CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 28 febbraio 2017
774.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Sugli esiti della missione svolta a Pristina, Kosovo, in occasione del Summit of the Foreign Affairs Committees of the Countries of Europe and Balkans (19-21 febbraio 2017).

RELAZIONE DI SINTESI

  Una delegazione della III Commissione, composta dai deputati Marietta Tidei (PD) ed Emanuele Scagliusi (M5S), si è recata in missione a Pristina dal 19 al 22 febbraio 2017 in occasione della Conferenza della Commissioni esteri dei Parlamenti dell'Unione europea e dei Paesi dei Balcani Occidentali, promossa dal Presidente della Commissione esteri del Kosovo, Elmi Reçica.
  A margine dei lavori della Conferenza la delegazione italiana ha partecipato anche ad un'agenda di incontri bilaterali a partire dal Presidente dell'Assemblea della Repubblica del Kosovo, Kadri Veseli; dal Vice Presidente dell'Assemblea, Xhavit Haliti; dai Presidenti della Commissione degli Affari Esteri, Elmi Reçica, e della Commissione dell'Integrazione europea, Njomza Emini, con cui si sono stati ripercorsi tutti i dossier di politica estera ed europea del Kosovo. A livello governativo la delegazione ha incontrato la neoeletta Ministra per l'integrazione europea, Mimosa Ahmetaj, che ha auspicato, al pari della Presidente della competente Commissione parlamentare, di potersi al più presto recare in Italia per svolgere visite negli Stati membri, a partire dal gruppo dei Paesi fondatori.
  I deputati della Commissione hanno anche visitato il contingente italiano presso la KFOR, attualmente sotto il comando del generale di divisione, Giovanni Fungo, nonché la base dei Carabinieri della Multinational Special Unit (MSU), guidata dal colonnello Fabio Cagnazzo, sotto la cui assistenza e protezione hanno visitato il sito del Ponte di Mitrovica, uno dei luoghi simbolo del conflitto del ’99 e teatro dei più recenti scontri connessi alle perduranti tensioni interetniche tra minoranza serba e maggioranza albanese.
  La missione ha inaugurato per il 2017 la stagione dei rapporti parlamentari bilaterali, contribuendo a preparare, tra l'altro, il terreno per i lavori del Vertice governativo di Trieste, previsto il 12 luglio prossimo, nell'esercizio della presidenza italiana del Processo di Berlino, per il quale si è auspicata la presenza di delegazioni parlamentari con funzione di osservatori.
  Sul piano dei contenuti, quanto ai lavori della Conferenza, si è distinto per una specifica caratura europeista al di là della dominante retorica integrazionista l'intervento del presidente Veseli, prossimo ad una visita a Roma. Dichiaratosi convinto della capacità dell'Europa di superare l'attuale fase di crisi e certo che gli euroentusiasti superano ancora in numero gli euroscettici, Veseli ha dato risalto alla necessità di creare prospettive di sicurezza per i giovani europei e per i giovani kosovari in particolare. Ha fornito la propria rappresentazione dell'Europa, non riducibile allo stereotipo dei burocrati brussellesi, e sintetizzata nei valori della democrazia liberale, del primato della legge, dell'economia di mercato, del pluralismo, del multiculturalismo. Quanto al Kosovo, ne ha rivendicato il ruolo chiave per la sicurezza e la stabilità della regione, necessarie Pag. 43premesse per la prosperità nell'area balcanica, e ciò anche grazie ad una Costituzione non a caso incentrata sulla tutela delle minoranze. Quanto alla deriva nazionalista che investe tutta l'Europa e quella sudorientale in modo specifico, Veseli ha ribadito più volte che la retorica nazionalista e populista non può avere la meglio sulla sicurezza e sul benessere sociale. In questo i Parlamenti nazionali e la diplomazia parlamentare sono strumenti focali, da potenziare e sfruttare soprattutto in tempi difficili come quelli attuali.
  Di particolare impatto per l'inquadramento geopolitico del Paese è stato l'intervento del Presidente della Repubblica Hashim Tha i che, nel tracciare il quadro dei suoi più recenti incontri internazionali, ha enfatizzato l'istituzione della Commissione per la verità e la riconciliazione, da spendere nel rapporto con Bruxelles sul dossier della querelle serbo-kosovoara, e prospettato prossimi nuovi riconoscimenti in campo internazionale, ricordando quelli registrati nel 2016 da parte della UEFA e della FIFA. Prossimi obiettivi saranno l'UNESCO e il Consiglio d'Europa, nel solco della linea di azione coordinata con tutti gli attori internazionali, che ha contraddistinto fin dall'inizio il processo di nascita del Kosovo. Importanti i riferimenti alla Russia, che Tha i ha inquadrato come partner problematico ma sempre presente nell'azione della comunità internazionale (Mosca ha un proprio ufficio di collegamento a Pristina). Ha auspicato che Mosca sappia guardare al Kosovo anche al di là del proprio rapporto con la Serbia e della questione Crimea, considerato che dal superamento dello stallo attuale anche a Belgrado deriverebbe un beneficio in termini di alleggerimento del rapporto con la comunità internazionale.
  Per il Kosovo è stato centrale il riconoscimento di legittimità ricevuto dalla Corte internazionale di giustizia nel 2010 ed è importante adesso il percorso di nascita di forze di sicurezza nazionali, formate su base multietnica. Pristina sostiene Podgorica nell'ingresso alla NATO, a testimonianza della volontà politica di superamento del problema della demarcazione dei confine, ed è impegnata, in generale, sui temi della lotta contro l'odio e gli atavici antagonismi regionali. Occorre tuttavia – e in questo i Parlamenti di rivelano attori centrali – inaugurare un nuovo linguaggio nel rappresentare il Kosovo, un linguaggio basato sul concetto di cittadinanza e che riconosca al Kosovo la sua nuova immagine di simbolo di pace e di stabilità.
  Tha i si è ulteriormente intrattenuto in un'analisi sulla fase critica attraversata dall'Europa, osservando che l'assenza del Regno Unito priverà l'Unione europea di profondità e di sostanza e che occorre fronteggiare l'attivismo russo, assai percepibile in area balcanica.
  Nel corso della sessione della Conferenza dedicata ai temi della integrazione europea è intervenuta come capo delegazione italiana l'onorevole Tidei con un articolato intervento che ha toccato i temi della cooperazione bilaterale, dell'immigrazione e della lotta al terrorismo, inquadrati nel più avanzato ruolo dell'Italia nella regione come presidente del Processo di Berlino, ma anche come presidente di turno del G7 e membro non permanente del Consiglio di Sicurezza. L'onorevole Tidei ha insistito sulla necessità che, anche nell'interesse della stabilità dei Balcani occidentali, l'Unione europea sappia superare la crisi in atto, emersa nella sua gravità laddove nella gestione dei flussi migratori non tutti gli Stati membri hanno contribuito nella stessa misura in cui hanno ricevuto benefici dall'Unione, costruendo alleanze a livello sub-regionale nell'intento di minare alle stesse decisioni assunte in sede europea nella materia e mettendo a rischio la credibilità dell'Unione europea. Ha, poi, ricordato il perdurante impegno italiano nei Balcani nelle missioni internazionali fin dal 1991, segnalando gli esiti del recente dibattito parlamentare in Commissione per l'autorizzazione delle missioni internazionali.
  Si è distinto per visione l'intervento della presidente della Commissione affari esteri dell'Albania, Arta Dade, che ha propugnato un modello europeo fondato Pag. 44su ponti e non su muri e sul valore dell'inclusività. La presidente Dade ha rivendicato un ruolo strategico della regione rispetto alle vie euroasiatiche nell'espansione dei mercati e degli investimenti esteri. Ha auspicato maggiore interconnessione infrastrutturale con Grecia e Italia in primis, con cui la collaborazione regionale è avviata da tempo. In questo quadro il Processo di Berlino rappresenta una chance per migliorare il grado di convivenza e di buone relazioni regionali, soprattutto se saprà dare slancio all'agenda sull'interconnetività.
  In generale, i lavori di questa sessione si sono contraddistinti per elevata partecipazione, profondità di analisi e per una sapiente conduzione da parte del presidente Reçica, che ha raccolto molti apprezzamenti per una conferenza ritenuta da tutti impensabile dieci anni fa.
  Di specifico interesse la sessione sulla lotta contro il terrorismo e il radicalismo nella regione, che ha dato conto, soprattutto attraverso gli interventi degli esponenti OSCE (l'ambasciatore Jan Braathu) e UNDP (l'italiana Alessandra Roccasalvo), dei passi significativi compiuti da Pristina sul piano degli strumenti normativi con l'adozione nel 2015 di una legge contro il fenomeno dei foreign fighters (il Kosovo ha registrato la più alta percentuale regionale di partenze e arruolamenti) e, più di recente, sul terreno della deradicalizzazione mediante l'adozione di una Strategia nazionale di intervento sul piano sociale, educativo e del dialogo interreligioso. La sessione è stata introdotta dal presidente della Commissione esteri del Parlamento ceco, Karel Schwarzenberg, che ha richiamato le responsabilità internazionali ed europee nell'avere lasciato il Kosovo in condizioni tali da non dare alternative ai giovani kosovari, che rappresentano il 65 per cento della popolazione complessiva. Nell'analisi di uno dei presidenti di un Paese del Gruppo Višegrad, la responsabilità profonda è soprattutto dei partiti tradizionali europei, rimasti fermi a logiche da XX secolo e che hanno creato le condizioni dell'attuale insicurezza non fornendo le risposte necessarie ai popoli europei.
  In fase di dibattitto la presidente albanese Dode ha rafforzato questa visione descrivendo i foreign fighters come cittadini emarginati che vanno inclusi e accompagnati nel percorso di deradicalizzazione. Per ottenere risultati tangibili su questo terreno occorre assolutamente integrare il Kosovo nella comunità internazionale per privare di argomenti i predicatori dell'odio fondamentalista. Importante è anche lavorare sul ruolo delle donne, che molta parte positiva hanno avuto nel superamento del conflitto di fine anni Novanta.
  In questo segmento di conferenza si è collocato l'intervento del deputato Scagliusi, incentrato sul tema del documentato commercio di armi gravitante intorno al Kosovo, Paese che continuerebbe a rappresentare il maggiore serbatoio di affiliati al Daesh. Scagliusi ha riferito i dati sulla carente azione di controllo esercitata dalle istituzioni kosovare dagli imam più radicali, finanziati dalla monarchia saudita. Tale situazione sul campo rappresenta la maggiore sfida per le missioni internazionali attive in Kosovo e costituisce una preoccupazione per l'Italia, alla luce dei comprovati ingressi di soggetti radicalizzati attraverso il porto di Bari. Per questo occorre rafforzare la collaborazione tra le intelligence, bloccare l'import ed export di armi verso Paesi non rispettosi dei diritti umani e, in generale, operare tutti in una rete di carattere transnazionale, atteso l'impatto globale delle questioni che affliggono tuttora il Kosovo.
  La Conferenza si è poi conclusa con l'adozione di una dichiarazione finale, di sintesi delle questioni trattate.
  Quanto all'agenda di incontri bilaterali, essi hanno dato tutti risalto all'ottimo stato delle relazioni italo-kosovare, legate allo storico riconoscimento del nuovo Stato compiuto dall'Italia nel febbraio 2008, insieme al primo gruppo di Paesi recognizer, ma anche l'aspettativa da parte di Pristina di un deciso incremento della Pag. 45presenza economica, commerciale e bancaria dell'Italia che, pur essendo al sesto posto tra gli interlocutori commerciali del Kosovo, è chiamata insieme agli altri partner europei a fare di più anche per bilanciare la significativa presenza nel sistema economico kosovaro di rilevanti attori regionali e globali, a partire dalla Turchia.
  Sul piano del processo di avvicinamento del Kosovo all'Unione europea, gli interlocutori politici hanno definito questo obiettivo come la priorità assoluta nel quadro di un orientamento strategico di deciso stampo euroatlantico. Pur nella consapevolezza della difficile fase attraversata dall'Unione europea e dal processo di allargamento, hanno insistito sulla necessità che l'Europa non sottovaluti e non frustri l'aspettativa della giovane popolazione kosovara nei confronti dell'integrazione e della possibilità di accedere soprattutto alle opportunità in campo formativo che deriverebbero da tale percorso, nell'interesse della stabilità dell'intera regione e della necessità di scoraggiare profonde derive di carattere fondamentalista, dovute alla pressione esercitata in Kosovo da formazioni filo-Daesh. Essenziale per il percorso europeo di Pristina resta il dialogo regionale, a partire dell'accordo di demarcazione del confine con il Montenegro (dal cui esito dipende anche la prospettiva di elezioni anticipate a giugno 2017) e la gestione del rapporto con Belgrado.
  Più in dettaglio, in occasione del colloquio tra il Presidente del Parlamento l'onorevole Tidei ha prospettato per l'appuntamento di luglio a Trieste un deciso accento sui temi dell'economia, oltre che al tradizionale volet relativo all'integrazione europea, esprimendo l'auspicio dell'Italia per una piena implementazione dell'ASA EU-Kosovo; per il rispetto della roadmap in tema di visti; per una normalizzazione del rapporto con la Serbia, con il superamento delle resistenze anche sul piano interno; per una risposta congiunta ai temi dell'immigrazione e del terrorismo, su cui i Paesi dei Balcani e il Kosovo soprattutto molto possono fare. L'onorevole Tidei si è inoltre impegnata per un rafforzamento dell'associazione di amicizia di riferimento in ambito UIP.
  Veseli, in restituzione alle parole della capo delegazione italiana, ha espresso un forte apprezzamento per il ruolo svolto dall'Italia nella costruzione della statualità kosovara e un auspicio per una crescita del legame tra Roma e Pristina sui temi dell'economia. Alla luce della stabilità istituzionale ormai assicurata da Pristina, Veseli ha inoltre incoraggiato un approccio più pragmatico da parte europea nei confronti del Kosovo, su cui Bruxelles investe enormemente, evitando che temi esterni come l'immigrazione abbiano un impatto all'interno. Su questo terreno l'Italia è cruciale per la costruzione di un contesto anche economico che sappia assicurare successo alla politica per i ritorni in patria dei molti fuoriusciti dei tempi del conflitto di fine anni Novanta. Quanto al mancato riconoscimento da parte di cinque Paesi europei, capofila la Spagna, la questione è destinata al superamento anche perché i progressi del Kosovo sul terreno della riconciliazione sono tangibili, come pure il processo di pur lenta ma graduale integrazione nelle organizzazioni internazionali.
  L'ultimo punto, quello della partecipazione del Kosovo ai fora internazionali, è stato al centro del colloquio con il vicepresidente del Parlamento, Xhavit Haliti, che ha impostato il colloquio in termini decisamente franchi e non retorici. In tema di rispetto delle condizionalità imposte al Kosovo per sciogliere il nodo dei visti, Haliti ha riferito che troppo poco è stato fatto nel contrasto alla corruzione e che occorrerebbe maggior impegno da parte delle procure kosovare. Quanto al rapporto con la Serbia, il dialogo sarebbe indebolito dalla scarsa sincerità reciproca e dal sostegno che Belgrado riceve in ambito europeo, soprattutto dalla Spagna, nello scoraggiare in ogni modo l'integrazione europea del Kosovo, inclusa la preclusione del diritto di parola alla delegazione del Kosovo ai lavori dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa. Su questo tema Haliti ha molto insistito invocando Pag. 46l'intercessione dell'onorevole Nicoletti affinché, forte della sua autorevolezza in tale sede, possa mediare per un negoziato che in contesti analoghi – ad esempio in quello NATO – ha sortito effetti positivi. Sulla questione la delegazione italiana ha dato rassicurazioni circa un contributo costruttivo, che potrebbe essere facilitato da progressi tangibili da parte di Pristina sul terreno dei diritti umani e soprattutto della libertà di stampa. Haliti ha reso anche dichiarazioni sul tema della lotta al terrorismo di matrice fondamentalista, ammettendo l'errore commesso dal Kosovo e dalla comunità internazionale nell'avere permesso la partenza di cittadini kosovari in Siria al fine di contrastare il regime di Assad, non avendo previsto che tali soggetti si sarebbero poi radicalizzati e arruolati sotto le insegne di Daesh.
  Quanto all'incontro con il «padrone di casa», il presidente della Commissione esteri del Kosovo, Elmi Reçica, esso si è aperto con una presentazione del presidente sull'ottimo stato delle relazioni bilaterali, connesse ai benefici che dall'Italia sono sempre derivati al Kosovo. Ha ricordato i contributi dati dall'Italia nel campo della cura ospedaliera contro le leucemie infantili, al sostegno che molti giovani kosovari hanno ricevuto in Italia e anche al lavoro di sacerdoti italiani impegnati nel sociale. A fronte delle rassicurazioni dell'onorevole Tidei circa l'approfondimento delle relazioni bilaterali a partire da una prossima visita a Roma, il presidente Reçica ha individuato nella questione dello sviluppo economico e nello scioglimento del nodo sui visti le due maggiori tematiche in tema di relazioni esterne. Ha quindi ripercorso lo stato delle relazioni con i Paesi confinanti, segnalando l'assenza alla Conferenza delle delegazioni serbe e bosniache, pur invitate a partecipare. Su sollecitazione del deputato Scagliusi circa un possibile approccio nei confronti dell'Europa disegnata dai Trattati vigenti, Reçica ha confermato la priorità dell'integrazione ammettendo la crisi connessa a Brexit ma ricordando che l'Europa è un continente stabile e pacifico grazie all'UE. Un breve approfondimento sui rapporti con la Turchia ha permesso di fare emergere la richiesta per una maggiore presenza commerciale europea ed italiana in Kosovo, a bilanciamento del forte ruolo giocato da Ankara che, anche grazie ad un fattore demografico favorevole, ha saputo cogliere con maggiore tempestività le opportunità di investimento offerte dal Kosovo.
  L'agenda bilaterale si è caratterizzata per un forte accento sulle questioni dell'integrazione europea, in occasione dei colloqui con la nuova ministra per l'Integrazione europea, Mimosa Ahmetaj, e con la presidente della Commissione parlamentare per l'integrazione europea, Njomza Emini, accompagnata da due deputati del partito del PDK Partito democratico del Kosovo (30,4 per cento dei seggi) e del partito NISMA Alleanza per il Futuro Kosovo (9,5 per cento dei seggi).
  Costante l'accento sul tema dei visti, essenziale nell'ottica dell'integrazione totale del Kosovo che è obiettivo condiviso e considerato naturale da tutti i partiti presenti in Parlamento. Se Brexit ha avuto un impatto anche sui Paesi candidati e su quelli che, come il Kosovo, sono protesi verso l'UE, la sua forza non è allo stato tale da far venire meno tale attrattiva, per cui il processo è da considerare irreversibile nell'interesse di tutti, anche di Belgrado.
  Il colloquio con la compagine parlamentare ha fatto emergere il ruolo della Commissione kosovara, incaricata del monitoraggio sull'attuazione dell'ASA UE-Kosovo. Particolare risalto è stato dato al tema della condizione dei giovani, costretti all'isolamento dalla questione visti e su cui occorre lavorare, essendo per ora meno esposti alla contaminazione da parte i fenomeni criminali. Su questo terreno il deputato Scagliusi ha portato l'esperienza del M5S che ha saputo intercettare l'opinione pubblica giovanile utilizzando gli strumenti della democrazia diretta e della rete. Sui rapporti con la Serbia, presente nella scena parlamentare kosovara attraverso l'azione del gruppo «Serpska» che farebbe capo direttamente al premier Pag. 47serbo Vucic, la delegazione parlamentare ha auspicato un dialogo paritario, nonostante la Costituzione serba menzioni il Kosovo come parte integrante del territorio della Repubblica serba. In questa sede l'onorevole Tidei, a nome della delegazione, ha ribadito la necessità di compiere sforzi in un approccio pragmatico, superando la retorica nazionalista e di operare sul terreno della diplomazia parlamentare. La presidente Ermini ha ricambiato questa visione auspicando una propria visita a Roma e forme di collaborazione anche di carattere amministrativo.
  Hanno concluso la missione le visite presso i contingenti italiani nelle missioni KFOR. Nelle analisi riferite dai nostri contingenti militari presenti sul terreno, i dati relativi ai fenomeni criminali e alla presenza di foreign fighters restano allarmanti, anche in riferimento al ruolo svolto nei villaggi da taluni imam radicali rispetto ai quali l'azione delle istituzioni è tuttora carente, anche a causa dell'elevatissimo tasso di corruzione e della permeabilità della politica rispetto al crimine organizzato. Anche nel quadro del sostegno italiano all'ingresso del Kosovo in INTERPOL, è emersa anche l'esigenza di taluni progressi sul piano della cooperazione bilaterale in materia giudiziaria per una più stringente azione di law enforcement in specifici casi di reati commessi in Italia da soggetti oggi presenti e attivi, anche economicamente, in Kosovo.

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ALLEGATO 2

Sugli esiti della missione svolta a Pristina, Kosovo, in occasione del Summit of the Foreign Affairs Committees of the Countries of Europe and Balkans (19-21 febbraio 2017).

DICHIARAZIONE CONGIUNTA

  I Presidenti e i membri delle Commissioni parlamentari per gli Affari esteri di: Albania, Belgio, Croazia, Estonia, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Montenegro, Paesi Bassi, Regno Unito, Repubblica ceca, Svizzera, Turchia e del Parlamento europeo si sono incontrati in occasione del Vertice delle Commissioni parlamentari per gli Affari esteri riunitosi a Pristina dal 19 al 22 febbraio 2017 per discutere del processo d'integrazione nell'UE dei rimanenti Paesi dell'Europa sudorientale, della cooperazione regionale tra i Paesi dei Balcani occidentali, della crisi migratoria e dei rifugiati e della lotta contro il terrorismo e il radicalismo nella regione, e hanno convenuto quanto segue:
  I partecipanti:
   hanno ribadito l'importanza di una chiara prospettiva d'integrazione nell'UE per tutti i Paesi dei Balcani occidentali quale garanzia di pace, prosperità, stabilità e sicurezza in questa parte d'Europa;
   hanno preso atto delle riforme avviate nei Paesi dei Balcani occidentali, aventi per scopo la piena integrazione nell'UE quale strumento per creare opportunità di miglioramento della vita dei loro cittadini;
   hanno chiesto un maggiore impegno dell'UE nei Balcani occidentali onde evitare i rischi potenziali che potrebbero derivare dall'influsso di altri soggetti, come pure l'estremismo violento e il radicalismo che avrebbero un impatto negativo diretto sulla pace, la prosperità, la stabilità e la sicurezza della regione e della stessa Unione europea;
   hanno sollecitato il felice completamento del processo di liberalizzazione dei visti per i cittadini del Kossovo, che rimangono privi della libertà di movimento nell'area Schengen;
   hanno ribadito l'altissima importanza di una cooperazione regionale inclusiva e costruttiva nei Balcani occidentali attraverso il miglior uso di una serie d'iniziative regionali, fra le quali il Processo di Berlino, per conseguire l'obiettivo dell'integrazione euro-atlantica;
   hanno ribadito che il Kossovo ha bisogno di sostegno per entrare a far parte di organizzazioni internazionali come Interpol, quale garanzia per il consolidamento della sicurezza mediante lo scambio d'intelligence e delle informazioni pertinenti per affrontare le sfide e le minacce non convenzionali, ibride e transnazionali nella regione e nell'intera Europa;
   hanno convenuto che la diplomazia parlamentare dovrebbe fare la sua parte per portare avanti una cooperazione regionale costruttiva affinché la regione possa trarre vantaggio dall'adesione a organizzazione regionali e globali e svolgere un ruolo importante al loro interno;Pag. 49
   hanno sottolineato l'importanza, per quanto riguarda la crisi dei profughi, di soluzioni sostenibili e conformi alle norme europee e internazionali in materia di diritti umani in opposizione agli atteggiamenti razzisti e xenofobi. I Paesi dei Balcani occidentali dovrebbero essere visti come parte integrante di soluzioni sostenibili alla crisi dei profughi, e la cooperazione e il coordinamento fra tutti gli Stati sono essenziali per gestire tale crisi;
   hanno messo in risalto i buoni esempi d'integrazione dei rifugiati nelle società e hanno sollecitato gli Stati d'accoglienza a impegnarsi in tale processo;
   hanno manifestato il loro impegno a combattere il terrorismo e il radicalismo nella regione, in cooperazione con la NATO e gli altri soggetti euro-atlantici;
   hanno ribadito l'altissima importanza della cooperazione regionale ai fini della condivisione d'informazioni ed esperienze nell'ambito di una lotta efficace contro il terrorismo e il radicalismo, di concerto con gli Stati membri e le istituzioni dell'Unione europea e altri importanti soggetti euro-atlantici;
   hanno messo in rilievo l'importanza di un sistema educativo solido e di un'ampia gamma di misure e programmi preventivi volti a riconoscere il ruolo della società civile nella prevenzione e nel reinserimento; anche le arti e la cultura hanno un ruolo, assieme a un sistema politico ed economico funzionante, nell'impedire l'ascesa del radicalismo e dell'estremismo violento nella società;
   hanno evidenziato la necessità di un consolidamento del quadro giuridico e istituzionale, per far sì che gli Stati siano in grado di combattere efficacemente le minacce alla sicurezza quali il terrorismo e il radicalismo;
   hanno sottolineato l'importanza di realizzare attività e misure concrete per il reinserimento e la risocializzazione dei cosiddetti «combattenti stranieri», che dopo aver partecipato a conflitti sono tornati nei loro Paesi d'origine.

FIRMATARI:
  On. Tanja FAJON, membro del Parlamento europeo, relatrice per la liberalizzazione dei visti per il Kossovo;
  Denis MAC SHANE, specialista di politica della regione balcanica, già Ministro per l'Europa e i Balcani, Regno Unito;;
  On. Arta DADE, Presidente della Commissione di Politica estera, Parlamento della Repubblica di Albania;
  On. David GEERTS, membro della Camera dei rappresentanti, Parlamento del Belgio;
  On. Miro KOVAĆ, Presidente della Commissione Affari esteri del Parlamento croato;
  On. Karel SCHWARZENBERG, Presidente della Commissione Affari esteri della Camera dei deputati della Repubblica ceca;
  Keit PENTUS-ROSIMANNUS, Vicepresidente della Commissione Affari esteri del Parlamento estone;
  On. Silvio PARNIS, membro del Parlamento maltese;
  On. Anne MULDER, membro della Commissione Affari esteri, Paesi Bassi;
  On. Maureen O'SULLIVAN, Vicepresidente della Commissione Affari esteri, commercio e difesa del Parlamento irlandese;
  On. Marietta TIDEI, membro della Commissione Affari esteri della Camera dei deputati, Parlamento italiano;
  On. Emanuele SCAGLIUSI, membro della Commissione Affari esteri della Camera dei deputati, Parlamento italiano;
  On. Rihard KOLS, Vicepresidente della Commissione Affari esteri del Saeima, Lettonia;
  On. Egidijus VAREIKIS, Vicepresidente della Commissione Affari esteri del Parlamento lituano;Pag. 50
  On. Anne BRASSEUR, membro del Parlamento, capo della delegazione lussemburghese presso l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa;
  On. Andrija NIKOLIĆ, Presidente della Commissione per le Relazioni internazionali e gli emigranti del Parlamento montenegrino;
  On. Luigj SHKRELJ, membro della Commissione per le Relazioni internazionali e gli emigranti del Parlamento montenegrino;
  On. Hasan BASRI KURT, membro della Commissione Affari esteri, Turchia;
  On. Manuel TORNARE, membro della Commissione Affari esteri, Svizzera;
  On. Artan GRUBI, membro dell'Assemblea, Macedonia;
  On. Elmi REÇICA, Presidente della Commissione Affari esteri, Kossovo.