusione, esclusivamente su base volontaria, utilizzando risorse proprie con le quali sono stati incentivati i dipendenti che hanno manifestato interesse.
  L'operazione di cessione di ramo, oggetto del quesito, si inquadra dunque in questo ambito.
  Nel ramo in questione, alla data del 1o giugno 2017, sono impiegati complessivamente 912 dipendenti, occupati su quattro sedi e precisamente: 184 a Genova, 341 a Cagliari, 145 a Roma e 242 a Palermo. Peraltro, dei 912 dipendenti sopra indicati, cesseranno il loro rapporto di lavoro, entro il 30 giugno, 57 lavoratori (25 a Genova, 10 a Cagliari, 7 a Roma e 15 a Palermo) che hanno sottoscritto un verbale in sede sindacale, ai sensi della normativa di riferimento e ulteriori tre lavoratori con contratto a tempo determinato, per scadenza del termine.
  Il 22 maggio scorso, a seguito delle richieste avanzate dalle organizzazioni sindacali, Wind Tre ha presentato il proprio business plan e in tale circostanza – come previsto dal contratto nazionale del settore TLC – ha anticipato l'intenzione di procedere alla cessione di ramo d'azienda avente come oggetto il call center 133.
  Nella stessa sede, l'Azienda ha evidenziato che il trasferimento avverrà in piena conformità con quanto stabilito dalla normativa, che prevede la continuità del rapporto di lavoro per i dipendenti appartenenti al ramo in questione.
  Tra l'altro, Wind Tre ha offerto la propria disponibilità a firmare con le organizzazioni sindacali un accordo innovativo, volto a integrare le garanzie di legge e a rafforzare il settore del customer care in Italia, in conformità con i principi e gli obblighi di cui al Protocollo d'Intesa sottoscritto in presenza del Ministro dello sviluppo economico e del Presidente del Consiglio, dalle principali imprese committenti di servizi di call center, il 4 maggio scorso.
  Ricordo che tale Protocollo impegna le tredici aziende firmatarie a limitare la delocalizzazione fissando all'80 per cento la soglia minima dei servizi erogati in Italia, prevedendo anche che il 95 per cento delle attività svolte in via diretta sia effettuato in Italia entro sei mesi dalla stipula e che per i nuovi contratti almeno l'80 per cento dei volumi in outsourcing sia effettuato sul territorio italiano. Peraltro, Pag. 115l'intesa impegna i fornitori a garantire l'applicazione di strumenti di tutela dei lavoratori.
  Il Ministero dello sviluppo economico, nelle sue competenze, sta seguendo in modo attento l'evoluzione di tale vicenda, difatti, sono in corso costanti contatti con la Wind-Tre per le possibili problematiche derivanti dalla suddetta fusione.
  Il Ministero è, tra l'altro, a conoscenza dei colloqui tra l'Azienda e le Organizzazioni Sindacali al fine di ricercare soluzioni che tutelino tutti i lavoratori sia negli aspetti economici e professionali, sia negli aspetti logistici.
  È altresì a conoscenza che l'Azienda sta verificando con i maggiori player italiani del settore la modalità per un passaggio che salvaguardi nel tempo anche gli interessi dei lavoratori che lasceranno Wind-Tre.
  Pertanto, ribadisco in questa sede, la disponibilità del Ministero ad attivare un tavolo di confronto, qualora le Parti lo richiedessero.

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ALLEGATO 3

5-11572 Benamati: Iniziative per la realizzazione in Italia del Divertor Tokamak Test (DTT).

TESTO DELLA RISPOSTA

  In relazione all'interrogazione in titolo, ribadisco quanto già anticipato in questa stessa sede per altri atti di analogo contenuto. Mi riferisco, in particolare, a due risoluzioni di analogo contenuto presentate dall'Onorevole Bargero e dall'Onorevole Crippa.
  Anzitutto confermo che il Ministero dello sviluppo economico, a seguito dell'impegno assunto a livello internazionale, ha contribuito a finanziare attività in materia di fusione nucleare (progetto Broader Approach – ITER). La parte di spettanza del Ministero ammonta a un importo di 50 milioni di euro, di cui 47 già erogati, finanziati tramite il Fondo per la Ricerca di sistema elettrico nazionale.
  Tale specifico strumento non potrà essere utilizzato ulteriormente per proseguire tale ricerca in materia di fusione nucleare. Il Fondo è infatti alimentato da una componente della tariffa elettrica: ciò implica che la destinazione delle risorse sia rivolta a favore di progetti di ricerca in diverse altre aree tematiche (mercati energetici, energie rinnovabili, efficienza energetica, ecc.), con ricadute positive per il consumatore elettrico finale.
  I finanziamenti da reperire a favore del DTT presso la comunità internazionale e le Regioni interessate, necessari al progetto proposto, potranno comunque essere integrati tramite il contributo ordinario di finanziamento a favore dell'Enea, previa condivisione dei programmi con il Ministero dello sviluppo economico in qualità di Amministrazione vigilante.

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ALLEGATO 4

5-11573 Crippa: Verifiche dell'accordo di collaborazione siglato tra ENI Spa e GSE Spa.

TESTO DELLA RISPOSTA

  In relazione al quesito posto dall'Onorevole Crippa, confermo che Eni, nell'ambito delle proprie attività, sta promuovendo la produzione di energia elettrica mediante l'utilizzo di fonti rinnovabili e, a tal fine, ha implementato un'iniziativa denominata «Progetto Italia», finalizzata a realizzare impianti di generazione elettrica da fonti rinnovabili in aree industriali dismesse, senza ricorrere a incentivi pubblici diretti per la generazione da fonti rinnovabili, quali quelli gestiti dal GSE.
  Il progetto prevede principalmente la realizzazione di impianti di generazione da fonte rinnovabile di grande scala in alcune aree industriali disponibili all'uso e di scarso interesse per altre attività economiche, localizzate prevalentemente nelle regioni meridionali. Complessivamente verranno realizzati entro il 2022 oltre 220 megawatt, in buona parte da impianti fotovoltaici, con un investimento previsto di circa 220 milioni di euro.
  Il GSE è la società partecipata interamente dal Ministero dell'economia e delle finanze, la cui finalità istituzionale è quella di promuovere lo sviluppo sostenibile del Paese.
  L'accordo oggetto dell'interrogazione va inquadrato nell'ambito della mission aziendale attribuita al GSE. Il GSE assicura infatti il monitoraggio statistico dello sviluppo delle fonti rinnovabili in Italia verificando annualmente – come previsto dalla disciplina vigente – il grado di raggiungimento degli obiettivi di consumo di energia da fonti rinnovabili fissati, per l'Italia, dalla Direttiva 2009/28/CE e dal Piano di Azione Nazionale per le energie rinnovabili e, per le singole regioni, dal Decreto Burden Sharing.
  Per questi scopi il GSE, nell'ambito del tradizionale ruolo di supporto al Ministero dello sviluppo economico, organizza e gestisce dal 2011 il Sistema Italiano per il Monitoraggio delle Energie Rinnovabili (SIMERI), che consiste in un complesso di metodi e strumenti finalizzati a rilevare ed elaborare dati statistici sulla diffusione delle fonti rinnovabili in Italia, anche ai fini della verifica degli obiettivi nazionali e regionali. Come specificatamente richiesto dalla normativa, il sistema è sviluppato in coerenza con le metodologie e le norme stabilite in ambito Eurostat ed è armonizzato con il sistema statistico nazionale in materia di energia.
  A tal riguardo, va evidenziato che il sistema di monitoraggio deve necessariamente includere anche gli impianti non oggetto d'incentivazione, come nel caso dei progetti oggetto dell'iniziativa ENI, che a tendere saranno sempre più numerosi, alla luce dell'attuale quadro normativo che non prevede più incentivi per gli impianti fotovoltaici.
  Un'altra attività rilevante, avviata nel 2012, riguarda il monitoraggio delle ricadute economiche e occupazionali connesse alla diffusione delle fonti rinnovabili e alla promozione dell'efficienza energetica in Italia. Per condurre tale analisi, anch'essa prevista dalla normativa, è stata sviluppata una metodologia basata sulle matrici delle interdipendenze settoriali opportunamente integrate e affinate con i dati statistici e tecnico-economici prodotti dal GSE.Pag. 118
  L'accordo sottoscritto tra il GSE ed ENI ha per oggetto anche l'analisi degli impatti, oltre che ambientali, socio-economici del «Progetto Italia» che, tra l'altro, consentono al GSE, grazie all'analisi dei dati acquisiti nell'ambito dell'accordo, di evidenziare i benefici che iniziative di tal genere possono produrre, sia in una logica di monitoraggio del raggiungimento degli obiettivi europei, che in termini di promozione e sviluppo delle fonti rinnovabili.
  Il supporto che il GSE fornirà, in virtù dell'accordo in oggetto, non attiene pertanto in alcun modo alle attività inerenti al sistema d'incentivazione degli impianti di produzione da fonti rinnovabili. Ribadisco per gli impianti fotovoltaici attualmente non sono previsti incentivi.