CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 11 aprile 2017
801.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Cultura, scienza e istruzione (VII)
ALLEGATO

ALLEGATO

Sulla missione svolta a Firenze dal 30 al 31 marzo 2017.

COMUNICAZIONI DELLA PRESIDENTE

  Nei giorni 30 e 31 marzo 2017, si è svolta una missione di una delegazione della Commissione cultura a Firenze, per prendere parte ai lavori del G7 della cultura, promosso e organizzato dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo. La delegazione era guidata dalla Presidente Flavia Piccoli Nardelli e composta dalle deputate Marisa Nicchi (MDP) e Chiara Di Benedetto (M5S). Hanno partecipato ai lavori del G7 anche le sottosegretarie Ilaria Carla Anna Borletti dell'Acqua e Dorina Bianchi.
  Nel pomeriggio del 30 marzo, è stata sottoscritta la Dichiarazione di Firenze, da parte dei Ministri della Cultura – o esponenti del Governo delegati – di Canada, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito, Stati Uniti e Italia (vedi allegato).
  L'occasione è stata poi celebrata con un concerto del Maestro Riccardo Muti presso il Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio.
  Nella mattinata successiva, nella medesima cornice, si è tenuta una tavola rotonda con esponenti di punta delle politiche culturali dei 7 Paesi partecipanti, moderata dal giornalista RAI Duilio Gianmaria.
  Il sindaco di Firenze e già deputato, Dario Nardella, ha porto i saluti introduttivi, rammentando il valore universale delle bellezze artistiche della città ospitante e sottolineando la lungimiranza delle classi dirigenti fiorentine del tardo Medioevo e del Rinascimento, le quali hanno saputo attrarre in loco i talenti giganteschi di Raffaello, Leonardo, Michelangelo e decine di altri geni dell'architettura e delle arti figurative. È per questo che Giorgio La Pira poté dire, negli anni successivi alla Seconda guerra mondiale, che «gli Stati passano, le città restano».
  Ha quindi preso la parola il sindaco di Matelica (MC), Alessandro Delpriori, il quale – anche a nome di molti altri sindaci delle zone colpite dai terremoti dell'agosto e dell'ottobre 2016 – ha sottolineato come le opere d'arte non abbiano altra difesa che la loro fama. Egli ha poi evidenziato il nesso tra l'attenzione alla ricostruzione e il riavvio delle attività economiche e produttive con il ripristino dei beni culturali, della loro fruibilità e vivibilità da parte dei cittadini, che costituisce l'essenza dell'identità di quei territori.
  L'ultimo saluto introduttivo è stato di Alberto Quadrio Curzio, presidente dell'Accademia dei Lincei, che – ricordando la figura di Galileo Galilei – ha messo in luce il ruolo decisivo della scienza, di cui l'Accademia è custode, nel contesto di ogni ragionamento sul patrimonio culturale.
  La tavola rotonda si è aperta con l'intervento di Paolo Baratta, già ministro nel Governo Dini e attualmente presidente della Biennale di Venezia. Egli ha affermato che la cultura ha il compito ineludibile di contrastare l'abbrutimento e il conformismo. Essa quindi ha una componente conflittuale tanto inevitabile, quanto salutare. Prendendo atto di questa natura della tensione culturale, la Biennale si pone quale organizzatrice di spazi aperti che rimettono la definizione delle opere esposte agli artisti e agli architetti dei singoli paesi aderenti senza imporre contenuti e temi, frutto di preconcette selezioni a monte. Paolo Baratta ha concluso Pag. 35mettendo in guardia sul carattere assolutamente polisenso del vocabolo «cultura», entro cui sono comprese anche molta politica e molta economia.
  Alternando parti del suo discorso in francese e in inglese, Simon Brault, amministratore delegato della Canadian Council of arts, ha ribadito l'importanza della protezione del patrimonio culturale nelle zone di guerra e della cultura come strumento di superamento delle diseguaglianze e mezzo di umanizzazione dello sviluppo tecnologico. Parafrasando Cesare Pavese (che aveva sostenuto che «l'arte è la prova che la vita non basta»), ha osservato che essa è anche la prova che la digitalizzazione non basta. Tutela e valorizzazione della cultura richiedono necessariamente l'intervento pubblico.
  Ciaran Devane, direttore del British Council, ha messo in evidenza l'importanza del dialogo culturale come modo per stabilire rapporti di fiducia attraverso l'amicizia nella conoscenza. Citata la sua esperienza personale nei fatti dell'Irlanda, espone che in Siria oggi operano dei gruppi umanitari che lavorano con la musica. Osservato incidentalmente che l'esito del referendum sulla Brexit non vuol dire che il Regno Unito lascerà l'Europa come continente territoriale e politico e sottolinea che negli accordi commerciali internazionali il Regno Unito sarà sempre a favore dell'eccezione culturale. Il British Council ha come propria missione anche quella di superare le differenze territoriali nell'accesso alla cultura.
  Yuko Hasegawa, direttrice del Museo di arte contemporanea di Tokyo, ha posto enfasi sul rapporto tra cultura ed ecologia. Tale rapporto si misura soprattutto sul terreno dei rapporti tra generazioni. L'arte e l'immagine sono mezzi di connessione tra le persone e per diffondere la sensibilità per la tutela della natura.
  Shermin Langhoff, direttrice teatro Gorki di Berlino, nel condividere tutto ciò che ha ascoltato e avvalendosi della proiezione del trailer di uno spettacolo teatrale che è in procinto di essere rappresentato nel teatro Gorki sulla guerra nella ex Jugoslavia, ha sottolineato l'importanza della cultura come mezzo di ricerca di un patrimonio comune all'umanità. Lo spettacolo si chiama «Common ground» e narra di 5 persone fuggite dalla guerra in tenerissima età e che si ritrovano per confrontare la loro esperienza rispettivamente di bosniaci, serbi e croati. Lo spettacolo verrà portato in vari paesi del mondo e riadattato secondo le esigenze e le sensibilità culturali delle diverse platee. Rammentato che in Germania sono attivi 500 teatri e che vi sussiste una forte cultura critica, si è rifatta alla citazione di Theodor Adorno, il quale sostenne che dopo Auschwitz non si poteva fare più poesia. Ella ha sostenuto però che senza poesia non si può fare critica. Nel Gorki il conflitto e la sfida culturale sono favoriti. Si è dichiarata scettica, però, che la cultura da sola possa supplire a corrette politiche estera e ambientale.
  Serge Lasvignes, direttore del Centre Pompidou di Parigi, ha espresso l'opinione che il presidente francese sarebbe contento della giornata odierna, in cui si parla schiettamente di politiche culturali. Il Centre Pompidou conta oggi una media annuale di 3 milioni e 300 mila visitatori. Si tratta di un risultato straordinario se si considera che inizialmente il Centre Pompidou non incontrò il favore della critica e della cittadinanza e che fu la volontà politica a doversi imporre per fare le scelte che poi si sono rivelate giuste e lungimiranti. Notato che le guerre generalmente scaturiscono da differenze culturali, ha rilevato che su Internet le informazioni culturali viaggiano senza un criterio e senza guida ragionata, dando così luogo al pericolo della post verità. Lasciare la cultura esposta solo ai meccanismi di mercato crea il rischio dell'omologazione e della standardizzazione. Il mercato, viceversa, deve essere governato dall'intervento pubblico. Il dialogo culturale poi deve interessare sia le élites sia i popoli. Il progetto Louvre ad Abu Dhabi è un tentativo di incontro civiltà. Bisogna poi analizzare le gerarchie che si stabiliscono nei valori culturali nelle diverse realtà nazionali. Nessuno sapeva per esempio che in Egitto esistesse una produzione Pag. 36artistica di surrealismo. La cultura deve poi prefiggersi scopi divulgativi e non si può scartare l'ipotesi, per esempio, di fare educazione artistica nei supermercati, anche per avvicinare i più piccoli all'arte contemporanea. La fruizione diretta è necessaria ma il digitale aiuta a far una semina più duratura.
  Il delegato culturale del Presidente Trump, Bruce Wharton, ha ricordato l'alluvione del 1966 e gli angeli del fango, che prestarono la loro opera venendo da tutti i paesi del mondo. Similmente, durante il tragico passaggio dell'uragano Katrina su New Orleans nel 2005 accorsero artigiani italiani per aiutare nella ricostruzione e nella ricomposizione del paesaggio urbano e artistico della città. Gli Stati Uniti ben conoscono il valore della diversità culturale: tanto ciò è vero che nella musica americana ci sono tratti di Africa, di Sud America e di Europa. La cultura è un mezzo di comprensione reciproca e la diversità culturale è un patrimonio acquisito negli Stati Uniti nella televisione, nel cinema e su Internet. Arte e cultura sono strumenti di pace: ha citato, al riguardo, la sua esperienza nello Zimbabwe, paese nel quale fondi statunitensi hanno concorso alla protezione dei beni culturali. La cultura crea legami duraturi che quelli solo commerciali non sono in grado di produrre. Purtroppo la cultura è usata anche per dividere e per distruggere: prova ne sia la strategia dell'ISIS. Gli Stati Uniti hanno aderito con entusiasmo a questo G7.
  Durante il secondo giro di interventi, Paolo Baratta ha sottolineato la dimensione collettiva della cultura, laddove la mera erudizione e la ricchezza di informazione prescindono dall'impegno civico. Bruce Wharton ha concordato che il nemico da battere nell'età contemporanea è la combinazione di paura e ignoranza e che la cultura è l'antidoto. È d'accordo che i bambini debbano essere esposti all'arte contemporanea. Simon Brault ha sostenuto che la cultura deve però indicare un destino oltre le singole identità: gli uomini sono dei passanti sulla terra e solo l'intransigente difesa della libertà di espressione garantisce la sopravvivenza del genere. Dopo che Ciaran Devane ha sottolineato il ruolo di concetto di cultura nel cogliere le complessità, Shermin Langhoff ha condiviso l'importanza dell'educazione precoce sul piano culturale e artistica. C’è, del resto, un problema di come veicolare i valori tra generazioni. Yuko Hasegawa ha ritenuto che la cultura non possa essere ridotta ad una statistica ma sia un fatto mutevole e vivo, che ripropone nuovi metodi. Serge Lasvignes ha ribadito l'importanza della storia e dell'esperienza del Centre Pompidou che fu costruito a seguito di un concorso di idee vinto dal progetto dell'architetto meno conosciuto e più discontinuo rispetto agli schemi vigenti. Il presidente Pompidou soleva dire che «conservare è facile creare è difficile». La politica può dare un quadro giuridico internazionale certo per la promozione della cultura.
  Gli ultimi due interventi sono stati di Bruce Wharton, che ha sostenuto che la produzione culturale deve ad ogni modo essere economicamente sostenibile e che non può prescindere da una seria protezione del diritto d'autore; e di Shermin Langhoff, che ha ribadito la natura indispensabile del sostegno della spesa pubblica.
  Ha concluso i lavori della mattinata il Ministro Dario Franceschini, il quale ha affermato che l'occasione del G7 ha una sua intrinseca importanza, anche svincolata dalle proposte operative che pure sono contenute nella dichiarazione sottoscritta ieri. Quest'ultima è evento di rilievo sostanziale perché reca impegni concreti che i diversi Stati si sono assunti per la tutela e la protezione del beni culturali rispetto alla violenza e alle calamità naturali. I Caschi blu della cultura sono immaginati per due tipologie di scenario, l'uno essendo quello della guerra in corso, nel quale l'aspetto militare della presenza protettiva è prevalente; l'altro essendo invece quello di tensioni sociali e religiose che seguono a operazioni belliche ormai sedate, nel quale alla presenza militare si affianca quella di esperienze e professionalità più prettamente storico-artistiche e archeologiche. Richiamandosi a quanto ha Pag. 37ascoltato, si associa all'idea che la cultura sia un mezzo indispensabile per il dialogo e un antidoto alla paura e cita l'episodio significativo del restauro da parte dell'Istituto Centrale Italiano di due reperti che erano stati portati in Italia lesi e che poi sono stati restaurati con una tecnica avanzatissima e reversibile, tale per cui se nel sito di Palmira i pezzi mancanti fossero ritrovati, la parte restaurata potrà essere rimossa permettendo la ricomposizione dei pezzi originali. Il Ministro ha concluso affermando che la leadership di un paese nel mondo non si giudica solo con la forza economica e militare, ma anche e soprattutto con quella culturale.

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DICHIARAZIONE DEI MINISTRI DELLA CULTURA DEL G7 IN OCCASIONE DELLA RIUNIONE «LA CULTURA COME STRUMENTO DI DIALOGO TRA I POPOLI».

  Noi, i Ministri della Cultura e le autorità in materia di cultura partecipanti al G7, in occasione del nostro primo incontro, tenutosi a Firenze il 30 e il 31 marzo 2017, riconoscendo sia il ruolo distintivo della cultura come strumento di dialogo tra i popoli, sia l'importanza di un'azione comune e coordinata per rafforzare la tutela del patrimonio culturale, dichiariamo quanto segue:
  Consapevoli dell'importanza di una azione internazionale concertata nel settore della tutela del patrimonio culturale e, in questo contesto, elogiando la recente approvazione da parte del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite della Risoluzione 2347 (2017);
  Prendiamo atto della Dichiarazione di Milano adottata il 31 luglio 2015, in occasione della riunione dei Ministri della Cultura dei Paesi partecipanti alla Expo 2015, e della Dichiarazione di Abu Dhabi, resa durante la Conferenza per la tutela del patrimonio culturale a rischio, il 2-3 dicembre 2016;
  Ribadiamo la nostra convinzione che il patrimonio culturale, in tutte le sue forme, materiale e immateriale, mobile e immobile, quale nesso straordinario tra il passato, il presente e il futuro dell'umanità:
   a) contribuisce a preservare l'identità e la memoria dei popoli e favorisce il dialogo e lo scambio interculturale tra tutte le Nazioni, alimentando la tolleranza, la mutua comprensione, il riconoscimento e il rispetto delle diversità;
   b) è uno strumento importante per la crescita e lo sviluppo sostenibile della società, anche in termini di prosperità economica;
   c) è al contempo motore e oggetto delle più avanzate tecnologie, nonché uno dei principali ambiti in cui misurare le potenzialità e le opportunità offerte dall'era digitale.

  Esprimiamo profonda preoccupazione per i sempre maggiori rischi – derivanti non solo da attacchi terroristici, conflitti armati e calamità naturali, ma anche da razzie, saccheggi e altri crimini perpetrati su scala globale – per il patrimonio culturale e le istituzioni e i beni che ne sono espressione, quali musei, monumenti, siti archeologici, archivi e biblioteche.
  Esprimiamo altresì la nostra profonda preoccupazione per la distruzione di siti culturali, perché tali azioni cancellano un patrimonio insostituibile, sopprimono l'identità delle comunità e rimuovono ogni traccia di diversità del passato e di pluralismo religioso.
  Affermiamo la necessità di promuovere una efficace attuazione degli strumenti di diritto internazionale esistenti per la tutela del patrimonio culturale mondiale.
  Rivolgiamo un ulteriore appello agli Stati affinché agiscano sia per incrementare la propria azione di tutela e conservazione del patrimonio culturale, ivi incluso il patrimonio delle minoranze religiose ed etniche, sia per individuare e condividere le migliori pratiche atte a contrastare ogni forma di attività illecita in questo ambito, comprese le pratiche relative alla tutela del patrimonio a rischio in zone di conflitto.
  Affermiamo altresì che una effettiva collaborazione a livello internazionale agevola soluzioni condivise per assicurare la tutela e la promozione del patrimonio culturale e delle diversità culturali.
  Rivolgiamo appello alle Nazioni Unite, in particolare all'UNESCO e alle altre organizzazioni internazionali di settore, affinché rafforzino, all'interno dei rispettivi mandati, le proprie attività di tutela Pag. 39del patrimonio culturale e continuino tali attività in modo coordinato, anche mediante iniziative adottate in seno alle Nazioni Unite, consapevoli della sopra citata Risoluzione del Consiglio di Sicurezza 2347 (2017), che possano includere, laddove appropriato e caso per caso, su autorizzazione del Consiglio medesimo, una componente dedicata alla tutela del patrimonio culturale nelle missioni di sicurezza e di mantenimento della pace.
  Esprimiamo il nostro fermo sostegno al ruolo dell'UNESCO nel promuovere la tutela e la conservazione del patrimonio culturale, nella consapevolezza che la cooperazione e il dialogo sono essenziali per ogni impegno diretto a contrastare l'estremismo violento e la radicalizzazione che conduce alla violenza; a tal riguardo, diamo il benvenuto alle azioni già avviate, come la campagna «Unite4Heritage», e prendiamo atto della Strategia per rafforzare l'azione dell'UNESCO per la tutela della cultura e la promozione del pluralismo culturale in caso di conflitto armato e la definizione di un Piano di Azione per renderla operativa.
  Affermiamo il ruolo guida dell'UNESCO nel coordinare gli impegni internazionali all'interno del suo mandato di tutela del patrimonio culturale, in stretta collaborazione con gli Stati membri e le pertinenti organizzazioni internazionali.
  Rivolgiamo appello a tutti gli Stati affinché adottino misure robuste ed efficaci per contrastare il saccheggio e il traffico di beni culturali dal loro luogo di origine, in particolare dai Paesi in situazione di conflitto o di lotte intestine, identifichino e vietino il commercio di beni trafugati che siano stati illecitamente portati oltre i confini e, laddove appropriato, rafforzino il monitoraggio dei porti franchi e delle zone di libero scambio; affermiamo altresì che forme di collaborazione più intense tra le autorità giudiziarie e di polizia e azioni risolute da parte delle stesse sono un elemento cruciale per i nostri continui sforzi nel tutelare e proteggere il patrimonio culturale nel mondo.
  Esortiamo tutti gli Stati a dare la precedenza alla tutela e alla fruizione del patrimonio culturale, anche tramite campagne di sensibilizzazione del pubblico e l'educazione, allo scopo di preservare la memoria del passato per le future generazioni, di promuovere lo sviluppo della cultura e di favorire il dialogo interculturale e la pace tra le Nazioni.
  Salutiamo la designazione del 2018 quale Anno europeo del patrimonio culturale, con le opportunità che offrirà per la tutela e la valorizzazione del patrimonio mondiale, come esempio positivo di una iniziativa di sostegno ai principi espressi da questa Dichiarazione.
  Sottolineiamo il ruolo delle relazioni culturali nel promuovere la tolleranza verso le diversità di cultura e di religione e la mutua comprensione tra i popoli, ed incoraggiamo tutti i Paesi a dare opportunità agli scambi interculturali nello spirito della reciprocità e del mutuo beneficio, anche in occasione di grandi eventi internazionali, come le Esposizioni universali o i Giochi olimpici e paraolimpici.
  Esortiamo le prossime Presidenze del G7 a organizzare ulteriori riunioni dei Ministri della Cultura per monitorare lo stato di avanzamento dei nostri impegni.