CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 10 novembre 2016
722.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Attività produttive, commercio e turismo (X)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

5-09990 Galgano: Estensione al territorio umbro-marchigiano del riconoscimento di area di crisi industriale complessa.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Il decreto legislativo n. 185 del 24 settembre 2016, (recante disposizioni integrative correttive dei decreti legislativi 15 giugno 2015, n. 81 e 14 settembre 2015 nn. 148, 149, 150 e 151), è entrato in vigore l'8 ottobre 2016.
  L'articolo 2 al comma 1, lettera f.3 ha aggiunto all'articolo 44 del decreto legislativo n. 148 del 2015, dopo il comma 11 il comma 11-bis, con il quale, come giustamente riferito dagli onorevoli, è stato introdotto un intervento straordinario di integrazione salariale nel limite massimo di spesa di 216 ml di euro per l'anno 2016, della durata massima di 12 mesi a favore delle imprese operanti in «un'area» di crisi industriale complessa riconosciuta alla data di entrata in vigore del citato decreto legislativo n. 185/2016.
  In via più generale, rappresento, come dirò successivamente, anche all'Onorevole Ricciatti, il riconoscimento delle aree di crisi industriali complesse deve seguire l'iter normativo previsto dall'articolo 27 del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83 e dal decreto ministeriale attuativo 31 gennaio 2013. In particolare, l'articolo 1 comma 3 del decreto ministeriale prevede che sia competenza della Regione, mediante deliberazione della Giunta, presentare al Ministero dello sviluppo economico un'istanza di riconoscimento di situazione di crisi industriale complessa.
  A seguito di istruttoria positiva, con decreto del Ministro dello sviluppo economico, viene riconosciuta la crisi industriale.
  Ad oggi, la Direzione Generale competente del Ministero dello sviluppo economico, ha comunicato di non aver ricevuto alcuna istanza di riconoscimento per l'area oggetto dell'interrogazione.
  Non mi dilungo sugli aggiornamenti relativi all'accordo di programma per l'attuazione del piano di sviluppo dell'area di crisi Merloni, in quanto sarà oggetto della successiva risposta.

Pag. 191

ALLEGATO 2

5-09991 Ricciatti: Riconoscimento di area di crisi industriale complessa al territorio di Fabriano.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Gli interroganti denunciano la grave situazione economica sociale e occupazionale del fabrianese, con particolare riguardo alle problematiche occupazionali per i lavoratori ex Merloni, anche a seguito dell'acquisto da parte di JP Industries della Ardo.
  Tenuto conto delle gravi difficoltà, chiedono, pertanto, un'estensione dell'ambito di applicazione delle modifiche introdotte dall'articolo 2 comma 1, lettera f), del decreto legislativo n. 185 del 2016 all'area dell'Accordo di Programma A. Merloni.
  Faccio presente che il decreto legislativo richiamato limita gli effetti del trattamento straordinario di integrazione salariale di nuova introduzione esclusivamente alle imprese operanti in un'area di crisi industriale complessa riconosciuta alla data di entrata in vigore del decreto stesso (8 ottobre 2016).
  In via più generale, rappresento che il riconoscimento delle aree di crisi industriali complesse deve seguire l’iter normativo previsto dall'articolo 27 del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83 e dal decreto ministeriale attuativo 31 gennaio 2013. In particolare, l'articolo 1 comma 3 del decreto ministeriale prevede che sia competenza della Regione, mediante deliberazione della Giunta, presentare al Ministero dello sviluppo economico un'istanza di riconoscimento di situazione di crisi industriale complessa.
  A seguito di istruttoria positiva, con decreto del Ministro dello sviluppo economico, viene riconosciuta la crisi industriale.
  A oggi, il Ministero dello sviluppo economico non ha ricevuto alcuna istanza di riconoscimento per l'area oggetto dell'interrogazione.
  Si fa inoltre presente che il MISE, la Regione Marche, la Regione Umbria e Invitalia hanno sottoscritto un Accordo di Programma, la cui validità e operatività è stata prorogata nel 2015 per dare piena attuazione al Programma di intervento nell'area di crisi, impegnando risorse pubbliche pari a 81 milioni di euro (35 nazionali, 46 regionali).
  Con circolare ministeriale 22 marzo 2016 è stato emanato l'avviso pubblico per l'area di crisi Merloni che attiva l'intervento ai sensi della legge n. 181/1989, con una dotazione finanziaria complessiva di 26 milioni di euro assegnata in ragione paritetica ai due ambiti regionali dell'area di crisi. È altresì prevista la messa a disposizione di ulteriori 9 milioni di euro (a completamento delle risorse assegnate) disposte dal Comitato di coordinamento dell'accordo di programma per possibile finanziamento di specifici progetti finalizzati anche al rilancio degli asset produttivi localizzati nei comuni di Nocera e Fabriano.
  La misura, in sintesi, promuove la realizzazione di iniziative imprenditoriali nel territorio dei comuni dell'area coinvolta dalla crisi del gruppo Antonio Merloni, finalizzate al rafforzamento e alla riqualificazione del tessuto produttivo locale, anche tramite l'attrazione di nuovi investimenti, nonché alla ricollocazione dei lavoratori della società Antonio Merloni in A.S.
  L'avviso per la presentazione delle domande si è chiuso il 30 giugno 2016. Sono Pag. 192pervenute 23 domande per investimenti complessivi pari a 118,5 milioni di euro, 70,9 milioni di agevolazioni richieste e 559 nuovi posti di lavoro previsti. La graduatoria di ammissione alla fase istruttoria delle domande di accesso alle agevolazioni è stata pubblicata sul portale del MISE.
  L'ente gestore (Invitalia), chiamato a seguire le istruttorie delle agevolazioni di cui alla legge n. 181/89, sta procedendo all'istruttoria delle domande pervenute, al termine della quale saranno pubblicate le prime delibere di concessione delle agevolazioni.
  Il Governo infine dà la propria disponibilità a valutare tutte le ipotesi, anche quella suggerita, al fine di salvaguardare maggiormente i lavoratori della ex Merloni.

Pag. 193

ALLEGATO 3

5-09992 Benamati: Potenzialità di sviluppo del progetto Divertor Tokamak Test (DTT).

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo, in titolo con il quale gli Onorevoli Interroganti, preso atto degli studi e delle ricerche condotti in Italia sulla fusione termonucleare controllata e riferendosi, in particolare, al progetto denominato DTT (Divertor Tokamak Test) facility, nel sottolineare che gli Uffici del Ministero dello sviluppo economico (MiSE) non hanno ancora ricevuto le informazioni necessarie ad esprimere una valutazione tecnica sul progetto in parola, rappresento quanto segue.
  Il Ministero dell'istruzione, dell'università e della Ricerca (MIUR), che ha competenza primaria in materia di fondi per la ricerca, comunica che il Divertor Tokamak Test (DTT) facility è un'iniziativa finalizzata alla progettazione e realizzazione di un impianto di test per esperimenti che, seppur in scala ridotta, saranno in grado di riprodurre la maggior parte degli aspetti e delle criticità del sistema di scarico di calore e di particelle del reattore nucleare a fusione «DEMO» (Demonstration Fusion Power Reactor).
  Lo scopo principale del progetto, riguardante il reattore DTT, è dimostrare la possibilità di generare energia elettrica tramite la reazione di fusione nucleare. Ciò a differenza del progetto ITER che ha, invece, l'obiettivo, propedeutico a DEMO, di dimostrare la possibilità di ottenere del plasma in grado di sostenere la reazione di fusione nucleare.
  In questo contesto, il progetto DTT è stato lanciato con l'obbiettivo di studiare soluzioni alternative per l'estrazione e scarico di calore ed energia di DEMO.
  A fronte di ciò, tuttavia, DTT non è presente nella lista dei finanziamenti del Programma Nazionale per le Infrastrutture di Ricerca (PNIR), redatto dal MIUR e registrato, di recente, dalla Corte dei Conti, per i motivi descritti ultra.
  Il PNIR, in particolare, introduce elementi sia di metodo e sia di merito relativamente alle modalità di supporto, anche finanziario, alle Infrastrutture di Ricerca.
  Il metodo definisce sia strutture di governance, introducendo il Comitato Nazionale d'Indirizzo del PNIR (CNI-PNIR), sia coperture finanziarie, tramite la definizione del Fondo Unico per le Infrastrutture di Ricerca (FUIR).
  Detto metodo prevede la possibilità, definendone al contempo la governance, di aggiornamenti dinamici della lista delle infrastrutture di ricerca prioritarie per il Paese e, soprattutto, tramite la gestione condivisa del FUIR, offre l'opportunità ad altre Istituzioni (ad esempio altri Ministeri) di partecipare attivamente alla copertura economica e governance del sistema.
  La componente di merito attuale del PNIR, invece, è quella di definire le prime priorità e coperture economiche e rispondere alle condizionalità ex-ante per l'utilizzo dei fondi strutturali.
  In questo quadro, e a seguito della richiesta di informazioni su DTT, deve considerarsi che questa IR (Infrastruttura di Ricerca) è inclusa nella lista di 97 IR riconosciute come tali tra le oltre 200 manifestazioni di interesse ricevute dal Pag. 194MIUR, ma non è inserita nel PNIR fra le 56 IR prioritarie per il paese, per una serie di motivazioni:
   non fa parte della Roadmap 2016 dell’European Strategy Forum on Research Infrastructures – ESFRI (garanzia d'eccellenza scientifica); il documento, infatti, si limita ad accennare brevemente alla possibilità per EUROfusion (Consorzio europeo per lo sviluppo dell'energia da fusione, che gestisce le attività di ricerca sulla fusione europea per conto di Euratom) di prendere in considerazione il caso di un Divertor Tokamak test;
   non è programmato si strutturi come ERIC (forma giuridica: European Research Infrastructure Consortium, con i conseguenti vantaggi sia a livello scientifico, di governance che di agevolazioni fiscali);
   non ha ricevuto finanziamenti precedenti da parte del MIUR a valere sul FOE (mentre il Ministero, nella sua strategia, ha ritenuto necessario valorizzare gli investimenti già effettuati);
   non è stata segnalata da alcuna Regione italiana (in un'ottica di accesso ai fondi ESIF).

  Infine, Il PNIR sceglie poi di concentrare i fondi PON, per il rafforzamento infrastrutturale, su talune IR prioritarie, tra cui, come rilevato, non compare DTT.
  Per quanto riguarda, invece, il Ministero dello sviluppo economico (MiSE), con riferimento alle ricerche in ambito di fusione nucleare, ed in particolare all'interno del programma ITER citato dall'onorevole interrogante, è opportuno ricordare che negli ultimi anni è già stato finanziato il progetto «Broader Approach» che consiste nella progettazione e nella costruzione di componenti ad alto contenuto tecnologico, per un importo di 90 milioni di euro, somma per la quale il MiSE ha garantito e completato la parte di finanziamento di propria spettanza per un importo di 50 milioni di euro.
  Per ciò che riguarda, pertanto, il progetto DTT (Divertor Tokamak Test Facility), come evidenziato dagli stessi Onorevoli Interroganti ma anche considerando quanto comunicato dal MIUR, anche ENEA, nel pieno svolgimento del suo ruolo di Agenzia per le nuove tecnologie e lo sviluppo sostenibile, sarà in grado di utilizzare il proprio contributo ordinario anche a supporto del progetto, previa, però, la necessaria condivisione con il MiSE, che è l'Amministrazione vigilante e una volta, ripeto, che siano state acquisite le informazioni necessarie ad esprimere una compiuta valutazione tecnica del progetto.

Pag. 195

ALLEGATO 4

5-09993 Della Valle: Applicazione della direttiva Bolkestein al settore del commercio ambulante.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Rispondo alla question time in parola, facendo presente che il Ministero dello sviluppo economico ha già informato recentemente su analogo argomento, anche in questa stessa sede.
  In via preliminare, per quanto di competenza si fa presente che le concessioni di posteggio sulle aree pubbliche, per effetto delle disposizioni contenute nel decreto legislativo n. 59 del 2010, che ha recepito la Direttiva del Parlamento e del Consiglio Europeo 123/2006 denominata «Direttiva Servizi», alla scadenza devono essere riassegnate mediante procedure ad evidenza pubblica.
  Una specifica disposizione del decreto, in considerazione degli effetti sul settore e delle ricadute sociali (le concessioni avevano durata decennale ed erano tacitamente rinnovate per ulteriori dieci anni ad ogni scadenza ai soggetti titolari), ha previsto che, con Intesa in sede di Conferenza Unificata Stato Regioni e Autonomie Locali, fossero stabiliti i criteri e le disposizioni transitorie con riferimento alle procedure di selezione per l'assegnazione di posteggi sulle aree pubbliche.
  L'Intesa è stata siglata il 5 luglio 2012, a seguito di una lunga serie di riunioni di un tavolo di confronto con i rappresentanti degli Enti territoriali (regioni e comuni) e delle Associazioni di categoria del settore.
  Con riferimento ai criteri in essa enucleati, va evidenziato come dai medesimi risulti evidente lo sforzo di perseguire, nell'individuazione degli stessi, l'esigenza di coniugare i principi dell'ordinamento europeo con la necessità di modulare le nuove regole sulla base di una tempistica che consentisse di non determinare conseguenze immediate e dannose sul comparto.
  Pertanto, con la finalità di trovare soluzioni in grado di contenere le ripercussioni negative sul tessuto economico in questione, la scelta è stata quella di individuare criteri in grado anche di valorizzare l'esperienza degli operatori, riconoscendo un valore significativo all'anzianità di esercizio dei medesimi.
  In sintesi, l'Intesa contempla espressamente che a regime la durata delle concessioni sia fissata dai Comuni, tra i nove e i dodici anni, prevedendo al rinnovo un'aggiudicazione competitiva senza vantaggi per il prestatore uscente, disponendo, in ogni caso, fra i criteri di aggiudicazione delle gare anche a regime la possibilità di valorizzare (con un punteggio fino a quaranta punti su cento) l'esperienza pregressa nel settore (indicata come anzianità di iscrizione al registro delle imprese nel settore del commercio su aree pubbliche) che può indirettamente avvantaggiare anche i prestatori uscenti (che sicuramente hanno una qualche anzianità a differenza di nuovi eventuali operatori che si affacciano sul mercato, ma non si presenta in diretto contrasto con la direttiva).
  La stessa Intesa prevede anche limiti ai posteggi che possono essere concessi in uno stesso mercato alla medesima impresa, proprio per tutelare, oltre che l'interesse dei consumatori ad un effettivo pluralismo concorrenziale, soprattutto le piccole imprese del settore rispetto al rischio di eccessiva espansione nel settore delle società di capitali la cui partecipazione Pag. 196ai bandi secondo le predette norme europee non può essere esclusa in assoluto.
  L'intesa, poi, con apposite misure transitorie, ha introdotto una proroga automatica di tutte le concessioni in essere fino a maggio-giugno 2017, a prescindere dalla loro originaria scadenza, giustificata dalla circostanza che il precedente ciclo di rinnovi automatici, almeno fino a quando nel 2010 la direttiva servizi non è stata recepita, aveva determinato un affidamento sulla sostanziale durata indeterminata della concessione ed aveva probabilmente indotto investimenti non solo nella fase iniziale del decennio della concessione, ma anche negli ultimi anni e, quindi, un tempo di recupero degli investimenti di circa 7 anni (dal 2010 al 2017) poteva essere concesso a tutti in coerenza con lo spirito della Direttiva.
  Inoltre, è stato previsto che, esclusivamente in sede di prima applicazione, cioè nei primi bandi e quindi di fatto nel 2017, che per il successivo periodo di concessione fra i 9 ed i 12 anni, al fine di consentire la salvaguardia sociale ed occupazionale di un tessuto d'imprese prevalentemente piccole e medie, si possa eccezionalmente riservare il punteggio previsto per l'anzianità sopra descritta (cioè fino a 40 punti su cento) alla specifica esperienza fatta in quel particolare mercato (e quindi un vantaggio riservato proprio ai prestatori uscenti).
  Recentemente, stante l'approssimarsi del termine di scadenza delle concessioni in essere, sono state segnalate al Ministero dello sviluppo economico alcune problematicità attuative, con particolare riguardo alla corretta applicazione dei criteri stabiliti con la citata Intesa, per verificare le quali è stata convocata la riunione alla quale fanno riferimento gli Interroganti in premessa, tenutasi il 3 novembre scorso.
  Alla riunione, hanno partecipato i rappresentanti della Presidenza del Consiglio dei ministri, del Dipartimento delle Politiche Europee, delle Regioni, dell'Associazione Nazionale Comuni Italiani, nonché rappresentanze delle Associazioni dei commercianti e di alcune Associazioni imprenditoriali locali.
  Sulla base del confronto e della conseguente esigenza emersa di verificare la fattibilità di una proroga tecnica delle concessioni delle aree per consentire l'ordinato e utile espletamento dei bandi pubblici per il rilascio e il rinnovo delle concessioni stesse, il Ministero dello sviluppo economico si è impegnato ad approfondire, in tempi rapidi, con le amministrazioni pubbliche coinvolte con regioni e comuni, le problematiche emerse e le soluzioni praticabili.

Pag. 197

ALLEGATO 5

Parere parlamentare sul programma di utilizzo, per l'anno 2016, dell'autorizzazione di spesa prevista dal medesimo articolo 3, per lo svolgimento di studi e ricerche per la politica industriale. Atto n. 352.

PROPOSTA DI PARERE

   La X Commissione Attività produttive,
   esaminato l'atto del Governo recante: «Programma di utilizzo per l'anno 2016 dell'autorizzazione di spesa per lo svolgimento di studi e ricerche per la politica industriale»;
   ricordato che nel parere espresso sul Programma di utilizzo relativo al 2013 (Atto del Governo n. 34/2013) la Commissione aveva sollecitato il Governo a presentare i documenti relativi agli anni successivi entro il primo quadrimestre dell'anno di riferimento;
   sottolineato positivamente che per il 2016 è stato previsto un congruo rifinanziamento delle misure per attività di studi e ricerche per la politica industriale, sia pure permanendo una drastica riduzione degli stanziamenti a questo scopo destinati;
   valutate positivamente le attività programmate nel 2016 e, in particolare, l'acquisizione di servizi specialistici per la gestione e la diffusione del Piano Industria 4.0 che, come ricordato nella relazione, è stato delineato sulla base dei contenuti del documento conclusivo dell'indagine conoscitiva su «Industria 4.0 quale modello applicare al tessuto industriale italiano» approvato dalla X Commissione lo scorso 30 giugno,
  delibera di esprimere

PARERE FAVOREVOLE