CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 19 gennaio 2017
751.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Interrogazione n. 5-10088 Tofalo: Sulle iniziative per il contenimento dei flussi migratori dalla Libia e sul contingente militare italiano della operazione «Ippocrate».

TESTO DELLA RISPOSTA

  Vorrei innanzitutto mettere in chiaro che Khalifa al-Ghweil è il sedicente Primo Ministro del cosiddetto «Governo di Salvezza Nazionale». Un'entità che non ha mai rappresentato un interlocutore ufficiale per la Comunità Internazionale, né prima, né tantomeno dopo la firma dell'Accordo Politico libico di Skhirat del 17 dicembre 2015. Questo accordo, come noto, ha dato vita al Consiglio Presidenziale libico, riconosciuto dalla Comunità Internazionale quale unica autorità esecutiva legittima del Paese, ed è alla base della risoluzione ONU n. 2259, adottata all'unanimità il 23 dicembre 2015. Questa risoluzione – e credo ciò vada sottolineato – non solo incoraggia i Paesi Membri a sostenere le istituzioni legittime, ma chiede anche di cessare ogni forma di contatto o sostegno a presunte istituzioni libiche al di fuori dell'Accordo Politico. Proprio ieri il Ministro Alfano, ricevendo alla Farnesina l'Inviato Speciale ONU per la Libia, Martin Kobler, ha confermato al suo interlocutore il pieno supporto del Governo italiano alle Istituzioni legittime libiche. Ha altresì affermato che la riapertura della nostra Ambasciata a Tripoli è un forte segnale di vicinanza al popolo libico e del nostro sostegno al Consiglio presidenziale e all'accordo politico e ci darà la possibilità di riavviare velocemente diverse iniziative bilaterali e faciliterà inoltre la comunità internazionale nel dialogo con le autorità legittime.
  A questo processo politico mediato dalle Nazioni Unite si oppone Khalifa al-Ghweil, che per questo è soggetto dal 1o aprile 2016 a sanzioni da parte dell'Unione Europea. Nei giorni scorsi il nome di Ghweil è stato tra l'altro associato a un presunto «fallito golpe» a Tripoli. A tal proposito, sembrerebbe essersi trattato in realtà di una operazione mediatica, attraverso l'occupazione di alcuni edifici in disuso utilizzati in passato come Ministeri, da cui i sodali di Ghweil sono stati espulsi da forze leali al Consiglio Presidenziale. La situazione, che continueremo a monitorare da vicino grazie alla presenza della nostra Ambasciata, è tornata alla normalità.
  Fatte queste doverose precisazioni, come ha ricordato recentemente il Ministro Alfano nel corso della sua audizione programmatica, non vediamo alternative all'accordo del 2015. Dobbiamo incoraggiare le diverse parti libiche al dialogo. Certo, le difficoltà per stabilizzare il Paese restano, mentre cresce il rischio di una cristallizzazione della divisione tra Est e Ovest. A livello politico e diplomatico, insieme ai principali partner, continueremo a incoraggiare tutte le parti libiche al negoziato. L'accordo lo devono trovare i libici, noi non possiamo sostituirci a loro. Anche perché il nostro approccio in Libia non sarà mai egemonico, ma – al contrario – diretto a facilitare il dialogo e l'avvicinamento tra le diverse componenti del quadro politico. Come ha sottolineato più volte il Ministro Alfano, siamo stati noi i primi a dire che un ruolo per Haftar era indispensabile.
  Vorrei inoltre che non vi fossero dubbi sul fatto che il Governo italiano persegue con determinazione l'obiettivo di realizzare e consolidare un partenariato con Pag. 19l'Esecutivo libico in materia di gestione dei flussi di migranti e contrasto all'immigrazione clandestina. Un partenariato che non potrà che basarsi sul dialogo con gli interlocutori legittimi del Consiglio Presidenziale libico e del Governo di Accordo Nazionale.
  Quanto alle affermazioni di Ghweil in merito all'Operazione «Ippocrate» e al personale italiano, dispiegato in Libia esclusivamente a fini umanitari, ricordo che sono le Autorità libiche che hanno formalmente richiesto il sostegno dei nostri medici ai libici feriti nelle operazioni contro Daesh a Sirte. Le stesse Autorità non mancano di esprimere in ogni occasione il massimo apprezzamento per il nostro sostegno umanitario, e così anche la popolazione locale. Anche perché, come ha ricordato il Ministro Alfano, noi non consideriamo il popolo dell'ovest diverso da quello dell'est. Per questo abbiamo offerto di inviare dei medicinali e aiuti umanitari ai popoli che vivono nell'est. Per quanto riguarda la sicurezza riguardante il contingente militare italiano, come ha avuto modo di dire ieri la Ministro Pinotti rispondendo a un question time in Aula Camera, le recenti vicende non hanno coinvolto in alcuno modo il personale italiano operante in Libia, che sta operando senza alcuna difficoltà. Vi sono ovviamente dei piani di contingenza predisposti a tutela del nostro personale in Libia, i cui dettagli tecnici sono, per loro natura, altamente riservati e non è possibile divulgarne i contenuti.

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ALLEGATO 2

Interrogazione n. 5-10257 Fedi: Sull'attuazione dell'Accordo tecnico italo-eritreo per il modello organizzativo dell'Istituto Statale Omnicomprensivo di Asmara.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Mi fa piacere poter parlare dell'Istituto omnicomprensivo ad Asmara, che conosco molto bene per esserci stato più volte. Costituisce la più grande scuola statale italiana all'estero e rappresenta una componente essenziale dei rapporti complessivi con l'Eritrea perché costituisce un trait d'union non solo con la cultura italiana, ma più in generale con quella occidentale particolarmente apprezzato.
  Come ricordato dall'Onorevole interrogante, il funzionamento della scuola è regolato dall'accordo tecnico firmato il 21 settembre 2012, in merito al quale l'Onorevole interrogante ha sollevato alcuni punti che vorrei ora ripercorrere.
  Per quanto riguarda il rilascio di visti, le Autorità locali, benché l'accordo preveda il rilascio di quelli multipli sia in ingresso che in uscita al personale italiano in servizio presso le scuole italiane di Asmara, rilasciano nei fatti solo quelli singoli. L'Ambasciata ad Asmara ha in più occasioni sollevato la questione del rispetto dell'accordo del 2012 nella parte relativa ai visti, la cui mancata applicazione è dovuta a un problema di coordinamento tutto interno alle autorità eritree competenti in materia. C’è da dire che, grazie anche alle sensibilizzazioni della nostra Ambasciata, nei casi concreti le Autorità eritree non hanno mai opposto ostacoli al rilascio dei visti di uscita e di entrata ogniqualvolta richiesto, anche nelle situazioni di emergenza. Agli atti dell'Ambasciata non risultano in ogni caso casi di docenti a cui sia stato negato il visto di uscita/entrata, anche quando richiesto con preavviso minimo.
  In merito agli accertamenti sanitari del personale scolastico destinato in Eritrea, segnalo che l'accordo del 2012 è stato integrato da un successivo scambio di note verbali fra il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e l'Ambasciata eritrea a Roma, proprio al fine di definire con maggiore precisione la procedura per l'emissione della certificazione sanitaria necessaria al personale scolastico destinato a prendere servizio presso il nostro istituto scolastico in Eritrea.
  Per quanto riguarda il materiale didattico necessario alla scuola, la nostra Ambasciata svolge un ruolo importante in quanto lo importa essa stessa dall'Italia, avendo la possibilità di ottenere l'esenzione doganale per i container ad essa intestati e sollevando così la scuola da oneri finanziari non indifferenti.
  Quanto all'utilizzo di internet per le attività didattiche, la scuola non ha formali restrizioni. C’è però da tenere in conto che la qualità della connessione locale è scarsa, se paragonata al servizio erogato nella maggior parte dei Paesi del mondo e che i provider locali non sono in grado di fornire un servizio migliore, se non a costi esorbitanti. Ecco perché la Scuola si è dotata di un sistema satellitare, come peraltro previsto dall'accordo, ed usufruisce di una connessione il cui canone annuo è pagato dal Ministero degli Esteri, per il tramite della nostra Ambasciata.
  Per quanto riguarda gli approvvigionamenti idrici, grazie alle ripetute segnalazioni della nostra Ambasciata e alla disponibilità delle Autorità locali, alcune Pag. 21autobotti vengono ora inviate presso la nostra istituzione scolastica ogniqualvolta la Scuola – per il tramite dell'Ambasciata – lo richieda. Per ciò che concerne la fornitura di energia elettrica, le Autorità competenti, interessate anche in questo caso dall'Ambasciata ad Asmara, si sono impegnate a migliorare il funzionamento della centrale elettrica di Massaua. In attesa di verificare l'effettivo miglioramento della fornitura di energia, la nostra Ambasciata ha messo a disposizione le quote ad essa riservate per acquistare gasolio con il quale alimentare generatori diesel e sopperire in tal modo alla mancanza di elettricità.
  In generale, quindi, l'Accordo tecnico ha sensibilmente contribuito al buon andamento dell'istituzione scolastica, favorendo la collaborazione tra i due Paesi. In merito alla questione del rilascio dei visti, piuttosto che procedere ad un nuovo negoziato del testo, si ritiene maggiormente proficuo continuare a segnalare la questione alle autorità locali al fine di dare piena attuazione all'accordo.

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ALLEGATO 3

Interrogazione n. 5-10265 Realacci: Sul rischio di abbattimento del complesso architettonico di «Villa Namazee» presso Teheran.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Ringrazio l'Onorevole interrogante per avermi dato l'opportunità di fornire il quadro della situazione di villa Namazee e delle prospettive che si profilano all'orizzonte.
  La questione è ben nota alla nostra Ambasciata a Teheran, che la sta seguendo da tempo. Come evidenziato nell'interrogazione stessa, Villa Nemazee è di proprietà di un privato.   Recentemente, il vincolo alla quale era sottoposta la villa è stato stralciato da una recente sentenza di un tribunale locale. Le intenzioni del proprietario sarebbero di costruire un albergo sul lotto di terreno su cui insiste la villa, situata in uno dei quartieri residenziali di maggiore valore immobiliare di Teheran.
  La vicenda ha determinato la mobilitazione degli ambienti culturali iraniani, soprattutto degli architetti, a tutela della villa.
  Anche sulla base delle sollecitazioni e preoccupazioni espresse da intellettuali e artisti sia italiani e iraniani, l'Ambasciatore d'Italia a Teheran ha indirizzato nei giorni scorsi una lettera al Sindaco di Teheran, chiedendogli di fare il possibile per preservare la Villa. Il Comune di Teheran è in effetti l'autorità che potrebbe esercitare opera di persuasione affinché il proprietario receda dall'intento di distruggere la Villa. Questo edificio infatti, pur essendo come detto proprietà di un privato, è l'opera di uno fra i più celebri e stimati architetti italiani nel mondo ed è diventato anche il simbolo degli intensi rapporti, sia culturali che di amicizia, fra i due popoli. Il suo abbattimento costituirebbe sicuramente una ferita ma, soprattutto, rischierebbe di avere ripercussioni sull'immagine internazionale delle stesse Autorità municipali. Cosa che non abbiamo mancato di far notare alle nostre controparti locali, proprio in spirito di amicizia.
  Sulla questione di Villa Namazee la nostra Ambasciata è naturalmente in stretto contatto anche con Paolo Ponti, figlio di Giò Ponti, che segue da vicino la vicenda. Con lui si sta vagliando anche l'ipotesi di rendere eventualmente compatibili i progetti relativi alla costruzione dell'albergo con la conservazione dell'edificio originale.
  Va detto che ogni passo che si intenda effettuare, per essere efficace, deve tener conto non soltanto del necessario rispetto per le decisioni della magistratura locale, ma anche dell'estrema sensibilità che il principio di non ingerenza negli affari interni assume nel contesto della Repubblica islamica.
  Vorrei in ogni caso rassicurare l'Onorevole interrogante che la nostra Ambasciata continua e continuerà a seguire con la massima attenzione la vicenda, cercando di aprire un canale di dialogo con il Sindaco.