CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 1 marzo 2017
775.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari sociali (XII)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

5-09245 Silvia Giordano: Iniziative in relazione alla sindrome di Sjögren.

  La sindrome di Sjögren, malattia autoimmune cronica caratterizzata da una evoluzione altamente invalidante, può essere distinta in primaria, se vi è un coinvolgimento delle ghiandole esocrine («sindrome sicca»); secondaria, invece, quando è associata ad altre malattie autoimmunitarie (quali, ad esempio, artrite reumatoide, morbo di Crohn ed altre).
  Ciò posto, mi preme far presente che la possibilità di aggiornare l'elenco delle malattie rare di cui al decreto ministeriale n. 279 del 2001 e di includere, tra queste, la sindrome di Sjögren, viene valutata sulla base di una combinazione di criteri: alcuni di carattere clinico, quali la gravità, il livello di invalidità dei pazienti affetti, la particolare difficoltà diagnostica; altri afferiscono più propriamente alla gestione della malattia, come l'onerosità dell'assistenza; altri ancora, invece, fanno riferimento al carattere epidemiologico, ovvero al livello di prevalenza.
  Sono «rare», secondo quanto previsto dal regolamento (CE) n. 141 del 2000, le malattie presenti nella popolazione di riferimento con una prevalenza non superiore a 5 casi ogni 10.000 persone.
  Preciso che la sindrome di Sjögren non è attualmente ricompresa tra le malattie rare proposte per l'aggiornamento dell'allegato 1 del decreto ministeriale n. 279 del 2001; la stessa è, invece, riconosciuta come malattia cronica invalidante, ai sensi del decreto ministeriale n. 296 del 2001, ed è, pertanto, soggetta all'esenzione per le principali prestazioni sanitarie correlate (codice di esenzione 030).
  Le stime di prevalenza della sindrome di Sjögren, considerata come entità clinica autonoma, risultano al di sopra della soglia che permette di determinare la rarità di una patologia, come già documentato nella relazione del 2009 dell'Istituto Superiore di Sanità (CNMR).
  Tale assunto è, d'altro canto, confortato anche dal parere che il Consiglio superiore di sanità ha fornito nella seduta del 6 ottobre 2009.
  Per questa ragione, la sindrome in questione non è inserita tra le malattie rare, ma tra le malattie croniche invalidanti che, come già evidenziato, danno, comunque, diritto all'esenzione per le prestazioni sanitarie.
  Ad ogni modo, ritengo opportuno precisare che l'eventuale inserimento della Sindrome di Sjögren nell'elenco delle malattie rare non risolverebbe comunque il problema dell'erogazione dei farmaci in fascia C) e dei prodotti non classificati come farmaci, in quanto il diritto alla gratuità delle prestazioni sanitarie per le persone affette da malattia rara non riguarda l'assistenza farmaceutica ma le prestazioni sulle quali il cittadino non esente paga la quota di partecipazione al costo (ticket), vale a dire essenzialmente l'assistenza specialistica ambulatoriale.
  Per quanto concerne, poi, l'opportunità di avviare un piano di informazione e formazione degli operatori sanitari, ricordo che lo Stato e le regioni garantiscono, attraverso il sistema ECM, l'aggiornamento professionale e la formazione continua dei professionisti sanitari per migliorare l'appropriatezza, l'efficacia, l'efficienza e la sicurezza delle cure.Pag. 131
  In tale contesto, le tematiche individuate a livello nazionale e regionale vengono declinate anche a livello locale in obiettivi e progetti formativi mirati per i singoli operatori.
  Nell'ambito di tale complesso sistema, vengono, pertanto, organizzati specifici eventi anche in materia di sindrome di Sjögren, al fine di formare ed aggiornare il personale sanitario.

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ALLEGATO 2

5-09703 Colonnese: Iniziative per vietare in sala parto pratiche pericolose come la manovra di Kristeller.

TESTO DELLA RISPOSTA

  L'Azienda Ospedaliera Universitaria di Careggi ha rappresentato che – sulla base della ricostruzione dei fatti richiesta e fornita dai professionisti delle strutture interessate – la signora Casali, dopo aver partorito naturalmente nel primissimo mattino del 2 ottobre, ha avuto un decorso regolare del post partum. Solo successivamente sono comparsi dei dolori addominali, dovuti ad un sanguinamento addominale, affrontato tempestivamente con intervento chirurgico, nel corso del quale è stata riscontrata la rottura della milza, in seguito asportata. La signora è stata, quindi, inviata in Terapia Intensiva, dove le sue condizioni sono progressivamente migliorate nel corso della giornata. Nelle prime ore del giorno successivo, il 3 ottobre, a seguito di un nuovo ed improvviso peggioramento, è stato effettuato un secondo intervento chirurgico che ha evidenziato un ulteriore sanguinamento addominale, nel corso del quale la paziente è deceduta. A seguito del decesso, i sanitari hanno chiesto l'esecuzione di un riscontro diagnostico, successivamente sospeso per l'intervento dell'Autorità Giudiziaria. Il mattino successivo all'evento, a poche ore dal decesso, è stata effettuata una ricostruzione dei fatti con tutti i professionisti coinvolti, la Direzione Sanitaria, la Direzione di Dipartimento e la struttura del Rischio Clinico Aziendale, in occasione della quale non è risultata, sulla base di quanto asserito dai predetti professionisti, essere stata praticata alcuna manovra di Kristeller, essendosi il parto svolto in maniera totalmente spontanea.
  Devo precisare che la manovra di Kristeller è una antica manovra che può facilitare la nascita del feto durante la seconda fase del travaglio; essa, peraltro, è una manovra non bandita dalle società scientifiche internazionali di riferimento e, secondo quanto riferito dall'Azienda medesima, presso il punto nascita di Careggi può essere ancora eseguita da parte di personale esperto solo in taluni casi selezionati.
  L'AOU in questione ha sottolineato che tutte le fasi di approfondimento sopra citate sono state preventivamente e puntualmente concordate con il Settore di Coordinamento Regionale del Rischio Clinico e che la segnalazione rispetto al caso è stata inserita tempestivamente nel Reporting and Learning Sistem.
  Ad ogni buon conto, l'Azienda ha evidenziato di aver attivato, già nel corso dei mesi di maggio, giugno e luglio 2016, un proprio percorso di miglioramento sotto il coordinamento del settore di Gestione del Rischio Clinico Regionale, condotto tramite analisi con FMEA, e coinvolgendo tutte le professionalità implicate nel percorso nascita. A questa analisi hanno partecipato anche professionisti provenienti da altre regioni, individuati e coordinati dalla Struttura del Rischio Clinico Regionale, i quali hanno contribuito a verificare ed approfondire le attuali modalità organizzative relative ai principali processi di presa in carico, continuità assistenziale e procedure chirurgiche relative al percorso ostetrico, condividendo le relative ipotesi di miglioramento. Da tali iniziative è scaturito un documento che definisce specifici Pag. 133obiettivi di miglioramento, quali la redazione di nuove procedure organizzative, l'effettuazione di interventi formativi specifici, la realizzazione di interventi strutturali e l'acquisizione di personale. I principali interventi previsti sono stati recepiti con provvedimento aziendale e sono stati in parte già effettuati mentre altri sono in corso di realizzazione, strettamente e costantemente monitorati dalla Direzione Aziendale e sottoposti a periodica rivalutazione da parte della struttura di coordinamento Regionale del Rischio Clinico.
  Premesso quanto sopra, ritengo opportuno precisare che il presidio di Careggi, facente parte della rete dei punti nascita della regione Toscana, rientra tra le strutture partecipanti al sistema di sorveglianza della mortalità materna nonché nel «Progetto pilota di sorveglianza della mortalità perinatale» attivato nel decorso mese di febbraio con il coordinamento dell'ISS e il finanziamento dalle Azioni Centrali del Ministero della Salute.
  Il Sistema di Sorveglianza della mortalità materna, coordinato dall'ISS, è nato con 6 regioni che coprivano sì il 49 per cento dei nati nel Paese – come riferito dagli onorevoli interroganti – ma che negli anni si è esteso arrivando a coinvolgere otto regioni (Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio, Campania, Puglia e Sicilia) che coprono il 73 per cento dei nati del Paese.
  Colgo l'occasione per comunicare a tutti Voi che l'estensione della sorveglianza all'intero territorio nazionale sarà possibile a seguito della conclusione del procedimento di adozione del decreto del Presidente della Repubblica finalizzato all'istituzione di registri e sorveglianze di interesse nazionale, che garantirà un finanziamento ad hoc. L'esperienza maturata ad oggi nelle otto regioni italiane coinvolte nella sorveglianza evidenzia come il patrimonio informativo a disposizione collochi il nostro Paese tra quelli più avanzati nel campo della registrazione e del monitoraggio della mortalità materna. Le informazioni raccolte hanno prodotto stime affidabili del fenomeno rilevando negli anni 2006-2012 una sottostima del 61 per cento rispetto al dato Istat; inoltre, il rapporto di mortalità materna stimato nelle regioni partecipanti è pari a 9 decessi ogni 100.000 nati vivi che ci pone in linea con i migliori livelli europei.
  Devo rimarcare, infine, come il sistema, grazie all'istituzione di una rete di tutti i punti nascita e al coinvolgimento attivo e partecipato dei professionisti sanitari, sia riuscito a promuovere e facilitare la diffusione di pratiche cliniche di comprovata efficacia e appropriatezza, anche attraverso l'aggiornamento continuo dei professionisti coinvolti nell'assistenza alla gravidanza e al parto.

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ALLEGATO 3

5-08608 Mongiello: Rischi per la salute dei consumatori derivanti dall'utilizzo dell'olio di palma.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con riferimento all'interrogazione in esame, mi preme, preliminarmente precisare che l'EFSA ha reso un parere «sui rischi per la salute umana associati alla presenza di 2- e 3-MCPD, dei 2- e 3-MCPD esteri e dei glicidil esteri (GE) negli alimenti». Tali sostanze sono identificate come contaminanti di processo in quanto si formano durante le lavorazioni alimentari, in particolare quando gli oli vegetali vengono raffinati (ad esempio, deodorati) ad alte temperature (circa 200o C).
  L'EFSA ha evidenziato che i livelli più elevati di GE e di 2- e 3-MCPD (inclusi gli esteri) sono stati riscontrati nella categoria dei grassi/oli vegetali, soprattutto in quelli di palma, ma ha precisato che anche altri oli vegetali e margarine ne contengono. La contaminazione interessa anche altri gruppi alimentari contenenti grassi/oli vegetali raffinati come ingredienti, quali patatine, dolci da forno, biscotti, alimenti per l'infanzia.
  Dunque l'olio di palma, anche se rappresenta una delle principali fonti di esposizione a queste sostanze indesiderate, non è certamente l'unico motivo di preoccupazione per la salute dei consumatori.
  Alla luce di tali risultanze, il Ministero della salute, al fine di valutare l'eventuale necessità di procedere all'adozione di misure finalizzate alla tutela della salute dei consumatori di tutte le età, si è prontamente attivato nell'ottica di una più ampia gestione del rischio, ritenendo che il ricorso a strumenti comunitari – anche attraverso la sensibilizzazione del settore produttivo – costituisca un approccio realmente tutelante ed omogeneo in tutto il territorio dell'Unione europea.
  A fronte della valutazione del rischio effettuata dall'EFSA, la questione relativa alla presenza negli alimenti del 2- e 3-MCPD (forme libere e loro esteri) e dei GE è stata immediatamente affrontata in Commissione europea, nell'ambito del Gruppo di esperti sui contaminanti ambientali e industriali, dando seguito anche alla richiesta del Ministro della salute di un pronto intervento a livello europeo per tutelare la salute dei cittadini comunitari e, al contempo, di considerare l'adozione di eventuali misure sulla produzione alimentare.
  Nelle prime discussioni, la Commissione europea ha evidenziato la disponibilità dell'intero settore industriale oleario a collaborare per prevenire/ridurre la presenza di queste sostanze in tutti i grassi/oli raffinati, nonché l'impegno concreto assunto dall'industria olearia della UE di assicurare, a decorrere da settembre 2017, un livello massimo di 1,0 ppm di GE in tutti i grassi/oli vegetali raffinati per uso alimentare e, nel contempo, di continuare ad implementare tutte le misure di prevenzione e riduzione per gli MCPD esteri.
  Anche l'EFSA ha rivelato che i livelli di GE nel settore dei grassi/oli di palma si sono dimezzati tra il 2010 e il 2015, grazie alle misure volontarie adottate dai produttori. Ciò ha contribuito a un calo importante nella esposizione dei consumatori a queste sostanze.
  Attualmente, in sede di Commissione europea, sono all'esame diverse misure di Pag. 135gestione dei possibili rischi associati all'esposizione dei consumatori agli esteri dell'MCPD e del glicidolo, quali l'intensificazione del monitoraggio della presenza dei questi contaminanti negli alimenti, l'elaborazione e l'implementazione di linee guida di prevenzione/riduzione (Toolbox), la fissazione di tenori massimi per il 3-MCPD e i GE negli alimenti che rappresentano le principali fonti di esposizione per i consumatori.
  In conclusione, considerato che tali contaminanti sono agenti cancerogeni e che per alcuni ci sono anche sufficienti evidenze di genotossicità, il Ministero della salute mantiene un elevato livello di attenzione e di attività sulla presenza di questi contaminanti negli alimenti, sia in ambito nazionale che in ambito comunitario, attraverso la collaborazione con gli Istituti scientifici nazionali e la partecipazione ai gruppi di lavoro degli esperti UE sui contaminati negli alimenti.
  Ciò posto, si ritiene che, allo stato attuale, le azioni assunte a livello di Unione europea non renda necessaria l'assunzione di ulteriori azioni in ambito nazionale.
  Per quel che concerne gli aspetti nutrizionali, ritengo doveroso, comunque, far presente che il Ministero della salute si impegna attivamente in iniziative ad hoc per affrontare i problemi connessi con gli stili di vita non corretti, collaborando con altri dicasteri, coinvolgendo imprese e consumatori e muovendosi nella direzione dell'intersettorialità.
  In questo senso, particolare importanza assumono a livello OMS e UE la Declaration on Nutrition and NoncommunicableDiseases in the Context of Health 2020 (OMS), e « The EU Action Plan on ChildhoodObesity 2014-2020» che hanno l'obiettivo principale di favorire un'azione decisiva per affrontare questioni comuni come l'obesità infantile, l'assunzione di grassi, zuccheri e sale, le politiche economiche e le disuguaglianze sociali.
  Il Ministero della salute ha, inoltre, adottato le seguenti, ulteriori misure a tutela del benessere complessivo della comunità:
   «Linee di indirizzo per la comunicazione commerciale relativa ai prodotti alimentari e alle bevande, a tutela dei bambini e della loro corretta alimentazione»: si tratta di misure decisive per ridurre la pressione del marketing alimentare rivolto ai bambini per quanto riguarda i cibi ad alto contenuto energetico, grassi saturi, acidi grassi trans, zuccheri o sale. La tutela del consumatore ha rappresentato la principale motivazione per definire un documento che mira ad esplicitare buone pratiche e trasmettere all'esterno il sistema di valori e il modo di essere e di agire delle imprese più sensibili.
   «Obiettivi condivisi per il miglioramento delle caratteristiche nutrizionali dei prodotti alimentari con particolare attenzione alla popolazione infantile (3-12 anni)». In questo contesto significativo, mi piace rimarcare il forte impegno registratosi anche da parte dell'industria, che ha condiviso obiettivi di riduzione dei grassi saturi, zuccheri, sale, al fine di migliorare lo stato nutrizionale della popolazione infantile, contrastare l'aumento di sovrappeso e obesità e, più in generale, delle patologie croniche degenerative.

  Concludendo sul punto, si può affermare che la promozione di norme di autodisciplina del settore produttivo, in termini di pubblicità di alimenti ad alto contenuto energetico destinati a bambini e ragazzi, unita ad una idonea collaborazione dell'industria alimentare con i referenti istituzionali, può contribuire a realizzare una efficace strategia globale di lotta all'obesità.