CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 3 novembre 2016
717.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Interrogazione n. 5-09655 Manlio Di Stefano: Sull'adeguamento degli stipendi del personale a contratto in alcune sedi estere.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Credo occorra innanzitutto segnalare che le retribuzioni del personale a contratto del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale sono stabilite sulla base di precisi parametri individuati dall'articolo 157 del decreto del Presidente della Repubblica 18/67, ovvero il costo della vita, l'andamento del locale mercato del lavoro e – principalmente – le retribuzioni corrisposte nella stessa Sede dalle rappresentanze diplomatiche-consolari degli altri Paesi e devono «essere adeguate a garantire l'assunzione degli elementi più qualificati».
  Le retribuzioni sono suscettibili di revisione esclusivamente in caso di variazioni degli stessi parametri. La normativa non prevede, al contrario, un ancoraggio degli stipendi all'inflazione né una progressione economica automatica, mentre l'avanzamento di carriera è possibile solo attraverso la partecipazione a procedure di selezione per posizioni di livello, professionale e retributivo, superiore.
  In pieno rispetto delle previsioni normative, la Farnesina ha accordato – come già comunicato – un aumento retributivo del 5 per cento con decorrenza 1o aprile 2016 a tutti i dipendenti in servizio negli Stati Uniti con contratto a legge locale e a legge italiana assunti dopo il 1997. Le retribuzioni del personale in questione sono state portate ai seguenti livelli lordi mensili: 5.834 euro per gli impiegati di concetto, 5.277 euro per gli impiegati esecutivi, 4.321 euro per gli impiegati ausiliari.
  Tali livelli, individuati sulla base di un'approfondita analisi svolta dall'Ambasciata d'Italia a Washington, sono in linea con le retribuzioni medie garantite ai dipendenti con pari mansioni dalle rappresentanze diplomatiche di altri Paesi UE, dalle organizzazioni internazionali e dal mercato del lavoro locale negli USA. Il termine di riferimento è necessariamente costituito dalle retribuzioni medie corrisposte, e non dai salari di ingresso, in modo da tenere conto delle progressioni economiche e di altri eventuali benefici accessori, accordati dagli altri datori di lavoro e non previsti nel nostro ordinamento.
  Quanto alle retribuzioni in vigore presso le sedi citate nell'interrogazione (Canada, Svizzera, Australia, Argentina), esse sono determinate sulla base dei medesimi criteri e sono pertanto parametrate ai locali livelli stipendiali medi, sia del mercato del lavoro che delle sedi diplomatiche dei Paesi partner.

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ALLEGATO 2

Interrogazione n. 5-09660 Palazzotto: Sulle garanzie da assicurare al personale delle ONG che operano nell'ambito dei diritti umani in Egitto.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Il Governo italiano è ben consapevole della complessità della transizione politica egiziana, che si è anche tradotta in compressioni delle libertà, scarso rispetto dei diritti fondamentali, limitata accountability delle violazioni. Nonostante i molteplici e convergenti interessi su temi cruciali quali la lotta al terrorismo e il superamento delle principali crisi nel vicinato comune, su queste importanti criticità manteniamo con l'Egitto un confronto franco, sia sul piano dei rapporti bilaterali che nel contesto più ampio dell'Unione Europea e dell'ONU. Nelle recenti votazioni a New York per il rinnovo della membership del Consiglio Diritti Umani abbiamo, come noto, assicurato piena coerenza con la nostra posizione sul caso Regeni non votando l'Egitto.
  Nel corso della sessione del settembre scorso del CDU a Ginevra, così come già nelle precedenti sessioni, l'intervento dell'Unione Europea – che naturalmente l'Italia sostiene in pieno – ha espresso seria preoccupazione per la situazione dei diritti umani in Egitto.
  In tale contesto seguiamo con attenzione – da anni – gli sviluppi dei rapporti tra governo del Cairo e società civile in Egitto. Il sostegno forte e determinato ad una società civile egiziana libera e plurale è obiettivo ben presente nell'azione di politica estera italiana. Su questo tema, nell'ambito del secondo ciclo della Revisione Periodica Universale (Novembre 2014), esercizio di monitoraggio della situazione dei diritti umani cui tutti gli Stati dell'ONU si sottopongono ogni quattro anni in seno al Consiglio Diritti Umani a Ginevra, l'Italia aveva raccomandato all'Egitto di riformare il quadro normativo in materia di libertà di associazione e di regolamentazione delle attività delle ONG, in conformità con gli standard internazionali.
  Venendo al caso specifico indicato dall'Onorevole interrogante, lo scorso 17 settembre la Corte penale egiziana di Zeinhomha ha disposto il sequestro dei beni di ben noti attivisti per i diritti umani, tutti direttori o fondatori di organizzazioni non governative egiziane coinvolte nella riapertura del cosiddetto caso « foreign funding». Questa decisione va a incidere negativamente sull'operatività di diverse ONG attive nel cruciale ambito della protezione dei diritti umani, delle libertà dei singoli e delle associazioni, valori cruciali che sono inscritti nella stessa Costituzione egiziana. L'importanza dell'attività svolta da queste organizzazioni è nota e sostenuta dall'Italia e dai partner europei. Per tale ragione, tramite la Delegazione UE al Cairo, abbiamo manifestato alle autorità egiziane la nostra contrarietà alla chiusura del Centro Nadeem, apprezzato osservatorio sulle violazioni di diritti umani, tortura e sparizioni forzate. Inoltre, nostri funzionari dell'Ambasciata, in coordinamento con altri Paesi europei e non, hanno presenziato alle udienze di rilevanti casi giudiziari, da ultimo a quello sul « foreign funding». Questo è stato inoltre oggetto di un comunicato di condanna, espresso a fattor comune, da parte dell'Alto Rappresentante UE Mogherini.
  La decisione della Corte egiziana di Zeinhomha rappresenta un segnale negativo e in distonia rispetto ad altri segnali Pag. 62di segno opposto e più incoraggianti giunti nelle ultime settimane, e segnatamente, le scarcerazioni dell'avvocato attivista Malek Adly, del giornalista Amr Badr, e di Ahmed Abdallah, co-presidente della «Commissione egiziana per i diritti e le libertà».
  Sullo sfondo vi è inoltre la decisione del Governo egiziano di presentare al Parlamento una bozza di legge sulle organizzazioni non governative, argomento di cui non sfuggono le implicazioni sull'effettiva autonomia e di libertà di azione delle varie espressioni della società civile egiziana. Al riguardo la UE e l'Italia hanno manifestato alle autorità egiziane il vivo auspicio che la nuova legge sia conforme ai principi inscritti nella Costituzione egiziana e alle convenzioni internazionali di cui l'Egitto è parte.
  Il Governo italiano si adopererà in tutte le sedi affinché da parte egiziana si dia continuità ai segnali positivi, ampliando invece che restringendo gli spazi di attività delle organizzazioni non governative e della società civile, nel pieno rispetto della legge e della Costituzione egiziane. Un maggiore e positivo coinvolgimento della società civile nel processo di transizione egiziano, allontana gli elementi più sensibili alla narrativa radicalizzante e pone le basi per una più duratura stabilizzazione del Paese.

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ALLEGATO 3

Interrogazione n. 5-09669 Laffranco: Sul contrabbando dei prodotti derivati del tabacco dalla Bielorussia.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Circa le iniziative che il Governo intende intraprendere, anche a livello dell'Unione Europea, affinché il Governo della Bielorussia ponga in essere misure necessarie a bloccare il traffico internazionale di sigarette di contrabbando, non posso che rimandare a quanto già comunicato in occasione dell'interrogazione presentata in Commissione Finanze lo scorso 2 agosto, trattandosi di questione di primaria competenza del Ministero dell'Economia e delle Finanze.
  In tale risposta, il MEF aveva tracciato un quadro della dimensione transnazionale del fenomeno, illustrando una serie di iniziative europee ed extra-europee, condotte a livello tecnico, volte a rafforzare la cooperazione internazionale per contrastare il fenomeno al quale si riferisce l'On. Interrogante.
  Per quanto di competenza del MAECI, posso aggiungere che, a livello politico, sarà possibile affrontare con maggiore efficacia la questione del contrasto del contrabbando anche grazie all'avvio di una fase di normalizzazione e di potenziale rilancio dei rapporti tra Unione Europea e Bielorussia, dovuto al ruolo costruttivo svolto da Minsk nel turbolento scenario regionale, ed ai positivi sviluppi interni al Paese.
  Nel quadro del maggiore pragmatismo che caratterizza il nuovo approccio nell'azione esterna verso i Paesi del Vicinato europeo, l'Unione Europea, con il sostegno dell'Italia, intende infatti accelerare l'attuazione delle misure volte ad attrarre la Bielorussia nel sistema delle regole internazionali.
  In tale contesto è previsto il rafforzamento di una serie di settori chiave, tra cui la gestione delle frontiere, tramite l'incremento dei fondi destinati alla Bielorussia, dai 14,5 milioni di euro del 2015 ai 29 milioni di euro del 2016. Tali fondi saranno ovviamente gestiti nello scrupoloso rispetto delle regole europee, non sono diretti al sostegno di bilancio e possono essere sospesi o rientrati in caso di mancato rispetto da parte del beneficiario delle condizionalità previste.
  In tale ambito, il Governo italiano, non mancherà di monitorare i progressi compiuti da Minsk nel contrasto al flusso illecito di sigarette, valutando eventuali iniziative, d'intesa con i partner europei, volti a sensibilizzare ulteriormente le autorità bielorusse sulla questione.