CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 23 marzo 2017
789.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Agricoltura (XIII)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Risoluzione 8-00224 Gallinella: Iniziative in materia di Politica agricola comune.

RISOLUZIONE APPROVATA DALLA COMMISSIONE

  La XIII Commissione,
   premesso che:
    la programmazione della politica agricola comune avviene, come noto, con largo anticipo al fine di consentire il coinvolgimento di un elevato numero di soggetti sulle tematiche oggetto di discussione e di conseguire il più ampio consenso possibile sul superamento delle criticità che emergono dall'applicazione delle misure in corso;
    secondo alcune recenti indiscrezioni e come più volte accennato da alcuni leader politici europei, la dotazione finanziaria che l'Unione europea riserverà alla Politica agricola comune (Pac) il periodo 2021-2028 sarà interessata da una consistente riduzione di risorse ed è pertanto indispensabile procedere ad una razionalizzazione delle stesse al fine di potenziare l'efficacia degli interventi;
    stando ai dati attuali riferiti al nostro Paese, la dimensione media aziendale nazionale è di circa 10,5 ha e circa 1 milione di agricoltori hanno presentato domanda per gli aiuti previsti dalla Pac per la programmazione in corso di cui, più della metà, rientrano nella definizione di «piccoli agricoltori»;
    come previsto dalla vigente normativa, le deroghe alle cosiddette condizionalità greening, ovvero agli obblighi di attuare le pratiche benefiche per il clima e l'ambiente riguardano: i soggetti con superfici aziendali fino a 10 ettari di seminativo, che sono esonerati dall'obbligo di diversificazione e quelli con superfici aziendali inferiori o uguali a 15 ettari che sono invece esclusi dall'obbligo di destinare una quota del 5 per cento dei seminativi ad aree di interesse ecologico;
    alla luce di quanto sopra riportato è evidente la necessità, per la programmazione Pac post 2020, di ripensare, come di seguito esposto, le due componenti del «greening» e dell'aiuto accoppiato al fine di procedere ad una riallocazione di risorse che consenta una maggior efficacia di tali misure;
    il crescente interesse dei consumatori alla tracciabilità dei cibi dimostra che la società è decisa a rimuovere l'anonimato e a conoscere invece il luogo di produzione di ciò che arriva sulla tavola; tale evidenza riporta in primo piano la tematica dell'obbligatorietà dell'indicazione dell'origine in etichetta, ma anche delle filiere corte, del cibo locale e di stagione, tutti argomenti che devono diventare cruciali per una politica agricola che non può non essere anche politica alimentare;
    esistono moltissime colture di valore ambientale e paesaggistico, le cui produzioni non hanno valore di mercato e che tuttavia richiedono specifici interventi anche a tutela dell'ambiente e del territorio, quali i vigneti eroici, gli oliveti monumentali e gli agrumeti caratteristici,

impegna il Governo:

   a prevedere ogni utile iniziative a sostegno della costituzione di organizzazioni interprofessionali e organizzazioni Pag. 124professionali e ad intervenire presso le competenti sedi comunitarie affinché si valuti, per la programmazione della Pac oltre il 2020, sia l'opportunità di promuovere aiuti diretti incentivati l'aggregazione, che sostegni specifici per le aree agricole di montagna in virtù della loro importanza strategica a presidio del territorio;
   ad assumere iniziative, in sede di negoziati europei per la programmazione della politica agricola comune post 2020, volte a proporre una riforma finalizzata a:
    a) valutare la possibilità di estendere a tutti i prodotti agricoli e agroalimentari, anche attraverso la revisione del regolamento dell'Unione europea n. 1169/2011, l'obbligo dell'indicazione dell'origine in etichetta;
    b) prevedere specifiche norme a tutela e promozione delle filiere corte e quindi degli agricoltori rivolti ai mercati locali il cui ruolo è fondamentale per la gestione del territorio, la tutela dell'ambiente e la valorizzazione dei servizi sociali.
(8-00224) «Gallinella, Cecconi, Benedetti, Massimiliano Bernini, Gagnarli, L'Abbate, Lupo, Parentela».

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ALLEGATO 2

Risoluzione 8-00225 Oliverio: Iniziative in materia di Politica agricola comune.

RISOLUZIONE APPROVATA DALLA COMMISSIONE

  La XIII Commissione,
   premesso che:
    la politica agricola comune (Pac) è stata oggetto negli ultimi anni di profonde revisioni tese a rendere il comparto più competitivo ed autonomo rispetto a strumenti di intervento pubblico diretto, e maggiormente rispondente ad un'attività produttiva sostenibile per l'ambiente;
    il comparto si è visto, quindi, esposto a profondi cambiamenti. L'abbandono del controllo della produzione attraverso l'abolizione delle quote, la riduzione degli interventi a sostegno del mercato, la globalizzazione dei mercati e gli accordi di libero scambio hanno esposto il settore a situazioni di turbolenza e volatilità dei prezzi nei mercati agricoli, con ridotti, se non nulli, margini di profitto, per gli agricoltori;
    gli strumenti configurati con la nuova PAC 2014-2020 hanno richiesto un lavoro di sperimentazione ed adattamento alla realtà nazionale ed, in taluni casi, sono risultati insufficienti o non adeguati a fronteggiare situazioni di gravi crisi in cui si sono trovati alcuni specifici comparti. In alcuni casi, come per la consulenza aziendale la complessità della regolamentazione comunitaria non sta permettendo l'avvio della misura prevista nei programmi di sviluppo rurali italiani;
    l'Europa si trova ad affrontare sfide legate alla sopravvivenza del suo stesso modello di società. Le spinte populiste e disgreganti della stessa convivenza europea sono in forte aumento, anche a causa di una lunghissima fase di recessione economica che ha inciso fortemente sull'aumento delle diseguaglianze sociali e del tasso di disoccupazione, soprattutto tra le fasce della popolazione più giovane;
    il Presidente Juncker, nel discorso sullo stato dell'Unione, ha associato il tema dell'agroalimentare ad un dato a lungo trascurato: il numero delle imprese e delle persone impiegate nel settore primario ammonta a 44 milioni. Dopo molto tempo, torna ad essere protagonista una dimensione economica in cui emerge e viene fatto valere, anche ai fini della distribuzione dei contributi europei, il fattore «umano», inteso come capacità del settore agricolo non solo di contrastare l'abbandono di territori già socialmente fragili ma anche di generare occupazione e lavoro qualificanti;
    il modello agroalimentare europeo ed italiano dovrà, quindi, ripartire dal fattore «umano» per confermare i propri valori distintivi, basati sulla sostenibilità ambientale, sulla sicurezza alimentare, sulla multifunzionalità dell'agricoltura e sulla distintività delle produzioni che possa fornire un'informazione completa al consumatore sull'origine delle produzioni;
    se, da un lato, con la Brexit, la Pac perde uno dei Paesi che maggiormente contribuisce a finanziarla, dall'altro l'agricoltura potrebbe guadagnare posizioni nell'agenda politica dell'Unione europea, acquisendo maggiore spazio per alleanze mediterranee, a favore di riforme della Pac maggiormente attente alle esigenze di agricolture più differenziate e ad alto Pag. 126impatto di lavoro come quella del nostro Paese;
    il 14 settembre 2016 la Commissione ha presentato il riesame intermedio del quadro finanziario pluriennale (Qfp) 2014-2020: esso si sostanzia nel pacchetto di modifiche regolamentari contenute nella proposta del cosiddetto regolamento Omnibus che, per l'agricoltura, prevede la modifica di tutti e quattro i regolamenti di base della politica agricola comune: il regolamento 1307/2013 sui pagamenti diretti (agricoltore attivo, giovani, sostegno accoppiato), il regolamento 1305/2013 sullo sviluppo rurale (gestione del rischio, strumento di stabilizzazione del reddito), il regolamento 1308/2013 sull'organizzazione comuni di mercato unica (settore ortofrutticolo e contingenti tariffari) e il regolamento 1306/2013 orizzontale (disciplina finanziaria, disimpegno automatico, sanzioni amministrative);
    la proposta contenuta nel regolamento «Omnibus», pur non potendo configurarsi come una revisione di medio termine, ipotesi peraltro esclusa dallo stesso commissario Hogan, dà avvio ad una riflessione complessiva sulle scelte da compiere anche in vista di una riforma complessiva della Politica agricola comune dopo il 2020;
    con la Pac 2014-2020 il regime dei pagamenti diretti ha subito modifiche sostanziali, tra cui spiccano:
     1) la previsione di diverse tipologie di pagamento, alcune obbligatorie e altre facoltative, rispetto al previgente regime di pagamento unico;
     2) l'introduzione della figura dell'agricoltore attivo come prerequisito per essere beneficiario della politica agricola comune che ha permesso di indirizzare i fondi a disposizione verso coloro che vivono di agricoltura, escludendo, al contempo, rendite fondiarie ingiustificate;
     3) la convergenza verso un valore unitario nazionale (VUN), concretizzatesi per l'Italia con la scelta di una «regione unica» a livello nazionale;
     4) l'introduzione del greening, un pagamento obbligatorio volto, da un lato, a garantire la sostenibilità ambientale della produzione agricola e, dall'altro, ad assicurare agli agricoltori la remunerazione per la produzione di beni pubblici;
    nel regolamento «Omnibus», la semplificazione interessa i pagamenti diretti nei seguenti ambiti: la definizione di agricoltore attivo, i giovani agricoltori, il sostegno accoppiato facoltativo ed il regime di pagamento unico per superficie;
    in merito alla definizione di agricoltore attivo si propone di concedere ai singoli Stati membri la facoltà di soddisfare la definizione di agricoltore attivo attraverso uno o due dei tre requisiti al momento previsti (importo annuo dei pagamenti diretti almeno pari al 5 per cento dei proventi totali ottenuti da attività non agricole nell'anno fiscale più recente, attività dell'agricoltore non insignificanti, esercizio di un'attività agricola che rappresenti l'attività principale dell'agricoltore o il suo oggetto sociale) o addirittura la possibilità di non applicare affatto la definizione di agricoltore attivo;
    la possibilità che uno Stato membro decida di non applicare il requisito dell'agricoltore attivo va considerata un passo indietro rispetto ai principi che hanno guidato la riforma della politica agricola comune per il periodo 2014-2020 e che vedevano tale requisito come un modo per indirizzare il sostegno ai soggetti che fanno dell'attività agricola la loro principale fonte di reddito. Per garantire il mantenimento di tale principio e per assicurare un indirizzo specifico delle risorse a chi vive di agricoltura, in Italia non si può ridiscutere la figura dell'agricoltore attivo che dovrà quindi essere mantenuta;
    riguardo al pagamento per i giovani agricoltori, al fine di garantire il maggior utilizzo del relativo pagamento, la proposta di regolamento prevede l'eliminazione del limite massimo al numero di titoli o di ettari sui quali calcolarlo. Lo Stato membro verrebbe, così, obbligato a definire un limite massimo del numero di diritti all'aiuto Pag. 127o del numero di ettari solo quando necessario per il rispetto del tetto previsto per il pagamento e pari al 2 per cento del massimale nazionale. La proposta richiederà un'attenta valutazione considerato che essa potrebbe essere soggetta ad applicazioni distorsive ai fini dell'ottenimento della maggiorazione prevista per il pagamento ai giovani agricoltori;
    sul sostegno accoppiato facoltativo, con la modifica proposta la Commissione avrebbe la facoltà di rendere «disaccoppiato» il sostegno accoppiato della politica agricola comune, legandolo alla produzione passata, al fine di evitare che i livelli produttivi siano mantenuti ad un livello non opportuno a causa di forti crisi di mercato. Di conseguenza, l'agricoltore potrebbe ricevere un pagamento commisurato a livelli di produzione storici, con la possibilità di diminuire il numero di capi/ettari per i quali aveva effettuato la domanda di aiuto, ricevendo però il medesimo sostegno;
    in merito alle misure per lo sviluppo rurale, la proposta di regolamento interviene in materia di:
     1) misure di gestione del rischio, introducendo la possibilità di prevedere fondi settoriali per lo strumento IST (Income stabilization tool), delineando per questi stessi fondi una riduzione della soglia, dal 30 per cento al 20 per cento della perdita subita nell'anno rispetto al reddito medio dei tre anni precedenti o media olimpica degli ultimi cinque, che fa scattare la possibilità di accesso allo strumento;
     2) disposizioni in materia di nuove aziende da parte dei giovani agricoltori, specificando che l'insediamento da parte del giovane potrà avvenire anche insieme ad altri agricoltori, riducendo, così, la discrezionalità delle singole regioni che, nell'attuale periodo di programmazione, hanno previsto regole differenti al riguardo. La data di primo insediamento non coinciderà più con l'adempimento degli aspetti formali da parte del soggetto (apertura partita iva), bensì con l'implementazione da parte di quest'ultimo di azioni concrete per l'esercizio dell'attività d'impresa che saranno definite dai singoli Stati membri; l'attuazione del piano aziendale da parte del giovane deve iniziare dalla data di insediamento. È previsto, infine, per i giovani l'ottenimento del sostegno anche sotto forma di strumenti finanziari, o come combinazione di sovvenzioni e strumenti finanziari;
     3) regimi di qualità dei prodotti agricoli e alimentari, prevedendo un sostegno specifico per coprire i costi per le attività svolte dalle associazioni dei produttori solo nel mercato interno;
     4) spese sulle calamità naturali, prevedendo che gli Stati membri avranno la possibilità di prevedere nei loro programmi l'ammissibilità delle spese sostenute dopo il verificarsi degli eventi se l'investimento è relativo alle misure di emergenza dovute a calamità naturali, eventi catastrofici, condizioni climatiche avverse o un cambiamento significativo e repentino delle condizioni socioeconomiche dello Stato membro o regione;
    l'Unione europea ha progressivamente cambiato la propria strategia di stabilizzazione dei mercati agricoli, passando da strumenti diretti più invasivi e distorsivi (prezzi garantiti, restituzioni all'esportazione, ammassi pubblici, quote, set aside e altro) a strumenti di regolazione indiretta del mercato, quali: organizzazioni di produttori (OP) e associazioni di organizzazioni di produttori (AOP); organizzazioni interprofessionali (OI); trasparenza del mercato; contratti, che l'autorità pubblica può rendere anche obbligatori; sviluppo di filiere corte; programmazione dell'offerta delle produzioni dop e igp. A questi strumenti si aggiungono quelli di gestione del rischio, in particolare i fondi di mutualità, collocati nel secondo pilastro della politica agricola comune. Delle vecchie misure di mercato rimangono in vigore alcune residue forme di protezione alla frontiera dal lato delle importazioni (dazi) e reti di sicurezza sul mercato interno: ritiri dal mercato e ammasso Pag. 128pubblico (con prezzi di riferimento talmente bassi da non rappresentare alcuna protezione per gli agricoltori) e aiuti all'ammasso privato;
    la validità delle nuove misure è ancora aleatoria, come dimostra la scarsa efficacia del «pacchetto latte» nell'affrontare la crisi del settore nel 2016 ed è necessario prevedere un miglior funzionamento degli strumenti a disposizione per affrontare in modo strutturale le cause della crisi e non sulla scorta dell'emergenza;
    infatti, nel primo anno di applicazione, la nuova politica agricola comune 2014-2020 ha dovuto fronteggiare diversi problemi associati all'accresciuta volatilità dei mercati agricoli – ormai elemento strutturale a livello mondiale ed europeo – che, sommandosi alle difficoltà di applicazione del nuovo sistema di pagamenti diretti e alla sempre minore protezione dalle importazioni, hanno fortemente ridotto i livelli di sostegno e il sistema di tutela del reddito degli agricoltori europei. Il settore lattiero-caseario è stato il primo a essere colpito, a causa dell'eccesso di capacità produttiva generato dalla progressiva eliminazione delle quote, divenuta definitiva a partire dal 1o aprile 2015, ma anche a causa dell'embargo russo e delle basse importazioni della Cina rispetto alle previsioni. Analoghe difficoltà si sono registrate anche per l'ortofrutta, i cereali e la carne suina;
    la perdita di potere negoziale lungo la filiera e l'ampliamento della forbice tra i prezzi alla produzione e i prezzi al consumo si possono considerare come un fattore strutturale. Il ruolo e la posizione dei produttori nella filiera agroalimentare continuano a destare grande preoccupazione. Questa situazione di debolezza della produzione agricola minaccia, non solo gli agricoltori, ma tutta la filiera, e non solo nella sua capacità di soddisfare le esigenze dei consumatori, ma anche rispetto ad altri obiettivi in campo economico, ambientale e sociale;
    la Commissione prevede di formulare delle proposte legislative a inizio del 2017, dopo la presentazione della relazione finale della Agricultural Markets Task Force istituita ad inizio 2016;
    dalla proposta di regolamento «Omnibus» non emergono novità sull'impianto normativo delle misure di mercato, essendo gli interventi molto limitati e riguardanti gli aiuti al settore ortofrutticolo e i contingenti tariffari;
    nello specifico, in relazione agli aiuti: le misure di prevenzione e gestione crisi sono estese al sostegno con i fondi di mutualizzazione; si propone di includere nelle misure di prevenzione e di gestione delle crisi, attività di coaching finanziate al 100 per cento tramite il bilancio dell'Unione europea; si modificano le norme relative all'aiuto finanziario nazionale (AFN) alle organizzazioni di produttori nei Paesi in cui l'organizzazione della produzione nel settore ortofrutticolo è debole; si sopprime la possibilità per le regioni di chiedere il rimborso dell'aiuto nazionale al verificarsi di talune condizioni (questa modifica provocherà evidenti ripercussioni negative su vari Stati membri, tra cui Italia, Spagna e Portogallo),

impegna il Governo:

   ad assumere iniziative affinché, nella definizione delle ipotesi di distribuzione delle risorse tra i Paesi membri del pagamento di base:
    a) sia garantito dopo il 2020 almeno lo stesso livello di budget dell'UE destinato alla PAC;
    b) si tenga conto della differenziazione dei modelli di agricoltura presenti in Europa e si mantenga alta l'attenzione alla qualità e alla diversificazione delle attività agricole in un quadro di sostenibilità ambientale, sociale ed economica;
    c) siano considerate, nella definizione delle ipotesi di distribuzione delle risorse tra i Paesi membri del pagamento di base, in una logica premiante per il Paese in aggiunta al parametro della superficie agricola utilizzata (SAU), altre Pag. 129variabili in grado di rappresentare il contributo che l'azienda fornisce all'economia e all'occupazione, quale il livello di occupazione, gli investimenti fissi di capitale e il valore aggiunto, con particolare attenzione alle aree rurali dove il rischio di abbandono è molto alto e dove l'agricoltura rappresenta un'importante fonte di reddito per la popolazione locale;
   ad assumere iniziative per migliorare la competitività del settore agricolo ed aumentare la percentuale di valore che esso rappresenta nella filiera agro-alimentare, promuovendo il rafforzamento delle forme organizzate dei produttori, inserendo modifiche al Regolamento 1308/2013, affinché il ricorso all’erga omnes sia più facilmente perseguibile, in modo da rafforzarne il potere di mercato e il potere negoziale, nonché favorire la creazione di mercati locali accanto ai mercati globali ed una maggiore capacità di penetrazione del Made in Italy agro-alimentare nei mercati esteri;
   ad assumere iniziative affinché nella programmazione della politica agricola comune oltre il 2020 le misure di gestione del rischio siano rese più efficaci:
    a) valutando eventualmente anche l'opportunità di trasferire parte degli interventi dal secondo al primo pilastro, delineando un nuovo quadro strategico della gestione del rischio, anche mediante la redazione di un piano pluriennale, in modo da assicurare la necessaria complementarietà tra le iniziative di gestione dei rischi e quelle destinate alla gestione delle crisi di mercato, individuando nelle realtà organizzate degli imprenditori agricoli un punto di riferimento per una parte consistente delle iniziative per la gestione dei rischi;
    b) prevedendo che, per i fondi di mutualizzazione, la soglia relativa al calo di reddito necessaria per attivare il contributo sia abbassata dal 30 per cento al 20 per cento e che la compensazione possa riguardare l'80 per cento e non il 70 per cento della perdita di reddito subita;
    c) semplificando le disposizioni operative con l'estensione a tutte le misure della facoltà di applicare indici, perizie, costi benchmark per la valutazione delle perdite di resa o di reddito;
   a sostenere il rafforzamento degli strumenti di intervento per la gestione del rischio, valutando l'opportunità di introdurre nuovi strumenti accanto a quelli esistenti, come le polizze assicurative agevolate sui ricavi, in corso di sperimentazione, ed interventi di sostegno mirati alla diffusione di mercati a termine per taluni prodotti agricoli;
   ad intervenire presso le competenti sedi comunitarie per valutare la possibilità che l'attuale componente «accoppiata» dei pagamenti diretti possa svolgere anche un ruolo anticiclico, agganciato all'andamento dei prezzi e su base biennale; la gestione della componente «accoppiata» dei pagamenti diretti dovrebbe inoltre essere resa più flessibile nelle scelte e nell'implementazione da parte degli Stati membri. In subordine, ad integrare eventualmente la lista dei prodotti ai quali gli Stati membri possono concedere un aiuto accoppiato, aggiungendovi le patate, le carni suine, le carni avicole e le uova, eliminando la clausola secondo la quale il sostegno può essere concesso unicamente nella misura necessaria ad incentivare il mantenimento degli attuali livelli di produzione;
   ad assumere iniziative per rafforzare le attuali organizzazioni comuni di mercato, istituendone una per il settore lattiero, quali strumenti utili in grado di razionalizzare e modernizzare i mercati, svolgendo nel contempo un ruolo importante nella gestione delle crisi, attraverso un innalzamento delle reti di sicurezza e una loro maggiore efficienza e rapidità di utilizzo;
   ad assumere iniziative affinché la proposta contenuta nel regolamento «Omnibus» di abbassare la soglia per i fondi di stabilizzazione dei redditi, oltre la quale scatta la possibilità di compensazione, sia estesa anche alle altre tipologie di risk management ed, in particolare, alle assicurazioni, Pag. 130che ad oggi risultano lo strumento più diffuso tra gli agricoltori europei, favorendo il ricorso a formule assicurative di tipo parametrico, maggiormente collegate non solo alle vicende produttive ma anche a quelle climatiche e di mercato;
   ad intervenire nelle sedi europee per rendere la normativa comunitaria sulla consulenza compatibile ed applicabile anche in Italia, in quanto di grande importanza per i produttori e, soprattutto, nei casi di avvio di nuove aziende, in particolare se condotte da giovani;
   ad assumere iniziative per individuare, nell'ambito della componente greening, azioni a favore dell'ambiente compatibili con la realtà delle pratiche agricole applicate, includendovi anche temi quali il risparmio energetico e la lotta al cambiamento climatico e rendendo le misure più flessibili a seconda dei territori in cui operano le aziende e delle caratteristiche strutturali e di gestione agronomica delle aziende stesse;
   ad assumere iniziative per favorire un'applicazione diversificata delle norme a seconda della dimensione e della localizzazione aziendale, così come adottata per esempio per l'applicazione del greening, con un maggior ricorso a semplificazioni e regimi forfettari, in modo da ridurre i costi della burocrazia per le imprese agricole, soprattutto per quelle collocate in aree marginali e di montagna;
   a modificare alcuni aspetti applicativi del greening per renderlo più efficace, in particolare a modificare articolo 44, paragrafo 2, Regolamento 1307/2013, per prevedere che le leguminose foraggere (erba medica, trifoglio, lupinella, e altro) siano esonerate dagli impegni della diversificazione e delle aree ecologiche (EFA), in quanto esse svolgono un ruolo ambientale elevatissimo, al pari dell'erba e altre piante da foraggio, delle colture sommerse e dei terreni a riposo, in modo da rendere compatibile la produzione dell'erba medica nelle zone tradizionali (ad esempio nelle zone di produzione del Parmigiano Reggiano);
   riguardo all'effettività dei beneficiari delle risorse della politica agricola comune, ad adoperarsi affinché la norma sull'agricoltore attivo non venga rimessa in discussione e sia consentita agli Stati membri la necessaria flessibilità nell'applicazione della stessa, garantendo l'indirizzo delle risorse prioritariamente verso chi vive di agricoltura e considerando anche il contributo all'occupazione;
   a mantenere alta l'attenzione sul ricambio generazionale, con politiche a servizio dei giovani che facilitino non solo l'ingresso di quest'ultimi nel settore agricolo, ma anche attività di formazione e consulenza che li accompagnino nello sviluppo continuo della propria azienda e nel mantenimento della stessa una volta avviata;
   ad assumere iniziative volte a redigere norme più semplici e più chiare sia nella formulazione della normativa comunitaria che nazionale allo scopo di perseguire con efficienza ed efficacia l'obiettivo della semplificazione e dell'alleggerimento burocratico delle procedure di attuazione della Pac.
(8-00225) «Oliverio, Sani, Luciano Agostini, Antezza, Capozzolo, Carra, Cova, Dal Moro, Falcone, Fiorio, Lavagno, Marrocu, Mongiello, Palma, Prina, Romanini, Taricco, Tentori, Terrosi, Venittelli, Zanin, Rostellato».

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ALLEGATO 3

Risoluzione 8-00226 Zaccagnini: Iniziative in materia di Politica agricola comune.

RISOLUZIONE APPROVATA DALLA COMMISSIONE

  La XIII Commissione,
   premesso che:
    è iniziato il dibattito sulla Politica agricola comune (Pac) post-2020. Il presidente della Commissione europea, Jean Claude Junker, ha riconosciuto l'importanza di una politica agricola europea, il Commissario europeo per l'agricoltura, Phil Hogan ha annunciato una riforma all'insegna della «modernizzazione e semplificazione» e l'imminente avvio di un'ampia consultazione pubblica;
    infatti, il 2 febbraio 2017, il commissario Hogan ha lanciato la consultazione sulla riforma della politica agricola che si concluderà nelle prime settimane di maggio;
    l'obiettivo è quello di riassumere le informazioni disponibili sui risultati ottenuti fino a, trarre insegnamenti dall'attuazione della riforma, avviare un dialogo strutturato, confermare qua siano le difficoltà attuali, e anticipare le necessità di modernizzazione e semplificazione della Pac. Tutto questo tramite l'elaborazione di un questionario i cui risultati saranno pubblicati sul sito e del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e resi noti in una conferenza pubblica nel luglio 2017;
    come sostenuto dal Ministro Martina nel suo recentissimo intervento nella XIII Commissione della Camera a questo riguardo «Si tratta di un'iniziativa molto importante, i contributi ricevuti sono utili per fornire delle indicazioni per definire le nuove priorità strategiche della Pac, in particolare crescita e occupazione, per ammodernare e semplificare l'intero impianto normativo basato su due pilastri, e per rispondere alle principali sfide che l'agricoltura e le zone rurali dovranno affrontare»;
    la politica agricola comune è stata concepita all'inizio degli anni ’60 per assicurare l'approvvigionamento alimentare delle popolazioni europee, garantendo un reddito dignitoso agli agricoltori e, al contempo, prezzi accessibili per i consumatori, attraverso dei meccanismi di intervento sul mercato dei prodotti agricoli. Attraverso continue riforme, ha progressivamente abbandonato la sua originaria vocazione per sostenere il processo di globalizzazione economica. Ciò ha portato oggi ad un'iniqua distribuzione dei guadagni, a causa dell'abbattimento dei prezzi che non tengono conto dei costi di produzione. Molte aziende sono sparite e le misure a sostegno dell'ambiente non riescono a far ridurre l'uso dei pesticidi e la biodiversità sta diminuendo;
    al contempo, sono aumentati i prodotti alimentari industriali, con conseguente aumento di problemi di salute, il consumatore spesso non ha più la possibilità di scegliere cosa mangiare e milioni di poveri in Europa oggi non possono avere un'alimentazione sana ed adeguata;
    è necessario un diverso approccio della Pac, basato sul rispetto dei diritti umani e in grado di soddisfare i bisogni delle popolazioni e delle generazioni future;
    nel corso di quest'anno avrà anche inizio il negoziato sulla riforma del bilancio Pag. 132comunitario. Il futuro budget per la Pac sarà fondamentale per l'intero impianto. Viene continuamente messo a dura prova, da un lato, per contenere la spesa complessiva dell'Unione europea, dall'altro lato, in quanto la Pac viene da molte parti accusata di essere troppo generosa nei confronti del settore agricolo. Il negoziato si preannuncia difficile, sia per le note ragioni di carattere politico, sia per gli effetti generati sul bilancio dalla Brexit. Il Regno Unito è un forte contributore netto e, con la Brexit, si genererà una riduzione delle entrate in bilancio; inoltre, va anche considerato che l'Italia non dovrebbe più versare al bilancio la propria quota di « rebate» per ridurre la spesa del Regno Unito. Inoltre, con l'uscita del Regno Unito verrà a mancare uno dei Pesi che in passato si sono spesi per ottenere la riduzione del bilancio dell'Unione europea;
    come sostenuto dal Ministro Martina «in questa situazione incerta per il bilancio, l'Italia può giocare una partita importante, sostenendo con forza le ragioni di una spesa agricola non indifferenziata, ma rivolta alla tutela del reddito degli agricoltori, al sostegno della qualità dei prodotti alimentari, alla gestione sostenibile e razionale delle risorse naturali, alla diversificazione delle attività agricole e alla valorizzazione dei territori rurali»,

impegna il Governo:

   ad assumere iniziative affinché l'obiettivo primario della Politica agricola comune siano la sicurezza e la qualità alimentare, e la riduzione della dipendenza dalle importazioni extra Ue;
   ad intervenire nelle sedi europee per garantire che i numerosi agricoltori in tutta Europa possano assicurare un'adeguata produzione di prodotti alimentari sia a livello qualitativo, che quantitativo;
   ad assumere iniziative per garantire che tutti i produttori possano avere l'opportunità di ottenere prodotti alimentari più sani e rispettosi dell'ambiente e ad orientare a tali obiettivi gli aiuti pubblici disponibili;
   ad assumere iniziative per consentire la crescita delle aziende nel settore agricolo, in modo che i produttori possano avere il diritto ad una remunerazione dignitosa, basata principalmente su prezzi equi e solidali;
   ad assumere iniziative per la tutela degli imprenditori agricoli anche attraverso l'utilizzo di strumenti di intervento pubblico al fine di equilibrare domanda-offerta;
   a garantire lo sviluppo di solidi mercati locali e regionali, aperti a tutti i produttori agricoli, assumendo iniziative per l'adozione di regole comuni per le piccole aziende con pochi addetti, in modo tale che siano favorite le imprese locali per le forniture di pasti e bevande presso amministrazioni pubbliche;
   ad assumere iniziative per assicurare che i produttori possano contare su strumenti di mutua assicurazione per coprire i rischi climatici o sanitari;
   ad assumere iniziative normative per garantire che siano stanziati fondi statali con le seguenti finalità: sostegno al lavoro agricolo, tutela delle aziende agricole a carattere famigliare nelle aree più deboli, creazione di nuove imprese agricole, qualità del cibo, tutela della biodiversità, dell'acqua, del clima delle zone rurali;
   a far sì che l'Unione europea possa svolgere un ruolo attivo per promuovere nuove aziende agricole, sostenere il ricambio generazionale e incentivare lo sviluppo delle zone rurali;
   a proseguire e rafforzare l'attività di sostegno e tutela dei diritti dei lavoratori e del benessere degli animali nel contesto della produzione agricola, prevista dalla recente normativa in materia di contrasto ai fenomeni di sfruttamento del lavoro, con particolare riguardo alla dignità delle condizioni di lavoro e della retribuzione dei lavoratori, anche stagionali, impiegati nella raccolta di prodotti agricoli;
   ad assumere iniziative, per quanto di competenza, tese a garantire che sia favorita Pag. 133la partecipazione dei cittadini alle politiche agricole e alimentari a livello locale (attraverso comitati locali), nazionale ed europeo;
   ad intervenire nelle sedi europee affinché l'innovazione sia intesa e gestita come un processo chiave per la tutela delle aziende agricole, piccole e a conduzione famigliare, per mettere a punto un modello di agricoltura e di produzione alimentare che sia socialmente equa, salutare e sostenibile;
   ad assumere iniziative per garantire che i fondi per la ricerca siano dedicati a questi modelli innovativi per le aziende agricole piccole e a conduzione famigliare.
(8-00226) «Zaccagnini».

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ALLEGATO 4

Risoluzione 8-00227 Catanoso: Iniziative in materia di Politica agricola comune.

RISOLUZIONE APPROVATA DALLA COMMISSIONE

  La XIII Commissione,
   premesso che:
    i dati sulla quota di risorse comunitarie spese per gli interventi del programma di sviluppo rurale 2014-2020, calcolati a fine 2016, pongono l'Italia in penultima posizione, con appena il 6,2 per cento dei fondi erogati ai beneficiari, contro una media europea complessiva del 14,2 per cento;
    è quanto risulta da un'inchiesta pubblicata da L'Informatore Agrario n. 10 del 2017, segno che il sistema italiano di applicazione della politica di sviluppo rurale funziona male, arrecando un grave danno agli agricoltori;
    mille agricoltori hanno partecipato alla speciale inchiesta/sondaggio del principale periodico dell'agricoltura italiana ed hanno confermato il triste primato dell'agricoltura italiana;
    il sondaggio «Cosa pensi della Pac ?» de L'Informatore agrario prevedeva tre semplici domande agli agricoltori italiani: «Quali sono i principali difetti della Pac ? I pagamenti diretti sono indispensabili, utili, inutili o insufficienti ? Quali sono i principali difetti dello sviluppo rurale ?»;
    alla prima domanda, più della metà delle risposte, il 51,5 per cento evidenzia la troppa burocrazia, il 28,4 per cento ritiene che ci siano vincoli troppo restrittivi per accedere ai finanziamenti;
    il risultato del sondaggio, che ha coinvolto oltre 1.000 tra agricoltori e tecnici, parla chiaro: la burocrazia è il principale difetto della Politica agricola comune (Pac) ma anche le misure dei programmi di sviluppo rurale non ne escono bene: il 18,7 per cento degli agricoltori ha risposto che l'informazione sul funzionamento della Pac è scarsa. Decisamente bassa (l'1,8 per cento) è la percentuale di cui ritiene che la Pac non abbia difetti e che vada bene così com’è;
    la seconda domanda richiedeva di esprimere un giudizio sull'utilità e l'efficacia dei pagamenti diretti: il 47,7 per cento degli agricoltori giudica i pagamenti diretti indispensabili; il 28,4 per cento ritiene che i pagamenti forniti siano insufficienti; il 20,36 per cento li considera utili, mentre solo il 3,9 per cento è convinto che siano inutili;
    la politica di sviluppo rurale ottiene risultati negativi anche peggiori rispetto alle prime due domande: la maggioranza relativa degli utenti, il 48 per cento, è concorde nell'affermare che l'impedimento maggiore per lo sviluppo rurale sia, ancora una volta, l'eccessiva burocrazia. A breve distanza, con il 35 per cento, si piazza la risposta di chi ritiene che lo sviluppo rurale contenga misure inadeguate alle necessità della propria azienda. Il 15,7 per cento pensa che ci sia un ritardo eccessivo nei pagamenti e il restante 1,4 per cento è convinto che lo sviluppo rurale vada bene così com’è stato strutturato;
    da quello che si può dedurre, dai risultati del sondaggio, l'eccessiva burocrazia della Pac è un problema comune per qualunque categoria rurale: guardando nel dettaglio delle risposte di cerealicoltori, Pag. 135ortofrutticoltori, allevatori, viticoltori e tecnici-consulenti, infatti, la percentuale di questa risposta oscilla tra il 45 e il 57 per cento. Discorso simile per quanto concerne i pagamenti diretti, che in tutti i casi sono considerati a maggioranza indispensabili da tutte le categorie, a parte i viticoltori che li considerano indispensabili e utili allo stesso livello (27 per cento);
    per quello che riguarda le politiche di sviluppo rurale, invece, l'inadeguatezza delle misure rispetto alla propria realtà aziendale è un problema soprattutto per i cerealicoltori, che assegnano a questa risposta un valore simile a quello dell'eccessiva burocrazia. Per gli addetti alla zootecnia, invece, la burocrazia dei programmi di sviluppo rurale batte anche l'inadeguatezza delle misure (il 51 per cento delle risposte contro il 30 per cento);
    sebbene che per tutti, agricoltori compresi, gli aiuti non sono mai abbastanza, quando l'insoddisfazione riguarda 1 agricoltore su 2, come emerge dal sondaggio, qualcosa che non funziona c’è davvero. La percezione che il mondo agricolo ha della nostra struttura burocratica è che essa sia complicata e lenta, come dimostra anche la percentuale troppo bassa della spesa delle risorse del programma di sviluppo rurale del nostro Paese; ed in molte regioni questa è, inoltre, accompagnata anche da una troppo bassa efficienza d'impiego di queste risorse pubbliche,

impegna il Governo

a valutare la possibilità di assumere idonee iniziative normative e regolamentari, affinché le risorse comunitarie vengano spese con maggiore efficacia ed efficienza, compatibilmente con la normativa comunitaria.
(8-00227) «Catanoso, Russo».

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ALLEGATO 5

Interrogazione 5-10928 Schullian: Esenzione dalla tenuta dei registri telematici per gli stabilimenti enologici di capacità complessiva inferiore a 50 ettolitri con attività di vendita diretta o di ristorazione annessa.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Faccio riferimento all'interrogazione a risposta immediata formulata dall'On. Schullian, per chiarire quanto segue.
  L'esenzione dalla tenuta dei registri prevista dal Testo unico sul vino, approvato con legge n. 238 del 2016, è rivolta ai titolari di stabilimenti enologici con produzione annua pari o inferiore a 50 ettolitri con annesse attività di vendita diretta o ristorazione, per i quali la predetta tenuta si considera assolta con la dichiarazione di produzione e la dichiarazione di giacenza.
  Stando alla previsione testuale di cui alla norma di legge, l'esenzione riguarda gli stabilimenti enologici che «producono» fino a 50 Hl di vino.
  Quanto al riferimento «quantitativo» di produzione pari o inferiore a 50 ettolitri di vino e/o mosto, non è relativo alla quantità di prodotto commercializzato attraverso attività di vendita diretta o ristorazione, ma riferito alla produzione annuale del soggetto titolare dello stabilimento enologico.

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ALLEGATO 6

Interrogazione 5-10929 Fedriga: Iniziative per l'inserimento nell'etichetta del riso anche l'indicazione del luogo di origine o di provenienza.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Premetto che la tutela e la salvaguardia del «Made in Italy» sono una priorità per il Ministero delle politiche agricole che si è sempre adoperato sia in sede comunitaria e nazionale per rendere obbligatoria in etichetta l'indicazione del paese di origine della materia prima degli alimenti.
  Le istituzioni europee sul tema hanno manifestato da sempre un approccio molto prudente e la Commissione – grazie al lavoro di sensibilizzazione della Presidenza italiana di turno, – nel giugno 2015 ha presentato, sullo specifico tema, le relazioni al Consiglio dei ministri dell'agricoltura rappresentando le proprie posizioni.
  Queste si sostanziano nella considerazione che l'etichettatura di origine obbligatoria comporterebbe maggiori oneri per la maggior parte dei prodotti esaminati, per cui la Commissione è orientata verso il mantenimento della indicazione dell'origine a livello facoltativo senza ulteriori adempimenti. Su tale interpretazione, in ogni sede, l'Italia si è opposta ritenendo la necessità dell'indicazione dell'origine obbligatoria in etichetta per la tutela delle produzioni e la corretta informazione al consumatore.
  Numerosi sono stati gli inviti da parte del nostro Ministero verso la Commissione a non limitarsi alle indicazioni proposte nella relazione ed a continuare ad approfondire questa tematica considerando le esigenze di informazione in materia di origine dei prodotti espressi dalla maggioranza dei consumatori e degli operatori.
  Dopo anni di attesa, in linea con le disposizioni europee e in accordo con il Ministero dello sviluppo economico, abbiamo notificato il provvedimento che introduce in via sperimentale, l'obbligo di indicare in etichetta l'origine della materia prima per il latte e derivati.
  Il Commissario europeo per la Salute e la Sicurezza Alimentare, Andriukaitis, ha recentemente comunicato al Ministro Martina che a breve sarà predisposto dalla Commissione UE un ulteriore provvedimento in materia, il cui obiettivo principale dovrebbe essere quello di evitare che il consumatore possa essere indotto in errore in merito alla vera origine dell'ingrediente primario di prodotti agroalimentari.
  Richiamo infine l'attenzione sul marchio collettivo, già registrato dall'Ente Nazionale Risi, con la funzione di garantire l'origine, la natura e la qualità del riso commercializzato dagli operatori italiani. L'utilizzo di detto marchio, da parte degli operatori, è gratuito e prevede unicamente controlli da parte dell'Ente sul prodotto.

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ALLEGATO 7

Interrogazione 5-10930 Catanoso: Iniziative da assumere, nell'esercizio delle prerogative del Governo in tema di controlli, nei confronti di Sin Spa.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Rilevo anzitutto che S.I.N. S.p.A. è partecipata al 51 per cento da Agea e che non è vigilata dal Ministero delle politiche agricole. Pertanto, riferisco sulla scorta delle informazioni fornite da tale Agenzia.
  Ciò posto, evidenzio che SIN SpA, nei confronti dei vertici societari pro tempore coinvolti nelle vicende rappresentate dall'interrogante, ha promosso sia azione di responsabilità per violazione dei doveri di diligenza gestoria, che azione di responsabilità sociale.
  Dette iniziative processuali sono state in parte definite dal Tribunale penale di Roma e in parte ancora pendenti presso la Corte d'appello penale. Con riferimento ad uno degli amministratori citati nell'interrogazione rilevo che risulta ancora in corso il giudizio per accertarne la responsabilità, con conseguente domanda risarcitoria.
  La magistratura ha riconosciuto, sia pure in maniera non definitiva, le responsabilità degli organi societari coinvolti nei fatti descritti dall'interrogante, condannandoli sia a pene detentive che a misure risarcitorie.
  Nella competente sede penale, infine, S.I.N. S.p.A. si è costituita parte civile al fine di chiedere il risarcimento dei danni scaturenti dai reati contestati agli organi societari.

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ALLEGATO 8

Interrogazione 5-10931 Zaccagnini: Iniziative da assumere per l'estensione dell'etichettatura d'origine obbligatoria.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Abbiamo sempre sostenuto, anche a livello europeo, la necessità di un'adeguata etichettatura per tracciare l'effettiva origine dei prodotti e per consentire al consumatore una scelta consapevole. È questo uno degli obiettivi prioritari che perseguiamo costantemente per tutelare i nostri prodotti agroalimentari.
  La tutela e la salvaguardia del made in Italy sono una priorità per il Ministero che si è sempre adoperato, sia in sede europea che nazionale, al fine di rendere obbligatoria in etichetta l'indicazione del Paese di origine della materia prima degli alimenti.
  Dopo anni di attesa, in linea con le disposizioni europee e in accordo con il Ministero dello sviluppo economico, abbiamo notificato il provvedimento che introduce in via sperimentale, l'obbligo di indicare in etichetta l'origine della materia prima per il latte e derivati.
  Nella stessa direzione va il nostro decreto per la filiera grano pasta ora all'esame tecnico della Commissione europea.
  Continueremo a spingere perché questi modelli si affermino a livello europeo e con riferimento a tutte le produzioni agroalimentari, perché riteniamo la piena tracciabilità delle produzioni agricole nazionali una chiave decisiva per la competitività e la distintività dei nostri prodotti.
  In tale contesto, puntiamo a raggiungere l'obiettivo della piena tracciabilità.
  Il Commissario Europeo per la Salute e la Sicurezza Alimentare, Andriukaitis, ha recentemente comunicato al Ministro Martina che a breve sarà predisposto dalla Commissione UE un ulteriore provvedimento in materia, il cui obiettivo principale dovrebbe essere quello di evitare che il consumatore possa essere indotto in errore in merito alla vera origine dell'ingrediente primario di prodotti agroalimentari.
  Concludo, ribadendo che questo Ministero è favorevole ad estendere l'etichettatura d'origine obbligatoria e rimane disponibile per attuare le eventuali azioni di competenza a livello europeo.

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ALLEGATO 9

Interrogazione 5-10932 Romanini: Iniziative per estendere anche a tutta la filiera del pomodoro da industria l'etichettatura di origine obbligatoria.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Abbiamo sempre sostenuto, anche a livello europeo, la necessità di un'adeguata etichettatura per tracciare l'effettiva origine dei prodotti e per consentire al consumatore una scelta consapevole. È questo uno degli obiettivi prioritari che perseguiamo costantemente per tutelare i nostri prodotti agroalimentari.
  La tutela e la salvaguardia del made in Italy sono una priorità per il Ministero che si è sempre adoperato, sia in sede europea che nazionale, al fine di rendere obbligatoria in etichetta l'indicazione del Paese di origine della materia prima degli alimenti.
  Dopo anni di attesa, in linea con le disposizioni europee e in accordo con il Ministero dello sviluppo economico, abbiamo notificato il provvedimento che introduce in via sperimentale, l'obbligo di indicare in etichetta l'origine della materia prima per il latte e derivati.
  Nella stessa direzione va il nostro decreto per la filiera grano pasta ora all'esame tecnico della Commissione europea.
  Continueremo a spingere perché questi modelli si affermino a livello europeo e con riferimento a tutte le produzioni agroalimentari, anche per i derivati di pomodoro, perché riteniamo la piena tracciabilità delle produzioni agricole nazionali una chiave decisiva per la competitività e la distintività dei nostri prodotti.
  In tale contesto, puntiamo a raggiungere l'obiettivo della piena tracciabilità.
  In ogni caso, per la sola passata di pomodoro, fin dal 2006 è stato introdotto l'obbligo di indicare l'origine della materia prima. Appare quindi opportuno estendere tale obbligo anche agli altri prodotti della filiera del pomodoro da industria. Su questo fronte, stiamo verificando la fattibilità di completamento di un percorso già iniziato.
  Ricordo poi che, con il collegato agricolo approvato nel 2016 sono state introdotte disposizioni in materia di prodotti derivati dalla trasformazione del pomodoro, definendo meglio la denominazione dei prodotti.

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ALLEGATO 10

Interrogazione 5-10933 Benedetti: Sulle iniziative adottate dal Governo per ridurre l'uso dei pesticidi in agricoltura.

TESTO DELLA RISPOSTA

  La tutela della biodiversità e dell'ambiente è un'assoluta priorità per il Governo che, proprio in quest'ottica, promuove e favorisce pratiche agricole sempre più sostenibili.
  In tale direzione, grazie alle politiche incentivanti realizzate attraverso i Programmi di Sviluppo Rurale, le diverse organizzazioni comuni di mercato e le risorse messe in campo dallo Stato sotto forma di pagamenti agro ambientali, già nella passata programmazione 2007-2013 sono stati corrisposti circa 4 miliardi. Al medesimo scopo sono destinati oltre 3 miliardi dei programmi di sviluppo rurale fino al 2020, insieme alle azioni specifiche che sono state condotte proprio per limitare l'uso dei pesticidi nei nostri terreni.
  Come certificato dall'Istat, l'utilizzo di tali sostanze da parte delle imprese agricole italiane ha subito un notevole calo, a testimonianza concreta del lavoro che è già stato realizzato.
  Al riguardo ricordo che, al fine, di ridurre l'uso dei fitofarmaci, in linea con gli obiettivi europei tesi a realizzare uso sostenibile dei pesticidi riducendone i rischi e gli impatti sulla salute umana e dell'ambiente, è stato elaborato uno specifico Piano d'azione (PAN).
  Quanto al principio attivo glifosate, grazie ad una forte azione in Europa, abbiamo ottenuto che non fosse concessa l'autorizzazione per 180 mesi a tale prodotto. La Commissione europea ha inoltre fissato alcune misure di mitigazione del rischio, richiedendo agli Stati membri particolare attenzione alla protezione delle acque di falda, alle aree vulnerabili e frequentate dal pubblico, nonché agli utilizzi pre-raccolta.
  In attuazione a tali disposizioni, lo scorso agosto il Ministero della salute ha revocato le autorizzazioni all'immissione in commercio di prodotti fitosanitari contenenti la sostanza attiva Glifosate in associazione con il coformulante Tallowammina, modificando le condizioni d'impiego dei restanti prodotti fitosanitari.