CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 26 gennaio 2017
755.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Ambiente, territorio e lavori pubblici (VIII)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

5-10393 Terzoni: Sulle condizioni delle dighe nei territori colpiti dal terremoto.

TESTO DELLA RISPOSTA

  La questione delle dighe, a seguito degli ulteriori eventi sismici che il 18 gennaio scorso hanno colpito nuovamente il territorio delle regioni Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria, nonché gli eccezionali fenomeni meteorologici che hanno interessato il territorio delle medesime regioni, sono stati affrontati nel corso del question time nella seduta di ieri in Aula Camera.
  Al riguardo la Ministra per i rapporti con il Parlamento ha avuto modo di evidenziare che i soggetti istituzionali competenti hanno posto in essere gli adempimenti necessari a verificare, anche con riferimento al sistema delle grandi dighe, lo stato di sicurezza delle stesse.
  Inoltre, come correttamente evidenziato dagli Onorevoli interroganti, il 23 gennaio scorso il Ministro Delrio, di concerto con il Dipartimento della Protezione civile, ha convocato le regioni, la Commissione grandi rischi e i gestori delle grandi dighe localizzate nelle zone sismiche, per fare il punto sulla sicurezza delle dighe dell'Italia centrale.
  In particolare, l'incontro ha consentito di fare un punto della situazione rispetto ai controlli e alle misure adottate dopo le scosse sismiche del 24 agosto e 30 ottobre 2016 e rispetto alla più recente del 18 gennaio.
  Gli enti gestori, per quanto riguarda le dighe di Campotosto, hanno confermato che non sono state evidenziate criticità rilevanti sia nei controlli ordinari, sia in quelli scattati, come da procedura, dopo i terremoti recenti ma gli stessi sono stati invitati a tenere sempre molto alta la guardia vista la frequenza degli eventi sismici
  Il Ministro Delrio ha sollecitato una prosecuzione del monitoraggio e una condivisione delle informazioni, con un aggiornamento puntuale con le realtà territoriali. Il lavoro continuerà nei prossimi giorni a livello tecnico tra i soggetti presenti al tavolo.
  In una situazione di normalità, ferma restando la responsabilità dei gestori per la sicurezza e la manutenzione, i controlli sulle dighe, secondo il protocollo, vengono anche fatti due volte l'anno dagli ingegneri della direzione generale per le dighe e le infrastrutture idriche ed elettriche del MIT. Ovviamente, con le scosse i controlli sono intensificati e pertanto le verifiche saranno fatte con più frequenza.
  Enel ha segnalato che sta procedendo alla riduzione del livello di invaso di Campotosto e ieri tale livello era inferiore di 10-11 metri rispetto alla quota massima di regolazione, corrispondente a circa il 40-41 per cento del volume totale di invaso.
  Inoltre, Enel ha avviato con la Prefettura dell'Aquila e con gli enti territoriali una serie di attività volte a consentire il progressivo vuotamento del serbatoio di Campotosto nel rispetto dell'idraulicità dell'alveo di valle. Al momento le operazioni vengono eseguite attraverso l'utilizzo della risorsa idrica nelle centrali.
  Da ultimo, informo che per quanto riguarda i documenti di protezione civile delle dighe di Campotosto, ancorché vigenti quelli del 2001, i competenti uffici del MIT provvederanno all'aggiornamento degli stessi entro 15 giorni da oggi, anticipando il programma triennale assentito dalla Commissione protezione civile delle Regioni che prevedeva la scadenza del termine al 31 dicembre 2018, così come dichiarato nella riunione, convocata dal Presidente della Regione Abruzzo presso la Prefettura dell'Aquila, tenutasi ieri.

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ALLEGATO 2

5-10392 Borghi: Sui controlli dell'Anas in materia di cartellonistica stradale.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con riferimento al question time in esame, relativo ai controlli sulle autorizzazioni alla cartellonistica lungo le strade in gestione Anas, la medesima società riferisce che, al fine di aumentare i livelli di sicurezza sulla propria rete stradale, ha avviato sull'intero territorio nazionale, già da alcuni anni, un ampio processo di censimento degli impianti pubblicitari.
  In particolare, la procedura di censimento e di lotta all'abusivismo lungo le strade statali (ai sensi degli articoli 14 e 23 del Codice della Strada) svolta anche in Piemonte ha riguardato gli accessi non censiti e quindi privi di autorizzazione, gli impianti pubblicitari senza regolare autorizzazione o non più in corso di validità.
  Al riguardo, infatti, l'articolo 53, comma 6, del Regolamento Attuativo del Codice della Strada prevede che le autorizzazioni all'installazione di impianti pubblicitari e insegne d'esercizio abbiano una validità massima di anni 3, dopo di che, alla scadenza, è necessario richiederne il rinnovo, in assenza del quale l'autorizzazione decade.
  Nello specifico, il Compartimento Anas di Torino ha affrontato, già nel 2015, i problemi relativi alla cartellonistica, mediante la partecipazione a numerosi incontri con rappresentanti di istituzioni locali e associazioni di categoria piemontesi.
  In particolare, nel mese di settembre 2015, sempre per venire incontro alle istanze provenienti dal territorio sul tema del «censimento pubblicitario», Anas ha partecipato ad una riunione indetta dalla Confcommercio di Cuneo, in merito agli impianti pubblicitari e alle insegne di esercizio, nel corso della quale sono state fornite le spiegazioni richieste, sottolineando che l'attività di censimento avviata ha interessato l'intero territorio nazionale e che la finalità di tale operazione era quella di messa in sicurezza e tutela del patrimonio stradale in gestione ad Anas.
  Quanto alla possibilità di una apertura da parte di ANAS Piemonte, di un canale di diretta collaborazione con i cittadini e una maggiore flessibilità nella messa in regola della cartellonistica, ANAS assicura di essere disponibile ad affrontare e risolvere le problematiche connesse al «censimento pubblicitario» nel rispetto di quanto previsto dalla normativa vigente in materia.

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ALLEGATO 3

5-10339 Realacci: Sullo sviluppo della mobilità elettrica.

TESTO DELLA RISPOSTA

  L'approvazione del Piano Nazionale infrastrutturale per gli impianti di ricarica dei veicoli elettrici (PNire), ha rappresentato un elemento innovativo a livello nazionale e comunitario anche se ha avuto un iter approvativo molto complesso (Conferenza Unificata, CIPE e Presidenza del Consiglio dei Ministri).
  Nonostante tale laboriosità, il MIT ha emanato tale Piano ancora prima dell'approvazione della direttiva europea in materia di combustibili alternativi ed al suo successivo aggiornamento (pubblicato in Gazzetta Ufficiale nel giugno 2016) – che prevede lo stesso iter di approvazione ed una cadenza annuale – già recependo i contenuti della direttiva EU di riferimento.
  Su indicazione del MIT, un primo snellimento dell’iter è stato comunque introdotto nell'ambito del recente decreto legislativo 16 dicembre 2016, n. 257; nello specifico, l'articolo 21 ha abrogato il comma 2 dell'articolo 17-septies che prevedeva un aggiornamento annuale del Piano Nazionale adeguando così i tempi di aggiornamento – cadenza triennale – con quelli del Quadro Strategico Nazionale così come indicato al comma 5 dell'articolo 3 del medesimo decreto legislativo.
  Inoltre, sempre in tema di attuazione del Piano Nazionale infrastrutturale per la ricarica dei veicoli alimentati ad energia elettrica, così come richiamato nella sezione delle « Policy di sviluppo», su proposta MIT è stata adottata la modifica al Codice della Strada che prevede l'introduzione del divieto di sosta e fermata negli spazi riservati alla fermata e alla sosta dei veicoli elettrici in ricarica.
  Tale azione – combinata con l'emanazione dei primi Piani Urbani e Regionali della Mobilità Elettrica, indispensabile per una corretta pianificazione e integrazione con le politiche di mobilità sostenibile, oltre che l'attuazione di un progetto europeo, finanziato nell'ambito del programma CEF per l'infrastrutturazione della rete autostradale nazionale con circa 200 infrastrutture di ricarica veloci e ultraveloci – concorre all'attuazione del PNire.
  In merito, poi, alle Convenzioni, informo che, ad oggi, il MIT ha sottoscritto Convenzioni relative alla realizzazione di 15 progetti su un totale di 19, finanziati nell'ambito del bando a favore delle regioni per il finanziamento di reti di ricarica dedicate ai veicoli elettrici (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale 5a Serie Speciale – Contratti Pubblici n. 85 del 22 luglio 2013).
  Rispetto alle Convenzioni mancanti, segnalo che è in corso di stipula con la regione Friuli Venezia Giulia quella relativa al progetto Reti di ricarica per veicoli elettrici da realizzarsi nel comune di Udine, mentre per gli altri progetti le regioni proponenti hanno riscontrato diverse problematiche di tipo tecnico-amministrativo che ne hanno impedito la sottoscrizione; al riguardo il MIT ha chiesto un riscontro in tempi rapidi.
  In merito alle 15 Convenzioni già sottoscritte informo che diverse regioni, quali la Valle d'Aosta, l'Umbria, l'Emilia Romagna e la Sardegna, hanno già appaltato la fornitura e l'installazione delle infrastrutture di ricarica.
  Inoltre, sono stati predisposti i Piani di mobilità elettrica regionale che creano le condizioni per una pianificazione strutturata e coordinata con le politiche di mobilità Pag. 72ed efficientamento energetico delle realtà regionali e locali; su tali progettualità il Ministero effettua un monitoraggio continuo sul relativo stato di avanzamento.
  Circa l'erogazione della spesa, le relative modalità sono indicate nelle convenzioni che prevedono pagamenti a fronte di stati d'avanzamento. Quindi, anche in presenza di progetti avviati, come la quasi totalità di quelli per i quali è stata sottoscritta la convenzione, non risultano ancora effettuati pagamenti in mancanza dei presupposti richiesti dalle convenzioni.
  Deposito agli atti, per completezza d'informazione una tabella (allegato «A») nella quale si riporta lo stato di attuazione delle Convenzioni.
  Il MIT, contestualmente all'approvazione dell'aggiornamento del Piano Nazionale, che contiene gli elementi minimi che i progetti devono avere per poter accedere al co-finanziamento di cui al comma 5, dell'articolo 17-septies della legge n. 134 del 2012, attraverso la stipula di Accordi di programma, già il 22 dicembre 2015 con decreto direttoriale ha provveduto ad impegnare ulteriori risorse, pari a circa 28 milioni di euro, in favore di regioni e province autonome, chiedendo alle stesse di presentare dei Programmi di investimento per lo sviluppo di reti di ricarica sui propri territori.
  Nello specifico, con tali finanziamenti, il MIT supporta gli enti locali nella implementazione di reti di ricarica in aree metropolitane e aree non metropolitane nell'ambito dei seguenti 4 filoni, ritenuti prioritari per lo sviluppo della mobilità elettrica, visti anche gli esempi delle principali esperienze comunitarie ed internazionali che hanno incentrato le politiche di mobilità sull'incentivo di forme di mobilità a zero emissioni:
   a) infrastrutture di ricarica pubbliche,
   b) impianti distribuzione carburante,
   c) infrastrutture di ricarica private accessibili al pubblico (autorimesse, parcheggi di struttura, ecc.),
   d) infrastrutture di ricarica domestica.

  Dopo avere verificato i Programmi trasmessi nel mese di giugno 2016 da regioni e province autonome, il Ministero, nel rispetto di quanto previsto dal citato articolo 17-septies, comma 5, ha sottoposto una bozza di Accordo di Programma all'attenzione della Conferenza Unificata per avviare il suo iter di approvazione; la prossima seduta tecnica è prevista per il 15 febbraio 2017.
  Rispetto al tema del censimento delle infrastrutture di ricarica, a gennaio 2016, il numero di punti di ricarica presenti in Italia, reperiti attraverso una indagine con le utilities, le case automobilistiche, costruttori/importatori di colonnine risulta essere di:
   1.700 punti di ricarica pubblici di tipo lento/accelerato; inoltre, sulla base delle risorse allocate con il decreto ministeriale del 7 novembre 2014, nel corso del 2017, verranno installate ulteriori 700 punti di ricarica.

  Da un'analisi di dettaglio, ancora in corso di approfondimento, possono essere individuati dei valori che caratterizzano le aree urbane, metropolitane e regionali che presentano il maggior numero di infrastrutture di ricarica presenti sul proprio territorio. In particolare: comune di Firenze: circa 250 punti di ricarica (di cui parte riservati a motocicli e ciclomotori); comune di Roma circa 200; comune di Milano e hinterland circa 120; comune di Siena circa 48; comuni di Pisa-San Casciano-Pontedera circa 80; comune di Bari circa 52; comune di Genova circa 20; comune di Trieste circa 18; comune di Aosta circa 16; comune di Brindisi circa 14; comune di Lecce circa 10; regione Emilia Romagna 200; regione Umbria circa 60.
   10 punti di ricarica veloce;
   300 punti di ricarica pubblici di tipo «lento» destinati ai soli veicoli leggeri (categoria L);
   48 punti di ricarica Tesla.

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  Inoltre, sono stati individuati circa 2.000 punti di ricarica in aree private ma con accesso aperto al pubblico.
  Nelle stime appena riportate non sono inclusi i punti di ricarica destinati ad esplicito uso privato quali quelli ad esempio delle flotte (cfr Poste, ecc.).
  Si tratta di un'attività di particolare rilevanza sia per gli enti locali che per gli utilizzatori dei veicoli elettrici che dovrebbe trovare la sua sistematica collocazione nell'ambito della Piattaforma Unica Nazionale di cui al Piano Nazionale.
  È evidente che occorre recuperare la capacità di impegnare tutte le risorse stanziate, a tale riguardo il MIT porrà in essere ogni utile iniziativa per realizzare tale obiettivo, anche semplificando le procedure.

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