CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 1 febbraio 2017
759.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
ALLEGATO

ALLEGATO

Sulla missione svolta a Bruxelles in occasione della Riunione interparlamentare presso il Parlamento europeo sul tema «Il potere d'inchiesta del Parlamento europeo, la revisione della legge elettorale europea e l'evoluzione futura delle istituzioni dell'Unione europea» (29 novembre 2016).

COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE

  La riunione interparlamentare, svoltasi a Bruxelles lo scorso 29 novembre, era organizzata dalla Commissione affari costituzionali (AFCO) del Parlamento europeo, e diretta ad uno scambio di opinioni con i Parlamenti nazionali sul diritto di inchiesta del Parlamento europeo, sulla revisione della legge elettorale europea e sulla futura evoluzione istituzionale dell'UE.
  All'incontro hanno partecipato 30 parlamentari nazionali provenienti da 15 Stati membri. In rappresentanza della Camera è intervenuta l'on. Eleonora Cimbro (Commissione affari esteri, PD), per il Senato il sen. Francesco Maria Amoruso (Commissione affari esteri, Gruppo Alleanza Liberalpopolare-Autonomie (AL-A).
  Nella prima sessione è intervenuto l'europarlamentare spagnolo Ramón Jáuregui Atondo (S&D), relatore in Commissione AFCO di una proposta di regolamento volta a disciplinare il diritto di inchiesta del Parlamento europeo. Il relatore ha richiamato la base giuridica della proposta (articolo 226 del TFUE) e ha ricordato le obiezioni del Consiglio sui suoi punti più controversi, ovvero il potere di audire funzionari dei governi nazionali e di citare testimoni, nonché la possibilità per il PE di effettuare indagini in loco e di richiedere documenti agli stati membri. L'europarlamentare ha inoltre evidenziato la possibilità di una cooperazione con i Parlamenti nazionali nello svolgimento di inchieste che riguardino casi di cattiva amministrazione a livello nazionale nell'attuazione del diritto dell'UE.
  Nel dibattito, hanno preso la parola soltanto il rappresentante del Parlamento spagnolo, che ha accolto con favore la prospettiva di collaborazione con i Parlamenti nazionali nello svolgimento delle inchieste del Parlamento europeo, ed il rappresentante della Commissione europea che ha anche evidenziato taluni margini di miglioramento della proposta, con riferimento in particolare alla rendicontazione delle inchieste e alla valutazione dei relativi risultati.
  Nella sessione successiva, sono intervenuti la presidente della Commissione AFCO Danuta Hubner (Polonia, PPE) e l'europarlamentare tedesco Jo Leinen (S&D), relatori sul progetto di revisione della legge elettorale dell'Unione europea, elaborato dal Parlamento europeo e attualmente in discussione in Consiglio, sulla base dell'articolo 223 del Trattato sul funzionamento dell'UE. Tale disposizione attribuisce al Parlamento europeo il potere di elaborare un progetto volto a stabilire le disposizioni necessarie per permettere l'elezione dei suoi membri a suffragio universale diretto, secondo una procedura uniforme in tutti gli Stati membri o secondo principi comuni a tutti gli Stati membri. La relatrice ha osservato che il PE ha scelto questa seconda soluzione, più leggera e suscettibile di garantire maggiore flessibilità agli Stati membri. La presidente ha inoltre richiamato il forte impegno nei Pag. 59negoziati della Presidenza slovacca e l'obiettivo che la nuova legge elettorale entri in vigore in tempo utile per le elezioni del 2019. Nel merito, la presidente Hubner si è soffermata sulle misure volte ad accrescere la visibilità dei partiti politici europei (in particolare attraverso l'inserimento dei rispettivi nomi e simboli sulle schede elettorali), che ha avuto un forte sostegno da parte dei gruppi politici. Successivamente, il relatore Leinen ha richiamato le misure volte a garantire standard comuni minimi delle normative elettorali nazionali e maggiore trasparenza (in particolare in relazione ai termini per la costituzione delle liste nazionali) e le già richiamate disposizioni finalizzate a rendere più visibile il carattere europeo delle elezioni. Il relatore si è infine soffermato sulle proposte volte a garantire l'uguaglianza di genere nella formazione delle liste e ad assicurare un valore paritetico del voto negli Stati membri attraverso l'introduzione di una soglia obbligatoria per l'attribuzione dei seggi.
  Nel corso del dibattito, se, da un lato, diversi parlamentari hanno concordato sulla necessità di rendere più moderno l'Atto elettorale del 1976, i rappresentanti polacco e ungherese hanno evidenziato come la scarsa affluenza dei cittadini alle elezioni europee non dipenda dal sistema elettorale, quanto piuttosto dalla distanza di questi ultimi dalle Istituzioni europee, suscettibile di aumentare ulteriormente con l'introduzione di meccanismi di designazione dei rappresentanti dei partiti politici europei candidati alla carica di Presidente della Commissione. I parlamentari lituano ed ungherese hanno inoltre evidenziato i rischi che deriverebbero dall'imposizione di leggi elettorali uniformi e hanno chiesto maggiore flessibilità per gli Stati membri. Altri due temi affrontati nel dibattito hanno riguardato il voto dei cittadini residenti in Paesi terzi e l'abbassamento a 16 dell'elettorato attivo. Sul primo punto, pur riconoscendosi l'importanza dell'attribuzione di tale diritto (parlamentari ungherese e polacco), si sono evidenziate le difficoltà pratiche (rappresentante belga) e criticità legate in particolare ai casi di doppia cittadinanza (europarlamentare britannica James). Sul secondo punto, si sono evidenziati i problemi legati alla disomogeneità con i requisiti previsti dalle leggi elettorali nazionali (parlamentare belga). Sull'inserimento del simbolo dei partiti politici sulle schede elettorali il parlamentare lussemburghese ha messo in evidenza le criticità legate all'eterogeneità a livello nazionale dei partiti facenti parte della stessa famiglia politica europea. Infine, la parlamentare spagnola, anche in un'ottica di integrazione dei migranti, ha sollecitato una riflessione sull'attribuzione del diritto di voto a questi ultimi.
  Nell'ambito della sessione pomeridiana, dedicata alla futura evoluzione istituzionale dell'Ue, sono intervenuti l'ex Commissario europeo Antonio Vitorino, il senatore Mario Monti, Presidente del Gruppo di alto livello dell'UE sulle risorse proprie, nonché gli europarlamentari Mercedes Bresso (PD-S&D) e Elmar Brok (Germania-EPP), relatori sul progetto di relazione in discussione in Commissione AFCO Migliorare il funzionamento della costruzione dell'UE sulla base del potenziale del Trattato di Lisbona.
  Il primo relatore ha evidenziato le potenzialità contenute nei trattati vigenti e ha espresso la necessità: di completare l'Unione bancaria, in particolare con l'istituzione del sistema comune di assicurazione dei depositi; di maggiore flessibilità ed efficienza nel funzionamento del meccanismo europeo di stabilità; di superare l'impostazione attuale della procedura per gli squilibri macroeconomici, attraverso un nuovo sistema di incentivi per l'attuazione delle riforme strutturali, basato anche sull'uso dei fondi strutturali. A tal proposito, l'ex commissario ha evidenziato il ruolo dei Parlamenti nazionali nei percorsi di riforma strutturale degli Stati membri, e la necessità che le Istituzioni europee conducano una valutazione globale dell'impatto aggregato delle riforme strutturali sulla politica economica della zona euro. Al fine di rendere più efficace la governance della zona euro, il relatore ha ipotizzato di affidare la presidenza permanente dell'eurogruppo ad un Pag. 60Vicepresidente della Commissione europea, che sia interlocutore dei Parlamenti nazionali nell'adozione dei programmi di riforma e responsabile innanzi ad una commissione speciale del Parlamento europeo incaricata delle questioni relative alla zona euro.
  Il senatore Monti ha preliminarmente espresso la necessità, nel quadro dei trattati vigenti, di un impegno condiviso per rimuovere gli ostacoli all'integrazione del mercato e la crescita, ostacoli che affondano le loro radici nelle discrepanze: tra l'integrazione del mercato e l'impatto di quest'ultima a livello sociale nazionale; tra le regole di bilancio e la flessibilità che genera sfiducia reciproca su base geografica e culturale; tra contributori netti e beneficiari netti generata dall'attuale struttura del bilancio UE. Con riferimento al primo punto il relatore si è soffermato sul tema dell'economia sociale di mercato e sulla necessità di una politica leggera ma efficace di coordinamento tributario; sul secondo punto, con riferimento al patto di stabilità e crescita, escludendo un utilizzo della flessibilità per partite correnti, ha sottolineato la necessità di una considerazione positiva degli investimenti pubblici nazionali; sul terzo punto, si è concentrato sul tema delle risorse proprie, preannunciando la pubblicazione a gennaio delle proposte del Gruppo di alto livello da lui presieduto. Con riferimento infine al dibattito sulla revisione dei Trattati, il senatore Monti ha evidenziato la necessità di una riflessione sulle procedure di ratifica nazionali, prima di intraprendere i negoziati.
  L'onorevole Bresso ha quindi illustrato i punti principali della sua relazione, che si basa sull'assunto che il Trattato di Lisbona contenga gli strumenti per rispondere alla domanda dei cittadini e alle sfide esterne. Con riferimento agli aspetti istituzionali, la relatrice si è soffermata in particolare: sulla trasparenza e sui meccanismi decisionali del Consiglio dell'UE, rispetto a cui dovrebbe essere generalizzato il ricorso alla votazione a maggioranza qualificata; sul ruolo dei Parlamenti nazionali di verifica dell'azione dei Governi, in particolare nell'ambito della procedura del semestre europeo; sulle funzioni della Conferenza interparlamentare sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance economica nell'UE (prevista dall'articolo 13 del cd. Fiscal compact) che potrebbe essere chiamata a discutere delle linee guida di politica economica e sociale che costituiscano il parametro per lo scrutinio delle politiche governative. Sul piano delle politiche economiche, l'on. Bresso ha sottolineato la necessità di passare dal coordinamento delle politiche fiscali ad un codice di convergenza, che contenga anche elementi sociali. Infine, la relatrice ha evidenziato le opportunità offerta dal trattato di Lisbona nell'ambito delle politiche di difesa e di sicurezza comune, menzionando in particolare lo strumento delle cooperazioni strutturate permanenti che taluni paesi dell'UE possono mettere in atto al fine di rafforzare la reciproca collaborazione nel settore militare.
  Il Presidente Brok ha concordato sulla necessità di una maggiore trasparenza e pubblicità dei lavori del Consiglio e del rafforzamento del ruolo del Parlamento europeo e Parlamenti nazionali, precisando tuttavia che questo deve avvenire nei rispettivi ambiti di competenza. A tal fine, richiamando le recenti vicende dell'accordo di libero scambio con il Canada (CETA), ha sottolineato la necessità di una chiara ripartizione tra le competenze europee e quelle nazionali. Il relatore ha quindi menzionato la conferenza interparlamentare sulla politica estera e di sicurezza comune come positivo modello di cooperazione interparlamentare, al quale dovrebbero ispirarsi anche le altre sedi di raccordo tra Parlamenti. A conclusione del suo intervento l'onorevole Brok, richiamando la brexit e il referendum sulla riforma costituzionale in Italia, ha evidenziato il rischio che i referendum rappresentino, piuttosto che uno strumento di consultazione dei cittadini su questioni specifiche, un modo per svuotare i sistemi democratici. Tale considerazione è stata oggetto di critiche da parte di molti oratori durante il dibattito (tra questi il rappresentante euroscettico della House of Commons Pag. 61e l'europarlamentare italiana Barbara Spinelli). Sul tema, l'onorevole Cimbro, svolgendo una riflessione generale sull'imprescindibile ruolo della politica per fronteggiare la crisi dell'UE, ha evidenziato il fondamento costituzionale del referendum italiano e ha osservato come tale strumento induca gli italiani ad una riflessione sulla distinzione tra la nozione di governo e quella di governabilità. Mentre la «governabilità» presuppone che vi siano soggetti passivi privi di strumenti per partecipare ai processi decisionali, il «governo» implica la presenza di istituzioni capaci di governare i processi e di assumersi la responsabilità delle decisioni assunte. L'on. Cimbro ha anche ripreso il tema dei ruolo dei Parlamenti nazionali in relazione agli accordi misti, osservando come il coinvolgimento di questi ultimi sia fondamentale al fine di garantire la fiducia reciproca tra il livello nazionale e quello europeo.
  Nel corso del dibattito, il parlamentare svedese ha evidenziato come il rilancio dell'Europa non richieda la revisione dei Trattati, quanto piuttosto il rispristino della fiducia reciproca, la cui mancanza ha impedito un'efficace gestione della crisi migratoria. I parlamentari polacco ed ungherese hanno con forza criticato l'obiettivo di maggiore integrazione che ispira le relazioni all'esame del Parlamento europeo, ritenendo piuttosto necessaria un'Europa che garantisca sicurezza ma sia fondata sulla sovranità nazionale. Sul punto, i relatori Bresso e Brok hanno chiarito che l'obiettivo del loro rapporto non consiste nell'attribuzione di nuove competenze, ma nell'esercizio di quelle esistenti in modo chiaro, trasparente e democratico. Sul punto della trasparenza, su cui si è in particolare soffermato il parlamentare danese, la Presidente Hubner ha richiamato i lavori della Commissione AFCO in tema di e-democracy. Altro tema piuttosto controverso è stato quello della generalizzazione del voto a maggioranza qualificata in Consiglio, criticato in particolare dai parlamentari lituano e polacco. Sul punto, in sede di replica, l'onorevole Brok ha ricordato che i progressi nel mercato interno si sono potuti realizzare grazie al voto a maggioranza qualificata e l'on. Bresso ha evidenziato come il ricorso all'unanimità produca spesso l'esplosione di interessi nazionali e la paralisi del Consiglio dell'UE.