CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 8 febbraio 2017
763.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissioni Riunite (III e IV)
ALLEGATO

ALLEGATO

Deliberazione del Consiglio dei ministri sulla partecipazione dell'Italia a missioni internazionali, adottata il 14 gennaio 2017 (Doc. CCL, n. 1).

RELAZIONE ALL'ASSEMBLEA PROPOSTA DAI RELATORI

  Le Commissioni III (Affari esteri e comunitari) e IV (Difesa) della Camera dei deputati,
   discussa la Deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali, adottata il 14 gennaio 2017 (Doc. CCL, n. 1);
   richiamate le comunicazioni del Governo sulla partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali, di cui alla citata Deliberazione, svolte il 7 febbraio 2016 davanti alle Commissioni riunite affari esteri e difesa della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica;
   premesso che:
    con l'entrata in vigore della legge 21 luglio 2016, n. 145, recante Disposizioni concernenti la partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali, l'Italia si è dotata di uno strumento normativo, coerente, trasparente ed efficace, idoneo a disciplinare, sia nella fase decisionale, sia in quella attuativa, uno strumento di politica estera e di difesa che ha assunto carattere strutturale ed ordinario e, come tale, è bisognoso di una disciplina adeguata alla rilevanza e alla velocità della decisione sull'impegno all'estero;
    la legge 21 luglio 2016, n. 145, configura la decisione parlamentare in materia di partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali come una «autorizzazione», attribuendo quindi al Parlamento il ruolo di co-decisore in questa materia;
    la Deliberazione in titolo, che rappresenta il primo tassello attuativo della legge n. 145 del 2016, espone per l'anno 2017 l'intero impegno programmatico dell'Italia nelle missioni internazionali, già in essere o di nuovo avvio, fondato sulla componente militare e civile e in linea con il dettato dell'articolo 11 della Costituzione. Essa è specchio dell'impostazione strategica del nostro Paese, basata su quattro pilastri: atlantismo, europeismo, multilateralismo efficace e attenzione ai diritti umani;
    in un anno di celebrazioni per la storia del continente europeo – segnato dall'avvio dei negoziati per l'uscita del Regno Unito dall'Unione europea; dal perseverare di gravi crisi internazionali lungo i confini esterni dell'Unione e da connessi eventi epocali, con particolare riferimento ai grandi fenomeni migratori in atto; dall'emergere di nuove e sempre più muscolari leadership globali – l'Italia è fermamente impegnata a rafforzare il suo approccio integrato nella gestione delle crisi internazionali, in attuazione della Strategia globale dell'Unione europea, elaborata dall'Alto Rappresentante per la politica estera e di sicurezza, e chiede rigore e solidarietà ai partner europei anche nella gestione delle politiche migratorie, impegnandosi a promuovere nei Paesi vicini, anche con lo strumento delle missioni internazionali, la capacità di gestire fenomeni ad alto impatto sulla sicurezza dell'Europa. In tal senso, rappresentano un orizzonte da approfondire le cooperazioni rafforzate previste dal Trattato di Lisbona e, in generale, tutto il versante della difesa Pag. 15europea, in un'ottica integrata e non competitiva rispetto alla NATO, e in un contesto di necessario incremento dell'investimento in sicurezza e stabilità;
    in generale, in un anno straordinario per le responsabilità internazionali dell'Italia – con riferimento alla titolarità del seggio non permanente presso il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, alla presidenza di turno del G7; alla partecipazione alla troika dell'OSCE in vista della presidenza italiana prevista per il 2018; nonché della presidenza del Processo di Berlino per l'integrazione europea dei Balcani Occidentali, – l'Italia proietta il suo impegno estero su un arco di crisi assai ampio, che si estende dall'Africa Occidentale all'Afghanistan, attraverso l'intero Medio Oriente;
    a ben guardare la mappa della presenza italiana nelle missioni internazionali è la stessa dell'instabilità del pianeta – si pensi alle missioni di contrasto alla pirateria al largo del Corno d'Africa e nell'Oceano indiano, di difesa integrata lungo i confini dell'Alleanza Atlantica, di assistenza militare e civile in Mali, – anche se non vanno dimenticate missioni più prettamente scientifiche come quella in Antartide e di salvaguardia del patrimonio culturale, condotte da apposite Task Force dei cosiddetti «Caschi blu della Cultura» nel contesto della coalizione globale Unesco Unite4Heritage;
    complessivamente il Governo propone di svolgere nel 2017 circa quaranta di missioni, in parte nuove, in parte riattivazioni o trasformazioni di missioni rispettivamente sospese o riviste nelle sedi internazionali, con un impiego massimo di 7.459 unità di personale delle Forze armate e di 167 unità di personale delle Forze di polizia. Il fabbisogno finanziario totale è pari a circa 1.132 milioni di euro, in lieve incremento rispetto al 2016;
    in questo impegno il punto di riferimento dell'Italia è certamente rappresentato dal Mediterraneo, unitamente all'azione contro il terrorismo e ad una condivisione più equa e responsabile, innanzitutto tra Paesi europei, delle conseguenze del fenomeno migratorio. Le stragi terroristiche degli ultimi anni, avvenute su suolo europeo, hanno infatti evidenziato che la sicurezza del Mediterraneo è premessa per la sicurezza di tutta l'Europa, dal punto più a nord della penisola scandinava fino a Lampedusa;
    la risposta italiana consiste da sempre innanzitutto nelle azioni delle donne e degli uomini sul campo, che si distinguono per capacità di intervento, prevenzione di attacchi terroristici, salvataggio di vite umane nelle acque del Mediterraneo, identificazione ed espulsione dal nostro territorio degli estremisti violenti, azioni diplomatiche nei contesti multilaterali. L'Italia continuerà a contribuire alle iniziative europee ed internazionali in tema di migrazioni e sviluppo, a partire dal fondo europeo istituito dal vertice de La Valletta nel novembre 2015 e confermato nel vertice informale sull'immigrazione svoltosi nella capitale maltese, che ha valutato positivamente il Memorandum d'intesa italo-libico per la gestione dei flussi migratori provenienti dall'Africa sub-sahariana;
    quanto alla Libia, il Memorandum siglato dal Governo italiano con il Governo libico costituisce un cruciale passo in avanti verso un rafforzamento del controllo delle frontiere esterne del Paese e la lotta ai trafficanti di esseri umani. La concreta attuazione di questo Memorandum da parte di entrambi gli Stati può contribuire concretamente anche all'obiettivo più generale della stabilizzazione della Libia e del mantenimento della sua integrità territoriale, possibile solo mediante un approccio inclusivo delle diverse anime del Paese e la promozione del dialogo tra le istituzioni libiche. Il nostro impegno per rafforzare le capacità libiche di contrasto all'immigrazione clandestina s'inserisce nel più ampio spettro di interventi a sostegno del rafforzamento istituzionale e delle tutele di carattere umanitario. La cifra dell'impegno italiano nelle missioni internazionali sta infatti, in questo come in tutti gli altri casi, nel binomio tra sicurezza e solidarietà;Pag. 16
    in Siria, dove negli ultimi anni e soprattutto nei mesi più recenti la comunità internazionale ha assistito impotente ad una delle peggiori tragedie umanitarie derivante da conflitti, occorre operare sul piano politico contro l'ulteriore destabilizzazione regionale e per il ripristino di pace e sicurezza, presupposto per il ritorno nella regione dei profughi e delle minoranze etniche e religiose autoctone, compresa la comunità cristiana, fuggite dal Daesh. La priorità è ora l'attuazione della Risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite n. 2254, adottata nel dicembre scorso, che ha sancito il cessate il fuoco e la ripresa dei negoziati;
    nel contesto dell'identità euro-atlantica dell'Italia, occorre il rilancio della difesa, europea e atlantica, anche in chiave mediterranea. Come l'Unione europea, anche la NATO, caposaldo del nostro sistema di sicurezza, deve adeguare la propria azione alle nuove sfide di sicurezza internazionali, alle minacce asimmetriche e al terrorismo internazionale. Tale rilancio va operato nel mantenimento di un dialogo con la Russia;
    in tale contesto devono essere citate le nuove missioni, previste in Lettonia, Bulgaria e Islanda nell'ambito di operazioni NATO, volte a potenziare il dispositivo di protezione NATO in questi Paesi, e quindi lungo il confine orientale dell'Alleanza;
    l'ulteriore punto di riferimento è l'impegno contro il terrorismo di Daesh che si esplica innanzitutto nella Coalizione di cui l'Italia è parte insieme a 63 Paesi e a 3 organizzazioni internazionali. Tra i compiti del contingente italiano, il secondo per consistenza numerica dopo quello statunitense, si annoverano quelli umanitari, di fornitura di equipaggiamento, di ricognizione e sorveglianza aeree, di recupero del personale civile e militare e di addestramento delle forze di sicurezza curde ed irachene: il ruolo svolto dall'Italia è riconosciuto essenziale e straordinariamente apprezzato. Il nostro dispositivo di sicurezza presso la diga di Mosul, per citarne uno su tutti, ha garantito lo svolgimento delle opere di riparazione nel delicato momento della campagna per la liberazione della città. Si tratta di impegni il cui successo è condizione per vincere le sfide di lungo termine legate alla stabilizzazione e alla prevenzione delle recrudescenze nella regione colpita da Daesh. L'Italia vuole rappresentare un modello di cooperazione per un Iraq solido, inclusivo e pluralistico nella fase post Daesh;
    nel resto della regione si richiede che il nostro Paese mantenga la propria presenza a partire dalla missione UNIFIL in Libano, che rappresenta un importantissimo se non il principale esempio del modello civile-militare di peacekeeping italiano. La sua efficacia è testimoniata dal successo nel mantenere la stabilità in un'area delicata, esposta alle conseguenze politiche, sociali ed umanitarie della crisi siriana;
    sul suolo europeo, la sicurezza del nostro Paese e dell'Europa non può prescindere da quella dei Paesi dei Balcani Occidentali. Il nostro ruolo, che si impernia sulla guida della missione NATO KFOR e che è ampiamente apprezzato dalle autorità kosovare e della popolazione locale, è essenziale come contributo per l'auspicabile definitivo superamento delle crisi del passato e la promozione di un percorso di integrazione europea della regione;
    un altro prioritario versante di impegno è rappresentato dalla missione in Afghanistan, dove l'Italia contribuisce all'addestramento, alla formazione e all'assistenza delle forze di sicurezza e difesa afghane. Dopo la caduta dei talebani, malgrado i progressi registrati, il sostegno internazionale è ancora necessario a fronte di una situazione fragile e ad una recrudescenza nell'azione eversiva dei talebani, nonché a un terrorismo riconducibile a Daesh;
    è opportunamente confermato l'impegno a coniugare la dimensione militare con quella civile, che è una delle caratteristiche più apprezzate del nostro impegno Pag. 17all'estero, con l'obiettivo di una stabilizzazione che sia più duratura. Ciò si traduce in una maggiore disponibilità di risorse per iniziative in ambito umanitario, di rafforzamento dello Stato di diritto, di sostegno alle amministrazioni locali, di consolidamento delle strutture di governo e di miglioramento economico e sociale;
    questo approccio spiega la centralità degli interventi di cooperazione allo sviluppo per il nesso tra pace, sicurezza, sviluppo e diritti umani, per i quali l'impegno finanziario è cresciuto rispetto al 2016. Il fabbisogno finanziario complessivo per il 2017 per i diversi interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione è stimato in 295 milioni di euro. La cooperazione è uno strumento strategico per la prevenzione dei conflitti, il consolidamento delle istituzioni democratiche e il rafforzamento dei processi di stabilizzazione. I nostri interventi vanno dall'Afghanistan all'Etiopia, dalla Repubblica Centrafricana alla Libia, alla Siria e all'Iraq, fino ai Paesi maggiormente interessati all'assistenza dei rifugiati nell'area mediterranea, come il Libano e la Giordania; si sostanziano in settori di importanza prioritaria quali l'aiuto umanitario ai rifugiati, la ricostruzione in situazioni di post-conflitto o di calamità, la stabilizzazione di «Stati fragili» e la sicurezza alimentare, senza dimenticare lo sviluppo economico e rurale, la sanità e la tutela del patrimonio culturale. Gli interventi di sostegno dei processi di pace, stabilizzazione e rafforzamento della sicurezza sono indirizzati principalmente a favorire la riconciliazione nazionale e la transizione in Libia, a stabilizzare il processo democratico in atto in Tunisia, a sostenere la ricostruzione in Afghanistan, Iraq e Libia, a presidiare la fascia di instabilità e cruciale per i flussi di migranti, che corre dalla Mauritania al Corno d'Africa, nonché a sostenere quei Paesi del Medio Oriente maggiormente esposti a rischi di destabilizzazione come Libano e Giordania;
    alla luce di tali premesse rappresenta quindi un passaggio di speciale valenza politica l'esame da parte di queste Commissioni della Deliberazione in titolo quale presupposto per la piena attuazione della legge n. 145 del 2016. Grazie a tale strumento normativo il Parlamento italiano vede rafforzato il proprio ruolo di protagonista nel processo di decisione della partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali, anche nell'esercizio delle prerogative costituzionali di controllo, nell'interesse e a tutela degli uomini e delle donne che, quotidianamente e anche a rischio della propria vita, operano nelle missioni all'estero costruendo ponti di dialogo nel faticoso percorso a sostegno della pace e della sicurezza a livello globale. Proprio a loro vogliamo esprimere la nostra profonda gratitudine per quello che fanno per il nostro Paese,
  propongono all'Assemblea di autorizzare le seguenti missioni:
   con riferimento all'Europa (Schede da 1 a 10)
    1. Joint Enterprise (missione NATO – scheda 1);
    2. EULEX Kosovo (personale militare) (missione UE – scheda 2);
    3. EULEX Kosovo (personale Polizia di Stato) (missione UE – scheda 3);
    4. EULEX Kosovo (magistrati) (missione UE – scheda 4);
    5. United Nations Mission in Kosovo UNMIK (missione ONU – scheda 5);
    6. EUFOR ALTHEA (missione UE – scheda 6);
    7. Missione bilaterale Forze di polizia in Albania (scheda 7);
    8. United Nations Peacekeeping Force in Cyprus UNFICYP (missione ONU – scheda 8);
    9. Sea Guardian (missione NATO – scheda 9);
    10. EUNAVFORMED SOPHIA (missione UE – scheda 10); Pag. 18
   con riferimento all'Asia (schede da 11 a 21);
    11. Resolute Support Mission (missione NATO – scheda 11);
    12. United Nations Interim Force in Lebanon UNIFIL (missione ONU – scheda 12);
    13. Missione bilaterale di addestramento delle Forze di sicurezza libanesi (scheda 13);
    14. Temporary International Presence in Hebron TIPH2 (missione multilaterale – scheda 14);
    15. Missione bilaterale di addestramento delle Forze di sicurezza palestinesi (scheda 15);
    16. European Union Border Assistance Mission in Rafah EUBAM Rafah (missione UE – scheda 16);
    17. European Union Police Mission for the Palestinian Territories EUPOL COPPS (personale della Polizia di Stato) (missione UE scheda 17);
    18. European Union Police Mission for the Palestinian Territories EUPOL COPPS (magistrati) (missione UE scheda 18);
    19. Partecipazione alla Coalizione internazionale di contrasto alla minaccia terroristica del Daesh (scheda 19);
    20. United Nations Military Observer Group in India and Pakistan UNMOGIP (missione ONU – scheda 20);
    21. Impiego su basi bilaterali di personale militare negli Emirati Arabi Uniti, in Bahrain, in Qatar e a Tampa per le esigenze connesse con le missioni internazionali in Medioriente e Asia (scheda 21);
   con riferimento all'Africa (Schede da 22 a 36);
    22. Missione bilaterale di supporto sanitario in Libia Operazione Ippocrate (scheda 22);
    23. United Nations Support Mission il Lybia UNSMIL (missione ONU – scheda 23);
    24. Missione su base bilaterale di assistenza alla Guardia costiera della Marina militare libica (scheda 24);
    25. Missione UE antipirateria denominata ATALANTA (missione UE – scheda 25);
    26. Missione UE denominata EUTM Somalia (missione UE – scheda 26);
    27. Missione UE denominata EUCAP Somalia (ex EUCAP Nestor) (missione UE – scheda 27);
    28. Missione bilaterale di addestramento delle forze di polizia somale e gibutiane (scheda 28);
    29. Impiego di personale militare presso la base nazionale nella Repubblica di Gibuti (scheda 29);
    30. Missione UN denominata United Nations Multidimensional Integrated Stabilization Mission in Mali MINUSMA (missione ONU – scheda 30);
    31. Missione UE denominata EUTM Mali (missione UE – scheda 31);
    32. Missione UE denominata EUCAP Sahel Mali (missione UE – scheda 32);
    33. Missione UE denominata EUCAP Sahel Niger (missione UE – scheda 33);
    34. Multinational Force and Observers in Egitto MFO (scheda 34);
    35. Missione UE denominata EUBAM LIBYA (missione UE – scheda 35);;
    36. Impiego di un dispositivo aeronavale nazionale per la sorveglianza e la sicurezza dei confini nazionali nell'area del Mediterraneo centrale (operazione Mare Sicuro) (scheda 36);
   con riferimento ai Dispositivi NATO (Schede da 37 a 42);
    37. Partecipazione al dispositivo NATO a difesa dei confini sud-orientali dell'Alleanza denominato «Active Fence» (scheda 37);
    38. Partecipazione al dispositivo NATO per la sorveglianza dello spazio aereo dell'area sud-orientale dell'Alleanza (scheda 38);Pag. 19
    39. Partecipazione al dispositivo NATO per la sorveglianza navale nell'area sud dell'Alleanza (scheda 39);
    40. Partecipazione al dispositivo NATO in Lettonia Enhanced Forward Presence (scheda 40);
    41. Partecipazione al dispositivo NATO Air Policing in Bulgaria (scheda 41);
    42. Partecipazione al dispositivo NATO Interim Air Policing in Islanda (scheda 42)

  e di autorizzare altresì le seguenti attività:
    43. le esigenze comuni a più teatri operativi delle Forze armate per l'anno 2017 (scheda n. 43);
    44. il supporto info-operativo a protezione delle Forze armate (scheda n. 44);
    45. le iniziative di cooperazione allo sviluppo e di sminamento umanitario (scheda 45);
    46. gli interventi di sostegno ai processi di pace, stabilizzazione e rafforzamento della sicurezza (Scheda 46);
    47. la partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per la pace e la sicurezza (scheda n. 47);
    48. l'erogazione del contributo a sostegno delle Forze di sicurezza afghane, comprese le forze di polizia (scheda n. 48);
    49. gli interventi operativi di emergenza e di sicurezza (scheda n. 49).