CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 12 aprile 2017
802.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Lavoro pubblico e privato (XI)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

7-01194 Tripiedi, 7-01226 Rizzetto, 7-01229 Airaudo, 7-01235 Martelli e 7-01236 Tinagli: Salvaguardia dei livelli occupazionali nello stabilimento Isolante K-Flex di Roncello (MB).

NUOVA FORMULAZIONE DELLA RISOLUZIONE TRIPIEDI 7-01194 APPROVATA DALLA COMMISSIONE

  La XI Commissione,
   premesso che:
    L'Isolante K-Flex Spa è un'azienda italiana specializzata nella produzione di isolanti elastomerici per isolamento termico ed acustico. I prodotti e le soluzioni per l'isolamento K-Flex trovano applicazione nei settori più diversi: dall'edilizia ai trasporti, dal petrolchimico alle energie rinnovabili. L'azienda è leader di mercato a livello mondiale grazie alla qualità e all'innovazione tecnologica dei suoi prodotti ed è presente con circa 2.000 addetti in 60 Paesi ed 11 impianti produttivi localizzati in Italia a Roncello (MB), USA, Polonia, Russia, Malesia, Dubai, Cina (2 impianti), India, Regno Unito e Francia;
    in data 30 gennaio 2017, sul sito «ilgiorno.it», veniva pubblicata la notizia che dal 24 gennaio 2017, i dipendenti della K-Flex sono in presidio permanente davanti ai cancelli dell'azienda per impedire l'ingresso dei camion e l'uscita di merce e macchinari perché temono che la proprietà voglia portare la produzione nello stabilimento in Polonia. Tale scelta metterebbe a rischio circa 250 posti di lavoro;
    nell'articolo veniva specificato che, nell'ultimo incontro in Assolombarda, il fondatore e presidente del gruppo multinazionale, Amedeo Spinelli, ha assicurato che non esiste la volontà di licenziare e di abbandonare la Brianza, non convincendo però i propri dipendenti che hanno anzi affermato che l'azienda ha dichiarato che entro qualche mese lascerà lo stabilimento, delocalizzando in Polonia;
    tale voce ha trovato conferma direttamente nelle parole dell'amministratore delegato di K-Flex Polonia, Bartlomiej Gröbner. In data 13 gennaio 2017, sul sito « lodzkie.naszemiasto.pl», lo stesso amministratore delegato ha dichiarato che i proprietari italiani di K-Flex hanno deciso di raddoppiare le dimensioni dello stabilimento di Wieleninie, portandolo dagli attuali 7,5 mila a 15 mila metri quadrati. Tali lavori sono iniziati a dicembre 2016, termineranno a metà giugno 2017, e renderanno operativo l'ampliamento dell'azienda a fine settembre-inizio ottobre 2017;
    sempre per voce di Gröbner, tale investimento comporterà l'assunzione di circa 100 nuovi dipendenti, passando dagli attuali 272 a circa 350;
    Gröbner ha poi trattato il tema di quali siano i mercati in cui opera l'azienda polacca, chiarendo che, oltre a Germania, Russia e Scandinavia, parte di quanto prodotto in Polonia viene esportato anche in Italia. Questo perché gli effetti della globalizzazione hanno portato i proprietari della K-Flex a una diminuzione della produzione in Italia e, soprattutto, a preferire la Polonia perché più facile produrre in tale Paese per il minor costo complesso della mano d'opera. Inoltre, ha proseguito Gröbner, i costi di trasporto sono di circa il 20 per cento più bassi rispetto a quelli italiani;
    prima dello scorso Natale, l'azienda ha cercato di smontare due grosse macchine Pag. 199industriali per portarle in Polonia, azione non resa possibile dai lavoratori che lo hanno impedito;
    per Matteo Moretti, della Filctem Cgil, l'atteggiamento dell'azienda è incomprensibile. Secondo il sindacalista che partecipa anche al presidio permanente, l'amministratore delegato Carlo Spinelli, nonostante il blocco della produzione non si è presentato al tavolo tra le parti coinvolte per comunicare ai lavoratori le scelte aziendali;
    lo stesso Moretti ha dichiarato che si proseguirà con lo sciopero e che chiederà alle istituzioni di intervenire per il mantenimento dei circa 250 posti di lavoro, in funzione del fatto che l'azienda fa utili e continua ad espandersi in tutto il mondo;
    i sindacati hanno ricordato che K-Flex, nonostante il bilancio ampiamente in utile, nel 2014 ha licenziato 44 lavoratori;
    dall'inizio del presidio permanente fuori dalla fabbrica di Roncello, si sono svolti diversi incontri tra i lavoratori ed esponenti delle istituzioni presso la provincia di Monza e Brianza, in regione Lombardia, nella sede di Milano di Assolombarda e presso il Ministero dello sviluppo economico;
    in data 11 febbraio 2017, veniva pubblicato sul giornale « Il Cittadino», una notizia riguardante la situazione di crisi della K-Flex dove veniva specificato che l'azienda, negli ultimi anni, ha ricevuto 12 milioni di euro di finanziamenti pubblici, di cui uno a fondo perduto;
    come riportato dal sito di informazione « ilcittadinomb.it» in data 14 febbraio 2017, nell'incontro tenutosi presso la sede di Milano di Assolombarda, la proprietà ha confermato di aver investito all'estero i 12 milioni di incentivi pubblici ottenuti negli ultimi anni;
    in data 8 febbraio 2017, è stata trasmessa da Assolombarda all'agenzia regionale per l'istruzione, la formazione e il lavoro, a Femca-Cisl, Filctem-Cgil, Uiltec Milano Metropolitana, Ugl Chimici, Failc Confail e a L'Isolante K-Flex S.p.a., una lettera con oggetto il licenziamento collettivo per riduzione del personale dell'azienda;
    nella lettera veniva indicato che la scrivente società K-Flex, ai sensi dell'articolo 24, comma 7 e 4, della legge n. 223 del 1991, si vedeva costretta a comunicare la necessità e l'urgenza di procedere ad una riduzione collettiva dei lavoratori della sede di Roncello, con la conseguente risoluzione del rapporto di lavoro per 187 dei 243 dipendenti complessivi;
    le motivazioni dei licenziamenti fornite dall'azienda, riguardavano il fatto che il settore in cui opera ha fatto registrare negli ultimi anni una contrazione dell'attività produttiva causata dall'attestarsi della negativa situazione di mercato. Insieme a questo, il fatto che dei determinati tipi di prodotti dell'azienda non sono più risultati competitivi a causa degli eccessivi costi di trasporto e logistici ed ai lunghi tempi di consegna. Oltre a ciò, la crisi economica iniziata nel 2008 ha ulteriormente aggravato la situazione, portando l'azienda negli anni 2013 e 2014 a ricorrere allo strumento della cassa integrazione ordinaria per i lavoratori e, sempre nel 2014, al conseguente licenziamento collettivo per 44 lavoratori;
    sempre nella lettera, veniva specificato che alla situazione di criticità attuale si sono aggiunte gravi problematiche qualitative, strutturali e di sicurezza riferite al sito di produzione di Roncello, alle quali non si è riuscito a rimediare con un reperimento di un'adeguata sede produttiva alternativa;
    l'azienda non solo ha annunciato il licenziamento per 187 lavoratori, ma ha dichiarato che per gli stessi non vi è la possibilità di ricorrere alla cassa integrazione guadagni ordinaria e straordinaria, in quanto i procedimenti di licenziamento decisi non hanno carattere temporaneo bensì strutturale; che è da escludere il contratto di solidarietà che, mantenendo Pag. 200inalterati i normali livelli di occupazione, non consente l'eliminazione dell'esubero che, come affermato dalla società, ha carattere irreversibile; ha inoltre comunicato che, per gli stessi motivi, da ultimo, non è neanche possibile il ricorso ad altre forme di flessibilità;
    i firmatari del presente atto di indirizzo trovano del tutto ambiguo il comportamento della proprietà dell'azienda che, seppur con bilanci in attivo (K-Flex ha un bilancio dichiarato di 320 milioni di euro e punta ad arrivare a 500 milioni) e nonostante abbia ricevuto finanziamenti ministeriali, ha deciso di spostare i macchinari della sede di Roncello nel proprio sito polacco e procedere con l'assunzione di nuovi lavoratori in Polonia ma, al tempo stesso, di licenziare, con effetto immediato, tutti i lavoratori del sito italiano, senza possibilità alcuna di poter usufruire dei previsti ammortizzatori sociali. Va però sottolineato che risultano essere sempre più i casi di aziende, molte delle quali con bilanci in attivo, che riducono il numero dei propri lavoratori o decidono di chiudere in maniera definitiva i propri stabilimenti in Italia a causa delle scelte delle proprietà di delocalizzare all'estero,

impegna il Governo:

   a proseguire nell'azione di sollecitazione per un serio confronto presso il tavolo tecnico costituito in sede ministeriale con i vertici dell'azienda e le organizzazioni sindacali, finalizzato alla salvaguardia degli attuali livelli occupazionali, anche attraverso il ricorso agli opportuni ammortizzatori sociali;
   nel caso non si riescano ad evitare i licenziamenti dei lavoratori del sito produttivo di Roncello, ad utilizzare gli strumenti previsti dalla normativa vigente per la ricollocazione dei lavoratori;
   ad assumere ogni iniziative di competenza volta a far sì che l'azienda attui una strategia di sviluppo a lungo termine, che ponga al centro delle priorità gli investimenti necessari per l'innovazione e la salvaguardia occupazionale del sito di Roncello;
   ad assumere iniziative al fine di tutelare i livelli occupazionali e favorire, nel rispetto della normativa vigente, il mantenimento delle attività delle aziende sul suolo italiano.
(8-00232) «Tripiedi, Cominardi, Chimienti, Ciprini, Lombardi, Dall'Osso, Pesco, Alberti, Villarosa, Zolezzi, De Rosa, Busto, Carinelli, Caso, Nicola Bianchi, Paolo Nicolò Romano, Cecconi, Liuzzi, Manlio Di Stefano, D'Ambrosio, Sibilia, Di Battista, Luigi Di Maio, Ferraresi, L'Abbate, Grande, Scagliusi, Vacca, Gallinella, Gagnarli, Crippa, D'Uva, Brugnerotto, Businarolo, Da Villa, Della Valle, Vallascas, Simone Valente, Spessotto, Castelli, Di Benedetto, Luigi Gallo, Brescia, Petraroli, Frusone, Rizzo, Corda, Paolo Bernini, Dell'Orco, Massimiliano Bernini, Baroni, Mantero, Silvia Giordano, Lorefice, Grillo, Toninelli, Battelli, Cozzolino, Daga, Sarti, Dieni, Basilio, Parentela, Vignaroli, De Lorenzis, Fico, Marzana, Bonafede, Nesci, Tofalo, Agostinelli, Colletti, Del Grosso, Cariello, Fraccaro, Dadone».

Pag. 201

ALLEGATO 2

7-01194 Tripiedi, 7-01226 Rizzetto, 7-01229 Airaudo, 7-01235 Martelli e 7-01236 Tinagli: Salvaguardia dei livelli occupazionali nello stabilimento Isolante K-Flex di Roncello (MB).

NUOVA FORMULAZIONE DELLA RISOLUZIONE RIZZETTO 7-01226 APPROVATA DALLA COMMISSIONE

  La XI Commissione,
   premesso che:
    L'Isolante K-Flex SpA è un'azienda italiana per la produzione e distribuzione di isolanti termici ed acustici nata nel 1989 a Roncello (MB), e che, attualmente, è presente a livello mondiale con nove impianti produttivi e sedi commerciali in quattordici nazioni;
    nel mese di gennaio 2017 la K-Flex ha annunciato la propria decisione di licenziare i 187 lavoratori dell'impianto produttivo della provincia di Monza per delocalizzare la produzione nello stabilimento sito in Polonia e di mantenere in Italia unicamente attività di natura commerciale e di supporto logistico;
    i dipendenti ai quali è stato comunicato il licenziamento sono in sciopero permanente dal 24 gennaio 2017, ma l'azienda ha già escluso la possibilità di ricollocamento del personale in esubero;
    l'8 marzo 2017 il Ministro dello sviluppo economico, rispondendo a un atto di sindacato ispettivo sulla vicenda, ha ribadito che «K-Flex è una multinazionale che opera in dieci Paesi, con oltre 1.500 addetti, e non è pertanto un'azienda in crisi, come mostrano gli stessi bilanci che evidenziano tra l'altro investimenti in crescita»;
    al fine di cercare una soluzione alla difficile situazione, il Ministero dello sviluppo economico ha attivato un tavolo di confronto con la partecipazione delle istituzioni del territorio e delle organizzazioni sindacali, ma il 15 marzo 2017 l'azienda ha disertato l'incontro per la seconda volta, affermando in una nota di non avere «novità da comunicare riguardo alla propria decisione di cessare l'attività produttiva del sito di Roncello già espressa e confermata nel corso dell'incontro del 3 marzo scorso» e annunciando l'intenzione di non partecipare all'incontro;
    la questione della delocalizzazione dell'impianto di Roncello è aggravata dal fatto che l'azienda ha percepito, negli anni, oltre dodici milioni di fondi pubblici da investire in ricerca e sviluppo, e che avrebbe sottoscritto un impegno secondo il quale, nel 2017, nessun posto di lavoro sarebbe stato a rischio;
    stando a quanto riferito in Aula della Camera dal Ministro dello sviluppo economico «Per quanto riguarda gli investimenti nel campo della ricerca e sviluppo, la società ha beneficiato di 7,7 milioni di agevolazioni; 5,1 milioni di euro su un progetto selezionato attraverso una procedura negoziale a sportello, finanziata con fondi della Cassa depositi e prestiti; 1,35 milioni di euro sul bando REACH ultimato; 1,2 milioni sul bando Horizon 2020 per un finanziamento agevolato non ancora erogato»;
    di questi fondi, tuttavia, solamente 1,2 milioni a valere sul bando Horizon potranno essere revocati qualora venisse delocalizzato «in quanto l'attività di ricerca deve necessariamente essere svolta Pag. 202in Italia», mentre «per i precedenti due strumenti agevolativi, sulla base dei regolamenti comunitari, non è previsto il mantenimento dell'attività produttiva in Italia a seguito della conclusione degli investimenti» e quindi non si può chiederne la restituzione all'azienda;
    la K-Flex ha, inoltre, beneficiato di oltre venti milioni di euro di contributi erogati dalla Società italiana per le imprese all'estero, come confermato anche dal Ministro nel corso del suo suddetto intervento in Aula: «Tra il 2007 e il 2012 Simest ha supportato il processo di crescita internazionale di K-Flex attraverso la partecipazione a cinque operazioni di aumento di capitale, per 17,2 milioni, e attraverso un fondo di venture capital per 5 milioni destinati a Paesi strategici quali gli Emirati Arabi Uniti, la Cina, l'India e la Malesia»;
    il Ministro ha chiaramente affermato che «Il quadro di valutazione che emerge alla luce di queste considerazioni rende del tutto incomprensibile e non giustificata la decisione di cessare l'attività produttiva nello stabilimento italiano, quando, come risulta dagli accordi sottoscritti, vi erano impegni a non licenziare e ad avviare una riorganizzazione che avrebbe reso ancora più competitivo il sito»;
    di fatto, però, non solo l'azienda K-Flex ha sfruttato gli incentivi economici offerti dallo Stato, seguendo logiche dettate unicamente dalla massimizzazione del profitto, senza rispettare gli impegni e senza tutelare i propri dipendenti, ma allo stato si rifiuta anche di sostenere qualunque trattativa con le istituzioni e le organizzazioni sindacali per il ricollocamento degli oltre centottanta esuberi,

impegna il Governo:

   a proseguire nell'azione di sollecitazione per un serio confronto presso il tavolo tecnico costituito in sede ministeriale con i vertici dell'azienda e le organizzazioni sindacali, finalizzato alla salvaguardia degli attuali livelli occupazionali, anche attraverso il ricorso agli opportuni ammortizzatori sociali;
   a verificare le modalità e le finalità con le quali sono stati spesi i contributi pubblici erogati alla K-Flex, accertandone la congruità rispetto all'impiego previsto dalle norme vigenti;
   ad assumere iniziative al fine di tutelare i livelli occupazionali e favorire, nel rispetto della normativa vigente, il mantenimento delle attività delle aziende sul suolo italiano.
(8-00233) «Rizzetto».

Pag. 203

ALLEGATO 3

7-01194 Tripiedi, 7-01226 Rizzetto, 7-01229 Airaudo, 7-01235 Martelli e 7-01236 Tinagli: Salvaguardia dei livelli occupazionali nello stabilimento Isolante K-Flex di Roncello (MB).

NUOVA FORMULAZIONE DELLA RISOLUZIONE AIRAUDO 7-01229 APPROVATA DALLA COMMISSIONE

  La XI Commissione,
   premesso che:
    K-Flex è un'azienda italiana, leader nel mondo e specializzata nella produzione di isolanti elastomerici per isolamento termico ed acustico; conta 11 impianti produttivi ed oltre 2.000 dipendenti in 60 Paesi;
    a fine gennaio 2017, la dirigenza della K-Flex ha annunciato la delocalizzazione della produzione dello stabilimento nel comune di Roncello (Monza e Brianza) della K-Flex, per trasferire macchinari e produzione in Polonia;
    i dipendenti dello stabilimento di Roncello (Monza della Brianza) sono in presidio permanente dal 24 gennaio 2017 davanti la sede dell'azienda, per protestare contro la volontà della società di chiudere lo stabilimento italiano e trasferirlo in Polonia e impedire il trasferimento di merci e macchinari in Polonia;
    in data 8 febbraio 2017 si è tenuto, presso il Ministero del sviluppo economico, un incontro sulla vertenza K-Flex, presieduto dal viceministro Teresa Bellanova, con la presenza delle organizzazioni sindacali e i rappresentanti della regione Lombardia. A questo incontro non ha partecipato alcun dirigente dell'azienda;
    nonostante i richiami al senso di responsabilità, nell'incontro del 14 febbraio 2017, tenutosi presso la sede di Assolombarda, l'azienda attraverso il responsabile del personale, nonché membro della famiglia proprietaria, Marta Spinelli, ha confermato i 187 licenziamenti annunciati e la volontà di trasferire la sede produttiva italiana, che impiega attualmente 250 lavoratori, nella sede polacca, della società, dove si starebbe procedendo all'ampliamento dello stabilimento;
    la K-Flex non è una azienda in crisi e le ragioni del trasferimento sarebbero dettate da ragioni di mera convenienza economica e, nonostante abbia un bilancio in attivo già nel corso del 2014, ha proceduto a licenziare 46 lavoratori;
    Isolante K-Flex avrebbe inoltre beneficiato, nel corso degli ultimi anni, a quanto riferiscono le organizzazioni sindacali, di 12 milioni di euro di finanziamenti pubblici, finanziamenti sui quali la stessa viceministra Bellanova ha annunciato una istruttoria;
    dal 2007 al 2012 la società Simest, del gruppo Cassa depositi e prestiti ha sostenuto il processo di crescita internazionale di K-Flex attraverso la partecipazione a 5 operazioni di aumento di capitale per 17,2 milioni di euro e attraverso un fondo di venture capital per 5 milioni di euro;
    la K-Flex rappresenta una produzione di eccellenza e la decisione della delocalizzazione non rappresenterebbe solo la perdita gravissima di posti di lavoro e di professionalità elevate, ma priverebbe quel territorio proprio di una eccellenza che, in passato, oltretutto, ha beneficiato di finanziamenti pubblici anche Pag. 204finalizzati a mantenere tale Produzione di eccellenza in quel territorio; in tale contesto, la vertenza che riguarda la K-Flex non può e non deve risolversi in interventi relativi ad ammortizzatori sociali;
    la dirigenza della K-Flex ha già avuto modo di dichiarare che a suo dire non vi è comunque la possibilità di ricorrere alla cassa integrazione guadagni ordinaria e straordinaria, in quanto si tratta di licenziamenti non temporanei ma a carattere strutturale e sono da escludere l'attivazione di contratti di solidarietà;
    è opportuno che il Governo assuma iniziative di competenza per evitare che Isolante K-Flex delocalizzi l'impianto produttivo di Roncello al fine di garantire i livelli occupazionali attualmente presenti nel sito e, in tale contesto, tenuto conto dei 12 milioni di euro di contributi pubblici ricevuti dalla Isolante K-Flex e che assuma iniziative, anche di carattere normativo, affinché le aziende che ricevono finanziamenti pubblici siano tenute a perseguire l'obiettivo di mantenere la loro attività sul suolo italiano, evitando di delocalizzare gli stabilimenti all'estero;
    appare ormai ineludibile affrontare la questione delle delocalizzazioni da parte di aziende che non solo non versano in situazioni di crisi ed hanno bilanci in attivo, ma che hanno ricevuto consistenti contributi pubblici proprio per mantenere i livelli occupazionali e le produzioni di eccellenza nel nostro Paese, ed è ulteriormente grave che contributi pubblici possano essere utilizzati proprio per procedere a delocalizzare le produzioni;
    non è più prorogabile la situazione sopra evidenziata ed occorre procedere anche con modifiche legislative al fine di ottenere il rimborso dei contributi pubblici erogati ad aziende che nonostante questi, o come accaduto per la K-Flex, procedano con licenziamenti e delocalizzazioni,

impegna il Governo:

   ad assumere le opportune iniziative di competenza nell'ambito del tavolo tecnico costituito in sede ministeriale, finalizzato alla salvaguardia degli attuali livelli occupazionali nel sito di Roncello;
   ad assumere iniziative al fine di tutelare i livelli occupazionali e favorire, nel rispetto della normativa vigente, il mantenimento delle attività delle aziende sul suolo italiano.
(8-00234) «Airaudo, Placido, Daniele Farina».

Pag. 205

ALLEGATO 4

7-01194 Tripiedi, 7-01226 Rizzetto, 7-01229 Airaudo, 7-01235 Martelli e 7-01236 Tinagli: Salvaguardia dei livelli occupazionali nello stabilimento Isolante K-Flex di Roncello (MB)

NUOVA FORMULAZIONE DELLA RISOLUZIONE MARTELLI 7-01235 APPROVATA DALLA COMMISSIONE

  La XI Commissione,
   premesso che:
    Isolante K-Flex è un'azienda italiana specializzata nella produzione di isolanti elastomerici per isolamento termico ed acustico; conta 11 impianti produttivi ed oltre 2.000 addetti in 60 Paesi;
    i dipendenti dello stabilimento di Roncello (Monza della Brianza) sono in presidio permanente dal 24 gennaio 2017 davanti la sede dell'azienda, per protestare contro la volontà della società di chiudere lo stabilimento italiano e trasferirlo in Polonia;
    in data 8 febbraio 2017 si è tenuto presso il Ministero del sviluppo economico un incontro sulla vertenza K-Flex, presieduto dal vice Ministro Teresa Bellanova, con la presenza delle organizzazioni sindacali e dei rappresentanti della regione Lombardia. Tuttavia, l'incontro è stato disertato dall'azienda;
    nonostante i richiami al senso di responsabilità, nell'incontro del 14 febbraio 2017 tenutosi presso la sede di Assolombarda, l'azienda, attraverso il responsabile del personale, nonché membro della famiglia proprietaria, Marta Spinelli, ha confermato i 187 licenziamenti annunciati e la volontà di trasferire la sede produttiva italiana, che impiega attualmente 250 lavoratori, nella sede polacca della società, dove si starebbe procedendo all'ampliamento dello stabilimento;
    l'azienda non è in crisi e le ragioni del trasferimento sarebbero dettate da ragioni di mera convenienza economica;
    Isolante K-Flex avrebbe inoltre beneficiato nel corso degli ultimi anni, a quanto riferiscono le organizzazioni sindacali, di 12 milioni di euro di finanziamenti pubblici, finanziamenti sui quali la stessa vice Ministra Teresa Bellanova ha annunciato un'istruttoria;
    in data martedì 7 marzo 2017 il gruppo parlamentare Articolo 1-Movimento Democratici e Progressisti ha presentato in riferimento a tale situazione l'interrogazione a risposta immediata in Assemblea n. 3-02852 per chiedere al Governo quali ulteriori iniziative di competenza intendesse assumere per evitare che Isolante K-Flex delocalizzi l'impianto produttivo di Roncello, garantendo al contempo i livelli occupazionali attualmente impiegati. Inoltre, tenuto conto dei citati 12 milioni di euro di contributi pubblici ricevuti dalla Isolante K-Flex, il gruppo parlamentare Articolo 1-Movimento Democratici e Progressisti ha chiesto all'Esecutivo quali iniziative, anche di carattere normativo, intenda promuovere affinché le aziende che ricevono finanziamenti pubblici siano tenute a perseguire l'obiettivo di mantenere la loro attività sul suolo italiano, evitando di delocalizzare gli stabilimenti all'estero. In tale circostanza, il Ministro dello sviluppo economico, Carlo Calenda, ha sottolineato il fatto di aver prontamente attivato un tavolo di confronto, con la partecipazione delle istituzioni Pag. 206del territorio e delle organizzazioni sindacali, a fine di cercare una soluzione alla difficile situazione creata dall'annuncio di voler licenziare gli oltre 180 addetti alla produzione, mantenendo, in Italia, solo le attività commerciali di ricerca, nelle quali operano poco più di 50 persone, evidenziando come K-flex sia una multinazionale che opera in 10 Paesi, con oltre 1.500 addetti, e non è pertanto un'azienda in crisi come mostrano gli stessi bilanci che evidenziano tra l'altro investimenti in crescita;
    tra il 2007 e il 2012 Simest ha supportato il processo di crescita internazionale di K-Flex attraverso la partecipazione a cinque operazioni di aumento di capitale, per 17,2 milioni, e attraverso un fondo di venture capital per 5 milioni destinati a Paesi strategici quali gli Emirati Arabi Uniti, la Cina, l'India e la Malesia. Tali partecipazioni sono in parte rientrate a giugno 2015, per un totale di 5 milioni di euro; 9,2 milioni di euro rientreranno entro giugno di quest'anno e 8 milioni di euro tra giugno 2020 e giugno 2021;
    come ben sottolineato anche dal rappresentante del Governo, il quadro di valutazione che emerge, alla luce di quanto precede, rende del tutto incomprensibile e non giustificata la decisione di K-Flex di cessare l'attività produttiva nello stabilimento italiano, quando, come risulta dagli accordi sottoscritti, vi erano impegni a non licenziare e ad avviare una riorganizzazione che avrebbe reso ancora più competitivo il sito;
    occorre poi tenere conto del fatto che come emerge da alcune riviste economiche specializzate e dalla stampa nazionale, le riflessioni sulla perdita di competitività delle imprese italiane sui mercati internazionali sono da lungo tempo all'ordine del giorno; le imprese italiane spesso spostano la produzione in altri Paesi: le aziende che operano nei settori ad alta intensità di lavoro non specializzato cercano principalmente situazioni in cui il costo del lavoro sia minore. Quando si parla del costo del lavoro, non bisogna concentrarsi solo sul salario, perché ad esempio non sempre un salario molto basso coincide con un costo del lavoro molto basso. Infatti, nell'ultimo decennio oltre ventisettemila aziende italiane hanno delocalizzato la produzione all'estero, creando oltre 1,5 milioni di posti di lavoro esteri e lasciando allo Stato una fattura, da 15 miliardi di euro per gli ammortizzatori sociali. A ben vedere, soltanto il 10 per cento di queste aziende sono andate oltre i confini europei (soprattutto in Asia), mentre la restante parte sono rimaste in Europa, in Austria, Svizzera, Germania, ma anche in Polonia e nei Paesi balcanici i quali, nell'ultimo decennio, stanno dimostrando una forte potenzialità di crescita e appaiono sufficientemente stabili sotto l'aspetto istituzionale,

impegna il Governo

a valutare nell'ambito del tavolo tecnico costituito in sede ministeriale con i vertici dell'azienda e le organizzazioni sindacali, le opportune iniziative volte alla ristrutturazione dello stabilimento di cui in premessa e alla salvaguardia degli attuali livelli occupazionali.
(8-00235) «Martelli, Ricciatti, Giorgio Piccolo, Zappulla».

Pag. 207

ALLEGATO 5

Schema di decreto legislativo recante disposizioni per l'incremento dei requisiti e la ridefinizione dei criteri per l'accesso ai trattamenti di vecchiaia anticipata dei giornalisti e per il riconoscimento degli stati di crisi delle imprese editrici. (Atto del Governo n. 406).

PARERE APPROVATO

  La XI Commissione,
   esaminato lo schema di decreto legislativo recante disposizioni per l'incremento dei requisiti e la ridefinizione dei criteri per l'accesso ai trattamenti di vecchiaia anticipata dei giornalisti e per il riconoscimento degli stati di crisi delle imprese editrici (Atto n. 406);
   considerato che il provvedimento è adottato in attuazione dell'articolo 2, commi 4 e 5, lettera a), della legge 26 ottobre 2016, n. 198, con cui il Governo è stato delegato, tra l'altro, a disporre l'incremento dei requisiti e la ridefinizione dei criteri per il ricorso ai trattamenti di pensione di vecchiaia anticipata dei giornalisti, nella direzione di un allineamento dei requisiti di anzianità anagrafica e contributiva per l'accesso ai prepensionamenti con la disciplina generale del sistema pensionistico, nonché a rivedere la procedura per il riconoscimento degli stati di crisi delle imprese editrici ai fini dell'accesso agli ammortizzatori sociali e ai prepensionamenti;
   rilevato che l'articolo 1, introducendo l'articolo 25-bis nel decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 148, prevede una tendenziale estensione al settore dell'editoria della disciplina generale della cassa integrazione guadagni straordinaria, individuando, quali destinatari del trattamento, i giornalisti professionisti, i pubblicisti, i praticanti dipendenti da imprese editrici di giornali quotidiani, di periodici e di agenzie di stampe a diffusione nazionale, nonché i dipendenti delle imprese editrici o stampatrici di giornali quotidiani e delle agenzie di stampa, compresi i lavoratori assunti con contratto di apprendistato professionalizzante;
   osservato, in particolare, che il medesimo articolo 1 identifica le causali per il riconoscimento del diritto al trattamento di integrazione salariale nella riorganizzazione aziendale in presenza di crisi, di durata non superiore a 24 mesi, anche continuativi, nella crisi aziendale, ivi compresi i casi di cessazione dell'attività produttiva dell'azienda o del ramo di essa anche in costanza di fallimento, di durata non superiore a 24 mesi, anche non continuativi, nonché nel contratto di solidarietà;
   considerato che il provvedimento introduce, in linea con la disciplina di carattere generale, un limite di durata massima del trattamento straordinario di integrazione salariale, pari a 24 mesi, anche continuativi, in un quinquennio mobile, mentre la disciplina vigente non prevede limiti temporali alla concessione dei trattamenti di integrazione salariale;
   osservato che il comma 7 del nuovo articolo 25-bis del decreto legislativo n. 148 del 2015 introduce nuove forme di finanziamento dei trattamenti, ponendo in capo ai dipendenti delle imprese editrici o stampatrici dei quotidiani e delle agenzie di stampa il versamento dei contributi ordinario e addizionale di cui, rispettivamente, agli articoli 23 e 5 del medesimo decreto n. 148, mentre ai giornalisti viene richiesto il versamento del solo contributo addizionale di cui all'articolo 5;Pag. 208
   rilevato che il comma 10 del nuovo articolo 25-bis del decreto legislativo n. 148 del 2015 rimette a un decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, la definizione dei criteri per il riconoscimento delle causali della riorganizzazione aziendale e della crisi aziendale, con particolare riferimento all'andamento negativo o involutivo dei dati di bilancio nel biennio antecedente alla domanda di integrazione, delle modalità di applicazione della nuova disciplina e della durata minima del periodo di sospensione o di riduzione dell'orario di lavoro ai fini dell'opzione per l'anticipata liquidazione della pensione di vecchiaia, introducendo misure che, secondo quanto rappresentato nella relazione tecnica allegata allo schema, determineranno una tendenziale riduzione delle fattispecie in cui si potrà richiedere l'integrazione salariale straordinaria;
   osservato che l'articolo 2 introduce disposizioni in materia di esodo e prepensionamento, prevedendo, in particolare, per i giornalisti professionisti iscritti all'INPGI, dipendenti da imprese editrici di giornali quotidiani, di giornali periodici e di agenzie di stampa a diffusione nazionale, l'elevazione dei requisiti per l'accesso al pensionamento anticipato, aumentando il limite minimo contributivo da 18 a 25 anni, adeguato, in base agli incrementi della speranza di vita, secondo il meccanismo previsto in via generale per l'aggiornamento dei requisiti pensionistici, e sostituendo il requisito anagrafico di 58 anni con la condizione di un'età che preceda al massimo di cinque anni la maturazione del requisito anagrafico per la pensione di vecchiaia nel regime previdenziale dell'INPGI relativo ai giornalisti professionisti dipendenti;
   considerato che la relazione tecnica evidenza che i nuovi parametri contenuti nella disposizione determineranno un minore accesso ai prepensionamenti, in linea con quanto richiesto dai criteri direttivi della delega di cui alla legge n. 198 del 2016;
   ritenuto che, nel suo complesso, il provvedimento individua soluzioni equilibrate, volte a contemperare l'esigenza di assicurare un'adeguata tutela ai lavoratori del settore editoriale, che ha sofferto negli ultimi anni le conseguenze sul piano finanziario e occupazionale della congiuntura economica avversa, con quella di omogeneizzare la disciplina applicata nel settore con quella di carattere generale;
   osservato che, al di là delle disposizioni contenute nel presente provvedimento, si pone l'esigenza di verificare, su un piano generale, l'andamento delle gestioni previdenziali di pertinenza dell'INPGI, anche al fine di valutare se le riforme recentemente adottate siano in grado di garantire l'equilibrio e la sostenibilità finanziaria di tali gestioni nel medio-lungo periodo,
  esprime

PARERE FAVOREVOLE

  con le seguenti osservazioni:
   anche al fine di evitare incertezze interpretative, valuti il Governo l'opportunità di chiarire in modo espresso che la disciplina in materia di trattamento straordinario di integrazione salariale di cui all'articolo 25-bis del decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 148, introdotto dall'articolo 1 dello schema, si applica anche ai dipendenti di imprese editrici o stampatrici di giornali periodici, nei termini previsti per i dipendenti di imprese editrici o stampatrici di giornali quotidiani;
   valuti il Governo l'opportunità di prevedere l'applicazione dei nuovi requisiti previsti dall'articolo 2 per l'accesso al pensionamento secondo un criterio di progressività, con particolare riferimento agli accordi sindacali già conclusi;
   valuti il Governo l'opportunità di modificare l'articolo 3, comma 1, al fine di precisare, nell'ambito dell'articolo 20, comma 6, del decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 148, che resta fermo anche quanto previsto dall'articolo 37 della legge 5 agosto 1981, n. 416, e successive modificazioni.