CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 24 maggio 2017
823.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi
ALLEGATO

ALLEGATO 1

QUESITI A RISPOSTA IMMEDIATA ALLA SOCIETÀ CONCESSIONARIA DEL SERVIZIO PUBBLICO RADIOTELEVISIVO

(dal n. 1/2999 al n. 5/3009).

   GASPARRI, BERNINI, BRUNETTA. – Alla Presidente e al Direttore generale della Rai – Premesso che:
   l'articolo 3 del decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, recante «Testo unico dei servizi media audiovisivi e radiofonici», definisce quali principi fondamentali del sistema radiotelevisivo la garanzia della libertà e del pluralismo dei mezzi di comunicazione radiotelevisiva, l'obiettività, la completezza e l'imparzialità dell'informazione;
   la Commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai, con l'Atto di indirizzo sulle garanzie del pluralismo nel servizio pubblico radiotelevisivo approvato nella seduta dell'11 marzo 2003 ha previsto che tutte le trasmissioni di informazione, compresi i telegiornali, devono rispettare rigorosamente, con la completezza dell'informazione, la pluralità dei punti di vista e la necessità del contraddittorio, principi ribaditi nell'Atto di indirizzo approvato nel marzo 2011;
   i dati forniti dall'Osservatorio di Pavia mostrano come nei telegiornali Rai e nei programmi di approfondimento vi sia una notevole sovraesposizione mediatica del Partito democratico, analizzando gli ultimi tre mesi del 2017;
   nel mese di febbraio, il Pd ha registrato un tempo di presenza diretta in voce (TGD) nei telegiornali pari al 32,1 per cento contro il 7,4 di Forza Italia;
   a marzo, il Pd ha registrato un TGD nei telegiornali pari al 22,4 per cento contro il 7,2 per cento di FI;
   nel mese di aprile, il TGD concesso al Pd nei telegiornali è stato del 25,3 per cento mentre quello di FI ha toccato il 6,3 per cento;
   nei programmi di approfondimento informativo di rete a febbraio il Pd ha raggiunto il 44,3 per cento di presenza diretta a fronte dell'8,4 per cento di FI; a marzo il Pd ha raggiunto il 38,6 per cento contro il 6 per cento di FI; ad aprile Pd al 60 per cento, FI al 9,8 per cento;
  si chiede di sapere:
   se l'azienda non intenda adottare rapide e opportune iniziative finalizzate a colmare la disparità denunciata in premessa e rendere più equilibrati la presenza e il confronto televisivo delle forze politiche. (1/2999)

   D'AMBROSIO LETTIERI. – Alla Presidente e al Direttore generale della Rai – Premesso che:
   la Commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai, con l'Atto di indirizzo sulle garanzie del pluralismo nel servizio pubblico radiotelevisivo approvato nella seduta dell'11 marzo 2003 ha previsto che tutte le trasmissioni di informazione, compresi i telegiornali, devono rispettare rigorosamente, con la completezza dell'informazione, la pluralità dei punti di vista e la necessità del contraddittorio, principi ribaditi nell'Atto di indirizzo approvato nel marzo 2011;
   l'articolo 3 del decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, recante «Testo unico dei servizi media audiovisivi e radiofonici», Pag. 185definisce quali principi fondamentali del sistema radiotelevisivo la garanzia della libertà e del pluralismo dei mezzi di comunicazione radiotelevisiva, l'obiettività, la completezza e l'imparzialità dell'informazione;
  considerato che:
   i dati forniti dall'Osservatorio di Pavia mostrano come nei telegiornali Rai e nei programmi di approfondimento vi sia una notevole sovraesposizione mediatica del Governo e del primo partito della maggioranza, analizzando gli ultimi due mesi del 2017;
   nel mese di marzo il tempo di presenza complessivo nei notiziari del prime time è stato, infatti, di 189 minuti rispetto al totale delle edizioni dei telegiornali, una quota dello spazio per il Governo inferiore rispetto a quella del totale delle edizioni (dal 29 per cento al 24 per cento); anche per i Soggetti Istituzionali si è registrata una quota di tempo in voce inferiore rispetto a quella del totale delle edizioni (dal 15 per cento al 14 per cento). In termini di presenza diretta (TGD), sono in evidenza: PD (24 per cento), M5S (11 per cento), FI (8 per cento), Altri (6 per cento), Lega nord (4 per cento), Alternativa popolare (3 per cento);
   per quanto riguarda invece il mese di aprile il tempo di presenza complessivo nei notiziari del prime time è stato di 173 minuti. Per i telegiornali del prime time si registra, rispetto al totale delle edizioni dei telegiornali, una quota dello spazio per il Governo inferiore rispetto a quella del totale delle edizioni (dal 33 per cento al 25 per cento); anche per i Soggetti Istituzionali si è registrata una quota di tempo in voce inferiore rispetto a quella del totale delle edizioni (dall'11 per cento al 9 per cento). In termini di presenza diretta (TGD), sono in evidenza: PD (30 per cento), M5S (10 per cento), FI (8 per cento), Alternativa popolare (4 per cento), altri (4 per cento), Lega nord (3 per cento);
   nei programmi di approfondimento informativo di rete a marzo gli esponenti del Governo hanno ottenuto l'11 per cento, mentre i Soggetti Istituzionali hanno avuto lo 0,1 per cento dello spazio in voce. In termini di presenza diretta (TGD), sono in evidenza: PD (39 per cento), Lega nord (14 per cento), Altri (11 per cento), M5S (7 per cento), FI (6 per cento), FDI (6 per cento), Movimento Democratici e Progressisti (4 per cento), FDI (3 per cento);
   nei predetti programmi, ad aprile gli esponenti del Governo hanno ottenuto il 4 per cento, mentre i Soggetti Istituzionali non hanno avuto spazio in voce. In termini di presenza diretta (TGD), sono in evidenza: PD (60 per cento), Lega nord (14 per cento), FI (10 per cento), FDI (4 per cento), M5S (4 per cento), Altri (4 per cento).Pd al 60 per cento, FI al 9,8 per cento;
   si chiede di sapere se la Presidente e il Direttore generale siano a conoscenza dei dati esposti in premessa ed in caso affermativo quali siano le valutazioni in merito;
   quali iniziative intendano intraprendere al fine di restituire il massimo equilibrio per la presenza e il confronto televisivo di tutte le forze politiche presenti in Parlamento anche se non costituite in autonomi gruppi parlamentari. (2/3005)

   AIROLA. – Alla Presidente e al Direttore generale della Rai – Premesso che:
   a gennaio 2017, in Commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai, il direttore generale Campo Dall'Orto anticipava le caratteristiche della riforma strutturale dell'informazione della televisione pubblica, facendo riferimento alla nuova piattaforma web di informazione, Rai24, funzionale alla sostituzione di un «modello verticale» di informazione con un «modello orizzontale»;
   la piattaforma Rai24, stando alle informazioni circolate anche sulla stampa nazionale, dovrebbe contare circa 160 persone, Pag. 186di cui 120 giornalisti e 40 tecnici del web, assorbite da altre testate, in particolare dal Tg2;
   il varo della nuova testata, al vertice della quale è stata proposta la vicedirettrice della struttura di coordinamento editoriale dell'informazione, Milena Gabanelli, non è ancora avvenuto e richiederebbe un passaggio formale nell'ambito del consiglio di amministrazione;
  si chiede di sapere:
   quali siano, in modo più specifico, le caratteristiche e le relative tempistiche del progetto di Rai24;
   se lo stallo nel varo della nuova testata web siano riconducibili a veti in seno al consiglio di amministrazione rispetto alla figura individuata per la direzione della stessa. (3/3006)

   PELUFFO, VERDUCCI. – Alla Presidente e al Direttore generale della Rai – Premesso che:
   la presenza dei cosiddetti «professionisti atipici», ovvero di collaboratori con partita I.V.A. e, meno diffusi, con contratto di collaborazione senza partita I.V.A., continua da diversi anni a caratterizzare la produzione editoriale della RAI;
   i lavoratori atipici, che da stime approssimative elaborate dai sindacati della Rai supererebbero le tremila unità, sono figure professionali di livello elevato quali, ad esempio, esperti tecnico-scientifici, esperti artistici, conduttori, autori di testi, registi/filmaker;
   da molti anni si prolungano i rapporti di lavoro tra la RAI e i lavoratori atipici e che il loro ruolo è fondamentale in molti settori concorrendo alla crescita e all'innovazione dell'Azienda;
   questa tipologia di lavoratori opera quotidianamente con orari uguali o superiori a quelli dei lavoratori dipendenti, configurando, di fatto, un vero e proprio rapporto di lavoro subordinato;
   a tale condizione di subordinazione, tuttavia, corrisponde una mancanza di diritti e garanzie fondamentali di cui invece dispongono i lavoratori a tempo determinato e indeterminato quali, ad esempio, congedo per maternità, malattia, diritto di sciopero, trattamento di fine rapporto;
   i tempi di liquidazione delle fatture vanno spesso ben oltre i sessanta giorni;
   a tutto ciò devono essere aggiunte anche le soste determinate a totale discrezione dell'Azienda tra un contratto di lavoro e l'altro;
   la prima fase concorsuale svoltasi nel 2015 e basata sull'accordo sindacale del 23 dicembre 2014 che puntava alla stabilizzazione di una parte di atipici, ha portato ad un numero esiguo di assunzioni pari a circa 170 unità tra assistenti ai programmi e programmisti registi;
   nella stragrande maggioranza i concorsisti sono stati assunti dalla Rai con contratto a tempo determinato anziché a tempo indeterminato, peraltro senza usufruire dei vantaggi fiscali introdotti dal Governo per le assunzioni a tempo indeterminato, e lasciando fuori dal processo di stabilizzazione una moltitudine di lavoratori rimasti senza diritti;
   da notizie fornite da alcuni sigle sindacali interne alla RAI, nell'ambito della trattativa in corso per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro, sembrerebbe evincersi che l'Azienda – che non ha mai fornito una stima ufficiale del numero di lavoratori con partita Iva – non sarebbe incline ad assumere personale atipico secondo il metodo della selezione pubblica come già accaduto nel 2015;
   tale posizione, ove confermata, sembrerebbe non concordare con le dichiarazioni pronunciate dal Direttore generale dell'Azienda, che nel 2016 aveva annunciato l'avvio di un piano per la stabilizzazione dei lavoratori meno garantiti;
   in mancanza di una soluzione per i lavoratori atipici nella trattativa tra Pag. 187Azienda e Sindacati per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro, sembrerebbe che le associazioni rappresentative dei parasubordinati atipici avrebbero manifestato l'intenzione di agire per le vie legali, al fine di ottenere il riconoscimento giudiziale della condizione di lavoratori subordinati;
  si chiede di sapere:
   quali misure la Rai intenda assumere nei confronti dei «lavoratori atipici» sopra descritti;
   se l'Azienda valuti la possibilità di dare luogo ad una nuova fase concorsuale finalizzata alla stabilizzazione di un congruo numero di atipici sulla base di criteri di selezione ben definiti;
   se l'Azienda abbia quantificato le possibili ricadute economiche sul proprio bilancio derivanti da eventuali azioni legali avviate dai suddetti lavoratori. (4/3007)

   LUPI. – Alla Presidente e al Direttore generale della Rai – Premesso che:
   in virtù della nuova modalità di riscossione del canone (+272.200.000 euro) la Rai ha sostanzialmente aumentato i propri ricavi da euro 2.353.300.000 a euro 2.627.700.000 con un incremento di risorse di euro 292.400.000;
   sono aumentati i costi esterni per beni e servizi per euro 18.900.000 (grandi eventi sportivi esclusi);
   è aumentato il costo per il personale di euro 39.900.000;
   sono aumentati di 249 unità i dipendenti Rai dopo l'assunzione di 460 persone;
   i contratti di lavoro autonomo nel 2016 sono stati 244, un numero superiore alla somma di quelli degli ultimi tre anni (2013-2015);
   il potenziamento dell'area digital è costato euro 24.000.000 con un impatto sulla raccolta pubblicitaria su web di più di 800.000 euro (di cui 5.000.000 di euro nel 2015, 5.800.000 del 2016);
   il costo per i grandi eventi sportivi è stato di 139.600.000 euro a fronte di maggiori ricavi per pubblicità tabellare di 19.100.000 euro e per sponsorizzazioni/promozioni di 11.600.000 euro;
   l'aumento degli ammortamenti, delle svalutazioni e degli accantonamenti, consegna un Risultato Operativo del conto economico 2016 di meno 94.100.000 euro e un risultato complessivo dell'esercizio (dopo le imposte) di meno 12.400.000 euro;
   complessivamente, a perimetro invariato rispetto al 2015 e quindi escludendo i grandi eventi sportivi, Rai SpA ha registrato nel 2016 un aumento di costi di 217.300.000 euro;
   gli investimenti sono diminuiti di 17.500.000 euro rispetto al 2015 e di 41.500.000 euro rispetto all'obiettivo fissato nel budget preventivo;
  si chiede di sapere:
   se, a fronte di un significativo incremento delle risorse, ritenga che l'aumento delle spese della televisione di Stato sia stato coerentemente indirizzato a un incremento del prodotto di servizio pubblico piuttosto che a nuove spese per personale e consulenze. (5/3009)

Pag. 188

ALLEGATO 2

QUESITI PER I QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA DELLA COMMISSIONE

(dal n. 610/2966 al n. 615/2979 e n. 622/3004).

   BRUNETTA. – Alla Presidente e al Direttore generale della Rai – Premesso che:
   l'analisi condotta dall'Osservatorio di Pavia per Centromarca (Associazione Italiana dell'Industria di Marca), in merito alla produzione industriale dei beni di largo consumo nella rappresentazione televisiva, mostra «con particolare riferimento al settore alimentare un quadro preciso con tendenze ben definite»;
   nello specifico secondo l'Osservatorio di Pavia «si ravvisa un atteggiamento di pregiudizio nei confronti dell'industria, si coglie una predominanza di fattori culturali soggettivi degli autori, che finiscono per pre-orientare e pre-determinare le tesi e i contenuti presenti nei programmi»;
   più precisamente, come specificato dall'analisi sopra citata, «a finire sotto inchiesta sono sempre i soliti prodotti industriali, il confezionato, la marca, che hanno l'onere della prova di dimostrare di essere puliti; al contrario, sono sempre al di sopra di ogni sospetto, e pertanto esulano da ogni necessità di indagine, i prodotti artigianali, il fresco e molti di quelli che passano attraverso canali alternativi rispetto alla grande distribuzione»;
   i programmi – continua l'Osservatorio di Pavia – rischierebbero di creare «danni di immagine alle aziende attraverso una parziale e molto soggettiva analisi dei difetti che possono esservi, una rappresentazione frutto più dell'effetto di giochi di parole, musiche e immagini, piuttosto che di un'analisi argomentata secondo logica e fatti»;
   a conferma di quanto appena riportato il programma «Indovina chi viene a cena», in onda su Rai tre tutti i lunedì alle ore 21.05, propone una visione dell'alimentazione che non fa altro che enfatizzare la cultura del rifiuto e del sospetto; tanto che la puntata del 10 aprile scorso è stata interamente dedicata all'allevamento, alla preparazione e alla consumazione degli insetti, nuovo business dell'alimentazione;
   ad avviso dell'interrogante è del tutto evidente che l'Industria dei Beni di Consumo, con particolare riferimento a quella alimentare, è oggetto di discredito da parte delle trasmissioni del servizio pubblico radiotelevisivo nelle quali, il più delle volte, sono fornite agli ascoltatori informazioni palesemente false e diffamatorie in merito ai prodotti alimentari commercializzati sul mercato generando un grave danno non solo alla reputazione delle aziende del settore alimentare, ma anche a tutto il sistema economico che esse contribuiscono a sostenere:
  si chiede di sapere:
   se i vertici della Rai non intendano verificare quanto riportato in premessa;
   se non ritengano necessario assumere le opportune iniziative al fine di arginare la trasmissione di programmi televisivi che forniscono indicazioni distorte e diffamatorie in merito ai prodotti alimentari commercializzati sul mercato garantendo ai cittadini una corretta informazione e tutelando lo stesso servizio pubblico.
(610/2966)

  Risposta. – In merito all'interrogazione in oggetto si informa di quanto segue. Il Pag. 189servizio citato nell'interrogazione di cui sopra prende spunto da un'inchiesta giornalistica incentrata sull'attualità: secondo la FAO tra circa trent'anni la popolazione mondiale supererà la soglia dei dieci miliardi di individui e per fronteggiare i problemi della fame, della malnutrizione è necessario prendere atto che le risorse attuali del pianeta, in primis l'acqua, non sono infinite. L'Unione Europea, il governo italiano e l'industria alimentare hanno una particolare attenzione a tutte le tecniche innovative che possano da un lato diminuire l'impatto in termini di inquinamento della produzione di cibo e dall'altro soddisfare i crescenti bisogni alimentari.
  La puntata sugli insetti commestibili prende spunto proprio dalla prospettiva della FAO che vede nell'allevamento di questi animali una valida alternativa in termini di apporto di proteine ai classici allevamenti bovini, suini, equini e di pollame. Il vantaggio è nello scenario futuro di produrre cibo proteico con una grande resa, un costo molto basso e una forte sostenibilità non richiedendo l'uso di insetticidi, pesticidi e diserbanti e diminuendo fortemente le emissioni di Co2. Un regolamento europeo che entrerà in vigore nel 2018 renderà possibili gli allevamenti in tutti i paesi dell'Unione entrando nel dettaglio dei metodi di allevamento e distribuzione. Capofila tra gli Stati dell'Unione è l'Olanda dove il livello di produzione e distribuzione di insetti è già alto.
  Da ultimo, si segnala che «Nutrire il futuro» è il tema della convention organizzata dal Corriere della Sera lo scorso 4 maggio a Napoli per analizzare i nuovi metodi di produzione alimentare in un'ottica di sostenibilità, high tech, sperimentazioni molecolari degli chef e coltivazioni di alghe, insetti e meduse. Alla manifestazione ha partecipato anche il Ministro per le politiche agricole Maurizio Martina.

   MARGIOTTA. – Alla Presidente e al Direttore generale della Rai – Premesso che:
   nell'audizione dello scorso 19 aprile il sottoscritto è intervenuto ponendo diverse questioni relative al bilancio Rai Spa 2016, in particolare chiedendo spiegazioni sulle cosiddette «prime utilizzazioni» che nel 2016 sono state pari a 244 unità, un numero superiore alla somma di quelle registrate nei tre anni 2013-2014-2015, nonché informazioni di dettaglio sulla spesa sostenuta per il potenziamento dell'area digital, pari a quanto si apprende a 24.000.000 di euro di cui 2.500.000 per consulenze e collaborazioni;
   nella replica del 26 aprile in Commissione la Presidente Maggioni, nell'evidenziare l'importanza di tali accertamenti ancora non disponibili, si è riservata di fornire al più presto i dettagli di spesa alla Commissione;
  si chiede di sapere:
   in tempi rapidi le risposte che nella suddetta seduta la Presidente si è riservata di fornire. (611/2967)

  Risposta. – In merito all'interrogazione in oggetto si informa di quanto segue.
  Per quanto riguarda il tema delle prime utilizzazioni, si ritiene in primo luogo opportuno mettere in evidenza come nell'esercizio 2016 la Rai – nell'ambito del più complessivo processo di trasformazione da broadcaster a media company – sia intervenuta in modo molto netto sul fronte dell'innovazione, sia dell'offerta delle reti generaliste (per le quali sono stati realizzati ben 36 nuovi programmi, contro i 43 realizzati nell'arco dell'intero triennio 2013-2015) anche implementando nuovi contenuti su programmi già esistenti. Tale operazione ha richiesto l'inserimento in azienda di nuove professionalità. Sotto il profilo prettamente quantitativo, il valore di 244 si riferisce al numero «lordo» dei contratti di prima utilizzazione stipulati nel corso del 2016; per una più puntuale lettura del dato, è opportuno considerare che lo stesso include:
   20 nominativi con più contratti;
   27 casi che avevano stipulato un contratto in un periodo antecedente al 2011;Pag. 190
   33 collaboratori che in realtà erano già stati utilizzati pur se per una prestazione di diversa tipologia.

  Tenendo conto degli elementi sopra sintetizzati, si perviene pertanto alla determinazione di un numero di unità di prima utilizzazione pari a 164.
  Sotto il profilo organizzativo, qualsiasi genere di collaborazione prevede un percorso di valutazione oggettiva dei bisogni cui devono corrispondere professionalità adeguate. Per la loro formalizzazione si segue una procedura che prevede numerosi passaggi autorizzativi. Le richieste di nuove collaborazioni sono inoltrate dopo aver verificato la disponibilità di personale interno rispondente alle caratteristiche ricercate, tanto all'interno della Rete quanto attraverso la richiesta ai colleghi del personale delle altre Direzioni Editoriali e la consultazione di strumenti informatici ad hoc. Un discorso ulteriore merita il settore digital, i cui profili professionali fino a poco tempo fa in Rai nemmeno esistevano. Senza il necessario apporto di alcune collaborazioni esterne, la strategia che ha consentito a Rai, ad esempio, di realizzare in breve tempo Rai Play non sarebbe stata in alcun modo attuabile.
  Sul tema delle prime utilizzazioni il Consiglio di Amministrazione, al termine di un confronto approfondito nel corso della seduta del 4 maggio, ha convenuto, d'intesa con il Direttore Generale, di definire dei criteri più restrittivi degli attuali per l'accesso alle prime utilizzazioni, sempre improntati alle logiche di trasparenza e merito.
  Per quanto concerne invece il dato di 24 milioni di euro, questo si riferisce al maggior impegno Rai nel 2016 rispetto al 2015 per il potenziamento dell'offerta e dell'area digital. Tale potenziamento – che ha riguardato per circa 22 milioni di euro l'offerta e per 2 milioni di euro l'area digital – è stato reso possibile grazie al favorevole andamento delle risorse 2016 rispetto al 2015 (+342 milioni di euro). In tale contesto, il potenziamento dell'offerta e del digital ha trovato integrale copertura nell'incremento dei ricavi pubblicitari e degli altri ricavi e nelle ottimizzazioni realizzate sui costi esterni, complessivamente pari a 70 milioni di euro. Il maggiore gettito derivante dai canoni, pari a 272 milioni di euro, è stato invece destinato al rafforzamento patrimoniale della Società (163 milioni di euro), concorrendo inoltre alla copertura della significativa variazione dei costi esterni legata principalmente ai grandi eventi sportivi che hanno assorbito 155 milioni di euro.

   LUPI. – Alla Presidente e al Direttore generale della Rai – Premesso che:
   la trasmissione «Report», in onda ogni lunedì alle 21:30 su Rai3, in data lunedì 10 aprile 2017 ha dedicato parte della puntata ad un'inchiesta relativa ad ENI;
   in occasione di tale puntata si accusava la prima azienda italiana di essere coinvolta tramite i suoi vertici in ingenti operazioni di corruzione in Nigeria, indirettamente lanciando anche pesanti accuse ad uno Stato sovrano;
   sempre riguardo ad ENI si accusava l'azienda di non aver voluto dare risposte alla trasmissione durante la realizzazione della puntata, nonostante ENI abbia pubblicamente Pag. 191dichiarato il contrario e addirittura risposto live dalla sua pagina Facebook durante la messa in onda della puntata;
  chiede di sapere:
   quale sia la distinzione tra giornalismo d'inchiesta e tutela della presunzione di innocenza e se risulti opportuno inserire il servizio pubblico in una inchiesta di cui tra l'altro non si è ancora giunti neanche all'udienza preliminare.
(612/2968)

  Risposta. – In merito all'interrogazione in oggetto si informa di quanto segue.
  Gli obiettivi principali che la Rai si pone nello sviluppo dell'offerta di approfondimento informativo sono quelli – come previsto dal Contratto di servizio – di:
   garantire un rigoroso rispetto della deontologia professionale da parte dei giornalisti e degli operatori del servizio pubblico, i quali sono tenuti a coniugare il principio di libertà con quello di responsabilità;
   assicurare il rispetto dei canoni di pluralismo, completezza, obiettività, imparzialità, indipendenza, nonché dei princìpi di correttezza, lealtà e buona fede dell'informazione;
   favorire lo sviluppo del senso critico, civile ed etico della collettività nazionale, nel rispetto del diritto/dovere di cronaca, della verità dei fatti e del diritto dei cittadini ad essere informati;
   mettere in atto i principi di imparzialità, completezza e correttezza, nel rispetto della dignità e della privacy delle persone e ad assicurare comunque un contraddittorio adeguato, effettivo e leale.

  In tale contesto la redazione del programma ha contattato i vertici dell'ENI per richiedere all'Azienda un contraddittorio a mezzo intervista, oltre che per una partecipazione diretta in studio. L'azienda ha preferito dare risposta scritta, declinando l'invito alla presenza in trasmissione.

   NESCI. – Alla Presidente della Rai – Premesso che:
   con proprio bando del 24 febbraio 2014, la Rai ha avviato una procedura diretta ad individuare 100 giornalisti professionisti da inserire nell'organico aziendale;
   concluse le prove stabilite, nell'ottobre 2015 sono state approvate due graduatorie: una riguardante i 100 vincitori, l'altra i concorrenti giudicati idonei;
   la Rai è impresa pubblica costituita per il soddisfacimento di finalità di interesse generale;
   lo Stato ha una rilevante partecipazione nell'azionariato della stessa Azienda, che in regime di concessione opera nel settore dei servizi pubblici di telecomunicazioni radio e televisive;
   per tali ragioni la Rai dovrebbe osservare le norme comunitarie di evidenza pubblica e quelle interne attuative, nonché i principi di trasparenza, pubblicità ed imparzialità, pure di derivazione comunitaria;
   l'articolo 8 del Testo unico degli impiegati civili dello Stato e s.m.i. – D.p.r. 10 gennaio 1957, n. 3, come modificato dall'articolo unico della legge 8 luglio 1975, n. 305 – stabilisce che «nel caso che alcuni dei posti messi a concorso restino scoperti per rinuncia, decadenza o dimissioni dei vincitori, l'amministrazione ha facoltà di procedere, nel termine di due anni dalla data di approvatone della graduatoria, ad altrettante nomine secondo l'ordine della graduatoria stessa»;
   pertanto, in caso di necessità di assumere nuovo personale, ma con riferimento al medesimo profilo professionale del concorso bandito, l'ente può ricorrere all'istituto dello scorrimento delle graduatorie;
   l'articolo 35, comma 5-ter, del d.lgs. n. 165 del 2001, ha disposto che «le graduatorie dei concorsi per il reclutamento del personale presso le amministrazioni pubbliche rimangono vigenti per un Pag. 192termine di tre anni dalla data di pubblicazione», salvi i periodi di vigenza inferiori previsti da leggi regionali;
   al fine di contenere la spesa e di razionalizzare l'uso delle risorse umane ed economiche, è stata approvata la disposizione di cui all'articolo 4, comma 4, del decreto-legge 31 agosto 2013, n. 101, in tema di scorrimento, che ha prorogato al 31 dicembre 2016 – successivamente prorogata al 31 dicembre 2017, dall'articolo 1, comma 3, del decreto legge 30 dicembre 2016, n. 244 – l'efficacia delle graduatorie dei concorsi pubblici per assunzioni a tempo indeterminato, vigenti alla data di entrata in vigore del decreto, cioè le graduatorie redatte dopo il 2003;
   vi sono stati, insomma, diversi e specifici interventi di legge per l'utilizzo dello scorrimento delle graduatorie al fine di coprire i posti vacanti in ambito pubblico, così evitando nuovi concorsi, comunque onerosi e in ogni caso determinanti una dilatazione dei tempi di reclutamento del personale necessario;
   in una nota dell'Usigrai del marzo u. s., si legge che «l'Azienda, pur concordando con il Sindacato sull'opportunità di avviare una nuova selezione pubblica, ha sottolineato la difficoltà legata al reperimento delle risorse necessarie»;
   all'interrogante appare allora più utile, più economica e più efficace la soluzione, per le necessità di reclutamento del personale in predicato, che la Rai proceda allo scorrimento della graduatoria degli idonei approvata in seguito alla suddetta procedura selettiva, anche in considerazione del servizio pubblico che l'Azienda svolge per concessione;
  si chiede di sapere:
   quali siano le specifiche determinazioni della Rai e i relativi tempi previsti in merito al reclutamento del personale giornalistico di cui l'Azienda abbisogna.
(613/2970)

  Risposta. – In merito all'interrogazione in oggetto si informa di quanto segue.
  Con riferimento al tema specifico dello scorrimento della graduatoria del concorso, si segnala che lo scorso mese di marzo l'Azienda ha comunicato all'Usigrai che avrebbe proceduto ad effettuare circa 40 assunzioni di risorse destinate alla TGR procedendo allo «scorrimento» della graduatoria, nell'ambito della vigenza triennale della stessa, fino al numero 196 (201 per effetto dei casi di «ex aequo»). Una verifica congiunta della situazione sarà comunque effettuata entro la fine del corrente anno.
  Tale determinazione si inserisce nell'ambito del più complessivo processo di trasformazione della Rai in «media company» ed alle connesse esigenze di organico, per il quale la Rai ha:
   proseguito un piano di investimenti tecnologici e infrastrutturali per la «digitalizzazione» dei processi produttivi;
   avviato il progetto di Rai Accademy, un importante polo formativo a supporto dell'evoluzione delle professionalità in coerenza con la logica della media company;
   avviato il progetto di sviluppo «digitale» delle competenze, anche in ambito social, e della creazione di un unico portale web dell'informazione.

  In questo contesto, ancora, si inquadrano la più generale «mappatura» delle professionalità giornalistiche, già avviata da oltre un anno, e lo specifico assessment delle competenze giornalistiche digitali, che potrà consentire l'individuazione delle migliori professionalità a supporto della trasformazione in media company. Conseguentemente le eventuali lacune d'organico che deriveranno dal complessivo processo di trasformazione potranno essere valutate tenendo conto dello sviluppo delle tecnologie, dell'evoluzione delle professioni e della conseguente ottimizzazione dei processi.

   CROSIO. – Alla Presidente e al Direttore generale della Rai – Premesso che:
   nell'ultimo mese sui canali Rai è stato riservato molto spazio ai Trattati di Roma e alla festa dell'Europa, con speciali Pag. 193del tg1, con ore di trasmissioni dedicate (il 17 marzo, il 22 marzo, il 25 marzo) e con la messa in onda di uno spot che mette in evidenza esclusivamente gli aspetti positivi dell'Unione Europea e l'importanza per l'Italia di farne parte, con un intento che non lascia spazio ad una libera interpretazione, con affermazioni tipo «con l'Europa unita puoi dare un futuro ai tuoi figli»;
   il servizio pubblico radiotelevisivo ha come mission quella di fornire un'informazione completa, imparziale e obiettiva, che, nel caso specifico, si dovrebbe tradurre in una presentazione dei diversi aspetti che connotano la partecipazione dell'Italia all'Unione Europea, quindi anche quelli negativi;
   nel vigente contratto di servizio, che vincola la concessionaria pubblica al Ministero dello sviluppo economico, è specificato, all'articolo 4, che la Rai assicura la qualità dell'informazione quale imprescindibile presidio al pluralismo, indipendenza e apertura alle diverse forze politiche nel sistema radiotelevisivo. Considerato che esistono degli schieramenti politici che hanno dubbi sull'appartenenza dell'Italia all'Europa e sull'utilizzo della moneta unica, nel fatto che la Rai si presti a sostenere esclusivamente gli aspetti positivi legati all'appartenenza all'Unione Europea, si ravvisa una chiara posizione politica a favore di una sola parte, quanto mai inopportuna da parte di un'azienda che svolge un servizio pubblico e che dovrebbe quindi rappresentare l'intera popolazione dei cittadini utenti;
   l'articolo 2, comma 3, lettera o), del medesimo contratto indica fra i principi generali del servizio pubblico quello di promuovere la crescita del senso di appartenenza dei cittadini italiani all'Unione Europea e questo sarebbe possibile solo attraverso una rivitalizzazione dei tessuti ancora sani degli Stati Membri per rifondare un'Europa dei popoli e dei territori, partendo dall'unità politica del vecchio continente su base macroregionale, allontanandosi dall'attuale Europa monetaria, finanziaria e tecnocratica:
  si chiede di sapere:
   se lo spot in questione è stato prodotto con i soldi pubblici, derivanti dal pagamento del canone che tutti i cittadini utenti sono tenuti a versare e a quanto ammonta il costo totale della produzione dello spot medesimo;
   come la Direzione giustifichi l'inopportunità di dedicare così rilevante tempo di trasmissione a programmi, speciali e spot europeisti che, in contrasto con quanto previsto dal contratto di servizio, presentano una realtà esclusivamente positiva che nei fatti è parziale e incompleta, rappresentando solo una parte della cittadinanza e una parte delle forze politiche, e non promuovono la crescita del senso di appartenenza ad una vera Europa attraverso la riscoperta delle radici culturali comuni. (614/2978)

  Risposta. – In merito all'interrogazione in oggetto si informa di quanto segue.
  I Trattati di Roma – siglati il 25 marzo del 1957 tra 6 Stati europei: Italia, Germania, Francia, Paesi Bassi, Belgio e Lussemburgo per l'istituzione della Comunità economica europea – costituiscono il punto di partenza della costruzione europea; la celebrazione di tale ricorrenza, pertanto, rappresenta anche l'occasione per spiegare quali siano i cardini del progetto europeo e per raccontare in che modo incida sulla vita dei cittadini. In tale contesto il servizio pubblico non poteva – in linea peraltro con il Contratto di servizio – che dedicare ampi spazi all'evento programmando importanti iniziative editoriali.
  In ogni caso, la Rai dedica alle questioni europee un importante volume di programmazione, quantificabile a livello annuo sulle sole reti generaliste oltre le 1000 ore. In tale ambito trovano ovviamente spazio tutte le posizioni (sia quelle favorevoli che quelle contrarie) con l'obiettivo – ancora come previsto dal Contratto di servizio – di rispondere al «diritto dei cittadini ad essere informati».
  Da ultimo, per quanto concerne il tema dello spot, si evidenzia che questo è stato ideato all'interno dell'azienda, mentre all'esterno Pag. 194sono state realizzate le attività tecnico-operative di montaggio e confezione (per le quali sono state impiegate risorse esterne a prezzi di mercato, stabiliti all'interno di uno specifico accordo quadro).

   CROSIO, CAPARINI. – Alla Presidente e al Direttore generale della Rai – Premesso che:
   dal 15 marzo 2017 stanno andando in onda, in seconda serata su Rai 2, le puntate del programma, condotto da Giulia Innocenzi, «Animali come noi», dichiaratamente vegana e «animalista militante» e quindi assolutamente non imparziale;
   secondo la Innocenzi si tratterebbe di un reportage con finalità di denunciare «le pratiche illegali» della zootecnia «made in Italy»;
   il programma nella realtà ha preso di mira casi già noti millantando però che tutto il comparto sia viziato da pratiche illegali;
   nella prima puntata, la Innocenzi si è servita di persone incappucciate che lei stessa definisce «attivisti e animalisti» che di notte, con l'aiuto di un «palo», entrano illegalmente in un allevamento di suini, concorrendo in varie fattispecie di reati;
   uno degli scopi del servizio pubblico è quello di aumentare il grado di educazione civica e non certo legittimare comportamenti delittuosi;
   le puntate sono caratterizzate dall'evidente intento di generalizzare, facendo credere ai consumatori che tutte le imprese italiane, in particolare quelle che allevano gli animali, sono avvezze a questi atteggiamenti;
   la manifesta parzialità della Innocenzi, che si dichiara giornalista pur non avendo mai superato l'esame per sua stessa ammissione, sta danneggiando in maniera irreversibile l'immagine delle migliaia di imprese zootecniche italiane che producono eccellenze e che rispettano le leggi;
   le immagini, spesso forti, che possono toccare la sensibilità di chi le guarda, le musiche in stile «noir», sono palesemente finalizzate a veicolare l'opinione pubblica su di uno stile di vita che non prevede consumo di carne: il tutto in un periodo in cui gli effetti negativi della dieta vegana, soprattutto sui bambini, sono al centro del dibattito medico;
   il programma punta solo a disincentivare l'uso di carne e di prodotti derivati da animali, nonostante studi dell'Organizzazione Mondiale della Sanità dimostrano come l'aumento della aspettativa di vita degli uomini è direttamente proporzionale al consumo di proteine animali;
   le immagini che sono andate in onda e le informazioni date non rappresentano, per fortuna, la normalità degli allevamenti italiani;
   al netto dell'assoluto rispetto delle regole e della tutela del benessere degli animali, un simile programma inevitabilmente porta ripercussioni sul settore zootecnico, già in crisi, e a cascata su tutto l'indotto favorendo parallelamente importazioni di carni di dubbia qualità dall'estero;
   il rischio di un ulteriore calo della produzione potrebbe portare alcune aziende a chiudere la loro attività, con inevitabili contraccolpi sull'economia e sul versante occupazionale, in quanto la produzione si basa sulla domanda;
   decine di aziende e diversi consorzi sono seriamente intenzionati a chiedere risarcimenti danni di diverse decine di milioni di euro al servizio pubblico per la mistificazione operata da Rai 2 della realtà produttiva zootecnica italiana;
   RAI Spa è a totale partecipazione pubblica, il 99,56 per cento del capitale è detenuto dal Ministero dell'economia e Pag. 195delle finanze ed eventuali condanne al risarcimento contemplano un danno erariale;
   RAI Spa opera in qualità di concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo e deve garantire un'informazione veritiera e imparziale, senza condizionamento dell'opinione pubblica:
  si chiede di sapere:
   quali misure intendano adottare al fine di impedire che la Rai fornisca informazioni incomplete, parziali e faziose sulle imprese zootecniche italiane, che generano negli utenti un senso di panico sulle proprie abitudini alimentari e insinuano dubbi e incertezze sulla integrità di tutte le numerose aziende impegnate con serietà e correttezza nel settore;
   se, alla luce di quanto esposto in premessa, non ritengano di dover bilanciare, all'interno dei programmi trasmessi sulle reti Rai, i servizi che sottolineano criticità sulle imprese che allevano animali con altri volti ad evidenziare le eccellenze italiane nel medesimo settore, col duplice scopo di rendere un servizio pubblico di qualità con informazioni chiare e veritiere e, al contempo, di salvaguardare le aziende che lavorano con trasparenza nel rispetto delle leggi, per scongiurare un immeritato danno reputazionale ed economico per il comparto produttivo, fondamentale risorsa del nostro Paese. (615/2979)

  Risposta. – In merito all'interrogazione in oggetto si informa di quanto segue.
  Il programma «Animali come Noi» si pone l'obiettivo di informare i telespettatori su specifici episodi senza voler creare allarmismi incondizionati, anche attraverso la messa in evidenza di come la stragrande maggioranza degli operatori operi nel pieno rispetto della legalità, come ampiamente documentato dalle interviste in studio; in tale contesto si inseriscono i casi di denuncia di situazioni irregolari quali i «blitz» presentati nel corso della trasmissione, che sono serviti anche alla magistratura per intervenire oppure ai Nas dei Carabinieri per comminare multe o, nei casi più gravi, chiudere stabilimenti irregolari.
  In ogni caso diverse testimonianze nei filmati e anche nelle dichiarazioni in studio fanno riferimento esplicito alla necessità di mangiare carne, al pericolo di un oltranzismo vegano e alla necessità di sfatare false affermazioni sul pericolo della carne nel nostro regime alimentare.
  Per quanto riguarda il rapporto con le aziende potenzialmente danneggiate dai contenuti del programma, nella consapevolezza della complessità di riuscire a contemperarne le relative aspettative con la necessità di fornire una informazione puntuale, la redazione del programma ha avviato un proficuo rapporto diretto di collaborazione con l'obiettivo di poter rappresentare in modo completo tutti i diversi punti di vista: in tale contesto, ad esempio, si inserisce la presenza in studio di autorevoli rappresentanti delle categorie merceologiche interessate.

   FABBRI, PEZZOPANE, ALBANO, D'ADDA, PUPPATO, FAVERO. – Al Direttore generale della Rai – Premesso che:
   con determinazione n. 69 del 17 marzo 2017 la Rai – Radiotelevisione Italiana S.p.A. ha indetto una procedura aperta ai sensi dell'articolo 60 del D.lgs. n. 50 del 2016 per l'affidamento, tramite stipula di un Accordo Quadro, del servizio di contact center (GARA no 6698681);
   l'importo complessivo dell'Accordo Quadro è stato stimato in Euro 5.353.634,40 IVA esclusa per una durata di 18 mesi ovvero, in caso di esercizio dell'opzione di rinnovo di ulteriori 6 mesi per un importo aggiuntivo di euro 1.751.514,8 agli stessi patti e condizioni, in complessivi euro 7.105.149,2 IVA esclusa;
   l'appalto sarà aggiudicato in favore del concorrente che avrà presentato l'offerta economicamente più vantaggiosa sulla base del miglior rapporto qualità/prezzo, in ragione della seguente formula: Pag. 1961. PT (punteggio tecnico) massimo 70 punti; 2. PE (punteggio economico) massimo 30 punti;
   nel disciplinare di gara è stabilito che: «L'aggiudicatario è tenuto all'espletamento delle procedure finalizzate a garantire la prosecuzione del rapporto di lavoro con il personale attualmente impiegato nel servizio, secondo quanto previsto dall'articolo 1, comma 10, della Legge 28 gennaio 2016, n. 11 e dalla regolamentazione ivi richiamata. A tal fine si segnala che allo stato attuale sono impiegati nell'esecuzione dell'appalto 4 team Leader, 2 Supervisori, 14 operatori di call center a tempo indeterminato.»;
   la succitata normativa prevede che: «in caso di successione di imprese nel contratto di appalto con il medesimo committente e per la medesima attività di call center, il rapporto di lavoro continua con l'appaltatore subentrante, secondo le modalità e le condizioni previste dai contratti collettivi nazionali di lavoro applicati e vigenti alla data del trasferimento, stipulati dalle organizzazioni sindacali e datoriali maggiormente rappresentative sul piano nazionale»;
   la documentazione di gara elaborata dalla RAI non fornisce alcuna informazione circa: CCNL con cui è inquadrato il personale attualmente impiegato nell'esecuzione dell'appalto; livelli ed anzianità nel ruolo; costi del personale per cui le aziende che intendano partecipare alla gara d'appalto non hanno tutti gli elementi per stimare il costo dell'attuale personale in forza, con elevati rischi per la tutela dell'occupazione prevista dalla normativa attualmente vigente;
   l'articolo 1, comma 243, della Legge 11 dicembre 2016 n. 232 (c.d. legge di stabilità), prevede quanto segue: «Per le amministrazioni aggiudicatrici e gli enti aggiudicatori che procedono ad affidamenti di servizi a operatori di call center l'offerta migliore è determinata al netto delle spese relative al costo del personale, determinato ai sensi dell'articolo 23, comma 16, del decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50, ovvero sulla base di accordi con le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative.»;
   nella documentazione di gara è riportato quanto segue: «Nell'Offerta Economica dovranno essere indicati: lo sconto unico percentuale offerto da applicarsi alle basi di gara indicate al par. «OGGETTO E IMPORTO DELL'APPALTO»; l'ammontare dei propri costi aziendali concernenti l'adempimento delle disposizioni in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, ai sensi dell'articolo 95, comma 10, del Codice; ai sensi del nuovo comma 10 dell'articolo 24-bis del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 134, come sostituito dall'articolo 1 comma 243 della Legge 11 dicembre 2016 n. 232 (c.d. legge di stabilità), l'ammontare delle spese relative al costo del personale;
   in sintesi la RAI, pur richiedendo alle aziende di indicare l'ammontare delle spese relative al costo del personale, prevede l'attribuzione del punteggio economico in base allo sconto unico percentuale offerto sul totale dell'importo dell'appalto (che include anche il costo del personale), derogando quindi al principio espresso nella succitata legge di stabilità;
   la gara in oggetto, seppur richiamando le recenti disposizioni normative, non fornisce indicazioni chiare tali da garantire la continuità del rapporto di lavoro alle condizioni previste dai contratti collettivi nazionali di lavoro applicati e vigenti alla data del trasferimento e da escludere dalla valutazione dell'offerta migliore le spese relative al costo del personale;
  si chiede di sapere:
   se la RAI fornisca indicazioni più puntuali nella documentazione di gara al fine di garantire i principi sopra richiamati. (622/3004)

  Risposta. – Per quanto riguarda i contenuti della gara, la Rai ha ritenuto – in linea con la propria politica gestionale in Pag. 197merito – di tutelare il personale attualmente impiegato nello svolgimento delle attività oggetto di gara (circa 20 persone) inserendo nel disciplinare della procedura apposita clausola sociale in applicazione dell'articolo 1 comma 10 legge 11/2016. I dati relativi al personale attualmente impiegato nel contact center sono stati, successivamente alla pubblicazione del bando di gara, pubblicati sul sito internet nell'ambito della documentazione di gara, così come forniti e aggiornati dall'attuale appaltatore.
  I dati pubblicati hanno consentito alle imprese interessate di avere tutti gli elementi per poter formulare le proprie offerte, avendo presente i dati relativi al costo del personale impiegato. Si rappresenta anche che «l'adozione delle misure a tutela dei livelli occupazionali» è stata inserita nei criteri di valutazione tecnica delle offerte relativi al modello organizzativo proposto per la gestione dei servizi in produzione. Verranno pertanto premiate le offerte che prevedano tutele dei livelli occupazionali migliorative rispetto a quanto previsto dalla legge.
  Per quanto attiene invece alla valutazione delle offerte, la Rai ha pienamente rispettato la norma inserita nella legge di stabilità 2017 in riferimento ai servizi di call center (che prevede come l'offerta migliore sia determinata al netto delle spese relative al costo del personale); nello schema di offerta economica, infatti, è previsto che il costo del personale venga espressamente indicato, evidenziandolo in modo separato rispetto all'importo totale offerto.
  Il concorrente dovrà infatti dimostrare che lo sconto offerto è stato formulato senza ribassare il costo del lavoro e che, pertanto, sono rispettati i livelli retributivi e contributivi del personale impiegato. In altri termini, il costo del personale non può essere assoggettato a ribasso; qualora dalle verifiche effettuate dalla stazione appaltante risultasse tale circostanza, il concorrente verrà escluso dalla procedura.
  Da ultimo si precisa che la Rai ha attuato la disposizione in questione adeguandosi alla giurisprudenza, alle indicazioni ANAC (più in particolare l'atto di segnalazione n. 2 del 19 marzo 2014 e il parere n. 26 del 5 agosto 2014), nonché alla prassi di settore formatesi sull'analoga disposizione contenuta nel previgente codice appalti 2006 (articolo 82, comma 3-bis, del d.lgs. n. 163/2006 che pure prevedeva la determinazione del prezzo più basso al netto delle spese relative al costo del personale).
  Tutto ciò premesso, nel ribadire la costante attenzione della Rai alla tutela occupazionale dei lavoratori impiegati nei suoi appalti, si segnala che su questo specifico bando di gara sono stati espressi apprezzamenti particolarmente positivi (più in particolare da parte del Direttore Generale dell'Inps, del Presidente della Commissione parlamentare di controllo sull'attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale, della FISTEL CISL, ecc.). La FISTEL CISL, come riportato dalle agenzie di stampa, ha suggerito all'INPS per la propria gara call center (sede dell'Aquila: circa 560 persone) di ispirarsi proprio al bando di gara Rai.